VALERIO GIORA PRETESTO & GESTO Una città magica come Venezia si presta ad essere interpretata da un visionario come Valerio Giora. Nella rappresentazione che ne dà è inserito tutto il mondo di questo autore che fa rivivere nelle sue tele la città delle contraddizioni che ne compromettono l’esistenza e forse anche la sopravvivenza. Città mercificata, violata tanto che da questa analisi fantastica emergono simboli noti: leone, gabbiano, S.Marco, S.Giorgio, Canal Grande che vengono reinventati e riproposti con sagacia e fredda determinazione. La sapienza pittorica aiuta in questo itinerario limpido ed emotivo, i contrasti di una lettura importante in cui nessun particolare va dimenticato e salta all’occhio solo dopo una attenta visione. Troppi sono i segnali per non notare come questa critica alla condizione di una realtà poco protetta crei un danno alla raffinata eleganza di una significativa costruzione urbana ineguagliabile. Certamente la sua riproduzione visiva passa attraverso un occhio poetico e pittorico che ne rispetta la bellezza e la originalità e che auspica il ripristino delle condizioni di vita più corrette, giuste e rispettose; munitevi di una lente d’ingrandimento e di occhi curiosi. Nel dipingere Valerio Giora utilizza tutti i mezzi che permettono di riproporre la magica realtà compromessa: no ai transatlantici nel Gran Canal, no alle spazzature ad ogni angolo, no alle code maleducate , no agli schiamazzi nelle calli, no a tutto ciò che ne lede l’immagine e la straordinarietà. Chi ama un luogo, ne cerca il rispetto, se poi a richiederlo è Venezia, come si fa a non rispondere con un omaggio così ricco e brillante. Queste tele hanno colori lucidi, brillanti e luminosi, pur con dimensioni ridotte, quasi miniature, e ci propongono un mondo da proteggere e da amare con tutte le sue caratteristiche, tanto che la pittura che ne esce,ad olio su tela, sa trasmettere la giusta emozione. La denuncia è forte, ma viene proposta con un tocco pittorico profondo che sottolinea la sincerità della stessa. Ma chi è questo Valerio Giora che compone una sequenza pittorica così intensa e particolare, se non un Don Chisciotte, di cui ne racconta le imprese in altrettante tele in modo così puntuale, fino a farci pensare ad una forma di autobiografia nascosta? Perché è vero, il cavaliere spagnolo è un eroe scomodo e perdente, come possiamo essere in tanti, se poi nel lavoro e nella vita tentiamo di essere giusti e impegnati, mentre nella realtà l’onestà non premia. Allora resta il sogno, la fantasia, l’arte a rispondere ai nostri bisogni e a ripristinare la giustizia. L’eroe di Miguel de Cervantes ne emerge nel suo pieno vigore con a fianco, su un asinello traballante, il buon Sancho Panza; è una storia sempre nuova, ma interpretata dall’occhio del nostro pittore-poeta. Francesca Cursi 19 ottobre 2016