Guida al corretto impiego dei prodotti fitosanitari Regione Lombardia Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l’Europa investe nelle zone rurali Misura 111 - «Formazione, informazione e diffusione della conoscenza» Direttore Settore Ambiente ed Agricoltura Fabio Lopez Nunes Testi: Martino Bisaccia, Enrico Casalini, Franco Frangi La pubblicazione è stata realizzata con il contributo di: Laura Vercelloni, Mariateresa Buccafusca Progetto grafico, copertina e impaginazione: Laura Casadei In collaborazione con Scuola Agraria del Parco di Monza S CUOLA A GRARIA PARCO DI MONZA DEL Il corretto impiego dei prodotti fitosanitari è indispensabile e strategico sia per l’impatto diretto che ha sulla salute umana (degli operatori agricoli e dei consumatori) sia per le ripercussioni che questi prodotti hanno sulle colture e sull’ambiente. E’ quindi evidente il ruolo fondamentale che rivestono la formazione e l’aggiornamento degli agricoltori impegnati nell’utilizzo dei prodotti fitosanitari che oggi, ancora più che in passato, si trovano a dover conciliare la necessità di diminuire l’impatto sull’ambiente e sull’uomo, garantendo però un’adeguata difesa delle colture da parassiti sempre più dannosi e difficili da contrastare. In quest’ottica la Provincia di Monza e della Brianza ha ritenuto opportuno predisporre questa guida contenente una serie di indicazioni sulle malattie delle piante e sulle caratteristiche e modalità di gestione ed utilizzo dei prodotti stessi. Ci auguriamo che questa iniziativa rappresenti un piccolo passo verso un nuovo modello di agricoltura, sempre più attento alla salvaguardia dell'ambiente ed alla salute del cittadino, in cui gioca un ruolo preponderante la formazione, intesa come risorsa indispensabile per la crescita di tutto il settore agricolo. Dario Allevi Presidente della Provincia di Monza e della Brianza Daniele Petrucci Consigliere con delega per l'Agricoltura FITOPATOLOGIA 1 - Principali alterazioni dello stato vegetativo delle piante, sintomi e cause .......................................................................... 7 1.1 - Che cosa è la fitopatologia 1.2 - Che cos'è una patologia: sintomi e diagnosi 1.3 - Raccolta di campioni vegetali da fare analizzare 1.4 - Indagine sui sintomi 2 - Fattori abiotici ................................................................ 11 2.1 - Cause ambientali avverse 2.1.1 - Scarsa luminosità 2.1.2 - Competizione con altri esemplari 2.1.3 - Allelopatia e stanchezza del terreno 2.2 - Cause climatiche avverse 2.2.1 - Gelo 2.2.2 - Elevate temperature e ustioni da irrigamento solare 2.2.3 - Vento e neve 2.2.4 - Grandine 2.3 - Anomale condizioni del terreno 2.3.1 - Carenze di acqua 2.3.2 - Ristagni idrici 2.3.3 - Carenze minerali e pH del suolo inadatto alla coltura 2.3.4 - Compattamento del suolo 2.3.5 - Tessitura del suolo 2.4 - Danni da agenti inquinanti atmosferici 2.5 - Danni indotti dall'uomo 3 - Parassiti ........................................................................ 19 3.1 - Virus 3.2 - Batteri 3.3 - Funghi 3.4 - Insetti 3.5 - Acari 3.6 - Nematodi 3.7 - Lumache e limacce 3.8 - Roditori 4 - La difesa delle piante coltivate ............................................ 28 4.1 - Mezzi agronomici 4.2 - Mezzi fisici 4.3 - Mezzi biotecnici 4.4 - Lotta biologica 4.5 - Lotta chimica 4.6 - Lotta guidata e integrata 5 - Endoterapia ................................................................ 5.1 - Basi dell’endoterapia 5.2 - Attrezzature per endoterapia 36 PRODOTTI FITOSANITARI - Introduzione ................................................................ - La sostanza attiva .......................................................... - I coadiuvanti e i coformulanti ............................................ - Formulazioni ............................................................... - Limiti tecnici e igienistici ................................................ 10.1 - Tempo di carenza o intervallo (tempo) di sicurezza 10.2 - Residuo 10.3 - Limite di tolleranza 10.4 - Tempo di rientro 11 - La vendita dei prodotti fitosanitari e la gestione dei depositi e dei locali di vendita ............................................................ 12 - L'autorizzazione al commercio e alla vendita ........................ 13 - Il certificato di abilitazione alla vendita ............................... 13.1 - Chi lo rilascia 13.2 - Rilascio 13.3 - Rinnovo 14 - L'acquirente – autorizzazione acquisto ................................ 14.1 - Chi la rilascia 14.2 - Rilascio 14.3 - Rinnovo 15 - La conservazione .......................................................... 16 - L'utilizzo .................................................................... 17 - Registro dei trattamenti .................................................. 18 - Effetti sulla salute ......................................................... 19 - Classificazione e simboli vecchi e nuovi ............................... 20 - Intossicazione da prodotti fitosanitari ................................. 21 - La prevenzione delle intossicazioni .................................... 22 - Criteri di scelta dei dispositivi di protezione individuale (dpi) .... 23 - Caratteristiche minime dei dpi .......................................... 6 7 8 9 10 40 41 41 42 44 46 46 47 48 49 51 52 54 56 60 60 62 63 ILPATENTINO 24 - Il patentino 24.1 24.2 24.3 24.4 24.5 ................................................................ - Struttura del corso - Scadenza . Documenti necessari - Tempi di rilascio - Normativa 66 F I T O PAT O L O G I A Danni al mais 6 1 - PRINCIPALI ALTERAZIONI DELLO STATO VEGETATIVO DELLE PIANTE, SINTOMI E CAUSE 1.1 Che cosa è la fitopatologia La fitopatologia è la scienza che studia le malattie delle piante causate da parassiti, funghi, batteri, fitoplasmi e virus. Si occupa inoltre delle alterazioni legate a condizioni ambientali sfavorevoli (clima, inquinamento, scarsa fertilità del suolo). Vengono considerate, in questo ambito, anche le alterazioni provocate da organismi animali quali insetti, acari e lumache che, con modalità differenti, vivono a spese delle piante. Scopo della presente documentazione è quello di fornire riferimenti per poter individuare se un danno alle piante coltivate è determinato da fattori ambientali avversi (alterazioni non parassitarie), oppure da microrganismi (virus, batteri, funghi e fitoplasmi) oppure da animali (insetti, acari, nematodi). Conseguentemente si intende orientare nella scelta di un metodo di difesa da attuarsi correttamente, specie qualora sia necessario ricorrere ad interventi chimici. Situazioni di sofferenza sono inoltre indotte da fattori ambientali avversi. 1.2 Che cos'è una patologia: sintomi e diagnosi Le caratteristiche anomale che vengono rilevate in una pianta alterata sono dette SINTOMI. Occorre valutare primariamente lo stato del fogliame delle piante ed eventualmente, se la causa di sofferenza non è chiara, quello dell'apparato radicale. I segni esteriori che rivelano la presenza di un parassita o di alterazioni indotte dall'ambiente, possono essere riferiti schematicamente a: „ colore delle foglie (tonalità di verde più chiara di quella normale, arrossamento, ingiallimento, maculature); „ condizione idrica delle piante (appassimento degli organi verdi che può, ad esempio, essere causato dall'alterata capacità di assorbimento e traslocazione dovuta a funghi che invadono le radici o il sistema conduttore); „ anomalo sviluppo degli organi vegetali (microfillia, cioè abbondante produzione di foglie di dimensioni ridotte, accorciamento degli internodi, distorsione dei rami, nanismo 7 „ „ „ „ „ della pianta, tumori, galle, cioè abnormi accrescimenti e moltiplicazione delle cellule di un tessuto di una pianta per opera di parassiti); morte di tessuti ed organi (necrosi del tessuto fogliare, della corteccia e del legno, disseccamento dei getti, marciumi dei frutti, dei bulbi e delle radici); presenza di essudati, sostanze che fuoriescono dai tessuti a causa della presenza di parassiti o di condizioni climatiche non favorevoli (gelo). Tali sostanze possono essere le gomme (caratteristiche delle drupacee) o le resine (presenti nelle conifere); presenza di ferite (spacchi da gelo, scottature dovute ad alte temperature con conseguente apertura di ferite, lesioni di origine infettiva degli organi legnosi dette cancri); presenza di organi fungini (“muffe”), di piante parassite (vischio, cuscuta, etc.), di fili sericei, cere, nidi, esuvie, escrementi od altro materiale prodotto da insetti od altri animali. La melata, sostanza zuccherina secreta da alcuni gruppi di insetti che succhiano la linfa vegetale, è un segno esteriore di attacco parassitario; presenza di erosioni degli organi verdi, di gallerie (“mine”) scavate nelle foglie, di rosura che fuoriesce dai fori di ingresso di insetti che si nutrono dei tessuti legnosi. Nel caso le alterazioni siano provocate da animali, è possibile vedere direttamente sul vegetale la causa del danno, ad es. l'insetto, nei suoi diversi stadi di sviluppo. Dopo aver analizzato i sintomi si stabilisce la causa dell'alterazione, cioè si effettua la DIAGNOSI. Importante è anche valutare l'entità del danno, per decidere se è necessario intervenire. 1.3 Raccolta di campioni vegetali da fare analizzare Per l'identificazione degli agenti dannosi che causano alterazioni di complessa diagnosi si rimanda alla consulenza di un laboratorio specializzato in malattie delle piante. In questo caso è importante saper effettuare correttamente il campionamento del materiale alterato da inviare al laboratorio di analisi. Qualora l'alterazione interessi la chioma andranno prelevati sia gli 8 organi colpiti (ad es. foglie) che gli organi sani, per un confronto. Campioni che presentino sintomi di attacco iniziali e sintomi finali. Nel caso di parassiti fungini, quando il danno interessa i tessuti legnosi, si dovrà effettuare il prelievo dove vi è presenza sia di legno malato che di legno sano, cioè nel punto ove è ancora in atto la colonizzazione del parassita. Infatti è praticamente impossibile effettuare studi su tessuti morti da tempo. Nel caso di insetti parassiti, raccoglierne ogni traccia: raccogliere diversi individui di insetti sottoforma di larve, giovani e adulti, meglio se vivi. I materiali da esaminare (foglie ecc.) devono essere portati nelle migliori condizioni di freschezza. „ „ „ „ „ „ „ 1.4 I campioni devono essere chiusi in buste di plastica pulita, conservati in frigorifero ed inviati nel più breve tempo possibile al laboratorio. Essi devono essere accompagnati da una relazione che riporti: data di prelievo, specie ed età della pianta, descrizione delle condizioni della pianta al momento del campionamento; condizioni stazionali in cui vegeta (altitudine, esposizione, tipo di terreno, area giardino, parco, viale, etc.); condizioni climatiche verificatesi di recente; presenza di sintomi simili su altre piante; eventuali trattamenti effettuati (antiparassitari, diserbi, concimazioni); nome della persona che ha raccolto il campione, riferimento telefonico, indirizzo. Indagine sui sintomi Per diagnosticare la causa responsabile del danno, esaminare in dettaglio: „ „ tutti gli organi della pianta in questione: foglie, fusto, rami, radici. Talvolta un sintomo fogliare ha come origine primaria ad es. una carie del legno entro il fusto; i sintomi sulle foglie: apici, aree internervali, margini, macchie, aloni intorno alle macchie, tracce di insetti come deiezioni ed esuvie. Confrontare con foglie di piante sane; 9 „ „ „ „ „ i sintomi sono diffusi su tutta la pianta o solo da una lato (es. lato sole), se foglie più vecchie o se germogli; i sintomi iniziali e quelli finali: es. ingiallimento poi deformazione poi necrosi poi accartocciamento; sintomi simili si manifestano anche su piante vicine? quali sono i tempi di apparizione dei sintomi? sono ricorrenti negli anni? Trattasi di un collasso o di una progressione lenta? Una diagnosi preliminare si basa sull’analisi dei sintomi, operando talvolta per esclusione oppure conoscendo le più comuni parassitosi tipiche della pianta in questione. Una diagnosi viene definita “funzionale” quando si accertano le funzioni compromesse: ad es. foglie non turgide, allessate, pendenti e flaccide sono riconducibili a carenza idrica oppure occlusione/alterazione dei vasi linfatici (patologie vascolari quali verticillosi). 10 2 - FATTORI ABIOTICI 2.1 2.1.1 Cause ambientali avverse - Scarsa luminosità Piante eliofile possono indebolirsi se la luminosità non è sufficiente. Ciò si verifica nel caso di: „ impianti su versanti esposti a nord-ovest; „ in aiuole sottogronda in aderenza ad edifici; „ in posizione dominata rispetto ad esemplari arborei sovrastanti. 2.1.2 - Competizione con altri esemplari Sia a livello radicale sia a livello di chioma si possono verificare deperimenti dovuti a concorrenza reciproca fra piante sviluppatesi troppo vicine. Risultano fattori limitanti: „ spazio fisico; „ elementi nutritivi; „ luminosità. 2.1.3 - Allelopatia e stanchezza del terreno Le radici di alcune specie vegetali emettono sostanze che inibiscono lo sviluppo di piante vicine concorrenti (allelopatia). Effettuando il reimpianto di alcune specie vegetali laddove preesisteva quel genere botanico si può manifestare la “stanchezza del terreno” , cioè un impoverimento della fertilità. La senescenza degli esemplari vegetali, per alberi monumentali o “veterani”, costituisce una situazione fisiologica di debolezza. In tali condizioni le piante abbandonano parte della vegetazione distale, manifestando disseccamento degli apici. Inoltre i parassiti (fattori biotici) e gli stress ambientali possono prevalere sulle ridotte difese endogene delle piante. 11 2.2 Cause climatiche avverse 2.2.1 - Gelo Le piante che da secoli vivono in una determinata zona (specie autoctone) si sono adattate al clima del posto e quindi raramente vanno incontro a danni da gelo. A tali danni sono in genere soggette le specie tipiche di climi miti introdotte in zone a clima più freddo. Ad esempio piante da clima mediterraneo, quali oleandri, pini domestici e marittimi, olivi, male si adattano all'ambiente della Pianura Padana. La gravità del danno da gelata è correlata alla rapidità del raffreddamento, all'umidità dell'aria, all'entità dell'escursione termica ed alla persistenza di temperature inferiori al limite tollerato dalla specie. Le maggiori alterazioni si hanno nelle giovani piante, in tessuti appena formati, ricchi di acqua ed in attiva crescita, nelle zone di pianura e lungo le pendici collinari esposte a Sud. I periodi più critici per le gelate sono le fasi iniziali e finali della stagione vegetativa. I geli autunnali possono portare a morte le gemme non ancora protette, provocare allessamenti e disseccamenti fogliari, lesionare i tessuti vascolari e corticali, quindi favorire indirettamente l'accesso a parassiti che necessitano di ferite per penetrare nell'ospite. In primavera a causa delle gelate le piante subiscono i danni più gravi: necrosi delle gemme, disseccamento dei getti, morte delle aree internervali delle foglie, di porzioni di corteccia e di cambio. A causa di inverni molto freddi si possono osservare arrossamenti diffusi della chioma di diverse conifere. I sintomi di danni da gelo non sono specifici: in genere vengono interessate contemporaneamente tutte le piante sensibili. Per effettuare una diagnosi, è necessario conoscere le condizioni climatiche verificatesi nella zona interessata dal danno. La difesa dal gelo è attuabile esclusivamente nei giardini e nei vivai, proteggendo le piante con teli, paglia, terricciati; la protezione resta comunque aleatoria. Nel caso di viali alberati od estese aree 12 verdi, importante è la fase di progettazione, durante la quale si analizza il contesto ambientale e si prediligono specie autoctone resistenti. 2.2.2 - Elevate temperature e ustioni da irraggiamento solare Per le piante che crescono nei nostri climi le temperature dannose riguardano valori superiori ai 35-40°, a seconda delle specie. Le alterazioni più pericolose sono le necrosi dei tessuti corticali con successiva apertura di cancri, caratteristici per l'esposizione a Sud, Sud-Ovest. Frequenti le ustioni da irraggiamento solare sulla superficie fogliare. Per ridurre l'entità dei danni nei vivai e nei semenzai si può sovrapporre al terreno paglia o utilizzare reti ombreggianti e stuoie che riducono l'incidenza delle radiazioni sulla chioma. Certamente la corretta idratazione contribuisce a ridurre i danni da insolazione. Una pacciamatura del suolo sottochioma è utile. Possibile anche irrorare sul fogliame specifici anti-traspiranti. 2.2.3 - Vento e neve I danni da vento sono in relazione alla sua velocità ed alla conformazione dell'apparato aereo e radicale delle piante. Piante isolate, oppure con estese cavità, con apparato radicale superficiale o danneggiato da lavori di scavo, sono più facilmente stroncate da forti venti. La neve può causare fratture interne al legno che successivamente si infetta (carie). 2.2.4 - Grandine Le lesioni si manifestano evidenti sulle foglie ma il problema più serio per la salute delle piante è a livello di corteccia dei rami primari e secondari; in questi casi le ferite si infettano a causa di “cancri corticali”, “carie del legno” e batteriosi (rogna dell'olivo). Nell'eventualità di danni corticali su ampie superfici irrorare subito dopo la grandinata una soluzione anticrittogamica. 13 2.3 2.3.1 Anomale condizioni del terreno - Carenza di acqua Ogni specie ha necessità idriche sue proprie ed una diversa sensibilità alla carenza d'acqua. Comunque, se una pianta non riesce ad assorbire acqua per un periodo più o meno lungo (siccità), a seconda della specie, manifesta sintomi esteriori di sofferenza quali: „ appassimento delle foglie e, in caso di prolungata carenza, loro caduta; „ necrosi ai margini o tra le nervature delle foglie; „ ridotti accrescimenti. Contestualmente all'impianto di alberi e arbusti viene talvolta consigliata la realizzazione d'irrigazione ad ala gocciolante, provvisoria per i primi 2 anni. 2.3.2 - Ristagni idrici I ristagni idrici nel terreno creano difficoltà alle piante che vi vegetano e possono portare a gravi indebolimenti. I sintomi non sono specifici: si evidenzia una riduzione degli accrescimenti, una clorosi fogliare, una maggiore sensibilità all'aggressione da parte di parassiti ubiquitari nel terreno quali Armillaria e Rosellinia, agenti di marciume radicale. I terreni dotati di forte potere di trattenuta idrica, come quelli argillosi, possono creare problemi alle piante sensibili. Per eliminare l'eccesso d'acqua si può intervenire con opere di drenaggio; ove ciò non fosse possibile, si devono scegliere specie adattabili quali salici, ontani. 2.3.3 - Carenze minerali e pH del suolo inadatto alla coltura Per prevenire fitopatie dovute a condizioni del terreno non idonee, occorre effettuare un'analisi del terreno stesso, ed in particolare del pH, prima di scegliere le specie da porre a dimora. 14 Infatti, anche se la reazione e la tipologia del terreno possono essere modificate con correttivi, ammendanti e concimi, è comunque preferibile orientarsi su specie che si adattino al suolo in cui si andrà ad operare. Squilibri nutrizionali possono insorgere: „ in esemplari di età avanzata; „ nelle piante che vegetano in città dove i suoli sono compatti, ricchi di scheletro, poveri di sostanza organica e di elementi minerali, con scarsità di attività microbica e di simbiosi micorriziche; „ nei vivai, per l'intenso sfruttamento delle risorse minerali presenti nel terreno; „ in casi di infezioni patologiche latenti alle radici. 2.3.4 - Compattamento del suolo Un suolo compattato (es. per passaggio di automezzi pesanti con suolo saturo di acqua) può compromettere l'attività radicale a causa della difficoltà di penetrazione delle radici capillari e ridurre l'esplorazione di sufficiente volume di suolo. Nel caso di piante vegetanti in suoli asfittici è utile rompere la crosta superficiale con una zappettatura e integrare ammendanti come letame nel caso di suoli agricoli, oppure torba, sabbia, stallatico. 2.3.5 - Tessitura del suolo La proporzione fra argilla, sabbia e limo influenza lo sviluppo radicale; ad es. un suolo molto argilloso risulta “pesante” cioè non sufficientemente poroso; in queste condizioni i tessuti radicali soffocano per carenza di ossigeno e l'intera pianta deperisce. Nel caso opposto, in suolo sciolto e sabbioso, la ritenzione di acqua ed elementi nutritivi è scarsa. 2.4 Danni da agenti inquinanti atmosferici In questi ultimi decenni, gli inquinanti presenti nell'atmosfera dannosi alla vegetazione sono molto aumentati. Sorgenti di 15 inquinamento sono rappresentate dal riscaldamento domestico, dal traffico veicolare, da attività industriali, da inceneritori, da centrali elettriche, da diserbanti. Le sostanze maggiormente dannose sono l'anidride solforosa, gli ossidi di azoto, l'ozono, l'acido fluoridrico ed i fluoruri. La comparsa sulla vegetazione di danni sia acuti (causati da esposizione ad alte concentrazioni) che cronici (esposizioni a dosi contenute per tempi lunghi) é in funzione di: „ concentrazione dell'inquinante e durata dell'esposizione; „ sensibilità della specie vegetale; „ periodo vegetativo; „ condizioni ambientali (vento, che disperde gli inquinanti, umidità elevata e bassa pressione atmosferica, che favoriscono la precipitazione delle sostanze). I sintomi sulla pianta, pur essendo differenti a seconda dell'inquinante coinvolto, hanno carattere aspecifico e per effettuare una corretta diagnosi occorre escludere altre cause patogene, effettuare analisi chimiche dei tessuti vegetali, dell'acqua e dell'aria ed individuare la possibile sorgente di emissione delle sostanze inquinanti. Un caso frequente di alterazione da agenti inquinanti (traffico veicolare) associati a stress idrico è il “Bruciore non parassitario” dell'ippocastano, rilevabile in piena estate su foglie di ippocastani radicati lungo i viali cittadini e caratterizzato da necrosi che dipartono dai margini della lamina fogliare. Gli inquinanti, oltre che nell'aria possono essere presenti nel terreno, venire assorbiti dalle radici ed intossicare le piante. E' importante, per ridurre i danni da fattori climatici avversi, effettuare al momento dell'impianto una corretta scelta della specie. 2.5 Danni indotti dall'uomo Talvolta l'operatore è responsabile della difficoltà vegetativa delle piante stesse. Gli erbicidi ad assorbimento radicale o fogliare sono 16 spesso sistemici e se, in dose subletale, manifestano la loro azione con malformazioni dei germogli e del lembo fogliare (es. effetti di glyphosate in dose sub-letale). Alcuni fitofarmaci (insetticidi e fungicidi) se irrorati su nuova vegetazione, in periodi caldi e assolati e/o in dosi concentrate, possono indurre ustione e necrosi a partire dai margini fogliari. Le potature troppo drastiche (capitozzature) inducono debolezza fisiologica perché: „ asportano gemme pronte e fogliame; „ asportano sostanze di riserva accumulate nel legno; „ espongono la pianta a disidratazione; „ danneggiano le radici in proporzione al legno asportato. In conseguenza a tali danni la pianta può deperire o esporsi all'attacco di funghi cariogeni e funghi radicali. Le piante coltivate in vaso che presentano le radici necrotiche, molto compatte e avvolte su se stesse (“spiralate”), sono da considerare di qualità mediocre. Una pacciamatura impropria e troppo abbondante, ad es. con cippato fresco o compost non maturo può indurre forte stress ai vegetali. Le concimazioni, se troppo abbondanti, in periodi siccitosi e non diffuse con cura presso tutta la zolla radicale, possono aumentare la salinità danneggiando l'attività vegetativa. Gli espianti in vivaio effettuati in stagioni improprie possono indurre danni da disidratazione o da gelo; piante vendute in zolla troppo piccola, non salda o piante “non lavorate”, cioè con ridotto capillizio radicale, saranno piante con salute gravemente compromessa quando verranno posate a dimora. L'impianto può compromettere il futuro della pianta e quindi deve essere effettuato a regola d'arte, evitando buche troppo strette ed evitando di affondare la pianta posandola con il colletto sotto il livello del suolo. I pali tutori se a contatto con la corteccia del fusto 17 spesso inducono lesioni poi infettate da funghi patogeni (carie del legno e cancri della corteccia ). Il ricarico di terra sopra la zolla radicale e sul colletto delle piante costituisce un danno grave. Gli scavi nei pressi del tronco possono danneggiare fisicamente le radici e successivamente indurre infezioni patologiche. Durante la manutenzione ordinaria, le lesioni ai tessuti del colletto effettuate con il filo del decespugliatore sono molto pericolose per la salute della pianta: il risultato è la crescita stentata o, spesso, il deperimento dell'intero esemplare. Accendere il fuoco sottochioma per bruciare il fogliame di risulta certamente danneggia le piante con ustioni spesso non percepibili. Su tronco e su branche le strozzature anulari generate da cavi e fasce troppo strette inducono punti di debolezza statica e gravi alterazioni al flusso linfatico. Frequenti sono i danni da sali antighiaccio (utilizzati sulle strade in inverno). Tali prodotti, trasportati dalle acque meteoriche fino alle radici delle piante, oppure evaporati presso la chioma, hanno azione tossica su foglie e su radici. Tali danni sono rilevabili poi durante la stagione vegetativa da accartocciamenti, alterazioni del colore, disseccamento e caduta anticipata delle foglie. Il cloruro di sodio potrebbe essere sostituito, nella sua funzione antighiaccio, da solfato ammonico, da urea o sabbia. 18 3 - PARASSITI Le piante sono soggette ad attacchi di parassiti che ne alterano le normali funzioni e parti anatomiche. Fanno parte degli agenti parassitari: „ virus, fitoplasmi, batteri, funghi (fitopatogeni); „ insetti, acari, nematodi (fitoparassiti). I patogeni si diffondono nell'organismo vegetale e colonizzano progressivamente esemplari vicini. Per determinare la dannosità di un patogeno occorre conoscere: „ l'entità della sua popolazione e la sua capacità di causare danni alle piante; „ la capacità di penetrare all'interno di una pianta ospite (attivamente o da lesioni); „ i fattori ambientali (temperatura, luce, umidità relativa) che influenzano lo sviluppo degli agenti di danno; „ la capacità della pianta di reagire all'infezione (produzione di cere, fenoli, lignina, sostanze che ostacolano il parassita). I danni provocati da parassiti sono caratterizzati dalla presenza visibile sulla vegetazione di: „ fruttificazioni fungine come pustole su foglie o sulla corteccia; „ insetti o acari sottoforma adulta o larvale; „ deiezioni da essi prodotti; „ tracce di erosione alla superficie fogliare indotte dall'azione trofica; „ bollosità dei tessuti vegetali (“galle”). 19 3.1 Virus Sono attivi solo all'interno delle cellule viventi. La propagazione da una pianta all'altra avviene tramite: „ propagazione vegetativa, se la pianta madre è malata; „ utilizzo di attrezzi contaminati durante le operazioni colturali (potature, innesti); „ vettori animali (insetti con apparato boccale pungentesucchiante, acari, nematodi) che con la saliva immersa nella pianta durante le punture diffondono il virus da un esemplare all'altro. I sintomi più frequenti per le diverse virosi sono: „ riduzione dello sviluppo della pianta o di alcune parti (nanismo, accorciamento degli internodi, microfillia); „ deformazioni degli organi colpiti (bollosità, laciniature delle foglie); „ alterazioni nel colore delle foglie (mosaici, giallumi, arrossamenti); „ necrosi. Alcune infezioni virali sono ben tollerate dalle piante che ne sono affette. Esempi di alterazioni non dannose prodotte da virus sono le variegature sulle foglie. Un caso di virosi è la “vaiolatura ad anello” che colpisce albicocche, susine, pesche e causa maculature verde chiaro sulle foglie e macchie traslucide sui frutti. Inoltre nella polpa si hanno nuclei di tessuto rossastro che degenerano lasciando delle cavità. L'olivo può essere infettato da virosi che inducono caduta del fogliame (virosi trasmesse anche dall'insetto parassita Dacus oleae, noto come "mosca dell'olivo"). Anche le latifoglie forestali sono attaccate dai virus, mentre le conifere lo sono molto meno; i danni, in ogni caso, sono poco rilevanti. La lotta alle virosi deve essere di tipo preventivo. Occorre utilizzare materiale di propagazione sano (centri specializzati certificano l'assenza di virosi nelle piantine commercializzate), disinfettare le lamine degli attrezzi per potature ed innesti, tenere controllati i possibili vettori delle virosi. 20 3.2 Batteri I batteri sono organismi unicellulari visibili solo al microscopio. Questi microrganismi causano ipertrofie (tumori o galle), alterazioni a carico del sistema vascolare (ad es. marciumi, avvizzimenti) nonché necrosi e cancri rameali. L'infezione avviene attraverso aperture naturali (stomi, lenticelle) o da ferite. Alcuni batteri attaccano molte piante di specie diverse, mentre altri sono più specifici. Agrobacterium tumefaciens causa il “tumore batterico” su molte specie ornamentali e forestali. I tumori, masse tondeggianti di cellule, anche di notevoli dimensioni, si possono trovare lungo il tronco, al colletto o sulle radici; qualora siano localizzati in particolari zone, ad es. al colletto, possono portare al deperimento della pianta. Il patogeno vive nel terreno e penetra attraverso le ferite: è quindi particolarmente delicato il momento del trapianto delle piantine. Si può proteggere preventivamente l'apparato radicale immergendolo in soluzioni rameiche concentrate. Erwinia amylovora è responsabile del colpo di fuoco batterico che colpisce le rosacee (pero, melo, biancospino, sorbo, Cotoneaster, Pyracantha). Per questa malattia è prevista dalla legge la lotta obbligatoria, al fine di contenerne la diffusione sul territorio nazionale. Essa provoca disseccamenti delle foglie che rimangono pendule e tenacemente attaccate alla pianta, cancri sui rami con il legno infetto caratterizzato da striature. Il batterio del “marciume nero” del geranio, si moltiplica all'interno dei tessuti vascolari della pianta, causando annerimento del fusto e disseccamento dei margini fogliari. La difesa da agenti batterici deve essere preventiva, utilizzando materiale di propagazione sano, cultivar resistenti e disinfettando le ferite. In agricoltura è vietato irrorare antibiotici sulle piante. L'olivo è soggetto ad un batterio che si manifesta a livello di corteccia rameale, Pseudomonas syringae subsp. savastanoi, che induce deperimento generalizzato. Esso penetra nei tessuti da lesioni corticali, screpolature da freddo, danni da grandine. La terapia si basa sui seguenti criteri: „ asportare la presenza delle escrescenze sui rami, tollerandone la presenza in minima parte laddove si 21 creerebbero ampie lesioni. Subito dopo spennellare con una soluzione di ossicloruro di rame; „ disinfettare l'intera chioma in più fasi stagionali con prodotti a base di rame o di solfato ferroso; „ adottare insetticidi in quanto il dittero Dacus oleae inocula e diffonde il batterio; „ adottare fungicidi per prevenire il caratteristico “occhio di pavone”, crittogama fogliare che aggredisce piante deboli; „ concimare la pianta per migliorare l'attività vegetativa. 3.3 Funghi I funghi sono organismi privi di clorofilla che utilizzano per nutrirsi substrati in decomposizione oppure ospiti vivi. Possono adattarsi a vari ambienti (resistono anche a temperature di 0°C) ma necessitano in genere di elevata umidità relativa. Sono costituiti da cellule (ife), sottili elementi tubolari strettamente intrecciati, che formano il micelio e da strutture per la riproduzione e la conservazione (spore, conidi, sclerozi, ecc.), di aspetto molto variabile. La classificazione dei funghi è complessa e soggetta a continui aggiornamenti. Funghi parassiti delle piante penetrano nei tessuti dell'ospite attraverso le aperture naturali (stomi, lenticelle), da ferite o attivamente (forzando i tessuti della pianta). Infettano i tessuti e quindi causano la comparsa dei primi sintomi. La colonizzazione prosegue finché si formano le strutture di riproduzione del patogeno per mezzo delle quali esso ritorna nell'ambiente esterno e può infettare altri soggetti. Le spore, i conidi, ecc. vengono trasportati da pioggia, vento, insetti o altri animali e anche dall'uomo. I funghi possono produrre tossine che provocano la morte di alcune cellule, di tessuti o dell'intera pianta ospite. I principali tipi di malattie causate dai funghi sulle piante ornamentali e forestali sono: 22 „ marciumi dell'apparato radicale; „ carie del legno in cui viene decomposto il legno per mezzo di enzimi in grado di degradare la cellulosa e, in alcuni casi, anche la lignina; „ cancri: lesioni infettate superficiali della corteccia e del legno sottostante che si espandono progressivamente; „ tracheomicosi: vengono colonizzati i tessuti vascolari con conseguente loro occlusione; sezionando i rami o i fusti colpiti si notano i vasi imbruniti; „ infezioni dell'apparato fogliare che possono causare aree necrotiche sulle foglie e sui germogli, decolorazioni, accartocciamenti e disseccamenti, abbondante presenza di micelio (come nel caso del mal bianco). Tali patogeni riducono l'attività fotosintetica, l'accrescimento e il vigore delle piante; „ patologie dell'apparato radicale: Armillaria che possono causare deperimento cronico o collassi improvvisi. 3.4 Insetti Gli insetti hanno dimensioni che variano da pochi millimetri a parecchi centimetri, sono caratterizzati dalla presenza di tre paia di zampe e due antenne; il corpo dell'adulto è costituito da 3 parti principali: capo, torace e addome. La vita di un insetto attraversa gli stadi di seguito riportati. Per gli insetti a metamorfosi completa, come ad es. le farfalle, le mosche, le api, i maggiolini e le coccinelle: 1. uovo; 2. larva (completamente diversa dall'adulto nella forma e, a volte, nelle esigenze alimentari); 3. pupa (stadio intermedio, ove si differenziano gli organi dell'adulto); 4. adulto. 23 Per gli insetti a metamorfosi incompleta, come ad es. le cavallette o gli afidi: 1. uovo; 2. neanide (simile all'adulto ma di dimensioni più piccole), ninfa (stadio intermedio con gli abbozzi alari); 3. adulto. Gli insetti secernono diverse sostanze (cere, lacche, seta, ecc.), tra cui i feromoni, molecole volatili che trasmettono messaggi chimici tra individui della stessa specie e che possono essere utilizzati, qualora vengano sintetizzati artificialmente, per impostare il controllo dei parassiti. Gli insetti possono nutrirsi di una sola specie vegetale e sono detti monofagi (ad es. la corituca del platano) o di parecchie specie e sono chiamati polifagi (ad es. il rodilegno rosso, la limantria). Gli insetti si differenziano anche in base alle caratteristiche dell'apparato boccale che determina regimi alimentari differenti. Essi possono avere: „ apparato boccale adatto a pungere e a succhiare la linfa e i succhi cellulari. Tali insetti sono detti fitomizi es. afidi; „ apparato boccale masticatore che provoca defogliazioni, erosioni sulle foglie, o gallerie all'interno delle medesime (dette mine). Gli insetti che allo stato di larva o di adulto hanno queste caratteristiche vengono detti fillofagi; „ apparato boccale masticatore molto robusto che può scavare gallerie subcorticali o profonde all'interno di rami e fusti. Gli insetti che provocano danni al legno sono detti xilofagi. Gli insetti possono essere soggetti a fluttuazioni numeriche (gradazioni) delle popolazioni: vi sono periodi di latenza (in cui i 24 danni provocati alle piante passano inosservati) e pullulazioni (quando il numero di individui aumenta fortemente e i danni ai vegetali divengono considerevoli). Le aree coltivate con una composizione vegetale mista sono nel complesso meno vulnerabili agli attacchi dei fitofagi in quanto sussiste un equilibrio con predatori e parassiti. 3.5 Acari Gli acari hanno dimensioni ridotte, in genere sono visibili solo al microscopio. A differenza degli insetti mancano sempre di ali e allo stato adulto hanno quattro paia di zampe. Il ciclo di vita evolve negli stadi di uova, larva, ninfa ed adulto. In genere presentano molte generazioni all'anno. Le specie fitofaghe pungono le foglie e succhiano la linfa provocando: „ ingiallimenti; „ disseccamenti fogliari; „ colorazioni fogliare color bronzo; „ galle; „ fini ragnatele e polverosità superficiale. Gli acari possono iniettare nelle piante una saliva fitotossica; essi sono favoriti da tempo caldo e aria secca (umidità relativa intorno al 60%). Un'umidità elevata di solito deprime la popolazione. Alcune specie di acari sono utili in quanto antagonisti di altri acari infestanti e di insetti dannosi. Gli acari fitofagi sono controllati in natura da numerosi predatori: acari fitoseidi, coleotteri coccinellidi e altri insetti come le crisope. Negli ambienti confinati come le serre, tali predatori possono essere immessi artificialmente acquistandoli da ditte specializzate che li commercializzano. La diminuzione dei predatori causata da trattamenti insetticidi effettuati con piretroidi o con altri prodotti a largo spettro d'azione favorisce la pullulazione di acari su numerose piante ornamentali, come ad esempio il tiglio. 25 Qualora si renda necessario l'intervento chimico occorre aver cura di irrorare la pagina inferiore delle foglie, dove vivono gli acari, od utilizzare prodotti citotropici o translaminari che penetrano nelle foglie. Poiché la sensibilità ai prodotti è differente in uova, larve ed adulti, sono stati formulati acaricidi specificamente efficaci contro uova di acari e altri fitofarmaci efficaci contro stadi mobili. Possibile effettuare trattamenti in prevenzione se si ravvisa la probabilità di infestazione. In caso di accertata presenza, occorre essere tempestivi nell'effettuare il trattamento e alternare principi attivi diversi per evitare la comparsa di fenomeni di resistenza ai fitofarmaci. 3.6 Nematodi I nematodi sono di dimensioni assai ridotte, invisibili singolarmente. Alcune specie vivono nel terreno e attaccano in prevalenza le radici provocando necrosi, rigonfiamenti e galle. I danni possono interessare anche la parte aerea, con deformazioni delle foglie, ingiallimenti, necrosi, accompagnati da rallentamenti della crescita e deperimento generale. I sintomi non sono specifici ed è pertanto difficile effettuare una diagnosi senza il supporto di opportune analisi di laboratorio. Alcune specie sono utili per l'uomo poiché vengono usate nei programmi di lotta biologica, come nel caso della lotta contro l'oziorrinco. La difesa contro i nematodi dannosi si basa su fitofarmaci specifici. Le rotazioni delle specie coltivate sono utili per ridurre la quantità di parassiti presenti nel terreno. 3.7 Lumache e limacce Le lumache sono provviste di conchiglia ben sviluppata, mentre le limacce presentano sotto il mantello una conchiglia molto ridotta od assente. Si alimentano 26 di giovani piantine e bulbi (molto colpiti sono quelli di gladioli e gigli). Sono particolarmente attive in primavera e in autunno, in presenza di elevata umidità dell'aria o dopo le piogge. La lotta contro questi animali può essere effettuata utilizzando prodotti che agiscono per contatto (ad esempio calce viva e calciocianamide), oppure mediante la distribuzione di formulati granulari disponibili in commercio (esche avvelenate con metaldeide). 3.8 Roditori Le arvicole possono alimentarsi dei bulbi. Tali danni sono più frequenti in inverno, quando scarseggiano altre fonti di cibo. Poco efficaci le sostanze repellenti che agiscono sul gusto o sull'olfatto dell'animale. Il ricorso a trappole o esche avvelenate deve essere escluso considerando il rischio di danneggiare la salute di animali selvatici o domestici. 27 4 - LA DIFESA DELLE PIANTE COLTIVATE La difesa delle piante coltivate può essere attuata in molti casi con tecniche e sistemi alternativi agli antiparassitari chimici. Ricorrere a questi mezzi consente di evitare i possibili problemi connessi all'impiego dei fitofarmaci. La difesa deve basarsi sul controllo dei fattori ambientali (ad es. in serra evitare umidità eccessive), sul favorire la pianta coltivata “ospite” (es. concimare, drenare) e infine sulla lotta diretta al parassita. “Per curare una malattia non ci vuole un grande medico, per conservare la salute serve un vero maestro”. 4.1 Mezzi agronomici Trattasi di interventi di miglioramento della fertilità del suolo e di lotta indiretta ai parassiti, riconducibili alle corrette tecniche di coltivazione. 28 „ Avvicendamenti negli impianti e riposo del terreno hanno lo scopo di prevenire e curare il fenomeno della stanchezza del suolo e limitare lo sviluppo di erbe infestanti e di parassiti legati a specifiche colture, come nel caso dei nematodi; non reimpiantare la stessa specie laddove è stata coltivata per anni; „ Apporto di ammendanti, quali torba, sabbia, pomice, compost maturo ecc. modificano la tessitura del suolo, modificano la aggregazione (struttura) delle particelle, inducendo la corretta porosità del suolo; „ Variazioni della acidità del suolo in base alle esigenze della specie di pianta coltivata: apporto di zolfo per acidificare un suolo troppo alcalino o di carbonato di calcio per ottenere il risultato inverso; „ Irrigazioni regolari sono di sicura utilità per i nuovi impianti, dove la carenza idrica può facilmente risultare letale ai giovani esemplari messi a dimora, che non si sono ancora affrancati; „ Concimazioni minerali corrette equilibrate, per es. un uso controllato dell'azoto, consentono di limitare gli attacchi di afidi e i danni da freddo invernale. Il potassio aumenta le difese naturali delle piante e il calcio riduce il vigore e “indurisce” la vegetazione. L'apporto di sostanza organica, quale compost maturo o stallatico in sacchi, equilibra le componenti minerali e migliora la struttura e la fertilità complessiva del terreno. La concimazione fogliare può contribuire ad affrontare carenze alimentari specifiche; „ La concimazione con biostimolanti organici liquidi, quali acidi umici, aminoacidi ecc., costituisce un ulteriore contributo. In commercio esistono molti prodotti, alcuni dei quali efficaci; „ Apporto di micorrize + batteri benefici + alghe selezionate: confezioni disponibili in commercio, da distribuire in polvere all'impianto oppure in soluzione acquosa con palo iniettore in fase di terapia; „ Drenaggio adeguato, per facilitare lo sgrondo dell'acqua, così da evitare ristagni, asfissia radicale e sviluppo di parassiti quali Armillaria; „ Sufficiente spaziatura tra le piante (idonea progettazione e manutenzioni straordinarie), al fine di migliorare l'arieggiamento e ridurre il ristagno di umidità che favorisce lo sviluppo di muffe, come la botrite; in ambito di giardino la concorrenza fra diversi esemplari riguarda sia l'apparato radicale che quello epigeo; „ Scelta di piante da vivaio sane e vigorose; „ Scelta di specie, varietà e cultivar tolleranti l'ambiente e i parassiti: come esempio nei confronti del cancro del cipresso, malattia letale per la specie italica, sono state selezionate varietà, come Bolgheri e Agrimed 1, dotate di buona tolleranza; „ Tecnica di impianto (posa a dimora delle piante) corretta e a regola d'arte, in buche sufficientemente grandi, lasciando il colletto a livello del suolo, adottando pacciamature ecc.; „ Rimozione delle foglie o dei frutti infetti caduti, per ridurre l'inoculo di parassiti patogeni e dunque le future infezioni, 29 come nel caso della ticchiolatura della rosa, dell'antracnosi dell'ippocastano, del corineo sui Prunus. Il materiale di risulta deve essere conferito in discarica autorizzata; „ Potature di risanamento, per eliminare seccume rameale, foglie o germogli soggetti a parassiti. Es. fogliame con bollosità sul pesco oppure rami con cancri da Nectria; „ Eliminazione di esemplari ammalati a salvaguardia delle popolazioni vegetali, eliminando gli individui irrimediabilmente compromessi, come nel caso di abeti attaccati da bostrico, platani affetti da cancro colorato, alberi e arbusti infetti da Armillaria; „ Estirpazione delle ceppaie che costituiscono inoculo di funghi radicali patogeni; „ Fresatura tra le file in vivaio contro le erbe infestanti; zappettatura in aiuole. L'eliminazione di malerbe è importante sia per ridurre la concorrenza con le piante coltivate ma anche perché diversi parassiti (funghi, insetti, acari) hanno come ospite intermedio del proprio ciclo proprie alcune erbe infestanti; „ Zappettatura sottochioma di alberi importanti per ridurre il compattamento superficiale, favorire l'arieggiamento delle radici superficiali, favorire la percolazione dell'acqua meteorica. A conclusione della rassegna relativa a strategie di difesa di tipo agronomico, risulta vincente il criterio basato sulla manutenzione assidua, la prevenzione di fitopatie, la conservazione della fertilità del suolo. Piante sane e vigorose in un ambiente ecologicamente equilibrato riescono a contrastare efficacemente i parassiti. 4.2 Mezzi fisici Un mezzo fisico è ad es. il pirodiserbo, tecnica basata sull'impiego di attrezzature a spalla o a carrello, che con piastre ad altissima temperatura provocano l'ustione fogliare delle infestanti. Rientra tra i mezzi fisici l'impiego del calore per il risanamento dei terreni di coltura in tunnel; trattasi di una tecnica onerosa per manodopera e attrezzature. Va altresì ricordato che la 30 termoterapia, associata alle tecniche di micropropagazione, consente l'ottenimento di materiale vegetativo virus esente da piante madri infette. Semplici ma non sempre efficaci risultano le barriere contro alcuni parassiti, come le fasce cosparse di colla legate attorno ai fusti per impedire la risalita di insetti dal terreno alla chioma (e viceversa come nel caso della processionaria). 4.3 Mezzi biotecnici Questi mezzi comprendono i congegni (trappole) per la cattura di insetti e di altri parassiti animali. Sono luminose, se l'attrazione è prodotta da una fonte di luce e cromotropiche quando il richiamo è dovuto al colore (gialle per attirare gli Aleurodidi, azzurre per i Tripidi). Esistono trappole ad attrattivi alimentari, usate per la cattura delle mosche della frutta oppure contro animali superiori, come limacce e roditori. Le trappole più utilizzate sono però quelle a feromoni, prodotti di sintesi che simulano le sostanze emesse in natura dagli insetti per comunicare tra loro (ogni specie produce feromoni differenti da quelli delle altre). I più noti sono i feromoni sessuali, prodotti dalle femmine per attirare i maschi, che trovano impiego contro i lepidotteri defogliatori. La tecnica della confusione sessuale, in uso in frutticoltura, non prevede trappole ma l'esposizione sulle piante di un gran numero di erogatori, che liberando un'elevata quantità di feromone causano disorientamento nei maschi e la loro conseguente incapacità di trovare le femmine e di fecondarle. Esistono anche feromoni di aggregazione, impiegati per la cattura dei coleotteri scolitidi: trattasi di sostanze che attirano gli insetti della stessa specie in prossimità della fonte di cibo. Le trappole innescate con feromoni sessuali sono a colla o a imbuto e il loro impiego è destinato solitamente al monitoraggio, cioè a verificare e a quantificare la presenza nell'ambiente di una determinata specie dannosa. Sono disponibili in commercio i feromoni sessuali di molti lepidotteri defogliatori e xilofagi, nonché di alcuni ditteri (mosca dell'olivo, mosca della frutta). 31 I feromoni possono anche essere utilizzati per la cattura massale, per es. del bostrico dell'abete, della processionaria del pino o dei rodilegni, cioè nella cattura di una elevatissima percentuale di individui (> 90%), tale da abbassare la popolazione a livelli non più dannosi; nella pratica però tale tecnica di rado risulta veramente efficace. 4.4 Lotta biologica Questa metodologia di difesa consiste nello sfruttare le diverse forme di antagonismo esistenti tra parassiti delle piante (in particolare insetti e acari) e organismi che vivono a spese di questi ultimi. Tali organismi, quantunque naturalmente presenti nell'ambiente, vanno tutelati e incentivati, per esempio evitando l'uso di antiparassitari ad ampio spettro d'azione e mantenendo nei campi un numero sufficiente di specie vegetali diverse, anche spontanee, che rivestono il ruolo di aree rifugio. Certe specie di insetti e acari utili, possono essere introdotte grazie alle moderne tecnologie che ne permettono l'allevamento e la produzione nelle biofabbriche; il ricorso a queste specie, per il controllo di diversi fitofagi, è pratica talvolta adottata nella serricoltura. Gli organismi utili più noti e utilizzati sono insetti e acari: mentre questi ultimi sono sempre predatori, tra gli insetti si trovano anche numerosi parassitoidi, che, al contrario dei primi, non uccidono subito l'ospite per alimentarsene, ma lo tengono in vita per poter completare il proprio ciclo biologico. In commercio esistono poi preparati contenenti nematodi entomoparassiti (Heterorhabditis e Steinernema), derivati batterici (Bacillus thuringiensis) e virali (Baculovirus) attivi contro gli insetti. In particolare i nematodi sono usati con successo nella lotta all'oziorrinco, coleottero che attacca le piante ornamentali danneggiando sia le foglie (adulto) sia le radici. Criteri pratici per lotta biologica contro larve di oziorrinco con Nematodi entomoparassiti: „ 32 le confezioni mediamente contengono una quantità di nematodi, sono utili per 100 (-200) mq; „ diluire con acqua a temperatura di 15-20°C (tiepida); „ utilizzare pompe con pressione minore di 5 bar, senza filtri e con ugello maggiore di 0,5 mm; „ trattare solo il suolo con elevata umidità e poi mantenere umido; „ trattare con temperature del suolo superiore a 12° (aprile), quindi trattare a Giugno ed eventualmente Settembre; „ dopo l'uso dei nematodi non usare altri insetticidi per la stagione in corso. Per la difesa contro i funghi sono reperibili preparati contenenti miceti (Fusarium e Trichoderma) antagonisti di funghi terricoli e formulati a base di Agrobacterium radiobacter, ad azione antagonista nei confronti del batterio responsabile dei tumori al colletto e alle radici. 4.5 Lotta chimica Quantunque oggetto di molte critiche, non sempre obiettive, la difesa delle colture con gli antiparassitari chimici è tuttora in molti casi una scelta necessaria, se non addirittura obbligata. Da indagini su scala mondiale, risulta che andrebbe perso quasi il 70% delle sole produzioni agricole destinate all'alimentazione umana, qualora si rinunciasse all'uso dei fitofarmaci. Ciò comunque non significa eludere il rovescio della medaglia, cioè l'insieme di effetti negativi che l'uso scorretto di tali prodotti può causare: „ inquinamento, anche di lunga persistenza, a carico delle diverse componenti il sistema ambiente (suolo, acqua, fauna, ecc.); „ intossicazioni acute e croniche a carico di operatori e committenti; „ fenomeni di fitotossicità in specie o varietà vegetali sensibili; „ insorgenza di resistenza all'interno delle popolazioni di parassiti, con conseguente perdita di efficacia dei prodotti stessi. 33 Per scongiurare i rischi sopra elencati, i fitofarmaci vanno usati in modo appropriato, secondo i principi di seguito esposti e nel rispetto di norme e precauzioni che verranno trattate nel paragrafo seguente. 4.6 Lotta guidata e integrata La tendenza attuale, sia in campo agrario che nell'ambito del verde ornamentale, è rivolta all'adozione di linee di difesa integrata, in cui trovano sempre più spazio tecniche e sistemi alternativi ai fitofarmaci e l'impiego dei mezzi chimici viene limitato ai casi di effettiva necessità, quando il loro uso risulta tecnicamente ed economicamente opportuno. In questo ambito la scelta degli antiparassitari verrà fatta ricercando caratteristiche di limitata tossicità, elevata selettività, ridotta persistenza. Il ricorso ai fitofarmaci, dalle proprietà sopra ricordate, diventa conveniente, secondo i principi della lotta guidata, solo quando la popolazione del parassita o i rischi di infezione crittogamica raggiungono un livello tale per cui l'intervento trova la propria giustificazione economica, cioè il costo del trattamento risulta inferiore al danno economico provocato dal parassita. Nel caso di acaricidi e insetticidi, il loro impiego è condizionato dal superamento, da parte dei parassiti presenti, di livelli quantitativi critici (soglie di danno o di tolleranza). Ciò può essere accertato mediante le trappole per il monitoraggio viste in precedenza: solo quando il numero di catture/trappola supera la soglia definita, si giustifica la convenienza al trattamento. Per olmo, platano e tiglio, sono state proposte soglie di intervento indicative, pari al 25% delle foglie colpite, rispettivamente da galerucella, tingide, afidi e ragnetto giallo: ciò significa che quando 1/4 delle foglie, opportunamente campionate, risulta infestato, il trattamento insetticida diventa opportuno. Va ricordato infine che sono disponibili per le crittogame, al momento solo per alcune di interesse agrario, quali peronospora della vite e ticchiolatura del melo, dei modelli previsionali basati su indici epidemiologici, in grado di prevedere l'insorgenza delle infezioni, sulla base di parametri climatici (temperatura, umidità, tempi di bagnatura delle foglie) registrati ed elaborati da apposite 34 centraline di rilevamento. Questi modelli consentono di decidere se e quando è il momento di trattare. Un corretto approccio alla fitoiatria, cioè all'uso di fitofarmaci per contrastare parassiti vegetali, consiste nel riconoscere esattamente il parassita cioè effettuare una corretta diagnosi identificando con certezza il parassita. Importante è: „ conoscere il ciclo biologico del parassita, la sua virulenza, la sua capacità di evolversi e riprodursi nel contesto ambientale in esame; „ agire al primo manifestarsi del parassita, cioè prima della epidemia, dopo aver definito le soglie di tolleranza; „ annotare i vari interventi intrapresi, verificare progressivamente i risultati della strategia di lotta adottata ed effettuare un consuntivo a fine stagione vegetativa. 35 5 - ENDOTERAPIA L'endoterapia è una tecnica che permette di: „ proteggere gli alberi da insetti e funghi mediante iniezioni nel tronco, senza dispersione di prodotti chimici nell'aria; „ iniettare prodotti per potenziare l'azione delle fitoalessine, che permettono all'albero di autodifendersi da molte avversità. L'endoterapia consiste nell'iniettare fitofarmaci entro il tronco degli alberi forando preventivamente il legno con un trapano a batteria. Questi prodotti, si sposteranno in senso acropeto, con la linfa grezza: dalle radici, attraverso lo xilema e raggiungeranno tutta la chioma. Questo sistema si basa su due caratteristiche fondamentali: 1. nessuna dispersione di prodotti chimici nell'ambiente circostante e protezione dell'operatore; 2. controllo dei parassiti su tutto l'apparato fogliare. Trattasi di un intervento invasivo che ovviamente non si può ripetere diverse volte sullo stesso albero in quanto i fori sono potenzialmente soggetti a infezioni patologiche dei tessuti (carie del legno, cancri della corteccia, alterazione di porzioni di tessuto ligneo). L'endoterapia è particolarmente utile: „ nelle vicinanze delle abitazioni; „ con alberi alti; „ per particolari insetti e patologie. Altri aspetti importanti che caratterizzano l'endoterapia, in confronto con i metodi tradizionali, sono: „ 36 lunga durata della protezione: mentre con gli interventi endoterapici la protezione si protrarrà per l'intera stagione vegetativa e, spesso per gli anni successivi, gli interventi con mezzi tradizionali hanno una ridotta persistenza (due-tre settimane) e richiedono più trattamenti nella stagione; „ rispetto degli insetti utili: il prodotto rimane all'interno delle strutture vegetali (foglie, rami) senza interferire con l'ambiente. Vi sono molti sistemi che sono riconducibili alla endoterapia, alcuni possono indurre il successo del trattamento con minimo danno, altri sistemi determinano lesioni irreversibili. 5.1 Basi dell’endoterapia Per poter esplicare la sua azione, il prodotto deve giungere alle foglie e distribuirsi all'interno di tutte le cellule. Ciò è possibile quando la traspirazione è attiva. L'utilizzo delle tecniche di endoterapia richiede alcune conoscenze fondamentali, che riguardano: „ struttura del legno nelle diverse specie; „ fattori che favoriscono la traspirazione; „ principali fitopatie degli alberi ornamentali; „ fitofarmaci registrati specificamente, possibili miscele nei limiti definiti dalla sperimentazione; „ dosi e concentrazioni dei prodotti fitosanitari; „ patentino per l'uso dei fitofarmaci (indispensabile per l'utilizzo di prodotti classificati come nocivi). Gli interventi endoterapici sono semplici dal punto di vista operativo (ad eccezione di trattamenti su alberi vecchi e/o deperiti e conifere che richiedono accorgimenti particolari) ed eseguibili da chiunque abbia un addestramento specifico. 37 5.2 Attrezzature per endoterapia In commercio sono presenti diversi tipi di attrezzature che iniettano prodotti liquidi nel fusto e che possono essere suddivisi secondo i seguenti parametri: „ ingombro: - possibilità di utilizzo con ingombro sulle strade; - possibilità di utilizzo senza nessuna interferenza sulla circolazione; „ tempi di assorbimento e necessità di controllo del cantiere di lavoro: - assorbimento della soluzione in tempi ridotti; - assorbimento della soluzione in tempi di ore o giorni; „ pressione utilizzata: - gravitazionale; - bassa pressione (fino a 2,5 atmosfere); - alta pressione. Esiste anche una tecnica nota come Impianto (Implant), che consiste nell'inserimento nel fusto di capsule di materiale plastico contenenti il principio attivo in forma secca; il flusso della linfa diluisce e trasporta il fitofarmaco alla chioma. L'elevata concentrazione del principio attivo in prossimità del foro può indurre fitotossicità. Altre variabili che possono influenzare l'efficacia e l'invasività della endoterapia: 38 „ flusso di una soluzione oppure capsula con polvere idrosolubile; „ dimensione dei buchi (da 3 mm di diametro fino a 9-10 mm); „ manualità nella esecuzione dei fori; „ periodo di esecuzione rispetto alla fenologia della pianta; „ stato fisiologico della pianta e stato sanitario dei tessuti che si perforano (no su carie). I PRODOTTI FITOSANITARI FUNGICIDA N Granuli idrodispersibili (WG) 100 g di prodotto contengono: Sostanza attiva g Coadiuvante g Coformulanti g Nocivo per ingestione. Altamente tossico per gli organismi acquatici, può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico. PERICOLOSO PER L’AMBIENTE CONSIGLI DI PRUDENZA Conservare fuori dalla portata dei bambini. Conservare lontano da alimenti o mangimi e da bevande. Non mangiare, né bere, né fumare durante l’impiego. In caso di ingestione consultare immediatamente il medico e mostrargli il contenitore o l’etichetta. Non disperdere nell’ambiente. Riferirsi alle istruzioni speciali/schede informative in materia di sicurezza. Non disfarsi del prodotto e del recipiente se non con le dovute precauzioni. Xn NOCIVO Facsimile etichetta prodotti 39 6 - INTRODUZIONE Il DPR 290/2001 con il termine “prodotti fitosanitari” (PF) identifica “le sostanze attive ed i preparati contenenti una o più sostanze attive, presentati nella forma in cui sono forniti all'utilizzatore e destinati a: 1. proteggere i vegetali o prodotti vegetali da tutti gli organismi nocivi o a prevenirne gli effetti; 2. favorire o regolare i processi vitali dei vegetali, con esclusione dei fertilizzanti; 3. conservare i prodotti vegetali, con esclusione dei conservanti disciplinati da particolari disposizioni, 4. eliminare le piante indesiderate; 5. eliminare parti di vegetali, frenare o evitare un loro indesiderato accrescimento.” Questa definizione (PF) sostituisce tutta la terminologia ufficiale precedente (“presidi sanitari, fitofarmaci, antiparassitari”) e d'uso corrente (“pesticidi”). Ricompresi tra i fitosanitari sono pure quei prodotti, un tempo inseriti tra i presidi medico-chirurgici, destinati alla protezione delle piante da balcone, da giardino domestico, ora chiamati prodotti fitosanitari piante ornamentali (PPO). Sono destinati agli hobbisti o comunque ad un uso non professionale. L'autorizzazione alla produzione, al confezionamento e alla commercializzazione di prodotti fitosanitari e di coadiuvanti di prodotti fitosanitari è rilasciata dal Ministero della Salute, ha validità decennale. Oltre a PF costituiti solo dalla sostanza attiva, esistono in commercio moltissimi PF caratterizzati normalmente dalla presenza di più componenti: la sostanza attiva (ex principio attivo), i coadiuvanti e i coformulanti, che assieme costituiscono il prodotto commerciale detto anche preparato o formulato. 40 SOSTANZE ATTIVE COADIUVANTI COFORMULANTI PRODOTTO FITOSANITARIO 7 - LA SOSTANZA ATTIVA La sostanza attiva (prima detta principio attivo) agisce contro l'avversità che si vuole combattere: può trattarsi di una sostanza chimica naturale o di sintesi o anche di microrganismi, che possiedono un'azione generale o specifica nei confronti degli organismi nocivi, dei vegetali e dei prodotti vegetali. La pericolosità e la concentrazione della sostanza attiva concorrono a determinare la classe di tossicità del PF. 8 - I COADIUVANTI E I COFORMULANTI I “coadiuvanti” sono sostanze che hanno la funzione di aumentare l'efficacia delle sostanze attive e di favorirne la distribuzione. Possono essere contenuti nei preparati commerciali assieme alla sostanza attiva, oppure essere immessi in commercio come prodotti semplici, dopo aver ottenuto la prevista autorizzazione ministeriale. Come prodotto semplice dovrà poi essere miscelato con la sostanza attiva per ottenere il prodotto da utilizzare in campo. In base alla loro funzione i coadiuvanti vengono suddivisi in: „ sospensivanti: impediscono la separazione tra la fase solida e quella liquida nelle sospensioni; 41 „ emulsionanti: consentono la miscibilità fra acqua e olio; „ bagnanti: abbassano la tensione superficiale, favorendo la bagnatura delle superfici irrorate; „ adesivanti: aumentano l'adesione del prodotto fitosanitario alle superfici irrorate; „ umettanti: ritardano l'evaporazione; „ sinergizzanti: potenziano l'azione; „ antideriva: riducono lo spostamento del prodotto dal bersaglio; „ antischiuma: sono per lo più olii che impediscono la formazione di schiuma, durante la preparazione della miscela. I “coformulanti” sono sostanze (ad es. inerti e diluenti) che riducono la concentrazione della sostanza attiva e completano il PF. 9 - FORMULAZIONI I prodotti per la difesa delle piante sono commercializzati in diversi tipi di formulazioni: per trattamenti a secco, per trattamenti liquidi, per trattamenti gassosi, per esche. Di seguito vengono riportati i principali tipi di formulati attualmente in commercio: 42 Formulazioni per trattamenti solidi Polveri secche il principio attivo si trova puro o miscelato con polveri inerti Granuli il principio attivo è incorporato in granuli di sostanza inerte, usati per trattamenti al terreno Formulazioni per trattamenti liquidi Polveri solubili il formulato polverulento viene completamente disciolto in acqua Polveri bagnabili il formulato, con principio attivo insolubile, forma in acqua una sospensione Liquidi emulsionabili il principio attivo è sciolto in un solvente che forma, in acqua, piccole gocce (emulsione) Pasta fluida formulato liquido concentrato in cui il principio attivo è sospeso in poca acqua Microcapsule il prodotto è rivestito da una pellicola che rilascia lentamente il principio attivo Sacchetti idrosolubili sacchetti, contenenti il formulato, che si sciolgono direttamente in acqua preparato secco granulare disperdibile in Granuli idrodisperdibili acqua senza produrre polvere e dosabile con appositi bicchierini Formulazioni per trattamenti gassosi Fumiganti il principio attivo liquido o solido alla distribuzione si diffonde come un gas Gas il principio attivo si trova allo stato gassoso Aerosol il principio attivo, solido o liquido, è in sospensione in un gas 43 10 - LIMITI TECNICI E IGIENISTICI 10.1 Tempo di carenza o intervallo (tempo) di sicurezza Il tempo di carenza è il numero minimo di giorni che deve intercorrere tra la data in cui è stato eseguito il trattamento con il PF e la data di raccolta della derrata, per la sua immissione al consumo. Qualora il trattamento venga eseguito nella fase di post-raccolta su derrate immagazzinate, l'intervallo deve intercorrere tra la data del trattamento e quella della loro commercializzazione. Il tempo di carenza deve essere rispettato in modo rigoroso per tutelare la salute del consumatore. Il PF durante questo periodo ha la possibilità di degradarsi fino ad un livello tale da non produrre effetti nocivi al consumatore. Il tempo di carenza da rispettare non è sempre necessariamente riferito all'ultimo trattamento fatto sulla coltura, bensì alla carenza più lunga tra i vari PF impiegati in prossimità della raccolta. Il tempo di carenza è totalmente indipendente dalla classe tossicologica: un prodotto “non classificato” o “irritante” può avere un tempo di carenza maggiore rispetto ad un prodotto “molto tossico” e viceversa. Esso, inoltre, può variare da coltura a coltura. In caso di miscele di PF si deve rispettare il tempo di carenza più lungo fra quelli miscelati. In presenza di piogge o irrigazioni soprachioma verificatesi od avvenute dopo il trattamento, il tempo di carenza rimane comunque invariato. Se la coltura da trattare si trova in consociazione con altre, il tempo di carenza vale per tutte le colture interessate dal trattamento. Il tempo di carenza deve essere sempre rigorosamente rispettato, anche nel caso di vegetali destinati alla trasformazione industriale, in quanto solo così si tutela la salute del consumatore. 44 10.2 Residuo Per residuo si intende la quantità, espressa in mg/kg, di una determinata sostanza attiva e dei suoi metaboliti di degradazione, presente sulle parti trattate (rami, foglie, frutti, fiori, ecc.). 10.3 Limite di tolleranza Il limite massimo di residuo (LMR) è il livello massimo di residuo legalmente tollerato negli alimenti o nei mangimi: essi sono stabiliti dalla Commissione europea per tutti gli alimenti e i mangimi. Fino al 2008 i LMR erano fissati dai singoli stati membri. Dal 1° settembre 2008 è in vigore il nuovo Regolamento (CE) n. 396/2005, che si applica a tutti i prodotti agricoli destinati al consumo umano o animale. In esso sono elencati i LMR di 315 prodotti freschi e trasformati. Il regolamento riguarda la sicurezza di tutti i gruppi di consumatori e include, tra gli altri, neonati, bambini e vegetariani. Della valutazione della sicurezza dei consumatori si occupa l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), basandosi sulla tossicità dei PF, sui livelli massimi previsti sugli alimenti e sui diversi regimi alimentari dei consumatori. 10.4 Tempo di rientro Il tempo di rientro rappresenta il tempo che deve trascorrere, dopo il trattamento, per poter rientrare nelle aree trattate. Per la maggior parte dei formulati il tempo di rientro non risulta ancora indicato in etichetta, tuttavia è previsto dalla nuova normativa e dovrà essere progressivamente riportato sulle etichette dei PF; a livello cautelativo si consiglia di attendere almeno 48 ore prima di rientrare nella coltura. 45 11 - LA VENDITA DEI PRODOTTI FITOSANITARI E LA GESTIONE DEI DEPOSITI E DEI LOCALI DI VENDITA Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 290 del 23 aprile 2001 “Regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla produzione, alla immissione in commercio e alla vendita di prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti” stabilisce le condizioni di base per poter esercitare la vendita dei fitosanitari. Per quanto riguarda le caratteristiche minime dei locali di vendita e dei depositi, rimane ancora come utile riferimento tecnico di base, la Circolare del Ministero della Salute n. 15 del 30 aprile 1993 che va pertanto ad integrare i requisiti previsti dal DPR 290/01. Gli articoli n. 21, 22, 23, 26, 27 e 42 del Decreto hanno poi demandato alle Amministrazioni regionali la regolamentazione di alcune importanti funzioni attinenti: „ le Autorizzazioni alla Vendita; „ il Certificato di abilitazione alla vendita; „ l'Autorizzazione all'acquisto; „ la formazione dei venditori e degli utilizzatori; „ la dichiarazione dei dati di vendita; „ la compilazione del registro dei trattamenti. 12 - L'AUTORIZZAZIONE AL COMMERCIO E ALLA VENDITA 12.1 Il rilascio (Autorizzazione) Secondo quanto disposto dalla L.R. 8/2007 chi intende aprire una attività di vendita di prodotti fitosanitari deve presentare al 46 Comune ove è ubicata l'attività di vendita o deposito apposita dichiarazione DIAP e s.m.i. Sulla domanda saranno riportati i dati della società o della persona fisica che intende esercitare la vendita dei PFS, i dati del responsabile dei locali di vendita e del deposito e gli estremi del Certificato di abilitazione alla vendita dell'institore (preposto), la classe e la tipologia dei prodotti che si intende vendere e la locazione del locale di vendita e del deposito. Dovrà inoltre essere allegata una piantina dei locali adibiti alla vendita e al deposito in scala 1:500. 13 - IL CERTIFICATO DI ABILITAZIONE ALLA VENDITA 13.1 Chi lo rilascia L'Azienda Sanitaria Locale del luogo di residenza del richiedente. 13.2 Rilascio A persona che abbia compiuto il 18esimo anno di età e che sia in possesso dei titoli di studio previsti dal DPR 290/01 o abbia superato un esame, tenuto presso l'Asl di competenza territoriale, dopo aver seguito un corso di formazione obbligatorio di durata stabilita dalla competente autorità regionale (16 ore). Il certificato di abilitazione alla vendita è valido 5 anni. 13.3 Rinnovo Il Certificato di abilitazione alla vendita viene rinnovato presentando una domanda alla ASL che lo ha rilasciato o di residenza, secondo le modalità previste dalle stesse, previa frequentazione di un corso di aggiornamento (solo per chi non è in possesso dei titoli di studio previsti dalla legge) e il superamento di una prova di verifica presso la competente autorità regionali. 47 14 - L'ACQUIRENTE – AUTORIZZAZIONE ACQUISTO I prodotti fitosanitari classificati come “molto tossici”, “tossici” e “nocivi” possono essere tanto pericolosi da causare la morte dell'uomo in caso di intossicazione grave. Chiunque voglia acquistare ed impiegare questi prodotti fitosanitari deve essere in possesso di apposita autorizzazione, comunemente chiamata “patentino”. Nel caso sia smarrito, rubato o distrutto, è necessario presentare una immediata denuncia ai Carabinieri o alla Questura, ed è possibile successivamente richiederne il duplicato all'Assessorato provinciale per l'agricoltura. Per quanto riguarda l'acquisto e uso di prodotti “irritanti” o “non classificati” non è necessario al momento il “patentino”, ma il loro uso può comportare comunque dei rischi per chi li impiega da non sottovalutare. È pertanto necessario che l'agricoltore e i suoi collaboratori adottino ogni possibile precauzione nella manipolazione e utilizzazione anche di questi prodotti. 14.1 Chi la rilascia L'Assessorato all'Agricoltura della Provincia del luogo di residenza del richiedente. 14.2 Rilascio A persona che abbia compiuto il 18esimo anno di età e che sia in possesso dei titoli di studio previsti dal DPR 290/01 o abbia superato un esame, avanti alla Commissione presieduta da Dirigente della Provincia, dopo aver seguito un corso di formazione obbligatorio di durata stabilita dalla competente autorità regionale (16 ore). Il certificato di abilitazione alla vendita è valido 5 anni. 14.3 Rinnovo Il Certificato di abilitazione alla vendita viene rinnovato presentando una domanda alla Provincia che lo ha rilasciato o di residenza, secondo le modalità previste dalle stesse, previa frequentazione di un corso di aggiornamento (solo per chi non è in 48 possesso dei titoli di studio previsti dalla legge) e il superamento di una prova di verifica presso la competente autorità provinciale. 15 - LA CONSERVAZIONE Con l'acquisto del PF, ogni responsabilità per trasporto, conservazione ed utilizzo dello stesso viene totalmente trasferita dal venditore all'acquirente. Durante il trasporto dei PF, che deve essere effettuato con veicolo adatto e con un'adeguata sicurezza di carico, può succedere che, a causa per esempio di un incidente stradale, parte del prodotto fuoriesca dai contenitori ed inquini la zona circostante; in questo caso, oltre ad adoperarsi per evitare ulteriori danni, è necessario informare l'ARPA, che è l'autorità sanitaria e ambientale competente. È sempre opportuno che il veicolo utilizzato per il trasporto delle confezioni sia dotato di adeguati DPI da utilizzare in caso di eventuali incidenti con perdite di prodotto. I DPI che devono corredare il veicolo saranno analoghi a quelli che vengono utilizzati nei locali di deposito in caso di versamenti o fuoriuscite accidentali dagli imballaggi o dalle confezioni. Durante le fasi del trasporto, unitamente alla patente di guida, è utile essere muniti anche dell'autorizzazione all'acquisto e utilizzo dei PF e dei documenti di acquisto: i due documenti potranno, infatti, essere esibiti alle autorità preposte alla sicurezza stradale in caso di controlli; ciò eviterà di incorrere in spiacevoli contestazioni. La conservazione delle confezioni deve osservare le seguenti norme: „ in azienda occorre disporre di un apposito locale, possibilmente distante da abitazioni, stalle, ecc., da destinare a magazzino dei PF; „ la porta di accesso deve essere sempre chiusa a chiave, in modo tale da evitare contatti accidentali con estranei, bambini, animali; „ sulla porta deve essere collocata una scritta di avvertimento di pericolo e l'immagine di un teschio con le ossa incrociate; 49 Qualora non si disponga di un locale esclusivamente adibito alla conservazione dei PF, questi si possono alternativamente conservare così: „ entro un apposito recinto, munito di porta e serratura, all'interno del magazzino, dove è vietato conservare alimenti, bevande, mangimi, ecc.; „ chiusi a chiave dentro un armadio in metallo (perché può essere facilmente pulito e non assorbe eventuali gocciolamenti dalle confezioni) dotato di idonee feritoie. Anche sulla porta del recinto o dell'armadio è necessario porre la scritta di avvertimento di pericolo e l'immagine di un teschio con ossa incrociate. Tuttavia, è consigliabile seguire, nella scelta dei locali, alcune indicazioni di carattere generale: „ escludere i piani interrati e seminterrati, per evitare gli effetti negativi di possibili allagamenti o anche, più semplicemente, di un'elevata umidità; „ utilizzare locali arieggiati, per impedire il ristagno di vapori nocivi, e lontano da fonti di calore; „ utilizzare locali con pavimenti e pareti lavabili fino ad altezza di stoccaggio e con impianto elettrico protetto (grado di protezione minimo IP44); in tali locali è vietato fumare ed accendere fuochi in quanto vi sono PF infiammabili (etichetta con fiamma su sfondo arancione) ed a rischio di autoincendio per surriscaldamento; „ non utilizzare mai ambienti nei quali vengano immagazzinate sostanze alimentari (frutta, ortaggi, salumi, ecc.) mangimi compresi. La stessa precauzione vale anche per il trasporto. Le quantità di PF non utilizzati devono essere conservate nelle loro confezioni originarie. A volte può accadere che le confezioni si rompano e fuoriescano quantità, anche minime, di PF; in questi casi occorre pulire immediatamente le superfici imbrattate in modo che nessuno ne venga contaminato. Se il PF fuoriuscito è liquido, è consigliabile raccoglierlo con materiale assorbente (es. segatura di legno o 50 sabbia fine); successivamente è necessario lavare accuratamente con acqua e sapone la superficie imbrattata. Durante tali operazioni l'operatore dovrà utilizzare adeguati dispositivi di protezione individuale (DPI); il materiale assorbente soprarichiamato deve essere smaltito seguendo le procedure previste per i rifiuti pericolosi. 16 - L' UTILIZZO Questa è una delle fasi più delicate e pericolose per l'operatore agricolo; è il momento in cui si trova a diretto contatto con la “sostanza tossica”. Una volta scelto con cura il prodotto fitosanitario, è fondamentale rispettare tutto quanto riportato in etichetta: dosi, tipologia di pianta da trattare, avversità combattuta, dosi di impiego, tempo di carenza e di rientro, avvertenze, miscibilità con altri PF, etc. Nell'esecuzione del trattamento vanno rispettate alcune regole fondamentali: „ i trattamenti devono essere effettuati in assenza di vento, al fine di evitare che la miscela nebulizzata possa investire l'operatore o si sposti dall'area trattata (per deriva); „ durante il periodo della fioritura è vietato trattare con insetticidi o altri prodotti tossici per api e gli altri insetti pronubi (acaricidi, anticrittogamici, ecc.); „ non trattare nelle “aree di rispetto” dei punti di prelievo di acqua potabile (pozzi o sorgenti), entro il raggio previsto dalle leggi vigenti (generalmente 200 mt.); „ in vicinanza di strade e di centri abitati evitare ogni possibile effetto deriva ed attenersi a quanto previsto dalle norme vigenti, compresi i Regolamenti Locali o Comunali; „ evitare altresì ogni possibile effetto deriva in vicinanza di campi di produzione con metodo biologico, in quanto la presenza di residui su queste colture potrebbe far perdere lo status di “prodotti ottenuti con metodo biologico” a tali derrate. 51 17 - REGISTRO DEI TRATTAMENTI L'art. 42 del DPR n. 290/01 prescrive che gli acquirenti e gli utilizzatori di PF devono dotarsi di un “registro dei trattamenti” nel quale annotare i trattamenti compiuti. In particolare, è necessario: „ conservare in modo idoneo, per il periodo di un anno, le fatture di acquisto di tutti i PF, nonché la copia dei moduli di acquisto dei PF classificati “molto tossici”, “tossici” e “nocivi”; „ conservare presso l'azienda, a cura dell'utilizzatore che lo deve sottoscrivere, un registro di tutti i trattamenti effettuati, annotando l'avvenuto trattamento entro 48 ore dalla sua esecuzione e comunque entro e non oltre trenta giorni dall'utilizzo del PF. Il registro è obbligatorio dal 1° gennaio 2003, ad esclusione di coloro che effettuano trattamenti relativi ad uso domestico e per autoconsumo. Le schede relative a ciascun anno dovranno essere conservate per i tre anni successivi a quello di compilazione, in modo ordinato e corretto, presso l'ente o l'azienda dove si utilizzano i PF, e tenuto a disposizione delle autorità di controllo. I trattamenti effettuati da imprese che operano per conto terzi devono essere riportati nel registro dell'azienda sulla base della documentazione fornita dalla persona che ha eseguito l'intervento fitosanitario; oppure, il contoterzista annoterà direttamente i singoli trattamenti controfirmando ogni intervento effettuato. Le registrazioni devono essere leggibili e non sono possibili cancellazioni. Le eventuali rettifiche o correzioni devono essere eseguite in modo che il testo originario e quello rettificato siano leggibili. 52 DATI ANAGRAFICI AZIENDA/ENTE Ditta\Ente: _____________________________________________________ (indicare la ragione sociale con nome e cognome del legale rappresentante) (della sede legale) Via __________________________ Prov ______ CAP__________ Partita IVA/C.F ________________________________________ Telefono ______________________________________________ (timbro) SEDI ATTIVITA’ (indicare la località in cui viene effettuato il trattamento): Comune __________________________ Via ____________________________________________ Comune __________________________ Via ____________________________________________ Comune __________________________ Via ____________________________________________ Personale in possesso del patentino operante in azienda __________________________________ (DPR n° 290/01 art. 25): _______________ __________________________ (nome e cognome) (n° patentino) __________________________________ (data rilascio o rinnovo) _______________ __________________________ (nome e cognome) (n° patentino) (data rilascio o rinnovo) Firma del Legale Rappresentante ________________________ USO AGRICOLO TRATTAMENTI CON PRODOTTI FITOSANITARI ANNO: _________ : ______________________ COLTURA SUPERFICIE in ettari _____________ PROTETTA PIENO CAMPO DATA NOME COMMERCIALE PRODOTTO FITOSANITARIO VARIETA' RIFERIMENTO DATA SEMINA O TRAPIANTO DATA INZIO FIORITURA DATA INZIO RACCOLTA QUANTITA’ IMPIEGATA litri o chili SUPERFICIE AVVERSITA’ CHE RENDE NECESSARIO IL TRATTATA TRATTAMENTO ettari NOME DI CHI EFFETTUA IL TRATTAMENTO (1) NOTE Fac-simile registro dei trattamenti 53 18 - EFFETTI SULLA SALUTE L'utilizzo professionale di prodotti fitosanitari può provocare danni alla salute dell'operatore: è dunque necessario conoscere i meccanismi che possono portare ad un'intossicazione. Il prodotto fitosanitario può entrare nell'organismo umano attraverso tre vie: 1. ingestione (apparato digerente); 2. inalazione (apparato respiratorio); 3. assorbimento cutaneo (pelle e mucose). LE VIE DI PENETRAZIONE INTOSSICAZIONE PER INALAZIONE INTOSSICAZIONE PER VIA DERMALE O CUTANEA INTOSSICAZIONE PER VIA ORALE La gravità del danno alla salute dipende dalle caratteristiche tossicologiche del prodotto fitosanitario e dalla quantità (dose) assorbita dall'organismo. I prodotti fitosanitari classificati come “molto tossici”, “tossici” e “nocivi” sono quelli più pericolosi e per poter essere acquistati richiedono apposita autorizzazione (patentino); altri prodotti fitosanitari non classificati possono comunque provocare effetti negativi per la salute degli utilizzatori, ad esempio i prodotti “irritanti”. 54 La tossicità di un prodotto fitosanitario si misura attraverso la “dose letale 50” (DL50) per i prodotti liquidi o in polvere e attraverso la “concentrazione letale 50” (CL50) per i prodotti gassosi. La DL50 e la CL50 sono la quantità di prodotto fitosanitario che somministrata all'animale da esperimento provoca la morte del 50% degli animali trattati. La DL50 e la CL50 si misurano in milligrammi di prodotto per chilogrammo di peso corporeo dell'animale. Le informazioni sulla tossicità di un prodotto fitosanitario si possono trovare sull'etichetta e sulla scheda di sicurezza. Questa deve essere sempre fornita all'acquirente all'atto dell'acquisto del prodotto e deve essere letta attentamente dall'utilizzatore. CLASSIFICAZIONE RISPETTO ALLA TOSSICITA’ DL 50 Quantità di preparato in mg, per Kg di peso vivo, che provoca la morte del 50% degli animali trattati. 55 19 - CLASSIFICAZIONE E SIMBOLI VECCHI E NUOVI Attualmente i simboli di pericolo sono i seguenti: „ prodotti molto tossici teschio e tibie incrociate su sfondo arancione e lettera T+ T+ MOLTO TOSSICO „ prodotti tossici teschio e tibie incrociate su sfondo arancione e lettera T T TOSSICO „ prodotti nocivi croce di Sant'Andrea su sfondo arancione e lettera Xn Xn NOCIVO 56 „ prodotti irritanti croce di Sant'Andrea su sfondo arancione e lettera Xi Xi IRRITANTE Gli attuali simboli di pericolo riportati sull'etichetta dei prodotti fitosanitari verranno sostituiti da altri simboli entro il 1 giugno 2015. Sarà dunque possibile trovare in commercio prodotti etichettati con il vecchio sistema e prodotti etichettati con il nuovo sistema. Anche la scheda di sicurezza subirà della modifiche: infatti le frasi di rischio (frasi R) ed i consigli di prudenza (frasi S) saranno sostituite dalle “indicazioni di pericolo” (H) e dai “consigli di prudenza” (P). 57 SIMBOLI PRECEDENTI (DPR 1255/68, DPR 223/88) SIMBOLI (D.L.vo I CLASSE VELENO MOLTO TOSSICO II CLASSE NOCIVO III CLASSE IV CLASSE NOCIVO NESSUN SIMBOLO DI TOSSICITA’ INFIAMMABILE IRRITANTE 58 ATTUALI 194/95) SIMBOLI NUOVI (entro il 1 giugno 2015) TOSSICO SIMBOLO EVENTUALE DI ALTRO RISCHIO CORROSIVO 59 20 - INTOSSICAZIONE DA PRODOTTI FITOSANITARI L'assorbimento di un prodotto fitosanitario da parte dell'organismo umano può provocare intossicazione acuta o cronica. L'intossicazione acuta si manifesta durante il trattamento o al massimo entro poche ore dallo stesso. I sintomi possono essere a carico dell'apparato digerente (nausea, vomito, dolori addominali, diarrea), dell'apparato respiratorio (tosse, difficoltà respiratoria), del sistema nervoso (tremori, convulsioni, senso di stordimento, perdita di coscienza fino al coma). L'intossicazione cronica può comparire dopo mesi o anni dall'esposizione ai prodotti fitosanitari. Non ha sintomi specifici ma può manifestarsi come alterazione della funzionalità di un organo (polmone, fegato, rene) o del sistema nervoso. Tra gli effetti negativi a lungo termine sulla salute non si possono escludere anche effetti cancerogeni anche se, ad oggi in Italia, non sono in commercio prodotti fitosanitari che, allo stato attuale delle conoscenze, siano cancerogeni. Alcuni prodotti fitosanitari contengono sostanze“ sensibilizzanti” cioè in grado di provocare allergie che si manifestano come rinite (raffreddore) e asma o come dermatite (reazione cutanea). Per provocare la reazione allergica in un soggetto sensibilizzato è sufficiente l'esposizione anche a piccolissime dosi di prodotto fitosanitario. 21 - LA PREVENZIONE DELLE INTOSSICAZIONI Scelta dei prodotti: è sempre preferibile utilizzare prodotti non classificati o a bassa tossicità, avendo cura di scegliere le formulazioni più facilmente manipolabili (formulazioni granulari o liquide piuttosto che in polvere). 60 Conservazione dei prodotti: deve avvenire in un locale apposito, dotato di ventilazione naturale, pavimento impermeabile, impianto elettrico a norma; tale locale va tenuto chiuso a chiave e sulla porta deve essere chiaramente indicata la presenza di prodotti chimici pericolosi e il divieto di accesso ai non autorizzati. Per quantità modeste di prodotti fitosanitari può essere utilizzato un armadio che deve essere tenuto chiuso a chiave e riportare i simboli di pericolo; l'armadio deve avere una griglia che consenta la ventilazione e un sistema di contenimento per evitare la dispersione accidentale dei prodotti. Preparazione della miscela: evitare dispersione durante la pesatura e la miscelazione ed utilizzare idonei dispositivi di protezione individuale. Applicazione: è preferibile utilizzare macchine irroratrici recenti dotate di serbatoi accessori di miscelazione e lavaggio mani, con sistemi di apertura automatica della barra e trattori cabinati e condizionati. I dispositivi individuali di protezione devono essere adeguati in funzione dell'attrezzatura utilizzata e del prodotto scelto. Pulizia dei macchinari: le operazioni di pulizia devono essere programmate ed effettuate al termine di ogni ciclo di utilizzo, indossando gli opportuni dispositivi di protezione individuale. Manutenzione delle attrezzature: deve essere effettuata la manutenzione programmata. In caso di interventi di riparazione in campo vanno utilizzati dispositivi di protezione individuale adeguati; la macchina irroratrice deve essere dotata di serbatoio contenente almeno 15 litri di acqua pulita, nel caso sia necessario sciacquarsi le mani in campo. Nel caso tale serbatoio non sia disponibile è buona norma portare in campo una tanica di acqua pulita. Rientro: effettuare il rientro seguendo i tempi indicati in etichetta e comunque mai prima di 48 ore dall'applicazione, utilizzando adeguati dispositivi di protezione individuale per ridurre il rischio di contatto cutaneo. Informazione e formazione: la conoscenza dei pericoli derivanti dall'utilizzo di prodotti fitosanitari e l'adozione di comportamenti adeguati possono ridurre in modo significativo il rischio di intossicazione: la formazione acquisita per il rilascio del “patentino” e 61 periodicamente rinnovata può rappresentare la base indispensabile della conoscenza minima e può essere integrata da altri momenti di formazione. Anche gli utilizzatori di prodotti fitosanitari esonerati dall'obbligo della formazione per il titolo di studio dovrebbero periodicamente frequentare momenti formativi sull'impiego sicuro dei prodotti. Valutazione del rischio: è prevista dalla normativa italiana sulla sicurezza del lavoro (D.Lgs. 81/08) e spetta al datore di lavoro. La Regione Lombardia ha pubblicato un documento intitolato “Buona pratica utilizzo fitofarmaci in agricoltura” che propone un metodo semplificato di calcolo che permette di stimare il rischio durante l'utilizzo di prodotti fitosanitari. 22 - CRITERI DI SCELTA DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE (DPI) L'uso di prodotti a bassa tossicità e le buone pratiche di lavoro non eliminano la necessità di dotare i lavoratori di dispositivi individuali di protezione adeguati. In linea generale, salvo diverse indicazioni riportate dall'etichetta, dovrebbe essere garantita la seguente dotazione minima di dispositivi di protezione individuale per fase di lavoro: Preparazione della miscela e carico del serbatoio: tuta standard, guanti, stivali impermeabili, maschera o visiera in base alle indicazioni di etichetta. Applicazione della miscela: tuta standard, guanti e stivali, maschera in genere per applicazioni su colture alte e in ambiente confinato, in base alle indicazioni di etichetta, casco elettroventilato in situazioni particolarmente esponenti. In caso di trattamenti di diserbo in pieno campo è necessaria la maschera quando il trattore non sia cabinato. Pulizia dei macchinari e dei dispositivi di protezione riutilizzabili: tuta standard, guanti e stivali. 62 Manutenzione ordinaria e straordinaria: tuta standard, guanti e stivali, maschera solo in caso di macchinari utilizzati per applicazione di sostanze particolarmente tossiche (in base alle indicazioni presenti in etichetta). La manutenzione ordinaria deve essere effettuata su macchinari già sottoposti a lavaggio. Rientro: gli addetti devono essere sempre dotati di tuta standard, guanti e stivali. In caso di necessità di attività manuali fini, predisporre la disponibilità di guanti vinilici di tipo “chirurgico”. 23 - CARATTERISTICHE MINIME DEI DPI Tuta standard: si considera idonea sia una tuta in cotone sia una tuta monouso; la tuta riutilizzabile deve però essere pulita, ovvero lavata o sostituita dopo una giornata di trattamento. La tuta da lavoro in cotone protegge l'operatore da eventuali contaminazioni cutanee e garantisce una discreta traspirazione. Qualora per eventi accidentali la tuta si sporcasse e/o bagnasse in modo significativo è indispensabile procedere alla sostituzione. Guanti: impermeabili in neoprene o gomma di nitrile. 63 Stivali: in gomma. Semimaschera o maschera: protegge parzialmente il volto o il volto intero con filtro idoneo all'utilizzo di prodotti fitosanitari prefiltrazione per la polvere e filtro a carbone attivo - (prefiltro bianco e filtro marrone, grado di protezione A1P2). Casco elettroventilato: qualora serva la protezione dell'intera testa. 64 IL PATENTINO Settore Ambiente ed Agricoltura Autorizzazione per l'acquisto di prodotti fitosanitari molto tossici, tossici e nocivi Cognome Nome nato a il residente a data di rilascio MARIO ROSSI MEDA (MB) 11/03/1989 SEREGNO (MB) 09/03/2011 Facsimile patentino 65 24 - PATENTINO Per acquistare e impiegare prodotti fitosanitari classificati come MOLTO TOSSICI, TOSSICI e NOCIVI è necessaria un'apposita autorizzazione comunemente nota come "Patentino" (D.P.R. 290/01). Il patentino dura 5 anni e viene rilasciato dalla Provincia alle persone che hanno compiuto il diciottesimo anno di età e che hanno ottenuto una valutazione positiva a seguito della frequenza dello specifico percorso formativo obbligatorio. Sono esentati dalla valutazione i laureati in scienze agrarie, i periti agrari e gli agrotecnici. Per questi soggetti il “patentino” viene rilasciato direttamente, senza l'obbligo di frequenza del corso e del superamento dell'esame finale ma devono in ogni caso presentare regolare domanda di rilascio e di rinnovo. 24.1 Struttura del corso Il corso di preparazione ha una durata di minimo 15 ore. Al termine è prevista una prova d'esame per dimostrare le conoscenze acquisite sulle modalità d'azione delle diverse sostanze attive, delle cautele d'uso, dei rischi per l'uomo, per gli animali e per l'ambiente. 24.2 Scadenza Una volta rilasciato, il “patentino” ha validità quinquennale ed è rinnovabile. La richiesta di rinnovo deve essere presentata alla Provincia di Monza e Brianza - Settore Agricoltura - entro la scadenza dei 5 anni. Alla scadenza dei 5 anni infatti il documento non è più rinnovabile e sarà necessario seguire la stessa procedura per il rilascio del nuovo “patentino”. Ai sensi del D.P.R. 290/01 per i rinnovi c'è l'obbligo di sostenere un corso di aggiornamento della durata di 4 ore e successivamente un esame finale. 66 24.3 Documenti necessari: „ Due marche da bollo da € 14,62 ciascuna; „ Due fototessera firmate sul retro; „ Copia del documento di identità; „ Copia del codice fiscale. 24.4 Tempi di rilascio Il patentino è rilasciato entro 15 giorni dallo svolgimento dell'esame. 24.5 Normativa D.P.R. 23 Aprile 2001, n. 290 Regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla produzione, alle immissioni in commercio e alla vendita di prodotti fitosanitari e ralitivi coaudiuvanti. (n.46, allegato1, legge 59/1997) D.G.R. 25 Novembre 2002 - n. 7/11225 Disposizioni per l'attuazione degli adempimenti di competenza regionale, di cui al P.R. 23 aprile 2001, n.290, regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla produzione, alla immissione in commercio e alla vendita di prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti. 67 – MODULO DI RICHIESTA PER IL RILASCIO DELL’AUTORIZZAZIONE PER L’ACQUISTO E L’UTILIZZO DEI PRODOTTI FITOSANITARI “MOLTO TOSSICI” (T+), “TOSSI CI” (T) “NOCIVI” E RELATIVI COADIUVANTI. D.P.R. 290/01 (rilasciato a coloro che devono sostenere l’esame) Al Settore Agricoltura della Provincia di Monza e della Brianza Via Bonaparte, 2 20812 Limbiate (MB) Marca da bollo compilare tutti i campi Il sottoscritto …………………………………………………………………………………………………………………………………. nato il ……… / ……… / ……………… nel Comune di …………………………………………….… Prov. ………………. codice fiscale ………………………………………………………………………………………………………………………………… residente nel Comune di ……………………………………………………….… Prov. …………… C.A.P. ………………. Località/Indirizzo ………………………………………………………………………………….….………….… n° ……………… tel. ……………………………………… cell. ……………………………………… e-mail …………………………………………… Addetto agricolo: □SI □NO presso Az. Agricola ………………………………………………………………………………………. con sede nel comune di …………………………………. CUAA/P.IVA ………………………. CHIEDE di poter sostenere il corso e l’esame previsto per il rilascio dell’autorizzazione per l’acquisto e l’utilizzo dei prodotti fitosanitari “molto tossici”, ”tossici”, “nocivi” e relativi coadiuvanti. D.P.R.290/01. Si rimane in attesa di conoscere la sede, il giorno e l’ora in cui si svolgerà il prescritto esame. Allega alla presente: n°2 fotografie formato tessera, firmate sul retro; n°2 marche da bollo del valore di € 14,62; copia del codice fiscale; copia di un documento d’identità Dichiara inoltre che i dati e le notizie sopra riportate rispondono a verità. ………………………………………………. (luogo e data) ………………………………………………. (firma) Autorizzo al trattamento dei dati personali ai sensi dell’art. 13 D.lgs. 196/03. Titolare del trattamento è la Provincia di Monza e della Brianza. 68 – MODULO DI RICHIESTA PER IL RILASCIO DELL’AUTORIZZAZIONE PER L’ACQUISTO E L’UTILIZZO DEI PRODOTTI FITOSANITARI “MOLTO TOSSICI” (T+), “TOS SICI” (T) “NOCIVI” E RELATIVI COADIUVANTI. D.P.R. 290/01 (rilasciato a coloro che non devono sostenere l’esame) Al Settore Agricoltura della Provincia di Monza e della Brianza Via Bonaparte, 2 20812 Limbiate (MB) Marca da bollo compilare tutti i campi Il sottoscritto …………………………………………………………………………………………………………………………………. nato il ……… / ……… / ……………… nel Comune di …………………………………………….… Prov. ………………. codice fiscale ………………………………………………………………………………………………………………………………… residente nel Comune di ……………………………………………………….… Prov. …………… C.A.P. ………………. Località/Indirizzo ………………………………………………………………………………….….………….… n° ……………… tel. ……………………………………… cell. ……………………………………… e-mail …………………………………………… Addetto agricolo: □SI □NO presso Az. Agricola ………………………………………………………………………………………. con sede nel comune di …………………………………. CUAA/P.IVA ………………………. CHIEDE il rilascio dell’autorizzazione per l’acquisto e l’utilizzo dei prodotti fitosanitari “molto tossici”, ”tossici”, ”nocivi” e relativi coadiuvanti. Ai sensi del D.P.R. n°290/01 ,artt. 25-26 e 27. Allega alla presente: n°2 fotografie formato tessera, firmate sul retro; n°2 marche da bollo del valore di € 14,62; copia del titolo di studio (*); copia di un documento d’identità; copia del codice fiscale. Dichiara inoltre che i dati e le notizie sopra riportate rispondono a verità. ………………………………………………. (luogo e data) (*) ………………………………………………. (firma) diploma quinquennale di Perito Agrario o Agrotecnico, laurea in Scienze Agrarie. Autorizzo al trattamento dei dati personali ai sensi dell’art. 13 D.lgs. 196/03. Titolare del trattamento è la Provincia di Monza e della Brianza. 69 – MODULO DI RICHIESTA PER IL RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE PER L’ACQUISTO E L’UTILIZZO DEI PRODOTTI FITOSANITARI “MOLTO TOSSICI” (T+), “TOSSICI” (T) “NOCIVI” E RELATIVI COADIUVANTI. D.P.R. 290/01 Al Settore Agricoltura della Provincia di Monza e della Brianza Via Bonaparte, 2 20812 Limbiate (MB) Marca da bollo compilare tutti i campi Il sottoscritto …………………………………………………………………………………………………………………………………. nato il ……… / ……… / ……………… nel Comune di …………………………………………….… Prov. ………………. codice fiscale ………………………………………………………………………………………………………………………………… residente nel Comune di ……………………………………………………….… Prov. …………… C.A.P. ………………. Località/Indirizzo ………………………………………………………………………………….….………….… n° ……………… tel. ……………………………………… cell. ……………………………………… e-mail …………………………………………… Addetto agricolo: □SI □NO presso Az. Agricola ………………………………………………………………………………………. con sede nel comune di …………………………………. CUAA/P.IVA ………………………. CHIEDE il rinnovo dell’autorizzazione n. ………………………… rilasciata in data ……… / ……… / ……………… dalla Provincia di …………………………… per l’acquisto e l’utilizzo dei prodotti fitosanitari “molto tossici”, “tossici”, “nocivi” e relativi coadiuvanti. Ai sensi del D.P.R. n°290/01 artt. 25- 26 e 27. A tal fine comunica che (barrare le caselle che interessano): è in possesso del titolo di studio che abilita al rinnovo dell’autorizzazione senza dover sostenere l’esame (1) e di cui allega copia; deve sostenere il corso breve obbligatorio e l’esame per il rinnovo dell’autorizzazione (2) Allega alla presente: n°2 fotografie formato tessera, firmate sul retro; n°2 marche da bollo del valore di € 14,62; copia di un documento d’identità; copia del codice fiscale; copia del patentino. Dichiara inoltre che i dati e le notizie sopra riportate rispondono a verità. ………………………………………………. (luogo e data) (1) (2) ………………………………………………. (firma) Diploma quinquennale di Perito Agrario o Agrotecnico, laurea in Scienze Agrarie, Forestali e della Produzione Animale. Con il D.P.R 290/01 per i rinnovi c’è l’obbligo di sostenere un corso di 4 ore e successivamente l’esame. Autorizzo al trattamento dei dati personali ai sensi dell’art. 13 D.lgs. 196/03. Titolare del trattamento è la Provincia di Monza e della Brianza. 70 Provincia di Monza e della Brianza Settore Ambiente e Agricoltura Via Bonaparte, 2 20051 Limbiate Tel. 039.9752539 Fax 039.9752541 www.provincia.mb.it email: [email protected]