Quaderni del Laboratorio Montessori n. 4 - Agosto 2016 ISSN: 1974-8787 Priscilla Pagliaricci Stanislavskij Il lavoro dell'attore su se stesso e sul personaggio IL LAVORO DELL’ATTORE SU STESSO E SUL PERSONAGGIO CHI E’ KONSTANTIN S. STANISLAVSKIJ (Mosca 1863-1938) Fu attore, regista e teorico dell’espressione scenica. Cerca un metodo che possa conferire una dignità ad un mestiere del tutto squalificato. L’ATTORE DEVE CONOSCERE: SE STESSO IL MONDO CHE LO CIRCONDA L’IO DELL’ ATTORE E’ LA BASE SU CUI SI COSTRUIRA’ IL PERSONAGGIO 1 Eraclito avrà ragione in eterno nell’affermare che l’essere è una vuota finzione. Il mondo «apparente» è l’unico mondo: il «vero mondo» è solo un’aggiunta mendace..». Estrapolato da «La nascita della tragedia» di F. Nietzsche. L’ATTORE DEVE PRESERVARSI: dalla violenza del pensiero altrui; dalle influenze estranee; da tutto ciò che potrebbe generare preconcetti e rovinare le impressioni nuove, i sentimenti immediati, la volontà, l’intelletto, l’immaginazione. Deve sapersi divertire con tutti i giochi a sua disposizione, traendo felicità da ognuno. Egli pur rimanendo libero mentre crea il proprio sogno, deve comunque cercare di non divergere dall’idea centrale dell’autore e dal tema dell’opera. ELEMENTI PER UN PROCESSO CREATIVO INTERIORE: 1) Tempo- ritmo interiore (reviviscenza)2 2) Caratterizzazione interiore 3) Controllo e compiutezza 4) Etica e disciplina interiori 5) Fascino e attrazione scenica 6) Logica e coerenza 2 Reviviscenza: s. f. [dal lat. tardo reviviscentia, der. di reviviscĕre «rivivere, rinascere», e questo da vivĕre «vivere»]. INTELLIGENZA + VOLONTA’ + SENTIMENTO3 = ENERGIA CREATIVA INTERIORE 3 Come afferma Antonin Artaud sentimenti repressi». bisogna «offrire uno sbocco ai nostri DRAMMA DEVE ESSERE ESPOSTO: Chiaramente Semplicemente Con una buona comprensione dei suoi pensieri fondamentali, del suo nucleo interiore, della linea principale e dei suoi meriti letterari ANALISI SCIENTIFICA : PENSIERO = ANALISI ARTISTICA : SENTIMENTO La stessa cosa avviene nel processo di analisi, che è un metodo conoscitivo, ma nel nostro linguaggio «conoscere» significa sentire, inteso come percezione di qualcosa. IN COSA CONSISTE L’ANALISI E QUAL’ E’ IL SUO SCOPO? Lo scopo è nella ricerca di sollecitazioni del trasporto artistico senza il quale non ci può essere un avvicinamento al personaggio. Grazie all’analisi si comprendono gli elementi compositivi, la sua natura interiore ed esteriore, l’intera sua vita spirituale Il trasporto artistico può divenire un’arma di analisi in grado di proseguire l’indagine, in quanto non solo sollecita la creazione, ma è una grande esperta dell’animo umano. Il compito degli attori deve essere quello di definire e determinare le proprie azioni, perché il tutto risulti perfettamente bilanciato. Tutto ciò che è descritto nel dramma deve essere rivissuto da loro come esperienza personale e non solo come un’idea astratta, uno schema da seguire passivamente. «Abbiate cura delle parole: non sciupatele e non riducetele a un chiacchierio attorico-mnemonico vanificando la loro spiritualità»4 E’ necessario che sotto le parole ci siano non solo i pensieri dell’autore, ma anche i suoi sentimenti, le reviviscenze, in breve, il sottotesto , la musica delle nostre parole. Il sottotesto è la "vita spirituale", palese ed interiormente sentita "di una parte", la vita che scorre ininterrotta sotto le parole del testo ravvivandolo e giustificandolo per tutta la sua durata. 4 «Il lavoro dell’attore sul personaggio» di Konstantin S. Stanislavskij. In scena, le parole senza concetto non sono necessarie, come non sono necessarie quelle che non hanno alcun effetto. Le parole devono eccitare, nell'attore e nel suo compagno (e attraverso loro nello spettatore), ogni possibile sensibilità, volontà, riflessione, ogni immagine della fantasia. L’errore che si fa ripetutamente, durante l’esposizione del contenuto dell’opera esaminata, è quello di soffermarsi su particolari già noti, di indugiare cioè sul suo presente. Dov’è dunque il passato e dove sono le prospettive del futuro? SEZIONI Bisogna lavorare per sezioni solo in un momento preliminare Va analizzata la sostanza di ogni sezione e si vedrà che molte parleranno dello stesso problema. Quando le sezioni grandi sono ben elaborate, l’attore le assimila facilmente e durante la commedia gli indicano la strada da seguire. La tecnica di sezionamento risponde alla domanda: «Di che cosa non può fare a meno questa commedia?» COMPITI ARTISTICI Sollecitano il sentimento , la volontà, l’intelletto dell’attore. Il compito è lo stimolo della creazione e la sua forza motrice; è il richiamo per il nostro sentimento. Il compito artistico, proveniente dall’intelletto, è detto razionale. Quello derivato dal sentimento, emotivo. Quello generato dalla volontà, volitivo. Il compito artistico migliore in assoluto è quello che coinvolge il sentimento dell’ attore subito, a livello inconscio, conducendolo intuitivamente a quello che è il fine ultimo dell’opera. 5 «Seguite sempre ciò che più vi emoziona di un’opera. Chi va a teatro, prima di tutto, vuole essere emozionato» Preso da «Mettere in scena uno spettacolo» di C. Pallottini e M. Simeoli. COMPITI 1)Tutti i compiti che si riferiscono alla commedia e coinvolgono i compagni con cui si recita; 2)Compiti dell’attore- uomo analoghi ai compiti della parte; 6 «Ricordarsi di servire il testo e non di servirsene» .Preso da «Mettere in scena uno spettacolo» di C. Pallottini e M. Simeoli. 3) Compiti che ci aiutano a realizzare il fine fondamentale della nostra arte «creare la vita spirituale di una parte» e comunicarla allo spettatore; 4) Compiti veri, vivi, attivi, umani, che sviluppano una parte e i compiti di mestiere, convenzionali e morti che non hanno alcuna relazione col personaggio rappresentato e vengono introdotti per divertire il pubblico; 5) I compiti ai quali possono credere sia l’attore, il suo partner e lo spettatore; 6)I compiti stimolanti, dinamici, capaci di provocare in noi il processo in cui si rivive la parte; 7 «Interpretare» vuol dire compiere sul testo un’operazione di carattere critico, darne cioè una particolare lettura. «Realizzare» invece vuol dire tirare fuori dal testo drammatico lo spettacolo che vi sarebbe implicitamente contenuto, restituendo il fantasma scenico dell’autore. La realizzazione sarebbe quindii una esecuzione e il testo null’altro che una notazione, icompleta naturalmente, ma non per questo meno obbligante. E i termini musicali non sono usati a caso. Estratto «Storia del teatro» di C. Molinari. 7)Compiti ben delineati, precisi e non approssimativi. 8)Compiti che hanno un contenuto e rispondono all’intima sostanza della parte, non quelli che si fermano alla superficie della commedia. 8 «Ogni testo contiene in sé tutta una serie d’indicazioni spazio-temporali scritte dall’autore e che costituiscono una sorta di messa in scena implicita del testo. Non considerate tali come imperativi, bensì come suggerimenti da usare o tralasciare alla luce della linea interpretativa che avete scelto di seguire». Da «Mettere in scena uno spettacolo» di C. Pallottini e M. Simeoli. Come ricavare i compiti dalle sezioni? Bisogna mettere davanti al nome il verbo «voglio», «voglio fare la data cosa». Se questo scopo è attraente, il desiderio provocherà un impulso che va definito con un titolo appropriato che ne esprima il contenuto. Sarà un verbo a definire un compito vivo e attivo e non semplicemente una raffigurazione statica, un concetto, come succede con i sostantivi. SCHEMA DI LAVORO PER L’APPROCCIO AL PERSONAGGIO: 1)Racconto generico dell’intreccio: recitare l’intreccio in base alle azioni fisiche; 2)Esercitazioni sul passato, presente (nella scena stessa) e futuro (da dove provengo, dove vado, che è successo tra un’apparizione in scena e l’altra); 3)Esercitazione sul racconto più particolareggiato delle azioni fisiche e della trama; 4)Definizione approssimativa di un super-compito; 5)Tracciare un’azione trasversale temporanea e approssimativa e chiedersi «che farei se mi trovassi nella situazione data?» 6) Dividere le azioni nelle sezioni fisiche più grandi (senza la quale l’opera non ci sarebbe); 7) Eseguire le azioni fisiche così abbozzate sulla base della domanda : che cosa farei io se... 8) Se la sezione sfugge all’esecuzione, dividerla temporaneamente in sezioni medie e, se necessario, piccole e piccolissime; 9) Formare una linea logica e consequenziale di azioni fisiche, prenderne nota e rafforzarla nella pratica, condurla alla verità e alla convinzione; 10) I suddetti elementi formano insieme la condizione denominata «io sono». Dove c’è l’ «io sono», c’è la natura e il suo inconscio; 11)Gli allievi o attori si appropriano di singole parole o frasi del testo dell’autore che sembrano loro necessarie o che li hanno colpiti. Pian piano il personaggio acquisisce completamente le parole dell’autore; 12)Si impara il testo, ma non lo si ripete ad alta voce perché non si instaurino stereotipi verbali; 13)Continuare a recitare la commedia secondo le linee stabilite. Le parole vanno pronunciate solo mentalmente, ma sostituite ad alta voce con le intonazioni corrispondenti (ta-ta-ti-ra); 14)Rafforzare la linea interiore del personaggio subordinando ad essa il testo parlato affinché questo non sia proferito macchinalmente. 15) Raccontare con proprie parole: a) La linea del pensiero; b) La linea delle immagini; c) Le due linee ai propri interlocutori per stabilire una comunicazione e la linea di azione interiore. 16) Dopo che questa linea si è rafforzata, recitare a tavolino il testo dell’autore, seduti sulle mani per evitare ogni gesticolazione sforzandosi di trasmettere ai propri interlocutori con chiarezza le linee elaborate, le azioni, i particolari e la partitura; 17) Lo stesso a tavolino con le mani e il corpo liberi, con alcuni movimenti; 18) Improvvisare una messinscena; 19)Elaborazione e abbozzo della messinscena: si dispone la scenografia secondo lo schema fissato e si introduce l’attore; 20)Prova di validità delle varie proposte per la messinscena, eliminando ora l’una ora l’altra delle quattro pareti; 21)Discussione a tavolino sulla linea letteraria, sociale, politica e artistica; 22)Caratterizzazione. Problema principale (super-compito) Fila di piccole, medie, grandi linee della parte a una sola direzione. I tracciati si alternano e si agganciano logicamente e coerentemente l’uno all’altro creando la complessa LINEA D’AZIONE che attraversa il dramma. In questo caso non esiste la linea conduttrice, e la commedia riesce discontinua, a pezzi staccati, che pian piano finiranno di vivere ognuno per conto proprio. aspirazione Se introduciamo uno scopo, un’aspirazione qualsiasi, estranea al suo contenuto, il legame organico con la commedia del problema principale e della linea d’azione, sussiste, ma parzialmente, perché sono costretti a deviare verso l’aspirazione estranea introdotta. Problema principale (super-compito) Aspirazione La linea d’azione si prolunga fino al problema principale e all’aspirazione. In questo caso il processo creativo si svolge normalmente e la natura organica dell’opera non viene deturpata. PARTITURA DEL PERSONAGGIO Ogni uomo di ritorno da un viaggio deve portare a termine una lunga serie di compiti psicologici che richiedono logica, consequenzialità di azioni, ferree leggi della natura. L’attore, col tempo e con le continue ripetizioni della medesima partitura, se ne appropria meccanicamente, fino a che compare in lui l’abitudine. L’abitudine rende ciò che è difficile abituale, ciò che è abituale facile, ciò che è facile bello. Esso crea una seconda natura, una seconda realtà.6 La tavolozza spirituale e la partitura dell’attore devono essere ricchissime, variopinte e multiformi, in quanto per rappresentare in scena una determinata passione, l’attore non deve pensare a essa in quanto tale, ma ai sentimenti che la compongono. La strada del personaggio non è un’identificazione con esso stesso, ma un processo di conoscenza del personaggio attraverso di sé e conoscenza di sé attraverso il personaggio. In questo processo si possono indicare quattro fasi: 9 «Siddharta» di Herman Hesse. 1 Ricerca determinazione e controllo dei meccanismi d’azione psicofisici; 2 Ricerca dei parallelismi e delle differenze tra carattere del personaggio e carattere dell’attore, partendo dal principio che il personaggio è funzione dell’attore; 3 Studio del personaggio conoscerne e riviverne il passato, proiettarne il futuro, ricostruirne la vita extrascenica 4 Creare una linea di vita partendo dai parallelismi attore- personaggio. Esibizionismo e platealità impediscono l’adattamento naturale, favorendo quello convenzionale.7 Sono necessari: - l’allenamento del corpo; - la mimica; - la voce. 10 «Tutte le caratteristiche del giaguaro, la sua velocità, il suo coraggio, la repentinità, intervengono a dare calore ed enfasi alla danza iniziatica cui l’uomo partecipa , non solo per essere introdotto a un cimento terribilmente rischioso, ma soprattutto perché, come individuo, deve accrescere, col coraggio, la capacità di sincronizzare i propri gesti attraverso una scelta di tempi, ritmi e , soprattutto, di slancio aggressivo. Il corpo acquista sapienza, allora, attraverso i riti della gestualità, e diventa espressione di equilibrio, d’invenzione e di armonia». Estrapolato da il «Manuale minimo dell’attore» di Dario Fo. OPERA E PERSONAGGIO HANNO MULTIFORMI ASPETTI DA PRENDERE IN CONSIDERAZIONE: CONSIDERAZIONE: 1. Aspetto esteriore dei fatti, degli avvenimenti, dell’intreccio, del nucleo dell’opera; 2. Sfera del quotidiano, con i suoi diversi aspetti(di classe, nazionale, storico e così via); 3. Aspetto letterario con linee (ideologiche, stilistiche e altre), ciascuna di queste linee nasconde in sé diverse sfumature(filosofiche, etiche, religiose, mistiche e sociali); 4. Aspetto estetico con diramazioni: teatrali, rappresentative, drammaturgiche, artistico-pittoriche, plastiche, musicali e via di seguito; 5. Aspetto spirituale-psicologico dal quale derivano: desideri creativi, slanci e azioni interiori, logica e consequenzialità del sentimento, caratterizzazione interiore, elementi dell’animo e della sua configurazione, natura dell’immagine interiore e così via; 6.Aspetto fisico con leggi fondamentali della natura fisica: compiti fisici e azioni, caratterizzazione esteriore (cioè trucco, gesti, atteggiamenti, modo di parlare, abbigliamento, andatura); 7. Sfera delle sensazioni personali dello stesso attore e cioè la sua disposizione creativa. Durante la successiva analisi del personaggio e la trascrizione dei fatti, Stanislavskij non si interessa unicamente al sentimento, che è indefinibile e impalpabile, ma piuttosto a quelle conoscenze esteriori, determinate dall’autore, che possono dare origine al sentimento. PROCESSI CREATIVI: Conoscenza (paragonato al primo incontro , al corteggiamento di due giovani innamorati) crea le circostanze date Reviviscenza (paragonato al momento di unione, inseminazione, concepimento, formazione del feto) periodo più importante, fondamentale nella creazione crea la verità delle passioni Questo tipo di compito a livello inconscio ed emozionale , caratterizzato da naturale immediatezza, attira la volontà creativa,: gli yogi indù definiscono questo tipo di compito superconoscitivo. Esistono comunque compiti emozionali completamente consci, alla cui ricerca partecipano sia il sentimento che l’intelletto. Quando bisognerà determinare un compito attivo, la cosa migliore è indirizzare la propria volontà ricorrendo all’ausilio del verbo io voglio. LA VERITA’: GARANZIA DI AUTENTICITA’ La verità dei dati interiori provoca verità di emozione. Non posso inviare segnali diversi da quella che è la mia realtà e il contenuto del mio personaggio, altrimenti il pubblico se ne accorgerebbe. Si parla di verità dei sentimenti, il «vero scenico» necessario all’attore nel momento della creazione. Non ci può essere vera arte senza questo «vero» e senza che vi si creda. Più realistica è la messinscena esteriore, più l’attore deve rivivere la parte. Per far sì che ciò accada bisogna sforzarsi di giustificare i fatti e le azioni che succedono in scena con i «se» e le «circostanze date». MAGICO SE «Se io mi trovassi nelle sue condizioni, come mi comporterei?». Partire da se stessi è anche un’accettazione di certi limiti: nessuno può fare di più di ciò che è, quindi è sbagliato partire da ciò che non si è. Attenzione però: il proprio io non è un punto di arrivo ma un punto di partenza e non si tratta di riversare se stessi nel personaggio. Esso è solo l’inizio di un lungo percorso che serve alla creazione di un altro se stesso. Il «se» dei bambini è molto più forte del nostro «magico se» dato che riescono ad immaginare con più facilità che qualcosa di non vero lo possa diventare. Essi sanno sempre a che cosa credere e di che cosa non devono tener conto. Una bambina di cui Stanislaskij ci racconta seppe realmente credere che la bambola che le serviva per la scena non era di legno e soffriva il mal di pancia. LA DIZIONE Nella vita normale i difetti di pronuncia e una cattiva dizione si possono anche sopportare, ma pronunciare in scena dei sonanti versi sulla libertà, la nobiltà, sull’idea o il puro amore, con una dizione volgare, offende o fa ridere. Ogni suono che costituisce una parola ha un’anima, una natura e un contenuto che chi parla deve sentire. Se una parola si pronuncia formalmente, meccanicamente, senza interesse, o senza animazione, rischia fortemente di essere una parola morta. Le parole e i segni della punteggiatura hanno intonazioni obbligatorie. VERTICE EDUCAZIONE FISICA Il corpo di un attore deve essere bello, forte, con movimenti plastici e armonici. Fare della ginnastica quotidiana contribuisce a rendere l’apparato fisico più agile, espressivo, flessibile, più acuto e meno rispondente. Non bisogna abusare dato che la ginnastica serve per correggere e non per deformare. Altrettanta importanza ce l’ha l’educazione dei piedi e delle mani: palmo, dorso e dita. Per questo ci si può servire della danza. Lì, pianta e punta dei piedi sono eloquenti ed espressive al massimo. Niente colpi bruschi: i movimenti sono fluidi, pieni di grazia e sono le punte che scandiscono il ritmo e battono gli accenti della danza. L’ AZIONE FISICA Schema del personaggio: - l’attore dovrà soffermarsi sulle più importanti azioni fisiche che vanno a formare un compito. Le rimanenti seguiranno in modo logico e sequenziale. Il sottotesto spunterà da solo, ricordando involontariamente tutti i magici «se» e le circostanze date venutesi a creare. - cinque-dieci azioni fisiche basteranno a completare lo schema di una scena, cosicché per i cinque atti basteranno dalle trenta alle cinquanta azioni fisiche principali. Esempio, Otello, Atto III, scena III, prima parte.8 Qual è il compito dell’attore in questa scena? Qui di seguito solo le azioni fisiche: 1)Trovare al più presto Desdemona e abbracciarla; 2)Ella gioca, fa la civetta con Otello; 3)Compare Iago, Otello di buon umore gioca con lui; 4)Desdemona è di ritorno, vuole che Otello vada con lei sul divano e lui la segue; 5)L’ha fatto distendere, si fa accarezzare e contraccambia ogni tanto. 11 «Otello» di William Shakespeare. ELIMINAZIONE DEI CLICHES La vita è movimento e azione Se la linea ininterrotta dei movimenti e delle azioni del personaggio non si forma intuitivamente, allora bisogna elaborarla sulla scena con l’aiuto del senso della verità e nel rispetto della natura della vita fisica. L’attore si sente a proprio agio nella sfera degli stereotipi, che sono abituali, noti, familiari. Il guaio è che i clichés invadono lo spazio riservato all’autentico sentimento dell’artista creatore. Prima si alza la voce fino al vertice massimo, dove la virgola coincide con la pausa logica, poi dopo il crescendo e la breve interruzione, la voce ritorna giù bruscamente. Quando l’attore avrà sperimentato i sentimenti se le azioni sono autentiche, allora i clichés non avranno più motivo di esistere e si staccheranno dal personaggio. IL SISTEMA E’ consuetudine definire questo studio sul lavoro dell’attore, come il «sistema Stanislavskij» e ciò è un errore. La forza di questo sistema sta nel fatto che non l’ha inventato e pensato nessuno, ma appartiene alla nostra natura organica , sia spirituale che fisica. Siamo nati con questa attitudine alla creazione e abbiamo questo sistema dentro di noi. Il sistema ha la capacità di farci credere in ciò che non esiste e quando c’è verità, c’è un’azione autenticamente vera e di conseguenza c’è la reviviscenza, l’inconscio, la creazione artistica e l’arte. Il sistema ripristina leggi e riporta la natura umana al suo stato normale. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI: BIBLIOGRAFICI: Konstantin S. Stanislavskij (2006), Il lavoro dell’attore sul personaggio, Roma-Bari: Gius. Laterza & Figli Spa, X edizione. Konstantin S. Stanislavskij (1996), Il lavoro dell’attore su se stesso, Roma- Bari: Gius. Laterza & Figli Spa, X edizione. Claudio Pallottini e Marco Simeoli (2006), Mettere in scena uno spettacolo, Roma: Dino Audino, I edizione. Cesare Molinari (1996), Storia del teatro, Bari: Gius. Laterza & figli Spa, I edizione F. Nietzsche (2010), La nascita della tragedia, Roma- Bari: Gius. Laterza & Figli Spa, VI edizione. Vocabolario Treccani (2015). Luigi Pirandello (2009), Così è (se vi pare), Il giuoco delle parti, Come tu mi vuoi, Milano: Garzanti, X edizione. Dario Fo (1997), Manuale minimo dell’attore, Torino: Giulio Einaudi Editore, Nuova edizione.