CANCRO DEL COLON-RETTO Il cancro del colon-retto: guida infermieristica Il Tumore del Colon-Retto, iniziativa per infermieri è un progetto della European Oncology Nursing Society sponsorizzato da una borsa di studio AstraZeneca senza vincoli specifici. © Copyright 2000 European Oncology Nursing Society (EONS) e AstraZeneca UK Limited Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo lavoro coperta da copyright, può essere riprodotta o copiata in alcuna forma o su altri supporti (grafici, elettronici o meccanici, incluse le fotocopie, le registrazioni anche su nastro o sistemi trasmissibili) senza il permesso scritto dei possessori del copyright. Le informazioni offerte in questo pacchetto educazionale rappresentano esclusivamente delle linee guida. Anche se costruite con la più profonda attenzione tanto nella presentazione che nella stesura, i lettori sono pregati di confrontarsi con altri testi sulla materia specifica. Ne AstraZeneca UK Limited, ne EONS possono assumersi responsabilità od obblighi per qualsiasi errore od omissione presente in questo pacchetto educazionale; ed ogni lettore è invitato a confrontare, quanto enunciato nel pacchetto educazionale, con pubblicazioni specifiche, prima di applicare i suggerimenti pubblicati in esso. Contenuti Sezione 1: CONTE N UTI Sezione 2: Sezione 3: La malattia Incidenza Eziologia Patologia Prevenzione del tumore del colon-retto Screening Domande di autovalutazione 2 3 6 7 8 13 Diagnosi e stadiazione Presentazione e diagnosi Diagnosi differenziali Diagnosi Diagnosi di malattia metastatica Fattori di stadiazione e prognosi Altri fattori prognostici Domande di autovalutazione 16 17 19 20 21 23 26 Trattamento del tumore del colon-retto Introduzione Chirurgia Posizionamento dello stoma Complicazioni nella chirurgia del colon-retto Rischio di recidiva Follow-up Chemioterapia Agenti chemioterapici Farmaci per il trattamento del tumore avanzato del colon-retto Chemioterapia locoregionale Bioterapia o immunoterapia Effetti collaterali e tossicità dose-limitante della chemioterapia Uso della radioterapia nel tumore del retto Uso della radioterapia nel tumore del colon Effetti collaterali della radioterapia Decisioni terapeutiche riguardanti la chemioterapia o la radioterapia Coinvolgimento dei pazienti nel processo decisionale Domande di autovalutazione 28 29 33 33 36 36 37 37 41 47 48 49 56 59 60 62 64 67 CONTE N UTI Sezione 4: Assistenza infermieristica al paziente con tumore del colon-retto L’impatto della diagnosi e del trattamento sul paziente L’impatto per l’allestimento di una stomia sul paziente Meccanismi di coping Valutazione del paziente Consapevolezza del paziente circa la diagnosi Educazione del paziente Interventi per pazienti da sottoporre a routine diagnostica e trattamenti per il tumore del colon-retto Monitoraggio dei progressi del paziente durante il periodo post operatorio Gestione degli effetti collaterali della chemioterapia e bioterapia Gestione della tossicità da radioterapia Altre considerazioni Preparare il pazienti alla dimissione 84 85 91 94 95 Risposte alle domande di autovalutazione 97 Bibliografia 98 70 72 74 75 78 79 81 HAN NO CONTR I BU ITO Scritto da: Jan Hawthorn Medical writer (UK) Redattore: Kathy Redmond Lecturer, School of Nursing and Midwifery, University College Dublin (Irlanda) In collaborazione con: Nora Kearney Immediate Past President EONS, Lecturer, School of Nursing & Midwifery, University of Glasgow, (UK) Carol Stevenson Colorectal Cancer Nurse Specialist, Beatson Oncology Centre (UK) Con la consulenza e il contributo di Betty Ambaum U-Man Research UMC Utrecht (The Netherlands) Deborah Berg Clinical Research Nurse, Dana Faber Cancer Institute (USA) Christel Böhme Medizinische Klinik C (Switzerland) Pascale Dielenseger AFIC, Institut Gustave Roussy - Service Gard (France) Paz Fernández Ortega Institut Català d’Oncologìa, Oncologìa Médica (Spain) Regina Ferrario Istituto Nazionale Tumori Milano (Italy) Nancy Guebert Director of Nursing, Saskatoon Cancer Centre (Canada) Gillian Hutchison Lead Nurse Cancer Services, St George’s Healthcare Trust (UK) Jan Ouwerkerk Research Nurse Oncology, University Hospital Leiden (The Netherlands) Alison Richardson Professor of Cancer and Palliative Nursing Care King’s College (London) Gerd Tveiten Sandefjord Sykehus (Norway) Louis Verpoorten Hospital Oncology Unit, Hasselt (Belgium) Annie Young CRCTU Clinical Research, University of Birmingham (UK) Considerazioni sulla struttura del testo Il testo a margine sinistro può contenere spiegazioni di parole o termini che possono non essere famigliari. I riquadri sfumati all’interno della pubblicazione contengono informazioni complementari per i lettori, che evidenziano aspetti rilevanti della cura del tumore del colon-retto. Vi sono inoltre, al margine destro vari riquadri denominati Pensa! Esegui! Interventi! Scrivi! e Domanda? pensati per assistervi nella valutazione e nell’assimilazione progressiva del contesto. Vengono anche presentati dei casi clinici per aiutarvi a mettere in relazione la vostra esperienza clinica col contenuto di questo testo. I lettori dovrebbero approfondire la conoscenza di particolari sezioni del testo per meglio rispondere alle attività di apprendimento. Iniziativa di assistenza infermieristica per il Tumore del Colon-retto (NICCI) NICCI è un progetto EONS sostenuto e sponsorizzato da AstraZeneca. Gli obbiettivi globali del progetto sono: ■ ■ ■ ■ fornire alla professione infermieristica una solida base conoscitiva sugli aspetti principali del tumore del colon-retto analizzare il ruolo degli infermieri nel fornire la migliore assistenza ai pazienti affetti da tumore del colon-retto prendere in considerazione l’eventualità di dover apportare cambiamenti alla pratica assistenziale a livello nazionale e internazionale, per poter raggiungere tale scopo garantire il coinvolgimento e la realizzazione del progetto a livello istituzionale. Dato che il nursing del tumore del colon-retto è così esteso, si è deciso di limitare il progetto a delle aree chiave che coinvolgono il ruolo dell’infermiere nell’equipe multidisciplinare, la comunicazione infermiere-paziente; il coinvolgimento del paziente e della famiglia nel processo decisionale e il ruolo infermieristico nella chemioterapia. Dei punti chiave, per la pratica del nursing nel tumore del colon-retto riferito a queste aree, sono stati concordati e sviluppati da un gruppo di infermieri provenienti da 10 paesi, esperti sul tumore del colon-retto. I punti sono i seguenti: ■ ■ ■ Gli infermieri sono parte integrante dell’equipe responsabile della gestione dell’assistenza. Gli infermieri hanno le conoscenze di base, le tecniche ed i comportamenti adeguati ad assistere efficacemente i pazienti affetti da tumore del colon-retto. Gli infermieri facilitano la partecipazione del paziente alle decisioni terapeutiche, nel rispetto delle preferenze individuali. Il risultato a cui mira il progetto NICCI è quello di far sì che gli infermieri dei paesi partecipanti al progetto, lavorino o già in accordo con queste direttive, o in procinto di attivarle. Per raggiungere questo risultato, il progetto NICCI consta di due fasi conplementari: educativa e di verifica. Questo pacchetto formativo è un componente chiave della fase educativa, che è stato sviluppato concordemente dal gruppo di infermieri esperti nel campo e provenienti dai dieci paesi coinvolti nel progetto. Il pacchetto è una guida esauriente e un valido documento di riferimento sul tumore del colon-retto e può essere usato sia nella fase di verifica dell’iniziativa, sia da solo. Comprende quattro sezioni, ognuna delle quali contiene degli obiettivi di apprendimento, un’ampia informazione basata sull’evidenza e varie attività di apprendimento che i lettori sono incoraggiati ad intraprendere man mano che procedono. È da evidenziare il fatto che la disponibilità e l’impiego consolidato delle terapie e dei regimi descritti per il tumore del colon-retto possono differire da paese a paese. Nota bene: i punti di vista espressi in questo testo possono non necessariamente rispecchiare i punti di vista di AstraZeneca. Lista delle Figure Figura 1.1: Il cambio genetico nella sequenza di sviluppo dell’adenoma. Figura 1.2: Percentuale della distribuzione, per sede, dei casi di tumore del colon-retto all’interno del grosso intestino. Figura 2.1: Sintomi del tumore del colon-retto secondo la sede. Figura 2.2: Confronto fra stadiazione secondo Dukes e TNM nel tumore del colon-retto. Figura 3.1: Collocazione della stomia secondo la sede del tumore. Sezione 1 L A M A L AT T I A Obiettivi di Appendimento ■ Conoscere l’incidenza e l’eziologia del tumore del colon-retto. ■ Comprendere i fattori genetici che influenzano il rischio di sviluppare il tumore del colon-retto e saper identificare quelle 1 . L A M A L AT T I A famiglie che potrebbero necessitare di una consulenza genetica. ■ Conoscere gli sviluppi della malattia. ■ Sapere come prevenire il tumore del colon-retto. ■ Valutare i vantaggi e gli svantaggi dello screening. 1 . L A M A L AT T I A INCIDENZA Incidenza Il tumore del colon-retto è una delle neoplasie più comuni della civiltà occidentale. Sfortunatamente la diagnosi è spesso fatta in ritardo per via dei sintomi molto vaghi, mentre le possibilità di cura sono elevate nel caso di un intervento precoce. La malattia nei primi stadi può essere curata circa nel 90% dei casi, mentre nello stadio avanzato metastatico, in meno del 5%. Nel mondo occidentale il tumore del colon-retto è la seconda causa più comune di morte da cancro dopo il tumore del polmone nell’uomo e quello della mammella nella donna (Estéve et al, 1993), responsabile di: ■ 57.000 morti all’anno negli U.S.A. ■ 85.000 morti all’anno nell’Unione Europea (EU). Tuttavia, nel periodo compreso tra il 1950 e il 1990 vi è stata una diminuzione del 30% della mortalità da tumore del colon-retto negli U.S.A. (Chu et al, 1994) con un ribasso significativo della mortalità fra il 1975 e il 1988 (Coleman et al, 1993) nei paesi Europei meridionali (Spagna, Italia, Grecia e Portogallo). Queste tendenze possono essere attribuite ai progressi di trattamento precoce come nelle variazioni dello stile di vita, inclusa la dieta. Per il pubblico, in generale, senza fattori di rischio, c’è un rischio del 5% di sviluppare il tumore ma per una parte della popolazione il rischio è più alto (vedi sotto). È raro che si ammali chi ha meno di 40 anni. L’incidenza aumenta con l’età, e dopo i 50 anni il rischio raddoppia ogni dieci anni; l’età media dell’inizio della malattia è 62 anni (Wingo et al, 1995). L’incidenza è leggermente più elevata nell’uomo. Variazioni Geografiche Le variazioni geografiche nell’incidenza del tumore del colon-retto sono notevoli. ■ Il tumore del colon-retto è più frequente nei paesi occidentali industrializzati quali il Nord America, il Nord Europa, Australia e Nuova Zelanda. ■ L’incidenza maggiore è di circa 15 su 100.000 donne, di 22 su 100.000 uomini (U.S.A.) (Landis et al, 1998). ■ L’incidenza minore è di 1,9 su 100.000 uomini e donne (Senegal). Quando una persona si trasferisce da una zona a bassa incidenza ad una ad alta incidenza, il rischio che sviluppi un tumore del colon-retto aumenta come nel paese ospite, fatto che suggerisce una forte influenza ambientale sullo sviluppo della malattia (Cohen e Winawer, 1995). 2 1 . L A M A L AT T I A EZIOLOGIA Eziologia Lo sviluppo di un tumore del colon-retto è un processo con vari stadi, dovuto ad una complessa interazione fra fattori genetici ed ambientali. La maggioranza dei tumori del colon-retto sono spontanei, riflettono gli effetti dell’ambiente, il più importante dei quali sembrerebbe essere la dieta. Ci sono tuttavia alcune sindromi genetiche ben definite che costituiscono una predisposizione allo sviluppo della malattia. Fattori dietetici che influenzano lo sviluppo del tumore del colon-retto Il rischio di sviluppare un tumore del colon-retto è aumentato da: ■ un apporto elevato di grassi di origine animale nella dieta ■ un apporto elevato di carni sofisticate ■ un apporto elevato di zucchero ■ un apporto scarso di fibre ■ un apporto scarso di frutta e verdura ■ l’obesità. Il rischio è diminuito da: ■ diete ricche di scorie ■ un apporto di frutta e verdura fresca ■ un apporto adeguato di calcio ■ alcune vitamine ( A, C, D ed E). Questi dati sono accettati da molto tempo, ma uno studio prospettico su medici maschi ed una recente indagine su circa 89.000 infermiere pongono dei dubbi sugli effetti protettivi delle fibre. (Platz et al, 1999; Fuchs et al, 1999). L’ipotesi è che nelle feci sono presenti dei carcinogeni i quali, rimanendo a lungo a contatto con la mucosa del colon, provocano il tumore (Willet e Mac Mahon, 1984). I grassi ingeriti promuovono la produzione di sali biliari che alla fine si degradano e producono carginogeni. Le abitudini intestinali regolari aumentano la velocità del transito delle feci e di conseguenza diminuiscono i tempi di contatto fra feci e mucosa. Un aumento della massa delle feci diminuisce la concentrazione dei carcinogeni e il loro contatto con le pareti intestinali, e di conseguenza il rischio di sviluppare il tumore. Un alto apporto di grassi animali aumenta la produzione dei carcinogeni, mentre la frutta e la verdura forniscono le fibre e favoriscono regolari abitudini intestinali. Le condizioni socio-economiche elevate sono associate con un rischio maggiore di sviluppare il tumore, presumibilmente perché queste persone hanno una dieta più ricca di grassi animali. La diminuizione della mortalità da tumore del colon-retto osservata negli ultimi decenni può essere il riflesso di una maggiore consapevolezza di cosa sia una dieta salutare. L’influenza dei fattori dietetici potrebbe essere un’interazione fra diversi fattori piuttosto che la presenza o l’assenza di un singolo fattore che da solo predisponga al tumore del colon-retto. Perciò una dieta ricca di grassi e di proteine (es. un alto apporto di carni rosse), povera di fibre, di frutta e di verdura può costituire il maggior rischio. Pensa! Pensate alla Vs/dieta. Vi può esporre a un basso o ad un alto rischio di sviluppare un tumore del colonretto? E riguardo ai cibi dati ai pazienti in ospedale, e le abitudini di approvvigionamento e consumo di cibo della vostra famiglia e dei vostri amici? Alcuni studi hanno implicato un elevato consumo di alcool quale fattore causale, ma l’evidenza non è rilevante. Tuttavia, lo sviluppo del tumore del colon-retto è stato associato ad un elevato consumo di birra (Faivre, 1992). 3 1 . L A M A L AT T I A EZIOLOGIA Fattori genetici che influenzano lo sviluppo del tumore del colon-retto La scoperta di fattori genetici alterati identificabili in pazienti con tumore del colon-retto sia ereditari e sporadici, è stata una scoperta recente e stimolante, per l’oncologia. L’importanza della mappatura genetica è dimostrata dal fatto che esiste un raddoppiamento o un triplicamento del rischio, nei parenti di primo grado dei pazienti con neoplasie del colon-retto (Bazzoli et al, 1995). Oltre a questi vi sono delle predisposizioni genetiche specifiche per il tumore del colon-retto (Tav. 1.1). Un polipo consiste in una crescita, solitamente benigna, da una mucosa (naso, orecchio, stomaco e colon). Può essere una massa di tessuto su di un gambo (polipi peduncolati) o senza gambo (polipi sessili). I polipi giovanili si trovano nei bambini. La presenza di polipi multipli é detta poliposi. I polipi vengono solitamente rimossi chirurgicamente con una polipectomia. Un amartoma è un piccolo nodulo benigno che assomiglia ad un tumore. Contiene cellule normali e la struttura propria di quel tessuto, ma in proporzioni anormali o strutture disorganizzate. L’adenoma è un tumore benigno che proviene dal tessuto ghiandolare. L’Adenocarcinoma è un tumore maligno che proviene dal tessuto ghiandolare. Tavola 1.1: Fattori genetici di rischio per lo sviluppo del tumore del colon-retto. ■ Poliposi familiare adenomatosa (FAP) ■ Sindromi di poliposi, ad esempio il morbo di Peutz-Jegher, di Gardner, Olfield o la sindrome di Turcot ■ Tumore ereditario del colon-retto, non poliposi (HNPCC) ■ Adenocarcinomatosi familiari ■ Parenti con tumore del colon-retto La poliposi familiare adenomatosa è caratterizzata dalla presenza di migliaia di tumori benigni (polipi) lungo tutto l’intestino. Non sono presenti alla nascita, ma appaiono verso il decimo anno di età. L’incidenza è bassa, dell’1% di tutti i casi di tumore del colon-retto, ma è importante per il carattere fortemente ereditario e la tendenza a diventare maligna se non trattato (Burt et al, 1990). Le sindromi di poliposi sono caratterizzate dalla presenza di grappoli di amartomi e polipi nell’intestino tenue, che probabilmente non diventeranno maligni, pur rimanendo il rischio di contrarre un tumore del colon-retto 16 volte più elevato della popolazione normale. L’HNPCC (a volte detta sindrome di Lynch I) avviene nel 4-13% dei pazienti. Tumori multipli del colon si ritrovano in età precoce in molte generazioni della stessa famiglia (Lynch & Lynch, 1978). Parenti HNPCC si definiscono coloro con tre parenti con tumore del colon-retto, in due generazioni, diagnosticati prima del 50° anno di età. Adenocarcinomatosi familiare (a volte detta sindrome di Lynch II ) è una sindrome ereditaria caratterizzata da una insorgenza precoce di adenocarcinomi del colon, delle ovaie, del pancreas, della mammella, dei dotti biliari, dell’uretere, dell’endometrio o del sistema gastrico (Lynch et al, 1983). 4 1 . L A M A L AT T I A EZIOLOGIA Parenti con tumore del colon-retto. Circa il 25% dei pazienti con tumore del colon- retto hanno almeno un parente di 1° grado con la stessa malattia (Burt et al., 1990). Genetica Molecolare del Tumore del Colon-retto Lo ■ ■ ■ sviluppo del tumore del colon-retto implica: la perdita di alcuni geni la mutazione di un proto-oncogene la perdita di un gene onco-soppressore. I proto-oncogeni sono geni che possono diventare oncogeni- cioè i geni che contribuiscono all’insorgenza del tumore. I proto-oncogeni codificano proteine che promuovono la crescita cellulare, ma che normalmente non vengono espresse. Quando avviene una mutazione (che è soltanto un cambiamento nel gene) per via di un qualche danno, il risultato è la fabbricazione di queste proteine e di conseguenza un aumento della crescita e della riproduzione cellulare. I geni onco-soppressori codificano proteine che bloccano la crescita cellulare, e agiscono normalmente per impedire che le cellule crescano senza limiti, per cui la loro perdita è associata ad una crescita cellulare irregolare e alla formazione di un tumore. La mancanza di alcuni geni, come il gene FAP, localizzato sul cromosoma 5, può essere un tratto ereditario, ma può anche essere dovuto a un danno subito dal DNA. La mutazione dei proto-oncogeni o la perdita dei geni oncosoppressori, può essere dovuta ad un danno ambientale. Di conseguenza il tumore del colon-retto è dovuto ad una combinazione di fattori genetici ed ambientali. Sono necessari vari danni; una sola anormalità genetica non causa il cancro. Queste anormalità possono impiegare anni ad accumularsi, perché il DNA umano è capace di autoripararsi, e non ogni danno dà luogo ad una mutazione genetica permanente. Questa è la ragione per cui li cancro è più comune nell’anziano; la longevità aumenta il periodo di esposizione ai fattori di danno. Approfondimenti sulla genetica del tumore del colon-retto si trovano in ILYAS et al, 1999. Figura 1.1 I cambi genetici nello sviluppo della sequenza adenoma-carcinoma. Mutazione del k-ras oncogene (proto-oncogene) Epitelio normale Epitelio proliferativo Early adenoma Mutazione o perdita del gene FAP Perdita del gene p53 Late adenoma Carcinoma Metastasi Perdita del DCC (deleted in colorectal cancer), gene soppressore 5 1 . L A M A L AT T I A PATOLOGIA Oltre alle condizioni genetiche anche alcune malattie pre-esistenti costituiscono un aumento del rischio di contrarre un tumore del colon-retto (Tavola 1.2). Domanda? Un uomo di 42 anni sta morendo di Tavola 1.2: Malattie pre-esistenti o trattamenti che aumentano il rischio di contrarre un tumore del colon-retto. tumore del colonretto. Il figlio di 18 anni è preoccupato ■ Colite ulcerosa di essere a rischio per questa malattia. ■ Morbo di Crohn Quali informazioni sono necessarie per ■ Pregresso adenoma o tumore del colon-retto valutare il grado di rischio nel figlio? ■ Pregressa chirurgia pelvica non oncologica Nel vostro paese quali servizi ■ Pregressa RT sull’addome esistono per aiutare questa persona? Patologia La grande maggioranza dei tumori (90/95%) consiste in adenocarcinomi. I tumori non appaiono distribuiti uniformemente lungo il colon, e ci sono delle sedi preferenziali. Un po’più di un terzo dei tumori è localizzato nel retto, un altro terzo nel sigma o nel colon discendente. Circa il 10% è nel colon trasverso e il restante 20% nel colon ascendente. La figura 1.2 riassume la distribuzione del tumore del colon-retto. Una parte considerevole proviene da polipi adenomatosi che sono tumori benigni o da adenomi della mucosa del colon. Figura 1.2 Percentuale di distribuzione dei casi di tumore del colon-retto, per sede, nel grosso intestino. Riprodotto da Factsheet 18.1 Tumore del grosso intestino - UK su gentile concessione del UK Cancer Research Campaign. Flessura epatica 2% Colon trasverso 5,5% Colon ascendente 5% Cieco 12% Flessura splenica 3% Colon discendente 4% Giunzione retto-sigmoide 7% Sigma 21% Retto 38% Appendice 0,5% Ano 2% 6 1 . L A M A L AT T I A PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON-RETTO Diffusione ■ I tumori nascono nella mucosa e possono progredire in qualunque direzione, ma solitamente si sporgono nel lume. ■ I tumori tendono a crescere intorno alla circonferenza del lume piuttosto che diffondersi lungo le pareti. ■ Il tumore penetra la sottomucosa, il muscolo della parete intestinale (lamina propria) e la sierosa. A questo stadio è detto invasivo. ■ Quando è nella sierosa il tumore può invadere gli organi adiacenti o il peritoneo. ■ La diffusione metastatica avviene attraverso i vasi linfatici e sanguigni. ■ Dato che il drenaggio venoso dell’intestino è diretto al fegato, attraverso la vena porta, il fegato è la sede più comune di metastasi. ■ Il drenaggio linfatico dal colon e dal retto trasporta le metastasi ai polmoni, alle ossa e al cervello, ma è raro trovarle in assenza di metastasi epatiche. ■ Le metastasi ossee hanno solitamente sede nel sacro, nel coccige nella pelvi e nelle vertebre lombari. ■ Il tumore può anche diffondersi in altre aree del lume intestinale da cellule che partono dal tumore primitivo e che si depositano in altri punti della parete del colon. Pensa! Che tipo di problemi può porre al paziente la modalità di diffusione del tumore del colonretto? Prevenzione del tumore del colon-retto La prevenzione del tumore del colon-retto può essere primaria o secondaria. La prevenzione primaria consiste nell’identificare ed eliminare i fattori causali. La prevenzione secondaria consiste nell’identificare ed eradicare la malattia quando ancora non si è trasformata in maligna. Anche l’identificare e il trattare la malattia in stadio precoce può essere considerata prevenzione secondaria. Lo screening è quindi l’asse portante della prevenzione secondaria. Misure di prevenzione primaria Le misure preventive si concentrano quindi, sulla modifica delle abitudini alimentari, per ridurre l’apporto di grassi e aumentare quello di fibre, frutta e verdura, vitamine e antiossidanti (Tavola 1.3). Bisogna tener presente che è difficile valutare l’influenza di qualunque componente della nostra dieta su qualunque malattia, perché bisogna prendere in considerazione molte variabili. Il consiglio dietetico deve essere una raccomandazione e non una regola rigida. Le raccomandazioni riportate nella tavola 1.3 sono in accordo col Codice Europeo Contro il Cancro, per la prevenzione del cancro in generale, e costituiscono una dieta sana. 7 1 . L A M A L AT T I A SCREENING Tavola 1.3: Provvedimenti preventivi per il tumore del colon-retto. Azione! Riassumi i consigli ■ Diminuire l’apporto di grassi saturi ■ Diminuire l’apporto di alcool ■ Aumentare l’apporto d fibra alimentare (specialmente quella proveniente dalla cellulosa, dal frumento e dalla crusca che hanno un effetto più protettivo di quella proveniente dall’avena e dal mais) ■ Aumentare l’apporto di frutta e verdura per fornire micronutrienti quali: ■ vit.A- pesche, meloni, albicocche, verdura verde scuro e gialla (carote, spinaci) ■ vit.C- agrumi, fragole, ribes, cavolo, pomodori, noci e rosa canina ■ vit.E- oli vegetali (specialmente d’oliva), alfalfa e lattuga ■ verdure crucifere che hanno un effetto protettivo- cavoletti di Bruxelles, broccoli, cavolfiore, cavolo e kohl rabi Benchè alcuni studi abbiano ipotizzato l’azione protettiva dei FANS nei confronti del tumore del colon-retto, ciò non è stato sufficientementa dimostrato per consigliare l’assunzione regolare di FANS come misura preventiva, tenuto conto che questi farmaci hanno rischi collaterali, quali l’ulcera. Screening Ci sono diversi tipi di screening basati sulla popolazione e opportunistici. Lo screening basato sulla popolazione significa che ogni membro della popolazione sana, che soddisfi certi requisiti (Es. gruppo di età) è invitato per lo screening. Screening opportunistico significa che quando un individuo fa degli accertamenti generali, gli vengono fatti alcuni esami di routine, per valutare la presenza o meno di problemi di salute. Lo screening consiste nell’esaminare una data popolazione alla ricerca di stati pre cancerosi o precoci di malattia, per poter fornire un trattamento precoce. I criteri generali che si possono applicare ad uno screening oncologico si possono riassumere come segue: ■ la malattia deve rappresentare un importante problema sanitario ■ deve essere riconoscibile lo stadio iniziale ■ deve esserci a disposizione un trattamento ■ il trattamento nello stadio precoce deve essere più vantaggioso di un trattamento a uno stadio più avanzato ■ deve esserci un test di screening adatto ■ il test deve venire accettato dalla popolazione, deve essere ragionevolmente semplice e sicuro ■ il test deve essere sufficientemente sensibile e specifico per essere preciso al massimo ■ i risultati devono giustificare i costi. 8 dietetici che daresti a un paziente che ha subito un trattamento curativo per un tumore del colonretto ai primi stadi. Fai una lista dei fattori alimentari che potrebbero aumentare il rischio di contrarre il tumore del colonretto. 1 . L A M A L AT T I A SCREENING La precisione è molto importante perché risultati falsamente positivi possono recare serie preoccupazioni all’individuo e costituiscono anche uno spreco di risorse. Lo screening per il tumore del colon-retto è una prospettiva molto interessante perché di solito il trattamento della malattia, nei primi stadi, è un successo completo. La diagnosi precoce aumenterebbe i tassi di sopravvivenza, dato che in molti casi la diagnosi vien posta quando ormai non è più possibile un trattamento curativo. Per gli individui ad alto rischio, quali coloro con certe predisposizioni genetiche, lo screening può mirare ad individuare, e rimuovere, i grandi adenomi polipoidi (i polipi benigni che spesso si trasformano in senso maligno), come metodo per ridurre il numero di casi di tumore del colon-retto. Per lo screening del tumore del colon-retto si usano tre tests principali: ■ esplorazione rettale digitale (DRE) ■ sangue occulto nelle feci (FOBT) ■ sigmoidoscopia (colonscopia). Se l’ individuo è ad alto rischio, o se uno dei tre esami risulta positivo, si possono fare ulteriori indagini quali il clisma opaco a doppio contrasto o la colonscopia. Ambedue queste procedure sono più sensibili nell’individuare il tumore del colon-retto, ma attualmente vengono usate soprattutto come strumenti diagnostici (vedi sotto) che di screening, dato che la loro complessità richiede parecchio impiego di tempo e denaro. DRE - L’esplorazione rettale è facile da eseguire, ma solo una piccola parte dei tumori è situata dove il dito la può raggiungere. FOBTs - La ricerca del sangue occulto nelle feci è mirata all’individuazione di tumori asintomatici ai primi stadi. Presuppone il sanguinamento di questi tumori e si basa sull’individuazione del sangue nelle feci con metodi sia chimici sia immunologici. Esistono sul mercato vari sistemi di ricerca del sangue occulto nelle feci, il più diffuso dei quali è Hemoccult®, col quale un piccolo campione di feci è deposto su un cartoncino impregnato di guiac e analizzato. È possibile preparare il campione a domicilio e mandarlo per essere analizzato. Uno svantaggio di questo test è che per essere sicuro devono essere analizzati tre campioni di feci (il tumore potrebbe non sanguinare costantemente e di conseguenza, il sangue, potrebbe essere presente o meno nelle feci, e quindi, non rilevabile. Il test è anche poco sensibile (individua solo il 40% dei tumori e l’80% degli adenomi) e ciò richiede screening ripetuti. Oltre a questi problemi, la gente trova poco gradevole dover manipolare i campioni di feci, e non collabora volentieri all’esecuzione di tali tests. Inoltre, dato che il consumo di alcuni alimenti possono dare dei falsi positivi, una dieta particolare dovrebbe essere essere consigliata prima del test - ad esempio, eliminare la carne nei due giorni antecedenti l’esame. 9 1 . L A M A L AT T I A SCREENING La Sigmoidoscopia consiste nel visionare il lume del colon con un sigmoidoscopio, che può essere rigido o flessibile. Il sigmoidoscopio flessibile ha sostituito quello rigido, più vecchio, in quanto può penetrare nel colon ad una distanza maggiore (65 cm). Più del 60% dei tumori del colon-retto si trova nel raggio di azione del sigmoidoscopio flessibile, in molti casi, lo screening e il trattamento possono essere effettuati contemporaneamente. Gli svantaggi principali sono che non può rilevare i tumori del colon trasverso e ascendente, che richiede un certo tempo di esecuzione e la preparazione intestinale, che non è ben accetta da parte della popolazione. Pensa! Siamo certi che il programma assume valenze rilevanti nello screening di massa? Quale di questi tre esami pensate sia il più praticabile? È fattibile uno screening nazionale? I criteri generali per i programmi di screening sono stati descritti qui sopra. Una decisione riguardante l’utilità di uno screening di tutta una popolazione asintomatica per il tumore del colon-retto, deve applicare questi criteri e valutare i benefici e gli svantaggi dei metodi di screening disponibili. (Tavola 1.4). Tavola 1.4: Benefici e svantaggi dello screening per il tumore del colon-retto. Benefici Screening globale per il tumore del colon-retto Svantaggi ■ Una diagnosi precoce aumenterebbe la sopravvivenza ■ Interferenza con lo stile di vita DRE ■ Veloce, facile, poco costoso ■ Individua solo i tumori localizzati nei primi 7 cm del retto Poco piacevole, per alcune persone dal punto di vista della fattibilità FOBT ■ Veloce, facile, relativamente poco costoso 10 ■ Bassa collaborazione da parte della popolazione ■ Bassa sensibilità. La sensibilità può essere aumentata reidratando il campione, ma ciò riduce la specificità ■ La maggior parte degli adenomi non sanguina ■ Molti sanguinano solo negli stadi più avanzati ■ Meno sensibile riguardo alle lesioni rettali ■ Elevato numero di falsi positivi ■ È ancora da dimostrare l’effetto vantaggioso sulla totalità della popolazione 1 . L A M A L AT T I A SCREENING Tavola 1.4: Benefici e svantaggi dello screening per il tumore del colon-retto (continua). Benefici Sigmoidoscopia Svantaggi ■ Lo screening e il trattamento possono ■ La maggior parte degli ■ ■ ■ ■ essere effettuati contemporaneamente Oltre il 60% dei tumori del colon-retto sono raggiungibili dal sigmoidoscopio flessibile Molto selettiva e specifica Un follow-up selettivo per i pazienti ad alto rischio potrebbe prevenire le recidive Potrebbe diminuire la mortalità in modo considerevole - ancora da valutare Attività! Nel vostro paese esiste un programma nazionale di ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ adenomi non diventa cancro Costosa, richiede tempo, invasiva Necessita di una preparazione intestinale Incerta l’accettabilità Gli adenomi “piatti” o quelli nelle pieghe potrebbero sfuggire Alcuni tumori non hanno una fase di adenoma I casi del colon trasverso e ascendente non saranno diagnosticati Rischio di danneggiare il colon screening? Quali sono i criteri di inclusione nel programma? Riuscite a sapere se localmente esiste un programma di prevenzione? Che esami vengono effettuati? L’intensità dell’ansia indotta da uno screening varia secondo il metodo usato. L’invito a partecipare a una ricerca del sangue occulto nelle feci ha causato preoccupazione nel 16% dei soggetti, preoccupazione che è durata, nella maggior parte dei casi, meno di una settimana. La preoccupazione è aumentata dopo un risultato iniziale positivo, ma è diminuita dopo una visita medica; un anno dopo la maggior parte dei soggetti apprezzava l’esame (Lindholm et al, 1979). Nonostante la procedura sia più complessa, in generale, i pazienti accettano di buon grado lo screening endoscopico per il tumore del colon-retto (Dominitz e Provenzale, 1997). Fattori quali il livello culturale, la consapevolezza della malattia, la pressione degli altri e la percezione della propria vulnerabilità hanno tutti un ruolo nel determinare le scelte di una popolazione riguardo uno screening. Dopo aver valutato benefici e svantaggi, aver preso in considerazione il numero delle vite salvate, la complessità, i costi e l’affidabilità di esami efficaci e considerata la disponibilità a partecipare ai test da parte della gente, non è giustificato uno screening di routine di tutta la popolazione asintomatica, e questo nella maggior parte dei paesi Europei (Austoker, 1994). Questa conclusione è stata recentemente suffragata da uno screening con Hemoccult® in una meta-analisi di più di 330.000 persone randomizzate in studi clinici controllati (Towler et al, 1998). L’entusiasmo nei riguardi dello screening è maggiore negli U.S.A. dove l’American Cancer Society raccomanda: ■ esplorazione rettale annuale per chi ha >40 anni ■ ricerca del sangue occulto annuale per chi ha >50 anni ■ sigmoidoscopia ogni 3-5 anni per chi ha >50 anni. 11 1 . L A M A L AT T I A SCREENING Per i gruppi ad alto rischio, però, vi é comune accordo, sia in Europa che negli U.S.A., che lo screening sia necessario. La messa in pratica può variare nei vari paesi, ma sono state enunciate le seguenti raccomandazioni (Cohen et al, 1993): Se esiste una anamnesi familiare positiva per tumore del colon-retto: ■ Lo screening della dovrebbe iniziare verso i 35-40 anni di età (o dieci anni prima dell’età del più giovane della famiglia a cui sia stato fatto diagnosi di tumore). ■ Ricerca annuale del sangue occulto. ■ Sigmoidoscopia ogni 3-5 anni. ■ Colonscopia completa nel caso siano stati identificati polipi adenomatosi. Antigene carcinoembrionico: inizialmente si riteneva il tasso del CEA diagnostico per il tumore del colonretto, ma ciò è risultato non essere vero; è elevato in vari tumori e anche in malattie infiammatorie dell’intestino. Si tratta comunque di un segno avvalorante ed è un valido strumento per valutare la progressione del tumore durante il trattamento. I livelli normali sono di 0-2,5 ng/ml nel non fumatore; fino a 5 ng/ml o più nel fumatore. Questo è da ricordare per evitare falsi positivi nel fumatore. In alcune relazioni i livelli di >5 ng/ml dopo il trattamento indicano un aumento del rischio di recidiva, ma questo non è accettato universalmente. Se esiste una anamnesi di tumore del colon-retto trattato con chirurgia curativa: ■ Colonscopia entro un anno dalla resezione (se questa procedura non è stata effettuata nel post-operatorio). ■ Se negativa, deve essere ripetuta dopo 3 anni e, se ancora negativa, ogni 5 anni. Se viene confermata l’assenza di eredità o una mutazione del gene FAP: ■ Sigmoidoscopia con sigmoidoscopo flessibile ogni 12 mesi iniziando dalla pubertà. Se appare una poliposi ■ Asportazione totale del colon (colectomia), congiungendo l’ileo al retto (anastomosi ileo-rettale). ■ Asportazione totale del colon e del retto (proctocolectomia) con l’ileo che forma una stomia verso l’esterno o congiungendo l’ileo all’ano (anastomosi ileo-anale). ■ Chi ha la conservazione del retto dovrà fare ogni 6 mesi, per tutta la vita, una rettoscopia con la rimozione dei polipi. Anamnesi personale positiva per tumore o polipo: ■ Controllo endoscopico di tutto l’intestino rimanente ogni 1-3 anni. ■ Clisma a doppio contrasto. ■ Livello CEA (secondo alcuni molto discutibile). Anamnesi di colite ulcerosa per almeno 10 anni: ■ Controllo del colon ogni 1-2 anni. ■ Biopsia delle lesioni sospette. Linee guida simili sono state fornite da dall’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) insieme al Memorial Sloan-Kattering Cancer Centre (Winawer et al, 1995). 12 1 . L A M A L AT T I A DOMANDE DI AUTOVALUTAZIONE DOMANDE DI AUTOVALUTAZIONE Per alcune domande può esserci più di una risposta corretta. Le risposte si trovano al termine della pubblicazione. 1. Il rischio per la popolazione in generale, di sviluppare un tumore del colon retto è del: ■ a) 1% b) 5% ■ c) 10% ■ 2. Dove dovrebbe essere minore l’incidenza del tumore del colon-retto? a) Africa b) Nord America c) Australia 3. Quali dei seguenti aspetti della dieta diminuiscono il rischio di contrarre il tumore del colon-retto: a) Apporto elevato di avena ■ b) Apporto elevato di frutta ■ c) Apporto elevato di vit.B. ■ d) Apporto elevato di grassi animali ■ 4. Quali dei seguenti stati aumentano il rischio di contrarre il tumore del colon-retto: a) Parenti di 1° grado con tumore del colon-retto ■ b) Anamnesi di sindrome da intestino irritabile ■ c) Donne con anamnesi di tumore della mammella ■ 5. Quali strumenti sono adatti allo sceening per il tumore del colon-retto: a) Radiografia dell’addome ■ b) Livello del CEA ■ c) Sigmoidoscopia flessibile ■ d) Colonscopia ■ 13 DIAGNOSI E STADIAZIONE Sezione 2 D I AG N O S I E STA D I A Z I O N E Obiettivi di Apprendimento ■ Conoscere i segni, i sintomi e le diagnosi differenziali del tumore del colon-retto. ■ Capire gli esami e i procedimenti usati nella diagnosi del tumore del colon-retto. ■ Capire la stadiazione della malattia e come lo stadio e altri fattori influenzino la prognosi. ■ Prendere in considerazione il ruolo dell’infermiere nella diagnosi e nella stadiazione del tumore del colon-retto. 2. D I AG N O S I E STA D I A Z I O N E PRESENTAZIONE E DIAGNOSI Presentazione e diagnosi La prognosi per un individuo con diagnosi di tumore del colon-retto è direttamente correlata allo stadio della malattia al momento della diagnosi stessa: Al momento della diagnosi il: ■ 37% dei carcinomi del colon-retto sono localizzati ■ 37% hanno una diffusione loco-regionale ■ 19% hanno una diffusione a distanza (Parker et al, 1996). Spesso il tumore del colon-retto progredisce ad uno stadio avanzato dopo la diagnosi iniziale e il trattamento. Nonostante la chirurgia terapeutica, circa il 50% dei pazienti muore per le metastasi conseguenti. I dati forniti dal National Cancer Institute in U.S.A. mostrano una sopravvivenza a 5 anni del: ■ 92% per i tumori localizzati ■ 64% per i tumori regionali ■ 8% per malattia a distanza ■ La sopravvivenza globale è del 63% per gli Americani bianchi (la percentuale è leggermente più bassa per gli Afro Americani) (Landis et al, 1998). I pazienti oltre i 70 anni di età sono ai primi stadi della malattia più frequentemente che i giovani. Per il tumore del colon-retto, il 62% dei pazienti sopra gli 80 anni hanno la malattia al 1° o al 2° stadio, mentre fra chi ha meno di 50 anni è solo del 50%. I motivi di ciò non sono chiari, ma potrebbero essere un riflesso del fatto che gli anziani fanno più spesso dei controlli o si rivolgono al medico di base per altri problemi e discutono segni e sintomi. I primi segni o sintomi potrebbero essere interpretati come parte del processo di invecchiamento, per cui è importante che vengano esaminati a fondo. La malattia al primo stadio è spesso asintomatica. Più avanti la malattia presenta una serie di sintomi vaghi, molti dei quali possono essere associati con altri problemi gastrointestinali o non. Fra questi sintomi, eccone alcuni: ■ cambiamento delle abitudini intestinali - diarrea, stitichezza od entrambe ■ sangue dal retto, rosso vivo o vecchio e/o muco ■ ostruzione intestinale ■ dolore addominale - che può essere intermittente ■ perdita di appetito e/o calo ponderale ■ nausea e vomito ■ astenia ■ malessere ■ sintomi dovuti all’anemia per una perdta cronica di sangue. Fra i fattori evidenziati da esami che inducono a un sospetto di malignità ci sono: ■ massa addominale ■ ricerca del sangue occulto nelle feci: positiva. 16 2. D I AG N O S I E STA D I A Z I O N E DIAGNOSI DIFFERENZIALI In presenza di una diffusione metastatica della malattia i sintomi aumentano. La prima localizzazione delle metastasi del tumore del colon-retto è nel fegato; un paziente su quattro ha metastasi al primo ricovero, e circa il 70% avrà metastasi epatiche al momento della morte (Fong et al, 1995). L’infiltrazione del fegato causa numerosi effetti fisiologici tra i quali: ■ fegato ingrossato (epatomegalia) ■ dolore dovuto alla distensione della capsula epatica (solitamente nel quadrante addominale superiore destro) ■ perdita di peso ■ anoressia ■ ittero ■ ascite ■ prurito (dovuto all’accumulo di sali biliari) ■ sindrome di schiacciamento gastrico (che causa nausea e vomito). La seconda localizzazione, più comune, delle metastasi del tumore del colonretto è nei polmoni, ma nella grande maggioranza dei casi (85% circa) sono asintomatiche (Hoebler, 1997). Qualche paziente può presentare dispnea. La diffusione metastatica può interessare anche le ossa, ma questo, nel tumore del colon-retto, è raro. Tuttavia possono essere infiltrati il sacro, il coccige o la colonna inferiore e ciò può essere particolarmente doloroso dato che spesso sono coinvolti i nervi e ciò provoca un dolore intenso, acuto, simile alla sciatica, molto difficile da trattare. Nei casi estremi può essere necessario effettuare un blocco dei nervi per diminuire il dolore. Diagnosi differenziali I sintomi gastrointestinali del tumore del colon-retto sono vaghi e possono essere dovuti a svariati problemi, la maggior parte dei quali non sono di particolare gravità clinica. È quindi importante eliminare in primo luogo queste possibilità di gran lunga più comuni. Altri problemi che devono essere esclusi sono: ■ diverticolite ■ sindrome dell’intestino irritabile ■ colite ■ emorroidi. Pensa! Dato che la diagnosi precoce migliora la prognosi, secondo voi, che interventi potrebbero essere fatti a livello locale o nazionale per incoraggiare la gente a sottoporsi Condizioni da includere come meno comuni, ma importanti: ■ linfoma ■ carcinoma gastrico (per l’anoressia e la perdita di peso) ■ polipi benigni ■ carcinoma ovarico. ad esami di controllo? Cosa possono fare gli infermieri, in ospedale, per sensibilizzare i pazienti e i familiari all’importanza di una diagnosi precoce? 17 2. D I AG N O S I E STA D I A Z I O N E DIAGNOSI DIFFERENZIALI La sintomatologia del tumore del colon-retto può variare secondo la localizzazione della malattia (Figura 2.1). Figura 2.1 Sintomi del tumore del colon-retto secondo il sito. Riprodotto da Cancer and its management. Seconda Edizione R. Souhami e J. Tobias per gentile concessione di Blackwell Science LTD. Colon sinistro 1. Dolore 60% 2. Modifiche dell’alvo 60% 3. Massa 40% 4. Sanguinamento 20% 5. Ostruzione 20% 6. Perdita di peso 15% 7. Vomito 10% Lesioni insede destra 1. Dolore 80% 2. Massa 70% 3. Perdita di peso 50% 4. Diarrea + modifiche dell’alvo 40% 5. Vomito 30% 6. Sanguinamento rettale 20% 7. Ostruzione 5% Retto 1. Modifiche dell’alvo 80% 2. Sanguinamento 60% 3. Perdita di peso 25% 4. Dolore 5% 5. Ostruzione 5% 6. Massa 0% 7. Vomito 0% Dato che il colon ascendente (nella parte destra) è ampio e le feci a questo punto sono liquide, l’ostruzione non è una caratteristica comune. Cambiamenti delle abitudini intestinali sono meno comuni, anche se possono esserci dolori e crampi addominali. La massa tumorale può raggiungere una estensione considerevole prima di essere scoperta. Il sanguinamento può causare delle feci marroni-rossastre, ma questo fatto può passare inosservato ed il paziente può anemizzarsi. Il tumore del colon trasverso può causare diarrea, stitichezza o sangue nelle feci. In questa sede l’ostruzione è più probabile perché le feci sono più dense e il lume del colon è più piccolo. Un restringimento della flessura epatica e splenica può impedire il passaggio delle feci. I tumori del colon discendente (lato sinistro) più facilmente causano occlusioni è possono essere sintomatici più precocemente. Il paziente può avere senso di pienezza o crampi. Possono esserci stitichezza e diarrea e le feci possono contenere sangue rosso vivo. 18 2. D I AG N O S I E STA D I A Z I O N E DIAGNOSI I tumori del retto spesso causano ostruzione/occlusione, proctorragia, secrezioni di muco, tenesmo e dolore. Il paziente può notare dei cambiamenti nelle abitudini intestinali e la sensazione di una evacuazione incompleta. Il paziente può anche notare dei cambiamenti nell’urinare. Fra i sintomi della malattia avanzata vi sono: ■ ittero ed epatomegalia ■ ostruzione intestinale ■ tenesmo ■ dolore nel quadrante superiore destro, dovuto a metastasi epatiche. Scrivi! Elencate i differenti quadri clinici di tumore riguardanti il colon ascendente e il colon discendente. Potete darne una spiegazione? Diagnosi I primi accertamenti comprendono una visita medica completa e possibilmente l’esplorazione rettale, la ricerca del sangue occulto nelle feci e la sigmoidoscopia. Una diagnosi di tumore del colon-retto viene confermata dall’esame dell’intero colon, per localizzare la lesione primaria e per escludere eventuali polipi o tumori contemporanei. Gli esami comprendono: ■ colonscopia ■ clisma opaco a doppio contrasto ■ biopsia per un referto istologico del grado. La Colonscopia è lo strumento d’elezione per diagnosticare un tumore del colon-retto, perchè permette la visualizzazione diretta di tutto il colon, mediante il colonscopio flessibile a fibre ottiche. Il paziente di solito viene sedato e qualche volta vengono dati, per via preventiva, degli analgesici. È indispensabile la preparazione intestinale. Un colonscopista esperto, di solito, può esaminare tutto il colon in 10-30 minuti. In alcuni pazienti (10%) la colonscopia non può essere eseguita fino al cieco. La perforazione intestinale è una complicanza rara e qualche volta può esserci una depressione respiratoria (dovuta alla pressione sul diaframma). Durante la colonscopia può venir effettuata una biopsia diagnostica o una polipectomia terapeutica. Il clisma opaco a doppio contrasto è meno costoso e anche meno rischioso della colonscopia. Tuttavia, gli svantaggi sono che i polipi di dimensioni <5 mm di diametro non vengono visti e non possono essere effettuate biopsie o rimozioni di polipi. Altri esami che potrebbero essere effettuati durante il processo diagnostico sono, una radiografia del torace e gli esami del sangue, per controllare lo stato di salute generale, ma anche per verificare l’esistenza di metastasi polmonari. I livelli dell’emoglobina vengono valutati per vedere se il paziente è anemico. Gli esami di funzionalità epatica, la formula leucocitaria, l’azotemia e le prove di coagulazione possono essere effettuati come parte della valutazione generale ma anche per esaminare l’eventuale coinvolgimento del fegato. I valori normali di questi parametri saranno disponibili nella vostra istituzione così da controllare i risultati di laboratorio ed identificare i valori alterati. 19 2. D I AG N O S I E STA D I A Z I O N E DIAGNOSI DI MALATTIA METASTATICA Diagnosi di malattia metastatica Prima di una resezione chirurgica di un tumore è utile, per il chirurgo, sapere se vi sono metastasi, per cui è importante, se possibile, fare una stadiazione del tumore prima dell’intervento. Questa si ottiene con: ■ l’esame clinico, compresa la palpazione del fegato (per individuare metastasi epatiche) e, l’esplorazione rettale ■ radiografia del torace - per valutare la presenza di metastasi polmonari ■ ecografia addominale - per valutare la presenza di metastasi epatiche ■ ecografia endorettale - riesce a differenziare i vari strati della parete rettale ed a individuare metastasi linfonodali ■ TAC - per valutare gli organi adiacenti ed il fegato - se sussiste l’indicazione può essere fatta anche una TAC cerebrale ■ RNM (usata di solito per il tumore del retto piuttosto che del colon) per valutare un coinvolgimento extra rettale ■ livelli sierici del CEA ■ esami di funzionalità epatica ■ livelli di emoglobina. La TAC e la RNM non sono esaurienti negli stadi iniziali del tumore del colonretto. La sensibilità nell’individuare i linfonodi pelvici coinvolti è solo del 35-40%, ma per le metastasi epatiche è di circa il 78% e per le metastasi extraepatiche è del 71% (Delbeke et al, 1997). La tecnologia delle indagini per immagini avanza rapidamente. La Tomografia ad emissione di positroni (PET) è oggi capace di visualizzare avvenimenti biochimici nel tessuto. Questo ha dei vantaggi rispetto alla TAC e alla RNM perché permette la differenziazione fra un carcinoma recidivante del colon-retto e lesioni benigne. La PET ha circa il 92% di accuratezza nell’individuare metastasi epatiche ed extra epatiche (Delbeke et al, 1997). Pensa! Un paziente sta per sottoporsi ad accertamenti per determinare lo studio pre-chirurgico La PET non è ancora molto diffusa ma senza dubbio verrà introdotta nella pratica clinica man mano che la tecnologia progredisce. (per approfondimenti vedi Tempero et al, 1995). del tumore. Di quali informazioni necessita il paziente La colongrafia tomografica computerizzata è una nuova tecnica che usa dati volumetrici TAC insieme ad un software di immagini avanzato, per creare immagini bi e tridimensionali del colon. È molto accurata, ma è una tecnica sofisticata e costosa che è ancora sotto investigazione clinica (Johnson et al, 1997). prima di ogni esame? Quali sono i problemi che potrebbe incontrare il paziente? Quali La Scintigrafia con CEA usa un anticorpo carcinoembrionico, marcato con tecnezio 99 m (arcitumobab), con la scintigrafia esterna viene usata per diagnosticare la malattia a livello epatico ed extra-epatico (Goldenberg et al, 1997). Questa tecnica è accurata al 100% nel definire tumori non resecabili e quindi, usata con la TAC è molto più accurata nel predire le caratteristiche del tumore, rispetto alla sola TAC (Hughes et al, 1997). 20 interventi può attuare l’infermiere per aiutarlo a risolvere questi problemi? 2. D I AG N O S I E STA D I A Z I O N E FATTORI DI STADIAZIONE E PROGNOSI Fattori di stadiazione e prognosi Il trattamento e la prognosi del tumore del colon-retto dipendono dallo stadio della malattia. I fattori patologici più importanti, non correlati, che influenzano la sopravvivenza o le recidive sono determinati da: ■ la profondità di penetrazione attraverso la parete intestinale ■ la presenza e la quantità di linfonodi coinvolti ■ la presenza e l’entità della diffusione metastatica. La stadiazione iniziale di un tumore durante il processo diagnostico può dover essere rivalutata dopo che l’esame istologico del tessuto resecato fornisce un quadro più accurato. Dato che la biopsia può essere eseguita durante la resezione chirurgica, alcune volte il trattamento viene iniziato prima di conoscere con precisione lo stadio. Esistono vari sistemi di stadiazione tra i quali il sistema Dukes’ e il TNM (Tumore, linfoNodo e Metastasi) sono i più usati (Tavola 2.1 e 2.2). Altri comprendono il sistema Asler Collier (Astler & Collier, 1954) e la modifica Gunderson Sosin di questo sistema (Gundersosin & Sosin, 1974). Tavola 2.1: La stadiazione del tumore del colon-retto secondo Dukes. (Dukes, 1932; Gabriel et al., 1935.) Grado Descrizione Sopravvivenza a 5 anni A Limitato alla mucosa o sottomucosa 90-100% B1 All’interno ma che non infiltra la muscolare propria 85% B2 Infiltra la muscolare propria e la sierosa 50-60% C1 Come per B1 ma con diffusione ai linfonodi 40% C2 Come B2 ma con diffusione ai linfonodi 20% D Metastasi a distanza <10% 21 2. D I AG N O S I E STA D I A Z I O N E FATTORI DI STADIAZIONE E PROGNOSI Tavola 2.2: La stadiazione del tumore del colon-retto secondo il sistema TNM. (AJCC, 1983; Hermanek, 1997.) Codice Descrizione T Tumore primario TX Il tumore primario non può essere valutato T0 Nessuna evidenza di tumore primario Tis Carcinoma in situ - intraepiteliale della lamina propria T1 Il tumore coinvolge la submucosa T2 Il tumore invade la muscolare propria T3 Il tumore infiltra attraverso la muscolare propria la sub-sierosa o i tessuti pericolici non peritonealizzati o perirettali T4 Il tumore invade direttamente altri organi o strutture e/o perfora il peritoneo viscerale N. Linfonodi regionali NX I linfonodi regionali non possono essere valutati N0 Nessuna metastasi ai linfonodi regionali N1 Metastasi in da 1 a 3 linfonodi pericolici o perirettali N2 Metastasi in 4 o più linfonodi pericolici o perirettali N3 Metastasi linfonodali lungo il decorso di un tronco vascolare e/o metastasi apicali quando segnalate dal chirurgo M. Metastasi a distanza 22 MX Le metastasi a distanza non possono essere valutate M0 Nessuna evidenza di metastasi a distanza M1 Una o più metastasi a distanza 2. D I AG N O S I E STA D I A Z I O N E ALTRI FATTORI PROGNOSTICI Una indicazione di come questi due sistemi si confrontino è data nella figura 2.2. Figura 2.2 Paragone tra i sistemi di stadiazione secondo Dukes e TNM per il tumore del colon-retto. STADIAZIONE DI DUKE A B1 B2 C1 C2 Scrivi! STADIAZIONE TNM D T1S T1 T2 T3 T4 N1 N2 N3 Fate una lista di confronto tra il Mucosa sistema di Sottomucosa stadiazione Dukes e TNM. Muscolare propria Sottosierosa Sierosa Organi adiacenti Linfonodi regionali sino a o più Oltre gli organi adiacenti Linfonodi Qualsiasi linfonodo di un tronco vascolare maggiore T3 - solo in tessuti non peritoneali pericolici/perirettali T4 - inclusa l’invasione del peritoneo viscerale Altri fattori prognostici Esistono altri fattori prognostici ma meno importanti evidenziati nella Tavola 2.3. Tavola 2.3: Fattori prognostici nel tumore del colon-retto. ■ Sesso- le donne hanno una prognosi più favorevole. ■ Sede del tumore- la sopravvivenza è minore nei tumori del sigma-retto e del retto rispetto al tumori di altre parti del colon. ■ Forma- la sopravvivenza è maggiore per i tumori a fungo che per i tumori ulcerati. ■ Sintomi- il trattamento dei tumori quando ancora asintomatici ha più successo. ■ Durata- la prognosi è migliore per i pazienti che sono stati ■ ■ ■ ■ sintomatici per >6 mesi (probabilmente in questi casi il tumore è meno aggressivo ed ha una crescita più lenta). Età- i pazienti con <40 anni tendono a contrarre tumori aggressivi con prognosi infauste (sembra che i tumori non abbiano delle modalità differenti nel giovane; potrebbero essere ad uno stadio più avanzato al momento della diagnosi perché nel giovane non si sospetta facilmente un tumore). Presenza di ostruzione o perforazione- indica una prognosi peggiore. Grado- più alto è il grado più infausta è la prognosi. Livello del CEA - un livello elevato solitamente riflette una massa tumorale maggiore. 23 2. D I AG N O S I E STA D I A Z I O N E ALTRI FATTORI PROGNOSTICI Molti fattori prognostici sono in realtà solo indicatori dello stadio del tumore al momento della diagnosi. In generale, la diagnosi precoce migliora la prognosi. Grado dei tumori 1° Grado – Ben differenziato, tubuli ben formati, scarso polimorfismo nucleare e mitosi. 2° Grado – Tumore moderatamente differenziato - meno mitosi. 3° Grado – Scarsamente differenziato, presenza di occasionali strutture ghiandolari, cellule pleomorfiche, alta incidenza di mitosi. Informazioni ottenute dagli esami diagnostici Domanda? Una donna si Esame Cosa vi dice Esplorazione rettale Presenza di un tumore del retto Sigmoidoscopia Presenza di un tumore del sigma intermittenti e Colonscopia Presenza di un tumore in una qualsiasi parte del colon cambiamenti delle Radiografia del torace Presenza di metastasi polmonari TAC Diffusione del tumore ad altri organi Diffusione di metastasi a distanza Coinvolgimento linfonodale Individuazione di recidive dopo chirurgia RNM Profondità di penetrazione del tumore del colon-retto Diffusione alle strutture pelviche adiacenti Livelli del CEA Estensione della massa tumorale Scintigrafia con CEA Sede e dimensioni del tumore e delle metastasi PET Sede e dimensioni del tumore, profondità di penetrazione, sede e dimensioni delle metastasi Colongrafia tomografica computerizzata Sede e dimensioni del tumore, profondità di penetrazione, sede e dimensioni delle metastasi Ecografia endo-rettale Stadiazione del tumore del retto, coinvolgimento dei linfonodi Biopsia 24 Grado e tipo di tumore presenta al suo medico di base con dolori addominali abitudini intestinali. Che diagnosi ne potrebbe risultare? Come si porrebbe una diagnosi di tumore del colonretto? 2. D I AG N O S I E STA D I A Z I O N E CASO CLINICO Caso clinico La signora J è una donna di 52 anni che godeva di ottima salute (attività fisica quotidiana, dieta a basso contenuto di grassi e di carne rosse, e alto di frutta, verdura e fibre) si presentò al suo medico di base lamentando dolori addominali nel quadrante inferiore destro, che si erano aggravati recentemente. La signora pensava che il dolore fosse correlato ai suoi frequenti viaggi d’affari e di conseguenza ad una alimentazione non molto consona, ma l’ultimo attacco era stato più doloroso dei precedenti. L’anamnesi familiare era negativa per tumori. Il dolore era così intenso che fu richiesta una TAC dell’addome per escludere un’appendicite. La TAC mostrò una lesione ampia nel cieco e due lesioni nel fegato. La signora J fu ricoverata immediatamente per un’emicolectomia destra ed eventuali resezioni epatiche delle metastasi. Al momento dell’intervento furono individuate altre tre lesioni epatiche e la resezione non venne effettuata. Il tumore primitivo fu resecato e la paziente ebbe un decorso operatorio senza complicanze. Le fu impiantato un port-venoso per facilitare la somministrazione del 5FU. La signora e suo marito furono istruiti nella gestione del port e della pompa infusionale. Domande ■ Questa signora aveva sempre curato lo stile di vita e l’alimentazione, tuttavia le viene diagnosticata una malattia grave. Come pensate che questo possa farla sentire? ■ Quali bisogni immediati pensate abbiano lei e suo marito? Come pensate che cambieranno? ■ Come rispondereste se vi chiedesse quante possibilità ha di guarigione? ■ Coinvolgereste altri professionisti sanitari? 25 2. D I AG N O S I E STA D I A Z I O N E DOMANDE DI AUTOVALUTAZIONE DOMANDE DI AUTOVALUTAZIONE Per ogni domanda può esserci più di una risposta corretta. Le risposte si trovano al termine del manuale. 1. Quali dei seguenti sintomi possono essere causati da una infiltrazione al fegato? ■ a) prurito b) ascite ■ c) ostruzione/occlusione intestinale ■ d) perdita di peso ■ 2. L’ostruzione intestinale è un aspetto frequente dei: a) Tumori del colon ascendente ■ b) Tumori del colon discendente ■ c) Tumori del colon trasverso ■ 3. Quale dei seguenti esami può essere utile nella diagnosi di metastasi? a) Rx torace ■ b) Ecografia addominale ■ c) Clisma opaco ■ d) Livelli dell’emoglobina ■ 4. Un tumore è stato rimosso dal colon e, l’istologia mostra che ha penetrato la tonaca muscolare e la sierosa, ma che non c’è coinvolgimento linfonodale. In quale stadio di Dukes si trova? a) B1 ■ b) B2 ■ c) C1 ■ d) C2 ■ 5. Quali dei seguenti fattori indicano una prognosi infausta per il tumore del colon-retto? a) Alto grado del tumore ■ b) Presentazione asintomatica ■ c) 35 anni di età del paziente ■ d) Un tumore vegetante che si proietta nel lume del colon, ■ ma con poca infiltrazione della parete 26 3. TRATTAMENTO DEL TUMORE DEL COLON-RETTO Sezione 3 T R AT TA M E N T O D E L T U M O R E D E L C O LO N - R E T T O Obiettivi di Apprendimento ■ Conoscere le terapie comunemente utilizzate per il tumore del colon-retto. ■ Capire quali sono gli interventi chirurgici praticati con maggiore frequenza ■ Conoscere dosi di impiego ed effetti collaterali dei farmaci chemioterapici più utilizzati. ■ Conoscere gli schemi di chemioterapia più utilizzati ed i loro effetti collaterali. ■ Conoscere quali sono le terapie utilizzate più comunemente nei diversi stadi del tumore del colon-retto. ■ Conoscere rischi e benefici delle scelte terapeutiche per i pazienti con tumore avanzato del colon-retto. ■ Conoscere cure e farmaci innovativi che non sono ancora di largo impiego. ■ Prendere in considerazione le modalità per facilitare il coinvolgimento del paziente nel processo decisionale. 3. T R AT TA M E N T O INTRODUZIONE Introduzione Le cure che i pazienti possono ricevere per il tumore del colon-retto comprendono chirurgia, chemioterapia, radioterapia, terapie combinate e terapie di supporto. La chirurgia è la cura principale per la maggior parte dei tumori del colon-retto. Generalmente, circa la metà di tutti i pazienti affetti da tumore del colon-retto può essere curata con la resezione chirurgica del tumore primitivo, la metà restante muore per le conseguenze della diffusione metastatica del tumore. Nella malattia allo stadio iniziale la chirurgia è praticata con intento curativo, per la malattia allo stadio avanzato, anche quando sono presenti metastasi a distanza, la chirurgia può essere impiegata per evitare complicazioni come l’occlusione dell’intestino crasso, emorragia o perforazione da tumore. La chirurgia è evitata solo nei pazienti in condizioni generali scadute e con aspettativa di vita molto breve, in tali pazienti l’occlusione può essere trattata in modo conservativo. Per i pazienti con malattia avanzata la chemioterapia è la principale modalità di trattamento. Non ha un provato valore curativo ma un considerevole beneficio palliativo e può prolungare la sopravvivenza (Blijham, 1997). È mirata a contenere il tumore primitivo e la diffusione metastatica. Si stanno utilizzando in modo crescente le terapie biologiche e vengono sviluppate anche terapie immunologiche e geniche. Nei pazienti candidati al trattamento chirurgico possono essere utilizzate anche la chemioterapia e la radioterapia sia singolarmente sia in combinazione. Possono essere impiegate sia prima sia dopo l’intervento chirurgico. In caso di tumore del retto si preferisce generalmente la radioterapia. Il trattamento pre chirurgico (o trattamento neo adiuvante) nella malattia avanzata viene utilizzato per ridurre la massa tumorale prima dell’escissione chirurgica. La terapia post operatoria è mirata a sradicare ogni cellula tumorale residua e a prevenire metastasi. Alcuni agenti citotossici, quali il 5-FU, il raltitrexed (‘Tomudex’) e i composti del platino, per esempio, hanno mostrato di potenziare gli effetti della radioterapia. L’utilizzo della “chemioradioterapia” si è dimostrato utile soprattutto per i tumori del retto. Quindi c’è una varietà di scelte di trattamento e più di una può essere utilizzata. La precisa combinazione dei trattamenti dipende dalla sede del tumore, dallo stadio del tumore e dalla pratica locale. 28 Lo stato di performance è un punteggio derivato dal misurare un numero di elementi relativi alla condizione fisica del paziente, dallo stato cognitivo, alla presenza di co-morbilità e alla capacità di prendersi cura di se stesso. È utilizzato come parte del processo di decisione per stabilire se il paziente sia sufficientemente forte per sottoporsi alla terapia, specialmente quella chirurgica. Sono state sviluppate numerose scale per la misura dello stato di performance, tra le quali sono largamente usate il WHO, il Karnowsky e l’Eastern Co-operative Oncology Group (ECOG). Per il tumore del colonretto non c’è consenso su quale stadio della malattia sia da classificare come “avanzato”. Può essere così definito il tumore del colon-retto che alla presentazione, o alla ripresa di malattia, sia o metastatico o così localmente avanzato che la resezione chirurgica ha basse probabilità di essere praticata con intento curativo. Una definizione meno restrittiva che viene utilizzata è malattia allo stadio T4 senza metastasi a distanza. 3. T R AT TA M E N T O CHIRURGIA Tavola 3.1: Trattamento del tumore del colon-retto. Malattia allo stadio iniziale Stadio A di Dukes Chirurgia Stadio B1 e B2 di Dukes Chirurgia Può essere considerata la chemio/radioterapia adiuvante Intermedio, malattia potenzialmente curabile Stadio C1 e C2 di Dukes Chirurgia Chemio/radioterapia adiuvante Malattia avanzata Stadio D di Dukes o invasione Chirurgia – Intento curativo Intento palliativo Radioterapia palliativa per il tumore del retto ma non per il tumore del colon Chemioterapia palliativa – che può includere la perfusione arteriosa intraepatica Laser terapia endoscopica palliativa per tumori inoperabili del colon distale e del sigma che causano ostruzioni sanguinanti, diarrea o incontinenza Chirurgia Le procedure diagnostiche indicano lo stadio del tumore ma può accadere che sia possibile verificare in modo definitivo lo stadio della malattia solo quando i campioni ottenuti con la chirurgia siano stati esaminati istologicamente per mostrare, per esempio, se c’è un coinvolgimento dei linfonodi. Questa informazione può essere utilizzata per decidere della possibilità di un successivo trattamento adiuvante. Pensa! Quali fattori rendono un paziente totalmente non idoneo ad essere sottoposto a chirurgia per il Tumore del colon potenzialmente curabile I pazienti nei quali il tumore è ad uno stadio iniziale (Stadio A, B1 e B2 di Dukes) o ad uno stadio intermedio, dove le metastasi singole o confinate sono operabili (Stadio C e D) sono candidati a chirurgia potenzialmente curativa. Ciò generalmente comporta la rimozione chirurgica di una parte del colon, i suoi vasi sanguigni, quelli linfatici (inclusi i linfonodi regionali) che drenano la porzione di colon asportato, e il mesentere locale. Questa viene denominata resezione “in blocco”. Deve essere rimossa anche una certa quantità di tessuto sano (di solito un margine di circa 5 cm., definito margine di resezione) che circonda il tumore, per assicurarsi che non vi siano cellule maligne residue. tumore del colonretto? La resezione totale del mesoretto è attualmente il trattamento più utilizzato per i tumori del retto, e trattamento di elezione in alcune nazioni. Possono essere eseguite biopsie del fegato e dei linfonodi regionali. In alcuni casi di malattia stadio D di Dukes possono anche essere asportate metastasi isolate del polmone, fegato o ovaio, ma è più probabile che ciò avvenga in un intervento separato. 29 3. T R AT TA M E N T O CHIRURGIA Quasi tutti i tumori del colon allo stadio iniziale possono essere curati asportando il tumore, una porzione di colon e ricongiungendo le estremità delle porzioni di colon residuo con punti di sutura o graffe. È ciò che viene definito resezione del colon o colectomia (Tavola 3.2.). Se viene asportato il colon ascendente, il colon verrà congiunto all’ileo. Se viene asportato tutto il colon l’ileo può essere congiunto al retto. La “congiunzione” tra due estremità di intestino che sono state recise è detta anastomosi. Tavola 3.2: Principali interventi chirurgici per il tumore del colon-retto. Localizzazione Sede del tumore Procedura Colon destro Cieco, colon ascendente, colon prossimale e medio trasverso Colectomia destra con o senza colonstomia Colon sinistro Flessura splenica e colon discendente Colectomia sinistra con o senza colonstomia Sigma Porzione sigmoide dell’intestino Resezione del sigma Retto superiore 12 centimetri dal margine anale* Resezione bassa anteriore con o senza ileostomia ad ansa 7–11 centimetri dal margine anale* Resezione con conservazione dello sfintere Procedura pull-through 7 centimetri dal margine anale* Resezione addominoperineale con anastomosi coloanale o colonstomia Retto medio Retto inferiore * Le distanze esatte variano tra i diversi studi La chirurgia conservativa dello sfintere è praticata ovunque sia possibile nei tumori del retto per mantenere la continenza alle feci. Tuttavia, quando la massa tumorale è estesa e deve essere asportata una grande area di tessuto, diviene necessario congiungere la porzione di colon residua con l’esterno per mezzo di una stomia praticata sulla parete addominale. Ciò è detta colostomia. Quando è l’ileo ad essere portato all’esterno si tratta di una ileostomia. Una colostomia o una ileostomia possono rendersi necessarie anche quando deve essere rimosso lo sfintere anale (Figura 3.1.). Questo procedimento chirurgico è detto resezione perineale anteriore o resezione addomino-perineale. Con i progressi fatti dalle tecniche chirurgiche e di riduzione della massa tumorale prima dell’intervento chirurgico è diminuita la necessità di realizzare una stomia permanente, mentre cresce la necessità di realizzare una stomia provvisoria. 30 Anastomosi significa effettuare una connessione diretta tra due parti. Quindi si dirà anastomosi ileo-rettale la congiunzione di ileo e retto; anastomosi colorettale la congiunzione di colon e retto. 3. T R AT TA M E N T O CHIRURGIA In alcuni casi una colostomia o ileostomia provvisoria può essere realizzata per permettere il risanamento del tessuto distale alla resezione. Può trattarsi di una stomia provvisoria o una ileostomia ad ansa quando una piccola sezione dell’ileo viene portata all’esterno e collocata sulla parete addominale. Viene praticata una piccola incisione per permettere il drenaggio di quanto contenuto, che viene poi raccolto in un sacchetto. L’ileostomia ad ansa sarà poi chiusa in un secondo momento a guarigione avvenuta. In questo caso è di cruciale importanza che ciò sia chiaramente spiegato al paziente fin dal principio (si veda il Sezione 4 per un’ulteriore discussione riguardo alla spiegazione del trattamento al paziente). La presenza dello stoma può essere profondamente disturbante ed è noto il caso di pazienti che hanno rifiutato un intervento chirurgico potenzialmente curativo per non diventare portatori di una colostomia o ileostomia. Possono essere richieste ulteriori informazioni e ricercata l’assistenza professionale di un’infermiera specializzata. Per questi pazienti può essere utile il “counselling” sull’immagine corporea e la sessualità. Figura 3.1 Allestimento dello stoma secondo il sito del tumore. Riprodotto da Priciple and practice of adult health nursing. St. Louis, 1990. Beare P, Meyers J su gentile concessione Mobsy Inc. Pensa! La signora A sta Stoma A B per sottoporsi a resezione anteriore del colon con Stoma realizzazione di una ileostomia temporanea che sarà rimossa in un Stoma C D Stoma E secondo tempo. Vi accorgete che non ha compreso nulla dell’imminente intervento chirurgico. Come spieghereste la procedura e gli La resezione chirurgica per il tumore del colon-retto può essere notevolmente demolitiva perchè il rischio di recidiva è alto. La scelta di elezione sarebbe una resezione addomino-perineale. Il retto viene rimosso attraverso il perineo che è poi ricucito. Tutto il grasso pericolico e i nervi vengono rimossi. È necessario che sia allestita una colostomia permanente per permettere l’evacuazione delle feci. Per il pieno recupero funzionale possono essere necessari la ricostruzione del pavimento pelvico, la creazione di una derivazione urinaria continente e la ricostruzione della vagina. eventi successivi alla signora A? Quali supporti potrebbero rivelarsi utili per il paziente in questo caso? 31 3. T R AT TA M E N T O CHIRURGIA L’altra scelta è l’exenteratio pelvica, una procedura chirurgica drastica che comporta la rimozione del grasso pericolico, dei nervi e del mesentere e anche la rimozione della vescica e, nelle donne, parte della volta vaginale. Negli uomini vengono rimossi la prostata e i testicoli. Viene anche creata una urostomia unendo l’uretere ad un piccolo pezzo di ileo e realizzata una stomia per consentire il deflusso dell’urina. I pazienti sottoposti ad uno di questi gravi interventi chirurgici necessitano di molta preparazione psicologica e gli infermieri devono essere consapevoli dell’impatto devastante che può avere su alcuni pazienti la perdita della funzione sessuale. Tumori ostruttivi L’occlusione dell’intestino crasso è una complicazione comune del tumore del colon-retto e riguarda il 7-29% dei pazienti. La maggior parte delle occlusioni interessano il colon sinistro (colon discendente) dove le feci sono solide, il lume è piccolo e il tumore è generalmente di tipo anulare (che si sviluppa ad anello intorno al lume). I tumori ostruttivi richiedono l’immediato intervento chirurgico. È importante che non si consenta ai contenuti intestinali di venire a contatto con una ferita recente a causa del rischio di infezione. Poichè l’intestino non può essere preparato in anticipo nel modo consueto, la maggior parte dei tumori ostruttivi del lato sinistro è trattata con una procedura Hartmann a due stadi. Per i tumori ostruttivi del colon destro (colon ascendente) o del colon trasverso è generalmente possibile una resezione in un unico stadio e la realizzazione di una anastomosi colon-ileale. I pazienti con tumori ostruttivi generalmente hanno una prognosi più infausta e una più alta mortalità e morbilità. Ciò può essere dovuto in parte alle condizioni fisiche scadute poichè i tumori ostruttivi possono portare il paziente a soffrire di disidratazione, compromissione della funzionalità respiratoria e danni del colon causati da ischemia. Quando la rimozione chirurgica del tumore non è possibile si può ricorrere al laser per distruggere i tessuti e rimuovere l’ostruzione, o si può realizzare una colonstomia prossimale all’ostruzione con funzione palliativa. Tumori perforanti La perforazione si può verificare in prossimità del tumore ostruttivo. È una situazione d’emergenza che richiede l’immediato intervento chirurgico. La cavità peritoneale deve essere irrigata e drenata ed è necessaria una copertura antibiotica per evitare peritoniti o formazione di ascessi locali. Questa può prendere la forma di una terapia antibiotica sistemica o intraperitoneale. Coinvolgimento dell’organo contiguo In circa il 10% dei pazienti c’è un coinvolgimento diretto degli organi adiacenti come la vescica o l’intestino tenue. In tali casi è generalmente più sicuro rimuovere la porzione dell’organo coinvolto simultaneamente al colon. Questa chirurgia estesa è associata con tassi di guarigione del 20-50%. La lacerazione involontaria di adesioni tumorali tra il colon e gli organi adiacenti ha come risultato tassi di sopravvivenza ridotti della metà rispetto a quelli associati alla resezione multiorgano (vedi Cohen et al., 1993). 32 3. T R AT TA M E N T O POSIZIONAMENTO DELLO STOMA Posizionamento dello stoma Una scelta importante è il posizionamento dello stoma. Ovviamente il tipo di chirurgia influenzerà la sede ma esiste comunque una certa flessibilità nel suo posizionamento. Lo stoma dovrebbe essere posizionato: ■ se possibile, su una area piatta dell’addome ■ lontano da protuberanze ossee ■ sotto la linea della vita ■ lontano dall’ombelico ■ lontano da pliche o cicatrici - dato che ciò può causare lo scorrimento di liquido lungo la plica ■ lontano dall’incisione addominale ■ dove il paziente può vederla ■ dove il paziente può raggiungerla facilmente ■ da risultare invisibile sotto i vestiti. Sono necessari approssimativamente circa 7,5 cm. di pelle per fornire un adeguato posizionamento del sacchetto. Generalmente la futura sede della stomia è segnalata sull’addome e visualizzata nelle posture seduta, eretta, supina. Alla fine il punto di posizionamento della stomia viene marcato con una tinta permanente. Per i pazienti sottoposti a chirurgia d’emergenza, per esempio dovuta ad un’occlusione, può non esserci abbastanza tempo per tali considerazioni sul posizionamento della stomia. Ci sono diversi tipi di dispositivi per la stomia, sacchetti chiusi e monouso, o apribili che possono essere svuotati e riutilizzati. I dispositivi alternativi dovrebbero essere mostrati al paziente, che dopo una discussione con il team oncologico e la familiarizzazione col dispositivo può scegliere il presidio adatto alla stomia. Prestare attenzione alle reazioni dei pazienti, uomini e donne, e della loro famiglia durante la discussione sul posizionamento dello stoma e sulla selezione dei presidi disponibili, fornisce utili informazioni per aiutarli ad affrontare le esigenze future. Un’infermiera specializzata nel trattamento delle stomie può essere disponibile a lavorare con il team chirurgico nel pianificare il posizionamento della stomia e può discutere della sua gestione col paziente e la sua famiglia. Scrivi! Elenca i punti che devono essere considerati per Complicazioni nella chirurgia del colon-retto quanto riguarda il Le possibili complicazioni chirurgiche comprendono: ■ emorragia dalla ferita ■ tromboflebiti/trombosi delle vene profonde ■ deiscenza dei margini di sutura della anastomosi ■ embolia polmonare ■ squilibri idro/elettrolitici ■ deiescenza della ferita ■ infezione della ferita ■ ileo paralitico ■ infezioni delle vie urinarie. posizionamento della stomia. Gli interventi per la gestione di questi effetti collaterali sono trattati nel Sezione 4. 33 3. T R AT TA M E N T O COMPLICAZIONI NELLA CHIRURGIA DEL COLON-RETTO La chirurgia può causare numerose complicazioni a lungo termine. La procedura chirurgica può influenzare i nervi pelvici che controllano la vescica e mediano le sensazioni sessuali. Parte della vagina può essere rimossa causando accorciamento vaginale. Pertanto i pazienti dopo la chirurgia pelvica o addominale possono presentare i seguenti problemi: ■ ritenzione urinaria ■ incontinenza urinaria ■ impotenza o eiaculazione retrograda nell’uomo ■ dispareunia nella donna ■ problemi della defecazione. Questi possono rappresentare sia problemi di natura psicosessuale sia complicazioni mediche. Gli infermieri devono fornire educazione sanitaria ed essere sensibili al fatto che alcune persone trovano difficile discutere apertamente di questi argomenti. Occorre creare le opportunità per consentire ai pazienti di esprimere le loro preoccupazioni e saperli indirizzare verso un ulteriore aiuto quando necessario. Pensa! Quali possibili problemi e paure può avere un paziente che ha appena subito un intervento Un altro problema associato con l’intervento chirurgico è la qualità’ del sangue utilizzato quando si rendano necessarie delle trasfusioni. Esiste infatti l’evidenza che l’utilizzo di sangue allogenico (da donatore) sia associato con un aumento del rischio di recidiva nei pazienti che subiscono interventi chirurgici curativi del tumore del colon-retto. Si pensa che il meccanismo alla base di questo accresciuto rischio sia quello della immunosoppressione indotta da presenza di antigeni nel sangue estraneo. Il sistema immunosoppresso permette allora al tumore di progredire più aggressivamente. Si è pensato che prelevare il sangue dal paziente prima dell’intervento, per permettere la trasfusione del suo stesso sangue successivamente (trasfusione autologa), migliori la prognosi del paziente. Sebbene sia tuttora un’area controversa dell’oncologia (per una discussione si veda Marquet et al., 1999) ci sono chirurghi che sostengono l’uso di sangue autologo. Si deve ricordare tuttavia che molti malati di tumore possono non essere in condizione, o può non esserci abbastanza tempo, per predisporre la raccolta di sangue prima dell’intervento chirurgico. 34 chirurgico e l’allestimento di una colonstomia. Come potrebbe l’infermiera aiutare ad alleviare queste paure e occuparsi dei problemi fisici del paziente? 3. T R AT TA M E N T O CASO CLINICO Caso Clinico Il signor E, un uomo di 65 anni, si era recato dal proprio medico di famiglia a causa dell’aumentata motilità intestinale e sanguinamento rettale. Fu inviato da un gastroenterologo che praticò una colonscopia durante la quale fu effettuata una biopsia. Essa rivelò un adenocarcinoma moderatamente differenziato del retto inferiore. Il signor E fu candidato a un intervento chirurgico di resezione anteriore del colon, ma durante l’intervento il margine di resezione si rivelò così esile da rendere necessaria la resezione addomino-perineale. La patologia risultò un adenocarcinoma moderatamente differenziato con diffusione metastatica ad uno su cinque linfonodi pericolici. Pertanto al signor E fu diagnosticato un carcinoma del retto, Stadio C1 di Dukes. Domande ■ A quali problemi il signor E andrà incontro più probabilmente in seguito agli esiti dell’intervento chirurgico? ■ Come potrebbero essere gestiti tali problemi? ■ Chi altro potreste consultare per questi problemi? ■ Cosa potreste consigliargli di fare per quanto riguarda l’incontinenza urinaria e i disturbi perineali? ■ Chi altro potreste consultare per questi due problemi? 35 3. T R AT TA M E N T O RISCHI DI RECIDIVA/FOLLOW-UP Rischi di recidiva C’è il rischio che dopo la resezione chirurgica vi sia una recidiva del tumore del colon-retto. La recidiva può essere: ■ locale (estensione diretta del tumore originario) ■ regionale - linfatica e linfonodale ■ regionale - che nasce da disseminazione peritoneale ■ a distanza - dovuta a disseminazione ematica, che dà origine a metastasi al fegato o ai polmoni. La ripresa tumorale locoregionale varia con lo stadio del tumore. Le possibilità di ripresa dopo la resezione chirurgica in caso di linfonodi negativi sono dell’ 1-11% per il tumore del colon (Stadio TNM T1, T2 e T4) e del 14-53% per il tumore del retto (Stadio TNM T1, T2 e T4). Dove ci sono linfonodi positivi i tassi di ricaduta sono dell’1-12% per il tumore del colon e del 22-67% per il tumore del retto. Si noti che la percentuale di recidive è sempre più alta per i tumori del retto che per quelli del colon. È stato valutato un tasso di recidiva del 69% se il tumore è adeso o invadente strutture adiacenti (Cohen et al., 1993), e del 50% in pazienti con cinque o più linfonodi positivi. La disseminazione peritoneale è presente nel 32-36% dei pazienti. Follow-up I pazienti che sono stati sottoposti a chirurgia potenzialmente curativa avranno bisogno di un follow-up per anticipare i segni di ripresa di malattia. Le procedure di follow-up possono consistere nella possibile combinazione di: ■ storia clinica/esame obiettivo ■ screening basato sul test del sangue occulto nelle feci ■ sigmoidoscopia ■ colonscopia ■ RX del torace ■ livelli di CEA ■ livelli di emoglobina ■ prove di funzionalità epatica (PFE). È stato dimostrato che gli esami di follow-up producono ansia nei pazienti (si veda la Sezione 4), specialmente quando si avvicina il momento dei loro appuntamenti. Tuttavia uno studio del monitoraggio post operatorio, che ha messo a confronto i risultati dei pazienti che rispettavano gli appuntamenti di follow-up con quelli di chi non lo faceva (Castells et al., 1998), ha mostrato che un numero significativamente maggiore di pazienti del primo gruppo era in grado di sottoporsi ad un nuovo intervento chirurgico a scopo curativo. La probabilità di sopravvivenza era significativamente più alta nel primo gruppo. Inoltre un più intenso monitoraggio (ogni 6 mesi invece che ogni anno) portava alla scoperta di più recidive ad uno stadio adatto alla resezione e a un tasso significativamente più alto di sopravvivenza a 5 anni (Pietra et al., 1998; Rosen et al., 1998). 36 Questi fatti dovrebbero essere ricordati quando gli infermieri danno informazioni ai pazienti dimessi dopo l’intervento chirurgico. Bisognerebbe aver cura di sottolineare l’importanza di sottoporsi agli appuntamenti di follow-up senza generare ansia. Pensa! Quali argomenti enfatizzeresti con un paziente sottoposto con successo a resezione chirurgica per un tumore del colon-retto per aiutarlo a prendersi cura della propria salute in futuro? 3. T R AT TA M E N T O CHEMIOTERAPIA/AGENTI CHEMIOTERAPICI Chemioterapia La chemioterapia per il tumore del colon-retto, come per il tumore della mammella, può essere adiuvante o palliativa. La chemioterapia adiuvante viene utilizzata con la chirurgia potenzialmente curativa per prevenire la diffusione metastatica o la ripresa tumorale. In caso di malattia avanzata o metastatica la chemioterapia mira a ridurre la progressione della malattia e i sintomi; in questo caso è palliativa invece che curativa. Non tutti i pazienti trattati per tumore del colon-retto potenzialmente curabile saranno sottoposti a chemioterapia. Gli studi mostrano che i pazienti con malattia avanzata, allo Stadio C di Dukes (dove c’è diffusione linfonodale) beneficiano della chemioterapia adiuvante con un prolungamento della sopravvivenza. Per i pazienti con malattia allo Stadio B di Dukes il beneficio della chemioterapia è piuttosto controverso e ogni caso deve essere considerato individualmente. La chemioterapia non viene generalmente utilizzata per il tumore allo Stadio A, perchè a questo stadio il tumore può essere completamente asportato. Ciò è discusso in maggiore dettaglio nella sezione successiva. Agenti chemioterapici I tessuti del tratto gastrointestinale possiedono una resistenza a molti farmaci citotossici e molti farmaci antineoplastici sono relativamente inefficaci nella cura del tumore del colon-retto (Ahlgren, 1992). Le fluoropirimidine, delle quali il 5-fluorouracile (5-FU) è la più comune non offrono queste resistenze, e costituiscono i farmaci usati più comunemente nella cura del tumore del colonretto. Tuttavia, sono stati introdotti agenti più nuovi quali raltitrexed, irinotecan e oxaliplatino che possono offrire altre opzioni terapeutiche, specialmente nei casi di malattia avanzata o dove il 5-FU ha fallito. Stanno per diventare disponibili anche un certo numero di pro-farmaci orali del 5-FU, la loro azione e i loro effetti collaterali sono simili a quelli del 5-FU somministrato per infusione. 5-Fluorouracile (5-FU) Fin dalla sua introduzione nel 1957, il 5-FU è stato il farmaco cardine della cura del tumore del colon-retto. Il 5-FU è un inibitore non specifico della timidilato sintetasi, un enzima coinvolto nella sintesi del timidilato - un nucleoside essenziale per la sintesi e la riparazione del DNA. Il 5-FU ha una vita media molto breve (10-20 minuti) ed attacca solamente le cellule in un’unica fase della divisione cellulare, la fase S. I tumori del colon-retto hanno tipicamente solo il 3% delle loro cellule che si trovano nella fase S in uno specifico momento (Ahlgren, 1992). Questo comporta problemi logistici relativi alla somministrazione di una dose sufficiente di 5-FU nel momento adatto. Il risultato è l’utilizzo di schemi di chemioterapia con somministrazioni ripetute o periodi di infusione molto lunghi, effettuati per mezzo di pompe d’infusione portatili. Tuttavia, l’efficacia di un dosaggio maggiore deve essere messa a confronto con l’aumento di tossicità che inevitabilmente accompagna questi regimi. 37 3. T R AT TA M E N T O AGENTI CHEMIOTERAPICI Molti studi hanno messo a confronto l’infusione continua di 5-FU con la somministrazione di boli endovenosi (documentata da Cohen et al., 1993). Una meta-analisi di sei di questi studi ha mostrato che l’infusione continua determina un più alto tasso di risposta tumorale (22% invece che 14%; p=0,0002), ma solo un lieve aumento della durata mediana della sopravvivenza (12,1 mesi invece di 11,3) (Meta Analysis Group in Cancer, 1998a). La tossicità del 5-FU varia considerevolmente con le modauta di somministrazione del farmaco (si veda la sezione più oltre sulla tossicità). Biomodulatori Un altro approccio è stato quello di utilizzare biomodulatori per tentare di prolungare l’efficacia del 5-FU (Labianca, 1996). Tra i modulatori testati: ■ allopurinolo ■ methotrexate ■ N-phosphacetil-l-aspartato (PALA) ■ leucovorin (acido folinico) ■ levamisole. Di tutti i biomodulatori utilizzati l’acido folinico si è dimostrato il più efficace. È generalmente somministrato come sale di calcio, folinato di calcio (denominato anche leucovorin). Leucovorín (LV) Il leucovorin è stato inizialmente utilizzato in laboratorio per stabilizzare il complesso formato dal metabolita del 5-FU e dalla timidilato sintetasi, e aumentare la sua attività antitumorale. A questo ha fatto seguito un gran numero di studi clinici finalizzati ad indagare differenti schemi di dosaggio dell’LV utilizzando basse dosi (20-60 mg/m2) o alte dosi (200-600 mg/m2) per provare ad aumentarne l’efficacia. I tentativi di manipolare sia i dosaggi del 5-FU sia quelli dell’LV hanno dato come risultato lo sviluppo di un grande numero di regimi chemioterapici. Al momento non c’è accordo su quale sia il regime più efficace e non esiste uno standard d’uso perfetto per il trattamento adiuvante o della malattia avanzata. 5-FU e LV come terapia adiuvante La capacità dell’LV di aumentare l’efficacia del 5-FU è stata dimostrata in numerosi studi. Recentemente un’indagine sui test random di chemioterapia adiuvante pubblicati tra il 1993 e il 1995 ha mostrato che la sopravvivenza libera da malattia (misurata in periodi di 36-60 mesi) era significativamente migliorata nel gruppo trattato con 5-FU più LV (58-64% nei pazienti curati con sola chirurgia e 71-77% nei pazienti trattati con chirurgia più 5-FU/LV). La sopravvivenza totale era del 75-84% nel gruppo 5-FU più LV comparata col 63-77% dei gruppi di controllo (il periodo di follow-up variava dai 37 ai 60 mesi) (Zaniboni, 1997). I regimi comunemente utilizzati per il 5-FU più LV come terapia adiuvante sono riassunti nella Tavola 3.3. 38 3. T R AT TA M E N T O AGENTI CHEMIOTERAPICI Levamisolo Il levamisolo è un agente sintetico che è stato usato per molti anni nella terapia delle parassitosi. Gli studi hanno mostrato che ha un vasto spettro di attività immunomodulatorie tra cui l’aumento della risposta immunitaria in ospiti con difese immunitarie normali e il ripristino dell’attività immunitaria in ospiti immunodepressi (Stevenson et al., 1991). Per questa ragione il levamisolo è stato oggetto di indagine in studi clinici come agente singolo nella cura del tumore del colon-retto, ma non ha dimostrato alcun vantaggio nell’aumentare la sopravvivenza (si veda Cohen et al., 1993). Tuttavia, è stata avanzata la possibilità che il levamisole possa agire in modo sinergico con il 5-FU (Moertel, 1994). Uno studio di lunga durata su 900 pazienti ha mostrato che questo regime di chemioterapia era vantaggioso per i pazienti con tumore del colon allo Stadio C di Dukes in cui riduceva il tasso di recidive del 40% (p<0,0001) e il tasso di mortalità del 33% (p=0,0007) (Moertel et al., 1995a). Tuttavia, in uno studio simile su circa 300 pazienti con tumore del colon-retto allo Stadio B2 di Dukes il tasso di recidive era stato ridotto del 31% (statisticamente non significativo) e non c’era differenza nella sopravvivenza. Pertanto questo regime può essere adatto per la malattia più avanzata ma non offre vantaggi per la malattia allo Stadio B (Moertel et al., 1995b). Un recente studio effettuato con pazienti affetti da tumore del colon-retto allo Stadio B2 o C di Dukes ha indagato la tripla terapia di 5-FU più LV più levamisolo. Il 5-FU più levamisolo era inferiore alla tripla terapia (tasso di sopravvivenza a 5 anni del 60% invece che del 70%, p<0,01) (Rubin et al., 1998). Tuttavia lo studio non paragonava la tripla terapia al 5-FU più LV. Sono in corso ulteriori studi per indagare sulla combinazione di questi tre farmaci (si veda Zaniboni, 1997). Negli Stati Uniti una ricerca collaborativa, lo studio “Intergroup”, ha confrontato il 5-FU più levamisolo, lo schema Mayo di 5-FU e LV, lo schema del Roswell Park Center Institute di 5-FU e LV, con la combinazione dei tre farmaci 5-FU, levamisolo e LV. Dopo un follow-up mediano di cinque anni i dati hanno suggerito che il 5-FU e LV somministrati secondo un qualunque schema erano superiori o uguali sia al 5-FU e levamisolo che alla combinazione dei tre farmaci. Si è notata una minore tossicità con gli schemi di 5-FU e LV (Haller, 1998). Uno svantaggio del levamisolo è la sua associazione con effetti negativi a lungo termine soprattutto epatotossicità, depositi di grasso nel fegato e neurotossicità (Moertel et al., 1995a; Chlebowski et al., 1994) e il suo utilizzo varia nelle differenti nazioni. Nel Regno Unito, per esempio, il levamisolo non ha ricevuto l’autorizzazione per questa indicazione ed è usato raramente, ma negli Stati Uniti è stato largamente impiegato, sebbene questa tendenza sia in diminuzione. Un recente studio condotto con pazienti affetti da tumore del colon-retto Stadio B e C di Dukes, ha rilevato che il trattamento con 5-FU/LV dà un piccolo vantaggio in termini di sopravvivenza libera da malattia e sopravvivenza globale se comparato con il 5-FU e il levamisolo. Lo studio ha anche mostrato che l’aggiunta di levamisolo alla combinazione di 5-FU/LV non ne aumenta ulteriormente l’efficacia. Questi dati costituiscono un supporto all’utilizzo del 5-FU/LV quale accettabile terapia standard per il trattamento adiuvante del tumore del colon Stadio B e C di Dukes (Wolmark et al., 1999). 39 3. T R AT TA M E N T O AGENTI CHEMIOTERAPICI I regimi a base di levamisolo comunemente impiegati quali chemioterapia adiuvante sono riassunti nella Tavola 3.3. Tavola 3.3: Regimi chemioterapici comunemente utilizzati per il trattamento adiuvante del tumore del colon-retto. Farmaci/Dose 5-FU 1000mg/m2 Cicli ev di 1 giorno a settimana x 12 5-FU 450mg/m2/d Ev ogni giorno x 5 giorni, poi ogni settimana per 4 settimane per un ciclo di 6 settimane Levamisolo 50mg per os 3 volte die x 3 giorni a settimane alterne 5-FU 425mg/m2/d Ev ogni giorno x 5 giorni ogni 4 settimane Leucovorin 20mg/m2 Ev ogni giorno x 5 giorni Ogni 4 settimane 5-FU 500mg/m2 Ev-Bolo ogni giorno per 4 settimane, 2 settimane senza terapia (ciclo di 6 settimane) Leucovorin 500mg/m2 Infusione ev di almeno 2 h ogni settimana iniziando 1 h prima del 5-FU 5-FU 370-425mg/m2/d Ev ogni giorno x 5 giorni ogni 4 settimane Leucovorin 20mg/m2/d Ev ogni giorno x 5 giorni ogni 4 settimane Levamisolo 50mg 40 Posologia Per os 3 volte die x 3 giorni A settimane alterne Durata 1 anno 6 mesi 6 mesi 6 mesi 3. T R AT TA M E N T O FARMACI PER IL TRATTAMENTO DEL TUMORE AVANZATO DEL COLON-RETTO Farmaci per il trattamento del tumore avanzato del colon-retto Come per la chemioterapia adiuvante, il 5-FU più LV costituisce il fulcro del trattamento chemioterapico per il tumore avanzato del colon-retto. 5-FU e LV per il tumore avanzato del colon-retto La letteratura riguardante i diversi regimi basati sul 5-FU per il trattamento del colon-retto è molto vasta e va oltre gli scopi della presente pubblicazione. Essa è stata rivista da Machover 1997. Tuttavia, un’utile meta analisi di 9 studi randomizzati (Advanced Colorectal Cancer Meta-Analysis Project, 1992) ha dimostrato un vantaggio altamente significativo del 5-FU più LV rispetto al solo 5-FU in termini di tasso di risposta tumorale (rispettivamente 23% invece dell’11%), ma nessun vantaggio percepibile nell’aumento della sopravvivenza. La combinazione fornisce comunque un aumento della qualità della vita e un accettabile profilo di tossicità (Cohen et al., 1993). Cohen et al. (1993) hanno rivisto sette studi prospettici randomizzati comparando il 5-FU al 5-FU più LV e riportato che sei di questi studi mostravano un più alto tasso di risposta per la terapia combinata e due un aumento complessivo della sopravvivenza. Per contro, non c’è consenso in merito a quale sia il dosaggio più efficace, sia del 5-FU sia dell’LV. Gli schemi di trattamento impiegati più comunemente sono cinque e si trovano riassunti nella Tavola 3.4, le preferenze per nazioni sono riassunte nella Tavola 3.5. Attualmente sono in corso numerosi studi per stabilire quale sia il regime ottimale (si veda Zaniboni, 1997). Tavola 3.4: Schemi di chemioterapia con 5-FU/LV comunemente utilizzati. Regimi/Referente Posologia ‘Roswell Park Memorial Institutè (Petrelli et al.,1987) Settimanale AIO “German” Posologia (Kohne et al., 1997) Settimanale 2.600 ev in 24 h “de Gramont” Bisettimanale (de Gramont et al., 1988) 5-FU LV Frequenza e mg/m2/giorno mg/m2/giorno Duranta 600 ev 500 icev in 2 h Settimanale x 6 2 settimane di riposo 500 in 2 h Settimanale x 6 2 settimane di riposo 300-400 bev poi 300-600 ic per 22 h 200 in 2 h ic 1-2 giorni ogni 2 settimane “Mayo” (Erlichman e altri, 1992 e Poon et al., 1989) Quotidiana 370-400 bev 20 bev Ogni giorno x 5 ogni 4-6 settimane “Machover” (Machover et al., 1986) Quotidiana 370-400 bev 200 bev Ogni giorno x 5 ogni 3-5 settimane 300 ic per 24 h Non utilizzata Quotidiana “Lokich” (Lokich et al., 1989) Continua bev = bolo endovenoso ic = infusione continua ev = infusione endovenosa 41 3. T R AT TA M E N T O FARMACI PER IL TRATTAMENTO DEL TUMORE AVANZATO DEL COLON-RETTO Tavola 3.5: Schemi di chemioterapia con 5-FU per il tumore avanzato del colon-retto per nazione. Roswell Park Belgio X AIO de Gramont Mayo X X Canada Francia Germania X X X X X X X X X X X Spagna X X Svizzera X Olanda Norvegia Lokich X X 5-FU dose media + LV (bassa dose) una volta alla settimana X X X 5-FU 2g/m2/48h ci x settimana più LV 80mg/kg ogni 6 ore (Aranda et al., 1996) X 5-FU 370mg/m2 x 1 giorno ogni settimana X 5-FU in combinazione con altri farmaci citotossici A dispetto della limitata attività dei farmaci antineoplastici per il tumore del colon-retto, sono stati fatti dei tentativi di combinare il 5-FU con altri agenti citotossici, quali cisplatino, methyl CNNU (carmofur) e mitomicina C. La combinazione di questi diversi farmaci ha dato differenti risposte tumorali, ma non si è vista alcuna significativa superiorità nelle risposte e nessun reale beneficio in termini di sopravvivenza (si veda come riferimento Cohen et al., 1993). Oltretutto, la chemioterapia addizionale produce generalmente un aumento della tossicità (Levitan, 1993). È stato tuttavia dimostrato che il methotrexate (MTX) può agire quale modulatore del 5-FU. Questa combinazione ha mostrato qualche vantaggio nella risposta tumorale, nel prolungamento del periodo libero da malattia e nel prolungamento della sopravvivenza media (Nordic Gastrointestinal Tumor Adjuvant Therapy Group, 1992; Advanced Colorectal Cancer Meta-Analysis Project, 1994), nonostante ci sia una certa intensificazione degli effetti tossici. Il 5-FU è anche stato usato in combinazione con i farmaci più recenti raltitrexed, irinotecan o oxaliplatino - queste combinazioni sono trattate più oltre nei paragrafi dedicati a questi farmaci. 42 Other X Gran Bretagna Stati Uniti Ardalan X X Italia Machover Infusione continua 3. T R AT TA M E N T O FARMACI PER IL TRATTAMENTO DEL TUMORE AVANZATO DEL COLON-RETTO Raltitrexed (Tomudex®) A differenza del 5-FU, il raltitrexed è un inibitore specifico anti-folato della timidilato sintetasi, enzima responsabile della sintesi del timidilato, un nucleoside essenziale per la replicazione e riparazione del DNA. Il raltitrexed è stato registrato per il trattamento palliativo del tumore avanzato del colon-retto. Nei pazienti con malattia avanzata, il raltitrexed alla dose di 3 mg/m2 una volta ogni 3 settimane è stato messo a confronto con tre differenti schemi di 5-FU più leucovorin (Mayo, Machover e de Gramont), oltre allo schema Lokich a base di solo 5-FU. In un solo studio Europeo il raltitrexed risultava efficace come lo schema Mayo. Una risposta completa o parziale del tumore è stata ottenuta nel 19,3% del gruppo trattato con raltitrexed e nel 16,7% del gruppo trattato con 5-FU/LV. Non ci sono significative differenze dei tempi di progressione o sopravvivenza tra i due gruppi (Cunningham et al., 1996). I pazienti cui è stato somministrato il raltitrexed hanno trascorso un tempo sostanzialmente più breve in ospedale per l’assunzione del farmaco e hanno avuto un tasso significativamente inferiore di leucopenia e mucosite di grado 3 e 4. Il raltitrexed è stato associato ad una maggiore incidenza di aumenti reversibili di grado 3 o 4 delle transaminasi epatiche rispetto al 5-FU/leucovorin. Tuttavia, questi aumenti sono stati ritenuti di limitato significato clinico, erano asintomatici e generalmente auto limitantisi. Un secondo studio condotto negli Stati Uniti ha mostrato che sebbene i tassi di risposta fossero simili, c’era una differenza statisticamente significativa nella sopravvivenza in favore dello schema Mayo comparato con il raltitrexed (12,7 mesi invece di 9,7 mesi rispettivamente, tasso di rischio = 1,35, p=0,01). Quando il raltitrexed è stato comparato con lo schema Machover di 5-FU più leucovorin sono stati ottenuti risultati simili. Soprattutto sono risultate comparabili le risposte oggettive tra i due gruppi (19% nel gruppo trattato con raltitrexed rispetto al 18% del gruppo 5-FU) e non ci sono state significative differenze nella sopravvivenza mediana (Cocconi et al., 1998). Uno studio del Regno Unito (MRC CR06) ha comparato il raltitrexed con gli schemi de Gramont e Lokich. La sopravvivenza era di 10 mesi in entrambi i casi e anche il tasso di risposta oggettivo era simile nei due gruppi. In uno studio sulle preferenze di trattamento, a 45 pazienti con tumore avanzato del colon-retto è stata fornita la descrizione di quattro possibili schemi di chemioterapia di cui era assicurata uguale efficacia e sicurezza. Uno consisteva nell’iniezione in bolo quotidiana di 5-FU/LV per 5 giorni ogni 28 giorni (schema Mayo); uno consisteva in un bolo endovenoso più un’infusione di 22 ore di 5-FU e acido folinico in infusione di 2 ore, per due giorni consecutivi, ogni 14 giorni (schema de Gramont). Il terzo consisteva nella infusione continua di 5-FU per mezzo di una linea di Hickman e una pompa portatile per tutta la durata della cura. Il quarto consisteva nel raltitrexed somministrato in infusione di 15 minuti ogni 3 settimane. Lo schema con raltitrexed risultò preferito dalla stragrande maggioranza dei pazienti (87%) e il trattamento con linea di Hickman quello con meno preferenze (80%) (Topham & Moore, 1997). Questi risultati hanno dimostrato che la convenienza della somministrazione costituisce un parametro importante per i pazienti. 43 3. T R AT TA M E N T O FARMACI PER IL TRATTAMENTO DEL TUMORE AVANZATO DEL COLON-RETTO Il raltitrexed era stato somministrato una volta ogni 3 settimane; il 5-FU/LV per 5 giorni ogni 4-5 settimane, Quindi c’è stato un considerevole vantaggio nella somministrazione dello schema con raltitrexed. La sostituzione di regimi chemioterapici complicati con altri più convenienti non è preferibile solo dal punto di vista dei pazienti (Topham & Moore, 1997) ma anche per le implicazioni finanziarie (Ross et al., 1996). Raltitrexed in terapia combinata Attualmente numerosi studi stanno proseguendo nel valutare la combinazione di raltitrexed con altri farmaci chemioterapici, quali il 5-FU (Schwartz et al., 1999), o agenti a base di platino (Armand et al., 1999; Seitz et al., 1999) e/o antracicline (Wong et al., 1999; Soukop et al., 1999). Sono ancora in fase di svolgimento gli studi che hanno per oggetto il ruolo del raltitrexed in combinazione con la radioterapia nella cura del tumore del retto (James et al., Price et al., Valentini et al., 1999). Irinotecan (CPT-11, Campto®, Camptosar®) L’irinotecan è un inibitore della topoisomerasi I, un enzima che facilita lo svolgimento della spirale del DNA prima della replicazione cellulare. L’inibitore forma un complesso stabile con il DNA che dà luogo alla morte della cellula durante la replicazione. La monoterapia con irinotecan è stata autorizzata per la chemioterapia di seconda linea, cioè ne è raccomandato l’uso quando uno schema basato su 5-FU ha fallito. Recentemente in molte nazioni europee ne è stato autorizzato l’uso anche in trattamenti di prima linea in combinazione con il 5-FU/LV. Tre studi in fase II, che utilizzano l’irinotecan come agente singolo nel trattamento di prima linea del tumore avanzato del colon-retto, hanno mostrato un tasso di risposta che varia in un range compreso tra il 18,5% (alla dose di 350 mg/m2 ogni 3 settimane) al 26% e 32% (alla dose di 125 mg/m2 settimanali per 4 settimane ogni 6 settimane) (Rougier et al., 1997; Pitot et al., 1997; Conti et al., 1996). Due studi clinici controllati di Fase III hanno recentemente confrontato il trattamento di seconda linea con irinotecan alla dose di 350 mg/m2 una volta ogni 3 settimane con la miglior terapia di supporto (MTS) o con l’infusione di 5-FU (Cunningham et al., 1998: Rougier et al., 1998). In entrambi gli studi, l’irinotecan ha mostrato un aumento statisticamente significativo della sopravvivenza a 1 anno (36,2% invece del 13,8% della MTS e 45% invece del 32% con il 5-FU). Anche la qualità di vita (QdV) era statisticamente migliore nei pazienti trattati con irinotecan se comparata con quella dei pazienti trattati con MTS, ma la QdV era uguale per l’irinotecan nei confronti del 5-FU. Questi studi sono significativi dal punto di vista clinico perchè mostrano entrambi i benefici (ad esempio l’aumento della sopravvivenza, il miglioramento della QdV, la diminuzione dei sintomi correlati al tumore) del trattamento di seconda linea nel tumore avanzato del colon-retto. Il primo studio mostrava che il trattamento di seconda linea con un agente antitumorale era vantaggioso rispetto alla miglior terapia di supporto. 44 3. T R AT TA M E N T O FARMACI PER IL TRATTAMENTO DEL TUMORE AVANZATO DEL COLON-RETTO Irinotecan nella terapia combinata Due studi randomizzati controllati hanno stabilito di valutare l’irinotecan in combinazione con il 5-FU e il leucovorin quali trattamenti di prima linea del tumore metastatico del colon-retto. Attualmente questi studi sono in corso di svolgimento ma i dati preliminari mostrano in entrambi gli studi una maggiore attività antitumorale della terapia combinata di irinotecan (CPT-11), plus 5-FU/LV, piuttosto che del 5-FU / LV. Nel primo studio (Saltz et al., 1999) il CPT-11 era stato somministrato alla dose di 125 mg/m2 in infusione di 90 minuti, il 5-FU a 500 mg/m2 e l’LV a 20 mg/m2 erano stati somministrati in bolo. Questo schema è stato somministrato settimanalmente per 4 settimane, ripetuto ogni 6 settimane e messo a confronto con il CPT-11 a 125 mg/m2 somministrato singolarmente con gli stessi intervalli o con lo schema standard Mayo di 5-FU 425 mg/m2 e LV 20 mg/m2 somministrati quotidianamente per 5 giorni ogni 28 giorni. L’aggiunta dell’irinotecan aumentava significativamente tutti i tassi di risposta (CPT-11/5-FU/LV 49%; 5-FU/LV 27%; CPT-11 29%; p<0,001 per la tripla terapia comparata con il 5-FU/LV) e il tempo mediano di insuccesso del trattamento (rispettivamente 5,0 mesi, 3,8 mesi e 3,1 mesi). Il secondo studio (Douillard et al., 1999) ha confrontato l’irinotecan alla dose di 180 mg/m2 al giorno, il 5-FU a 400 mg/m2 in bolo seguiti da 600 mg/m2/giorno in infusione continua di 22 ore e l’LV somministrato settimanalmente per 6 settimane ogni 7 settimane (Trattamento A). Questi schemi sono stati confrontati con lo stesso schema di soli 5-FU/LV (Trattamento B). I risultati preliminari mostrano un miglioramento del tempo di sopravvivenza libero da malattia di 35,1 settimane nel gruppo trattato con la tripla terapia rispetto a 18,6 settimane nel gruppo trattato con 5-FU/LV e tassi di risposta rispettivamente del 39% e 22%. I risultati finali dei due studi sono attesi con interesse. Studi Clinica Controllati Ci sono tre tipi di studi clinici in oncologia: Fase I Gli studi di fase I determinano la posologia e la via di somministrazione di un farmaco e raccolgono dati sulla sicurezza, tossicità e farmacocinetica del farmaco. I pazienti sono generalmente quelli con malattia avanzata e per i quali tutte le altre terapie hanno fallito. L’obiettivo degli studi di fase I non è valutare l’efficacia. Fase II Gli studi di fase II applicano la dose raccomandata dagli studi clinici di Fase I, definiscono ulteriormente la tossicità e forniscono una migliore indicazione di efficacia. Fase III Gli studi di fase III confrontano i nuovi trattamenti con i trattamenti attualmente accettati. Questi studi richiedono un grande numero di pazienti che devono essere randomizzati per uno, due o più trattamenti. 45 3. T R AT TA M E N T O FARMACI PER IL TRATTAMENTO DEL TUMORE AVANZATO DEL COLON-RETTO Oxaliplatino (Eloxatin®) L’oxaliplatino è un composto a base di platino che attacca il DNA causando errori di lettura del codice genetico, rottura delle molecole e cross-link di filamenti di DNA, e porta alla morte della cellula. A differenza del cisplatino, l’oxaliplatino non è nefrotossico nè ototossico. L’oxaliplatino è autorizzato in molte nazioni europee sia per il trattamento di prima sia di seconda linea quando somministrato in combinazione con 5-FU/LV. Non è attualmente autorizzato nel Nord America. Studi di fase II hanno valutato l’effetto dell’oxaliplatino in pazienti refrattari al 5-FU (per esempio di seconda linea). Utilizzando il solo oxaliplatino si sono raggiunti tassi di risposta del 10-11% (Machover et al., 1996). L’oxaliplatino in combinazione con il 5-FU produce tassi di risposta del 46% in pazienti precedentemente trattati con 5-FU/leucovorin e del 43% in pazienti refrattari a questa combinazione (de Gramont et al., 1997). Quando l’oxaliplatino è stato aggiunto al regime standard di 5-FU/LV in pazienti che avevano mostrato una progressione di malattia con questo trattamento, il controllo della malattia è stato ristabilito e sostenuto per oltre 4 settimane. L’aumento mediano della sopravvivenza libera da malattia era di 4,3 mesi e la sopravvivenza mediana di 10,1 mesi (van Cutsem et al., 1999). L’oxaliplatino come agente singolo è stato valutato anche per pazienti non trattati precedentemente e affetti da tumore metastatico del colon-retto. I dati mostrano una risposta parziale nel 24,3% dei pazienti e una mediana del tempo di sopravvivenza libero da malattia di +126 giorni (Becouarn et al., 1998). In un altro studio un tasso di risposta complessivamente del 20% con una mediana del tempo di sopravvivenza libero da malattia di 4 mesi era stato ottenuto utilizzando l’oxaliplatino come agente singolo (Diaz-Rubio et al., 1998). Un altro studio ha confrontato lo schema standard 5-FU/LV de Gramont con lo schema de Gramont più oxaliplatino. Quest’ultima combinazione ha prodotto un tasso di risposta significativamente più alto (57% per la combinazione; 26% per il solo schema de Gramont; p<0,05) (de Gramont et al., 1988 e 1997). Fluoropirimidine per via orale Le pirimidine fluorinate e l’UFT (una combinazione di uracile e tegafur in rapporto 1:4), costituiscono nuovi sviluppi che consentono al 5-FU di essere somministrato per via orale. Dopo l’assimilazione il tegafur è convertito in 5-FU e l’uracile previene il breakdown del 5-FU. La combinazione di questi agenti dà inoltre un aumento del periodo di esposizione al 5-FU. L’UFT raggiunge un tasso di risposta del 25-42% quando modulato con il leucovorin nel trattamento del tumore avanzato del colon-retto - tassi simili a quelli ottenuti con il 5-FU/LV (Pazdur et al., 1994; Saltz et al., 1995; Gonzales-Baron et al., 1995). Questo schema di trattamento per os può essere utile per persone che desiderano evitare le infusioni (Feliu et al., 1997; Abad et al., 1997). Questi farmaci sono stati revisionati da Punt 1998. Uno studio ha dimostrato l’uguale efficacia terapeutica dell’UFT per via orale e dell’LV per via orale quando comparata con il 5-FU somministrato per via endovenosa e l’LV somministrato per 28 giorni ogni 35 giorni. La terapia per via orale è stata associata con una diminuzione significativa della mucosite e dei problemi ematologici (Pazdur et al., 1999). 46 3. T R AT TA M E N T O CHEMIOTERAPIA LOCOREGIONALE La capecitabina (Xeloda™), come il tegafur, è convertita in vivo a 5-FU. Studi di fase II hanno confermato la sua attività nel trattamento del tumore della mammella e del colon-retto e si stanno svolgendo studi randomizzati di fase III (Kaye, 1998). Quando comparata con il 5-FU/LV il tasso di risposta complessivo è stato del 26,6% con la capecitabina e del 17,9% con il 5-FU/LV (p=0,013). La durata della risposta e del tempo di sopravvivenza libero da malattia sono simili per entrambi i trattamenti. Si sono verificati un minor numero di effetti collaterali con la capecitabina, il più comune è stato la sindrome mano-piede e la diarrea (Twelves et al., 1999). Scrivi! Elenca i farmaci chemioterapici che possono essere utilizzati per un paziente affetto da carcinoma del colon Chemioterapia locoregionale allo Stadio D di La chemioterapia locoregionale comporta l’introduzione di farmaci citotossici direttamente all’interno dell’arteria epatica per curare le metastasi epatiche. Esistono parecchi motivi per cui questa terapia è utile nel trattamento delle metastasi epatiche: ■ Le metastasi epatiche ottengono il loro rifornimento di sangue dalla arteria epatica e dovrebbero perciò essere esposte ad un alta concentrazione di farmaco. ■ Le normali cellule epatiche derivano la maggior parte del loro sangue dalla circolazione portale, perciò non risulterebbero esposte all’agente citotossico. ■ L’alto tasso di estrazione del farmaco da parte del fegato protegge la circolazione sistemica dall’esposizione all’agente citotossico. ■ Le pompe portatili per infusione continua rendono il procedimento accettabile. Dukes. In una serie di sette studi la media del tasso di risposta alla infusione di chemioterapia nell’arteria intraepatica (AIE) è stato del 55% (Kemeny, 1994); è stato dimostrato che la terapia locoregionale è significativamente superiore alla terapia sistemica in termini di risposta oggettiva (p<0,01) (Kemeny et al., 1996). È stato dimostrato che l’infusione continua di floxuridine all’interno dell’arteria epatica prolunga la sopravvivenza in modo significativo (Allen-Mersh et al., 1994) e produce una migliore qualità di vita comparata con il 5-FU/LV per via sistemica (Earlam et al., 1997). La chemioterapia locoregionale richiede l’impianto di un pompa di infusione. I pazienti devono essere avvertiti che questo dispositivo contiene metallo e che possono avere bisogno di documentazione da esibire al momento del passaggio attraverso sistemi di metal detector come quelli del security check degli aeroporti. Alcune attività possono alterare il funzionamento della pompa, per esempio la variazione di altitudine (viaggi aerei, immersioni subacquee), aumento della pressione arteriosa o della temperatura corporea (febbre o uso della sauna) (Berg, 1998a). Ciò potrebbe influenzare il tasso di infusione e l’insorgenza di effetti tossici. 47 3. T R AT TA M E N T O BIOTERAPIA O IMMUNOTERAPIA Bioterapia o immunoterapia I modificatori della risposta biologica sono agenti che vengono somministrati per stimolare i meccanismi di difesa del corpo. Originariamente detta immunoterapia, oggi si preferisce utilizzare il termine bioterapia. Una delle prime terapie biologiche utilizzate nel trattamento del tumore del colon-retto è stata a base di levamisolo. Quando usato da solo il levamisolo non è molto efficace ma, come precedentemente discusso, ha mostrato dei benefici se usato congiuntamente al 5-FU. Questa scoperta ha portato alcuni ricercatori a domandarsi se la sua azione sia veramente immunomodulatoria o se sia la sinergia con il 5-FU a costituire il fondamento della sua attività. Un altro approccio è stato quello di utilizzare una famiglia di batteri, il bacillo Calmette-Guerin (BCG) per stimolare il sistema immunitario. Questi studi hanno ottenuto solo successi limitati (Hanna et al., 1993). Anticorpo 17-1A o edrecolomab (Panorex®) Recentemente dati incoraggianti sono emersi da uno studio sull’anticorpo monoclonale 17-1A (edrecolomab) quale terapia adiuvante. Questo anticorpo riconosce una glicoproteina della membrana cellulare delle cellule epiteliali. Un totale di 189 pazienti affetti da tumore del colon-retto Stadio C di Dukes sono stati randomizzati per la sola chirurgia o la chirurgia più terapia con anticorpi (Riethmuller et al., 1998). Il trattamento con edrecolomab ha ridotto complessivamente la mortalità del 32% (p<0,01) e diminuito la ripresa di malattia del 23%. È interessante notare che mentre le metastasi a distanza erano significativamente ridotte, non erano ridotte le recidive locali. Questo differente effetto sulle metastasi può spiegare l’aumento della sopravvivenza. Sebbene l’edrecolomab sia stato autorizzato in Germania per il trattamento adiuvante del tumore del colon-retto, non è ancora autorizzato nel resto d’Europa, negli Stati Uniti e nel Canada ed è attualmente oggetto di ulteriori studi clinici. Interferone e interleukine Sono state oggetto di studi anche le terapie biologiche a base di interferone alfa e interleuchine (principalmente le IL-2). La motivazione è che queste citochine sono in grado di agire sul sistema immunitario per stimolare l’attività antitumorale dei linfociti e delle cellule natural killer. Le interleuchine possono prevenire la depressione del sistema immunitario che può essere una conseguenza della chirurgia ed è stato verificato che le IL-2 somministrate pre operatoriamente prolungano la sopravvivenza nei pazienti affetti da tumore avanzato del colon-retto (Brivio et al., 1996). Le interleuchine hanno effetti favorevoli nei pazienti sottoposti a resezione di metastasi epatiche (Okuno et al., 1996). 48 Tuttavia, altri autori non hanno ottenuto risultati così incoraggianti. Non è stato trovato alcun beneficio dalla combinazione di IL-2 e IFN-alfa nel tumore avanzato del colon-retto (Hjelm et al., 1995; Marincola et al., 1995). Goey e colleghi (1996) hanno mostrato che questi agenti in aggiunta al 5-FU non producono alcun miglioramento rispetto al solo 5-FU. Similmente si è dimostrato che l’interferone alfa-2a non produce alcun beneficio se aggiunto alla terapia del regime di Gramont con 5-FU (Seymour et al., 1996). La maggior parte di questi studi coinvolge un numero abbastanza piccolo di pazienti e sono necessari ulteriori approfondimenti prima che il reale ruolo di questi agenti nella cura del tumore possa essere stabilito inequivocabilmente. 3. T R AT TA M E N T O EFFETTI COLLATERALI E TOSSICITÀ DOSE LIMITANTE DELLA CHEMIOTERPIA Effetti collaterali e tossicità dose limitante della chemioterapia (per dettagli vedi le informazioni e prescrizioni di ciascun prodotto) La chemioterapia influenza tutte le cellule che si suddividono rapidamente e ciò è alla base di molti degli effetti collaterali. La tossicità è stata graduata su una scala da 0 a 4, i valori dei vari parametri che definiscono il livello di tossicità sono riportati nella Tavola 3.6. Un ruolo cardine dello staff infermieristico è quello di monitorare e documentare la tossicità. Quando si verificano degli effetti tossici può essere necessario ridurre la dose di chemioterapia o interrompere completamente il trattamento per un breve periodo per permettere la risoluzione del problema. La neutropenia può rendere il paziente vulnerabile a severe infezioni e la combinazione di neutropenia e tossicità gastrointestinale può essere una minaccia per la vita stessa del paziente. La tossicità probabile associata ad ogni farmaco può essere descritta ma può variare in funzione delle caratteristiche del paziente; i pazienti anziani in cui la funzionalità renale è diminuita e quelli con malattia metastatica sono a più alto rischio di tossicità. Tuttavia, si deve sempre ricordare che alcuni effetti tossici si possono verificare con qualunque farmaco in qualunque paziente, perciò gli infermieri devono contribuire a sorvegliare la situazione attentamente. Tavola 3.6: Criteri di tossicità NCI abbreviati per la chemioterapia. Grado di tossicità Grado 0 Grado 1 Grado 2 Grado 3 Grado 4 Ematologia Emoglobina g/100ml WNL <LLN - 10,0 8,0 - <10,0 6,5 - <8,0 <6,5 Leucociti (1000/mm3) WNL <LLN - 3,0 2,0 - <3,0 1,0 - <2,0 <1,0 Piastrine (1000/mm3) WNL <LLN - 75 50 - <74 20 - <50 <20 Neutrofili/ Granulociti (1000/mm3) WNL 1,5 - 1,9 1,0 - 1,4 0,5 - 0,9 <0,5 Nausea Nessuna In grado di mangiare alimentazione fortemente diminuita ma conservata Alimentazione non sufficiente, richiede addizione di fluidi ev. Vomito Nessuna Un episodio nelle 24 ore oltre il pretrattamento 2-5 episodi in 24 ore oltre pretrattamento più di 6 episodi nelle 24 ore oltre il pretrattamento; necessità di supporto parenterale a causa della disidratazione Gastrointestinale Conseguenze fisiologiche che richiedono un’assistenza intensiva; collasso emodinamico 49 3. T R AT TA M E N T O EFFETTI COLLATERALI E TOSSICITÀ DOSE LIMITANTE DELLA CHEMIOTERPIA Tavola 3.6: Criteri di tossicità NCI abbreviati per la chemioterapia (continua). Grado di tossicità Grado 0 Grado 1 Grado 2 Grado 3 Grado 4 Gastrointestinale Diarrea (senza colostomia) Nessuna Aumento da < a 4 scariche diurne o notturne Aumento tra 4 e 6 scariche diurne o notturne Aumento di più di 6 scariche diurne o incontinenza; bisogno di supporto parenterale a causa della disidratazione Conseguenze fisiologiche che richiedono un’assistenza intensiva; collasso emodinamico Mucositi (stomatiti) Nessuna Eritema, ulcerazioni non dolenti, leggera dolenzia in assenza di lesioni Dolore, eritema, edema o ulcerazioni, ma può alimentarsi Dolore, eritema, edema o ulcere necessita idratazione iv Necessita di supporto nutrizionale enterale o parenterale Bilirubina WNL >ULN - 1,5 x ULN <1,5 - 3,0 x ULN >3,0 - 10,0 x ULN >10 x ULN Transaminasi (SGOT/SGPT) WNL ULN - 2,5 x ULN 2,5 - 5,0 x ULN 5,0 - 20,0 x ULN >20 x ULN Fosfatasi alcalina WNL >ULN - 2,5 x ULN >2,5 - 5,0 x ULN 5,0 - 20,0 x ULN >20 x ULN Nessuna perdita Moderata perdita di capelli Massiva o totale perdita di capelli Vigile Letargia momentanea Sonnolenza <50% di ore vigili Sonnolenza >50% di ore vigili Coma Periferica Nessuna Parestesia e/o diminuiti riflessi tendinei Severa parestesia e/o moderata debolezza Parestesia intollerabile e/o perdita della capacità di deambulazione Paralisi Costipazione** Nessuna Leggera Moderata Distensione addominale Distensione e vomito Dolore*** Nessuno Leggero Moderato Severo Dolore intrattabile Astenia Nessuna Epatica Alopecia Neurotossicità Stato di coscienza 50 Aumentata Moderata (es. Severa (es. Astenia di base Diminuito Diminuito ma che non “performance status” “performance status” altera le normali da 1 livello ECOG ≥2 livello ECOG attività o del 20% di o del 40% di Karnovsky o Karnovsky o Lansky) Lansky) o che o perdita di provochi difficoltà capacità ad a eseguire alcune eseguire alcune attività attività Allettato o disabile 3. T R AT TA M E N T O EFFETTI COLLATERALI E TOSSICITÀ DOSE LIMITANTE DELLA CHEMIOTERPIA Tavola 3.6: Criteri di tossicità NCI abbreviati per la chemioterapia (continua). Grado di tossicità Grado 0 Reazione Pelle Mani-Piedi Nessuna Neutropenia febbrile Nessuna Grado 1 Grado 2 Grado 3 Alterazioni della cute o dermatiti senza dolore (es. eritema o desquamazione) Alterazioni della cute con dolore, che non interferiscono con la funzionalità Alterazioni della cute con dolore, che interferiscono con la funzionalità Presente (ANC <1,0 x 109/L, febbre >38,5°C/101,3°F) Grade 4 Rischio per la vita (es. Shock settico) WNL = Entro Limiti Normali ULN = Sopra i Limiti Normali LLN = Sotto i Limiti di Normalità ECOG = Eastern Co-operative Oncology Group ANC = Conta Assoluta dei Neutrofili ** = costipazione che non include quella causata dai narcotici *** = dolore - viene considerato solo il dolore correlato ai trattamenti, non il dolore correlato alla malattia. L’uso dei narcotici può essere d’aiuto nel misurare il dolore, dipendente dalla tolleranza del paziente. Nota: I parametri per la neurotossicità, costipazione e dolore sono ottenuti dalle classificazioni del WHO. Incidenza degli effetti tossici dei farmaci chemioterapici Le principali tossicità di ogni farmaco sono elencate più avanti. Per aiutare a giudicare la probabilità che un particolare evento si verifichi è stata indicata la percentuale di pazienti che sperimentano effetti tossici, ma deve essere considerata solo come linea guida non come valore assoluto; ci sono spesso valori ottenuti da un singolo studio. Il termine “severo” si riferisce al grado 3 o 4 di tossicità. I segni e i sintomi associati con ogni tossicità e gli appropriati interventi infermieristici sono trattati nel Sezione 4. Deve essere ricordato che per tossicità ematologica ci si riferisce alla conta dei granulociti neutrofili che è estremamente importante poichè un basso numero di neutrofili rende il paziente suscettibile alle infezioni. La presenza di granulocitopenia implica anche neutropenia poichè i neutrofili costituiscono la maggioranza (circa il 70%) dei granulociti. La conta dei leucociti si riferisce alla quantità di granulociti e linfociti, per cui una neutropenia potrebbe non essere scoperta se vengono considerati solamente i linfociti totali (è il caso di un paziente neutropenico ma con numero di linfociti normale o elevato che può mascherare la carenza di neutrofili e manifestarsi solamente in un lieve abbassamento della conta dei linfociti). 51 3. T R AT TA M E N T O EFFETTI COLLATERALI E TOSSICITÀ DOSE LIMITANTE DELLA CHEMIOTERPIA 5-FU La tossicità del 5-FU è molto differente a seconda dei diversi modi di somministrazione. Effetti indesiderati associati con la somministrazione in bolo sono principalmente leucopenia e stomatite mentre quello derivato dall’infusione continua è la sindrome mano-piede (Lokich et al., 1989; Leichman et al., 1995). Anche l’aggiunta di leucovorin può cambiare il profilo degli effetti collaterali. (Nota: L’incidenza degli effetti collaterali sotto riportata è approssimativa). 5-FU bolo (Lokich et al., 1989; Leichman et al., 1995) Tossicità gastrointestinale: Stomatite: si verifica nel 50% dei pazienti, è severa nel 10% Diarrea: si verifica nel 40-50% dei pazienti, è severa nel 10% Nausea e vomito: si verificano nel 30% dei pazienti; generalmente non sono severi. Tossicità ematologica: Leucopenia e granulocitopenia: si verificano nel 40-60% dei pazienti. La leucopenia può essere severa nel 20% dei pazienti, la granulocitopenia nel 40%. Trombocitopenia: si verifica nel 20% dei pazienti ma raramente è severa (2%). Altri effetti tossici: Nessuno degno di nota. 5-FU infusione continua (Lokich et al., 1989; Leichman et al., 1995; Meta Analysis Group in Cancer, 1998a,b). Tossicità gastrointestinale: Stomatite: si verifica nel 30-40% dei pazienti, è severa nel 3-5%. Diarrea: si verifica nel 30% dei pazienti, è severa nel 5%. Vomito: si verifica nel 27% dei pazienti, è severo nel 3%. Tossicità ematologica: con l’infusione continua è di lieve entità. Leucopenia: si verifica nel 10% dei pazienti, è severa nell’1%. Granulocitopenia: si verifica nel 7% dei pazienti, è severa nell’1%. Trombocitopenia: si verifica nel 4% dei pazienti, è severa nell’1%. Altri effetti tossici: Sindrome mano-piede: si verifica nel 34% dei pazienti, è severa nel 10%. Problemi correlati all’uso di cateteri (per es. infezioni, occlusioni) si verificano nel 40% dei pazienti. 52 5-FU e LV in bolo (schemi Mayo e Machover) Tossicità gastrointestinale: Stomatite: si verifica nel 26-58% dei pazienti, è severa nell’1-14% (la somministrazione quotidiana di 5-FU/LV causa le stomatiti più severe). Diarrea: si verifica nel 55-65% dei pazienti, è severa nel 12-27% (la diarrea è più comune nei pazienti che ricevono un alto dosaggio settimanale di leucovorin). Vomito: si verifica nel 32-36% dei pazienti, è severo nel 5%. 3. T R AT TA M E N T O EFFETTI COLLATERALI E TOSSICITÀ DOSE LIMITANTE DELLA CHEMIOTERPIA Tossicità ematologica: Leucopenia: si verifica nel 29-60% dei pazienti, è severa nel 5-20%. Granulocitopenia: si verifica nel 25-65% dei pazienti, è severa nell’8-47% (leucopenia e granulocitopenia sono più comuni in caso di somministrazione giornaliera piuttosto che settimanale). Trombocitopenia: si verifica nel 10% dei pazienti, è severa nel 3%. 5-FU e LV in infusione (schema de Gramont, de Gramont et al., 1997) Tossicità gastrointestinale: Stomatite: si verifica nel 20% dei pazienti, è severa nel 2%. Diarrea: si verifica nel 30% dei pazienti, è severa nel 3%. Nausea: si verifica nel 40% dei pazienti, è severa nel 4%. Tossicità ematologica: Si verifica in una percentuale di pazienti inferiore al 10% ed è raramente severa. Raltitrexed (Zalcberg et al., 1997) Tossicità gastrointestinale: Diarrea: si verifica nel 36-43% dei pazienti, è severa nel 10-14%. Nausea e vomito: si verificano nel 58-78% dei pazienti, sono severi nel 9-13%. Mucosite: si verifica nel 17-26% dei pazienti, è severa nel 2-3%. Tossicità ematologica: Leucopenia: si verifica nel 14-25% dei pazienti, è severa nel 6-18%. Trombocitopenia: si verifica nel 5-6%, è severa nel 3-5%. Anemia: si verifica nel 15-19% dei pazienti, è severa nel 5-9%. Altri effetti tossici: Aumento delle transaminasi: si verifica nel 17-24% dei pazienti, è severo nel 7-13%. Astenia: si verifica nel 40-74% dei pazienti, è severa nel 5-18%. Speciali precauzioni: La funzionalità renale dovrebbe essere valutata per tutti i pazienti prima della somministrazione di ogni ciclo di raltitrexed, dal momento che il 40-50% viene escreto non modificato dai reni. Nei pazienti con ridotta funzionalità renale (creatinina clearance < a 65 ml/min) può essere necessario ridurre la dose somministrata o posticipare la somministrazione. Bisognerebbe prestare particolare attenzione ai pazienti che lamentano tossicità gastrointestinale o ematologica perché potrebbero rendersi necessari la posticipazione della somministrazione o la riduzione della posologia. Se il paziente presenta diarrea devono essere prese le musure del caso. L’overdose di raltitrexed (cioè la mancata adesione al programma di riduzione del dosaggio) ha portato a diarrea e leucopenia severe, risultanti in alcuni trials clinici in sepsi e morte. 53 3. T R AT TA M E N T O EFFETTI COLLATERALI E TOSSICITÀ DOSE LIMITANTE DELLA CHEMIOTERPIA Irinotecan (caratteristiche del prodotto secondo la scheda tecnica UK) Non è disponibile l’incidenza di tutti i gradi degli effetti collaterali non ematologici. Tossicità gastrointestinale: Diarrea: tossicità severa si verifica nel 22% dei pazienti. Nausea e vomito: tossicità severa si verifica nel 10% dei pazienti. Tossicità ematologica: Neutropenia: si verifica nel 78% dei pazienti, è severa nel 22%. Anemia: si verifica nel 59% dei pazienti, è severa nel 9%. Trombocitopenia: si verifica nel 7% dei pazienti, `e severa nell’1%. Altri effetti tossici: Astenia: l’incidenza è data come severa in meno del 10% dei pazienti. Non è data l’incidenza per tutti i pazienti. Alopecia: è molto comune e reversibile. Speciali precauzioni: Con la somministrazione di irinotecan possono verificarsi due diversi tipi di diarrea. Il primo si verifica durante o poco dopo il trattamento, è di natura colinergica ed è accompagnato da sudorazione e crampi addominali. Può essere migliorato con la somministrazione di atropina. La diarrea ritardata appare generalmente più tardi, è più grave e viene curata con la somministrazione di loperamide. Per una trattazione più completa degli effetti collaterali dell’irinotecan si veda Siu e Rowinsky, 1998 e, il Sezione 4 di questo manuale per ulteriori dettagli relativi agli interventi infermieristici. Oxaliplatino (Wiseman et al., 1999) Tossicità gastrointestinale: Diarrea: si verifica nel 30% dei pazienti, è severa nel 4%. Nausea e vomito: si verificano nel 65% dei pazienti, sono severi nell’11%. Tossicità ematologica: Con l’oxaliplatino tutti gli effetti tossici ematologici hanno una bassa incidenza. Si verificano in circa il 20% dei pazienti, sono severi nell’1-3%. Pensa! Quali effetti tossici ti aspetti vengano sperimentati da un Altri effetti tossici: La tossicità dose limitante dell’oxaliplatino è rappresentata dalla neuropatia periferica caratterizzata da disestesia o formicolio nella zona periorale e alle dita delle mani e dei piedi. È esacerbata dal freddo. La tossicità neurologica si verifica nella maggioranza dei pazienti (85-95%), sebbene sia severa solo nel 10-15%. È cumulativa e si risolve lentamente (oltre 8-12 mesi) con la sospensione della terapia (Misset, 1998; Extra et al., 1998). L’oxaliplatino può essere somministrato in combinazione con 5-FU e LV, in questi casi tende ad aumentare gli effetti tossici già visti per il 5-FU/LV. paziente sottoposto a trattamento con 5-FU/LV? Come variano gli effetti tossici al variare della posologia? Quali effetti tossici ti aspetti da raltitrexed, irinotecan e 54 Pro-farmaci orali del 5-FU (Dooley et al., 1999; Villanon et al., 1997) I pro-farmaci orali del 5-FU, UFT e capecitabina, producono effetti collaterali simili alla somministrazione endovenosa continua di 5-FU/LV, con un’incidenza generalmente inferiore di mucosite, neutropenia, trombocitopenia e anemia severe. oxaliplatino? 3. T R AT TA M E N T O EFFETTI COLLATERALI E TOSSICITÀ DOSE LIMITANTE DELLA CHEMIOTERPIA Tossicità gastrointestinale: Mucosite: si verifica nel 22% dei pazienti che ricevono capecitabina e nel 45% dei pazienti che assumono UFT. Diarrea: si verifica nel 50% dei pazienti che ricevono capecitabina (è severa nell’11%) e nel 65% dei pazienti che assumono UFT. Vomito: si verifica nel 23% dei pazienti che ricevono capecitabina. Nausea e vomito: si verificano nell’87% dei pazienti che ricevono UFT, sebbene siano raramente severi. Tossicità ematologica: Neutropenia: si verifica nel 22% dei pazienti che ricevono capecitabina e nel 32% di quelli che assumono UFT. Trombocitopenia: si verifica nel 22% dei pazienti che ricevono capecitabina e nel 10% di quelli che assumono UFT. Anemia: si verifica nel 75% dei pazienti che ricevono capecitabina e nel 48% di quelli che assumono UFT. Altri effetti tossici: Sindrome mano-piede: si verifica nel 42% dei pazienti che ricevono capecitabina ed è severa nel 13%. L’evento non è riportato per l’UFT. La linfocitopenia è l’effetto collaterale più comunemente riscontrato con l’uso della capecitabina (incidenza del 95%) ed è severa nel 46% dei pazienti. Non è riportata per l’UFT. Uno degli effetti collaterali più comuni dell’UFT è l’alopecia. Generalmente è di grado 2 o 3 e si verifica nella maggior parte dei pazienti. Gli interventi infermieristici per la gestione degli effetti tossici sono trattati nel Sezione 4. Incidenza della tossicità con la bioterapia La tossicità maggiore della bioterapia consiste nel deterioramento cognitivo (confusione, depressione e amnesia) e una sindrome simil influenzale che consiste in: ■ febbre o brividi ■ dolori muscolari ■ dolori articolari ■ malessere. In più possono presentarsi: ■ rash eritematosi ■ vampate ■ prurito ■ desquamazione della pelle ■ tachicardia ■ aritmie cardiache ■ ipotensione ■ sonnolenza ■ disorientamento. 55 3. T R AT TA M E N T O USO DELLA RADIOTERAPIA NEL TUMORE DEL RETTO Uso della radioterapia nel tumore del retto La radioterapia ha come effetto principale il danneggiamento del DNA. L’effetto della radiazione ionizzante, potenzialmente letale, può verificarsi in ogni momento del ciclo cellulare ma è solo al momento della mitosi (divisione della cellula) che si verifica la morte della cellula. Il trattamento radiante può pertanto richiedere un certo tempo (giorni, settimane e anche mesi) prima che il suo effetto si manifesti pienamente. La radioterapia non è un trattamento sistemico. Deve essere diretta a una specifica, localizzata area di tessuto neoplastico, avendo cura di minimizzare l’irradiazione del tessuto sano. La tossicità della radioterapia cresce col volume di tessuto irradiato e la dose somministrata. L’abilità del radioterapista consiste pertanto nel pianificare le aree di irradiazione e le dosi in modo da combinare la massima efficacia con un livello accettabile di tossicità (Gerard et al., 1995). I tumori del colon non sono trattati spesso con la sola radioterapia poichè il colon e gli organi vicini sono strutture molto radiosensibili e la tossicità diventa troppo severa prima che si raggiunga una dose di radiazione sufficientemente alta per ottenere un controllo di malattia locale. Anche la diffusione di malattia è spesso a distanza e questo limita l’utilità della irradiazione. Tuttavia, la radioterapia è largamente usata per il tumore del retto. Potrebbe essere utilizzata una terapia neo-adiuvante (o pre operatoria) per contenere la massa tumorale o ridurla. Potrebbe anche essere applicata post operatoriamente come terapia adiuvante per prevenire recidive locali, a volte combinata con la chemioterapia per ridurre la possibilità di formazione di metastasi a distanza (Cummings, 1997). La radioterapia può avere un ruolo come singolo trattamento per il tumore primitivo del retto quando non è possibile intervenire chirurgicamente. La radioterapia può avere effetto palliativo sul sanguinamento e il dolore nei pazienti con tumore avanzato del colon-retto. Radioterapia in aggiunta alla chirurgia A differenza di quanto avviene per il tumore del colon, nel tumore del retto sono comuni dopo la resezione chirurgica le recidive e il fallimento locoregionale, e il trattamento adiuvante con radioterapia è utilizzato come metodo per la riduzione delle recidive locali. La radioterapia può inoltre ridurre le dimensioni del tumore prima della sua resezione rendendo le procedure operatorie più semplici e evitando le possibili complicazioni di impotenza e disfunzione della vescica che possono essere associate con la chirurgia estesa. Può essere anche utile per conservare le funzioni dello sfintere. 56 I dati derivati da tutti gli studi randomizzati che hanno messo a confronto la sola chirurgia con la chirurgia più la radioterapia, applicata sia pre sia post operatoriamente, mostrano che il tasso medio di recidive è intorno al 29% per la sola chirurgia e subisce un brusco dimezzamento al 15% nel gruppo trattato con chirurgia più radioterapia. Tuttavia, in tutti questi studi, nonostante la riduzione delle recidive, si evidenzia solamente un modesto effetto sulla mortalità totale (la percentuale di riduzione varia dal 16 al 58%), dove la marcata differenza è dovuta ai differenti gruppi di pazienti e ai diversi schemi di radioterapia (Påhlman et al., 1998). 3. T R AT TA M E N T O USO DELLA RADIOTERAPIA NEL TUMORE DEL RETTO Anche i risultati di sei serie che hanno utilizzato la radioterapia post operatoria hanno mostrato consistenti riduzioni delle recidive, ma la percentuale di riduzione è stata generalmente più bassa dal 12 al 36%. Ciò suggerisce che la radioterapia pre operatoria sia più efficace del trattamento post operatorio (Påhlamn & Glimelius, 1990). Tuttavia, in tutti questi studi nonostante le recidive siano diminuite, l’effetto sulla mortalità generale è solamente modesto. Risultati simili sono stati riferiti da Cummings (1997) che mostra una diminuzione della ripresa di malattia senza evidenti effetti sulla sopravvivenza a 5 anni. La radioterapia pre operatoria ha dei vantaggi perchè: ■ Produce minori effetti tossici che inducono nausea e vomito rispetto alla radioterapia post operatoria. ■ Riduce la dimensione del tumore e controlla la malattia sub-clinica che può essersi diffusa ai linfonodi. Inoltre, a causa del suo effetto ritardato, la radioterapia è in grado di distruggere le cellule cancerogene che possono diffondere dal tumore durante la manipolazione chirurgica se esse rimangono localmente nella pelvi, o sono disseminate nell’addome durante la procedura operatoria. ■ È auspicabile che l’intestino tenue, che è altamente sensibile alle enteriti da raggi, sia escluso dal campo irradiato pre operatoriamente. Nella situazione post operatoria possono svilupparsi delle aderenze che imbrigliano l’intestino tenue nella pelvi. ■ Il tessuto ben ossigenato è più sensibile alle radiazioni. Nella situazione post operatoria possono verificarsi delle alterazioni vascolari che riducono l’ossigenazione del tessuto. ■ È stato evidenziato che la radioterapia pre operatoria conserva la funzionalità dello sfintere. ■ La radioterapia pre operatoria può portare dei pazienti precedentemente inoperarabili allo status di pazienti operabili. A volte viene utilizzata una tecnica “a sandwich” che consiste nell’utilizzo di radioterapia a basso dosaggio prima della resezione chirurgica, per ridurre la disseminazione tumorale ma preservare l’istologia del tumore per gli obiettivi della stadiazione. Una terapia a più alto dosaggio può poi essere somministrata dopo la resezione chrurgica, ed essere riservata a quei pazienti che sono stati identificati come affetti da malattia avanzata in seguito all’intervento chirurgico. Uno studio condotto con 120 pazienti (Mohiuddin et al., 1985) ha mostrato che i tassi di sopravvivenza a 5 anni sono stati: ■ 54% per i pazienti trattati pre operatoriamente. ■ 41% per quelli trattati post operatoriamente. ■ 72% per i pazienti che hanno ricevuto entrambi i trattamenti. In base a questo studio la tecnica “ a sandwich” sembra offrire decisivi vantaggi, ma questi risultati non sono consolidati da altri dati e quindi la tecnica “a sandwich” non è utilizzata comunemente. Combinazione di radiochemioterapia in aggiunta alla chirurgia Poichè la radioterapia gioca un ruolo locale nel trattamento del tumore del retto, la chemioterapia viene spesso impiegata in aggiunta alla radioterapia per il trattamento della malattia metastatica. 57 3. T R AT TA M E N T O USO DELLA RADIOTERAPIA NEL TUMORE DEL RETTO Due studi clinici controllati sulla combinazione post operatoria di terapia adiuvante con 5-FU e semustine in aggiunta alla radioterapia hanno dimostrato decisi vantaggi della combinazione di chemio e radioterapia (Gastrointestinal Tumor Study Group (GITSG), 1985; 1986; Krook et al., 1991). Nello studio del GITSG il tasso di sopravvivenza a 7 anni era del 58% nel gruppo sottoposto a modalità combinata invece del 34% nei pazienti che avevano ricevuto il solo trattamento chirurgico. Lo studio di Krook ha mostrato risultati simili con un miglioramento significativo per il gruppo sottoposto a modalità combinata (p=0,043) con riduzione del tasso di mortalità del 29% (95% Cl 7%-45%) con una significativa riduzione sia delle recidive locali che extrapelviche. In una nota di avvertimento il vantaggio in termini di sopravvivenza riportato in questi studi è stato assimilato a quello della sola chemioterapia e potrebbe anche darsi che gli studi riflettano l’effetto della chemioterapia piuttosto che delle terapie combinate. Un ulteriore studio della Eastern Co-operative Oncology Group (ECOG) (Mansour et al., 1991) ha utilizzato gli stessi agenti ma la chemioterapia non è stata somministrata simultaneamente alla radioterapia ed essi non erano in grado di dimostrare alcuna differenza tra i gruppi per quanto riguardava le recidive locali o extraepatiche, sebbene la sopravvivenza a 5 anni risultasse prolungata nel gruppo sottoposto a chirurgia più radioterapia più chemioterapia (50%) se comparata con quella del gruppo trattato con chirurgia più radioterapia (46%). Più recentemente ad una serie di 118 pazienti sono stati somministrati 5-FU, leucovorin e radioterapia. Dopo due mesi il 31% dei pazienti aveva risposto in modo completo e non era necessario l’intervento chirurgico, mentre il 69% dei pazienti aveva tumori residui che furono operati. Novanta pazienti erano vivi e liberi da malattia al follow-up (tempo mediano 36 mesi) (Habr-Gama et al., 1998). La combinazione di chemio e radioterapia aumenta inevitabilmente gli effetti tossici, per questo motivo la radioterapia pre operatoria e la chemioterapia post operatoria sono state proposte come scelta possibile (Påhlman et al., 1998). Trattamento con sola radioterapia In alcune limitate situazioni la radioterapia è utilizzata quale trattamento principale. La radioterapia esterna è generalmente considerata solo per i pazienti che non sono ritenuti adatti all’intervento chirurgico o che rifiutano una procedura che potrebbe rendere necessaria una colonstomia permanente. La radioterapia intrarettale è una alternativa alla escissione locale per casi selezionati di tumori primitivi del retto. In questa tecnica raggi X a bassa energia sono diretti sul tumore con l’utilizzo di applicatori intrarettali che dispensano il trattamento localmente. 58 3. T R AT TA M E N T O USO DELLA RADIOTERAPIA NEL TUMORE DEL COLON Uso della radioterapia nel tumore del colon Solo un terzo circa dei pazienti affetti da tumore del colon ha recidive localizzate. Pertanto, è difficile indirizzare efficacemente la radioterapia all’esatta area vulnerabile. Irradiare tutto l’addome per il tumore del colon non è possibile dal momento che le dosi necessarie per essere efficaci risulterebbero troppo tossiche per i tessuti sani, in particolare per l’intestino tenue, il fegato e i reni. Le tecniche di radioterapia post operatoria consistono perciò in basse dosi di radiazioni all’intero addome, con una più alta emissione al letto tumorale, o nel trattamento solo del letto tumorale e dei linfatici che lo drenano avendo cura di escludere i tessuti sensibili. Sebbene la radioterapia non sia utilizzata comunemente nella cura del tumore del colon, può essere impiegata nei modi seguenti: ■ diminuire le dimensioni di tumori Stadio T4 del retto o recidive pelviche prima della chirurgia nel tumore del colon ■ post operatoriamente dopo resezione chirurgica con margini vicini o positivi (Minsky, 1995; IWGCRC (International Working Group on Colorectal Cancer), 1997). Le dosi raccomandate per una terapia curativa con radiazioni sono 4.500-5.000 cGy in frazioni di 180-200 cGy (5-6 settimane) combinate con chemioterapia a base di 5-FU, a meno che il tumore sia inizialmente non operabile, in questo caso possono essere necessarie dosi più alte (Minsky, 1995). Sono stati condotti pochi studi per indagare gli effetti della radioterapia post operatoria nei pazienti con tumore del colon. Forse il più esteso è quello di Willet et al. (1989), dove le percentuali di controllo di malattia locale risultavano del 23%, 15% e 22% superiori negli Stadi B3, C2 e C3 di Dukes rispettivamente in pazienti sottoposti a chirurgia e radioterapia comparati con quelli sottoposti solo a chirurgia; i pazienti con tumori B3 e C3 avevano un miglioramento del 13% nella sopravvivenza libera da malattia con la combinazione. Nota: La tecnica di stadiazione utilizzata in questo studio è basata sulla classificazione MAC (Mac Adler) che tiene in considerazione la stadiazione TNM. Gli Stadi B3 e C3 implicano l’invasione di alti organi. Nuove tecniche sono state sviluppate utilizzando l’irradiazione diretta ai tessuti esposti durante l’intervento chirurgico. Raggi di elettroni intra operatori si sono mostrati di beneficio nel trattamento del tumore del colon-retto (Gunderson et al., 1997) e la terapia di irradiazione intra operatoria nel tumore del retto (Kim et al., 1997; Eble et al., 1998). 59 3. T R AT TA M E N T O EFFETTI COLLATERALI DELLA RADIOTERAPIA Effetti collaterali della radioterapia È necessario pianificare con attenzione le dosi di radiazioni in relazione al volume di tessuto irradiato per combinare la massima efficacia con un accettabile livello di tossicità (Gerard et al., 1995) perchè più è alto il dosaggio e grande il volume di tessuto irradiato e maggiore è la tossicità. Gli effetti collaterali della radioterapia comprendono: ■ enterite da raggi ■ fibrosi da raggi ■ reazioni dermiche ■ nausea e vomito ■ astenia ■ cistite. La radioterapia pre operatoria aumenta il rischio di infezione della ferita perineale dal 10 al 20% nei pazienti operati di resezione addomino-perineale (Swedish Rectal Cancer Study Group, 1997). È stato dimostrato che l’irradiazione pre operatoria influenza a lungo termine le funzioni dell’intestino, aumentando la frequenza intestinale, l’incontinenza alle feci, l’urgenza e la difficoltà nell’evacuazione. Il 30% dei pazienti che hanno ricevuto un trattamento di radioterapia pre operatoria riferiscono disfunzioni intestinali che interferiscono con la loro vita sociale, rispetto al 10% nel gruppo sottoposto alla sola chirurgia (Dahlberg et al., 1998). Disturbi simili delle funzioni intestinali sono stati riferiti dai pazienti che hanno ricevuto un trattamento di radioterapia post operatoria. Erano riferiti un incremento significativo della frequenza dell’evacuazione, incontinenza fecale, utilizzo di tamponi, perdita di feci e urgenza fecale, così come un deterioramento della funzione sociale (il 29% contro il 15%) (Lundby et al., 1997). I pazienti che sono stati sottoposti a radioterapia andranno quindi educati relativamente a queste possibili conseguenze a lungo termine. L’impatto sui pazienti della radioterapia e di altri trattamenti per i tumori del colon-retto sono discussi in dettaglio nel Sezione 4. Considera il seguente caso clinico, poi leggi questo sezione e quindi prendi nuovamente in considerazione il caso clinico. 60 3. T R AT TA M E N T O CASO CLINICO Caso clinico Il signor E, che abbiamo già incontrato in precedenza, è stato rivisitato per una valutazione del suo caso nel periodo seguente l’intervento chirurgico. Si è ristabilito bene dopo l’intervento nonostante l’abbiamo lasciato con problemi di incontinenza urinaria. Egli aveva anche sperimentato significativi problemi della zona perineale. È stato deciso che si sottoponesse ad un programma terapeutico che includeva sia la chemioterapia sia la radioterapia. Era stato sottolineato al signor E e alla moglie che c’era il rischio che l’incontinenza urinaria peggiorasse a causa della radioterapia. È stato anche precisato loro che esiste l’evidenza clinica che radioterapia e chemioterapia forniscano chiari benefici in termini di sopravvivenza globale, sopravvivenza libera da malattia e riduzione delle riprese di malattia locali per l’adenocarcinoma del retto Stadio C di Dukes. Il trattamento radioterapico prescritto comportava un totale di 5.040 cGy in 28 sedute per un tempo approssimativo di 6 settimane. Il signor E era incerto a proposito della radioterapia a causa della preoccupazione per l’incontinenza urinaria. Gli fu spiegato che sarebbero state prese delle precauzioni per proteggere gran parte dell’uretra e per escludere parte della vescica dall’irradiazione. Ma fu anche chiarito che non potevano esserci garanzie nel successo di queste precauzioni nel prevenire l’incontinenza urinaria (poichè in parte il problema era stato causato precedentemente dall’intervento chirurgico). Durante il trattamento di radioterapia il signor E fu colpito da diarrea e da incontinenza urinaria importanti. Il signor E ebbe anche una lieve irritazione cutanea locale nell’area di irradiazione. Domande ■ Quali interventi assistenziali possono essere adottati per prevenire un peggioramento dell’incontinenza urinaria del signor E mentre si sottopone alla radioterapia? ■ Come potresti spiegare al signor E gli effetti che il trattamento potrebbe avere sulle sue funzioni sessuali? ■ Come potresti gestire la diarrea? ■ Cosa potresti consigliargli per l’irritazione della cute? (Per trovare le risposte ad alcune di queste domande puoi aver bisogno di leggere il Sezione 4.) 61 3. T R AT TA M E N T O DESISIONI TERAPEUTICHE RIGUARDANTI LA CHEMIOTERAPIA O LA RADIOTERAPIA Decisioni terapeutiche riguardanti la chemioterapia o la radioterapia Come abbiamo detto, non tutti i pazienti affetti da tumore del colon-retto saranno sottoposti a chemio o radioterapia adiuvante. La decisione se procedere o no con tale trattamento non è sempre semplice e coinvolge fattori quali: ■ diagnosi/prognosi ■ rapporto tra rischio di tossicità/ benefici ■ trattamento precedente ■ convenienza dello schema di trattamento ■ stato fisico/stato di performance dell’individuo ■ necessità psicologiche del paziente ■ presenza di sintomi ■ esperienze e input dalla famiglia e dagli amici. Quando c’è possibilità che il trattamento sia efficace e il paziente ha una ragionevole probabilità di cura, allora la decisione se iniziare la terapia è relativamente facile. Sia i professionisti della salute che i pazienti sembrano desiderosi di accettare la tossicità di fronte alla prospettiva di cura (Byrne, 1992). Tuttavia se la cura non è possibile o improbabile, la decisione non è nè così chiara nè semplice e deve essere fatta una difficile equazione tra i benefici e gli svantaggi del trattamento. Parametri quali la qualità di vita sono state formulati nel tentativo di quantificare quanto il trattamento condizioni la vita di un individuo, ma è ancora difficile fare una verifica dell’impatto globale del trattamento su ogni singolo individuo (Redmond, 1996; 1998). Alcuni dei benefici e degli svantaggi della terapia possono essere così riassunti: Benefici ■ Possibile miglioramento dei sintomi. ■ Ritardo nella progressione dei sintomi. ■ Possibile aumento del periodo di sopravvivenza libero da malattia. ■ Possibile aumento della sopravvivenza. Svantaggi ■ Disagi nel sottoporsi al trattamento. ■ Il trattamento può essere percepito come stressante. ■ Gli effetti tossici possono avere impatto sullo stile di vita e sull’umore e possono durare per settimane o mesi. Diversi studi hanno comparato la chemioterapia con la sola terapia di supporto come trattamento palliativo nel tumore avanzato del colon-retto. Tutti gli studi hanno dimostrato un prolungamento della sopravvivenza con la chemioterapia. Inoltre, dagli studi che hanno valutato la qualità della vita, è risultato che non vi era un deterioramento nella qualità, e in uno studio l’80% dei pazienti risulta libero da sintomi per tutto il periodo di sopravvivenza (Nordic Gastrointestinal Tumor Adjuvant Therapy Group, 1992; Scheithauser et al., 1993; Allen-Mersh et al., 1994; Glimelius et al., 1995, Cunningham et al., 1998). 62 3. T R AT TA M E N T O DESISIONI TERAPEUTICHE RIGUARDANTI LA CHEMIOTERAPIA O LA RADIOTERAPIA Esaminando questi studi Blijham (Blijham et al., 1997) ha concluso che la chemioterapia per il tumore avanzato del colon-retto: ■ prolunga la sopravvivenza approssimativamente di 6 mesi ■ ritarda il manifestarsi o il progredire dei sintomi di circa 6 mesi ■ migliora i sintomi senza effetti tossici in circa il 40% dei pazienti. Perciò sembrerebbe esserci un vantaggio in favore della chemioterapia nel tumore avanzato del colon-retto. Inoltre la possibilità di migliorare gli effetti tossici utilizzando antiemetici o antibiotici e l’introduzione di nuovi agenti con effetti tossici minori e meno severi aiuta a spostare la decisione ulteriormente a favore di un trattamento attivo (Redmont, 1996). Tuttavia, questi vantaggi della chemioterapia sono stati provati con la valutazione della media delle risposte di un gruppo di persone. Ogni paziente è un individuo e nessuno è in grado di pronosticare con assoluta certezza come la terapia influirà su di un particolare individuo e quale effetto avrà il trattamento sulla sua prognosi. Quindi è ancora necessario assumere decisioni assieme ad ogni singolo paziente sul fatto che questi benefici siano sufficienti per sottoporsi ad un’utile trattamento. I pazienti e il team degli operatori sanitari devono fare una scelta tra vantaggi e svantaggi e tentare di bilanciare la quantità con la qualità della vita. Stigglebout et al. (1995) hanno messo a punto in sistema di punteggi per misurare i criteri di scelta dei pazienti affetti da tumore. Gli autori hanno trovato che solamente i soggetti con uno stato di salute molto compromesso desideravano fare una scelta. I pazienti più giovani o quelli con figli assegnano più importanza alla lotta per la sopravvivenza (Stigglebout, 1996). Scrivi! Fai un elenco dei problemi che avresti nel frequentare sessioni di chemioterapia. Fai Alcuni dei problemi incontrati nella scelta sono: ■ Alcuni pazienti non desiderano correre un rischio che potrebbe portarli a morte in un immediato futuro o avere effetti collaterali inaccettabili. ■ Alcuni pazienti sarebbero contenti di accettare una diminuzione della sopravvivenza a lungo termine pur di evitare alcuni effetti collaterali della cura. ■ Alcuni pazienti sceglieranno sempre il trattamento che offre le maggiori possibilità di sopravvivenza senza considerare il “prezzo” di questa sopravvivenza. un elenco degli effetti collaterali attesi dalla chemioterapia. Prova a metterli in ordine a partire da quale sarebbe il più stressante per te. Ci sarebbero altri problemi per cui Questo problema è ulteriormente complicato dal fatto che l’atteggiamento di pazienti, infermieri e medici varia notevolmente secondo cosa venga considerata tossicità “tollerabile” e quale livello di vantaggio sia necessario prima che sia fatta una scelta tra disagio/inutilità e guadagno. non vorresti sottoporti al trattamento? Che tipo di beneficio vorresti per Slevin e colleghi (1990) hanno esaminato le risposte di una grande varietà di professionisti della salute, pazienti e persone sane a due ipotetici schemi di chemioterapia - uno piuttosto duro e l’altro molto più leggero. I risultati hanno mostrato che i pazienti, a differenza dei professionisti della salute e delle persone sane, preferivano di gran lunga accettare gli effetti collaterali quando vi fosse la possibilità di cura o di prolungare la vita. accettare una chemioterapia aggressiva? 63 3. T R AT TA M E N T O COINVOLGIMENTO DEI PAZIENTI NEL PRENDERE DECISIONI Un altro motivo per cui medici e pazienti arrivano a conclusioni differenti, è che piuttosto spesso i medici non capiscono cosa i pazienti vogliono ottenere dalla cura e non sono in grado di apprezzare cosa, agli occhi del paziente costituisca una buona qualità di vita. Quindi, è stato dimostrato che la valutazione che i medici fanno della qualità di vita dei pazienti non è per niente correlata alla valutazione fatta dai pazienti stessi (Spizzer et al. 1981). Il disaccordo sulla severità dei sintomi tra pazienti e medici è stata riportata da Stephens et al. (1997) che ha osservato come i medici possano sottostimare la severità dei sintomi. È auspicabile quindi che il personale infermieristico ponga attenzione alle necessità espresse dal paziente e si attivi a discutere con esso il piano di cura agendo da interprete. Un importante aspetto di questa discussione è comprendere quanto i pazienti vogliano essere coinvolti nelle decisioni terapeutiche. Coinvolgimento dei pazienti nelle decisioni terapeutiche Una risposta comune alla diagnosi di cancro è un senso di perdita di controllo. Molti pazienti hanno difficoltà ad accettare che il loro corpo stia facendo qualcosa che essi non vogliono e che non hanno il potere di modificare la situazione. Il coinvolgimento dei pazienti nel prendere decisioni circa la loro cura, può fare molto nella direzione di un ristabilimento del senso di controllo. È anche parte di una buona assistenza infermieristica stabilire una partnership con il paziente e affrontare insieme i problemi. Inoltre, poichè solo il paziente ben informato può contribuire a prendere decisioni sulla propria cura, l’educazione del paziente è un’importante componente di questo processo (si veda oltre). L’incoraggiamento dei pazienti affinchè si sentano coinvolti nella loro stessa cura si basa sul principio etico secondo cui gli esseri umani hanno il diritto all’autodeterminazione. Tuttavia, non può essere dato per scontato che tutti i pazienti vogliano partecipare alle decisioni. Esiste una importante prova che suggerisce che non tutti i malati di cancro desiderano avere un ruolo attivo nel prendere decisioni (Beaver et al., 1995; Luker et al., 1995) e che le preferenze variano; alcuni desiderano scegliere la loro cura, alcuni vogliono formare una partnership con il medico, mentre altri desiderano delegare interamente la responsabilità (Degner et al., 1997). Per alcuni pazienti il tentativo di coinvolgerli nelle decisioni terapeutiche potrebbe effettivamente essere causa di ansia e costituire un peso psicologico ulteriore. Alcuni argomentano che i medici, grazie alla loro esperienza e conoscenza, sono nella miglior posizione per giudicare e decidere quale sia la cura ottimale. Gli individui che trovano stressanti le decisioni importanti possono non volere entrare nel processo, per esempio, possono voler difendere se stessi dal prendere una decisione errata o il paziente può pensare di non avere una sufficiente conoscenza della malattia e del suo trattamento. Per alcune persone il concetto stesso di discutere la terapia può minare la fiducia nel team sanitario e per altri è così lontano dall’ambiente culturale in cui vivono che non concepiscono l’idea di tale discussione. Chi si sente molto male può inoltre non avere l’energia o la disponibilità a partecipare e c’è sempre la persona che semplicemente non vuole essere coinvolta. 64 3. T R AT TA M E N T O COINVOLGIMENTO DEI PAZIENTI NEL PRENDERE DECISIONI Le famiglie e i professionisti della salute possono anche essere riluttanti a facilitare la partecipazione del paziente. Le famiglie possono avere atteggiamenti negativi nei confronti del cancro e non voler essere coinvolte. Ci può anche essere il desiderio di “proteggere” il paziente o un’incapacità e mancanza di disponibilità all’interno della famiglia che blocca la partecipazione. I professionisti della salute possono avere atteggiamenti paternalistici nei confronti dei pazienti sentendo di dover fornire un forte ruolo direttivo, o possono avere idee sbagliate sul fatto che il paziente desideri essere coinvolto. Gli infermieri devono anche essere coscienti che gli atteggiamenti del paziente possono cambiare nel tempo. Un’iniziale mancanza di desiderio di coinvolgimento può cambiare non appena si sviluppano le relazioni col team o le condizioni del paziente migliorano. Similmente, un iniziale entusiasmo alla partecipazione può diminuire quando la malattia progredisce. È necessario dare ai pazienti l’opportunità di cambiare il loro livello di partecipazione. I vantaggi e i problemi dell’essere coinvolti nelle decisioni sulla cura possono essere riassunte come segue: Benefici della partecipazione del paziente nel prendere decisioni ■ Il punto di vista del paziente – aumento del senso di controllo del paziente – miglioramento del benessere psicologico – aumento della soddisfazione nella cura della salute – maggiore accettazione del trattamento. ■ Il punto di vista dei professionisti della salute – facilita il prendere decisioni cliniche – sostiene il principio etico del diritto all’autodeterminazione. Problemi associati alla partecipazione del paziente nel prendere decisioni ■ Il punto di vista del paziente – può creare ansia – può portare a perdita di fiducia nel team sanitario – può portare a un sentimento di rifiuto o di responsabilità per una “cattiva” decisione – sfida al modello culturale. ■ Il punto di vista dei professionisti della salute – processo complicato e richiedente tempo – sfida al ruolo professionale tradizionale. Tuttavia, nonostante queste opposizioni, gli studi hanno rivelato che molti pazienti desiderano essere coinvolti nelle decisioni terapeutiche (Blanchard et al., 1988; Rothenbaher et al., 1997). Fattori demografici e fattori correlati alla malattia influenzano la preferenza dei pazienti sulla partecipazione alla cura. I pazienti che vogliono essere coinvolti sono generalmente più giovani, di più alto livello culturale, con un più alto indice Karnovsky (per esempio un più alto stato di performance) e di sesso femminile. Più anziani, più debilitati e di sesso maschile i pazienti che preferiscono lasciare le decisioni a chi li ha in cura (Blanchard et al., 1988; Sutherland et al., 1989; Rothenacher et al., 1997). 65 3. T R AT TA M E N T O COINVOLGIMENTO DEI PAZIENTI NEL PRENDERE DECISIONI Anche la natura della malattia dei pazienti può influenzare il loro modo di vedere le cose. In una indagine che ha messo a confronto pazienti ospedalizzati affetti da tumori non curabili, pazienti ospedalizzati affetti da malattie non neoplastiche e individui non ospedalizzati (la maggior parte dei quali considerava buona la propria salute) è stato dimostrato che una netta maggioranza di tutti i gruppi desiderava essere messa a conoscenza del processo decisionale (Rothenbacher et al., 1997). Tuttavia, la percentuale di coloro che volevano decidere da soli (se comparata con quella di chi desiderava decidere insieme al medico) era del 9% nei pazienti oncologici, del 17% nei pazienti non oncologici e del 40% nel gruppo di persone non ospedalizzate. Decisioni prese in collaborazione con i medici erano desiderate dal 73%, 49% e 56% dei pazienti rispettivamente. Potrebbe sembrare che essere messi a confronto con la realtà della malattia, invece che ad una situazione ipotetica, renda le persone più desiderose di accettare un ruolo collaborativo piuttosto che essere i soli a prendere decisioni ma il bisogno di essere messi al corrente del processo decisionale è forte. Per i pazienti terminali il coinvolgimento nelle decisioni relative alla cura può non essere facile. È più difficile condividere le informazioni quando i problemi che devono essere affrontati sono la morte e il morire. Molti professionisti della salute trovano difficile occuparsi delle emozioni dei pazienti ed in queste serie circostanze possono tentare di impedire le discussioni che potrebbero liberare forti emozioni (Maguire, 1985). Gli infermieri riconoscono che le difficoltà nell’occuparsi della morte e del morente possono portare ad un impoverimento della comunicazione (Wilkinson, 1991). 66 Pensa! Come potresti cercare di capire quanto un paziente desidera essere coinvolto nelle decisioni terapeutiche? Se un paziente non desidera essere coinvolto come potresti facilitare questo processo? 3. T R AT TA M E N T O DOMANDE DI AUTOVALUTAZIONE Domande di autovalutazione Per ogni domanda ci può essere più di una risposta esatta. Le risposte si possono trovare alla fine del manuale. 1. Le scelte terapeutiche per il tumore del colon allo Stadio A di Dukes potenzialmente curabile sono: ■ a) chirurgia b) chemioterapia neo adiuvante ■ c) radioterapia post operatoria ■ d) una combinazione di tutte queste ■ 2. Quale delle seguenti è vera? a) la chirurgia non è mai praticata in pazienti con malattia avanzata b) i tumori ostruttivi sono più probabili a livello del colon sinistro c) il rischio di recidive è molto più alto nel tumore del retto che in quello del colon d) la presenza di metastasi non influenza il rischio di recidive ■ ■ ■ ■ 3. Quali schemi di chemioterapia sono adatti per pazienti affetti da carcinoma allo Stadio D di Dukes che è progredito dopo la terapia con 5-FU? a) 5-FU più levamisole ■ b) raltitrexed ■ c) oxaliplatino ■ d) irinotecan ■ e) edrecolomab ■ 4. Quale delle seguenti è vera? a) il tumore del colon-retto risponde alla maggior parte dei farmaci chemioterapici b) il raltitrexed ha un’efficacia comparabile al 5-FU più LV per il tumore avanzato del colon-retto c) l’infusione continua di 5-FU produce un’incidenza più alta della sindrome mano-piede che la somministrazione in bolo d) la chemioterapia può prolungare la sopravvivenza nei pazienti affetti da tumore avanzato del colon-retto ■ ■ ■ ■ 5. La mucosite è un problema comune con: a) 5-FU/LV in bolo ■ b) irinotecan ■ c) raltitrexed ■ d) capecitabina ■ e) tutti questi ■ 6. Un paziente, che ha assunto raltitrexed ogni 3 settimane, ha una conta dei neutrofili di 0,5 ed ha appena telefonato al suo reparto di oncologia per riferire che ha avuto 8 episodi di diarrea nelle ultime 12 ore. Al paziente dovrebbe essere suggerito di: a) assumere farmaci antidiarroici e restare a letto ■ b) essere ricoverato immediatamente nel reparto di oncologia ■ c) controllare la diarrea e informare il reparto di oncologia in caso ■ di peggioramento d) bere almeno tre litri di liquidi in 24 ore ■ 67 Sezione 4 L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA AL PAZIENTE CON TUMORE DEL COLON-RETTO Obbiettivi di Apprendimento ■ Capire l’impatto che la diagnosi e il trattamento del tumore ha su 4. L’AS S I ST E N Z A I N F E R M I E R I ST I C A di un soggetto. ■ Riconoscere gli aspetti significativi per la valutazione del paziente, onde identificare la presenza di problemi o il rischio di insorgenza degli stessi. ■ Comprendere la tossicità insita nei trattamenti. ■ Conoscere quali sono gli inerventi utili a prevenire e trattare tale tossicità. ■ Capire i bisogni di formazione dei pazienti. ■ Essere capaci di monitorare i progressi del paziente. ■ Conoscere i punti rilevanti per un piano di dimissione protetta. 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI E DEL TRATTAMENTO SUL PAZIENTE L’impatto della diagnosi e del trattamento sul paziente Storicamente la diagnosi di tumore viene considerata sinonimo di sentenza di morte (Brooks, 1979). Anche se i progressi nel suo trattamento hanno migliorato la qualità di sopravvivenza e attutito questa credenza, la percezione corrente è ancora che il cancro significa dolore, debilitazione e morte. Al di la del suo trattamento, il cancro è un’esperienza che evoca stress e problemi emozionali (Rhodes et al, 1994), colpisce/annulla le capacità individuali di affrontarlo (Ream & Richardson, 1996) e produce un severo impatto sulla qualità di vita del soggetto. Così i pazienti con tumore del colon-retto devono far fronte ad un numero di effetti collaterali, sia fisici che psicologici e per i pazienti con malattia in fase avanzata, la prospettiva della morte diviene una realtà. I pazienti necessiteranno quindi di comprensione, supporto, informazione, educazione e sostegno pratico per aiutarli attraverso l’esperienza della cura e dopo. La diagnosi di tumore va oltre la persona che ne è affetta. Genitori, figli, altri familiari ed amici avranno bisogno di essere coinvolti da iniziative di educazione e supporto, gestite da infermieri. I risvolti psicologici alla diagnosi e nelle prime fasi del trattamento La diagnosi di cancro porta ad una rezione immediata sul cambio di stile di vita. Esiste una vasta letteratura che documenta il profondo stress emozionale che fa seguito a tale diagnosi, l’ansia e la depressione sono le reazioni più comunemente riferite (Barsevik et al, 1995). Per la maggioranza dei pazienti la paura, la sensazione di perdita di controllo e il senso di mancanza di capacità di autogestione sono reazioni predominanti. Altre reazioni possono includere: ■ perdita di autostima ■ confusione ■ rabbia ■ angoscia ■ riflessione ■ disperazione ■ negazione. Non tutti reagiscono allo stesso modo e come i loro sentimenti di manifestano nei loro comportamenti, può variare ampiamente secondo la personalità individuale. Lo stress è comune; lo stress psicologico, viene riportato che possa variare in prevalenza dal 22% al 74% (Derogatis, 1986), ma vengono anche dimostrate anche reazioni ottimistiche e di confronto (Frank-Stromborg, 1989) Spesso una reazione inizialmente negativa, viene sostituita, dopo un periodo di assestamento, da un approccio più positivo. Studi hanno dimostrato che i pazienti con tumore cercano di mantenere la qualità di vita ad un livello accettabile, in controparte all’accadere di eventi negativi e stressanti (Padilla et al, 1992). L’abilità del paziente nel trovare significati positivi, negli eventi negativi a cui sono sottoposti, possono essere cruciali per il mantenimento della qualità di vita. L’identificazione dei fattori che contribuiscono all’ottimismo dell’ l’individuo all’interno di eventi avversi, contribuendo alla qualità di vita, lo possono aiutare a mantenere un’attitudine positiva. 70 Molti studi sulle reazioni della gente al cancro, comprendono popolazioni eterogenee che non rilevano sintomi o problemi specifici collegati alla malattia. Sono stati visionati specificatamente due studi relativi ai sintomi e allo stress Pensa! Cerca di immaginare che ti è appena stato diagnosticato un tumore del colonretto. Elenca tutte le emozioni che pensi di poter provare. Come vorresti che le persone che ti assistono si comportassero? 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI E DEL TRATTAMENTO SUL PAZIENTE psicologico nei pazienti con tumore del colon-retto (stadio non definito) che dovevano essere sottoposti ad intervento chirurgico (Barsevick, 1995; Whynes & Neilson, 1997). Nell’ultimo studio è stato inoltre chiesto ai pazienti, a 3 mesi dall’intervento, se le loro attitudini e problemi avessero subito modificazioni. Nello studio di Barsevick i problemi più seri erano: (l’ordine di gravità è dato tra parentesi) ■ preoccupazione circa la malattia (1) ■ astenia (1) ■ perdita della libido (2) ■ insonnia (2) ■ irritabilità (3) ■ difficoltà sul lavoro (3). Lo studio di Whynes & Neilson ha evidenziato risultati simili, essendo, i problemi precedenti all’intervento, tra i più stressanti: ■ perdita della libido (1) ■ astenia (2) ■ preoccupazione circa la malattia (3) ■ insonnia (4) ■ tristezza (4) ■ ansietà (4). Altri stati d’animo espressi furono, depressione, pessimismo e senso di disperazione. Queste sensazioni potevano contribuire all’insorgere dell’insonnia, perdita di libido, difficoltà sul lavoro e, venivano inoltre riportati problemi di pianto, perdita di appetito e di peso. Nello studio di Barsevick, i pazienti sembravano esprimere una certa predisposizione al senso di disistima, riferendo un senso di fallimento, punizione e colpa. L’ indagine condotta nei tre mesi del postoperatorio ha dimostrato che alcuni problemi non erano quasi cambiati; la perdita della libido, l’insonnia, l’astenia e la difficoltà di concentrazione erano ancora le prevalenti cause di difficoltà. La preoccupazione, l’ansietà e il nervosismo, anche se dissipate nel periodo postoperatorio, dimostravano che queste emozioni erano collegate piu all’ aspettativa della chirurgia, che alla malattia in se stessa. Quando si analizzarono tali problemi statisticamente le reazioni emozionali erano significativamente migliorate dopo la chirurgia, mentre le dimensioni della mobilità fisica e l’isolamento sociale non erano cambiati. L’energia, il dolore e il sonno erano migliorati ma non così significativamente. Un ulteriore studio ha valutato pazienti sottoposti a chirurgia per tumore del colon-retto e tumore gastrico (Forsberg et al, 1996). Lo studio valutava lo stato di benessere prima e dopo solo sei settimane dall’intervento. Alla sesta settimana i pazienti rilevavano che il loro stato di benessere era diminuito, circa l’energia, il sonno e la mobilità rispetto a prima. Le funzioni intestinali erano migliorate e il dolore diminuito. I pazienti classificavano il loro benessere come piuttosto buono e il benessere era correlato ad un senso di “coherence” Poiché il senso di “coherence” era correlato alle capacità di “coping”. Si poteva concludere che il benessere era correlato alla capacità del paziente di convivere con lo stress. 71 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA L’IMPATTO PER L’ALLESTIMENTO DI UNA STOMIA SUL PAZIENTE Il concetto di senso di coherence (SOC) include tre componenti: il comprendere, il gestire e il dare un significato. Il SOC viene sviluppato attraverso le esperienze di vita è può essere visto come una caratteristica della personalità. Una persona con un forte senso di coerenza è più abile a gestire positivamente situazioni causa di stress (Antonowsky, 1987). L’impatto per l’allestimento di una stomia sul paziente L’ allestimento di una stomia come parte di una procedura chirurgica può essere, per una persona, emotivamente particolarmente stressante. Particolari preoccupazioni da parte del paziente includono: ■ paura di perdite ■ preoccupazioni circa l’aspetto (la sacca della stomia può essere individuata?) ■ ci saranno odori o rumori che il paziente non può controllare? ■ l’alterazione dell’immagine corporea ■ accettare il non controllo sull’evacuazione ■ problemi sull’esprimere la propria sessualità ■ senso di paura,vergogna o mutilazione. Uno studio di meta-analisi sulla qualità di vita, che ha paragonato pazienti stomizzati e non, (Sprangers et al, 1995) ha dimostrato che: ■ Tutti i pazienti avevano disfunzioni a livello psicologico conducibili alla depressione, solitudine, pensieri suicidi, senso di diversità e diminuizione di autostima. ■ Tutto ciò era più rilevante nei pazienti stomizzati (10-54%) che nei non (3-43%). ■ Ansietà, senso di sconforto e sfiducia erano più alti nei pazienti stomizzati, ma non significativamente. ■ Stress, preoccupazioni circa le apparenze e il cambiamento nell’immagine corporea erano prevalenti tra i pazienti stomizzati. ■ I pazienti più giovani e di sesso femminile erano i sottoposti a stress maggiore. ■ La diversità nell’aspetto veniva risentito maggiormente tra le donne. ■ Una depressione iniziale è più alta tra i giovani pazienti e di sesso femminile. È stato rilevato inoltre che un minor numero di stomizzati ritornò al lavoro (20-72%) in confronto ai non stomizzati (79 - 93%) anche se i pazienti stomizzati tendono ad essere più anziani e quindi questi dati possono essere alterati. I pazienti stomizzati riferirono significativi problemi di coppia e maggiori difficoltà nei rapporti con il proprio partner, si sentivano piu isolati nelle attività sociali e provavano una perdita di interesse alla socializzazione. Le disfunzioni sessuali erano considerevolmente più alte negli stomizzati (66-100%) che nei non stomizzati (30-75%); la frequenza di impotenza totale negli uomini variava tra il 18-100%. Oltre tutto i pazienti stomizzati erano meno attivi sessualmente dei non. Così i pazienti stomizzati possono aver bisogno di maggior supporto o counselling psicologico che i non stomizzati e possono, in special modo, aver bisogno di counselling sessuale. Se i pazienti stomizzati sono anziani possono avere problemi di altra natura. Il tempo di ripresa dall’intervento può essere più lungo, possono trovare più difficoltà all’accettazione dello stoma, e la mancanza di destrezza nel manipolare le sacche della colostomia può loro causare difficoltà. 72 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA CASO CLINICO Caso Clinico Il signor A. è un uomo di 45 anni a cui è stato diagnosticato un carcinoma colorettale basso. È sposato da un anno ad una donna molto più giovane, che vuole farsi una famiglia, così la diagnosi è stata uno shock per entrambi. Come primo tempo chirurgico lui ha subito una resezione, anteriore bassa, del tumore con una ileostomia, temporanea, a canna di fucile, di protezione. Il secondo tempo prevederà la chiusura della ileostomia. Il tumore non ha invaso la sottomucosa e non ci sono evidenze di metastasi. Nel post-operatorio gli viene rimosso il catetere vescicale, ma la quantità di urina espulsa dal signor A. non è bastante. Viene fatta diagnosi di ritenzione urinaria e dimesso con catetere a permanenza, per 6 settimane. Un ulteriore ricovero per valutare la possibilità di rimuoverlo fu un insuccesso. Venne poi ricoverato nuovamente per la chiusura dell’ileostomia, con un nuovo insuccesso riguardante la minzione, senza catetere. Si decise di dimetterlo col catetere a permanenza e con un’appuntamento per un controllo urologico. Il signor A., quando apprende ciò, è molto preoccupato e sua moglie vi contatta per ulteriori informazioni. Ella è chiaramente imbarazzata e incapace di esprimere le sue perplessità, se non usando eufemismi e anche allora è in difficoltà a parlarti delle sue preoccupazioni. Domande ■ Quale pensi siano le più serie preoccupazioni del signor A. e signora? ■ Quali altri problemi prevedi non si siano ancora presentati? ■ Come ti accosteresti a loro per aiutarli? ■ Quali risorse sono a disposizione del paziente e di sua moglie? ■ Egli deve conoscere che può avere rapporti sessuali, con un catetere applicato, se il partner è d’accordo. Come sollevare tale argomento? ■ Quali effetti ti apetti abbia, tale intervento, sulla sua fertilità? 73 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA MECCANISMI DI COPING Meccanismi di coping È stato osservato che il grado con il quale una persona risponde a manifestazioni di stress o di confronto è determinato da: a) l’equilibrio tra il significato della situazione come minaccia alla vita b) la sua valutazione di essere capaci di ristabilirne il controllo (Lazarus & Folkman, 1984). Se c’è insicurezza all’interno della situazione, l’individuo può trovare difficoltà a capire ciò che stà accadendo e può valutare la situazione come stressante. In presenza di insicurezza è necessario ristabilire il senso di controllo e due sono i principali fattori per stabilire ciò: l’informazione e il supporto. I pazienti hanno bisogno di capire ciò che sta loro accadendo e una volta che è stato loro spiegato ciò che era sconosciuto, esso diviene minor causa di apprensione. Un processo educazionale attivo, può aiutarli anche a mettere in atto strategie di compensazione (Grahn, 1996). Come il trattamento prosegue, in particolare, una volta che il tumore è tato stadiato e discussa la prognosi con il paziente, l’equilibrio tra i suoi bisogni e quelli della persona a lui cara può mutare. I soggetti con malattia al primo stadio, che sono stati trattati con aspettative di guarigione e hanno una prognosi buona, possono aver bisogno di far fronte a numerosi cambiamenti nello stile della loro vita. Alcuni sopravissuti al cancro hanno detto che far fronte alla diagnosi di cancro è un processo continuativo e altri hanno affrontato tale diagnosi come “qualcosa che non ti lascia mai” (Montazeri et al, 1996). Mullan (1985) spiegò” Non c’è momento di guarigione ma piuttosto un’evoluzione dalla fase prolungata di sopravvivenza al periodo quando l’attività della malattia o la probabilità di una ripresa sono abbastanza basse così che il cancro ora può venir considerato stabilmente in remissione.” Anche se la paura della morte può essere rimossa, molte persone temono la ricaduta nella loro malattia (Cella & Lesko, 1988; Montazeri, 1996). Questa paura può diminuire con il tempo per alcune persone, per altre non si allontana mai (Malher, 1982; Cella & Lesko, 1988; Welch-McCaffrey et al, 1989). Gli appuntamenti per il follow-up possono riportare alla mente le paure di ricadute, ma uno studio recente su pazienti con tumore del colon-retto, non ha dimostrato che vi sia un impatto negativo del follow-up sulla qualità di vita. A parte un leggero stato di nervosismo anticipatorio, le persone non appaiono stressate e, confermano una grande fiducia nelle visite de controllo (Stiggelbout et al, 1997). Altri effetti che il paziente può sentire di dover affrontare includono: ■ adattamento a compromessi fisici ■ alterati atteggiamenti da parte di amici o colleghi ■ cambiamenti nei normali supporti sociali, isolamento sociale ■ pregiudizi nelle situazioni lavorative (difficoltà a trovare un impiego) ■ difficoltà ad ottenere prestiti e ipoteche ■ esclusione da assicurazioni sulla salute o sulla vita. 74 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA VALUTAZIONE DEL PAZIENTE Le persone con malattia avanzata e una prognosi infausta avranno altre implicazioni psicologiche. Potranno avere difficoltà ad accettare la loro prognosi infausta e avranno paura della sofferenza e della morte. Molti troveranno difficoltà a parlare della loro prognosi con i loro familiari e amici. Potrebbero anche sentirsi preoccupati circa la famiglia che si lasceranno alle spalle. Valutazione del paziente La valutazione di un paziente coinvolge una varietà di abilità infermieristiche, che vanno dall’intervistare, all’osservare il paziente; entrambe risultano utili per valutare lo stato fisico ed anche come egli faccia fronte emozionalmente alla propria malattia. Serviranno diversi parametri di misurazione per offrire lineeguida alla valutazione dei progressi del paziente. L’infermiere dovrebbe essere consapevole dei problemi riguardanti un’efficace valutazione. La comunicazione con il paziente può essere compromessa da: ■ deteriorato stato conoscitivo ■ eccessiva debolezza fisica ■ impedimento nell’ascoltare o nell’esprimersi ■ incapacità a parlare la lingua del posto ■ livello di comprensione. L’infermiere dovrebbe essere sensibile al livello di comprensione di un paziente, e dovrebbe cercare di usare un vocabolario appropriato al malato evitando termini eccessivamente tecnici. L’osservazione circa l’abilità di un paziente a far fronte alla malattia pùò non essere chiara perché la personalità o la cultura del soggetto possono influire sul suo comportamento e l’infermiere può non sempre dare una corretta interpretazione delle risposte del paziente. L’infermiere deve essere conscio di ciò e stare attento a non esprimere presunzioni circa lo stato emozionale del paziente o presupporre che un individuo sia felice solo perchè effettivamente non si lamenta. Dovrebbe essere valutata anche la situazione familiare. Anche se frequentemente si enfatizza che la famiglia o chi assiste il malato, dovrebbe essere coinvolto nel percorso di tutti gli aspetti riguardanti il trattamento, ciò non significa che questo sia necessariamente quello che il paziente o la famiglia desidera. L’infermiere dovrebbe cercare di valutare attentamente la relazione e comprendere quanto voglia essere coinvolto chi assiste. Il paziente che manca di supporto sociale ha una risposta negativa al cancro (Dunkel-Schetter, 1984) e può aver bisogno di un appoggio extra dal team oncologico. Se necessario allora, la valutazione del paziente, potrà includere il compagno o un membro della famiglia, specialmente se queste saranno le persone che offriranno assistenza e supporto dopo l’ospedalizzazione o durante le visite di controllo. Ciò può aiutare la famiglia ad accordarsi circa la malattia della persona cara, così da non sentirsi esclusi dal processo di assistenza. Alcune volte sarà la famiglia stessa ad aver bisogno di supporto sia psicologico che pratico. 75 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA VALUTAZIONE DEL PAZIENTE Si dovrà inoltre valutare lo stato nutrizionale del paziente, se sarà mal nutrito varrà la pena valutare l’uso di una dieta più appropriata. Si dovranno considerare ed identificare possibili cause, in modo di eliminarle, dove possibile. Tali possibilità includono: ■ il tumore può causare anoressia, o perdita di peso, dovuta ad uno stato di alterazione metabolica indotto dal tumore ■ nausea e vomito ■ diarrea ■ ostruzione/ occlusione ■ alterazione del gusto tale da diminuire l’appetito ■ complicanze orali possono trasformare in dolorosa l’alimentazione ■ il paziente può solo sentirsi troppo male per mangiare. Va osservato lo stato orale del paziente, poiché la malattia, o i trattamenti possono causare dolore o disagio (vedi sotto, la sessione sulle mucositi). Ricorda che le mucositi possono provocare alterazioni tali da richiedere la riduzione del dosaggio della chemioterapia (leggi la sessione sulla tossicità da chemioterapia, al Sezione 3). La nausea e il vomito possono essere problemi dopo l’intervento chirurgico, la chemioterapia o la radioterapia. Non è interesse di questo manuale discutere in dettaglio della nausea e del vomito; per una considerazione più approfondita della nausea e vomito vedi Hawthorn, 1995. L’Irinotecan è il farmaco più emetizzante tra quelli usati comunemente per il tumore del colon-retto. Il 5-FU è solo moderatamente emetizzante, ma altri fattori possono contribuire al senso di vomito. Valuta come il paziente viva lo star male (Tavola 4.1). Assicurati che lo staff medico sia consapevole dei pazienti ad alto rischio e discuti su quali antiemetici potrebbero essere prescritti come profilassi. Recentemente sono state revisionate linee guida circa la prescrizione di antiemetici per emesi acute (Fauser et al, 1999 e Grall et al., 1999). Eliminare nausea e vomito all’insorgere può prevenire conseguenti problemi circa sintomatologie anticipatorie. Tavola 4.1: Fattori che causano il rischio di nausea e vomito dopo il trattamento (non come effetti). Chirurgia Chemioterapia Radioterapia I rischi sono accresciuti da: ■ zona dell’intervento, la chirurgia addominale è altamente emetogena ■ analgesia da oppioidi ■ sesso femminile ■ giovane età ■ peso, i pazienti obesi sono più suscettibili al vomito ■ l’ansietà ■ l’anestesia spinale ■ precedenti mal di moto I rischi sono accresciuti da: ■ sesso femminile ■ ansietà ■ giovane età ■ difficoltà a controllare la nausea anche in passato ■ durata dei cicli di trattamento (aumento del rischio con l’avanzamento del trattamento) ■ disturbi precedenti correlati alla nausea in gravidanza ■ precedenti mal di moto I rischi sono accresciuti da: ■ luogo del campol’irradiazione della pelvi e dell’addome aumenta il rischio ■ ampiezza del campo: più ampio è il campo più grande il rischio ■ dose per frazione: più alta la dose grande il rischio ■ storia precedente di mal di moto ■ età avanzata ■ ansietà Il rischio diminuisce con una storia di forte consumo di alcool 76 Scrivi! Traccia il profilo di un paziente a rischio di nausea e vomito in seguito a chemioterapia con irinotecan 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA VALUTAZIONE DEL PAZIENTE Il paziente può avere dei dolori. Ogni tipo di dolore deve essere valutato e appena possibile identificata la causa (Tavola 4.2.) per far si che si usi il trattamento corretto. Il dolore associato al tumore o a metastasi viene generalmente trattato con analgesici, utilizzando semplici analgesici come il paracetamolo per dolori moderati e, oppioidi più potenti per dolori severi. Può essere appropriato anche utilizzare interventi non farmacologici. Qualsiasi informazione che il paziente può fornire circa fattori di miglioramento o peggioramento, dovrebbe essere documentata e usata come aiuto circa decisioni appropriate di intervento. Non è tra le finautà di questo manuale entrare in dettaglio nella valutazione e gestione del dolore. Per una guida esaustiva alla gestione del dolore vedi Hawthorn & Redmond, 1998. Tavola 4.2: Fattori da stabilire circa il dolore del paziente. ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ Intensità Localizzazione Insorgenza Durata Qualità (es. bruciante, pungente, dolente) Sintomi prodromici (es. irrequietezza, inquietudine, ecc.) Fattori aggravanti Fattori allevianti Variazioni del dolore nel tempo Sintomi associati Anche se sono stati sviluppati una varietà di strumenti di misura e valutazione per effetti come nausea e vomito e dolore, l’impegno all’interno di un ospedale spesso fa sì che non ci sia tempo sufficiente per usare tali strumenti. Comunque per un’esauriente valutazione, e per una continuità nell’assistenza, è importante che tutte quante le informazioni possibili siano documentate in modo uniforme e riproducibile. Questionari e scale visuali analoghe si sono dimostrate utili (Rhodes, 1997). Ai pazienti si dovrebbe chiedere se soffrono di diarrea. Si potrebbero sentire imbarazzati ad esporre il fatto, mentre li tranquillizzerebbe l’individuare rapidamente un gabinetto. Se sono sottoposti a chemioterapia allora la diarrea è un segno di tossicità importante, e deve essere monitorata attentamente (vedi sotto, nella sessione diarrea). Per ogni paziente che stia ricevendo l’irinotecan, una diarrea ritardata è particolarmente pericolosa e deve essere riferita immediatamente al gruppo medico. Ugualmente ogni paziente che riferisce diarrea durante il trattamento con raltitrexed dovrebbe essere ricoverato in una unità di oncologia medica (vedi sessione sulla tossicità Cap 3). 77 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA INFORMAZIONE DEL PAZIENTE CIRCA LA DIAGNOSI Lo stato psicologico del paziente è importante. Paura e ansietà sono reazioni naturali e si può fare molto per attenuare tali sintomi, con comportamenti rilassanti e appropriate spiegazioni circa il trattamento (vedi sotto, educazione del paziente). Comunque alcuni pazienti possono trarre beneficio da interventi positivi di supporto e questi dovrebbero essere pianificati ora. Gli infermieri dovrebbero valutare come si sente il paziente circa la sua malattia, e quali siano le aspettative sui trattamenti. Bisogna dissipare malintesi circa le cure - questo fa parte dell’educazione al paziente, discussa più sotto. Se il paziente sta per essere sottoposto ad intervento chirurgico che prevede l’allestimento di una ileostomia o colostomia, egli potrebbe aver bisogno di ulteriore consiglio o supporto adeguato circa l’alterazione dell’immagine corporea e la sessualità. Tutto ciò dovrebbe iniziare prima dell’intervento chirurgico. Ci si dovrebbe accertare anche che il paziente sia fisicamente capace di gestire la stomia, avere uno stato mentale confuso o soffrire di Alzheimer, renderebbe difficoltoso il gestirsi; o se abbia all’interno del nucleo familiare qualcuno che lo possa sostenere o aiutare dopo la sua dimissione. Sarebbero utili i consigli di un infermiera enterostomista, se disponibile nel reparto che dovrebbe a questo punto essere coinvolta. La malattia potrebbe aver arrecato all’interno dell’economia familiare problemi finanziari o di impiego e difficoltà a crescere bambini. È facile che un paziente debba sottoporsi a chemioterapia per 2-5 giorni per ciclo e che i cicli si debbano ripetere per parecchie settimane. Questi regimi terapeutici sono percepiti dal paziente, e da chi lo assiste, come particolarmente problematici, sia in perdita di tempo che di soldi (dovendo recarsi all’ospedale). Possono interferire anche con il lavoro sia del paziente sia di chi lo accompagna alle visite ospedaliere. In questa evenienza, sarebbe il caso di contattare i professionisti deputati a risolvere il problema. Informazione del paziente circa la diagnosi Un importante preliminare all’educazione del paziente è stabilire che lo stesso conosca la diagnosi. Il paziente conosce la diagnosi? Anche se appare semplice presumere che al paziente sia stata enunciata chiaramente la diagnosi di tumore, non sempre ciò risulta essere vero. Studi hanno dimostrato che molti pazienti non sono consapevoli o lo sono in parte, della loro diagnosi (Herity et al, 1987; Karani & Wilshaw, 1986; Coughlan, 1993; Morasso et al, 1997). Essi potrebbero essere inconsapevoli a causa di: ■ in alcuni paesi o culture non è uso comune l’informare il paziente circa la diagnosi di cancro ■ in alcune culture si preferisce informare i parenti e tale informazione non viene condivisa col paziente ■ il paziente potrebbe non aver capito la terminologia usata dallo specialista. 78 Pensa! Pensa a come tu normalmente ti accerti dei bisogni del malato. Ci sarebbe un modo per migliorare? 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA EDUCAZIONE AL PAZIENTE Ignorare la diagnosi può indurre dei problemi: ■ Credenze sbagliate circa il tumore non possono venir esplorate e corrette. ■ Il supporto emozionale apportato dai sanitari, amici e familiari potrà essere messo in atto con difficoltà. ■ Sarà più difficile incoraggiare un senso di autocontrollo e cura. ■ Sarà difficile coinvolgere il paziente circa la partecipazione alle scelte terapeutiche. ■ Se il paziente dovesse scoprire a posteriori la verità, si sentirebbe ingannato, e perderebbe la fiducia nel gruppo di cura. Le modalità variano secondo i paesi, ma generalmente, è lo specialista che informa il paziente circa la sua diagnosi. Qualora l’infermiere scoprisse che il paziente non ne è consapevole, dovrebbe, dopo aver discusso la situazione con i suoi colleghi, prendere le misure appropriate alla situazione locale del paziente stesso. È importante che l’infermiere non sia in conflitto con ciò che vogliono, rispettivamente, il paziente, i suoi parenti e il medico. Dove il problema si ponga in termini di scarsa comunicazione con lo specialista, l’infermiere dovrebbe essere capace di correggere la situazione, con spiegazioni più semplici e più chiare. Si dovrebbe sempre ricordare che alcuni pazienti adottano l’ignoranza, come modo di gestire la malattia (Derdiarian, 1987). Educazione al paziente Si è già discusso circa le sensazioni di perdita del proprio controllo e di paura, che scaturiscono dal paziente a cui è stata di recente fatta diagnosi di tumore, poiché non conosce ciò che lo attende. Un aspetto importante dell’assistenza infermieristica tratta dell’informazione e dell’educazione al paziente, processo che gioca un ruolo determinante nell’ottimizzazione della cura e riabilitazione dei pazienti affetti da tumore (Rean & Richardson, 1996). Ci sono anche pre requisiti fondamentali per coinvolgere il paziente nei processi decisionali circa le terapie. Fornire informazioni, facilitare la partecipazione e le scelte, possono favorire il senso di controllo, che influisce positivamente sugli atteggiamenti e la qualità di vita, pone nel giusto contesto la malattia e sostiene la speranza. Pensa! Hai appena conosciuto una nuova paziente che è logicamente inconsapevole della sua diagnosi. Vedresti ciò come un problema? Se si, chi contatteresti per discutere tale problema? Qual è il tuo atteggiamento verso il diritto del paziente all’informazione? Si sono svolte molte ricerche sui bisogni di informazione dei pazienti oncologici, da quando sono stati riconosciuti come un gruppo che desidera essere messo a conoscenza circa le diagnosi e coinvolto nelle decisioni terapeutiche (Brockopp, 1982; Dennis, 1987; Cassileth et al., 1980; Wilkinson, 1995). Uno studio su donne con il tumore della mammella ha dimostrato che il bisogno di informazione può cambiare nel tempo (Luker et al, 1996). Al momento della diagnosi la necessità primaria consiste nel conoscere le possibilità di sopravvivenza. 21 mesi dopo la possibilità di sopravvivenza è ancora sinonimo di ansietà, ma le informazioni circa i rischi che possono intercorrere ai familiari dei pazienti nello sviluppare un cancro, assumono la più grande importanza. Questo studio dimostra anche che le donne coinvolte ricevevano la maggior parte delle loro informazioni da riviste femminili, TV e da fonti come i media in generale. La qualità di informazioni offerte dai media varia in modo notevole, e l’infermiere può occuparsi di stabilire il livello di conoscenze e quale sia il livello di comprensione del paziente. Così a questo punto, si possono prendere iniziative educazionali costruite su tali background, utilizzando misure per correggere malintesi e dissipare paure infondate che possono emergere. 79 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA EDUCAZIONE AL PAZIENTE Soggetti sotto stress possono aver difficoltà ad assimilare e ricordare informazioni/ notizie. Lo sconforto e l’ansietà scoraggiano la motivazione ad imparare, impediscono la concentrazione e spezzano il processo di apprendimento stesso (Grassman, 1993). Quindi è opportuno: ■ tenere brevi periodi di formazione, integrandoli, quando sia possibile, con materiale scritto ■ appurare ciò che il paziente già sa ■ stabilire i bisogni educazionali propri del paziente ■ dare al paziente l’opportunità di porre domande ■ insegnargli quello che lui vuol sapere e non quello che l’infermiere pensa dovrebbe sapere (Grahn, 1988) ■ evitare un linguaggio tecnico ed usare espressioni appropriate al livello educazionale ed emotivo del soggetto ■ accertarsi che il paziente ha capito ciò che gli è stato detto ■ dare il tempo al paziente di assimilare le informazioni ■ essere disponibile a informare circa i controlli e rispondere a ulteriori domande durante il corso della malattia e del suo trattamento. Ricorda che l’educare non è un processo statico e si dovrebbero prendere provvedimenti per “riconfermare, chiarire e rafforzare le informazioni a secondo della prontezza, i desideri e le capacità del flusso di comprensione” (Grahn & Johnson, 1990). L’informazione che non corrisponde ai bisogni del paziente o che appare di poca rilevanza allo stesso, sarà dimenticata o non utilizzata (Dodd & Ahmed, 1987). Dove opportuno si dovrebbe coinvolgere le famiglie dei pazienti nel processo educazionale. Se ciò non fosse possibile, allora ci si dovrebbe almeno accertare che esse ottengano informazioni adeguate. Parlare alla famiglia delle terapie potrebbe offrire una seconda opportunità di spiegazione al paziente. Scrivi! Può essere difficile stabilire quanto dire al paziente. Per esempio, qualcuno dovrebbe avvisare il paziente circa gli effetti collaterali, che potrebbero non rivelarsi e causerebbero solo preoccupazioni? Nella realtà non è questo il problema; l’esperienza dimostra che i pazienti si lamentano per la mancanza di informazioni, e non per l’eccesso (Fallowfield et al, 1995). Inoltre un paziente ben informato e preparato, generalmente affronta con più facilità le conseguenze della terapia. Elenca quali considereresti essere le priorità educazionali per un paziente a cui hanno diagnosticato, di recente, un L’educazione al paziente faciliterà anche la partecipazione dello stesso ai protocolli terapeutici. La comprensione dell’importanza dei programmi terapeutici aiuterà affinchè il paziente osservi gli appuntamenti. Capire quali effetti collaterali potrebbero presentarsi e il loro significato, daranno al paziente la confidenza per la loro gestione domiciliare e per riconoscere segni e sintomi che richiedono un suo contatto con l’ equipe oncologica. tumore del colonretto. Come potrebbero cambiare, tali bisogni, nel tempo? Identifica quali sono le informazioni I pazienti che hanno avuto l’allestimento di una stomia necessiteranno di una sessione pratica speciale, per insegnare loro come gestire la stessa, e necessiteranno inoltre di un supporto psicologico, per accordarsi circa le tematiche relative all’immagine corporea alterata, l’imbarazzo e la sessualità. 80 chiave che tu impartiresti se avessi a disposizione solo poco tempo. 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA INTERVENTI PER PAZIENTI DA SOTTOPORRE A ROUTINE DIAGNOSTICA E TRATTAMENTI PER IL TUMORE DEL COLON-RETTO Interventi per pazienti da sottoporre a routine diagnostica e trattamenti per il tumore del colon-retto Preparazione dei pazienti da sottoporre ad un’analisi con clisma opaco o colonoscopia ■ Assicurarsi che il paziente comprenda le procedure e le ragioni perché ciò viene eseguito. ■ Pianificare la preparazione dell’intestino per il paziente. I metodi possibili sono elencati nella tabella 4.3. Preparazione dei pazienti che saranno sottoposti ad intervento chirurgico ■ Assicurarsi che il paziente comprenda le procedure a cui si sottopone. ■ Sapere se il paziente si è sottoposto ad interventi chirurgici in precedenza. Utilizzare le informazioni del precedente intervento nel processo educativo. ■ Descrivere in dettaglio quali saranno le esperienze nel periodo pre e post operatorio. Menzionare la possibile presenza di ogni drenaggio o catetere. ■ Descrivere le possibili sensazioni del periodo postoperatorio come la sensazione di avere la gola dolente o la sensazione di freddo. ■ Dove la chirurgia ha coinvolto la manipolazione del diaframma o l’addome è stato gonfiato con diossido di carbonio, potranno riferire dolori alle spalle. Informare di ciò anticipatamente permetterà all’individuo di non essere confuso e preoccupato. ■ Molte persone possono avere paura del dolore post-operatorio. Discutere di ciò e spiegare che sarà possibile ottenere analgesici. ■ Controllare quale terapia è stata prescritta per il dolore post-operatorio e se è sufficiente e disponibile. ■ Somministrare antiemetici come profilassi, se prescritti. Controllare se gli antiemetici sono disponibili in quanto nella fase post-operatoria possono essere necessari. ■ Alcuni farmaci analgesici, come gli oppioidi, hanno restrizioni su chi li può prescrivere o somministrare. Assicurarsi che ciò non ostacoli la somministrazione degli stessi quando richiesto. ■ Se l’intervento chirurgico coinvolgerà la formazione di una stomia il paziente dovrà essere già stato sottoposto ad una opportuna educazione sulle procedure. Essi devono aver avuto l’opportunità di discutere di ciò con l’infermiere specialista che deve aver dimostrato le differenti possibilità di applicazione dei presidi, aver discusso della collocazione dello stoma e aver sollevato il paziente dalle sue preoccupazioni di una vita con una stomia. ■ I pazienti che saranno sottoposti a chirurgia intestinale necessiteranno una preparazione dell’intestino che richiederà un’attenta pianificazione anticipata. Scrivi! Elenca i punti più importanti che enunceresti ad un paziente prima di un intervento chirurgico. 81 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA INTERVENTI PER PAZIENTI DA SOTTOPORRE A ROUTINE DIAGNOSTICA E TRATTAMENTI PER IL TUMORE DEL COLON-RETTO Preparazione dell’intestino I rischi maggiori della chirurgia colorettale sono le infezioni batteriche. Il colon e il retto hanno la più alta concentrazione di batteri rispetto a qualsiasi altra parte del corpo. Un’efficace pulizia dell’intestino e la profilassi antibiotica sono un essenziale pre requisito della chirurgia. Le procedure possono variare nelle diverse unità ma un comune metodo di preparazione è riassunto nella Tavola 4.3. Tavola 4.3: Metodi possibili per la preparazione dell’intestino. Pensa! Perché la Clisma opaco Il giorno prima del clisma Il giorno del clisma preparazione Lassativi (es. sodio picosolfato/ magnesio citrato) Dieta a basso residuo dell’intestino è così Lassativi intervento indispensabile prima di un chirurgico? Colonscopia Se un paziente Due giorno prima della colonoscopia Dieta a basso residuo Il giorno prima della colonoscopia Lassativi Digiuno dalla mezzanotte Il giorno della colonoscopia Somministrare il clisma Dare sedativi prima di procedere fosse ammesso alla chirurgia urgentemente quali sarebbero i Chirurgia intestinale 82 Il giorno prima dell’intervento Solo liquidi leggeri Antibiotici per via orale non assorbibili dal tratto gastro - intestinale, solitamente neomycina o metronidazolo La sera prima dell’intervento 4 lt di liquidi in un periodo di 3-4 ore per creare un flusso rapido e pulente. Di solito viene usata la soluzione di polietilene glico-elettrolitica La mattina dell’intervento Clisma Immediatamente prima dell’intervento Antibiotici intravenosi a largo spettro come prescritto potenziali problemi? 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA INTERVENTI PER PAZIENTI DA SOTTOPORRE A ROUTINE DIAGNOSTICA E TRATTAMENTI PER IL TUMORE DEL COLON-RETTO Preparazione del paziente per la chemioterapia o bioterapia L’eliminazione degli effetti collaterali e la gestione dei sintomi deve cominciare prima dell’inizio della terapia. Ciò non solo rende le cose più confortevoli per il paziente ma inoltre facilita la gestione dei problemi dal principio, senza cercare poi di risolverli quando siano già presenti. Un buon esempio di ciò è che se la nausea ed il vomito si verificano, può essere instaurata una terapia che anticipa la manifestazione clinica. Altre preparazioni possono essere riassunte: ■ Assicurarsi che il paziente capisca quali i farmaci gli dovranno essere somministrati e quando. ■ Assicurarsi che conosca i possibili effetti collaterali di tutti i farmaci, sia quelli che si manifestano a breve termine che quelli a lungo termine. ■ Assicurarsi che i valori base dell’emocromo partano da livelli per cui un’eventuale tossicità possa essere identificata. ■ Le funzioni renali devono essere accertate. Alcuni farmaci, come il raltitrexed, necessiteranno di una riduzione di dosaggio nei pazienti con insufficienza renale. ■ Somministrare una profilassi antiemetica se prescritta, o avere a portata di mano antiemetici se si dovranno somministrare in caso di PRN (se necessario). ■ Utilizzare preventivamente creme anestetiche locali (come EMLA) se il paziente è particolarmente sensibile all’iniezione o inserimento di aghi o cannule per infusione. ■ Fare in modo che la terapia sia somministrata in un’atmosfera calma, tranquilla e rilassante. ■ Provvedere a creare intimità tanto quanto è possibile all’interno dell’unità. ■ Evitare la pausa pranzo a causa degli odori di cibo, e gli odori di sigaretta o di profumo perchè possono stimolare le sensazioni di nausea e vomito. ■ Somministrare crackers secchi e bevande fredde gassate come la soda o il ginger, adatte ad alleviare la nausea. ■ Consiglia il paziente di mangiare cibi leggeri, ricchi di carboidrati e di evitare cibi grassi o speziati per diverse ore. ■ Ricordarsi di avvertire il paziente che la nausea ed il vomito possono manifestarsi durante l’infusione di chemioterapia, o possono non manifestarsi che parecchie ore più tardi quando il paziente può essere a casa. Ciò può durare per diversi giorni. ■ Accertarsi che se il paziente dovesse avvertire dolore gli sia stato prescritto un analgesico da somministrare secondo programma. Oltre ai comuni effetti collaterali della chemioterapia occasionalmente un paziente potrebbe avere una reazione allergica. Ciò accade soprattutto durante il secondo ciclo della terapia e può variare da un evento moderato ad uno shock anafilattico. Una reazione allergica moderata consiste in ipotensione, brividi, vomito, orticaria, difficoltà respiratoria e febbre. Possono essere prescritti antistaminici. Uno shock anafilattico è una complicanza seria, deve essere trattata immediatamente, di solito con adrenalina e/o idrocortisone. 83 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA MONITORAGGIO DEI PROGRESSI DEL PAZIENTE DURANTE IL PERIODO DEL POST OPERATORIO Preparazione del paziente per la radioterapia Assicurarsi che il paziente comprenda la terapia a cui sarà sottoposto e i possibili effetti collaterali. La conoscenza della terapia da parte del paziente è di solito scarsa e insufficiente (Harris, 1997) quindi bisogna usare particolare cura nell’informare il paziente sul trattamento. L’apparecchiatura utilizzata per la radioterapia può suscitare paura nel paziente. Assicurarsi che capisca che durante il trattamento verrà lasciato solo, ma che il radiologo sarà presente all’esterno della stanza per controllare l’apparecchiatura e che l’osserverà attraverso una finestra o una telecamera a circuito chiuso. I pazienti hanno espresso il timore di ricevere troppe radiazioni o addirittura di essere bruciati. Spiegare che ciò non accadrà e che il trattamento è indolore. Monitoraggio dei progressi del paziente durante il periodo del post operatorio Il paziente sarà monitorizzato attentamente per le complicanze post operatorie, nella rianimazione e susseguentemente nel reparto. Le complicanze rilevate più comunemente e gli interventi infermieristici vengono riassunti nella Tavola 4.4. Tavola 4.4: Possibili complicanze e interventi infermieristici dopo la chirurgia. 84 Problemi Segni e sintomi Risposte Emorragia Perdita profusa dalla ferita o dal tubo di drenaggio. Gonfiore della ferita. Applicare una pressione sulla ferita. Accertarsi dei segni vitali. Il paziente potrebbe dover ritornare in sala operatoria e trattato di conseguenza. Tromboflebite / trombosi venosa profonda Calore, rossore o aumentata sensibilità locale. Dolore alla dorsoflessione del piede con ginocchia parzialmente flesse (segno positivo di Horman). Incremento della dolenzia del polpaccio. Evitare di massaggiare le gambe del paziente. Controllare se sono presenti eventuali segni di embolia polmonare. Incoraggiare l’esercizio delle gambe; applicare calze elastiche. Embolia polmonare Tachicardia, palpitazioni, sudorazione, dispnea; sensazione di soffocamento, morte imminente, possibile emottisi. Dolori al petto o crepitii. Agitazione. Incoraggiare respiri profondi e un sovente cambio di posizione per evitare problemi. Assicurare un’adeguata idratazione. Informare lo staff medico immediatamente. Equilibrio idroelettrolitico compromesso I segni sono pochi fino a che la condizione sia avanzata. Sete, bocca secca e lingua solcata. Stadi successivi, confusione. Monitorare il bilancio idroelettrolitico. Testare il P.S. e gli elettroliti urinari. Somministrare fluidi, ed elettroliti se necessario. 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA GESTIONE DEGLI EFFETTI COLLATERALI DELLA CHEMIOTERAPIA E BIOTERAPIA Tavola 4.4: Possibili complicanze e interventi infermieristici dopo la chirurgia (continua). Problemi Segni e sintomi Risoposte Deiscenza della ferita Separazione dei margini della ferita, improvviso e abbondante drenaggio di sangue; protrusione delle viscere addominali attraverso la ferita. Mantenere a letto; medicare la ferita. Trattare il paziente come se dovesse affrontare un intervento chirurgico di riparazione. Infezione della ferita L’area intorno all’incisione risulta calda, rossa e sensibile, purulenta e essudata. Febbre, brividi, malessere; elevato numero di globuli bianchi. Utilizzare una tecnica sterile durante la medicazione della ferita, eseguire una cultura se necessario. Somministrare gli antibiotici prescritti. Ileo paralitico Sensazione di pienezza; anoressia, nausea, possibile vomito. Distensione addominale, mancanza di rumori intestinali, assenza di flatulenza o feci. Incoraggiare una mobilizzazione precoce. Mantenere a digiuno come indicato. Posizionare un sondino nasogastrico se prescrito. È importante riportare immediatamente allo staff medico, qualsiasi segno, valutazione particolare o anormale. Attività! Crea un programma Il gemizio dalla anastomosi può provocare la sepsi. Un rialzo della temperatura corporea del paziente e i segni di una eventuale infezione devono essere sempre monitorati. di assistenza infermieristica per un paziente sottoposto ad Una fisioterapia riabilitativa postoperatoria di routine, comprendente una precoce deambulazione, (il tossire, gli esercizi di respirazione profonda e un buon controllo di dolore) facilitano una rapida guarigione. intervento chirurgico colorettale il giorno precedente. Gestione degli effetti collaterali della chemioterapia e bioterapia Gli infermieri devono monitorare gli eventi avversi per un’assistenza ottimale dei loro pazienti e inoltre devono essere in grado di riconoscere le tossicità che richiedono una riduzione del dosaggio. La neutropenia espone i pazienti alle infezioni e quando si manifesta insieme alla diarrea può ritenersi una minaccia per la vita. La tossicità può aggiungere il livello più grave nel periodo tra le visite ospedaliere programmate. È essenziale che ci sia qualche sistema di supporto sul posto per fornire un punto di riferimento per ogni paziente che potrebbe manifestare effetti collaterali. 85 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA GESTIONE DEGLI EFFETTI COLLATERALI DELLA CHEMIOTERAPIA E BIOTERAPIA Tossicità ematologiche Mielosoppressione I farmaci citotossici inibiscono la replicazione delle cellule nel midollo osseo che producono globuli circolanti nel sangue. I globuli del sangue muoiono quasi naturalmente ma non saranno rimpiazzati finché il midollo osseo non recupera la sua funzionalità. Una diminuzione dei globuli rossi causerà anemia e astenia, una diminuzione dei globuli bianchi sarà la causa di una maggiore esposizione alle infezioni e una diminuzione delle piastrine può incidere negativamente sui processi di coagulazione del sangue. È importante quindi controllare la quantità di globuli nel sangue con regolarità, in particolare prima di ogni ciclo di chemioterapia. Neutropenia La neutropenia limita la dose di tossicità. Occorrono circa: ■ 10-14 giorni dopo uno schema di 5FU giornaliero x 5, con ripresa intorno al 21 giorno ■ 8 giorni dopo raltitrexed (media 7-21 giorni) con ripresa dopo 10 giorni supplementari ■ 21 giorni dopo irinotecan settimanale con ripresa intorno 28-35 giorno; 5 giorni dopo il programma di tre settimane con risalita intorno al 14 giorno (Berg, 1998a). Una modulazione della dose di chemioterapia è raccomandata per casi di neutropenia grave/mortale (grado 3 o 4). Le infezioni possono richiedere terapie antibiotiche e ricovero in ospedale. I fattori di crescita che stimolano il midollo osseo (come il filgrastim, lenogastim o il molgramostim) sono stati utilizzati in alcuni pazienti malati di cancro per tentare di impedire la neutropenia ma non è un metodo adottato universalmente. Trombocitopenia La trombocitopenia aumenterà i rischi del sanguinamento e ogni paziente con un basso numero di piastrine dovrà essere istruito ad evitare il più possibile traumi fisici. Le procedure invasive dovrebbero essere evitate come i farmaci che influiscono sul sanguinamento. La cura della bocca è molto importante, e i pazienti dovrebbero evitare danni utilizzando uno spazzolino morbido e collutorio se necessario. Anemia L’anemia può essere un fattore dell’ astenia e il paziente anemico può inoltre soffrire di mancanza di respiro e palpitazioni sotto sforzo. Si possono manifestare anche vertigini e mal di testa. Può risultare utile l’ intervento medico, inoltre al paziente si potranno effettuare trasfusioni di sangue o la somministrazione di eritropoietina per stimolare la produzione di globuli rossi. 86 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA GESTIONE DEGLI EFFETTI COLLATERALI DELLA CHEMIOTERAPIA E BIOTERAPIA Tossicità gastrointestinali Diarrea La diarrea può causare disidratazione e il paziente deve essere istruito ad aumentare l’assunzione di liquidi, un’indicazione approssimativa è quella di somministrare circa 2 litri di liquido al giorno. La disidratazione è un elemento di grave rischio in pazienti con diarrea grave (3-4 grado). La diarrea durante la somministrazione di 5-FU, 5-FU/LV e irinotecan impone la riduzione della posologia. Generalmente è da leggera a moderata con raltitrexed, capecitabina e con la radioterapia (Berg, 1998a). Il trattamento della diarrea comprende cibi a bassa quantità di fibre e medicinali antidiarrea come il loperamide. Anche il tannino aiuta a bloccare la diarrea come anche i rimedi naturali quali il te nero da tenere in infusione per 20 minuti per estrarre il tannino. Un’estesa revisione dei trattamenti della diarrea è stata fatta da Hogan (1998). L’Irinotecan può produrre un precoce attacco di diarrea accompagnata da sintomi colinergici, come sensazione di calore, crampi, sudore, salivazione, disturbi alla vista, congestione nasale e lacrimazione. Ciò dura poco e si può bloccare o prevenire somministrando atropina (Saliba et al., 1998). L’Irinotecan può inoltre produrre un pericoloso attacco di diarrea tardivo che si manifesta in un secondo tempo (definito come diarrea che si manifesta più di 24 ore dopo la terapia) che può essere prolungata e seria. Di solito si manifesta 2-14 giorni dopo il trattamento (mediamente dopo11 giorni) e può durare 3-7 giorni se non viene curata (Berg, 1998a). Dal momento in cui si può manifestare mentre il paziente si trova a casa bisogna fargli capire che questo è un sintomo serio per il quale avvertire immediatamente lo staff medico. Viene curata con un intenso programma di loperamide. La loperamide 2-4 mg viene somministrata al primo sintomo di diarrea e viene seguita dalla somministrazione di 2 mg ogni 2 ore finché il paziente non sia stato sollevato dal sintomo diarroico per 12 ore. Il paziente e lo staff curante devono ricevere istruzioni scritte sul fatto che questa non è la dose standard di loperamide e che può differire da ciò che c’è scritto sulle confezioni dei farmaci acquistati in farmacia (Berg, 1998b). Uno studio recente ha dimostrato che una combinazione di loperamide e acetorfan, un nuovo agente antidiarrea, può controllare la diarrea con una dose di 100 mg di acetorfan e 4 mg di loperamide somministrati ogni 8 ore (Saliba et al., 1998). Gli antiemetici e gli analgesici (specialmente gli oppioidi) possono causare costipazione e agire contro la diarrea causata della chemioterapia e possono inoltre richiedere l’uso di lassativi. Una stretta collaborazione tra il paziente e l’infermiere, e un accurato monitoraggio dei sintomi è necessario per ottenere un corretto equilibrio tra i lassativi e i medicinali antidiarrea. 87 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA GESTIONE DEGLI EFFETTI COLLATERALI DELLA CHEMIOTERAPIA E BIOTERAPIA Nausea e vomito I farmaci utilizzati per trattare il tumore avanzato del colon-retto sono generalmente di basso potenziale emetico. I fattori contribuenti all’emesi sono descritti nella Tabella 4.1. La nausea leggera e il vomito affliggono il paziente ma non seriamente per quanto riguarda le condizioni mediche. Però un’emesi prolungata può procurare disidratazione e instabilità elettrolitica e deve essere riportata allo staff medico. Un’emesi scarsamente controllata può inoltre predisporre il paziente a sviluppare sintomi anticipatori (vedi Hawthorn, 1995). Mucositi (Stomatiti) Un rapido turn-over cellulare della mucosa orale può essere alterato dai farmaci citotossici dopo chemioterapia e si possono manifestare mucositi che limitano le dosi di trattamento. Le mucositi spesso iniziano con una sensazione di bruciore che progredisce dal dolore leggero al moderato e con un eritema delle labbra e della bocca. Nei casi gravi si possono manifestare franche ulcerazioni che possono causare sanguinamento. I sintomi si manifestano 3-5 giorni dopo la chemioterapia, con un picco 10-14 giorni più tardi. I casi non complicati (senza funghi o infezioni batteriche) si risolvono in 2-3 settimane (Berg, 1998a). Se un paziente riceverà 5-FU, con o senza LV le mucositi potranno essere evitate o ridotte se il paziente è stato informato di succhiare un cubetto di ghiaccio per 10 minuti prima della chemioterapia, durante la stessa e 10 minuti dopo l’iniezione. Ovviamente ciò non sarà pratico per le infusioni prolungate. Il ghiaccio causerà una vasocostrizione nella mucosa orale e, visto che il flusso di sangue è stato ridotto, l’ammontare dei farmaci cititossici che raggiungono la cavità orale sarà ridotto. Uno studio randomizzato fatto su 95 pazienti trattati con crioterapia o non dose per 30 minuti, iniziata 5 minuti prima della chemioterapia, ha mostrato che il gruppo sottoposto alla crioterapia ha avuto meno problemi di mucositi, nonostante ciò la differenza non era statisticamente rilevante. (Mahood et al. 1991; Cascinu et al., 1994; Raber-Dulacher, 1999). L’igiene orale deve essere meticolosa utilizzando un collutorio appropriato. Esiste una vasta scelta di collutori di marca e preparazioni galeniche che ne possiedono le proprietà (usualmente a base di sale e bicarbonato di sodio). I punti principali da ricordare per sceglierne uno sono, che alcuni collutori contengono perossido di idrogeno che danneggia i tessuti di granulazione e quelli con alcol disidratano e irritano. Può essere efficace (e meno costoso) utilizzare acqua sterile da quando uno studio ha comparato l’acqua sterile con un collutorio di clorexidina non ha mostrato alcuna differenza rilevante tra le incidenze di stomatiti da chemioterapia tra i due gruppi. Sciacquare indifferentemente con uno dei due ha ridotto l’incidenza della mucosite da un previsto 44% ad un 23-26% (Dodd et al., 1997). Le placche bianche in bocca sono di solito indice di un infezione fungina e sarebbe utile l’uso di agenti antimicotici. Il dolore causato dall’ulcerazione può essere alleviato da un collutorio anestetico o da una soluzione di sucralfato (1 g/10 ml) che riveste l’ulcera e la protegge, permettendone la guarigione. Gli analgesici sistemici possono essere utili. 88 Gli infermieri devono ricordarsi che il dolore orale può rendere difficile l’alimentazione e può causare difficoltà di comunicazione che possono sfociare in un sentimento di frustrazione e depressione. 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA GESTIONE DEGLI EFFETTI COLLATERALI DELLA CHEMIOTERAPIA E BIOTERAPIA Per una più dettagliata discussione sulle complicanze orali della chemioterapia vedere Madeya 1996a; 1996b. Altre tossicità Neuropatia La neuropatia sensoria è anch’essa una conseguenza universale dell’oxaliplatino (85-95% dei pazienti), ma raramente si manifesta con gli altri farmaci citotossici (Misset, 1998). Si presenta come un lieve prurito intorno alla bocca e alle dita delle mani o dei piedi durante le ore di trattamento. Le sensazioni sono esacerbate dal freddo e tendono a finire circa in 7 giorno ma durano di più nei successivi cicli. Non influisce sulla limitazione delle dosi. Poco può essere fatto per alleviare i sintomi, ma bisogna rassicurare il paziente che la situazione si risolverà qualche mese dopo che il trattamento sarà finito. Alopecia Anche se i follicoli della cute sono suscettibili agli effetti dei farmaci citotossici, l’alopecia non è un comune effetto collaterale dal farmaci utilizzati per la cura dei tumori del colon-retto. Alcune rarefazioni e assottigliamento della capigliatura possono comparire con uso dell’irinotecan, capecitabina e 5-FU, schemi di 5 giorni (Berg, 1998a) I pazienti devono essere informati di non lavare la testa molto spesso, di usare uno shampoo non aggressivo e di non usare tinte o permanenti. L’uso eccessivo dell’asciuga capelli e bigodini deve essere evitato Il paziente deve essere rassicurato sul fatto che i suoi capelli ricresceranno. Per i casi inusuali di grave perdita di capelli alcuni pazienti potrebbero volere una parrucca, altri potrebbero preferire un foulard o un cappello. L’uso routinario delle cuffie termiche raffreddanti non viene attuato. Affaticamento e astenia L’affaticamento e l’astenia necessitano di speciali menzioni visto che sono gli effetti collaterali più frequenti riscontrati dopo quasi tutti i trattamenti. È spesso difficile distinguere tra le due condizioni. Possono essere frequentemente sottovalutate anche dai più esperti professionisti della salute, ma sono particolarmente inopportune per i pazienti se associate alla tossicità. Entrambe possono essere esacerbate dalla malattia stessa. L’affaticamento è scarsamente capito, non è stato adeguatamente definito e non ha un trattamento consolidato. (Ferrell et al., 1996). L’affaticamento può essere un effetto immediato o può essere ritardato. Per la radioterapia l’affaticamento nei pazienti può apparire circa durante la terza o la quarta settimana del trattamento e può allarmare un paziente impreparato, tanto da fargli pensare che il male sia ricomparso. Perciò bisogna informare il paziente di ciò che può accadergli. L’astenia è possibile durante l’uso di farmaci chemioterapici nella terapia del tumore del colon-retto ma è piú presente con l’uso di raltitrexed (Berg, 1998a). L’astenia è il più comune effetto collaterale associato alla somministrazione del raltitrexed e uno dei problemi più importanti di alcuni regimi con 5-FU. Si può fare riferimento ad un modello per l’astenia. Per esempio, si è dimostrato che l’affaticamento può essere parallelo all’immunodepressione, essendo peggiore quando la neutropia è più importante e si risolve allo stesso modo di altre tossicità (Winningham et al., 1994). Se occorre, informare il paziente può aiutarlo ad accettare il suo stato di affaticamento e a pianificare strategie di supporto al momento giusto. 89 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA GESTIONE DEGLI EFFETTI COLLATERALI DELLA CHEMIOTERAPIA E BIOTERAPIA Dove l’astenia è un problema il paziente può provare: ■ strategie per conservare le energie ■ distrazioni ■ rilassamento ■ altri interventi. Metodi per conservare le energie – pianificare – seguire le istruzioni – avere una buona alimentazione – controllare il dolore – fare esercizi leggeri come il camminare – modificare i doveri e gli impegni – avere periodi di riposo – massimizzare i benefici del sonno. Metodi di distrazione – musica – umorismo – arte o altre attività creative – socializzazione con gli amici – lavoro – andare al cinema o guardare la tv – apprezzare la natura. Metodi di rilassamento – yoga – massaggi – aromaterapia – musica o ascolto di nastri contenenti degli esercizi per il rilassamento – esercizi – lettura. Altri interventi – programmi di controllo dello stress – counselling – gruppi di supporto per i pazienti – programmi di educazione per pazienti e familiari – ergoterapia – fisioterapia – eliminazione di ogni identificabile causa di affaticamento. Indebolimento della memoria e confusione Poco può essere fatto per alleviare la confusione o l’indebolimento della memoria che può essere causato dalla bioterapia ma bisogna rassicurare il paziente che il problema si risolverà con il progredire della terapia. 90 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA GESTIONE DELLA TOSSICITÀ DELLA RADIOTERAPIA Reazioni cutanee I regimi della chemioterapia 5-FU causano diverse reazioni della cute. È frequente un aumento della fotosensibilità e l’uso di un alto fattore di protezione ai raggi UV potrebbe essere utile. La cute del viso potrebbe diventare pigmentata e ‘solcata’ e possono comparire delle venature scure dovute all’infusione di 5-FU. Non c’è rimedio a queste condizioni, ma possono essere truccate o coperte. Una continua infusione di 5-FU o assumere capecitabine per via orale può causare un’eritodisestesia plantare-palmare, o sindrome mano-piede, che consiste nello screpolarsi, squamarsi e nell’arrossamento del palmo della mano e della pianta del piede. Può essere veramente angoscioso per il paziente sentire che la destrezza nell’uso delle mani si è indebolita e che il camminare può essere doloroso. La cute squamata può essere un luogo adatto per l’insorgere di infezioni e quindi bisogna prestare attenzione a tenere l’area colpita asciutta e pulita. Le creme ammorbidenti e lenitive possono a volte aiutare, e viene prescritta la piridoxina. Bisogna rassicurare il paziente che le condizioni in cui si trova si risolveranno una volta che il trattamento sarà completato. Gestione della tossicità della radioterapia Gli effetti collaterali legati alla radioterapia sono stati descritti nella sezione 3. Comunque i più rilevanti vanno collegati alle funzioni dell’intestino. Dopo la radioterapia il paziente può sviluppare enteriti o diarrea acuta; questo problema andrà trattato alla stessa maniera con cui vengono trattati i casi di diarrea indotti dalla chemioterapia. Una prolungata terapia radiante può causare edema o fibrosi dell’intestino o dei tessuti rettali che produrranno diarrea, dolorose proctiti e sanguinamento dal retto, che a volte progrediscono in stenosi con la formazione di ascessi o fistole. I pazienti che hanno subito una radioterapia postoperatoria hanno mostrato di avere peggiori funzioni sfinteriche rispetto a quelli trattati solamente chirurgicamente (Lundby et al., 1997). I pazienti dovrebbero essere informati che l’igiene perianale e perineale sono molto importanti e che ogni sintomo di dolore o sanguinamento nell’area rettale non deve necessariamente suscitare preoccupazione circa il fatto che il tumore si sia rimanifestato ma bisogna avvertire immediatamente il medico. I cambiamenti della cute dopo la radioterapia sono molto differenti rispetto a quelli conseguenti alla chemioterapia e vanno trattati diversamente. Le zone del retto e quella perineale sono particolarmente sensibili alla radioterapia e molto vulnerabili alle reazioni cutanee. Ai pazienti bisogna dire che: ■ è vietato usare sapone, gel-doccia o borotalco ■ lavare la zona interessata solamente con acqua tiepida e asciugarla delicatamente ■ proibire indumenti attillati o che irritino l’area interessata ■ non applicare creme o lozioni se non sono state specificatamente prescritte per questo scopo ■ se una qualsiasi zona della pelle dovesse diventare secca o prudere non bisogna grattarsi ma riportare i sintomi. Il paziente deve essere informato che l’astenia può non manifestarsi che dopo giorni o settimane dopo il trattamento ma questo non deve essere visto come un sintomo di progressione della malattia. 91 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA GESTIONE DELLA TOSSICITÀ DELLA RADIOTERAPIA La precedente radioterapia è un fattore di rischio per lo sviluppo della leucopenia se il 25% o più del midollo osseo pelvico è stato irradiato. Quando il paziente è sottoposto sia alla radio che alla chemioterapia il rischio di effetti collaterali aumenta. Sono state riportate moderate, gravi e acute tossicità gastrointestinali ed ematologiche su almeno un terzo dei pazienti (Krook et al., 1991). Complicazioni postume, specialmente quelle che richiedono un intervento chirurgico non aumentano associando le terapie (Cummings, 1997). Tavola 4.5: Interventi infermieristici per prevenire o curare gli effetti collaterali della chemioterapia, bioterapia e radioterapia. Effetti collaterali Potenziali problemi Segni e sintomi Risposte Affaticamento/astenia (CT/BT/RT) Letargia e depressione. Stanchezza muscolare. Incapacità di compiere i compiti del vivere quotidiano. Incapacità di andare a lavoro o partecipare alle attività sociali. Cercare di definire i periodi di massima e minima energia. Elencare le attività che coincidono con il massimo di energia. Cercare di dormire per almeno 8 ore a notte e riposare quando necessario. Vedi i sopra citati interventi. Trombocitopenia (conta piastrinica <100.000/mm3) (CT) Aumento dei rischi di sanguinamento in risposta ai traumi o sanguinamento spontaneo se le piastrine scendono sotto i 20.000/mm.3 Facilità di contusione. Contusioni della cute, petecchie, ematuria, vitiligo eratomi insede di incannulamento venoso, lesioni alla bocca. Sanguinamento nasale. Avvisare il paziente di evitare traumi e di utilizzare rasoi elettrici al posto delle lamette. Nessuna procedura invasiva (es. iniezioni). Utilizzare spazzolini morbidi. Evitare i farmaci che favoriscono il sanguinamento (aspirina, FANS, alcol). Monitorare il conteggio delle piastrine. Il conteggio piastrinico o/e una trasfusione potrebbero essere necessari. Precauzioni per evitare piaghe da decubito. Neutropenia (CT) Infezioni. Che può progredire verso lo sviluppo di uno shock settico. Segni di una infezione precoce. Febbre alta. Consigliare una buona igiene orale e corporale. Evitare contatti tra il paziente e persone con infezioni. Misurare la temperatura del paziente e monitorare la presenza di segni di infezione (es. febbre), tamponare se necessario. Informare il paziente sui rischi prima che egli venga dimesso dall’ospedale. Insegnargli a misurarsi la temperatura e mettersi immediatamente in contatto con il medico in caso questa dovesse alzarsi troppo. Monitorare il numero di globuli bianchi. CT= chemioterapia; RT= radioterapia; BT= bioterapia 92 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA GESTIONE DELLA TOSSICITÀ DELLA RADIOTERAPIA Tavola 4.5: Interventi infermieristici per prevenire o curare gli effetti collaterali della chemioterapia, bioterapia e radioterapia (continua). Effetti collaterali Potenziali problemi Segni e sintomi Risposte Anemia (CT) Malessere. Stanchezza. Astenia, pallore delle membrane mucose. Mancanza di respiro, palpitazioni sotto sforzo. Vertigini, mal di testa, irritabilità. Insonnia. Incoraggiare il paziente a controllare i sintomi quando è a casa, soprattutto l’astenia. Monitorare i livelli di emoglobina - discuterne con lo staff medico. Prendere precauzioni per evitare piaghe da decubito. Somministrare eritropoetina se prescritta. In casi estremi potrebbe necessitare una trasfusione. Mucositi (CT) Dolore e disagio alla mucosa orale. Difficoltà nel mangiare e bere. Aumento dei rischi di infezione. Bocca dolorante, secchezza, rossore, ulcerazioni, placche bianche possono indicare un’infezione. Raccomandare la cura orale che include una regolare pulizia con collutori antibatterici o collutori anestetici se necessario. Avvertire il paziente di evitare gli agrumi, i cibi speziati, l’alcol e il fumo. Utilizzare uno spazzolino morbido e spazzolarsi i denti in maniera continua se possibile, e nei casi gravi sfregare con bastoncini di spugna. Diarrea (CT/RT) Disidratazione e instabilità degli elettroliti, astenia, stanchezza, dolori addominali. Irritazione e dolore nell’area anale. Feci liquide, disidratazione. Consigliare alimenti che non stimolino le funzioni intestinali (es, riso, pollo). Somministrare agenti antidiarrea (loperamide) se prescritti. Consigliare al paziente di aumentare il consumo di liquidi e di mangiare cibi contenenti potassio (es. banane o altra frutta), in caso di diarrea prolungata il paziente può necessitare l’ospedalizzazione. Una buona igiene perianale per evitare fistole anali. Considerare una diminuzione nella dose terapeutica. Cambiamenti nella cute (CT) Irritazione della cute. Dolore. Pigmentazione. Vitiligo. Prurito e placche dolorose. Spiegare che questa è una condizione temporanea. Applicare lozioni o creme lenitive. Evitare la luce troppo forte; suggerire schermi solari, occhiali da sole e cappelli. Cambiamenti nella cute (RT) Irritazioni e dolore Rossore Evitare sapone, gel doccia, etc. Mantenersi puliti e asciutti. Utilizzare solo creme o lozioni prescritte. CT= chemioterapia; RT= radioterapia; BT= bioterapia 93 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA ALTRE CONSIDERAZIONI Tavola 4.5: Interventi infermieristici per prevenire o curare gli effetti collaterali della chemioterapia, bioterapia e radioterapia (continua). Effetti collaterali Potenziali problemi Segni e sintomi Risposte Eritrodisestesia plantare e palmare (CT) Disagio e prurito. Rischio di infezione. Alterazione dell’immagine del corpo. Difficoltà nell’utilizzo delle mani, difficoltà nel camminare. Screpolature, desquamazioni della cute. Rossore. Assicurarsi che il paziente si riprenda totalmente dopo il trattamento. Cercare di diminuire lo sconforto e il rischio di infezioni. Suggerire di utilizzare creme lenitive e somministrare piridoxina se prescritta. Cambiamento di gusto (CT) Diminuzione dell’assunzione del cibo. Distorsione o riduzione nel gusto. Consigliare l’uso di erbe o condimenti nel cibo. Consumare i cibi presto durante la giornata per evitare problemi. Brividi o febbre, muscoli e articolazioni doloranti, malessere. Fornire coperte di lana se risulta una sensazione di freddo, spugna intrisa di acqua tiepida in caso di febbre. Somministrare paracetamolo Sindrome parainfluenzale Malessere generale (BT) e stanchezza. CT= chemioterapia; RT= radioterapia; BT= bioterapia Altre considerazioni I pazienti con una diffusione metastatica potrebbero avere problemi aggiuntivi quali prurito e ascite. ■ L’ascite può essere drenata mediante l’uso del catetere di Tenchoff. ■ Il prurito si cura incrementando l’immissione di fluidi per ridurre l’eccessivo accumulo di sali biliari. ■ Creme topiche o preparati anestetici possono essere usati per alleviare il prurito. Con le istruzioni per il paziente si dovrebbero fornire informazioni scritte sugli effetti collaterali, su cosa fare quando si manifestano questi effetti e quando chiedere consigli medici. L’importanza dei segni dell’infezione devono essere evidenziati. Come bisogna monitorare le condizioni fisiche del paziente così bisogna prestare attenzione a come egli reagisce emozionalmente e psicologicamente. L’infermiere dovrebbe provare a fornire un supporto e inoltre dovrebbe essere sensibile al sostegno offerto da parte dei familiari del paziente, dagli amici, dai consiglieri spirituali o da altri professionisti, come assistenti sociali, psicologi o counsellors. Bisogna ricordarsi che le tossicità non sono esclusivamente monitorate per il benessere del paziente ma sono anche indici che una riduzione nel dosaggio della chemioterapia può essere richiesta e che influenzerà in seguito l’evoluzione del trattamento. 94 Scrivi! Fare una lista dei problemi più importanti che un paziente può incontrare dopo la chemioterapia. Quale credi il paziente troverà più rilevante? 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA PREPARARE IL PAZIENTE ALLA DIMISSIONE Preparare il paziente alla dimissione La maggior parte dei pazienti non vedranno l’ora di essere dimessi ma molti nutriranno ancora delle paure sul fatto di farcela nel momento in cui saranno a casa. Queste paure saranno condivise anche dai familiari del paziente e da coloro che dovranno prendersene cura. Molte unità oncologiche ora operano con un sistema di “porte aperte” dove i pazienti posso contattarle direttamente per parlare delle proprie paure e ansie, piuttosto che doversi rivolgere come referente ad un medico di base (GP). Se questa dovesse essere la situazione nel vostro paese allora mettete in risalto il fatto che questo servizio è disponibile. La maggior parte delle tossicità di una terapia, specialmente l’astenia, la depressione del midollo osseo e le mucositi possono manifestarsi nel periodo in cui il paziente si trova a casa ed è importante che il paziente, e colui che dovrà prendersene cura, sappiano come gestire questi effetti collaterali. La depressione del midollo osseo rende il paziente suscettibile alle infezioni che possono svilupparsi abbastanza rapidamente e sfociare in una setticemia mortale, quindi è estremamente importante che il paziente controlli segnali quali l’incremento di temperatura o segni che fanno pensare ad un’infezione. Se necessario, bisogna insegnare al paziente come misurarsi la temperatura ed enfatizzare l’importanza di contattare immediatamente il team oncologico se dovesse scoprire qualsiasi segno di infezione. In eguale maniera, la diarrea è da considerarsi un serio effetto collaterale. Assicurarsi che il paziente abbia informazioni scritte - la vostra unità può produrre volantini. In alternativa i gruppi di supporto possono essere fonte di informazione per il paziente. Deve essere sottolineato il fatto che il paziente deve contattare il “team oncologico” in caso di dubbio e non deve assolutamente aspettare sino alla sua prossima visita in ospedale. Pensa! Una signora di 78 anni si presenta all’ambulatorio ospedaliero per primo ciclo di chemioterapia. Lei deve recarsi in clinica su base giornaliera per 5 giorni ogni I pazienti, durante il processo educativo dovrebbero essere istruiti all’autogestione della cura e inoltre imparare quali sono i segni ed i sintomi che indicano la tossicità che deve essere notificata al personale curante. Un rapido elenco dei controlli riguardante altre considerazioni include: ■ Assicurarsi che il paziente abbia tutti i farmaci che gli sono prescritti e che capisca come somministrarseli. ■ I pazienti colostomizzati devono avere un’adeguata scorta di placche e sacchetti raccoglitori. ■ Assicurarsi che sia stato fissato l’appuntamento per la visita successiva. ■ Produrre informazioni scritte per quanto sia possibile, includendo dove e quando ricercare consigli medici se gli effetti collaterali creassero problemi. ■ Dare al paziente qualsiasi tipo di volantino informativo disponibile, procurato dalla tua unità o suggerire gli indirizzi dove queste informazioni possono essere trovate. ■ Consigliare al paziente di documentare ogni effetto tossico (in particolare quanto spesso capita loro di aver attacchi di diarrea o vomito) per permettere al team oncologico di calcolare il grado di tossicità più accuratamente. 4 settimane. Lei è vedova e vive da sola Sia suo padre che suo fratello sono morti di tumore del colon-retto. La sua diagnosi è confermata quale neoplasia di Dukes stadio C dell’intestino cieco. Quali informazioni pensi lei necessiterebbe in relazione alla sua malattia e al trattamento? 95 4. L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA PREPARARE IL PAZIENTE ALLA DIMISSIONE ■ Procurare i nomi dei gruppi di supporto se richiesti dal paziente o dai familiari. ■ Assicurarsi che il paziente, il medico di base (GP), l’assistente sanitaria e qualsiasi tipo di assistenza sociale appropriata sia stata contattata. ■ Dare al paziente un numero di telefono che egli possa formare per ogni evenienza. ■ Assicurarsi che il paziente comprenda che egli può contattare l’ospedale in caso ci fossero problemi. ■ Se il paziente non dovesse avere parenti o amici che possano sostenerlo dopo la dimissione dall’ospedale bisogna assicurargli un’assistenza infermieristica appropriata e un servizio di assistenza sociale. 96 4. 4 . RISPOSTE NURSING ALLE DOMANDE DI AUTOVALUTAZIONE I NTRODUCTION CAR E Risposte alle domande di autovalutazione Sezione 1 1. b 2. a 3. a, b, c 4. a 5. c Sezione 2 1. a, b, d 2. b 3. a, b 4. b 5. a, c Sezione 3 1. a 2. b, c 3. c, d 4. b, c, d 5. a 6. b 97 BIBLIOGRAFIA Referenze Abad A, Navarro M, Sastre J et al. UFT plus oral folinic acid as therapy for metastatic colorectal cancer in older patients. Oncology, 1997; 11 (Suppl 10): 53-57. Advanced Colorectal Cancer Meta-Analysis Project. Modulation of fluorouracil by leucovorin in patients with advanced colorectal cancer: Evidence in terms of response rate. J Clin Oncol, 1992; 10: 896-903. Advanced Colorectal Cancer Meta-Analysis Project. Meta-analysis of randomized trials testing the biochemical modulation of fluorouracil by methotrexate in metastatic colorectal cancer. J Clin Oncol, 1994; 12: 960-969. Ahlgren JD. Colorectal cancer: chemotherapy. In: Gastrointestinal Oncology. J Ahlgren, J MacDonald Eds. 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