GENETICA la scienza dell’ereditarietà e della variabilità 5° e ultimo incontro Regiroli Giovanni La Teoria dell‘Evoluzione • In biologia con il termine evoluzione, si intende il progressivo e continuo accumularsi di modificazioni successive, fino a manifestare, in un arco di tempo sufficientemente ampio, significativi cambiamenti di forma, di struttura e di funzione degli organismi viventi. • La teoria dell’evoluzione degli organismi, delineata per la prima volta da Darwin nella sua opera del 1859 “The origin of species” (L'origine delle specie), è nei suoi tratti essenziali valida ancora oggi, ed è stata corroborata da dati provenienti dai vari campi della biologia. • La teoria si fonda su due principi fondamentali: – tutti gli organismi dal punto di vista evolutivo sono correlati tra loro (derivano da antenati comuni) – l'evoluzione è determinata sia da cambiamenti casuali del materiale genetico (le mutazioni), che conducono a trasformazioni di forma, funzione e modalità di vita degli organismi, che dalla sussueguente selezione operata dall’ambiente. Lamarck vs. Darwin • La teoria dell’evoluzione di Darwin contraddice la tesi dello zoologo francese Lamarck, definita nel 1809, secondo la quale l'evoluzione è determinata da cambiamenti nel fenotipo che vengono trasmessi alle generazioni successive. • La teoria di Darwin implica invece che i processi evolutivi siano generati da una riproduzione non uguale di differenti genotipi. Esempio: il collo lungo delle giraffe. - Secondo Lamarck, per arrivare al cibo le giraffe, un tempo tutte con il collo corto, allungavano il collo. Questo continuo comportamento ha portato nel tempo a individui con il collo sempre più lungo. -Secondo Darwin, tra la popolazione di giraffe a collo corto appaiono alcuni individui con il collo più lungo. Questo cambiamento casuale porta a un vantaggio competitivo: ora le giraffe possono nutrirsi più facilmente e di più. Nel tempo gli individui a collo corto scompariranno in quanto non riusciranno più a competere per il cibo con la nuova popolazione a collo lungo (selezione operata dall’ambiente). Ai tempi di Darwin la genetica era una scienza sconosciuta, oggi sappiamo che i cambiamenti da lui descritti sono dovuti a mutazioni nel DNA. I tempi dell’evoluzione della vita sulla terra Mammiferi Piante terrestri (Procarioti) Animali acquatici (pesci) Primi organismi pluricellulari Comparsa di eucarioti unicellulari Albero della vita: rapporti filogenetici tra i più antichi esseri viventi apparsi sulla terra. Determinato in base a fossili e all’analisi dei DNA Procarioti: batteri propri batteri archaea Eucarioti Inizio evolutivo di animali, piante, funghi Sono passati più di 1,5 miliardi di anni tra la comparsa delle prime forme di vita (procarioti) e la comparsa delle prime cellule superiori (eucarioti) Procarioti: cellula primitiva semplice (soprattutto batteri) priva di un nucleo (la molecola di DNA è contenuta nel citoplasma) Eucarioti: cellula evoluta, con il DNA contenuto in un nucleo e organelli specializzati quali mitocondri e cloroplasti. E’ la cellula di tutti gli organismi superiori Albero filogenetico dei vertebrati Rapporti filogenetici tra proscimmie-scimmie antropoidi-uomo Evidenze dell'evoluzione La moderna scienza biologica considera la tesi della discendenza comune come un dato di fatto: tutte le forme di vita presenti sulla Terra sono discendenti di un progenitore comune. Questa conclusione si basa sul fatto che molte caratteristiche degli organismi viventi, come il codice genetico, in apparenza arbitrari, sono invece condivisi da tutti i gruppi di esseri viventi. I rapporti di discendenza comune tra specie o gruppi di ordine superiore si dicono rapporti filogenetici, e il processo di differenziazione della vita si chiama filogenesi. La paleontologia dà prove consistenti di tali processi. - Una rassegna, per quanto limitata, di queste prove è riportata nelle prossime diapositive Organi omologhi (organi derivati dagli stessi tessuti embrionali) Confrontando organi omologhi quali gli arti anteriori di rettili, uccelli mammiferi, si nota che presentano una struttura di base comune anche quando svolgono funzioni diverse, come la mano umana, l'ala di un uccello e la zampa anteriore di una lucertola. Poiché la somiglianza strutturale non risponde a necessità funzionali (arto per nuotare nei cetacei, per volare negli uccelli e nei pipistrelli, per afferrare con la mano nell’uomo, per camminare nel cavallo, ecc), la spiegazione più ragionevole è che tali strutture derivino da quella di un comune progenitore. Prove paleontologiche I dati della paleontologia mostrano non solo che gli organismi fossili erano diversi da quelli attuali, ma anche che man mano che andiamo indietro nel tempo le differenze con gli organismi attualmente viventi sono maggiori. Es. evoluzione degli equidi (antenati del cavallo) durante i periodi geologici Terziario e Quaternario. Procedendo a ritroso nel tempo, si trovano via via fossili con maggiori differenze anatomiche rispetto al cavallo attuale. Prove paleontologiche La paleontologia fornisce prove concrete dell'evoluzione quando i fossili sono trovati nelle successioni stratigrafiche sedimentarie (depositi di minerali e di resti di esseri viventi, quali conchiglie, avvenuti in tempi successivi nei mari primitivi). I fossili dentro le rocce sedimentarie marine sono diffusi in tutte le parti del mondo e permettono indagini stratigrafiche molto dettagliate, mostrando le modifiche nel tempo degli esseri viventi contenuti nei diversi strati rocciosi. Es. evoluzione delle ammoniti (molluschi). Negli strati rocciosi sedimentari si rilevano cambiamenti morfologici delle ammoniti che hanno portato, in tempi geologici, al miglioramento della loro idrodinamicità. Prove paleontologiche Anche il ritrovamento di numerose forme transizionali fossili ha portato una sostanziale conferma alla spiegazione evolutiva della diversità dei viventi. • Un esempio particolarmente calzante di questi particolari fossili è l'Archaeopteryx lithographica, forma di transizione tra i rettili e gli uccelli, il cui primo fossile completo, in cui perfino le penne si erano fossilizzate, fu ritrovato solo un anno dopo la pubblicazione de L'origine delle specie. • Un altro è la transizione da pesci ad anfibi (nella seconda diapositiva). Fossile di Archaeopteryx lithographica: struttura anatomica da rettile ma con penne da uccello sugli arti anteriori e sulla coda Esempi di specie di pesci attualmente viventi in grado di respirare sia in acqua che nell’aria: testimoniano la conquista della terra ferma dei primi anfibi evolutasi dai pesci Ricostruzione, partendo da fossili, della transizione da pesci ad anfibi Prove bio-geografiche La distribuzione geografica delle specie viventi, anche alla luce delle conoscenze sulla deriva dei continenti, ben si accorda con l'evoluzione organica. L'enorme varietà di adattamenti dei marsupiali australiani (con placenta primordiale, gli embrioni completano lo sviluppo all’esterno dell’utero, nel marsupio), ad esempio, può essere spiegata col fatto che la separazione dell'Australia dagli altri continenti precede la comparsa dei mammiferi "euplacentati“ (con placenta evoluta, lo sviluppo embrionale si completa nell’utero), e quindi i marsupiali terrestri australiani hanno potuto adattarsi a nicchie ecologiche in cui non dovevano competere con altri ordini di mammiferi. Australia Specializzazione dei marsupiali australiani in assenza della competizione di mammiferi maggiormente specializzati (quali roditori, felini, insettivori, proscimmie) presenti negli altri continenti Prove biogeografiche Anche lo sviluppo di grossi uccelli non volatori in grandi isole, quali la Nuova Zelanda, porta alle medesime conclusioni. Infatti, visto che esse erano già separate dai continenti alla comparsa dei mammiferi, solo gli uccelli hanno potuto raggiungerle e, evolvendosi, occupare nicchie terrestri solitamente occupate da mammiferi. Moa: occupa la nicchia ecologica dei grandi mammiferi Kiwi: occupa la nicchia ecologica dei piccoli mammiferi, quali i topiragno e altri insettivori Specie che si ritrovano solo in aree limitate sono definite endemiche. Le isole sono particolarmente ricche di endemismi, oltre all’Australia e alla Nuova Zelanda già trattate, si ricorda il Madagascar, isola ricca di endemismi animali (quali i lemuri) e vegetali (il baobab diverso dalla specie continentale) . Lo stesso fenomeno di endemismo si verifica nelle isole più antiche, spesso di origine vulcanica, come le isole Galapagos, con la loro fauna di fringuelli studiata da Darwin. L’antenato comune di tutte le specie di fringuelli si è evoluto in specie diverse in funzione delle caratteristiche ambientali di ciascuna isola su cui si è trovato isolato I fringuelli delle Galapagos: insettivori, insettivori-granivori, granivori-insettivori, granivori, risultato della loro evoluzione su isole separate geograficamente tra di loro Organi vestigiali (residui di organi che hanno perso la loro funzione) Le balene mancano completamente delle parti esterne degli arti posteriori, ma internamente al corpo riscontrano rudimenti del femore e del cinto pelvico. Ciò dimostra la loro evoluzione da mammiferi terrestri con 4 zampe. I serpenti conservano un residuo del cinto pelvico (residuo di antenati con zampe posteriori) e alcuni mammiferi e uccelli conservano un residuo di fibula (perone) nella gamba. pelvi femore serpente fibula (perone) non funzionale cavallo La fibula è l’ossicino sottile e appuntito, a fianco della tibia, che trovate quando mangiate le cosiddette “cosce” dei polli Altri esempi sono gli occhi rudimentali, regressione di occhi normali dei loro antenati, degli animali che vivono perennemente nelle grotte buie (è il caso del pesce Anoptichthys jordani) o di quelli che vivono in ambienti sotterranei (è il caso del ratto-talpa Spalax typhlus). Organi rudimentali Le continue modificazioni di organi e strutture che si verificano nel corso dell'evoluzione sono spesso accompagnate da cambiamenti nella loro funzione. Gli ossicini dell'orecchio medio dei mammiferi (incudine, martello, staffa) per esempio, derivano da ossa che facevano (e fanno tuttora) parte dell'articolazione della mandibola degli anfibi, dei rettili e degli uccelli. Testimonianze fornite dallo studio dello sviluppo embrionale Nel corso dello sviluppo embrionale (ontogenesi) in molti organismi si formano organi e strutture che poi regrediscono completamente nel corso dello sviluppo (sviluppo indiretto), e molti di questi corrispondono a organi e strutture tipiche dei loro progenitori ancestrali. Per esempio, nelle sogliole le larve appena uscite dall'uovo possiedono una simmetria bilaterale, e solo successivamente divengono asimmetriche, con due occhi sullo stesso lato. Le balene prive di denti catturano il cibo, rappresentato da piccolissimi crostacei, intrappolandolo in una struttura filtrante particolare, i fanoni. Tuttavia durante lo sviluppo embrionale si sviluppano dei rudimenti di denti, che successivamente regrediscono. Ciò è in relazione con il fatto che il loro antenato possedeva denti come gli attuali cetacei forniti di denti, quali per esempio il delfino e il capodoglio. Sviluppo embriologico nei vertebrati I primi stadi di crescita embrionale sono simili in tutti gli ordini e famiglie di vertebrati e sono riconducibili a quanto sviluppato da antenati comuni. Le differenze si evolvono a partire da una base comune (embrione con archi branchiali e coda). Similitudini tra l’embrione di maiale e di uomo nelle prime settimane di sviluppo embrionale Presenza di archi e fessure branchiali (oltre che della coda) nell’embrione umano di 4 settimane Gli archi e le fessure branchiali sono residui embrionali della formazione delle branchie nei primi pesci, senza mandibola (es. lamprede), e della successiva formazione dei primi archi orali, comprendenti la mandibola. Componenti dell’orecchio, testa e collo che si sviluppano dagli archi/fessure branchiali nell’uomo Organi e strutture appartenenti a gruppi di organismi che non hanno una stretta relazione possono trovarsi nella condizione di dover realizzare le stesse funzioni, e di conseguenza mostrano adattamenti simili. Il fenomeno per cui strutture e organi che hanno origini diverse divengono via via più simili nel corso dell'evoluzione è definito convergenza. Un esempio di convergenza nelle piante è rappresentato dai fusti succulenti, sviluppatisi per rispondere alla necessità di creare riserve d'acqua che assicurino la sopravvivenza in ambienti aridi, che si ritrovano nelle famiglie botaniche delle euforbiacee e nelle cactacee. Euforbie: piante grasse dei deserti africani Cactus: piante grasse dei deserti americani Pur essendo distanti filogeneticamente, le specie delle zone aride hanno sviluppato fusti carnosi e foglie spinose Negli animali, un perfetto esempio di convergenza è rappresentato dalla forma affusolata del corpo di diversi vertebrati che vivono nell'acqua: pesci cartilaginei (squali), pesci ossei (pescispada), rettili fossili (ittiosauri), uccelli (pinguini) e mammiferi (delfini). Speciazione per separazione e isolamento Cos'è una specie? - Esistono diverse definizioni di specie biologica. Una di queste si fonda su un concetto genetico e intende una specie come costituita da un insieme di popolazioni effettivamente o potenzialmente interfeconde. Esempio tutte le popolazioni di uomini appartengono alla stessa specie Homo sapiens in quanto tutte interfeconde tra di loro Come si formano nuove specie Prima fase della speciazione - la separazione - Il primo stadio nella formazione di una specie consiste nella separazione (geografica) di una popolazione dalla popolazione parentale. Ciò può essere dovuto a una molteplicità di cause: alcuni individui che superano determinate barriere geografiche (montagne, deserti, mari); cambiamenti macroclimatici nel corso dei periodi geologici (per esempio, le ere glaciali) che forzano le specie a rifugiarsi in aree sparse dove le condizioni climatiche sono più tollerabili (aree rifugio); un aumento del livello del mare che comporta la separazione delle terre continentali in aree frammentate (formazione di isole continentali). La variabilità limitata dei genotipi (dovuta al fatto che nelle popolazioni così isolate si ritrova solo una porzione dei geni della popolazione di origine), nuove mutazioni, e diverse condizioni ambientali (fattori selettivi) possono successivamente condurre alla apparizione di nuove specie. Seconda fase della speciazione - lo sviluppo dei meccanismi di isolamento riproduttivo - In seguito alla separazione geografica di una popolazione precedentemente continua in due o più popolazioni isolate, si sviluppano meccanismi che impediscono la riproduzione tramite accoppiamento (quindi impediscono il rimescolamento dei geni) delle popolazioni separate Esempi di meccanismi di isolamento sono: l'isolamento ciclico o stagionale, che consiste nella differenziazione dei periodi riproduttivi (come avviene per esempio per le farfalle), o dei periodi di fioritura delle piante; l'isolamento meccanico, che comporta una diversità nelle strutture degli organi copulatori; l'isolamento dovuto a cambiamenti dei segnali visivi, acustici e olfattivi che permettono agli animali di riconoscere il proprio partner per l'accoppiamento (come avviene per esempio tra scimmie, uccelli, locuste, farfalle). Tutto ciò porta al mancato scambio di geni tra le popolazioni e quindi a percorsi evolutivi indipendenti. Fattori evolutivi: mutazione, ricombinazione e selezione La mutazione e la selezione sono importanti fattori evolutivi. Per la loro funzione cruciale è opportuno richiamare alcuni dettagli sul loro funzionamento e accennare a un altro fattore essenziale dell'evoluzione, la ricombinazione. La mutagenesi. - l geni situati sui cromosomi e determinano i caratteri ereditari degli organismi , nel loro insieme costituiscono il genoma. Un gene può avere molti alleli (diverse espressioni dello stesso gene). ln un organismo diploide (2 corredi cromosomici: uno ereditato dal padre e uno dalla madre) due alleli determinano la qualità di un carattere. Una caratteristica di un organismo può essere determinata dall'azione combinata di numerosi geni (poligenia), ma è anche possibile che un gene influenzi lo sviluppo di molti caratteri (pleiotropia). Cambiamenti nel genotipo possono essere causati da mutazioni spontanee (mutazioni casuali) o provocate da agenti mutageni (quali le alte temperature, le radiazioni a onde corte, o alcuni composti chimici). Le mutazioni possono essere suddivise in 3 gruppi: mutazioni genomiche, cromosomiche e geniche • Le mutazioni sono responsabili del mantenimento di una certa variabilità genetica all'interno del genoma di una popolazione. Una popolazione è definita come un gruppo di individui della stessa specie che formano, nello stesso momento e nella stessa unità spaziale, una comunità riproduttiva. Le mutazioni forniscono cioè il 'materiale grezzo' per l'evoluzione. La ricombinazione - Per ricombinazione si intende lo scambio di geni che si verifica nel corso della riproduzione sessuale (meiosi). l nuovi genotipi che ne derivano estendono significativamente la variabilità genetica di una popolazione. La ricombinazione è un processo relativamente casuale. I fattori selettivi - La selezione 'assicura le carriere' (il successo) dei genotipi, nel senso che quelli meno adatti sono ostacolati. l genotipi più adatti possono passare un' alta percentuale dei loro geni alla generazione successiva (possiedono cioè un adattamento elevato all’ambiente in cui vivono). La selezione stabilizza o altera la frequenza di determinati geni all'interno di una popolazione. I fattori selettivi includono le condizioni climatiche (quali le basse temperature o la siccità), la competizione per il cibo, la competizione per lo spazio, i nemici e i parassiti e altri ancora. Per concludere: un brillante esempio di pressione selettiva dovuta all'attività legata all’uomo è dato dal caso della falena Biston betularia . Nella sua forma normale, questa falena è difficilmente individuata quando riposa con le ali distese sulla corteccia di un tronco rivestito di licheni. Attraverso questo meccanismo di camuffamento con il paesaggio circostante (mimetismo) riesce a sfuggire ai suoi nemici, gli uccelli insettivori. A causa dell'inquinamento dell'aria dovuto all'emissione di composti solforosi nelle aree industriali della Gran Bretagna, la vegetazione di licheni è andata via via scomparendo, e la corteccia dei tronchi si è ricoperta di fuliggine scura. Nel 1848 a Manchester, in Gran Bretagna, fu scoperta per la prima volta una forma di colore scuro (melanica) della falena. Il vantaggio selettivo ha condotto a un chiaro aumento di questa forma rispetto a quella chiara: 50 anni più tardi, il 95% di tutta la popolazione (dal 1952 al 1956 fino al 98%) consisteva di forme scure. A sinistra: falena chiara, specie originaria. A destra: falena nella forma scura, mimetizzata su un tronco nero a causa delle fuliggine depositata sulla corteccia degli alberi Evoluzione umana in sintesi • Per evoluzione umana si intende il processo di origine ed evoluzione dell'Homo sapiens come specie distinta e la sua diffusione sulla Terra. Oltre al genere Homo, si considerano tutte le specie degli Ominidi, di cui siamo rimasti gli unici rappresentanti viventi. • Il processo evolutivo, riconosciuto e attestato, ha evidenziato che la famiglia Hominidae si è evoluta da una popolazione di primati stanziatisi nel Rift africano (Kenya, Tanzania), progenitori comuni agli scimpanzé circa 5-6 milioni di anni fa e che 2,3-2,4 milioni di anni fa il genere Homo si sia differenziato da Australopithecus. • Homo erectus si è poi diffuso in tutto il mondo circa due milioni di anni fa, creando anche delle specie locali, come l'Uomo di Neandertal in Europa. L'uomo anatomicamente moderno ricalca queste orme, avendo avuto sviluppo anch'egli in Africa, circa 200.000 anni fa, e successivamente (50.000 anni fa) anch'esso ugualmente migrato nei vari continenti . • Due sono le ipotesi riguardanti questo periodo: o l'uomo moderno ha progressivamente sostituito Homo erectus in Asia e H. neanderthalensis in Europa (Ipotesi africana, la più accreditata); oppure che Homo erectus, lasciata l'Africa 2.000.000 di anni fa, diventò Homo sapiens in diverse parti del mondo ("alternativa multiregionale"). Evoluzione del cranio negli Ominidi e confronto con lo scimpanzé Comparazione dell’apparato scheletrico e delle dimensioni corporee di specie di Australopithecus e di Homo sapiens (uomo attuale) Ipotesi di evoluzione degli Ominidi: per quanto vi siano diverse ipotesi, sembra dimostrato che diverse specie di Australopithecus e di Homo siano vissute contemporaneamente in diverse epoche. Oggi gli studi del DNA hanno appurato che noi umani abbiamo nel nostro genoma alcuni geni ereditati dall’uomo di Neanderthal Grazie per l’attenzione Giovanni Regiroli Cell. 335 205162