Congresso di Sinistra Italiana - Roma Area Metropolitana. 31 Marzo/ 1 Aprile 2017 Centro Congressi Frentani Anche a Roma – area metropolitana C’è alternativa! Costruiamola insieme Dopo il congresso di Rimini il percorso di fondazione di Sinistra Italiana è entrato nel vivo. Da nord a sud è finalmente partito il percorso per lo svolgimento dei congressi territoriali, fondamentale per restituire protagonismo a migliaia di donne e uomini convinti che un’alternativa sia possibile, che non si rassegnano all’attuale cristallizzazione del quadro politico, sempre più caratterizzato dall’avanzare delle destre fasciste e razziste, dalle politiche liberiste portate avanti dai governi nazionali a guida Pd, nonché dalle difficoltà incontrate dell’esperienze di governo locale del M5S, che in questi pochi mesi alla guida di Roma Capitale ha fatto emergere tutti i limiti di un populismo senza popolo, più attento ai diktat del capo piuttosto che a fornire risposte alla forte domanda di cambiamento e discontinuità affermatasi con le passate elezioni comunali. 1. Costruire Sinistra Italiana, costruire l’alternativa Il congresso nazionale ha fatto una scelta, ora si tratta di dare seguito a questa indicazione in un contesto aperto e in continuo movimento. La sconfitta ai referendum, l’uscita di una parte qualificata e autorevole del gruppo dirigente, sono indici di una crisi del renzismo che ne rivela il carattere di azzardo spregiudicato. Ma l’avvento di Renzi ha radici profonde e incontra dinamiche diffuse nella nostra società e in occidente e specifiche ragioni nella storia e nella crisi del partito democratico. Renzi ha avuto successo perché percepito come “ultima spiaggia” in un PD che non era riuscito a fare della coalizione “Italia bene comune” un’ipotesi effettivamente alternativa di risposta alla crisi e alle politiche di austerity inseguendo Mario Monti e perché si è rivelato, con la retorica della rottamazione e la personalizzazione sul leader, una variante istituzionale e dall’alto delle spinte populiste. Oggi la nostra iniziativa deve affrontare questo contesto di crisi di quella ipotesi politica senza rimuoverne le radici in una sinistra incapace di avere una lettura alternativa della crisi democratica e della rappresentanza e delle politiche neoliberiste che hanno generato la crisi. Non è sufficiente una sinistra che superi le asprezze e l’arroganza o che si faccia carico di chi viene lasciato indietro dalle politiche neoliberiste. È necessario riconnettere questione democratica e questione sociale in alternativa allo svuotamento di diritti e democrazia che il modello di capitalismo finanziario produce generando nuove disparità e nuove povertà. La stessa vittoria di Trump, il dibattito sull’Europa a due velocità, i risultati elettorali in alcuni paesi europei mostrano un contesto di crisi della globalizzazione neoliberista e la contraddittorietà delle risposte con affermazioni e battute d’arresto delle forze di destra. Un contesto in cui ripensare il ruolo della sinistra. La scelta di cancellare per decreto la normativa sui voucher e sugli appalti rivela una debolezza del governo, consapevole di come si sia incrinato il rapporto tra “spallata” delle “riforme” senso comune e preoccupato di evitare una campagna referendaria che avrebbe unificato, di nuovo, disagio sociale e opposizione politica. La cancellazione dei referendum ci priva, però, di un terreno per la costruzione di iniziativa unitaria. La costruzione di gruppi parlamentari comuni con Possibile è una scelta giusta e un segnale positivo che non deve limitarsi all’ambito istituzionale: è necessario valorizzare quanto si muove, in modo spesso frammentario nella società. Obiettivo del congresso è impostare una nostra iniziativa tesa a riconnettere mobilitazione sociale, campagne, soggetti politici che prefigurano una rottura con la dittatura dell’ideologia liberista e un’alternativa al “partito della nazione”, alle destre e ai populismi. Deve essere al centro della nostra iniziativa dei prossimi mesi la costruzione a livello di area metropolitana e a livello nazionale, nei territori e nei luoghi di lavoro e aggregazione sociale, relazioni con ciò che si muove a sinistra: partiti e società, sindacato, intellettualità, associazionismo, vertenze locali. In quest’area permangono differenze che devono essere al centro di una nostra offensiva unitaria, senza settarismi o mere logiche competitive ma capace di imporre il terreno del merito, dei contenuti oltre i tatticismi e logiche di autoconservazione. Il voto, peraltro diviso, di Mdp in Parlamento sul Governo e i suoi provvedimenti rivela la debolezza di un’iniziativa che anteponga i tatticismi e il politicismo alla costruzione di un’alternativa larga, popolare e leggibile nel paese. La necessità di non offrire all’avversario mosse non può sacrificare il merito e la chiarezza della collocazione politica. L’eclissi dell’iniziativa di Pisapia ha rivelato la propria debolezza e contraddittorietà per aver rimosso il senso del referendum e proporre una coalizione che assumeva lo stesso Renzi come interlocutore. La sinistra appare frammentata e anche per questo incapace di rappresentare un’alternativa credibile in una fase di grande movimento e di crisi dei tre poli predominanti. Sinistra Italiana deve essere il soggetto promotore di processi di aggregazione fondati sui contenuti e costruiti nella realtà, in relazione con i conflitti e le domande che emergono nella società. Sinistra Italiana deve essere in grado di declinare autonomia, apertura, iniziativa unitaria e consapevolezza della propria parzialità. Dobbiamo continuare a essere protagonisti di un processo che necessariamente è più grande di noi e per il quale non siamo autosufficienti. Nelle prossime elezioni amministrative dobbiamo essere promotori di coalizioni civiche in cui la sinistra sia al centro di proposte programmatiche limpide e non compromissorie. Il nostro sforzo principale deve essere la promozione di iniziative che uniscano le sinistre sociali e politiche, l’associazionismo, il protagonismo dei cittadini e le organizzazioni sindacali su obiettivi condivisi. 2. C’è bisogno di alternativa, c’è bisogno di sinistra Italiana. Abbiamo deciso di costruire un nuovo soggetto politico perché convinti della necessità di aggregare forze per costruire un’alternativa credibile, per costruire iniziativa e offrire strumenti per partecipare, decidere, capire insieme. Sinistra Italiana è il frutto della scelta di compagne e compagni provenienti da esperienze diverse, ma anche privi di un’appartenenza e un luogo di impegno, di costruire un soggetto nuovo, più largo, autorevole e credibile. Nei prossimi mesi l’impegno nella costruzione della nostra iniziativa dovrà anche essere occasione per far integrare storie, linguaggi e culture. Non si tratta di un mero auspicio retorico: facciamo leva su una larghissima e convinta condivisione degli obiettivi e della prospettiva politica, e dobbiamo avviare un lavoro politico condiviso per costruire una nuova soggettività. Ci impegniamo a organizzare nei prossimi mesi momenti seminariali di approfondimento su questioni inerenti la cultura politica e questioni strategiche della nostra iniziativa. Nelle prossime settimane un nostro impegno prioritario dovrà essere la costruzione di luoghi di partecipazione, iniziativa e rapporto con la società. Una ricognizione degli iscritti, delle esperienze esistenti e una valutazione delle nostre priorità politiche dovrà condurre a costituire circoli territoriali, circoli impegnati su tematiche di particolare rilevanza e insediati in contesti lavorativi significativi. Luoghi capaci di produrre iniziativa politica, socialità, partecipazione, relazione con la società. Proponiamo una presenza dei coordinatori dei municipi o di rappresentanti dei coordinamenti nell’Assemblea dell’area metropolitana integrando l’organismo che verrà eletto dal Congresso. Per promuovere questa necessaria capacità di radicamento, di partecipazione e di iniziativa è necessario impegnare risorse reali: come deciso al congresso nazionale una quota significativa del contributo degli eletti andrà destinato a questo sforzo. 3. Roma e l’area metropolitana: una lettura integrata La costruzione di un partito effettivamente all’altezza del contesto dell’area metropolitana è una sfida difficile e necessaria. L’area metropolitana di Roma è segnata da un evidente squilibrio tra la capitale e la vasta area che la circonda. La nostra iniziativa e la nostra organizzazione deve essere in grado di produrre una proposta all’altezza della centralità e del rilievo nazionale di Roma, rivendicando il ruolo di Roma quale Capitale di Italia e motore di sviluppo delle aree circostanti, e al tempo stesso in grado di affrontare i problemi che hanno dimensione metropolitana, i bisogni dei cittadini che vivono in aree con problemi, dinamiche politiche e contesti sociali e istituzionali differenti. Le periferie – geografiche, metropolitane e culturali – sono i luoghi della crescita delle destre e della rabbia sociale, sono i luoghi della solitudine e della caduta delle reti sociali, sono un luogo da cui ripartire, non solo con un impegno volontaristico di insediamento ma ricostruendo un’analisi, una proposta e forme specifiche di iniziativa. Per questo il congresso dovrà valutare forme di organizzazione e direzione che siano in grado di intervenire nella città di Roma e negli altri territori che ne valorizzino le specificità, favoriscano la partecipazione e permettano la costruzione di proposte e iniziative. Pensiamo a Coordinamenti territoriali dei municipi e dei diversi ambiti territoriali dell’area metropolitana, e al tempo stesso ad aree di lavoro comuni su tematiche che richiedono un approccio d’insieme e integrato. Ma non è sufficiente adeguare la nostra organizzazione all’area metropolitana: dobbiamo costruire la capacità di leggere la dimensione metropolitana dei problemi e dunque delle soluzioni. Roma edificazione trasporti, tessuto produttivo, bacino idrogeologico, contesto istituzionale impongono di leggere l’area metropolitana come sistema integrato di cui affrontare gli squilibri e ripensare in modo integrato lo sviluppo e le forme di governo partecipato. Il modello di governo e di rappresentanza dell’area metropolitana è l’esito di una stagione di “riforme” istituzionali dissennate che hanno ridotto la partecipazione, reso meno trasparenti i luoghi del governo e della decisione. L’elezione di secondo livello nell’area metropolitana ha privato i cittadini della possibilità di scegliere la propria rappresentanza e ha impedito che la costituzione di un governo fosse frutto di un confronto pubblico su proposte politiche trasparenti. Dobbiamo essere i promotori una stagione di cambiamento affinché sia finalmente approvata una legge per dare rappresentanze direttamente elette dai cittadini alla Città Metropolitana, rideterminarne i poteri legislativi e regolativi e trasformare le amministrazioni municipali in Comuni dotati di piena autonomia, come i comuni della provincia di Roma. La sfida per la ricostruzione di un’alternativa credibile parte anche e soprattutto da una nuova visione di sviluppo economico sostenibile. La crescita economica da tanto tempo non è orientata da una strategia, ma è affidata alla forza degli interessi particolari in campo, in particolare i grandi immobiliaristi nell'edilizia. Il modello di sviluppo oggi proposto da alcuni, non affronta il nodo distintivo della fase in corso: la svalutazione del lavoro e l'enorme aumento delle disuguaglianze. La visione ispiratrice del piano strategico per noi è, invece: una città metropolitana futura del lavoro e della giustizia sociale. Per un’importante area come quella romana occorrono una politica economica e industriale dedicata. Un’alternativa politica di sinistra è portatrice di una visione di crescita e sviluppo che sappia valorizzare anche le fondamentali esperienze civiche e sociali e che contrasti il diktat delle politiche liberiste di riduzione della spesa pubblica, secondo cui il patrimonio pubblico deve essere valutato solo in un’ottica di valore di mercato. Il patrimonio pubblico deve tornare ad essere un bene comune, per produrre crescita sociale, culturale, civica. L’esperienza romana della delibera 26 degli anni novanta ha rappresentato un’avanguardia nell’uso sociale del patrimonio pubblico. Le recenti esperienze hanno imposto politiche di arretramento, mentre altre città, Napoli, Bologna, la stessa Milano, stanno invece promuovendo nuove e interessanti forme di gestione partecipata. Roma e l’area metropolitana possono contare su una propensione dei suoi cittadini a fare impresa, che ha bisogno di essere sostenuta e alimentata. La capacità di fare investimenti pubblici efficienti ed efficaci è il primo strumento per le scelte di programmazione del territorio e quindi per orientare lo sviluppo produttivo e l’insediamento territoriale. Ad una domanda pubblica di beni ecosostenibili e tecnologicamente avanzati può corrispondere un’offerta territoriale qualificata. Le commesse pubbliche dirette trasmettono alla platea delle imprese romane stimoli all’innovazione e domanda effettiva. Il comune di Roma deve tornare a investire nei beni pubblici, in termini di infrastrutture come l’ambiente, la banda ultralarga, il welfare, i servizi essenziali. Ma deve farlo domandando innovazione tecnologica. Una delle sfide più alte per rilanciare l’investimento pubblico è liberare risorse oggi non disponibili a causa dell’enorme debito accumulato. Larga parte del debito che il Comune di Roma deve ripagare, circa 13 miliardi di euro, è costituita da un mutuo per circa 5 miliardi di euro, contratto nel 2011 dalla gestione commissariale con la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) per anticipare il flusso annuo dei 500 milioni di euro previsto fino al 2040. Il mutuo con CDP è stato sottoscritto con tassi di interessi elevatissimi, oltre il 5%, comprensivi di uno spread di oltre 2 punti percentuali. La ristrutturazione del mutuo può consentire di ridurre significativamente il tasso di interesse e allungare il periodo di rimborso, così da riportare nel bilancio annuale del Comune di Roma la quota di addizionale Irpef ora assorbita da CDP e generare risorse per il finanziamento delle grandi opere strategiche per il rilancio di Roma quale motore dell’intera Area metropolitana. Avviamo insieme la fase costituente per il futuro di Roma, con tutte le energie disponibili politiche civiche, dell’associazionismo, oltre i confini del circuito politico e istituzionale. Senza partecipazione attiva del tessuto civico ogni impresa di rigenerazione è impossibile. 4. Costruire un partito al tempo della crisi dei partiti Può apparire velleitario, può sembrare una scelta che non tiene conto della gravissima crisi di credibilità e di senso dei partiti. Anche a fronte di una diffusa domanda di alternativa abbiamo conosciuto tutti la difficoltà a proporre questo nuove inizio: troppe le divisioni pregresse, troppo assimilati nell’immagine al “sistema dei partiti”. La nostra storia è dentro questa crisi. Le esperienze precedenti da cui proveniamo, per chi le ha vissute, si sono misurate in modi diversi con la sua gravità e l’inadeguatezza delle risposte messe in campo: centralizzazione sul leader, preponderanza del ruolo degli eletti e delle rappresentanze istituzionali, commistioni tra forze economiche e soggetti politici, svuotamento delle sedi di partecipazione non sono accidenti attribuibili esclusivamente a distorsioni specifiche ma segnalano la necessità di rifondare i partiti politici come luoghi pienamente democratici, capaci di produrre cultura, relazione con la società e di riconnettere senso e progetto in una società frammentata e senza memoria. A cosa serve un partito? A produrre strumenti condivisi di comprensione della realtà, a superare la frammentazione sociale, a costruire memoria, a riconoscere i nessi tra problemi, interessi e conflitti, a dare continuità alla politica, a connettere società e istituzioni. Un partito, il nostro partito, deve servire a rompere la solitudine sociale, a costruire un’iniziativa in dialogo con la rappresentanza istituzionale, a garantire luoghi trasparenti per le decisioni. Un partito per rappresentare una parte di società, dare voce a chi voce non ne ha; chi ha pagato in questi anni la crisi e le politiche di austerity, chi ha subito la riforma delle pensioni e il jobs act, lavoratori e lavoratrici, studenti e precari, disoccupati e migranti. Uomini e donne che in questi anni si sono rifugiati nel voto di protesta ma soprattutto nell’astensione, non riconoscendo più nella sinistra politica tradizionale un interlocutore politico credibile. E’ soprattutto a loro che Sinistra Italiana rivolge un appello e fa una proposta: costruire insieme l’alternativa politica e sociale all’attuale stato delle cose. Senza innovare le nostre pratiche, il nostro modo di costruire analisi e decisioni condivise, il nostro modo di essere in relazione con la società non saremo all’altezza di questa sfida. 5. Costruire Sinistra Italiana a Roma, per un’opposizione utile in Campidoglio e una sinistra che torni in relazione con la città. Il risultato elettorale è frutto del fallimento delle ultime esperienze di governo di centrosinistra, del “modello Roma”, e della cecità del Partito Democratico che ha riproposto questi modelli senza discontinuità. Il caso di mafia capitale, al netto degli aspetti penali ancora da accertare ha mostrato un sistema di potere pervasivo e autoreferenziale. Ma la vittoria dei M5S è frutto di una tendenza più generale è frutto di una rabbia e una sofferenza sociale, di una crisi nel rapporto tra partitine cittadini che cerca confusamente espressione. Liquidare questa dinamica come populismo non aiuta ad aggredirne le ragioni e a offrire ad esse risposte diverse. La grave inadeguatezza dell’esperienza di governo dei cinque stelle mostra la fragilità e l’ambiguità di quella proposta che oggi è pienamente scompaginata. L’astratto legalismo che non si misura con i diritti e la giustizia sociale, l’incapacità a leggere la complessità della città, processi non trasparenti di selezione dei rappresentanti sono solo alcune delle ragioni dell’attuale disastro politico amministrativo. La scelta di non assumere un’opposizione giocata solo sulla demonizzazione e la delegittimazione, come ha fatto il PD, ma di incalzare sul merito e di farlo in relazione con quello che si muove nella città comincia a mostrare i propri risultati. Le iniziative del nostro consigliere comunale sul debito, sugli spazi sociali, sul Forlanini… mostrano che è possibile fare opposizione e ottenere risultati. Molte delle questioni che riguardano la qualità della vita, lo sviluppo e il governo dell’area metropolitana dipendono da scelte a livello regionale: sulla mobilità, la sanità, le regole urbanistiche, le politiche di sostegno e indirizzo allo sviluppo economico. L’esperienza della giunta regionale segna i limiti di una politica che non ha il coraggio di rompere con il passato e proporre un’altra idea dello sviluppo del territorio, che riproduce troppo spesso pratiche consociative e poco si pone in relazione con i cittadini e le forze sociali. Ovviamente molte scelte sono condivisibili ma spesso pregiudicate da una gestione che resta accentratrice e poco coraggiosa nell’attaccare assetti di potere consolidati. In questo contesto la sinistra romana ha continuato a sprecare occasioni per ricostruire credibilità e tangibilità della propria proposta politica. La passata stagione delle elezioni comunali, nonostante interessanti sperimentazioni unitarie in diversi municipi della città, ha mostrato tutti i limiti di una stagione politica ormai al capolinea, di cui l’esperienza amministrativa di Ignazio Marino non è stata altro che la punta di un iceberg. Nel frattempo le diseguaglianze nell’Area Metropolitana di Roma sono esplose come mai nella storia repubblicana, con l’avanzare di nuove (e inquietanti) forme di povertà, esclusione e marginalità sociale, che hanno visto una definitiva divaricazione tra i centri di potere e le periferie geografiche, culturali e sociali. L’infiltrazione delle mafie nel tessuto socio-economico della città, la corruzione e il clientelismo dilagante nella gestione della cosa pubblica, l’assenza di una pianificazione urbana tesa a contenere il consumo del suolo e funzionale solo alle speculazioni edilizie, l’ormai definitiva assenza di politiche sociali e per il lavoro, la stretta securitaria forte con i deboli e deboli con i forti, le destrutturazioni delle strutture di gestione dei servizi pubblici, e l’abbandono dei principali beni comuni, sono tutti sintomi di una crisi politica, sociale e culturale che Sinistra Italiana vuole contrastare con un’azione politica nell’interesse esclusivo della città e della sua area metropolitana; dei lavoratori e delle lavoratrici, dei tanti giovani e meno giovani disoccupati, di centinaia di migliaia di studenti presenti sul territorio, di migliaia di pensionati senza servizi di assistenza, dei migranti senza politiche di accoglienza, di chi è senza casa o non può accedere a cure sanitarie, di chi è precario, sfruttato e senza diritti. Sono tutti temi che ci interrogano sulla necessità di riforme istituzionali che colgano realmente l’esigenza di un decentramento delle competenze al fine di rendere le istituzioni più vicine al territorio e ai bisogno delle comunità, a differenza di quanto fatto con le riforme degli ultimi anni. Per fare ciò serve radicare la nostra proposta politica (i suoi valori, il suo orizzonte di giustizia e libertà) con un’ampia campagna di partecipazione tesa al radicamento e a un nuovo e forte insediamento in tutti i 121 comuni dell’Area metropolitana. Per fare questo ed essere credibili ed efficaci dobbiamo essere in prima linea e ridurre le distanze tra centro e periferia, del Comune Romano e tra questo e il suo hinterland, occorre puntare su una mobilità urbana ed extraurbana e su una politica urbanistica che siano in netta discontinuità con quanti fino ad oggi pur governando non si sono fatti portatori di una visione politica, strategica ed integrata del territorio dell’Area metropolitana. La nostra vera sfida deve essere anche quella di cogliere che oggi la distanza tra il centro e le periferie è la vera questione sociale; oggi è alternativa riportare le politiche di mobilità e l’urbanistica ad essere strumenti di organizzazione della città, al servizio dei suoi abitanti dopo anni in cui hanno portato alla devastazione del territorio a favore delle rendite fondiarie, edilizie e finanziarie. Intendiamo rompere il patto tra sistema politico, proprietari fondiari e grandi costruttori, un “sistema” che ha portato ad una maggiore speculazione edilizia, alla congestione del traffico, alla esplosione dei costi, dei tempi e del malaffare nella realizzazione delle opere pubbliche, nonché a rendere più difficile la vita dei cittadini nelle zone periferiche della città e dell’intera Area metropolitana. Serve costruire vere e proprie coalizioni civiche tra le diverse esperienze (partiti, realtà civiche e sociali) che condividono con noi obiettivi e pratiche, sperimentando con determinazione strumenti innovativi di attivismo politico e un forte rinnovamento della classe dirigente, in questi ultimi anni troppo ancorata alla dimensione istituzionale. Sinistra Italiana rappresenta per i suoi militanti un nuovo inizio, pertanto sarà fondamentale sfruttare l’occasione che ci offre il congresso di Roma – Area Metropolitana per trovare forme reali di costruzione di una nuova cultura politica condivisa a partire dalle pregresse culture politiche al fine di superarle, nel pieno rispetto del pluralismo e del confronto democratico. L’alto numero di adesioni raccolte nell’area metropolitana, la ricchezza delle tante competenze al servizio della nostra comunità, la passione dei militanti e dei dirigenti, sono tutti fattori che rappresentano un patrimonio da cui ripartire, per costruire una sinistra all’altezza delle sfide della modernità, entrare in sintonia con il desiderio di trasformazione sociale di cui sentiamo il bisogno, per restituire alla politica il ruolo che merita, ovvero uno strumento al servizio delle classi subalterne e non viceversa. Una sfida difficile ma che ci sentiamo di raccogliere, per costruire l’alternativa, insieme. Discussione nei tavoli tematici Per favorire la partecipazione di tutti e tutte, per costruire da subito proposte e iniziative condivise con le associazioni e le esperienze significative abbiamo deciso di prevedere nel congresso cinque sessioni tematiche parallele. I temi dei quattro tavoli sono evidentemente tra loro interconnessi: non si tratta di dividere degli ambiti tematici ma di individuare delle priorità e costruire un punto di vista per leggere i problemi del nostro territorio e costruire la nostra iniziativa. Si tratta di declinare nel contesto locale battaglie nazionali, di progettare la nostra iniziativa, di costruire relazioni con le forze impegnate nel territorio e di scambiare conoscenze ed esperienze. A partire dal programma condiviso con Sinistra x Roma elaboreremo indicazioni per un programma per Roma. Affianchiamo a questo documento politico generale una i contributi provenienti dai circoli e dai gruppi di lavoro che verranno proposti al congresso come materiali per la discussione. 1. Forme e pratiche della politica come favorire la partecipazione, come costruire insediamento e radicamento della nostra proposta nell’area metropolitana, 2. Per un’area metropolitana sostenibile UN modello di sviluppo per l’area metropolitana basato sulla qualità e non sulla quantità, che valorizzi l’ambiente e la qualità della vita e non la rendita, la e rigenerazione urbana, la mobilità sostenibile, l’opposizione al consumo del suolo, urbanistica ma anche vertenze concrete come sui piani di zona. 3. Lavoro e precarietà: per una nuova (e sostenibile) politica industriale. Come riconettiamo un mondo del lavoro frammentato e precarizzato, come incontriamo e sosteniamo le grandi e piccole vertenze. 4. Roma città aperta (Welfare, politiche sociali e beni comuni, sicurezza e accoglienza) Immigrazione, sicurezza, razzismo, populismo: declinare un tema nazionale nel nostro contesto. Non basta la retorica “contro i barbari” è necessario interpretare il disagio sociale e riproporre un’idea di città accogliente. Alle politiche securitarie della destra contrapporre una nostra idea di sicurezza sociale basata su diritti e accoglienza delle diversità, Su questi temi sono cresciute nella città molte esperienze di accoglienza ma anche di dialogo interculturale e di costruzione di reti sociali. Il diritto alla salute, accesso ai servizi, come esercizio di cittadinanza. 5. Il sapere come strumento di libertà (università, ricerca e cultura nell’area metropolitana) La conoscenza come condizione di cittadinanza e come strumento imprescindibile per progettare una diversa qualità e diverse priorità di uno sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile. La cultura, la socialità, per creare reti sociali. La chiusura degli spazi per la cultura nella nostra città e la delibera 140 Sinistra Italiana a Roma – Area Metropolitana,