ALESSANDRO, PIETRO, GINEVRA, EVELYN La vita in trincea era disumana (i soldati paragonavano il modo in cui venivano trattati a quello delle bestie): nessuno può immaginarsi come fosse combattere una guerra di posizione come quella successa ormai un secolo fa: la Prima Guerra Mondiale. La guerra di posizione era una guerra combattuta tra due trincea (due fossi larghi poco più di un metro). L’obiettivo era quello di conquistare la trincea nemica al prezzo di centinaia di morti (solo in Italia, durante la guerra, morirono circa 6 soldati su 10). Questo a causa e delle tecniche di guerra, ancora di stampo ottocentesco, accostate ad una potenza della armi spaventosa. La guerra era così terribile che alcuni soldati non riuscivano a resistere alla sua brutalità e arrivavano persino a spararsi a un piede pur di tornare a casa. I soldati, andando in guerra, dimenticavano cosa volesse dire mangiare in modo sano e decente, perché il cibo veniva servito, se erano fortunati, in ‘gavette’, cioè dei secchielli con un coperchio, che potevano contenere della zuppa o del pane; in alcuni casi si era costretti a consumare il cibo nel proprio elmo sporco di fango. Inoltre, un grave problema che devastava i soldati erano i pidocchi e le pulci, causati dall’impossibilità di cambiare vestiti (che avveniva una volta al mese o più) o per l’impossibilità di lavare i capelli, che avveniva anch’esso forse una volta ogni 30 giorni. Va da sé che le malattie in trincea erano molto diffuse: una tra queste era la broncopolmonite, di cui ci riporta la testimonianza la lettera di un soldato. In trincea si era lontani dalla propria famiglia, così i soldati le mandavano delle lettere dove raccontavano cosa facevano durante il giorno: erano sporchi e mangiavano spesso pane secco con la muffa e carne congelata e in scatola che veniva dall’America. Furono scritti ben 4 miliardi di lettere. Per sopravvivere alla dura vita della trincea i soldati non erano sprovvisti di trucchi, infatti, anche se non istruiti alla battaglia, essi né avevano molti. Per esempio non dovevano accendere le sigarette di notte, ma se non riuscivano a farne a meno, dovevano fare attenzione a non usare più di una volta lo stesso fiammifero: “la prima volta ti vedeva un cecchino, alla seconda esso prendeva la mira e alla terza sparava”(sono parole di Alberto Angela). I soldati erano continuamente sottoposti ad una tortura psicologica, perché il nemico poteva attaccare da un momento all'altro. Molti di essi erano angosciati, non sapevano neanche il motivo per cui combattevano; forse a poco a poco si resero conto di essere “carne da macello”. I sodati che vivevano in trincea provenivano da tutta l'Italia, parlavano dialetti diversi e per ciò non si capivano fra loro. Spesso si creavano delle forti amicizie; ma in caso di necessità i combattenti non potevano rispettare nemmeno i cadaveri di persone conosciute, che potevano venir usati come ‘scudi’. Durante la guerra i soldati non potevano mai allontanarsi dal fronte. Così i matrimoni potevano essere contratti per procura, cioè a distanza. IL FRONTE ALPINO Il fronte alpino era lungo 600 km: i 4/5 costituito da montagne la cui maggior parte aveva cime addirittura oltre i 3000 m. La vita sul fronte alpino era davvero dura: il trasporto di cibo era difficilissimo, se non impossibile, perché non esistevano i mezzi necessari e bisognava portare tutto sulle spalle. Il trasporto di armi veniva affidato ai muli (a causa del loro sfruttamento, durante la Grande Guerra vennero quasi sterminati). I cannoni, per essere trasportati venivano smontati e poi riassemblati sulle montagne. Ma il più grande problema del fronte era il freddo: nel 1916 caddero ben 6 metri di neve! I soldati, per riscaldarsi, avevano solo vestiti pesanti e grezzi, mantelline e scaldamani. Per camminare sulla neve usavano racchette da neve. LA GRANDE GUERRA Prendiamo in esame due fattori molto importanti, vale a dire: -LE ARMI; -LA CONDIZIONE DEI SOLDATI. Un fattore importante per tutte le guerre sono le armi, che possono determinare la vittoria o il fallimento di una guerra. Le armi usate nella Prima Guerra Mondiale erano moderne, ma con uno stile tattico ottocentesco. I soldati erano costretti a combattere in modo improponibile anche perché, sulle cime delle vette, essi erano costretti a indossare una semplice divisa di stoffa e quando pioveva, se erano fortunati, potevano indossare una mantellina per ripararsi dalla pioggia. C’è da ricordare, inoltre,e che gli austriaci erano anche più protetti dal punto di vista della sicurezza, infatti essi avevano elmetti che pesavano 1400 grammi, contro i 700 di quelli italiani. Oltre alla mitragliatrice, altre armi erano molto importanti; tra queste i cannoni, i fucili e le baionette. Il cannone, oltre a sparare devastanti cannonate, sortiva un altro effetto, cioè quella di alimentare, col suo fragore, la tortura psicologica dei soldati. I fucili più usati erano il modello B13 per gli italiani e il modello 95 per gli austriaci. L’unica differenza tra i due modelli consisteva nel fatto che il B13 aveva un calibro minore rispetto al 95 austriaco. Il modello di fucile più usato nella Prima Guerra Mondiale sul fronte italiano era il modello 91, mentre sul fronte austriaco il modello più usato era il modello 98. Anche in questo caso l’ unica differenza era che il modello 98 aveva un calibro più grosso. modello91 modello98 I soldati molto spesso non morivano di colpi di fucile, ma di baionettate e per le schegge. Altre armi utilizzate erano le spade, i carri armati e i mortai. Un fattore che ha caratterizzato la Prima Guerra Mondiale sono stati i gas tossici: questa guerra viene per questo chiamata anche guerra chimica. I gas erano l’arma più forte e allo stesso tempo la più pericolosa. Alcuni mezzi di “trasporto” erano i caccia, i dirigibili per i bombardieri e i sommergibili. I soldati, divisi in fanti di brigata, cavalieri, bersaglieri, genio e tutti gli altri soldati aderenti agli altri corpi militari, avevano accenti diversi e alcune volte non si capivano tra di loro; tuttavia questo determinò uno scambio tra mentalità diverse e contribuì ad un’unificazione linguistica. LA CONDIZIONE DEI SOLDATI In Italia vennero arruolati prevalentemente contadini, perché era la classe meno considerata rispetto alle altre. Questi giovani erano del tutto inesperte sul tema della guerra. Erano stipati nelle trincee e sottoposti a ogni tipo di disagio. Infatti nelle trincee faceva freddo, c’erano fango e batteri, e al di fuori della trincea c’era una vera e propria guerra che fungeva anche da tortura psicologica. Infatti alcune persone si sparavano per poter sfuggire alla guerra ed essere mandate a casa. Il cibo era scarso e malsano, servito in gavette o recipienti di fortuna, di solito si mangiava zuppa o pane e carne proveniente dall’America. Le malattie erano molte e facilmente trasmettibili, i feriti e i morti venivano spesso abbandonati ad una morte lenta e tartassante, e comunque, se c’ erano, gli accampamenti “ospedalieri” erano mal organizzati e erano, alcune volte, proprio presso la frontiera, per comodità di tempo nel trasportare i feriti. I soldati si sentivano degli oggetti e nelle lettere che spedivano ai propri cari parlavano dell’ “inferno” che erano costretti a sopportare. Ben presto però, gli venne anche negato il diritto di conversare liberamente con la propria famiglia e furono costretti a mandare una fredda cartolina che diceva: SONO SANO E STO BENE. Ma nelle trincee si imparava anche a condivide e aiutare le persone che avevi accanto. I soldati scoprirono anche dei trucchi per sopravvivere al nemico, come: Non accendere tre sigarette contemporaneamente e con lo stesso fiammifero, perché si sarebbe potuti morire sotto il colpo di un cecchino. LE ARMI CHIMICHE E I GAS Nel 1915 i tedeschi usarono per la prima volta il GAS. Questo gas si chiamava CLORO e aveva un colore giallastro e verde. Era terribile, infatti in breve tempo uccideva moltissimi soldati causando danni mortali ai polmoni. Ma in seguito, per contrastare quest’ arma di rara crudeltà, vennero create delle maschere: i francesi inventarono delle maschere che neutralizzavano il cloro per pochissimo tempo; gli austriaci inventarono maschere dotate di filtri in forma di cartuccia, sostituibili e resistenti anche più di un’ora; gli italiani usarono maschere simili, ma i filtri non si potevano cambiare; i russi invece portarono delle maschere con dei filtri resistenti che duravano per molte ore. Inizia però così una vera gara nel produrre nuovi gas devastanti, come per esempio l’IBRITE, che è un gas che produceva eruzioni cutanee e rendeva i soldati inagibili. Un altro gas era il FOSGENE che causava una morte istantanea. Ma non solo: inizia infatti anche una vera e propria gara tra chimici, che consisteva nel creare gas sempre più devastanti. Modello francese Modello austriaco Modello italiano Un’altra arma crudele e imponente usata nella Prima Guerra Mondiale, è uno dei più grandi cannoni mai costruiti, vale a dire la Grande Berta. Anche se questo cannone era grande, era facile da trasportare, perché si poteva smontare, trasportare sulle vette e rimontare. La Grande Berta era lungo 31 metri e sparava colpi di circa una tonnellata che arrivavano anche a 9 chilometri di distanza; inoltre le ruote erano munite di un cingolato simile a quello dei carri armati per non far scivolare il cannone su terreno. Il compito di trasportare le armi sulle montagne era affidato ai muli, mentre i soldati trasportavano sulle proprie spalle uno zaino con all’interno vestiti, coperte e munizioni. Con il posizionamento delle armi nelle alture, nasce l’artiglieria di montagna. Successivamente nasce anche l’artiglieria da campagna, che veniva utilizzata per proteggere i fanti. La seconda figura rappresenta il fregio utilizzato dall’artiglieria da montagna Un’altra arma utilizzata è l’Obice, cioè un piccolo cannone di circa 5 tonnellate che possedeva una gittata corta e curva. Documento curato da: Davide Luchi Mattia Bernardi Marianna Massari Merita Kasami Informazioni tratte dal DVD “la grande guerra” di Piero e Alberto Angela IL BILANCIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE La Grande Guerra si può definire una tremenda carneficina umana. Furono infatti migliaia i soldati morti, deceduti sul campo di battaglia per conquistare un insignificante pezzo di terra. 100 000 furono i prigionieri morti in ospedali o in campi di concentramento, 220 000 furono i soldati con menomazioni fisiche e/o psichiche (come ad esempio lo shock da bombardamento), 250 000 furono i processi penali contro i militari. Di questi, 170 000 ebbero come pena l’ergastolo e ben 750 furono giustiziati. Di 600 000 soldati sul campo da battaglia, il 15% furono i dispersi e l’80% furono i caduti in fanteria, di cui il 60% erano contadini. Tante morti non furono causate solo dalle pallottole da sparo, bensì anche da malattie. Nel 1915 si diffuse il colera, nel 1917 la malaria e alla fine della guerra la febbre spagnola fu la più devastante. Fu anche l’economia a decedere, cominciò a rallentare. Contadini e operai furono infatti strappati dalle loro case per combattere, per vincere l’ostilità nemica. La manodopera sparì e così, per la prima volta nella storia, le donne entrarono nel mondo del lavoro. In città si sviluppò il mercato nero, illegale, ma conveniente sia al venditore che al cliente. I musei, come i sacrari, oggi servono soprattutto per tenere vivo il ricordo della guerra affinché non si ripeta lo stesso immane errore; per questo in essi si respira un’atmosfera tetra. Il Sacrario monumentale a Redipuglia, in Friuli, custodisce il ricordo di 100 000 caduti in guerra, di cui si possono leggere i nomi sulle pareti. Molti soldati, però, non vennero mai identificati, in quanto, al fronte, il loro nome era custodito in una scatola di latta appesa al collo, facile da strappare e quindi spesso andata persa. Da 11 bare di soldati non riconosciuti solo un soldato ignoto, scelto da una madre sul campo di battaglia friulano, venne trasportato a Roma, e inumato nell’altare della Patria. Esso è il simbolo di tutti i soldati sacrificati alla Grande Guerra. LA DIFESA AUSTRO-UNGARICA All’inizio della Grande Guerra, i soldati austriaci erano molto temuti per via delle loro enormi corazze di metallo considerate invincibili; in realtà esse erano molto resistenti ma poco pratiche (poiché non consentivano molta visibilità e rallentavano i movimenti dei soldati). Per questo esse vennero sostituite con delle corazze meno protettive ma mimetiche, dotate anche di un elmetto che pesava circa 1,5 kg. Con l’inizio della guerra di posizione l’Austria- Ungheria, alleata alla Germania, cercava di guadagnare territorio per circondare l’Italia. Era armata di cannoni che pesavano circa 5 tonnellate, avevano una gettata di 9 km ed erano lunghi 31 m (da questi cannoni e dalla “Grande Berta” si capisce che esisteva l’idea del gigantismo). L’Austria prevede che l’Italia avrebbe preso a tutti i costi il Trentino, Sud-Tirolo e Trieste. Per questo si arma, fortifica i confini, costruisce forti. In trincea scava buche per le mitragliatrici e posiziona recinti di filo spinato. La guerra di posizione ben presto “s’impantanò” e diventò una guerra di trincea. Il 24 ottobre 1917 l’esercito austriaco non solo fermò l’attacco dell’Italia ma riuscì a sfondare le linee italiane a Caporetto (sul fiume Isonzo). In questa battaglia l’esercito italiano cominciò una ritirata che presto diventò una fuga disordinata; essa aiutò gli austriaci a catturare decine di migliaia di prigionieri e ad impadronirsi di molto materiale quali armi e cibo. Valeria,Domenico, Sara, Diego PERCHE' ‘LA GRANDE GUERRA’? La prima guerra mondiale è poco ricordata anche se è passato solo un secolo dal suo scoppio. La Prima Guerra Mondiale fu la prima guerra moderna per le nuove armi e tecnologie sempre più sofisticate e l'utilizzo dei gas (introdotto dai tedeschi); per questo viene chiamata anche guerra chimica. L' esercito italiano era composto da 6 milioni di soldati, di età compresa tra i 17 e i 40 anni, provenienti dalle diverse regioni italiane, in particolare del Centro Nord d’Italia. La condivisione della guerra permise di superare in parte le differenze linguistiche legate ai diversi dialetti che sopravvivevano all’Unificazione, e questo aiutò nella formazione di uno stato più compatto. Però la preparazione dell'esercito italiano era sommaria e inferiore per quanto riguarda le armi; per questo, anche se i nemici erano di numero inferiore, gli italiani avevano uno svantaggio notevole. Oltretutto, nel corso della guerra si persero molti soldati, perché durante il conflitto ci furono molti suicidi: molti non ce la facevano più, la maggior parte delle reclute non sapeva per cosa si stesse combattendo e altri erano stati spinti ad arruolarsi solo per uno spirito nazionalista. Spesso i soldati si mutilavano per poter ritornare a casa. Erano le crocerossine ad occuparsi di curare i feriti. La Prima Guerra Mondiale si differenziò nettamente da tutte le guerre precedenti, sopratutto per la grandezza del nuovo conflitto. Elenchiamo ora le tre caratteristiche che differenziano la Prima Guerra Mondiale dalle precedenti: la sua durata, infatti nell'estate 1914 si pensava che la guerra durasse solo qualche settimana; invece da guerra di movimento si passa a guerra di posizione: questo comportò a una durata maggiore; la sua estensione nello spazio geografico, infatti gli stati che facevano parte del conflitto volevano attirare gli stati neutrali; i nuovi mezzi di combattimento. LA CORRISPONDENZA Ai soldati impegnati al fronte era stata concessa la possibilità di scrivere ed inviare lettere alle proprie famiglie. Ma a volte i soldati, essendo per gran parte analfabeti, si facevano aiutare dai propri superiori. Si può notare quindi come i soldati cerchino in tutti i modi di scrivere lettere per inviarle alle proprie famiglie. Si dice che siano partiti circa 4 miliardi di lettere dal fronte della guerra, e si può notare così l’ enorme quantità di corrispondenza. Ed è proprio grazie all’enorme quantità di lettere che sopravvivono molte testimonianze di soldati che hanno combattuto questa guerra. Non si può così evitare di riferire, almeno a grandi linee, il contenuto di alcune tra le più importanti: -Un soldato chiede ai familiari notizie riguardo al fieno, alle bestie e all’orto, cioè le cose concrete che ha dovuto lasciare per andare a in guerra; -Un altro soldato, invece, scrive le condizioni terribili del cibo, dell’igiene e della situazione in generale, e riporta con molta concretezza la situazione dei soldati. Il combattente Attilio Romani e la sua lettera assume, a tal proposito, il valore di una denuncia nei confronti dei superiori, che stanno al sicuro a comandare le avanzate come fosse un gioco, senza pensare alle conseguenze concrete e a quello che i soldati stanno passando. Scrive che, se tutti sapessero com’è la loro vera condizione di igiene, come si mangia e dove sono obbligati a stare seduti, in mezzo al fango, con i continui spari di cannoni e mitragliatrici, con i cecchini austriaci che cercano di uccidere i nemici ogni momento, se vivessero solo per un giorno questa realtà, scapperebbero sicuramente. La lettera viene però aperta dai superiori e censurata: Romani viene condannato ad un anno di reclusione e 200 lire di multa da pagare. La censura inizia così ad aprire le lettere prima di inviarle alle famiglie, per controllare che le notizie inviate, ovvero l’ esito delle prime fasi della guerra e le comunicazioni sulla situazione vissuta, fossero solo positive. - Un'altra lettera racconta come i soldati in trincea trascorrano anche sei giorni senza aver conquistato nulla. La corrispondenza testimonia gli orrori della guerra e della vita in trincea, ma i soldati in realtà non sanno che molte lettere non verranno spedite per colpa della censura. A cura di Anna Bernardi d’Agostini, Simone Genetin Annasilvia Rizzati, Luca Rigoni, L’ ENTRATA IN GUERRA DELL’ ITALIA Nel 1915, un anno dopo l'inizio della Grande Guerra e dopo aver esitato, l’Italia dichiara guerra all’Impero Austro-ungarico. Nell'esercito italiano vengono arruolati circa 6 milioni di soldati tra i 17 e i 40 anni, tra cui la maggior parte contadini. Tra i giovani da arruolare prevalgono i contadini maschi, mentre gli uomini che lavorano in fabbrica non si spostano per portare avanti la produzione di armi e di artiglieria. Ma se i contadini vanno in guerra, il settore dell'agricoltura va in crisi. Successivamente anche l'allevamento andrà in crisi quasi tutti gli animali da soma vengono impiegati per trasportare le armi sul fronte e per trasportare le vettovaglie per i soldati. Questi fattori comportano che le donne, per la prima volta nella storia italiana, entrino nel mondo del lavoro per mandare avanti l'economia. Gli uomini arruolati si recano al fronte. L’avanzata era costituita dai soldati, tra cui quelli in prima linea, e gli ufficiali, che stavano nelle linee arretrate. Tra i soldati spicca il nome di un famoso poeta italiano: Ungaretti. Giuseppe Ungaretti parte come volontario, insieme ad un milione e mezzo di altri fanti. rivedere: cANZONI Ortigara (importanza di questo monte e dov’è) A quale momento si riferisce TA – PUM è una canzone scritta verso la fine della prima guerra mondiale per i soldati che hanno combattuto . Questa canzone è molto triste . Inizia con ta – pum che prtaticamente sono gli spari delle bombe e delle metragliatrici sempre pronte a sparare ai nemici e invece finisce più lenta . LA LEGGENDA DEL PIAVE Rivedere in base alla scheda Lo spirito che anima questa canzone è patriottico e guerriero . Il ritmo fa pensare a una marcia è stata scritta da un musicista napoletano , gioviano goeta , più noto sotto lo pseudonimo di E.A.Mario. Mario l'aveva scritta per cantarla negli spettacoli per stimolare l'amore della patria e per il fatto che l'Italia aveva vinto . anna c , kleart,anna demori ,federico