Che cos`è la parvovirosi ?

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VETERINARIA
A cura di Domenico Roberto Centola *
Che cos’è la parvovirosi ?
Cosa fare quando il nostro cane smette di mangiare,
sembra disidratato e affaticato.
a Parvovirosi canina è una malattia infettiva
causata da virus (CPV = Canine Parvovirus
tipo 1 e tipo 2a e 2b, Genere Parvovirus,
Famiglia Parvoviridae) che, con il virus della
cosiddetta Panleucopenia del gatto (FPV) e quello della
Enterite del visone (MEV), sembrano costituire biotipi di
uno stesso virus originario, adattati ai rispettivi ospiti
naturali.
Si pensa che il capostipite sia il virus felino (FPV) il
quale, forse a seguito d’incaute manipolazioni di
laboratorio, si sarebbe adattato a colture cellulari canine
contaminate (utilizzate per la produzione di
vaccini) ed avrebbe così ampliato
artificialmente il suo spettro d’ospite.
Accrediterebbe tale ipotesi la
quasi contemporanea comparsa,
nei cinque continenti, di questa
patologia canina che, prima del
1978 (anno delle sue iniziali
segnalazioni),
era
completamente ignota nei cani,
apparentemente privi, sino a
qualche anno addietro, di
qualsiasi traccia sierologica nei
confronti di CPV (in particolare
CPV2). Purtroppo, questi virus
sono molto stabili nell’ambiente ed
in grado di resistere a forti
concentrazioni acido-basiche ed alle alte
temperature.
Sono pure resistenti ad un certo numero di disinfettanti
comuni e possono sopravvivere per parecchi mesi (anche
anni) nelle aree contaminate. Sono colpiti tutti i canidi,
anche adulti, nei quali il morbo può scatenarsi in modo
molto aggressivo (soprattutto a causa del CPV2b)
simulando un’infezione batterica. Rottweilers, American
Pit Bull Terriers, Doberman Pinschers e Pastori Tedeschi
sarebbero fra le razze maggiormente a rischio; Barboncini
e Cocker Spaniels pare abbiano minori probabilità di
sviluppare la forma enterica della malattia. La mortalità
associata all’infezione è compresa fra il 16% ed il 35%.
I virus si trasmettono per contatto diretto con cani
pugliasalute
infetti, ma la trasmissione indiretta, tramite materiale
fecale contaminato, è una fonte molto importante di
contagio. Il periodo d’incubazione è di tre/otto giorni.
Ciò rende opportuna un’appena più ampia
riconsiderazione degli usuali termini di denuncia per vizio
redibitorio da parvovirosi (p. es. 9/10 giorni anziché sette).
Lo spargimento virale (mediante feci, urine e saliva infette)
può cominciare dal terzo giorno, prima della comparsa
dei segni clinici.
La diagnosi è basata su una corretta anamnesi storica
e sintomatologica ed è confermata da test rapidi immunofecali o sierologici.
Sintomi
In principio, soprattutto nei cuccioli
di poche settimane, si osservava la
forma miocarditica della malattia con
danno cardiopolmonare acuto e letale.
Attualmente, la miocardite è
molto rara perché l’immunizzazione
efficace delle femmine protegge i
cuccioli nel periodo neonatale. Oggi,
i cani infettati possono anche essere
asintomatici.
Tuttavia, dopo l’ingestione, il virus,
riproducendosi, può distruggere vaste
porzioni di epitelio dei villi intestinali
determinando diarree sanguinolente. I batteri
enterici normali (p. es. Clostridium perfringens ed
Escherichia coli) o patogeni opportunisti (quali Salmonella,
Campylobacter, coronavirus e vari parassiti), attraverso
la mucosa intestinale compromessa, entrano nella
circolazione sanguigna, con conseguente rialzo febbrile
e complicazioni generalizzate.
Inoltre, il virus può moltiplicarsi nel midollo osseo e
nel tessuto linfopoietico causando diminuzione dei globuli
bianchi (neutrofili e linfociti) ed indebolendo le difese
immunitarie. Il cane smette di mangiare e presenta segni
di disidratazione, prostrazione e, spesso, vomito. Una
complicazione comune è l’edema polmonare.
Il soggetto può giungere a morte rapidamente, dopo
- quarantotto -
gennaio 2005
essere entrato in coma. Fortunatamente, però, l’entità dei
segni clinici è variabile e la maggior parte dei cani colpiti
recupera in alcuni giorni con idonea terapia di sostegno.
Terapia e prevenzione
Non c’è una cura specifica per eliminare i virus. Se
l’intervento del veterinario è tempestivo, i cani malati
possono essere guariti con perfusioni endovenose di fluidi
addizionati di destrosio, cloruri e potassio oppure, in soggetti
in cui il vomito è assente, con soluzioni orali elettrolitiche.
L’impiego di antibiotici, antiemetici, sieri iperimmuni
e interferone deve essere valutato in relazione ai singoli
casi.
Alimenti ed acqua vanno sospesi sino alla scomparsa
del vomito, quindi il cane dovrebbe assumere una dieta
iposodica (per es. ricotta e riso o preparazioni commerciali)
per una o due settimane e poi ritornare gradualmente alla
normalità.
La classica soluzione preventiva è la vaccinazione dei
cuccioli (con vaccino a virus inattivato) fra le cinque e le
otto settimane di vita, con un richiamo ogni due/quattro
settimane (fino al quinto mese di età), a un anno e,
successivamente, ogni anno. Sono anche disponibili vaccini
a virus attenuato, generalmente più efficaci di quelli
inattivati, ma controindicati nelle cagne gravide. In
alternativa, si va diffondendo nei cuccioli l’impiego di
vaccini inattivati cosiddetti “ad alto titolo”, persino protettivi
durante il periodo in cui la quantità di anticorpi nel latte
materno risulta abbastanza elevata da interferire con
l’immunizzazione vaccinale, sebbene alquanto ridotta da
predisporre i cuccioli all’infezione (se ne consigliano tre
dosi: a 6, 9 e 12 settimane di età).
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Suggerimenti
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Sorvegliare regolarmente le feci del proprio cane, è il
solo modo per individuare la parvovirosi, ma anche di
sapere se l’alimentazione che gli viene somministrata è
adeguata. La parvovirosi è una malattia altamente contagiosa,
occorre pertanto assolutamente isolare l’animale sospetto.
Superfici, strutture, attrezzature, ciotole, scarpe, contaminate
dovrebbero essere disinfettate con soluzioni concentrate di
ipoclorito di sodio (diluizione 1:30) o analoghe sostanze.
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* Dirigente Veterinario AUSL BA/4
Siti Internet consigliati:
http://www.veter.unito.it
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http://www.ciaopet.com
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Riferimenti in Puglia (Ricerca e Diagnostica):
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