Il califfato e l`espansionismo islamico

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IL CALIFFATO E L’ESPANSIONISMO ISLAMICO
Quando Maometto muore, nel 632, senza lasciare indicazioni sulla sua eredità,
subito scoppiano diverse controversie riguardo a chi avrebbe dovuto succedere al Profeta:
nei decenni successivi vengono nominati quattro CALIFFI (khalifa=successore)
che assumono un ruolo non solo religioso, ma anche direttamente politico e militare.
Il popolo arabo, per la prima volta nella storia, si trova unito e desideroso di espandersi:
subito la diffusione del messaggio religioso si trasforma quindi in brama di conquista,
grazie a un esercito ben organizzato, molto motivato e dalla forte identità etnico-religiosa,
ma anche grazie all’inconsistenza militare degli imperi persiano e bizantino.
La rapidità, l’efficacia e la vastità dell’espansione degli Arabi è sorprendente:
in pochi decenni conquistano Siria, Iraq, Persia, parte del Medio Oriente e del Nordafrica.
Ciò è possibile anche perché spesso le popolazioni locali scelgono di sottomettersi,
stanche delle passate amministrazioni, perché i nuovi conquistatori sono molto tolleranti,
in quanto permettono di mantenere le proprie attività, tradizioni e persino religione,
pagando solo una piccola tassa se non ci si vuole convertire all’Islam.
In meno di trent’anni sorge un nuovo, sterminato impero, destinato a espandersi ancora:
sorgono però le prime controversie religiose, riguardanti anche la successione dei califfi:
alcuni (i sunniti) ritengono che dovrebbe avere un ruolo solamente politico,
altri (gli sciiti) che andrebbero scelti solo tra i discendenti e consanguinei di Maometto.
Sunniti e sciiti si dividono anche su questioni religiose per non riunificarsi più.
Alla fine a prevalere sono i primi: si afferma la dinastia ereditaria degli OMAYYADI,
che guida l’impero islamico tra 661 e il 750 e ha la sua splendida capitale a Damasco, in Siria.
In questi anni vengono edificate numerose città (ad es. Il Cairo) ed edifici (la Cupola della Roccia).
L’espansione islamica si rivolge ormai all’Europa: alla vittoriosa conquista della Spagna (715)
segue la fondamentale sconfitta contro i Franchi di Carlo Martello a Poitiers (732),
che arresta per sempre l’espansione islamica in Occidente ma non verso Oriente:
vengono conquistate Samarcanda e l’Asia centrale e addirittura parte della lontana India.
Nel 750 l’impero islamico, lacerato da numerose dispute interne, passa agli ABBASIDI:
questa nuova dinastia trasferisce la capitale a Baghdad, riforma l’amministrazione (wazir),
conquista la Sicilia, ma per il resto ha definitivamente termine il periodo delle conquiste.
Nel Mediterraneo si diffonde la pirateria ad opera dei SARACENI, che depredano le coste
e talvolta si spingono anche all’interno, fino a saccheggiare città, chiese e monasteri.
Tra IX e X secolo alcune dinastie locali approfittano dell’indebolimento degli Abbasidi
per separarsi e dar vita a dei califfati autonomi, in Siria, Egitto, Tunisia, Marocco
e anche in Spagna, dove lo stato islamico dell’ANDALUSIA sopravviverà per secoli, dando vita
a una cultura straordinaria e affascinante (si veda la Mezquita di Cordoba e l’Alhambra di Granada).
Per tutto il medioevo i re cattolici di Spagna tenteranno di riconquistare l’Andalusia:
la Reconquista avrà termine solo nel 1492, alla vigilia della scoperta dell’America.
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