Indicazioni per la buona pratica della medicina

Indicazioni per la buona pratica della medicina ayurvedica
L’Ayurveda è una scienza antica, e non va considerata solo come una medicina ma come
una filosofia di saggezza. Secondo i testi classici dell’Ayurveda, il medico si trova inserito
in un flusso ininterrotto di intelligenza in atto, che si esprime come “AYUS”, la durata della
vita, la longevità. Il compito del medico è quello di acquisirne la conoscenza, “VEDA”. Il
modo di questa conoscenza “è chiamato Ayurveda perché ci dice quali sostanze, qualità
ed azioni migliorano la qualità della vita e quali no. Il compito dell’Ayurveda quindi non è
solo quello di curare le malattie, ma di preservare e promuovere la salute, fisica e mentale,
di ogni individuo, affinché egli possa vivere il più a lungo possibile in buona salute, in
modo da realizzare compiutamente tutte le proprie potenzialità.
Il medico ayurvedico che opera nel nostro paese, tuttavia, nell’espletamento delle sue
attività deve anche impiegare tutte le potenzialità della medicina occidentale, per quanto
riguarda tutti gli aspetti dell’atto medico, dalla prevenzione alla diagnosi alla terapia.
Pertanto i metodi peculiari alla tradizione dell’Ayurveda si accompagnano alle tecnologie
disponibili nel mondo moderno, valutate sempre con attenzione critica volta a non
procurare danno ad alcuno
Secondo l’Ayurveda, una forza invisibile governa “l’organizzazione di corpo, organi di
senso, mente ed anima”; a partire dal rispetto di questa forza il medico analizza i fatti che
costituiscono la vita: esistere, nascere e morire; così come gli stati con cui si manifestano:
la salute, la malattia, la sofferenza e la guarigione. In Ayurveda l’interesse massimo è
verso la forza vitale (prana) che sostiene e previene dalla disintegrazione.
La Medicina Ayurveda è una medicina tradizionale che è stata applicata in India per
millenni, ed è una medicina nel senso pieno del termine, si occupa cioè di tutti gli aspetti
della persona. La pratica della medicina Ayurveda, in occidente, è riservata a chi ha
conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia e l’abilitazione all’esercizio della professione
medica ed è iscritto all’Ordine Provinciale dei Medici e Chirurghi. La condotta
professionale si attiene alle norme del Codice Deontologico in vigore, in assenza di una
normativa concernente le attività di medicina non convenzionale in Italia.
Lo scopo della cura con la Medicina Ayurveda sarà considerare la condizione attuale della
forza vitale del paziente e la sua natura propria per rigenerarla e ripristinare la salute. Per
l’Ayurveda, i disturbi e le malattie nascono principalmente da alterazioni dell’equilibrio dei
“dosha”, che rappresentano gli elementi fondamentali della costituzione dell’individuo.
LA FORMAZIONE IN MEDICINA AYURVEDA
La formazione post-laurea in Medicina Ayurveda si articola in una formazione teorica ed
una pratica clinico-ambulatoriale, che può essere acquisita in corsi di durata almeno
biennale presso scuole riconosciute in India e in altri paesi. In Italia, non esiste al
momento una scuola ufficialmente riconosciuta a livello nazionale per la formazione in
medicina ayurvedica, pure essendo stati organizzati diversi corsi di formazione.
La Società Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica fornisce una certificazione ai medici
che hanno frequentato corsi di formazione teorico-pratica post-laurea di riconosciuta
validità, come quelli che si svolgono presso la scuola Ayurvedic Point srl con sede a
Milano, della durata di 4 anni e per un totale di 600 ore di lezione.
L’AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE
Data la vastità della letteratura classica, la complessità dei temi e degli argomenti tipici
della medicina ayurvedica e la molteplicità delle tecniche diagnostico-terapeutiche, per il
medico che intende praticare con competenza ed efficacia la Medicina Ayurvedica è
indispensabile un continuo affinamento delle proprie capacità con il mezzo della
autoeducazione e del confronto con i colleghi indiani, nepalesi ed italiani al fine di una
valutazione delle proprie esperienze cliniche. E’ pertanto necessario una formazione e
aggiornamento continuo permanente del medico ayurvedico, mediante partecipazione a
corsi, convegni e congressi organizzati in Italia o all’estero su argomenti specifici. Si
incoraggia la collaborazione a studi clinici o studi sulle preparazioni ayurvediche in
collaborazione con Istituti di Ricerca o Università.
IL LAVORO DEL MEDICO AYURVEDICO
Il Medico di Ayurveda che opera in Italia apporterà il contributo originale della tradizione
ayurvedica nella realtà del nostro paese, incentiverà il recupero di tradizioni autoctone,
estenderà il suo operato nell’ambito della prevenzione, della medicina sociale e della
promozione della salute, non trascurando il contributo di tecniche affini come lo Hatha
Yoga e la pratica della meditazione.
Trattandosi di una medicina complementare a quella occidentale tradizionale, la pratica
della medicina ayurvedica non può prescindere dall’applicazione di tutte le attuali
conoscenze della medicina occidentale. Pertanto, nell’esercizio della professione il Medico
di Ayurveda dovrà, laddove ritenga opportuno, prescrivere i trattamenti diagnostici e
terapeutici della medicina occidentale di provata efficacia, se ritenuti utili e accettati dal
paziente, in linea con le raccomandazioni più recenti. Analogamente, potrà richiedere
consulenza a colleghi e specialisti non ayurvedici a supporto del proprio operato,
chiarendo col paziente e coi colleghi stessi, il suo ruolo guida nella condotta terapeutica.
Nell’ambito di quanto sancito dal Codice Deontologico, il Medico di Ayurveda opera
utilizzando al meglio tutte conoscenze, le tecniche, le strutture e le competenze umane
disponibili nelle condizioni socioeconomiche in cui si trova, al fine di una terapia efficace. Il
paziente, debitamente informato delle alternative possibili, potrà scegliere liberamente di
seguire i suggerimenti concernenti lo stile di vita e le proposte terapeutiche del Medico di
Ayurveda.
Per chi vorrà servirsi dell’Ayurveda solo come supporto ad altri tipi di diagnosi e terapia
andrà proposto il sostegno generico che gli opportuni preparati ayurvedici possono fornire
in assenza di interazioni farmacologicamente negative.
Il successo terapeutico della medicina ayurvedica poggia su quattro pilastri: il medico, le
sostanze terapeutiche, l’operatore o terapista, per i trattamenti fisici, ed il paziente. Solo la
collaborazione integrata fra questi quattro fattori è in grado di ristabilire l’equilibrio fra i
dosha, il cui disequilibrio è la causa della malattia. Il Medico di Ayurveda è in grado di
spiegare al paziente la sua condizione ed il paziente potrà collocare lo stato alterato nella
sua storia personale, relazionale e spirituale, realizzandosi così lo scopo massimo dell’arte
medica: prendere cura di sé consapevolmente per guarire.
Fra i compiti del medico di Ayurveda vi è anche quello della divulgazione, nei modi e nelle
occasioni che riterrà più opportuni, per diffondere la conoscenza dell’Ayurveda, dei suoi
fini e dei suoi mezzi per mantenere la salute o recuperare l’equilibrio fisico, psichico o
spirituale alterato.
Il medico di Ayurveda potrà anche prendere in considerazione gli altri tipi di medicine
tradizionali o non convenzionali praticate da colleghi o già in uso da parte del paziente,
valutandone nel singolo caso l’integrazione con l’Ayurveda.
La collaborazione con gli operatori che praticano trattamenti fisici dell’Ayurveda è di
particolare importanza per il Medico di Ayurveda. A questo proposito va tenuto presente
che in molti centri di salute e benessere o di medicina estetica vengono attualmente
praticati massaggi e altri trattamenti della medicina ayurvedica, con oli e preparati
erboristici.
In generale, si possono distinguere tre tipologie d’intervento di tipo fisico in Ayurveda:
- trattamenti che l’operatore può svolgere in totale autonomia in quanto qualificato a farlo;
- trattamenti che richiedono la prescrizione del Medico di Ayurveda riguardante la tecnica
o gli olii da usarsi;
- trattamenti che richiedono una diagnosi medica e che, per la particolare intensità, vanno
eseguiti sotto sorveglianza del Medico stesso, (panca-karma).
L’operatore (terapeuta), essendo a diretto contatto con il paziente, in una situazione
diversa rispetto al medico, dovrà riferire quanto da lui riscontrato durante il trattamento
stesso e concordare gli eventuali correttivi d’intervento, essendo le risposte individuali
estremamente varie, onde giungere ad una vera sinergia terapeutica in vista degli interessi
primari del paziente.
Infine, va tenuto presente che è fondamentale lo spirito con cui il medico di medicina
ayurvedica eserciterà tale pratica. Il medico ayurvedico è considerato, secondo i testi
classici, il depositario di un sapere che pone a disposizione di tutti coloro che siano
interessati a mantenersi in uno stato di salute e non solo a curare le proprie malattie, ma a
coglierne lo stimolo al cambiamento. L’Ayurveda permette di sondare e sfruttare tutte le
potenzialità di ogni singola persona, dando un’interpretazione degli eventi calata nel loro
vissuto esistenziale. Il Medico di Ayurveda si relazionerà con la globalità dell’essere
umano sofferente a partire dalla sua essenziale umanità radicata nella sua spiritualità.
Nota: le indicazioni qui proposte derivano dalle “Linee guida per una buona pratica
professionale in medicina Ayurveda” messe a punto dalla “SOCIETA’ SCIENTIFICA
ITALIANA DI MEDICINA AYURVEDA”