Luce sugli ALIENI - Adolescenti d`Oggi

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Adolescenti d’Oggi – Summer Camp 2013
GLI ALIENI ESISTONO ?
Questa è la domanda da un milione di dollari che tutti almeno una volta nella
vita ci siamo posti, e non solo noi, uomini di tutte le epoche e di tutto il
mondo si sono posti questa domanda e hanno cercato, chi più e chi meno, di
dare una risposta più o meno plausibile e più o meno scientifica a questo
quesito. Intorno a questo tema proliferano numerosi programmi televisivi e
numerose riviste pseudo-scientifiche che ricamano intorno alla presenza o
meno nell’universo di civiltà aliene e purtroppo (purtroppo perchè non
vengono presentati fatti scientifici ma il tutto è affrontato in modo tale da
intrattenere e incuriosire il pubblico) oggi la maggior parte delle persone
comuni sembrano ormai propendere per l’esistenza di altre forme di vita
nella nostra galassia e nell’intero universo.
Il problema quindi non sta nell’esistenza o meno degli extraterrestri ma nel
metodo con cui vengono condotte le indagini su questo argomento.
In questa sede quindi vogliamo affrontare questo tema in maniera seria, o
meglio, in maniera scientifica, senza preconcetti ma solamente con una
mente aperta alle varie soluzioni e con strumenti di tipo scientifico dai quali
trarre le nostre conclusioni.
Useremo per tale scopo le nozioni di cosmologia e alcuni metodi ed
equazioni matematiche, principalmente alcune semplici nozioni del calcolo
delle probabilità.
Partiamo da un’equazione formulata nel 1961 dall’astronomo Frank Drake
secondo la quale la probabilità che esistano altre civiltà in grado di
comunicare con noi nella nostra galassia, cioè nella Via Lattea, è espressa
dall’equazione di Drake.
Ci si limita alla nostra Galassia perchè, anche viaggiando alla velocità della
luce (300000 km/s), non è immaginabile recarsi in un altra galassia, nè
comunicare (via radio) con i suoi eventuali “abitanti”. Inoltre le galassie più
vicine sono a centinaia di migliaia di anni luce di distanza.
L’equazione di Drake è quindi la seguente:
Nciv = R* · fp · ne · fl · fi · fc · L
Ing. Alessandro Dolce
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Dove:
Nciv = numero di civiltà extraterrestri presenti oggi nella nostra Galassia con
le quali si può pensare di stabilire una comunicazione.
R* = tasso medio annuo con cui si formano nuove stelle nella Via Lattea
fp = frazione di stelle che possiedono pianeti
ne = numero medio di pianeti per sistema solare in condizione di ospitare
forme di vita
fl = frazione dei pianeti ne su cui si è effettivamente sviluppata la vita
fi = frazione dei pianeti fl su cui si sono evoluti esseri intelligenti
fc = frazione di civiltà extraterrestri in grado di comunicare
L = stima della durata di queste civiltà evolute
Diamo quindi un pò di dati relativi alla nostra galassia:
NUMERO DELLE STELLE NELLA NOSTRA GALASSIA
Ottimista: 300 miliardi
Pessimista: 100 miliardi
NUMERO DEI SISTEMI SOLARI SIMILI AL NOSTRO
Ottimista: 1,7% di 300 miliardi = 5 miliardi
Pessimista: 0,1% di 100 miliardi = 100 milioni
NUMERO DEI SISTEMI SOLARI SIMILI AL NOSTRO
CHE POTREBBERO AVERE UN PIANETA IN POSIZIONE GIUSTA
Ottimista: 20% di 5 miliardi = 1 miliardo
Pessimista: 10% di 100 milioni = 10 milioni
Applicando quindi questa formula alla nostra galassia e utilizzando una
stima ottimistica il risultato a cui giunse Drake fu 10.
Nella nostra galassia si sarebbero dovute quindi trovare 10 civiltà evolute e
in grado di stabilire una comunicazione con noi, quindi escludendo noi stessi
ci dovrebbero essere altre 9 civiltà nella nostra galassia. Ma vediamo quali
furono i paramatri inseriti da Drake nella sua equazione, in particolare
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soffermiamoci su quello relativo al numero di pianeti abitabili e alla
possibiltà che su essi possa formarsi la vita:
ne – il numero medio di pianeti (o satelliti) per sistema stellare che
presentano condizioni potenzialmente compatibili con la vita
Il valore di ne venne basato sulle caratteristiche del nostro sistema solare,
dato che negli anni sessanta era quasi impossibile rilevare pianeti terrestri
extrasolari, a causa delle loro ridotte dimensioni. Venne usato ne = 2 (ogni
stella con un sistema planetario possiede due pianeti capaci di supportare la
vita).
La stima di 10 civiltà venne dunque ottenuta ammettendo che almeno 2
pianeti per stella fossero adatti ad ospitare la vita, ma proprio in questi
giorni, su tale stima scende una “doccia fredda”:
Sono stati individuati 2.321 pianeti extrasolari attorno a 1.790 stelle. Quindi
per ogni stella nella nostra galassia ci sono soltanto 1,29 pianeti, ma quelli
simili al nostro sono meno dell’1%. Così titola il Corriere della Sera il 9
marzo. La quantità di pianeti simili alla Terra, secondo quanto affermato
nell’articolo, scende dunque da una stima del 34% a meno dell’1%. Ma
leggendo i risultati ci accorgiamo che si tratta di una stima ancora
ottimistica, infatti secondo i dati del satellite Kepler, su 2.321 pianeti
scoperti, fino al 20 dicembre 2011, solo due erano simili alla Terra, ma posti
in una zona troppo vicina alla loro stella, tanto che le temperature stimate
oscillerebbero tra i 470 e i 760 gradi centigradi.
Cosa ne è allora della stima di Drake, se al valore ne, stimato
precedentemente 2, cioè al 34%, sostituiamo il valore (ottimistico) di 1%?
Succede che le 10 civiltà stimate scendono a circa 0,3.
Calcolando che con la nostra facciamo già “1″, cioè il triplo della stima, pare
proprio che sia irragionevole aspettarsi di trovarne anche un’altra.
Ma questo non è tutto, soffermiamoci sul valore fl:
fl – la frazione di essi che effettivamente sviluppa la vita
Per fl Drake usò il valore 1 (il che significherebbe che tutti i pianeti in grado
di farlo sviluppano la vita); ma questa scelta risulta problematica, sempre in
relazione al nostro sistema solare, perché è in contraddizione con il valore di
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ne (a meno di non scoprire che anche Marte ospita o ha ospitato vita
intelligente)
Porre il valore fl uguale a 1, significa ignorare tutte le problematiche della
biologia che danno per molto improbabile la nascita della vita, tanto che è
molto diffusa l’idea che potrebbe essersi trattato di un fenomeno avvenuto
anche una sola volta nell’universo. Quindi utilizzando i dati del satellite
Kepler sappiamo che su 3 pianeti scoperti e simili alla Terra solo uno (la
Terra appunto) è in grado di sviluppare la vita (a causa delle temperature
troppo elevate degli altri 2 pianeti) perciò il valore di fl va diminuito da 1 a
0,33, quindi un terzo.
In tal modo quindi le 0,3 forme di vita presenti nella nostra galassia si
ridurrebbero ancora di più diventando 0,1 forme di vita in un’intera galassia
(la nostra Via Lattea).
Ma abbiamo già visto che noi da soli costituiamo già 1 forma di vita nella
nostra galassia perciò se estendiamo l’equazione di Drake oltre il limite della
nostra galassia (cosa comunque inutile visto che non possiamo andare oltre
la nostra galassia con nessun tipo di segnale) dobbiamo per forza di cose
affermare, per rispettare l’equazione di Drake, che nelle 10 galassie più
prossime alla nostra noi siamo l’unica forma di vita esistente.
Per avere un’idea di ciò che stiamo dicendo basta sapere che il diametro
medio della nostra galassia è di 100.000 anni luce, quindi poichè la luce
viaggia a 300000 Km/s stiamo parlando di 946·1015 Km, cioè 946 milioni
miliardi di Km. Tenendo inoltre presente che la galassia più vicina alla
nostra (galassia di Andromeda) è distante dalla Via Lattea circa 2,4 milioni
di anni luce e quindi ipotizzando una distanza media di appunto 2,4 milioni
di anni luce fra le varie galassie otteniamo un cerchio con un diametro di
circa 100 milioni di anni luce nel quale sono distribuite 20 galassie, per un
diametro quindi (considerando la velocità della luce) di circa 94 miliardi di
miliardi di Km. Quindi calcolando l’area di questo ipotetico cerchio galattico
otteniamo circa 6900 miliardi di miliardi miliardi di miliardi di Km quadrati.
Naturalmente abbiamo calcolato che in quest’area sono presenti 20 galassie
perciò 10 galassie saranno contenute in circa la metà dell’area considerata
quindi 3500 miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di Km quadrati.
Perciò in definitiva 3500 miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di Km
quadrati noi siamo l’unica forma di vita.
Ing. Alessandro Dolce
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Per avere un’idea di questa superficie basta pensare che se la terra fosse
come una pallina da ping-pong allora saremmo soli su una superficie grande
7 volte la superficie del sole. Oppure per capirci ancora meglio se la terra
fosse come una pallina da ping-pong saremmo soli su una superficie grande
4,4 milioni di miliardi di volte la superficie degli USA.
Siamo soli su una superficie così grande che per fare solo un giro completo
della circonferenza con l’aereo più veloce del mondo (A-12=3500 Km/h) ci
vorrebbero circa 6800 miliardi di anni, e teniamo presente che l’universo
esiste solo da 15 miliardi di anni…
Dopo queste considerazioni forse è giunto il momento di smettere di
fantasticare e fare i conti con la realtà. I dati del satellite Kepler si
aggiungono alle conclusioni della biologia e alla formula sulla
probabilità di Drake e ci lasciano poche illusioni: nella nostra immensa
galassia e nelle 10 più vicine a noi (quindi su un’area pari a 3250
miliardi di miliardi di Km quadrati), siamo soli.
E COME LA METTIAMO CON LE LEGGENDE SULL’AREA 51?
Tutti abbiamo sentito parlare almeno una volta della famosa Area 51 (o sito
del Groom Lake), nel deserto del Nevada, negli Stati Uniti. Secondo alcune
voci nell’Area 51 vengono custoditi dei dischi volanti e cadaveri di alieni
recuperati nel 1947 a Roswell dopo quello che venne definito l’incidente di
Roswell.
La versione ufficiale del governo americano è che l’incidente di Roswell fu
causato da un pallone meteorologico precipitato.
Inoltre secondo il Pentagono l’Area 51 non esiste.
Tutte le informazioni, i documenti e i fascicoli riguardanti l’Area 51 sono
tutt’ora classificati.
Tutto ciò che si sa oggi deriva da un’indagine resa pubblica solo nel 2011 da
parte di una giornalista investigativa: Annie Jacobsen. Durante l’indagine la
giornalista ha intervistato centinaia di ex dipendenti del governo che
avevano lavorato all’Area 51 nel corso di 50 anni.
Ing. Alessandro Dolce
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I risultati delle indagini sono raccolti in un libro e riassumendoli possiamo
identificarli così:
• U-2
• A-12
• F-117
Queste sigle sono il motivo principale per cui l’attività dell’Area 51 è stata
tenuta segreta per 50 anni. Questi sono i progetti scientifici di punta
dell’aeronautica militare americana e della CIA.
Si tratta di aerei stealth, cioè invisibili ai radar. Sono aerei usati per le
missioni di spionaggio della CIA. Vennero usati durante la guerra fredda,
durante la guerra del vietnam, durante la guerra di corea, durante la guerra
del golfo e durante le missioni di localizzazione dei membri di Al-Qaida.
L’U-2 è stato il primo prototipo, negli anni 50-60. Volava a velocità
supersonica, Mach 2 (2 volte la velocità del suono) e a 17.000 metri di
quota.
Poi è arrivato l’A-12. Negli anni 60-70. Volava a Mach 3 (3 volte la velocità
del suono) a 25.000 metri di quota.
L’U-2 e l’A-12 sono ancora utilizzati dalla CIA ma sono aerei spia non
equipaggiati con armi, quindi solo per missioni di ricognizione e spionaggio.
Poi arrivò alla fine degli anni 80 anche il gioiello dell’aeronautica, l’F-117,
un aereo spia dotato di missili, capace di attaccare e distruggere gli obiettivi.
Anche l’F-117 volava a Mach 3 a 25.000 metri di quota.
I 3 aerei spia furono costruiti in segreto proprio per nascondere l’alta
tecnologia utilizzata per raggiungere quel tipo di prestazioni.
All’area 51 vennero progettati, sviluppati e provati i tre tipi di aerei stealth.
MA COS’ALTRO E’ SUCCESSO ALL’AREA 51 ???
Nelle Aree intorno all’Area 51 (Area 12 – 13 – 15) in circa 50 anni vennero
fatte esplodere in segreto circa 8000 bombe nucleari e sono stati studiati gli
effetti delle radiazioni su cose e animali raccogliendo campioni di aria anche
direttamente dal fungo atomico.
Ing. Alessandro Dolce
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Anche queste attività vennero tenute nascoste all’opinione pubblica per ovvi
motivi.
Ma tutto ciò non spiega l’incidente di Roswell.
Ciò che le persone videro nel 1947 fu un disco volante che sfrecciava nei
cieli e che precipitò poi a Roswell dove, prima che l’area venisse presa in
consegna dai militari, alcuni uomini videro delle figure umanoidi di piccola
statura e con delle grosse teste e occhi enormi accanto ai resti del disco.
Il governo negò tutto naturalmente ma cosa successe in realtà?
Tutti i resti del disco e gli eventuali alieni furono raccolti e portati in tutta
fretta e in segreto all’Area 51 dove per 50 anni vennero studiati con un
progetto chiamato S-4 e ancora oggi tutta la questione e i documenti relativi
rimangono classificati.
Tutto ciò ha alimentato, ha ragione, le voci sugli alieni presenti nell’Area 51.
Un ex dipendente dell’area dichiarò alla giornalista di aver visto in una
stanza gli stessi esseri di piccola statura con le teste e gli occhi enormi.
Naturalmente si pensò a degli alieni.
Ma è davvero così?
Per capire la verità dobbiamo fare un passo indietro, al 1939 quando negli
Stati Uniti una radio trasmise una finta notizia di un attacco alieno durante
una trasmissione chiamata “la guerra dei mondi”. Purtroppo la notizia venne
presa per vera e scatenò il panico tra la popolazione che si riversò per le
strade. Ci volle tutta la notte per riuscire a far capire alla gente che si era
trattato solo di una trasmissione radiofonica. L’incidente venne quindi
archiviato e la trasmissione sospesa.
Ma l’accaduto non passò inosservato agli occhi del mondo, soprattutto a
quelli del leader sovietico Stalin che registrò l’incidente e intuì le
potenzialità della gestione delle folle.
Nel frattempo gli Stati Uniti mostravano al mondo la loro forza nucleare
facendo test nucleari nel pacifico.
Ing. Alessandro Dolce
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Stalin dal suo canto non disponeva della tecnologia nucleare degli Stati Uniti
perciò si ingegnò in altro modo.
Ciò che fece si concluse con l’incidente di Roswell e ne è la spiegazione.
Come spesso accade per molti misteri è importante applicare il metodo del
rasoio di Ockham secondo il quale la spiegazione più probabile è sempre
quella più semplice del mistero stesso.
Naturalmente l’opinione pubblica pensò agli alieni in base alle informazioni
di cui disponeva.
Ma a distanza di 50 anni gli ingegneri responsabili del progetto S-4 (quello
dell’incidente di Roswell) confessarono che all’interno del disco volante
trovarono iscrizioni in cirillico (russo). Inoltre dissero di aver studiato per
anni 4 corpi ritrovati sul luogo dell’incidente tra cui 2 ancora vivi e
mantenuti in coma farmacologico per 50 anni.
Ma di cosa si trattava?
Alla luce dell’episodio della “guerra dei mondi” e delle iscrizioni in cirillico
il governo capì cosa aveva cercato di fare Stalin.
Con queste informazioni il metodo del rasoio di Ockham suggerisce
tutt’altra spiegazione rispetto a quella degli alieni.
L’idea di Stalin era semplice e geniale, non potendo competere con gli Stati
Uniti sul piano delle armi nucleari voleva dimostrare la sua forza attraverso
la sua capacità di controllare le folle mettendo confusione tra la popolazione
americana semplicemente con un velivolo di forma circolare e con dei corpi
che assomigliassero a degli alieni.
Ma a chi appartenevano quei corpi?
La spiegazione la diede un tedesco, il figlio del dottor Mengele (lo scienziato
pazzo del terzo reich), colui che faceva esperimenti di eugenetica sugli esseri
umani. Il figlio dopo 50 anni dichiarò che dopo la fine della 2° guerra
mondiale il padre venne reclutato da Stalin perché creasse attraverso degli
esperimenti sui bambini degli umanoidi deformi da utilizzare come
equipaggio negli Ufo.
Ing. Alessandro Dolce
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Questo è ciò che fece Mengele prima di ritirarsi in sudamerica.
Stalin quindi utilizzò avanzata tecnologia aeronautica per creare il disco
volante e lo equipaggiò con i bambini su cui fece gli esperimenti di
eugenetica, tutto per dimostrare la sua forza agli Stati Uniti.
Ma perché il governo americano non dichiarò apertamente il gioco sporco di
Stalin?
Per 2 motivi principali:
• Per non ammettere che Stalin aveva oltrepassato il confine aereo
americano e che fosse in possesso di avanzata tecnologia aerea.
• Ma soprattutto perché purtroppo gli Stati Uniti continuarono gli
esperimenti di eugenetica cominciati dal dottor Mengele.
Questo è ciò che dichiararono gli ingegneri dell’Area 51 senza però spiegare
nulla nel dettaglio perché si vergognavano di ciò che avevano fatto.
Per il governo americano fu molto più utile e più semplice fomentare la
teoria degli alieni anziché spiegare la verità.
L’eugenetica fa riferimento allo studio dei metodi volti al perfezionamento
della specie umana attraverso selezioni artificiali operate tramite la
promozione dei caratteri fisici e mentali ritenuti positivi, o eugenici
(eugenetica positiva), e la rimozione di quelli negativi, o disgenici
(eugenetica negativa), mediante selezione o modifica delle linee germinali.
ECCO LA VERITA’ SULLA FAMOSA AREA 51 E SULLA PRESUNTA
PRESENZA DEGLLI ALIENI.
Ing. Alessandro Dolce
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