Califfato Isis, per saperne di più

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Califfato Isis, per saperne
di più
Ho letto il libro d’inchiesta del giornalista Maurizio
Molinari su “Il califfato del terrore”, ricavandone spunti di
conoscenza e riflessione sull’estremismo islamico.
Sono 3 gli aspetti che più mi preme sottolineare:
gli jihadisti non vengono dalla povertà, dalla miseria e
del sottosviluppo: gran parte delle persone che si
arruolano nello stato islamico sono persone con una
buona o media educazione individuale;
il ruolo dei social network nella diffusione
dell’ideologia islamica estremistica;
dalle testimonianze riportate io vedo molta rabbia
repressa che ha trovato uno sfogo ideologico ed una
difficoltà a trovare uno scopo della propria vita nella
società di provenienza.
Vediamo di capire un po’ meglio cos’è l’ISIS, quali sono i
suoi metodi ed i suoi obiettivi.
Gli orrori e le mire espansionistiche dell’ ISIS, fanatici
jihadisti che sostituiscono Al-qaeda nella geo-politica del
terrore, mi ricordano i nazisti. L’ IS (Stato Islamico) è
forse peggio di Al-qaeda perché è un progetto politico di
lungo termine, una minaccia per il mondo arabo, oltre ad
essere una minaccia per l’Europa.
Il mondo musulmano
L’ISIS conduce una rivoluzione violenta nel mondo arabo,
perseguitando in modo feroce le minoranze, uccidendo gli
oppositori e adoperando ogni strumento, militare o civile per
ottenere obbedienza. L’obiettivo è quello di cancellare Stati
esistenti, abolire confini esistenti e riprodurre l’unità dei
musulmani dei tempi di Maometto, eliminando fisicamente la
scissione sciita.
Il mondo musulmano, infatti, è diviso tra due correnti
religiose sulla questione della guida, della successione a
Maometto. La parte maggioritaria è composta dai sunniti che
ritengono che l’unico requisito per la guida spirituale debba
essere la fedeltà al Corano; la parte minoritaria, invece, è
composta dagli sciiti che considerano unico legittimato (imam)
un discendente di Maometto o dei suoi Compagni. Gli sciiti
sono in Iran e in parte dell’Iraq e dell’Arabia Saudita,
mentre i sunniti sono in tutto il resto del mondo musulmano.
Sciiti e sunniti hanno anche un diverso modo di pregare: gli
sciiti stendono le braccia in avanti mentre i sunniti le
ritraggono incrociate all’altezza dello stomaco.
Sunniti e sciiti nel mondo
In Occidente il califfato è conosciuto soprattutto per le sue
terribili violenze e gli sciiti lo considerano il più crudele
dei nemici, ma per i sunniti ciò che più conta è il suo
progetto di unificare il mondo islamico. Tuttavia, il mondo
sunnita è molto diviso al suo interno, con accese sfide per la
supremazia, che attualmente è nelle mani della monarchia
wahabita di Riad, Arabia Saudita. Il Califfato dell’IS
contende la supremazia sunnita a Riad e cerca di coagulare a
sé tutte le fazioni sunnite che vorrebbero il cambiamento. Il
Califfo è l’epicentro di un’altra guerra interna: quella
contro gli sciiti di Teheran e dei suoi alleati.
Il ruolo dei bambini
Nei confronti degli sciiti, l’ISIS vuole fare pulizia etnica,
ma i bambini vengono rubati con l’intento di indottrinarli,
farne dei martiri e usarli come kamikaze contro le stesse
etnie da cui provengono, o contro altri nemici. Su tutti i
bambini viene esercitata la strategia del terrore, fino a
farli assistere ad atti sanguinari e a sottoporli a corsi di
decapitazione, per plagiarli e plasmarli sin da piccoli.
L’effetto shock
La violenza brutale e la malvagità sono armi dell’ISIS per
ottenere fedeltà con la strategia del terrore e le
decapitazioni vengono giustificate quale arma adottata ai
tempi di Maometto per combattere gli infedeli. Con la violenza
estrema gli jihadisti dell’ISIS vogliono massimizzare lo shock
tra i nemici ed il sostegno nelle regioni dove si trovano ad
operare. Davvero un orrore che vuole riportare il mondo arabo
al Medioevo, ma per di più lo vuole esportare anche nel mondo
occidentale, patria degli infedeli. Uno jihadismo da
esportazione che trova reclute anche tra stranieri, cresciuti
in Occidente, per lo più di seconda generazione arabomusulmana. Una strategia psicologica che coltiva il
risentimento, lo gonfia, per poi farlo sfogare in atti di una
violenza disumana, giustificata ad arte da comportamenti
islamici risalenti al Medioevo.
I finanziamenti
L’ISIS è il gruppo terrorista più ricco del pianeta. L’agenzia
russa Ria Novosti rivela che i fondi raccolti in Qatar hanno
consentito all’ISIS di acquistare armamenti dall’ex Europa
dell’Est grazie ad un network con sede in Turchia. Tuttavia,
le donazioni esterne compongono solo una piccola frazione
delle entrate (circa il 5% del totale). La fonte maggiore sono
il contrabbando di petrolio dei pozzi controllati (60% di
quelli siriani e circa 350 in Iraq) e il contrabbando di opere
d’arte e antichità saccheggiate. Altre fonti di finanziamento
sono i pedaggi imposti alle merci in transito, a chiunque
attraversi un confine, alle vetture che entrano nei maggiori
centri urbani e a chi si trova a superare un ponte o una diga,
i saccheggi delle banche nei territori conquistati e le tasse
riscosse dalla popolazione non musulmana. Fonti di
finanziamento vengono anche dalla raccolta fondi dell’Ihh, una
fondazione turca guidata dal figlio di Erdogan, Bilal.
Lo Stato Islamico
Gli jiadhisti del Califfo vogliono costruire uno Stato
Islamico, il cui embrione è già presente nei territori
occupati di Siria e Iraq, dove il potere assoluto viene
esercitato con punizioni esemplari ed il terrore viene
applicato per consolidare il consenso costruito con la
concessione di servizi sociali, come la distribuzione
dell’acqua e trasporti gratuiti. Questa legge del terrore
mostra però i suoi limiti nella carenza di funzionari e
professionisti in grado di garantire il normale svolgimento
della vita civile; insomma, mancano ingegneri, geometri,
medici, ecc., perché quelli che c’erano, soprattutto sciiti e
cristiani, ma anche sunniti, sono scappati all’arrivo dei
jihadisti.
Il ruolo dei social network
E’ attraverso l’uso intensivo dei social network e le sue
caratteristiche di viralità digitale che i jihadisti fanno
proseliti in Occidente. I “disseminatori” della Jihad islamica
sono la spina dorsale della strategia del Califfo per
diffondere odio contro gli “infedeli” e reclutare adesioni
attive. Da qui la nascita di “lupi solitari”, di singoli che
assimilano contenuti ed immagini in maniera personale che
possono sfociare in atti di jihad individuale, come quello a
Parigi, a Bruxelles o a Copenaghen, incoraggiati dal
Califfato.
Non passerà il tentativo di riportare il mondo al Medioevo!
Cinzia Malaguti
Bibliografia: M. Molinari, Il califfato del terrore, Milano,
Rizzoli, 2015
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