LE CELLULE
CHIARA CAMPANELLA, GIROLAMA LA MANTIA
1. LE CELLULE STAMINALI: UNA SPERANZA PER IL FUTURO .......... 2
2. IL DIFFERENZIAMENTO CELLULARE .................................. 6
3. CELLULE E CANCRO .................................................... 8
4. LA CRESCITA E LA DIVISIONE CELLULARE SONO ACCURATAMENTE
CONTROLLATE
........................................................... 9
5. GENETICA E CANCRO ................................................. 11
COME CONTINUANO GLI STUDI
.......................................15
INTERVISTE AI LAUREATI ............................................... 17
Chiara Campanella è Professore Ordinario di Biologia dello Sviluppo presso il
Dipartimento di Biologia Strutturale e Funzionale ed è attualmente titolare
del corso di "Biologia dello Sviluppo" al I anno del Corso di Laurea
Specialistica in Biologia della Riproduzione e del Differenziamento
Girolama La Mantia è Professore Ordinario di Genetica presso il
Dipartimento di Biologia Strutturale e Funzionale ed è attualmente titolare
del corso di "Genetica ed Ingegneria Genetica" al II anno del Corso di Laurea
triennale in Biologia
sostituita dalla proliferazione di cellule poco differenziate presenti
nei tessuti degli animali adulti. Ecco qui le cellule staminali! Esse si
dividono per produrre cellule figlie che possono sia differenziarsi che
1.
LE CELLULE STAMINALI: UNA SPERANZA
PER IL FUTURO
Stiamo vivendo una fase di grandi speranze e notevoli progressi nel campo della rigenerazione dei tessuti e degli organi.
L'impiego di cellule staminali ha avuto successo nella sostituzione di
rimanere cellule staminali (Figura 1). Per esempio il mantenimento
della popolazione di cellule differenziate del sangue dipende da una
continua proliferazione delle cellule staminali pluripotenti.
Sebbene, in genere, le capacità proliferative e di sviluppo potenziale delle cellule staminali presenti nei tessuti dell' adulto siano piuttosto circoscritte, ogni giorno nuove ed insospettate conoscenze ne
allargano gli orizzonti. Un esempio importante per le sue potenzialità riguarda il caso di nicchie di cellule staminali che sono state trovate in una regione dell'ippocampo e nella zona subventricolare del
cervello anteriore. Queste cellule continuano a dividersi nell'adulto
tessuti danneggiati nell'uomo aprendo nuove frontiere per la terapia
cellulare di varie patologie.
generando neuroni. Ebbene esse possono differenziarsi anche in
astrociti ed oligodendrociti, i tre tipi principali di linee cellulari del
sistema nervoso centrale. I nuovi neuroni possono funzionalmente
Qual è la realtà dei fatti
dietro a queste notizie? Intanto
vediamo cosa sono queste cellule
integrarsi e quindi potenzialmente queste cellule staminali potrebbero essere usate in malattie degenerative del sistema nervoso,
quali il morbo di Parkinson e la malattie di Alzheimer. Qualche esempio più concreto riguardante altri tessuti? Ecco cosa fanno midollo
osseo e cordone ombelicale.
staminali. Durante lo sviluppo di
un embrione, si differenziano
tanti tipi di cellule. Tra di esse,
Le cellule del midollo osseo non solo danno luogo a tutte le
cellule del sangue, ma anche ad altri tipi cellulari, quali gli epatociti, e possono essere usate per combattere l'epatite. Inoltre, in ani-
alcune conservano la capacità di
proliferare che riprendono quando è necessario sostituire cellule
danneggiate (es. le cellule del
fegato o epatociti nella rigenera-
mali di laboratorio, sono state utilizzate con successo per la produzione di cellule che esprimono proteine tipiche delle cellule neurali. In chirurgia umana sono state poi impiegate per riparare cuori
danneggiati da infarto, con esito positivo a breve, ma non a lungo
termine. Le cellule del cordone ombelicale di due gemellini, inietta-
zione del fegato).
La maggior parte delle
cellule differenziate, tuttavia,
non si divide più, ma può essere
2
Fig. 1 Stem cells= cellule staminali; cell division= divisione cellulare Cell differentiation =
differenziamento cellulare. Differentiated
cell = cellula differenziata.
te nel fratellino malato di talassemia, lo hanno guarito. L'intervento
è avvenuto al Policlinico di Pavia.
3
L'impiego delle cellule staminali ha il grande vantaggio di
aprire la strada all'autotrapianto, che non richiede terapia di rigetto nei pazienti che lo subiscono. In Arizona, cellule muscolari immature estratte dalla gamba di un paziente, dopo essere state coltivate in laboratorio, sono state iniettate nello stesso paziente, nella
zona del cuore infartuata. I mioblasti impiantati non solo sono
sopravvissuti ma hanno riparato il danno cardiaco. Le cellule prelevate dagli embrioni iniziali ES (Embryonic Stem cells) sono cellule
staminali con capacità differenziative ancora più ampie perché possono dar origine a tutti i tipi di cellule differenziate presenti nell'or-
cui le ES abbiano potuto fornire una efficace terapia. La sperimentazione è comunque attiva. Per esempio è stato visto che ES di topo
se iniettate nel fegato guariscono una forma di emofilia analoga alla
emofilia B umana, in cui manca il fattore IX. A tal fine le ES sono
state trattare con il fattore che promuove la crescita cellulare che
le trasforma in cellule precursori dell'endoderma, che normalmente
formano lo strato interno dell'embrione e da cui deriva il fegato.
Dopo l' impianto esse sopravvivono bene e forniscono il fattore IX,
tipicamente prodotto dalle cellule epatiche.
Esperimenti compiuti su embrioni di topo fanno sperare in
sempre più vaste ed ancora inesplorate capacità terapeutiche delle
ganismo adulto.
Nel 1998, due gruppi di ricercatori ottennero l'isolamento di
ES da embrioni umani, e proposero che fossero usate per applicazioni mediche. Nacque il concetto di clonazione terapeutica, attualmente permessa in Occidente solo in UK, e, nel privato, anche in
USA. Nella clonazione terapeutica, un nucleo derivante da una cellula umana adulta, trasferito in un oocita fecondato, viene usato per
produrre un embrione iniziale in coltura. Le cellule ES derivanti da
tale embrione clonato, coltivate appropriatamente, potrebbero
essere usate per generare cellule differenziate per effettuare terapie di trapianto senza problemi di rigetto, se vengono impiantate
nel donatore del nucleo. Rivelare le capacità potenziali delle ES
rimane però a tutt'oggi una sfida molto appassionante, ma anche
piuttosto sfuggente. La sperimentazione ha attualmente i seguenti
obiettivi: 1. indirizzare il differenziamento delle ES verso genealogie cellulari specifiche (tessuto cardiaco, nervoso, endocrino), 2.
ottenere la purificazione di tipi cellulari di interesse, 3. Ripopolare
gli organi danneggiati con cellule differenziate, derivate dalle ES.
Non è difficile immaginare che la strada per arrivare a questi importanti risultati è tappezzata da mille difficoltà. Non ci deve quindi
sorprendere che ci siano ancora pochi esempi di approcci clinici in
4
ES, nel ridare normalità per esempio a cuori con danni e difetti letali. In questo tipo di esperimenti, è stato visto che l'effetto benefico
delle ES non è dovuto al differenziamento delle cellule ES in cellule
cardiache, ma al fatto che le cellule trapiantate secernono fattori
specifici che fanno scattare la proliferazione dei miociti nel cuore
embrionale, agendo sia localmente sul cuore malato che tramite la
circolazione materna placentare. A lungo termine ciò fa sperare che,
una volta isolati i fattori rilasciati dalle cellule ES, essi possano essere utilizzati, senza impiego diretto di cellule ES, nel trattamento di
malattie cardiache di adulto.
Quindi c'è tanta speranza, e molto da fare. A parte i problemi etici, occorre migliorare le tecniche di trasferimento nucleare e
sviluppare procedure attendibili che differenzino le cellule ES in
appropriati tipi cellulari prima del trapianto. E' quindi quanto mai
importante ricorrere alla ricerca di base e studiare in dettaglio gli
eventi molecolari che sono alla base dei processi che portano una
cellula a acquisire le caratteristiche tipiche delle cellule che si desidera sostituire e quindi occorre capire che cos'è il differenziamento cellulare.
5
2. IL DIFFERENZIAMENTO CELLULARE
Le cellule differenziate sono dunque molto diverse tra di loro
eppure hanno tutte lo stesso genoma e derivano da un'unica cellula, l'uovo fecondato.
Per differenziamento cellulare si intende quel percorso graduale compiuto da una cellula primordiale indifferenziata per arrivare ad un' assortimento stabile ed irreversibile di espressione geni-
Le strategie per arrivare alla molteplicità cellulare di un
organismo sono molte, ma le prime adottate nello sviluppo embrionale sono la base della futura diversità cellulare. Subito dopo la
fecondazione, lo spermatozoo provoca vistosi cambiamenti nel citoplasma dell'uovo. Molecole che prima erano distribuite in modo omo-
ca. Gli assortimenti sono molteplici ed altrettanti sono i tipi di cellule differenziate che fanno parte di un organismo vivente. Cellule
prismatiche, con apice ricco di microvilli e cariche di enzimi digestivi, sono delle cellule differenziate in quantocchè, sia per forma che
per attività hanno la funzione precisa di provvedere alla digestione.
Altri esempi? Le fibre muscolari, le cellule nervose, quelle adipose,
quelle epatiche etc. (Fig 2).
geneo nel citoplasma assumono una distribuzione asimmetrica e producono una cascata di avvenimenti molecolari altrettanto localizzati. Quando l'embrione si divide in tante cellule, queste non saranno
tutte eguali perché in esse sarà stato racchiuso citoplasma di composizione diversa a seconda del territorio in cui esse si sono formate. Le cellule A,B,C.D etc interagiranno tra loro nello sviluppo successivo e non se ne staranno ferme, ma verranno a far parte di gruppi di cellule che migreranno in modo diverso. A seconda delle loro
caratteristiche andranno a formare una tasca profonda, l'intestino,
oppure a tappezzare un tubo molto complesso, quello neurale, oppure ancora a sistemarsi tra questi due tubi e formare i tessuti mesodermici.
Tutto qui? No, perché adesso viene il bello. Infatti i vari
gruppi di cellule sono in grado di far cambiare destino e significato
alle popolazioni cellulari vicine, inducendole ad assumere destini
diversi. Ecco l'induzione embrionale, che, a vari livelli, nei vertebrati provvede a determinare le varie parti dell'organismo.
Successivamente, le cellule istruite ed indirizzate verso un destino
preciso si moltiplicano ed incominciano a differenziarsi ed allora sì
che si scatenano le più impressionanti cascate di attivazione successiva e sequenziale di molti geni, i cui prodotti sono spesso proteine
che vanno a regolare l'espressione di altri geni. Molte proteine rego-
Fig. 2
6
7
lative hanno domini funzionali con strutture complicate, chiamate
"dita di zinco", "elica-anse-elica", "omeodomini", che si attaccano ai
siti sensibili dei geni e ne modulano l' espressione, in modo da formare un tipo cellulare e non un altro.
Quindi, da un segnale asimmetrico, un vero e proprio 'disordine', si arriva corpo di un animale fatto da più di 200 tipi di cellule
diverse disposte un ordine così perfetto che il nostro occhio ormai
lo considera come 'default'.
3. CELLULE E CANCRO
In un individuo sano, le cellule crescono e si dividono per
produrre nuove cellule soltanto quando c'è necessità, per esempio
per sostituire cellule morte. Tuttavia a volte una cellula inizia a dividersi anche quando non è necessario, formando una massa di tessuto o tumore. Per esempio, nell'epidermide, le cellule dello strato
basale si dividono quanto basta per sostituire le cellule morte dello
strato superficiale. Ogni volta che una cellula si duplica, una delle
cellule figlie rimane nello strato basale e conserva la capacità di
riprodursi, mentre l'altra migra verso gli strati superiori, perdendo la
capacità di dividersi. In tal modo il numero di cellule capaci di duplicare nello strato basale rimane lo stesso.
Durante lo sviluppo del cancro della pelle, questo equilibrio
viene perturbato: le cellule basali si dividono più spesso di quanto
I tumori possono invadere e distruggere tessuti circostanti e
disturbare in vari modi le normali funzioni del corpo. Possono inoltre
dotarsi di una rete di vasi sanguigni per procurarsi nutrienti e, infine, alcune cellule possono staccarsi dalla massa tumorale, migrare
attraverso i vasi sanguigni e linfatici e trasferirsi in altri organi e
tessuti, dove riprendono a crescere formando le metastasi.
4.
LA CRESCITA E LA DIVISIONE CELLULARE
SONO ACCURATAMENTE CONTROLLATE
necessario e spesso mantengono la capacità di replicarsi, portando
ad un aumento del numero totale di cellule. Si forma così un tumore, o neoplasia.
Le "istruzioni" per una corretta divisione cellulare sono conservate nei geni, porzioni del DNA che costituiscono delle subunità
funzionali e si ritrovano nei cromosomi presenti nel nucleo di ogni
cellula del nostro organismo. Ciascun gene istruisce una cellula su
8
9
come costruire uno specifico prodotto, che in molti casi è un particolare tipo di proteina.
Ad ogni replicazione cellulare le informazioni genetiche vengono duplicate e passate alle cellule figlie ma, in seguito all'esposizione ad agenti mutageni di vario tipo o semplicemente per "sfortuna", queste informazioni possono subire alterazioni. Le mutazioni più
semplici consistono in una sorta di errore tipografico, per cui una
base azotata viene sostituita da un'altra. Alternativamente, segmenti piccoli o grandi di DNA possono essere persi, aggiunti, ripetuti o
spostati. In conseguenza di questi errori vengono prodotte proteine
non funzionanti o scarsamente funzionanti o funzionanti in maniera
anomala, con risultati che dipenderanno dal ruolo svolto da quella
particolare proteina. Affinché una cellula si accresca e si divida sol-
Il DNA è composto da due filamenti intrecciati a formare una
doppia elica e ciascun filamento è formato da milioni di quattro
diversi tipi di blocchi, le basi azotate. Con soltanto quattro basi,
adenina, timida, citosina e guanina, disposte in sequenze variabili,
si riescono a comporre diverse migliaia di informazioni, così come le
lettere di un alfabeto possono essere combinate in differenti maniere per formare parole e frasi diverse. In altri termini il DNA può essere considerato come un "data-base" di informazioni. La sequenza di
basi di un gene viene copiata (trascritta) in un messaggio, costituito
da un filamento di RNA, che si sposta dal nucleo al citoplasma di una
cellula, dove, in organelli cellulari chiamati ribosomi, una sorta di
officina, dirige la costruzione di una proteina, formata dall'assemblaggio di 20 diverse subunità, gli amminoacidi.
Ciascuna cellula del nostro organismo contiene le informazioni per produrre tutte le possibili proteine umane ma, mentre
alcuni geni che svolgono funzioni basilari nella cellula vengono mantenuti attivi praticamente in tutti i tipi cellulari, altri geni vengo-
tanto al momento giusto, c'è bisogno di un accurato e raffinato equilibrio tra proteine che stimolano la cellula alla divisione e proteine
che rallentano la divisione stessa.
5.
GENETICA E CANCRO
Alcuni geni, i protooncogeni, dirigono la produzione di proteine coinvolte nel normale controllo della proliferazione cellulare.
Queste proteine sono componenti del circuito che trasporta uno stimolo alla crescita dalla membrana cellulare fino al nucleo, attraverso una complessa cascata di segnali. Tipicamente, un "fattore di crescita" lega sulla membrana di un determinato tipo cellulare un recettore, il quale a sua volta stimola proteine segnale che, a loro volta,
no attivati soltanto quando c'è necessità del loro prodotto, mentre
altri vengono selettivamente spenti.
attivano dei fattori di trascrizione, cioè delle proteine che entrate
nel nucleo, "accendono" geni i cui prodotti sono necessari per la
divisione cellulare.
10
11
Una mutazione in un protooncogene può portare di conseguenza alla produzione di una versione alterata o di una eccessiva
quantità di una di queste proteine. Il risultato netto di questo evento è l'accellerazione del circuito descritto e quindi la crescita e la
divisione incontrollata della cellula. I protooncogeni mutati sono
noti come oncogeni o geni induttori di tumori.
In una cellula normale, d'altra parte, esistono geni, detti
oncosoppressori, i cui prodotti hanno il compito di rallentare la
crescita e la divisione cellulare. L'assenza, o la mancanza di funzionalità, di tali proteine avrà la conseguenza di accelerare la progressione cellulare.
Poiché in ogni cel-
Una straordinaria proteina con funzione oncosoppressore è la
proteina p53, che è capace di rallentare la crescita cellulare quando la cellula è mutata, per consentire che il danno (la mutazione)
possa essere riparato. Di fronte a un danno troppo esteso e non riparabile p53, inoltre, è capace di iniziare un processo che si concluderà con la morte della cellula (apoptosi). In sostanza, anzichè correre il rischio di lasciar riprodurre una cellula difettosa (e possibilmente pericolosa) p53 preferisce sacrificare la cellula stessa. Da
quanto appena detto, è evidente che un'altra categoria di geni, quelli i cui prodotti sono capaci di riparare il danno al DNA, è importante per lo sviluppo del cancro. Se mutano questi geni "riparatori", le
mutazioni potranno accumularsi in una cellula e portare ad una cellula cancerosa. Il cancro infatti si formerà proprio per l'accumulo di
mutazioni che interessano oncogeni, geni soppressori di tumori e
geni del riparo.
lula ci sono due copie di
ogni gene, ciascuna ereditata da un genitore, è
necessaria la mutazione o
l'inattivazione di tutte e
due le copie perché la
cellula possa diventare
cancerosa.
12
13
E' chiaro che dalla moltiplicazione delle cellule somatiche
(del corpo) nelle quali è avvenuta una mutazione si originano cellule figlie portatrici di quella mutazione. In più, in alcune di queste
può avvenire una seconda e poi successive mutazioni, che alla fine
producono cellule tumorali. In questo senso il cancro è una malattia
genetica, poiché, perché si sviluppi, è necessario che venga modificata l'informazione genetica portata da una cellula. Nella maggior
parte dei casi, però, il danno genetico riguarda soltanto il " soma" e
non la linea germinale. Questo significa che la maggior parte dei
tumori non è ereditaria. Alcune volte, però, un individuo eredita dai
suoi genitori un gene mutato, per esempio un oncosoppressore (mentre l'altra copia è normale). E' quindi più probabile per quest' individuo sviluppare un tumore, perché basterà una sola mutazione nella
seconda copia del gene, in una delle sue cellule somatiche, per produrre una cellula che comincerà a riprodursi in maniera anomala.
In una cellula, le mutazioni possono avvenire per caso oppure essere indotte da agenti chimici, fisici e biologici (alcuni virus e
batteri). L'esposizione quindi ad un agente mutageno, per esempio
al fumo di tabacco che contiene svariate sostanze chimiche capaci
di indurre mutazioni, porta quindi ad un rischio molto più alto di produrre cellule mutate e quindi potenzialmente cancerogene.
14
COME CONTINUANO GLI STUDI
I corsi di laurea in Biologia si collocano nella Facoltà di
Scienze MM.FF.NN. L'esperienza vissuta nella scuola superiore vi ha
certamente mostrato le varie sfaccettature della cultura biologica e
certamente vi apparirà ovvio che, essendo approdati a corsi superiori, ognuno di quegli argomenti studiati, a volte in maniera accennata nei programmi delle scienze naturali, diventi una disciplina a se
stante che cercherà di fornirvi tutte le conoscenze storiche e le ultime acquisizioni di quel particolare aspetto biologico.
Tutti i corsi di laurea attinenti alla Biologia: Biologia generale e applicata, Biologia delle produzioni marine, Scienze Biologiche
hanno una organizzazione triennale fondata nel primo anno sull'acquisizione di solide basi culturali nei campi della Matematica, della
Chimica generale inorganica ed organica, della Fisica, dei principali elementi di Informatica e di lingua straniera europea.
Il percorso culturale si sviluppa, poi, affrontando, fin dal
primo anno, le discipline più propriamente biologiche che vedono lo
studio della cellula, della botanica, della zoologia. Il secondo anno
è ancora dedicato in gran parte alle materie di base della cultura
biologica con lo studio delle reazioni alla base della vita, lo studio
dell'ereditarietà, degli aspetti fisiologici, dell'interazione ambientevivente. Già nel secondo anno però, i due corsi di Biologia generale e applicata e Scienze Biologiche presentano delle differenze, in
relazione alla scelta di approfondire diversi aspetti culturali, differenziazione che diventa più marcata nel III anno. Premesso che i due
corsi di laurea si svolgono in luoghi diversi, Biologia generale e applicata nella sede di Monte S. Angelo e Scienze Biologiche nella sede
del Centro Storico, i loro aspetti professionalizzanti tendono a sviluppare nel corso di MSA conoscenze nutrizionistiche e dei meccanismi molecolari del funzionamento degli organismi ed aspetti di fisio15
patologia ed ambientali nei corsi del Centro Storico. Un discorso a sé
va per il corso di Biologia delle produzioni marine, del Centro
Storico, che tratta tutti gli argomenti di base della biologia con una
visione più dedicata agli organismi marini ed alle produzioni.
Entrando più nel merito dei due corsi di Laurea di Scienze Biologiche
e di Biologia generale e applicata si può affermare che il primo dopo
il biennio di base sviluppa due curricula (fisiopatologico e bio-ecologico) i cui elementi professionalizzanti da una parte sono la
Patologia molecolare, le analisi biochimico cliniche e dall'altra l'ecologia applicata, le analisi ecologiche.
Il secondo, invece, completa la sua preparazione professionalizzante con corsi di biologia e fisiologia della nutrizione e di biologia cellulare e molecolare, per sviluppare i due curricula di
Biologia molecolare e cellulare e di Biologia della nutrizione. In tutti
i curricula gli studenti hanno a disposizione crediti a scelta, circa 10,
che possono essere utilizzati per completare la preparazione biologica in modo coerente con le scelte fatte, per approfondire argomenti già trattati, oppure per ampliare le proprie conoscenze dedicandosi ad altri argomenti. Il periodo di studi si conclude con una
tesi di laurea che può essere svolta presso le strutture universitarie
oppure all'esterno con un periodo di stage. In entrambi i casi, va considerata come familiarizzazione con l'ambiente di lavoro, con le tecniche e le apparecchiature che saranno poi utilizzate nei diversi
approcci lavorativi.
INTERVISTA A
VINCENZO INFANTE
- Quando si è laureato e qual' è la sua attuale posizione lavorativa?
Mi sono laureato in Biologia nel 1994, all' Università Federico II di
Napoli. Oggi sono embriologo clinico presso il centro di Medicina
della Riproduzione AGOI sito in Gragnano (Napoli), oltre che presso
il "Clinic Center Hera Medicina della Riproduzione" di Giugliano di
Napoli.
- Può descrivere brevemente in cosa consiste il suo lavoro?
Mi occupo di riproduzione assistita, ma anche dell'aspetto nutrizionale delle coppie affette da sterilità, oltre che da soprappeso. Noi
embriologi concretizziamo le speranze dei futuri genitori e li accompagniamo in un' impresa che è faticosa sia dal punto fisico che psicologico. La gioia poi di vedere concretamente il "frutto" dei nostri
e dei loro sforzi è la soddisfazione più grande….
- Può mettere in risalto il ruolo della sua formazione universitaria
nella sua esperienza lavorativa?
Sin da quando mi sono iscritto al Corso di laurea di Biologia avevo
ben in mente che non avrei voluto laurearmi senza conoscere direttamente ciò che studiavo. Appena ho potuto ho richiesto la tesi spe-
16
17
rimentale e qui posso dire che lì è iniziata la mia vita professionale.
Ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno permesso di
crescere sia umanamente che professionalmente. Mi sono occupato
da sempre di fecondazione prima da studente e poi da dottorando.
È stato abbastanza naturale che mi indirizzassi verso la fecondazione umana, sia per concretizzare tutto ciò che avevo studiato sia per
avere ciò che mi mancava: il contatto con i pazienti.
- Con il senno di poi, quali argomenti avrebbe voluto che le fossero
stati illustrati durante i suoi studi?
Tutto è perfettibile certo… ma almeno per quanto mi riguarda sono
abbastanza soddisfatto di ciò che mi ha dato il mio corso di studi. Il
resto lo dobbiamo fare noi stessi, aggiornandoci continuamente e
non smettendo mai di essere quello che un biologo è in primis: una
persona curiosa…Poi, se c'è un argomento che vorrei che la nostra
Facoltà prendesse a cuore è proteggere la figura professionale del
Biologo, assicurare le sue competenze, insomma fare in modo che il
Biologo abbia identica dignità professionale delle altre figure sanitarie. Non dimentichiamo che negli Stati Uniti i Biologi sono tra gli
scienziati che permettono a questo paese di essere un grande paese.
Speriamo che accada presto anche in Italia.
INTERVISTA A
MARIA PIA ZIBELLA
- Quale è la sua attuale posizione lavorativa?
Sono dipendente presso una azienda farmaceutica, la Tecnogen
ScpA, dove svolgo attività di ricerca nel settore biotecnologico.
Può descrivere brevemente il suo lavoro? Lavoro nell''ambito di un
progetto volto all'individuazione di farmaci da utilizzare nella terapia di patologie infiammatorie croniche.
- Dove e quando si è laureata?
Ho conseguito la laurea in Biologia presso la Facoltà di Scienze
dell'Università di Napoli Federico II nel luglio del '98 .
- Può mettere in risalto il ruolo della sua formazione universitaria
nella sua esperienza lavorativa?
La formazione universitaria ha avuto un ruolo fondamentale nella
mia esperienza lavorativa. Ho iniziato molto presto la tesi sperimentale e sia durante il periodo della tesi che del tirocinio post laurea
ho avuto l'opportunità di collaborare con un gruppo di ricerca francese presso il CNRS di Lione. L'esperienza personale e professionale
acquisita in quegli anni ha senza dubbio facilitato il raggiungimento del mio obbiettivo:lavorare nel campo della ricerca applicata.
18
19
- Con il senno di poi, quali argomenti avrebbe voluto che le fossero
stati illustrati durante i suoi studi?
La mia formazione universitaria è stata completa, grazie soprattutto al periodo di svolgimento della tesi sperimentale con esperienza all'estero. Incentiverei pertanto esperienze di questo genere
all'estero o in strutture aziendali dove si possano apprendere tecniche ed espandere il panorama delle possibili applicazioni.
20