IL RUOLO DEL COLORE NELLA COSTRUZIONE DIE ROLLE VON

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RIVISTA SVIZZERA DI
ARCHITETTURA, INGEGNERIA
E URBANISTICA
SCHWEIZERISCHE ZEITSCHRIFT
FÜR ARCHITEKTUR, INGENIEURWESEN UND STADTPLANUNG
2 / 2 0 14
IL RUOLO DEL COLORE NELLA COSTRUZIONE
DIE ROLLE VON FARBE BEIM BAU
testi / texte
Gasparini, Sauerbruch Hutton, Zennaro
progetti / projekte
Atelier niv-o | Elisabeth & Martin Boesch |
Dominique Coulon & Associés | Degelo Architekten |
Moro & Moro | Richter Dahl Rocha & Associés
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Flic en Flac – Mauritius / Abu Dhabi – Emirates Arab / Miami Beach – Florida / Playa Havana – Cuba
archi RIVISTA SVIZZERA DI ARCHITETTURA, INGEGNERIA E URBANISTICA
fondata nel 1998, esce sei volte all’anno. ISSN 1422-5417
tiratura REMP dif fusa: 2715 copie, di cui 2680 vendute;
tiratura per l’Italia: 2286 copie
via Cantonale 15, 6900 Lugano – tel. 091 921 44 55
[email protected] – www.espazium.ch
DIRETTORE
Alberto Caruso AC
COORDINAMENTO EDITORIALE
Stefano Milan SM
ASSISTENTE AL COORDINAMENTO
Teresa Volponi TV
REDAZIONE
Marco Bettelini MB, Debora Bonanomi DB, Andrea Casiraghi AnC
Laura Ceriolo LC, Piero Conconi PC, Mercedes Daguerre MD
Gabriele Neri GN, Andrea Pedrazzini AP, Andrea Roscet ti AR
Enrico Sassi ES, Stefano Tibiletti ST, Graziella Zannone Milan GZM
REDAZIONE COMUNICATI SIA
Frank Jäger, frank.jä[email protected]
IMPAGINAZIONE
Silvana Alliata
CORRISPONDENTI
Andrea Bassi, Ginevra; Francesco Collotti, Milano
Jacques Gubler, Basilea; Ruggero Tropeano, Zurigo
Daniel Walser, Coira
TRADUZIONI ITALIANO-TEDESCO
Alexandra Geese
CORREZIONE BOZZE
Fabio Cani
CONSIGLIO EDITORIALE
Giuliano Anastasi, ing. ETHZ, Locarno
Nicola Baserga, arch. ETHZ, Muralto
Valentin Bearth, arch. ETHZ, Coira
Marco Della Torre, arch. POLIMI, Milano-Como
Nicola Emery, filosofo, Collina d’Oro
Franco Ger vasoni, ing. ETH, Bellinzona
Massimo Martignoni, ing. ETHZ, Lumino
Nicola Soldini, storico dell’architettura, Novazzano
EDITORE
Verlags-AG der akademischen technischen Vereine
Staffelstrasse 12, 8045 Zurigo – tel. 044 380 21 55, fax 044 380 21 57
Walter Joos presidente; Katharina Schober, direttrice;
Hedi Knöpfel, assistente
ABBONAMENTI E ARRETRATI
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fax 031 300 63 90, e-mail: [email protected]
Abbonamento annuale (6 numeri)
Svizzera Fr. 135.– / Estero Fr. 140.–, Euro 119.50
Studenti Svizzera Fr. 67.50 / Numeri singoli 24.–
Abbonamenti soci SIA: SIA, Zurigo – tel. 044 283 15 15
fax 044 283 15 16, e-mail: ret [email protected]
ORGANO UFFICIALE
SIA Società svizzera ingegneri e architetti, www.sia.ch
OTIA Ordine ticinese ingegneri e architetti, www.otia.ch
ASSOCIAZIONI GARANTI
SIA Società svizzera ingegneri e architetti, www.sia.ch
FAS Federazione architetti svizzeri, www.architekten-bsa.ch
USIC Unione svizzera ingegneri consulenti, www.usic-engineers.ch
A3 Associazione diplomati dell’EPFL, http://a3.epfl.ch
ETH Alumni Ex allievi dell’ETH, www.alumni.ethz.ch
STAMPA E RILEGATURA
Stämpfli Publikationen AG, Berna
PUBBLICITÀ
Kömedia AG, CP 1162, CH-9001 San Gallo
tel. 071 226 92 92, fa x 071 226 92 93
e-mail: [email protected], www.kömedia.ch
La riproduzione, anche parziale, di immagini e testi,
è possibile solo con l’autorizzazione scritta dell’editore
e con la citazione della fonte.
Nel prossimo numero
Architettura e colore
Dello stesso editore
2 / 2 0 1 4 A P R IL E
6 COMUNICATI AZIENDALI
11 INTERNI E DESIGN
a cura di Gabriele Neri
14 SIA COMUNICATI
a cura di Frank Jäger
18 OTIA COMUNICATI
a cura di Daniele Graber
21 TI ARCHIVI ARCHITETTI TICINESI
a cura di Angela Riverso Ortelli
25 TI ACCADEMIA ARCHITETTURA MENDRISIO
a cura di Laura Ceriolo
28 TI PROGETTI
a cura di Stefano Milan
35 TI DIARIO DELL’ARCHITETTO
a cura di Paolo Fumagalli
37 TI CONCORSI
Piero Conconi e Attilio Panzeri
41 TI LIBRI
a cura di Enrico Sassi
IL RUOLO DEL COLORE NELL A COSTRUZIONE
a cura di Mercedes Daguerre e Graziella Zannone Milan
EDITORIALE
43 Il colore fa parte dei mezzi dell’architettura come
la pietra, il cemento armato e il legno
Alberto Caruso
45 Il ruolo del colore nella costruzione
Pietro Zennaro
50 L’involucro contemporaneo fra ricerca
e sperimentazione
Katia Gasparini
54 La rinascita di un quartiere
Atelier niv-o
60 Alloggi per studenti
Richter Dahl Rocha & Associés
66 Intensità luminose
Dominique Coulon & Associés
72 Un celeste medio-chiaro
Elisabeth & Martin Boesch
76 Lamiere rosse e gialle
Moro & Moro
82 Tende colorate
Degelo Architekten
86 Manifesto incompiuto sul colore in architettura
Matthias Sauerbruch e Louisa Hutton
DOSSIER
ENTREPÔT
MACDONALD
La complexité en architecture
Entretiens : Floris Alkemade,
Nicolas Michelin et Gigon/Guyer
ACTUALITÉS
THÉÂTRE ÉPHÉMÈRE
À GENÈVE
140e année / 4 avril 2014
Bulletin technique de la Suisse romande
Tracés n.07
ENTREPÔT MACDONALD
www.revue-traces.ch
Tec21 n.14
DAS MODELL
www.tec21.ch
In copertina:
Dominique Coulon & Associés, Scuola Joséphine Baker, L a Courneuve F
Foto Olivier Nicollas
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ceramiche
mosaici
pietre naturali
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le piscine
Ogni colore ha degli effetti particolari ed unici sugli organismi
viventi.
Il colore, avendo una vibrazione assai più rapida rispetto al
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designer, che, attraverso un approccio interdisciplinare che
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colori sugli esseri viventi, studia “ad hoc” gli ambienti esterni
ed interni, abitativi o di lavoro, migliorandone il comfort e la
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in diversi materiali: alluminio, ottone, vetro, plexiglas,
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design di qualità per la cucina
Con arwa-curveprime Similor ha realizzato una linea di rubinetti che risponde
alle esigenze odierne di estetica e di
funzionalità. Due modelli da cucina
completano un assortimento ricercato,
per arredare bagno e cucina in uno
stile unitario.
Il design – elegante e puristico
Il tratto distintivo del rubinetto da cucina
arwa-curveprime è la bocca di erogazione arcuata che descrive il percorso
dell’acqua in modo sinuoso. I suoi profili
morbidi irradiano perfezione e al contempo esprimono dinamicità.
È possibile scegliere tra un elegante
miscelatore per lavello con comando
laterale e un miscelatore a due manopole in stile retrò, entrambi con una
sporgenza di 225 mm. Grazie all’altezza
e alla bocca orientabile fino a 140º, entrambi i modelli sono particolarmente
indicati per i lavelli grandi e per l’impiego
nelle soluzioni a isola.
Con il sistema di comando elettronico
tronic, Similor presenta un’interessante
alternativa alle classiche manopole
o alla leva del rubinetto. La soluzione
innovativa si basa su un comando elettronico e assicura il massimo livello di
igiene e comfort nel bagno. Inoltre, la
possibilità di posizionare liberamente
l’unità di comando consente ai progettisti di creare nuove soluzioni d’installa- Kartell by Laufen in tour
zione estetiche ed ergonomiche.
Il progetto bagno Kartell by Laufen ha
Tecnologia convincente per la tutela fatto il suo sensazionale debutto nella
primavera 2013 alla ISH di Francoforte,
dell’ambiente
I rubinetti da cucina arwa-curveprime, la maggiore fiera mondiale dedicata al
dotati di miscelatori per il risparmio mondo del bagno, e quindi al Salone
idrico invisibili, soddisfano i requisiti del Mobile di Milano. Ora le due aziende
dell’etichetta energetica di classe «A» partner hanno avviato un roadshow che
dell’Ufficio federale svizzero dell’ener- toccherà le principali metropoli internazionali per presentare il bagno innovativo
gia UFE, SvizzeraEnergia.
ai professionisti del settore, al pubblico
e ai media. In programma gli eventi e le
Design by Andreas Dimitriadis /
fiere più importanti dedicati al design.
platinumdesign
Design dal carattere forte con una marcia in più: secondo Andreas Dimitriadis, La collezione Kartell by Laufen è un
il prodotto perfetto è quello che non solo progetto a tutto tondo per il bagno, che
soddisfa le aspettative dell’acquirente integra il design iconico di Kartell alla
ma che, al momento dell’utilizzo, lo sor- qualità delle ceramiche per il bagno
prende anche con qualità inaspettate. di Keramik Laufen. Da un lato Kartell:
italiana, creativa, colorata, ironica.
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Dall’altro lato Keramik Laufen: svizzera,
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l’ambiente.
Trophy 2014
Sotto la direzione creativa dei designer
e architetti Ludovica e Roberto Palomba, è nata una collezione inedita che si
pone sul mercato con grande capacità
persuasiva. Un sogno realizzabile,
dall’estetica raffinata ma accessibile,
chic ma senza ostentazione.
Alla luce di tali premesse, Kartell by
Laufen si presenta come un’architettura
integrata, un ecosistema interconnesso
dove lavabi, sanitari, rubinetti, mobili,
piatti doccia, vasche, luci e accessori
si integrano tra loro. La trasparenza
vitrea del policarbonato e gli spigoli
secchi del lavabo totemico a pavimento entusiasmano. I materiali plastici
nelle tonalità ambrate, la morbidezza
rotonda dei lavabi e la vasca da bagno
con l’acqua a sfioro seducono. La rigorosa geometria delle ceramiche viene
attutita dalla leggerezza colorata degli
elementi in plastica.
Kartell by Laufen crea una zona franca
nella casa, dove i sensi si abbandonano
alle emozioni.
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Oro per Toni-Areal, Zürich
Con il Trophy Rigips premiamo ogni due anni
le prestazioni di rilievo della costruzione a secco.
Hanno vinto l’oro:
Costruzione a secco
Goger-Swiss AG, Dietlikon
Architettura
EM2N | Mathias Müller |
Daniel Niggli Architekten AG, Zürich
Altri progetti premiati
Argento: Collège de Gambach, Fribourg
Bronzo: Raiffeisenbank, Schaffhausen
Premio speciale edilizia industriale: Hotel Intercontinental, Davos
Premio speciale edilizia residenziale: Südpark, Basel
Premio speciale innovazione: Hotel Alpina, Gstaad
Rigips SA
Gewerbepark, 5506 Mägenwil
Tel. 062 887 44 44, Fax 062 887 44 45
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Profilo di ultima generazione per finestre in PVC:
SOFTLINE 82
Publireportage
Economicità, conservazione del valore e
benessere del lavoratore: questi sono stati i
criteri essenziali nella scelta del partner
per le finestre del nuovo centro logistico di
Gucci, l’azienda di commercio di articoli
di lusso a S. Antonino, nel Canton Ticino.
La ditta swisswindows, che ha fornito
le finestre, ha scelto, per il suggestivo edificio, il nuovo profilo SOFTLINE 82 di
VEKA perché soddisfa pienamente gli standard elevati del committente quanto a
funzionalità, estetica, efficienza energetica
e sicurezza.
Il nuovo centro logistico Gucci ha scelto SOFTLINE 82
derata e offre inoltre: protezione supplementare
dalle intemperie, dai gas di scarico e dalle particelle di polvere, maggiore insonorizzazione e
maggior potenziale di risparmio energetico.
Dal punto di vista architettonico era importante
poter realizzare con il sistema di finestre un’estetica molto slanciata, che permettesse la massima entrata della luce all’interno dell’edificio. Da
un lato questo si ripercuote positivamente sulla
sensazione che l’ambiente trasmette in generale,
dall’altro la luce solare contribuisce ad aumentare il benessere sul luogo di lavoro e quindi la
produttività dei collaboratori. I profili sottili di
anta e battente che sono stati scelti e appositamente realizzati consentono ora una percentuale
di vetro fino al 77 % sulla finestra finita e lasciano pertanto entrare una piacevole luce diurna
nei saloni. La variante prescelta, swisswindows
classico in alluminio con rivestimento esterno in
alluminio, corrisponde alla tonalità di colore desi-
Puntando alla certificazione LEED
Le opere edilizie progettate per durare nel tempo,
tra le quali immobili ad uso ufficio e abitazione,
infrastrutture sanitarie e culturali, vengono certificate secondo la LEED (Leadership in Energy and
Environmental Design) del Green Building Council statunitense, in quattro categorie di qualità.
Questo sistema di valutazione fissa precisi standard nei settori della progettazione della sede,
del consumo d’acqua e di energia, dei materiali
edili e dell’architettura d’interni ecocompatibile.
Per ottenere queste certificazioni, Luxury Goods
International SA deve avvalersi unicamente di
fornitori che soddisfino i requisiti in questione.
Un vantaggio ulteriore del serramento classico in
alluminio, certificato Minergie-P®, era la lavorazione particolare delle ante, resa possibile da un
profilo speciale della gamma SOFTLINE 82. Opportune caratteristiche costruttive consentono di
incollare tra loro con facilità la parte in vetro e il
profilo dell’anta, con una conseguente particolare
stabilità degli elementi della finestra.
Partner VEKA anche nella vostra regione
Parola d’ordine professionalità: dal vostro partner
VEKA siete nel posto giusto per soddisfare i vostri
desideri e le vostre esigenze in termini di qualità,
efficienza energetica e coibentazione delle vostre
finestre e porte. Che si tratti di una nuova costruzione o di una ristrutturazione, il vostro partner
VEKA è sinonimo di soluzioni intelligenti, competenza artigianale, esperienza, sapere concreto e
tecnica dei serramenti a risparmio energetico con
profili di qualità certificata.
Circa 35 costruttori locali di finestre in PVC, tutte
aziende svizzere specializzate ed esperte nel settore, sono a vostra disposizione come aziende
partner di VEKA e vi offrono una consulenza competente, una progettazione lungimirante e un servizio di assistenza professionale.
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le informazioni che vi servono: telefono
052 335 05 77, [email protected], www.veka.ch
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Il tipo moderno di controllo remoto
L’app innovativa KNX di Feller fa diventare
smartphone e tablet i comandi remoti
di tutte le funzioni dell’edificio.
Grazie al semplice sistema intuitivo,
i comandi (illuminazione, tapparelle,
aria condizionata ecc.) diventano un
gioco da ragazzi. L’utente può adeguare
l’app KNX alle sue esigenze tramite una
rapida navigazione. Nella zona giorno è
utilizzata come comando remoto e per
il controllo delle funzioni nelle singole
stanze o in tutte le aree dell’edificio.
Negli uffici, nelle sale riunioni o di formazione, la nuova app KNX abbinata a un
tablet diventa un comodo strumento di
comando per le presentazioni.
L’app KNX. Sistema semplice e intuitivo;
navigazione rapida tramite i preferiti, le
stanze o le funzioni; risparmio economico
grazie a scene liberamente definibili
dall’utente e all’autoconfigurazione intelligente al primo avvio; comando remoto con wlan (regolazione a distanza in
progettazione); versione demo (funziona
senza interfaccia KNX/App).
Caratteristiche Hardware. Interfaccia
KNX/App per la connessione dell’app con
LAN e KNX; configurazione rapida in ETS4
(senza Plug-In!); 12 stanze configurabili
con 12 funzioni ciascuna; fabbisogno
limitato di spazio nel quadro dei comandi
elettrici 2TE; supporto di max. 5 accessi
contemporanei; 5 diversi diritti utente.
La nuova app KNX è disponibile su App
Store e può essere usato per iPod Touch,
iPhone 4, iPhone 5, iPad mini e iPad
Retina. Una versione Android è prevista.
ProCasa Tre, il bagno completo
per l’intera famiglia
Visione e realizzazione d’insieme
dello spazio esterno
Meteo è il nuovo soffione doccia a
incasso antoniolupi, un progetto caratterizzato da estremo minimalismo
formale e forte emozionalità. Il progetto
è stato portato all’estremo facendo
«scomparire» le parti meccaniche
per lasciar spazio solo ai protagonisti:
l’acqua e la luce.
Un foro nel soffitto letto più che come
oggetto. come un vuoto. Il desiderio
di riprodurre la pioggia celando, per
quanto possibile, il dispositivo.
Meteo deve il suo nome al tempo atmosferico e, come lui, non ha forma è
mutevole ed imprevedibile. È nascosto,
incassato nel soffitto e varia nei colori,
il telaio è disponibile nei colori acciaio
inox, nero e bianco opaco. Disponibile
con luce a LED con funzione cromoterapia azionato tramite un telecomando.
Realizzato nelle due forme rettangolare
e quadrato, è composto da un corpo a
incasso e dalla cartuccia di erogazione.
Ciò che rende unico questo soffione è
il posizionamento del soffione incassato rispetto al piano di cartongesso.
Realizzato appositamente per essere
inserito nel controsoffitto o al soffitto
in laterizio.
Dimensioni: quadrato 35x35x11Hcm,
rettangolare 35x52,5x11H cm
Regusci Reco ha rielaborato l’assortimento della marca propria ProCasa,
rivolgendo un’attenzione particolare ai
bagni completi. Le soluzioni offerte si
distinguono in tre categorie: «Uno»,
«Tre» e «Cinque», variano per stile e
fascia di prezzo e propongono tutto
il necessario per creare un bagno moderno . ProCasa Tre offre molto spazio
per riporre gli oggetti, rispondendo alle
esigenze di ogni famiglia, e convince
anche per il rapporto qualità-prezzo.
Con il lancio dei bagni completi ProCasa, Regusci Reco ha cercato di rispondere ai bisogni dei clienti sia nella scelta, sia nella sicurezza in fatto di stile.
Le linee ProCasa Tre, ProCasa Uno e
ProCasa Cinque presentano notevoli
vantaggi per committenti, architetti
e progettisti (ideazione e realizzazione
dell’allestimento del bagno e delle
piastrelle da pavimento e da parete,
molto più rapida grazie all’insieme
di prodotti forniti già abbinati e alla
rapidità dei tempi di consegna).
Lo stile personale prima di tutto
Sebbene ProCasa sia in grado di offrire
bagni completi già pronti, il committente privato può soddisfare anche i propri
gusti personali. I consulenti presenti
nelle esposizioni illustreranno soluzioni
che permettono di completare la linea
scelta con colori e materiali personalizzati. Tutto ciò a un prezzo in grado
di convincere qualsiasi committente.
La «visione d’insieme» del progettista
consiste nella capacità di dare forma
coerente a singoli elementi architettonici eterogenei (piscina, copertura
esterna, pavimento in legno, nuove
geometrie dell’arredamento outdoor).
Allo stesso modo la «realizzazione
d’insieme», che consiste nel trasformare le idee progettuali in spazi fisici,
segue la stessa logica: un’unica visione
realizzata da un’unica mano.
Il valore aggiunto consiste nel fatto
che un solo interlocutore si occupa di
realizzare la continuità del progetto
estetico nella fase esecutiva, facendo
risparmiare al progettista (e al committente) risorse e tempo prezioso.
La ditta Fabio Rezzonico+Co di
Mendrisio abbraccia questa filosofia e offre al progettista (e al cliente)
la possibilità di confrontarsi con un
unico interlocutore per tutto ciò che
riguarda l’allestimento del proprio
spazio esterno (costruzione di piscine,
posa di pavimenti in legno per terrazze
e bordi piscina, posa di coperture e
vele ombreggianti, fornitura di arredi
per esterno), proponendo i prodotti
migliori e una consulenza tecnica fornita da professionisti esperti del settore.
La realizzazione d’insieme è perciò
una soluzione semplice, che agevola
il compito del progettista nell’atto di
dare risposte inimitabili alle numerose
esigenze del committente.
Reco Regusci
Corporate Communications
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prodotta dall’impianto: un’opportunità
per l’utente per ammortizzare i costi
dell’installazione.
il rispetto dei tempi di intervento e la
qualità di ogni fase di lavorazione.
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Realizziamo le vostre idee!
Studio B Image SA è una realtà poliedrica, che sa cogliere al balzo tutte le
opportunità che si presentano, grazie
a 40 anni di esperienza con spirito
giovanile e dinamico.
Un’azienda ben radicata nel tessuto
economico ticinese che fornisce servizi a 360° e oltre: consulenza, studio
grafico e di comunicazione, studio
di sistemi orientativi di segnaletica
personalizzata, atelier di produzione
e servizio di stampe digitali su diversi
supporti.
Inoltre si offre un servizio di consulenza
per tutti i clienti, basato su soluzioni
«cucite su misura»: evitando proposte
e idee standardizzate e preconfezionate. Uno dei punti di forza dello Studio B
Image è la gestione completa dell’intero iter operativo, dalla creatività
all’esecuzione definitiva. Un percorso
costantemente monitorato, per curare
Creative agency – Studio grafico
Lo studio B Image ha un reparto di
agenzia pubblicitaria (creative agency)
che si occupa di tutti gli aspetti della comunicazione: grafica, gestione
di campagne pubblicitarie e grafica
Rezzonico Eco Energie: tecnologia
webdesign.
ed esperienza per il fotovoltaico
Creative service – Il reparto che realizza
Il creative service è il reparto di pro- La società del Gruppo Rezzonico non
ha mai nascosto l’ambizione di diventaduzione che realizza le vostre idee.
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della decorazione e della stampa, rinnovabili. E con più di cento impianti
rende possibile la sperimentazione di fotovoltaici all’attivo, Rezzonico Eco
nuove idee, trasportando le peculiarità Energie può rivendicare a pieno titolo
di un ramo nell’altro e creando nuove questo primato. Un successo ottenuto
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dalla ditta Dario Somazzi di Bironico,
un progetto che affianca l’installazione
di 1.056 moduli fotovoltaici alla coibentazione dello stabile. L’operazione
permetterà un notevole risparmio
sui costi di riscaldamento, di godere
dell’incentivo messo a disposizione
dal Cantone a chi migliora l’efficienza
energetica degli stabili e, soprattutto,
di abbattere le spese per l’energia
elettrica.
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del territorio e delle sue peculiarità,
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INTERNI E DESIGN
A cura di
Gabriele Neri
in collaborazione
con VSI . ASAI
Il colore delle favelas
La strategia di due olandesi per usare
l’arte come strumento di riscatto sociale
«Il colore è un mezzo che consente di esercitare un
influsso diretto sull’anima», scriveva Wassily Kandinsky un secolo fa. Oggi gli abitanti di alcune favelas di
Rio de Janeiro potrebbero confermarlo, dopo aver visto i riflessi del lavoro di Jeroen Koolhaas e Dre
Urhahn, due olandesi meglio noti come Haas &
Hahn che si sono posti l’obiettivo di portare il colore sui muri delle zone più povere della città.
Tutto è cominciato intorno al 2005, quando i due
hanno preso un volo per il Brasile. Partiti con un progetto – girare un video sulla cultura hip hop locale –
gliene viene in mente un altro, molto più dirompente: pensare la massa disordinata di piccoli edifici
abbarbicati sulle colline di Rio come un’enorme tela
da colorare. Il primo «affresco» viene fatto nel 2006
nella favela di Vila Cruzeiro: sopra a un acceso sfondo
azzurro è raffigurato un ragazzino con gli occhi incantati che guarda verso il suo aquilone, da qualche
parte nel cielo. La particolarità di quest’opera – intitolata Boy with Kite e subito diventata un landmark visibile per chilometri – sta nei modi della sua realizzazione: il soggetto è stato infatti scelto insieme ai residenti,
e al suo completamento hanno partecipato i ragazzi
del luogo, a cui è stato dato qualche soldo. Ecco il
punto fondamentale della strategia artistica di Haas
& Hahn: coinvolgere i residenti dal concepimento
alla produzione dei murales, in modo da farli diventare il frutto di una comunità e non la singolare performance di due artisti arrivati da chissà dove.
Nella stessa zona, due anni dopo, Haas & Hahn hanno scelto come tela una serie di strutture in cemento
– simili all’alveo di un fiume artificiale – che corrono
giù per la collina con la funzione di proteggere il terreno dalle frane nella stagione delle piogge. Questa
volta oltre a coinvolgere i ragazzi del posto i due si
sono fatti ispirare da Rob Admiraal – artista olandese
del tatuaggio – e il fiume di cemento è stato riempito
di onde e grandi pesci (carpe) disegnati secondo i
principi dell’arte giapponese. In tutto 7.000 metri
quadri, visibili anche da Google Earth.
Come viene spiegato nei video caricati su www.favelapainting.com – che consigliamo di guardare – le immagini della «favela colorata» hanno cominciato ad
attirare l’interesse dei media, facendo parlare per
una volta di questi luoghi in termini positivi e non
soltanto per notizie di cronaca nera. La strada era
aperta: con i media è arrivato qualche finanziamento, e i due artisti hanno potuto pensare più in grande.
Nel 2010 sono riusciti infatti a dipingere 34 edifici e
un’intera piazza – Praça Cantão, nella Comunità di
Santa Marta – trasformando un luogo anonimo e
poco raccomandabile in una meta turistica.
Aumentando la superficie della «tela» e il numero di
ragazzi coinvolti – questa volta ben 25 persone, grazie
agli sponsor – anche il metodo di lavoro e il tipo di
soggetto hanno subito delle modifiche. Da un lato si
sono dovuti semplificare i temi grafici, in maniera da
velocizzare il lavoro e metterlo alla portata di una
squadra di «pittori» dopo poche ore di training: invece di avere temi figurativi come il Boy with Kite o forme complesse come le carpe giapponesi, in Praça
Cantão trionfano le campiture geometriche, con colori vivaci che tagliano in diagonale le disordinate
costruzioni della favela. Dall’altro lato, il salto di scala
1.
11
INTERNI E DESIGN
2.
ha reso necessaria una maggiore articolazione delle
fasi preparatorie, in modo da progettare con cura la
disposizione delle geometrie e dei colori su superfici
così estese. Cambiano allora gli strumenti di lavoro:
dal semplice bozzetto bidimensionale si passa ad utilizzare grandi maquette che riproducono, per quanto
possibile, l’orografia e la volumetria di edifici cresciuti come funghi. Su questi modelli si può disegnare,
oppure usare un videoproiettore per studiare la sovrapposizione di una texture continua sul tessuto urbano prima della fase esecutiva.
Destino ha voluto che le immagini di Praça Cantão
colpissero Gary Steuer, Chief Cultural Officer della
città di Philadelphia, e Jane Golden, direttrice del
Philadelphia Mural Arts Program, i quali hanno subito pensato di invitare i due olandesi a essere i protagonisti di Philly Painting (www.phillypainting.org),
operazione di «abbellimento» urbano di una zona
carica di problemi sociali e degrado. Passando dalle
favelas brasiliane ai margini di una città postindustriale americana, la strategia di Haas & Hahn ha
mantenuto la sua validità: Germantown Avenue è stata infatti dipinta con la collaborazione di tanti ragazzi che il colore ha strappato alla vita di strada. Anche
qui, il riconoscimento pubblico del lavoro svolto – attraverso manifestazioni e premiazioni per i partecipanti con tanto di certificati firmati dal sindaco – è
stato fondamentale per infondere ai ragazzi del luogo il senso che un lavoro onesto può dare i suoi frutti,
e che anche nelle parti più difficili di «Killa-delphia»
(come i media hanno chiamato la città, dato il tasso
di omicidi) è possibile trovare spazi di manovra salutari e appaganti. Quando la strada è stata tutta dipinta, e i due olandesi – ormai diventati punti di riferimento per la comunità – sono dovuti ripartire, si
è però presentata una domanda: come sostenere l’entusiasmo di questa gente una volta che il progetto è
finito? L’idea è quella di continuarlo, isolato dopo
isolato, affinché il colore possa continuare la sua azione taumaturgica.
Dopo Philadelphia, la prossima tappa sarà ancora
Rio. Negli ultimi mesi è stata infatti lanciata una campagna di crowdfunding – cioè la ricerca di finanziamenti «dal basso», senza dover ricorrere a un grande
sponsor o legarsi a partiti politici – con lo scopo di
dipingere un’intera favela, non solo alcuni pezzi. A
questo proposito, sul sito favelapainting.tictail.com è
in vendita merchandising di vario tipo e prezzo: dalla
t-shirt (40 euro) al bozzetto originale usato per Philly
Painting (800 euro). Le fasi preparatorie sono già cominciate; siamo impazienti di vedere i risultati.
Aggiornamenti su questo progetto saranno pubblicati
su
.
3.
1. Praça Cantão, Santa Mar ta, 2010. Data l’estensione
dell’inter vento, il tipo di tex ture da dipingere sugli edifici è stato
semplificato rispet to ai proget ti precedenti. Foto Haas&Hahn
for www.favelapainting.com
2. Det taglio di un edificio compreso nel proget to Philly Painting
eseguito a Philadelphia tra il 2011 e il 2012. Foto Haas&Hahn
for www.phillypainting.org
3. Rio Cruzeiro, Vila Cruzeiro, 2008. Il proget to grafico è stato
fat to in collaborazione con un ar tista tatuatore olandese.
Per completare il tut to ci sono voluti ot to mesi di lavoro. Foto
Haas&Hahn for www.favelapainting.com design by Rob Admiraal
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A SINK IN THE WALL
C OMUNIC ATI SI A
A cura di
Frank Jäger
Iniziativa formativa
per i settori dell’energia
Dal 2014 la Confederazione vuole investire circa 7 milioni di
franchi all’anno nella formazione e nel perfezionamento professionale degli specialisti nell’ambito dell’efficienza energetica, e ciò per preparare il settore dell’edilizia al risanamento
energetico del parco immobiliare svizzero.
L’iniziativa formativa vuole contribuire a garantire
agli specialisti una formazione più mirata e in linea
con le esigenze imposte dai settori dell’efficienza
energetica e delle energie rinnovabili. Il 22 gennaio,
in seguito a una conferenza specialistica tenutasi a
margine della fiera basilese «Swissbau», la consigliera
federale Doris Leuthard e il presidente sia Stefan Cadosch hanno reso noto il corrispettivo pacchetto di
misure.
L’obiettivo è puntato sulla formazione e il perfezionamento professionale degli specialisti che già lavorano
nel ramo nonché sul reclutamento di altri professionisti.
Attraverso il coordinamento di misure di formazione
e perfezionamento professionale si mira a sostenere i
settori che permettono di offrire le competenze tecniche e specialistiche necessarie alla realizzazione
della strategia energetica 2050.
Con questa iniziativa il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (datec) reagisce alla penuria di professionisti nel settore delle energie rinnovabili nell’ambito
dell’edilizia, dell’industria e dell’infrastruttura di approvvigionamento.
All’appuntamento con la stampa, dopo la conferenza, Doris Leuthard e Stefan Cadosch hanno espresso
un’opinione unanime, ovvero che sia importante «interessare e avvicinare a questi settori professionali il
numero massimo di giovani», queste le parole della
consigliera. Per farlo si sta preparando una campagna promozionale ad hoc.
La strategia energetica 2050 promossa dal Consiglio
federale potrà essere realizzata concretamente solo
se gli ambiti professionali menzionati potranno fare
affidamento su un numero sufficiente di giovani leve.
Vi è la possibilità che scaturiscano lacune di know how
soprattutto nelle interfacce tra le varie discipline, per
esempio tra artigiani edili e tecnici energetici.
Oltre al reclutamento di giovani leve, l’iniziativa si focalizza sulla formazione e il perfezionamento professionale degli specialisti già attivi nel settore. In tale contesto occorre, come Cadosch sottolinea, correlare
meglio le offerte disponibili e renderle più visibili.
«In tutta la Svizzera ci sono attualmente oltre 200 diversi corsi di perfezionamento in ambito energetico»,
afferma il Presidente sia. Sul sito internet del datec
Dialogo aper to tra Doris Leuthard e Stefan Cadosch.
Foto Madeleine Leupi, SI A
sarà pubblicata a breve una panoramica delle diverse
offerte formative in materia.
All’insegna del motto «unire le forze e farle conoscere» l’Ufficio federale dell’energia ufe ha approvato
un piano di misure vertente su sei concetti, messo a
punto dal datec in collaborazione con l’economia
svizzera e le principali associazioni di progettisti.
Oltre alla preparazione di materiale didattico aggiornato, l’iniziativa prevede la promozione dei programmi Passerella e lo sviluppo di cicli di studio master, tra
cui il master in «Integrated Building Systems» promosso dalla sia e messo a punto dal Politecnico federale di
Zurigo. La consigliera federale Doris Leuthard si è
detta compiaciuta e soddisfatta che nell’elaborazione
dell’iniziativa formativa di SvizzeraEnergia sia stato
possibile «riunire allo stesso tavolo così tanti settori e
ambiti diversi» e ha rivolto i propri ringraziamenti, in
particolare al presidente sia Stefan Cadosch, per il
prezioso supporto offerto.
Per maggiori informazioni: www.svizzeraenergia.ch
Norme tradotte di recente
Tre norme SI A sono ora disponibili anche in lingua italiana. Si trat ta
della norma SI A 279:2011 Materiali da costruzione termicamente isolanti, nonché delle due norme concernenti i masset ti flot tanti all’interno degli edifici, ov vero le norme SI A 251:2008 Masset ti flot tanti
all’interno di edifici e 118/251:2008 Condizioni generali relative ai massetti flottanti all’interno di edifici.
Inoltre, è stato pubblicato da poco (solo in tedesco e in francese) l’elenco delle pubblicazioni SI A per il 2014. Esso of fre in forma compat ta una panoramica del programma editoriale SI A . I membri SI A ricevono l’elenco per posta. Altri esemplari possono essere ordinati
gratuitamente per e-mail, scrivendo direttamente alla SIA (contact@
sia.ch). L’elenco delle pubblicazioni è scaricabile in versione PDF dal
sito web della SI A (rubrica SI A -Norm), dove si ha una visione ag giornat a di tut te le nuove pubblicazioni. Tut ti i prodot ti editoriali SI A
possono essere ordinati per e-mail ([email protected]) o presso il
nostro shop online (www.shop.sia.ch).
14
C OMUNIC ATI SI A
Clementine van Rooden
2050, basta porre
le basi giuste
Se vogliamo che la strategia energetica 2050 diventi realtà dobbiamo spingere al risanamento del parco immobiliare svizzero.
Il settore dell’edilizia riveste un ruolo chiave per la
riuscita della svolta energetica.
Anche se nell’ambito dei trasporti si possono risparmiare più risorse in tempi brevi, così Adrian Altenburger, presidente del Consiglio di specialisti sia
Energia: nel settore dell’edilizia basta porre le basi
giuste, e ciò sul lungo periodo. In questo contesto la
sfida principale verte chiaramente sul rinnovamento
del parco immobiliare. Se in Svizzera si rinnovassero
i circa 1.5 milioni di edifici che richiedono un risanamento, si potrebbero risparmiare annualmente 3-4
milioni di tonnellate di petrolio. Le premesse tecniche ci sono, ma mancano gli stimoli per aumentare la
quota di risanamento. Con il Programma Edifici la
Confederazione mette a disposizione mezzo miliardo
di franchi per risanare gli stabili abitativi. «Ma allora
non ci sono sufficienti stimoli?», chiede il moderatore della discussione Reto Brennwald. Marianne
Zünd dell’Ufficio federale dell’energia ufe risponde:
«Il senso e lo scopo è quello di fare più di quanto si
farebbe solo con i propri mezzi». Da un punto di vista
economico l’investimento vale assolutamente la
pena. Risultati importanti, con un piccolo budget,
dunque. Adrian Altenburger è d’accordo e sottolinea: «Certo, non bisogna pensare che i provvedimenti energetici siano sempre onerosi e legati a
grandi spese».
Prendiamo le ottimizzazioni dell’esercizio per esempio; senza dover fare grandi investimenti nell’involucro o negli impianti, il potenziale di efficienza si colloca attorno al 15-30%. Ciò concerne soprattutto i
sistemi impiantistici, per i quali bastano piccole modifiche dei parametri di regolazione. «Mi riferisco ad
esempio agli impianti di aerazione operativi 24 ore su
24 e 7 giorni su 7, basterebbe lasciarli in funzione solo
se vi è un’esigenza effettiva», spiega Altenburger. Si
tratta di provvedimenti semplici e per nulla onerosi,
ma che garantiscono un buon aumento dell’efficienza. Anche Rahel Gessler, responsabile della divisione
Energia e sostenibilità della Città di Zurigo, è d’accordo e puntualizza: «Uno studio condotto su incarico
della Città di Zurigo ha esaminato i costi correlati a
6500 appartamenti cittadini. La mera conservazione
del valore corrisponde al 18% dei costi complessivi,
mentre i provvedimenti in materia di efficienza energetica solo al 3%». «La strategia energetica non fa aumentare gli affitti, ma garantisce la conservazione del
I professionisti del domani? Giovane pubblico al Swissbau Focus.
Foto Simon Bielander, © MCH Messe Schweiz (Basilea) AG
valore del parco immobiliare», spiega. Oggi è risanato solo l’1% della sostanza immobiliare, troppo poco
per realizzare la svolta energetica entro il 2050.
Manca personale, sostiene Barbara Egger-Jenzer,
consigliera di Stato del Cantone di Berna. «Con i 24
milioni di franchi per il programma cantonale di incentivazione abbiamo potuto generare investimenti
pari a quasi 100 milioni di franchi all’anno. Si tratta
di provvedimenti che vanno a beneficio dell’economia locale, ma dobbiamo comunicarlo con maggiore
vigore». Intanto il settore dell’edilizia segue zoppicando. Adrian Altenburger conferma: «Da oltre dieci
anni abbiamo un’alta congiuntura, eppure nella pianificazione si avvertono già problemi qualitativi e impasse a livello di capacità e competenze».
(Cfr. «Iniziativa formativa per i settori dell’energia»
nella pagina a fronte).
Economia con lungimiranza
Daniel Röschli, responsabile del settore Finanze SIA dal 2010, è stato
recentemente nominato membro del Comitato direttivo.
«Negli anni favorevoli bisogna accumulare riserve per riuscire ad affrontare le fasi più delicate», questo uno dei principi chiave che Daniel
Röschli, economista aziendale, di Winterthur, difende a spada tratta.
Le risorse e le riser ve tuttavia non sono un fine a se stesso. Non basta
far quadrare i conti. «Nel contempo bisogna pensare a come ampliare
continuamente le prestazioni offerte ai nostri membri».
Il concetto di sviluppo finanziario formulato da Röschli per la Società
dovrebbe valere fino al 2020.
In passato, il neo eletto ha lavorato per la Swissmem, associazione
che riunisce l’industria metalmeccanica ed elettrica, e ha deciso di
optare per la SIA in considerazione, non da ultimo, della possibilità di
svolgere un «ventaglio di mansioni ampio e molteplice». Con la sua
elezione in seno al Comitato direttivo il ventaglio di mansioni si è indubbiamente esteso ancora un po’.
15
C OMUNIC ATI SI A
Thomas Müller
Strutturare la politica
di aggiudicazione
Giornate SIA:
vivere l’architettura
In occasione della prima seduta dell’anno, il Comitato SIA
ha posto le basi per un riorientamento delle attività societarie
nell’ambito dell’aggiudicazione dei mandati di pianificazione, costituendo un consiglio specializzato in materia.
Dal 9 all’11 maggio 2014 il vasto pubblico potrà visitare in tutta
la Svizzera circa 300 nuovi edifici e opere d’ingegneria civile.
SCUOL A DELL’INFANZIA IN VIA LUVEE A STABIO
Realizzazione Edificio pubblico, Costruzione nuova, 2013 |
C ommit tente C omune di S tabio | A r chite t tur a Giraudi
Wet tstein Architet ti E TH B S A SI A , Felix Wet tstein; Lugano,
www.studiowe.ch | Foto Alexandre Zveiger | Cfr. Archi 5/2013
Foto Alexandre Zveiger
Per gestire e realizzare le attività nell’ambito dei temi
strategici, il Comitato sia si appoggia a diversi consigli
specializzati, tra questi il Consiglio di esperti Energia
(fe), costituito nel 2010, oppure il Consiglio di esperti
Pianificazione del territorio (fr). Tali consigli affiancano il Comitato offrendo consulenza sui temi strategici
e impegnandosi nel garantire l’attuazione coerente
delle politiche societarie decise in seno al Comitato.
Uno dei temi strategici centrali su cui vertono le attività sia è anche l’impegno profuso per assicurare
un’aggiudicazione equa e orientata alla qualità. Finora era la Commissione sia 142/143 per concorsi e
mandati di studio in parallelo ad occuparsi dell’argomento, quale istanza responsabile delle forme di aggiudicazione basate sulla soluzione. Con la pubblicazione del nuovo Regolamento SIA 144 per le prestazioni di
ingegneri e architetti la sia regolamenta dall’agosto del
2013 anche le forme di aggiudicazione basate sulle
prestazioni. In considerazione di tale ampliamento
delle competenze, il Comitato ha deciso di ripensare
l’organizzazione del comparto delle aggiudicazioni
all’interno della sia e in seno all’Ufficio amministrativo. Il Consiglio di esperti Aggiudicazione (fv) è incaricato di curare l’orientamento e la definizione dei
temi cruciali, nonché garantire una realizzazione coerente, concreta e puntuale della politica societaria in
materia di aggiudicazione.
Il nuovo Consiglio sarà presieduto da Eric Frei, architetto di Losanna e membro del Comitato. Tra i membri del Comitato è stato accolto anche Valerio Olgiati
che in seno alla Società presiede il Consiglio di esperti
Proprietà intellettuale. Al fine di garantire una composizione il più possibile paritaria, anche i presidenti
delle Commissioni 142/143 e sia 144, i presidenti delle Commissioni centrali per i regolamenti (zo) e per
le norme (zn) e i rappresentanti di organizzazioni terze (kbob, bkpu ecc.) sono invitati a diventare membri
del Consiglio di esperti neo costituito. La composizione e l’elenco delle mansioni assunte dal Consiglio saranno definiti nelle prossime settimane.
Con la costituzione del Consiglio di esperti Aggiudicazione, il Comitato mira a fornire una panoramica più
trasparente e completa delle forme di aggiudicazione
finora regolamentate dalla Società. Per definire in
modo univoco e preciso i diversi ambiti di responsabilità, il Comitato ha invece deciso di sciogliere la Commissione norme e regolamenti sia (noa).
L’evento, quest’anno alla sua 8a edizione, è un appuntamento del tutto unico, un vero e proprio palcoscenico dell’arte architettonica e ingegneristica organizzato dalla sia. Sono per lo più gli ingegneri e gli
architetti responsabili del progetto a condurre i visitatori nei meandri delle proprie opere. Quest’anno, le
Giornate sia, un’iniziativa lanciata per la prima volta
nel 2006 dalla Sezione Vaud, avranno luogo, per la
seconda volta, su tutto il territorio svizzero. La Sezione Ticino parteciperà con ben 13 progetti. Oltre a
diversi nuovi stabili abitativi, apriranno i battenti al
pubblico anche due opere di ristrutturazione e un
ponte stradale sul fiume Ticino.
Le Giornate sia offrono al pubblico la possibilità di
conoscere di prima mano, direttamente da chi l’opera l’ha progettata, il perché e il come di una costruzione. I visitatori, oltre ad assaporare il piacere di trovarsi in spazi innovativi e ben strutturati (non di rado
il privilegio è concesso solo nella cornice di questo
evento), potranno rivolgersi agli ideatori delle opere, a disposizione del pubblico per rispondere alle diverse domande e spiegare come nasce un progetto.
Tutti i progetti partecipanti saranno documentati in
un opuscoletto gratuito disponibile direttamente presso la sia e le diverse Sezioni. Per saperne
di più sulle «Giornate sia» si consiglia di consultare
il sito costantemente aggiornato: www.giornate-sia.ch
Potrete anche scaricare gratuitamente un’app per il
vostro smarthphone con una panoramica di tutte le
opere «in mostra», tra le quali la scuola dell’infanzia di
Stabio di cui qui sotto riportiamo una breve scheda.
16
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C OMUNIC ATI OTIA
A cura di
Daniele Graber
ser [email protected]
I progetti di OTIA
per il periodo 2014-2015
Durante l’Assemblea ordinaria otia del 27 marzo
2014, il Consiglio dell’Ordine ha presentato le attività
e i progetti svolti nel 2013 e previsti per il periodo
2014-2015. Un programma ambizioso in continuità
con quanto presentato nel 2013. Le attività otia non
saranno esclusivamente a favore dei propri membri,
ma pure degli altri attori del settore della costruzione
e dell’intera collettività.
I progetti 2014-2015 permetteranno di raggiungere
gli obiettivi di otia 2015 definiti nel 2011 dal Consiglio dell’Ordine, ossia obiettivo 1 «otia adotta le misure appropriate per migliorare la gestione dell’Albo» e
obiettivo 2 «otia adotta le misure appropriate affinché le leggi, i regolamenti, le regole professionali e
dell’arte e le regole deontologiche siano rispettati dai
suoi membri e dai committenti». Tali obiettivi verranno rivalutati l’anno prossimo e il Consiglio proporrà
in seguito all’Assemblea gli obiettivi otia 2020.
Alcune principali attività, le più significative, sono
presentate di seguito. Per quanto riguarda l’applicazione della Legge lepia, il Segretariato otia è stato
impegnato con l’evasione delle richieste d’iscrizione
all’Albo, in modo particolare da parte di professionisti esteri, e si è occupato del monitoraggio dell’applicazione della lepia per rapporto alla legge edilizia
(le) (firma delle domande di costruzione). otia è
intervenuta presso la Sezione degli Enti locali per segnalare una serie di situazioni non conformi alla le.
Non essendoci un suo aiuto concreto, otia ha agito e
agirà in collaborazione con la Commissione di Vigilanza per la lepia, intensificando i controlli e intervenendo presso i Municipi. Un contributo significativo
per il rispetto della lepia e della le è chiesto in particolare ai membri otia, che hanno la possibilità di segnalare situazioni irregolari ([email protected]). Il Segretariato otia continuerà in ogni caso l’opera di
sensibilizzazione dei Municipi, in particolare i segretari e i tecnici comunali. A tal proposito, otia proporrà con l’Associazione dei tecnici comunali (attec) dei corsi di formazione continua.
L’attività di monitoraggio dell’applicazione della lepia ha permesso di constatare una serie di lacune
dell’attuale legge. Il Consiglio dell’Ordine ha quindi
deciso di intraprendere i lavori di revisione. In sintesi,
la revisione della lepia si concentra sul miglioramento della gestione dell’Albo (autorizzazioni permanenti e temporanee), sulla ridefinizione del suo campo
d’applicazione, sull’assoggettamento obbligatorio di
ogni professionista che desidera fornire delle prestazioni di architettura o di ingegneria (in particolare la
direzione dei lavori), sulla ridefinizione dei campi
d’attività, sulle competenze della Commissione di Vigilanza e sulle sanzioni. La proposta di nuovo testo
dovrebbe essere presentata al Consiglio di Stato a inizio 2015.
Per quanto riguarda l’applicazione della legge sulle
commesse pubbliche (lcpubb), otia ha collaborato
intensamente con la cat e la sia, intervenendo presso
una serie di committenti che non hanno applicato
correttamente le basi legali in vigore e i Regolamenti
sia 142, 143 e 144. L’ottima collaborazione con l’Ufficio appalti, organo di vigilanza della lcpubb, ha permesso a cat, con il sostegno di otia, di intensificare
ulteriormente la collaborazione con l’ente pubblico
tramite un progetto con l’amministrazione cantonale
e i Comuni volto a definire degli standard comuni in
materia di concorsi. Essendo al momento i mandati
di studio paralleli con mandato susseguente di principio illegali, otia desidera in collaborazione con la
cat e il Centro di consulenza in materia di commesse
pubbliche definire in modo chiaro i limiti del margine di manovra dei committenti.
A seguito della decisione del Consiglio dell’Ordine di
coinvolgere maggiormente e direttamente i membri
otia, esso ha costituito le Commissioni consultive
tematiche incaricate di trattare il tema degli onorari
(cct-o) e il tema delle Commesse pubbliche. Durante il 2014 verrà creata pure la cct Legge edilizia.
Queste due Commissioni sono parte del progetto
cat di semplificazione della legislazione cantonale di
diretto interesse per gli architetti e gli ingegneri. La
cct-o ha presentato a fine marzo il risultato del suo
lavoro all’Assemblea. Ora spetta al Consiglio
dell’Ordine considerare il lavoro svolto, adottando le
misure proposte dalla cct-o.
Un progetto di grande importanza per i membri
otia è rappresentato dalla volontà di istituire la figura dell’architetto cantonale. L’apposito Gruppo di lavoro istituito dalla cat a metà 2013 ha consegnato il
suo rapporto destinato al Consiglio di Stato. Dopo
una breve premessa, esso descrive la proposta di cat
e presenta il ruolo e i compiti che il futuro architetto
cantonale dovrebbe assumere. In collaborazione con
le associazioni professionali affiliate alla cat, otia si
impegna a definire la giusta figura di architetto cantonale per il Cantone Ticino, sostenendo nei vari consessi istituzionali e professionali la sua istituzione.
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ARCHIVI ARCHITETTI TICINESI TI
A cura di
Angela Riverso Ortelli
Fondazione
Archivi Architetti Ticinesi
L’architettura delle
abitazioni stagionali
Il nostro territorio, parzialmente corroso da interventi spudorati o, a volte, abbandonato a se stesso all’avanzare dei boschi e alla solitudine, riserva anche
paesaggi sorprendenti dedicati a quella parziale solitudine che molti anelano. La ricerca di spazi per il riposo, il sogno o l’avventura ha portato diversi architetti a progettare o recuperare rifugi solitari, baite
lontane, eremi distanti dal caos e dal rumore; nuove
forme di luoghi abitati che definiamo con un termine univoco case secondarie. L’immersione quasi completa nella natura delle valli alpine distingue però
queste abitazioni temporanee dalle sorelle più mondane, abbarbicate fra mille altre sui fianchi dei paesaggi
lacustri e da cui l’unica natura percepibile è quella
«vista» che, se si ha fortuna, si intravede da un terrazzo ricavato a fatica sovrastando quello sottostante.
La ragione non ha nulla a che vedere con la scelta di
abitare questi luoghi, ma bastano pochi giorni di realtà silenziosa, spezzata da scoppi di voci o rumori e
luci il cui suono resta a lungo nella memoria e rimbomba nel silenzio che segue ogni evento, per curare
la nostra mente sottoposta a continue sollecitazioni.
Già salendo in quota con gesti automatici e quasi inconsapevoli, apriamo i finestrini delle auto spegnendo la radio, quasi a preparare mente e corpo a nuove
abitudini. Ci accolgono aria tersa e rumori inconsueti, rami che si spezzano, neve e ghiaia sotto i piedi,
qualche saluto scontroso e paesaggi e architetture
che sono spesso risultato di continui aggiustamenti a
modi di vita contemporanei o, a volte, interventi
esemplari. Come questi progetti elaborati da architetti di cui la Fondazione aat conserva gli archivi, che
interpretano due concetti fondamentali, la protezione e il focolare.
Si tratta di architetture misurate, case adagiate su declivi naturali, recuperate da ruderi dismessi o elaborate a partire da un tema e da bisogni essenziali; sono
abitazioni temporanee disegnate con attenzione al contesto e al dettaglio. Seguendo in punta di matita il
disegno o osservando la perfezione del gesto di questa casa di Franco Ponti a Dalpe del 1963, percepiamo
quel sottile dolore legato alla pura bellezza. Lo zoccolo in pietra naturale, ben ancorato al terreno con un
intervento di scavo quasi invisibile, le aperture calibrate e precise, le geometrie così studiate da apparire
completamente naturali, le sottili solette in legno solo
là dove necessario: il gesto spontaneo di un bambino
che con pochi mezzi deve ricavarsi un riparo e lo fa
adagiandosi sulla montagna e aprendosi alla luce.
Possiamo poi apprezzare in queste immagini l’accura-
1.
1. Fondo Franco Ponti, Casa a Cornone, Dalpe 1963, proget to e foto cantiere
2.
2. Fondo Bruno Bossi, recupero a Lugag gia 1967, foto d’epoca
21
4.
to recupero di un rustico contadino, operato dall’architetto Bruno Bossi nel 1967, dove i percorsi pedonali ci avvicinano all’edificio senza muri di contenimento
o appiattimenti innaturali ma solo donando al passo
un sostegno stabile e rimandando all’andamento naturale della topografia e del paesaggio circostante con il disegno e il leggero accostarsi dei tetti.
Gli schizzi dell’architetto Tita Carloni riportano invece accurate riflessioni su temi base, per il progetto di
una casa di vacanza in un contesto alpino come Maloja, dove le condizioni climatiche convivono con il desiderio di accessibilità, relativo isolamento, vista e condivisione degli spazi con un certo numero di persone.
È poi ancora Franco Ponti a mostrarci la sua capacità
di creare un dialogo continuo fra natura e architettura con il progetto di casa Laube a Carì, dove il grande
tetto geometricamente essenziale, accoglie le funzioni primarie dell’abitare, per poi protendere lo zoccolo con due corpi laterali ed estendere gli spazi interni
verso il paesaggio circostante solo là dove l’orografia
naturale lo permette, mantenendo l’affaccio verso
valle misurato e preciso.
Lo spopolamento delle valli alpine costringe oggi
questi territori a reinventarsi a fatica un uso e una
frequentazione a partire da bisogni che non sono più
quelli primari di una sussistenza povera legata ad
agricoltura o pastorizia, ma quelli di una maggioranza indaffarata, con un tempo frammentato a disposi-
3.
4. Fondo Tita Carloni, Casa di vacanza Forni,
Maloja 1970
zione e ancora legata alla montagna, ai suoi ritmi e ai
suoi paesaggi, per nostalgia o semplice piacere.
Sempre Tita Carloni nel 2002, a proposito delle nuove norme per la trasformazione dei rustici, si chiede:
«… se non è meglio prendere atto della realtà, descriverla senza pregiudizi, smetterla di parlare di conservazione e pensare a due possibili alternative
culturalmente decenti. Prima: la caduta in rovina pura
e semplice…», – una morte lenta, sicura e poetica
di manufatti ormai abbandonati, riconsegnati a un
territorio che non è più necessario sfruttare e abitare –. «Seconda: la trasformazione in modeste
case attrezzate per il tempo libero, con interventi sobri, qualificati e manifesti, che rivelino onestamente la circostanza, che lì non soggiornano
più poveri pastori, donne pie e qualche vaccherella, ma bancari più o meno miscredenti, in regolare
stato di ozio».
Pubblicazioni sul tema
– Halb so wild, film di Jeshua Dreyfus, Svizzera 2013
– Die Schweiz, ein städtebauliches Portrait, Materialien 3,
eth isg Basel, Birkhäuser Verlag, Basilea 2005
– Tita Carloni, Pathopolis, Casagrande, Bellinzona 2011
– Architektur der Sehnsucht, a cura di Reto Gadola, gta,
Zurigo 2013
3. Fondo Franco Ponti, Casa Laube, Carì 1966
22
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ACCADEMIA ARCHITETTURA MENDRISIO TI
A cura di
Laura Ceriolo
La luce del colore
Il colore è la bandiera dell’umano,
Maria Zambrano, Dire Luce, 2013
Conversiamo con Daniela Mondini*, docente responsabile
del progetto di ricerca dell’AAM/USI «Da Ravenna a Vals.
Luce e oscurità in architettura dal medioevo al presente». Il
progetto, finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, promuove uno studio trasversale del ruolo e
delle valenze estetiche e semantiche della luce, naturale e artificiale, in architettura, dal Medioevo al Contemporaneo.
Laura Ceriolo: La luce e l’oscurità sono il tema della ricerca,
ma la luce ha un colore o lo crea. Quando e come i due concetti sono o non sono inscindibili? Ci sono state delle riflessioni in questo senso durante la sua ricerca?
Daniela Mondini: Con gli studi di Isaac Newton, il
concatenamento inscindibile fra luce e colore è ormai un dato di fatto indiscusso. Con le sue sperimentazioni sulle caratteristiche ottiche dei prismi, il fisico
inglese dimostrò che la luce bianca non è, come ritenevano i suoi predecessori, luce pura, ma si costituisce attraverso la fusione di raggi che suscitano l’effetto di colori diversi. Il bianco nasce dunque dalla
miscela ben calibrata dei sette colori dell‘iride. Questi sette colori nascono dalla rifrazione di un raggio
di luce solare che passa attraverso un prisma; per raffigurarli, Newton creò un dispositivo detto cerchio
cromatico, pubblicato nel suo trattato Opticks del
1704, gettando così le basi per tutte le successive ricerche teoriche sul colore. Anche senza utilizzare un dispositivo «tecnico» come il prisma, è possibile osservare lo strettissimo rapporto tra luce e colore guardando
un arcobaleno.
Le nostre ricerche riguardo la luce e l’oscurità in architettura si concentrano su altri aspetti, che però
sono sempre connessi al rapporto tra luce e colore. In
primo luogo ci interessano le diverse qualità, quantità, i distinti impieghi di luce naturale e artificiale nello spazio architettonico e la relazione fra questi fattori.
In un approccio diacronico si possono rilevare importanti modificazioni nel rapporto tra luce naturale e
artificiale; ad esempio nell’architettura religiosa si sviluppano differenti forme di finestre e tipi di decorazioni, dalle superfici affrescate ai paramenti musivi o
ai rivestimenti marmorei. Inoltre si riscontrano differenze nei riti liturgici, in occasione dei quali è spesso
proprio la luce calda, dinamica e preziosa delle candele di cera d’api, ad avere un ruolo centrale.
La percezione del colore è tecnicamente considerata una qualità della sensazione visiva costruita dal nostro cervello. Tuttavia il processo è strettamente legato ad una particolare proprietà della luce. Come sono state utilizzate queste conoscenze
in passato in architettura?
L’impiego del colore e della luce nel progetto architettonico è determinato da complesse condizioni preliminari, che vanno dalla funzione dell’edificio ai
mezzi economici e ai materiali utilizzati, dalle possibilità tecniche fino alle aspettative dei progettisti e
della committenza. Le condizioni preliminari che determinano la costruzione di una cattedrale gotica nel
XIII secolo, di un edificio rurale nel Seicento o di
una casa d’artisti nella Germania del primo Novecento sono evidentemente ben diverse.
In linea generale si rilevano due possibilità: la tinteggiatura di una superficie illuminata dalla luce diurna, approccio piuttosto convenzionale, oppure la colorazione della luce stessa. Del primo caso troviamo
esempi interessanti nel XX secolo, in quanto l’indu-
1.
2.
1. Cerchio cromatico, Isaac New ton, Opticks, Londra 1704
2. Notre-Dame di Char tres, luminosità all’interno del coro,
dopo i recenti restauri. Foto D. Mondini
25
ACCADEMIA ARCHITETTURA MENDRISIO TI
stria ha messo a disposizione dell’architettura nuove
sostanze coloranti. Bruno Taut, grande maestro del
costruire «a colori», tinteggiò le superfici esterne della sua casa a Dahlewitz (vicino a Berlino) seguendo il
corso della luce solare e l’orientamento dell’edificio.
La planimetria della casa è un quarto di cerchio, con
la facciata curva rivolta a oriente e dipinta di nero per
assorbire e trattenere il calore dei raggi solari. Il prospetto verso il giardino è invece tinteggiato di bianco,
in modo da riflettere il calore.
L’architettura del medioevo offre esempi straordinari
di come la luce attraversa uno schermo colorato traslucido con le sue vetrate, già impiegate in epoca altomedievale in Svizzera, come testimoniano interessanti reperti archeologici, ad esempio nel monastero di
Müstair. Nella cattedrale di Chartres, in una giornata
di forte insolazione, i colori delle vetrate risalenti circa agli anni 1220-1230 vengono proiettati sulle pareti
e le volte, schermi ottimali grazie ai loro colori chiari.
Non sembra però che questo effetto fosse stato primariamente voluto dai costruttori e, già pochi decenni più tardi, le pareti degli interni gotici muniti di vetrate colorate riceveranno una loro cromia più
intensa, che annulla questi effetti. Basti pensare alla
Sainte Chapelle di Parigi (1248; restaurata nell’Ottocento) o alla decorazione pittorica della basilica superiore di Assisi realizzata negli ultimi decenni del Duecento. L’elemento centrale nell’architettura gotica era
la parete traslucida contenente rappresentazioni di santi e storie bibliche; queste immagini sacre, col mutare
della luce diurna, acquisivano una valenza epifanica.
L’illuminazione digitale led con il suo ampio spettro
cromatico apre oggi nuove possibilità, tra cui quella
di creare spazi di colore variabili e programmabili.
Le funzioni del colore sono molteplici e la sua materialità è
espressa attraverso il potere della luce. Durante le sue ricerche
ha potuto verificare esempi concreti al proposito?
Le nostre ricerche prendono in considerazione gli effetti della luce naturale e artificiale sulle superfici architettoniche; i casi studio sono relativi a epoche e
programmi architettonici diversi, dall’architettura religiosa dal IV al VI secolo a Ravenna, alle case
d’artista del XX secolo a Parigi e in Costa Azzurra
all’operato di Richard Neutra in California. Questi
studi dimostrano che ogni edificio analizzato prevede una sua specifica regia della luce naturale (mediante aperture e dispositivi di oscuramento) e artificiale (con lampade a olio o candele oppure con
lampadine elettriche). Oggi l’eccessiva illuminazione
artificiale dei monumenti storici appiattisce i rilievi e
gli effetti delle superfici coperte da mosaici o affreschi, come accade per esempio nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi. La nostra ricerca intende sensibilizzare al fatto che ogni spazio storico debba
essere esperito e apprezzato nella «sua» luce, spesso
molto più ridotta di quella oggi adottata.
La luce del colore è influenzata dai materiali utilizzati. Cosa
lega Ravenna a Vals in questa ricerca ?
Certamente la luce del colore è influenzata dalla texture
dei materiali che la riflettono. L’effetto ottico varia notevolmente a seconda che le superfici siano ruvide, riflettenti, diafane o traslucide. La «lunga durata» dei saperi su come reagiscono all‘illuminazione le diverse
superfici lega i nostri oggetti di ricerca attraverso epoche distinte, dai rivestimenti marmorei di San Vitale a
Ravenna allo gneis nelle Terme di Vals . In questo ambito segnaliamo il progetto di ricerca sperimentale
Oberflächengestaltung am Bau (www.hausderfarbe.ch/Fo
rschung~Oberflaechengestaltung,115.html) della scuola
«Haus der Farbe» di Zurigo, che indaga la «Topografia delle superfici» in rapporto alla luce e al colore.
* professore di Storia dell’Arte Medievale e Storia della
Fotografia all’aam e all’Istituto di studi italiani dell’usi
3.
4.
Haus der Farbe Zurigo-Berlino
3. Proget to di ricerca relativo alla materialità e fenomenologia
di diverse tex tures in architettura: raccolta tematica di materiali,
colori e tecniche per la realizzazione di superfici architettoniche.
Foto M. Laf franchi, Haus der Farbe
4. Mediante una speciale tecnica si rilevano da edifici esistenti le
superfici degli intonaci e la loro composizione, ottenendo dei
campioni in gesso, che riproducono texture e tracce del materiale e della lavorazione. Foto M. Laffranchi, Haus der Farbe
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PROGETTI TI
Lorenzo Felder
foto Pino Brioschi
Ristrutturazione del
Chiosetto di Sorengo
Il rustico al mappale 81, denominato «il Chiosetto», si
compone di un edificio e di un ampio portico, disposti sull’angolo del mappale. Contribuiscono, unitamente al muro perimetrale, a definire al suo interno
un esteso spazio verde di particolare bellezza e all’esterno la «piazzetta» del nucleo.
Al piano terreno la stalla presentava delle piccole
aperture per garantire un minimo di luce e un soffitto basso. Lo spazio era in sintonia con la sua funzione
e permetteva al bestiame di passare l’inverno in un
ambiente protetto e caldo. Il fienile sovrastante presentava delle grandi aperture necessarie per la ventilazione. La particolarità e ricchezza spaziale dell’edificio risiede nella dualità tra lo spazio intimo al piano
terra e lo spazio estroverso al primo. Il progetto non
intende introdurre nuovi elementi architettonici, si
limita a una rilettura dell’edificio, evidenziando
queste peculiarità. Quest’ultime vengono accentuate
dalla scelta di disporre le finestre al piano terreno sul
filo interno, contribuendo a creare un ambiente raccolto, contrapponendole a quelle al piano superiore disposte sul filo esterno, dando così un senso di
apertura verso l’esterno.
Lo stabile è stato sventrato. Una nuova muratura interna sostiene la soletta in legno. Le travi combinate,
in larice a vista, permettono il passaggio al loro interno dei canali di ventilazione.
La carpenteria del tetto del rustico e del portico,
anch’essa in larice, è rivestita con coppi posati alla
piemontese.
A pianterreno si trova l’entrata, la mensa e due servizi, al primo piano lo spazio per le attività ricreative.
Le pavimentazioni esterne sono in cemento lavato
mentre lo spazio fronteggiante il rustico è un tappeto
erboso stabilizzato. I dislivelli sono gestiti con gradini
in cemento prefabbricato.
L’edificio è adibito principalmente alle attività del doposcuola dell’associazione Agape, oltre a essere a
disposizione della popolazione per le loro attività.
Lo stabile è dotato di una termopompa aria acqua e
di un impianto di ventilazione con scambiatore di calore a flussi incrociati.
Con questo impianto l’edificio raggiunge i requisiti
Minergie.
28
PROGETTI TI
RISTRUT TUR A ZIONE DEL CHIOSET TO DI SORENGO
Committente Comune di Sorengo | Architettura Studio di architettura Lorenzo Felder SA ; Lugano | Collaboratori L. Felder, G. Boisco,
G. Radice | Direzione lavori UTC Comune di Sorengo, Gastone Boisco | Ingegneria civile Mario Monotti, Bonalumi Monotti ingegneri
consulenti SA ; Locarno | Ingegneria impiantistica Ehab Mattar, Tami-Cometta & associati SA ; Lugano | Ingegneria elettrotecnica Dario
Menaballi, Stefano Peralta, Elettroconsulenze Solcà SA ; Mendrisio |
Specialista antincendio Ida Puricelli; Mendrisio | Fisica della costruzione Monica Bogatto, IFEC consulenze SA ; Rivera | Fotografia
Pino Brioschi, Fotobrioschi; Bellinzona
Testo e disegni S tudio Lorenzo Felder
29
PROGETTI TI
Pianta primo piano
in rosso la carpenteria del tet to
Pianta piano terra
Sezione trasversale
30
PROGETTI TI
31
PROGETTI TI
La strut tura del solaio in legno è disposta
longitudinalmente all’edificio per consentire
l’installazione delle condot te dell’impianto
di ventilazione-riscaldamento.
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Lo Studio Bordignon & Partners, ha asseverato una partnership con
la Società Gopee Co. Ltd, con heaquarter nella Repubblica Mauriziana, la quale è stata fondata nel 1980, dalla famiglia Nundun Gopee.
Nel corso degli anni, la Gopee Co. Ltd / Building & General
Contrator, ha acquisito una notevole esperienza nella costruzione
e nello sviluppo, del Compartment / Hospitality dove il core business, con la consulenza professionale dell’Architetto e Ingegnere
Gestionale Stefano Bordignon, sta realizzando infrastrutture di
Village & Residence.
Sono inoltre state diversificate le attività di business per includere
lo sviluppo degli investimenti immobiliari.
La nostra azienda ha un’eccellente capacità finanziaria e un solido
consistente track record, nonché la forza operativa per fornire un
servizio di eccellenza; il nostro core team che conta 200 persone,
può realizzare progetti di qualsiasi dimensione.
La nostra azienda detiene la certificazione ISO 9001-2000 che sottolinea l’impegno per l’alto livello di servizio.
Attualmente sui progetti dello Studio Bordignon & Partners, siamo
in fase di realizzazione in location di prestigio a Mauritius Island,
Abu Dhabi (UAE), Miami (FL), Habana (Cuba).
DIARIO TI
A cura di
Paolo Fumagalli
Diario dell’architetto
27 febbraio 2014
Tra passato, presente, futuro: il caso della
trincea ferroviaria di Massagno
All’inizio di ogni progetto – come ovvio – occorre
procedere all’analisi del luogo, per capirlo. Se poi
questo progetto concerne un intero territorio, la valutazione si dilata ben oltre, coinvolge il paesaggio, gli
spazi, le emergenze, gli aspetti sociali e abitativi e culturali e identitari, le attività economiche. Sufficiente?
Certamente se di questo territorio vogliamo sapere
solo come è fatto, ma insufficiente se ne vogliamo
comprendere anche il perché, perché si è costituito
nel modo in cui lo vediamo. Insomma, se si vuole veramente conoscerlo, di questo territorio occorre anche
sapere la storia: per afferrarne le dinamiche evolutive,
per individuarne i valori presenti o quelli assenti o
quelli inespressi. E gli errori o le offese che ha subìto.
Il pendolo oscilla sempre tra passato, presente e futuro, l’uno si fonda e si innesta nell’altro. E viceversa.
Perché se si può affermare che la conoscenza del passato ci permette di comprendere il presente e immaginare il futuro, si può anche – come da par suo affermava Livio Vacchini – rovesciare il concetto: «è
disegnando il futuro che ho capito il passato».
Se questo pendolo che oscilla tra passato, presente e
futuro lo facciamo dondolare sopra la trincea ferroviaria tra Lugano e Massagno, si possono ricavare
delle riflessioni molto interessanti. Perché è un caso
emblematico.
Trincea di Massagno: il passato
Quando tra il 1879 e il 1880 fu scavata la trincea ferroviaria e il 10 aprile 1882 inaugurata la tratta che da
Lugano conduce a Giubiasco, Massagno era allora un
paesello di 700 abitanti. Nei suoi due nuclei storici si
raggruppavano le case degli abitanti, mentre il resto
era utilizzato per piccole attività agricole. Ciò vale del
resto anche per Lugano: l’odierna stazione fu costruita allora al margine della città, su un terrapieno artificiale creato poco sopra la Cattedrale di San Lorenzo. Da lì il treno imboccava la linea in direzione nord
ficcandosi dentro un lungo fossato – l’odierna trincea –,
si incuneava in un territorio vergine fino a raggiungere l’imbocco della galleria per Vezia.
La trincea ferroviaria allora posta in quel lembo di
campagna non dava fastidio a nessuno perché nessuno abitava quei luoghi. Al massimo si zappava l’orto.
Fu solo anni dopo che si svilupparono a Massagno i
quartieri lungo via San Gottardo e via Motta, e a Besso – soprattutto dopo il 1926 con l’apertura dell’omonimo tunnel – i quartieri a monte della Stazione. Una
crescita urbana che tappa dopo tappa è andata poi a
Foto Paolo Fumagalli
lambire i bordi della trincea ferroviaria. Quartieri
sorti quindi quale espansione degli abitati di allora e
indifferenti – se non ostili – al fossato della trincea
ferroviaria. Nessun progettista o pianificatore si è
mai occupato o ha fatto riferimento nei suoi progetti
a questa arcuata frattura nel territorio.
Trincea di Massagno: il presente
Ecco perchè la trincea ferroviaria è uno spazio privo
di qualità. Lo insegna la storia. Pensato per far passare i treni, tracciato secondo le logiche della ferrovia e
infossato un bel po’ per poterlo poi infilare dentro
una galleria. Mai disegnato riflettendo su questioni
territoriali né tantomeno urbane. L’urbano, allora,
non esisteva nemmeno. Ecco perché le aree ai lati della trincea – i quartieri d’abitazione o le ville con i loro
giardini o gli spazi a verde – sono senza particolari
qualità urbane e spaziali, da sempre irrisolti, ultime
frange di un’espansione che ha avuto origine altrove
e con altre regole. Non solo. Nemmeno si può affermare che la trincea abbia il fascino che possono avere
certi manufatti ferroviari – che so, un ponte ad esempio – né che questa lunga profonda fossa sia un segno
identitario della ferrovia o del paesaggio. Anzi, è una
frattura nel tessuto urbano, lacerato nella sua unità,
dove la città è divisa in due parti.
È allora comprensibile perchè l’unico valore che si
può dare alla trincea ferroviaria sta nel suo vuoto, nel
senso di ampia area non edificata che lascia libera la
vista in tutte le direzioni.
Le ragioni di questo stato di fatto sono proprio da ricercare nella storia, nelle origini, a oltre un secolo fa,
quando la Massagno di oggi ancora non esisteva, dentro la campagna di allora. Ma la trincea ferroviaria
oggi è dentro la città.
35
DIARIO TI
Master plan della copertura dei binari ferroviari a St-Jean,
Ginevra 1992-2002. P. Bonnet - P. Bosson - A. Vaucher
architectes associés
Trincea di Massagno: il futuro
E proprio perché questa trincea – questo vuoto urbano – è oggi dentro la città, essa costituisce per il territorio di Massagno un’opportunità. Che si vada finalmente a coprirla: permetterebbe, come ovvio, di
annullare la frattura che oggi divide in due parti il
Comune e di risolvere in modo adeguato l’incontro
di due quartieri oggi contrapposti. Anzi, realizzare la
loro saldatura urbanistica sarebbe l’occasione per
qualificare spazialmente il quartiere oggi più sfavorito, quello posto sul versante sud, verso Besso. Con la
copertura della trincea verrebbe inoltre a formarsi
una straordinaria riserva di territorio, un vasto spazio
urbano da destinare all’abitazione, a contenuti pubblici, allo svago e al verde. Non solo, darebbe finalmente la possibilità all’abitante di Massagno di avere
uno spazio qualificato oggi inesistente – quello verso
sud – e permetterebbe di raggiungere l’area della stazione e più oltre il centro di Lugano e il lago non
camminando lungo i marciapiedi di strade trafficate,
ma percorrendo questo nuovo quartiere, questo parco
urbano.
Certo, ci vuole un buon progetto, capace di definire
con qualità i nuovi volumi e i limiti dell’edificato, di
recuperare le aree verdi e inserirle nelle logiche di un
parco, di tracciare percorsi pedonali, di creare luoghi
urbani pieni di vita. Le idee oggi ci sono, scaturiscono dopo anni di riflessioni e di concorsi di progettazione, già ben concrete in alcune parti e comunque
definite nei concetti progettuali e nelle linee urbanistiche. Ma non solo idee sulla carta, anche contenuti
ben concreti: come il Campus della supsi. È la chiave
per coinvolgere anche finanziariamente le ffs nel coprire la trincea, è l’occasione per inserire in questa
nuova area un alto valore aggiunto, è la garanzia –
fondamentale – per evitare che questa copertura non
si traduca in una scadente speculazione immobiliare.
È occasione anche per i valori sociali che propone:
un centro universitario, frequentato da studenti
e professori e ricercatori, sottintende un quartiere
Sezione trasversale. P. Bonnet - P. Bosson A. Vaucher architectes associés
ricco di vita, dinamico, luogo di incontri e di iniziative. Non quindi un quartiere-dormitorio.
Una nuova area di tale estensione dentro la città esistente costituisce un valore di cui non si è capita ancora l’importanza. Eppure, andate a vedere quello che
è stato fatto – per portare un esempio concreto – in
quel di Ginevra. A ovest della stazione Cornavin, un
intervento concluso nel 1994 ha dato origine tra
Charmilles e Vieux St-Jean a un nuovo quartiere animato, dove spazi urbani a verde e piazze e aree di gioco e edifici scolastici e ateliers e percorsi pedonali
s’intrecciano tra loro. Un’opera che è stata capace di
positivamente rigenerare questa parte della città
e che dimostra che il nuovo, se ben fatto, può ulteriormente qualificare ciò che il passato e la sua storia
ci hanno lasciato.
È necessario un progetto condiviso
Non solo la storia antica è importante, anche quella
recente. Ci insegna che un progetto territoriale, oltretutto di vasta portata per lo sviluppo e i modi di abitare di un Comune, coinvolge attori e fattori che non
possono più essere limitati ai soli progettisti e tecnici
e specialisti, ma devono anche includere chi di questi
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CONCORSI TI
Piero Conconi
Attilio Panzeri
Di concorsi…
L’istituto del concorso si sta snaturando
Foto Alain Grandchamp
Il gruppo architettura della sia (ga) deve la sua costituzione nel lontano 1993, grazie proprio a questo
tema. Infatti un gruppo di architetti, sensibile alla
qualità dell’architettura e del territorio, e convinto
che spettasse all’ente pubblico per primo promuovere la cultura urbanistica e architettonica, si impegnò
a sensibilizzare politici e funzionari in merito all’istituto del concorso.
Allora la Legge sulle Commesse Pubbliche (LCPubb)
non era ancora sta promulgata, ma i membri del ga
erano già convinti che il concorso di progettazione
fosse l’unico strumento democratico e che garantisse
al promotore l’ottenimento di progetti di qualità.
Il ga pubblicò allora un manifesto, di cui riportiamo
il testo, che dimostra quanto gli argomenti di allora
siano ancora di attualità.
Il GA , Gruppo Architettura della SIA ,
per i concorsi di progettazione
Foto Pierre Bonnet
spazi oggi – e soprattutto domani – fruisce. Di opposizione in opposizione, di ricorso in ricorso, di referendum in referendum questo progetto per la copertura della trincea ferroviaria di Massagno è da anni
bloccato dentro un’oscura selva dantesca fatta di idee
diverse, di modi di intendere differenti, di percezioni
disparate dei valori in gioco, di incomprensioni e di
interessi opposti. Ma non è così che si lavora e si costruisce la città di domani. Non in questo modo. Oggi
è necessario procedere a una progettazione del territorio che sia condivisa. Non un progetto a quattro
mani, ma un progetto dove ognuno nel suo settore e
con le sue competenze ed esperienze apporta il proprio contributo. Occorre sedersi attorno a un «tavolo».
Ogni architetto, quando deve progettare una casa,
un edificio, un laboratorio o una fabbrica mica lavora
per conto suo, ma elabora il progetto e lo discute con
il committente, con chi in quell’edificio ci andrà ad
abitare o a lavorare. Ogni progetto deve essere condiviso. E questo vale anche quando si prende in mano
la matita per disegnare non una casa ma un territorio. È del resto un’ovvietà che le grandi architetture
sono sorte grazie anche ai loro committenti.
Il tema del concorso di progettazione è al centro dell’attenzione del GA, il cui programma di attività si pone principalmente come scopo di ridare linfa a questo importante istituto.
Infatti il numero di concorsi nel nostro Cantone è troppo limitato. Tant’è che il Ticino detiene, con pochi altri, il triste
primato negativo nazionale.
Non si pretende di esaurire in questa sede tutti quegli argomenti che possono essere addotti a favore di questo criterio di
scelta dei progettisti.
Si vuole però almeno sottolineare l’importanza che riveste la
possibilità per i giovani architetti di disporre di questo strumento per farsi conoscere e, perché no, per acquisire dei mandati.
Il GA, allo scopo di aprire un dialogo costruttivo, ha iniziato
una campagna di avvicinamento a questo tema promuovendo incontri con partecipanti e membri delle giurie in occasione dell’esposizione di progetti di concorso.
Purtroppo in alcuni casi si sono riscontrate resistenze passive
difficilmente giustificabili.
Il GA intende promuovere un’incisiva campagna di sensibilizzazione affinché il concorso di progettazione venga assunto quale unico metodo di scelta per l’attribuzione dei mandati pubblici e parastatali.
Il manifesto che segue contiene i fondamenti sui quali si basano le convinzioni del GA.
Manifesto del GA
Considerazioni
- Il concorso di progettazione contribuisce a promuovere la
ricerca sull’architettura, dà origine a vivaci scambi culturali, dibattiti e incontri, è un «momento» di crescita intellettuale.
37
CONCORSI TI
- La soluzione più idonea ad un problema architettonico e
urbanistico è ottenibile soltanto tramite il concorso.
- Da tempo ormai non vengono più banditi concorsi pubblici.
- Il concorso ad invito è «preferito» al concorso pubblico.
- La scelta dei giurati avviene in una cerchia ristretta di architetti; ciò può alimentare dubbi sull’obiettività dei verdetti.
- L’ente pubblico ritiene che un concorso pubblico è più costoso rispetto a un incarico «diretto» o a un concorso a inviti.
- Tramite il concorso è possibile individuare la soluzione di
un determinato problema che sia qualitativamente e economicamente la migliore in assoluto.
- Tutti i mandati di progettazione di opere pubbliche e parastatali devono essere attribuiti tramite pubblico concorso.
- La scelta dei giurati deve avvenire in un più vasto ambito
di professionisti e deve garantire un’opportuna rotazione
dei membri delle giurie.
- La sperimentazione di nuove formule di giuria. Ad esempio la giuria aperta così come proposta dalla commissione
concorsi SIA nell’agosto 1993.
Obiettivi
Art. 1 Il Gruppo Architettura della SIA Ticino, in seguito
chiamato GA, è un gruppo regionale iscritto al gruppo specializzato in architettura (GSA) della Società Ingegneri ed
Architetti svizzeri (SIA).
Art. 2 Gli scopi del gruppo sono:
1. Promuovere il dibattito sull’architettura in tutte le sue forme.
2. Promuovere le relazioni con organizzazioni analoghe svizzere ed estere.
3. Favorire lo sviluppo dell’arte di costruire.
4. Favorire la formazione scolastica e post-scolastica di coloro
che esercitano la professione dell’architetto.
5. Organizzare manifestazioni finalizzate al miglioramento
delle conoscenze professionali e culturali.
6. Favorire gli interessi comuni dei suoi membri nell’ambito
della SIA.
Vent’anni dopo…
Nel febbraio del 2001 è stata emanata la LCPubb che
stabilisce i criteri per l’attribuzione dei mandati e degli appalti pubblici.
Per alcuni anni gli amministratori pubblici hanno faticato ad adeguarsi alle nuove disposizioni e purtroppo ancora oggi qualche committente cerca una via
«legale» per svincolarsi dall’applicazione di queste
regole, grazie anche alla compiacenza di certi organizzatori di concorsi.
Poi, ultimamente, c’è chi tenta di disattendere abilmente la norma sia sui concorsi…
In questi casi, cari colleghi, si deve ponderare l’opportunità della propria partecipazione.
È evidente che la procedura del concorso presenta alcune problematiche.
Gli accordi gatt consentono ai professionisti dei pae-
si dell’ue di partecipare ai concorsi di progettazione
e, nelle «procedure aperte», gli iscritti sovente sono
troppo numerosi. Di conseguenza i costi a carico
dell’ente banditore lievitano in modo sproporzionato; mai però si pensa anche ai costi sostenuti da ogni
partecipante!
Ai progettisti si chiedono approfondimenti progettuali assurdi e assolutamente inutili per una fase concorsuale, approfondimenti propri di una fase successiva, quella del progetto di massima, che deve essere
onorato! Qui taluni organizzatori speculano a vantaggio del committente e a scapito del progettista.
Sovente si chiede pure la partecipazione di specialisti.
Questo è un tema a sé: le problematiche relative alla
loro possibilità di partecipazione a più team di progetto costituisce in sostanza un serio rischio di garanzia dell’anonimato.
A parte ciò anche il loro ruolo nella fase di concorso
appare spesso superfluo.
Poi, come si è visto di recente, il committente potrà,
in fase di attribuzione del mandato di progettazione,
scegliere liberamente altri specialisti…
Questi, dopo aver dato il loro contributo allo sviluppo
del progetto, possono essere scaricati; una vera beffa,
un atteggiamento inaccettabile.
Si tratta quindi di applicare in certi concorsi delle
procedure alternative, così come la sia e la LCPubb
già prevedono, escludendo fermamente il concorso
di onorario; non si può scegliere un progettista se
non in base alla qualità del suo progetto. Mal si comprende come si possa acquistare qualcosa solo per il
suo prezzo, senza sapere cosa si riceverà.
Le alternative sono, per esempio, il concorso ad inviti
o quello con prequalifica.
E qui sorgono altri interrogativi; come definire i criteri di scelta dei progettisti invitati e quelli per partecipare a una prequalifica?
Cosa fare per non escludere i giovani dall’opportunità di poter affrontare temi che, oltre che a consentir
loro di crescere professionalmente, nella quotidianità
pochi eletti hanno la fortuna di svolgere? Il campo si
restringe a favore di criteri di quantità ma non di qualità, di certo a sfavore del committente.
A questo proposito, cito ad esempio la formula spesso
adottata in Svizzera romanda: i concorsi, anche quelli
per opere importanti, sono aperti alla partecipazione
anche dei giovanissimi. Poi il committente verifica se il
vincitore ha i requisiti professionali richiesti per eseguire il mandato e, nel caso non li abbia, viene invitato
ad associarsi a un altro studio dotato dei requisiti. In
tal modo pure i giovani possono avere l’opportunità di
affrontare temi impegnativi e di progettare opere di
un certo rilievo, formandosi ulteriormente e acquisendo un notevole bagaglio di esperienza. In tal modo si
evita di incorrere in casi come quello dell’usi, che purtroppo non ha giovato alla credibilità del concorso.
38
CONCORSI TI
Recentemente si sono visti bandi che pongono dei limiti eccessivi, addirittura assurdi e incomprensibili,
come il fatturato annuo dello studio, e che comunque nulla hanno a che vedere con la qualità di un
progettista; eppure sono stati sottoscritti da colleghi...
Altro tema sensibile, i costi di costruzione. Qui entra
in gioco il committente – magari con la compiacenza
dell’estensore del bando – che, a volte, stabilisce arbitrariamente un tetto massimo dei costi. Soltanto un
serio studio di fattibilità consente di definire con la
dovuta credibilità i costi di una costruzione. Spesso
capita però che, per motivi «politici», si riduca sensibilmente quello che sarà il costo reale e, a costruzione ultimata, avviene ciò che comunemente si chiama
«sorpasso dei costi»; la responsabilità poi ricade sul
progettista…
A volte, giunti alla fase dei preventivi, i progetti vengono «congelati» e non vedranno mai la luce. Tempo,
soldi ed energie sprecati, cronache di fallimenti annunciati; cui prodest?
A nessuno, ma intanto si contribuisce a screditare l’istituto del concorso.
La sia, la massima autorità per competenza, ora deve
impegnarsi per ridare linfa e credibilità a questa fondamentale procedura per l’attribuzione dei mandati.
L’impegno di tutti i membri è fondamentale affinché
i concorsi di progetto nascano e si concludano all’insegna della correttezza e della trasparenza.
A noi spetta l’arduo compito di sensibilizzare il pubblico, nel senso più ampio dell’accezione del termine.
È nostro dovere essere coerenti e coesi, così come abbiamo dimostrato nel caso del ricorso contro il bando dell’irb; dobbiamo aborrire tutte le procedure
che offendono la nostra professionalità e mettono in
dubbio le nostre competenze. La tendenza in atto è
quella di sostituirci con dei manager che tutto sanno
meno che di architettura. I loro obiettivi sono unicamente la rapidità e il consenso politico; della qualità
nemmeno l’ombra.
Dobbiamo informare. Purtroppo questa pregevole
rivista è letta soltanto dagli addetti ai lavori, persone
che in sostanza ne condividono i contenuti. Ma il
pubblico?
La sia svolge una grande mole di lavoro ma, sovente,
i soci non sono informati a sufficienza; fare e non far
sapere è come non fare!
Dobbiamo veicolare le nostre idee, le nostre critiche,
i nostri «progetti» tramite i media per raggiungere il
«grande pubblico» e partecipare attivamente ai dibattiti che ci concernono. Ribattere ad affermazioni
giornalistiche che, anche indirettamente, ci concernono e che tentano di screditare la nostra categoria.
È nostro compito farci parte attiva nel rapporto con
le istituzioni e con i legislatori, al fine di individuare
delle procedure alternative – sempre nel rispetto delle leggi e delle norme vigenti – alle attuali forme di
concorso.
Che la sia continui con la «formazione» di architetti
che sono chiamati a elaborare bandi di concorso poiché in questo ambito talvolta l’improvvisazione impera. Non è raro trovare dei bandi che appaiono come
nemici giurati degli architetti.
Tutto ciò vale anche per gli ingegneri che si vedono
confrontati quasi esclusivamente con dei concorsi di
onorario; una corsa al massacro della professionalità.
Dobbiamo continuare a sensibilizzare, a far conoscere e rispettare la nostra professionalità e le nostre
competenze. Dobbiamo lavorare con gli enti pubbici
e parapubblici affinché meglio conoscano le procedure e capiscano quali sono i vantaggi che offrono i
concorsi di progettazzione.
Cari colleghi, se vogliamo ottenere quanto ci spetta
dobbiamo essere coesi; soltanto se saremo compatti riusciremo a far ascoltare la nostra voce. Se invece
ognuno guarda solo al proprio orticello, allora…
Ecco, abbiamo scritto sul tema dei concorsi sulla nostra bella rivista. Purtroppo pochi la leggono, soltanto pochi al di fuori degli addetti ai lavori; in sostanza
ci parliamo addosso.
Credo che sia importante, addirittura fondamentale,
uscire dal nostro guscio e utilizzare al meglio i media,
informandoli costantemente di quanto avviene negli
ambiti che ci concernono, in modo particolare quando protagonisti sono il denaro pubblico e le modalità
con cui viene speso.
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copertina munita di nastro nella quale
sono contenuti: un dossier rilegato a
filo di 33 pagine e una serie di tavole
sciolte. Il libretto contiene i testi: Liminaire di Artur Rüegg (introduzione), La
cellule et ses «prolongements» necessaires, di Jean-Lucine Bonillo (l’Unité
d’habitation i suoi servizi e le attrezzature), La cellule type, di Ruggero Tropeano (sul lavoro di messa a punto della
tipologia della cellula tipo), L’appartement 50, Jean-Marc Drut (sull’appartamento di Lilette Ripert, direttrice
della scuola materna), Lilette Ripert et
Le Corbusier, di Arthur Rüegg (sul rapporto tra L. Ripert e Le Corbusier). La
seconda parte si compone di: tavole in
scala con disegni di piante e sezioni
degli interni in due versioni, una solo al
tratto e una con indicazione dei colori
originali (pp. 1-4 + 19-22); tavole con
l’indicazione della selezioni dei colori
originali di Le Corbusier (pp. 7-8); tavole con fotografie storiche in bianco e
nero (pp. 9-18); 10 tavole con fotografie
a colori di Philippe Savoir che illustrano
l’aspetto attuale dell’appartamento
dopo il restauro (pp. 23-32). I disegni
provengono da: cellula tipo E2 (rilievo
del 1984 ETH Zürich, prof. R. Tropeano),
appartamento 50 (rilevo del 2009, Accademia di Architettura Mendrisio, prof.
R. Tropeano).
Matthias Sauerbruch, Louisa Hutton
Colour in architecture
Photographs by Noshe, Distanz verlag
Berlin 2012 (ISBN 978-3-942405-38-6,
ril., 24 x 32.5 cm, testi e ill. fig b/n e col.,
pp. 285, inglese, tedesco)
Giacinta Jean (a cura di)
La conservazione delle policromie
nell’architettura del XX secolo –
conservation of colour in 20th
Century architecture
SUPSI Nardini Editore, s.l. 2013 (ISBN
978-88-404-4225-9, bross., 21 x 25 cm,
Il libro è una monografia che pubblica testi e ill. fig b/n e col., pp. 437, italiano
alcuni dei lavori recenti e particolar- e inglese)
mente inerenti al tema del colore dello
studio Sauerbruch Hutton fondato a Il volume raccoglie i contributi del
Londra nel 1989 da Matthias Sauerbruch seminario organizzato l’8-9 febbraio
e Louisa Hutton; lo studio si è poi tra- 2012 all’interno del progetto finanziasferito a Berlino nel 1993. Il libro pub- to dalla CUS (conferenza universitaria
blica in maniera esaustiva 9 edifici svizzera) Enciclopedia critica per il rerealizzati: Brandhorst Museum (museo stauro e il riuso dell’architettura del XX
per una collezione d’arte privata), Mo- secolo, svolto in collaborazione tra
naco 2008; Jessop West (edificio per l’Accademia di architettura USI (prof.
un dipartimento universitario), Sheffield ssa Roberta Grignolo e prof. Bruno
2008; Cologne Oval Offices (uffici con Reichlin), il Politecnico di Losanna (prof.
un layout flessibile), Colonia 2012; KfW Franz Graf), il Politecnico di Zurigo
Westarkade (uffici e centro congressi), (prof. Vittorio Magnago Lampugnani)
Francoforte 2010; Maciachini Milano e la SUPSI di Lugano (arch. Giacinta
(uffici), 2010; Fire and Police station for Jean). L’indice del volume è composto
Government District (conversione e da 5 sezioni: 1) Il ruolo progettuale del
ampliamento di un antico magazzino), colore (7 saggi); 2) Il colore nelle città
Berlino 2005; Federal Environment (3 saggi); 3) I materiali e le tecniche (4
Agency (uffici, auditorio, biblioteca e saggi); 4) Studio e conservazione delristorante), Dessau 2005; GSW He- le policromie (7 saggi); 5) Architetture
adquarters (uffici, negozi, ristorante), e pitture murali (5 saggi). I 26 contriBerlino 1999; Photonics Center (labo- buti sono testi di: P. Baty, W. W. Braham,
ratori, strutture produttive, uffici), Ber- W. Brenne, F. Campolongo, B. Furrer,
lino 1998. Le fotografie che illustrano il I. Hammer, I. Haupt, H. Hughes, P. Iavolume sono opera del fotografo Noshe zurlo, G. Jean, T. Klug, M. Melchiorre
(Andreas Gehrke). Il volume si chiude Di Crescenzo, T. Perusini, P. Pettenelcon un capitolo intitolato Incomplete la, R. Piernatoni, F. Piqué, M. Polman,
Glossary for a future Manifesto on A. Rava, R. Rehm, B. Reichlin, A. Rüegg,
Colour in Architecture un glossario H. A.L. Standeven, R. Strub, G. Tonon,
(incompleto) composto da 47 voci tra C. Toscani, K. Trautwein, A. Vyazemtle quali: Black, Chromophobia, Crime, seva. «Abbiamo ritenuto fondamenFreedom, The Function of Colour, tale affrontare il tema della conservaGreens, Lightness, Polychromy, Reds, zione delle policromie con una visione
Trasparency, White, Yellows, Zeitgeist. interdisciplinare che permettesse di
Citiamo: «White: White is bloodless, the legare la comprensione del significato
pallor of the dead.» «Crime: The fact culturale con cui è stato usato il colothat the use of colour in architecture is re le conoscenze sui materiali e sulle
still seen as a noteworthy exception tecniche disponibili e sul loro impiego
within standard practice is a direct (…) e di discutere le opzioni di interconsequence of the chromofobic atti- vento rivolte alla loro conservazione o
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EDITORIALE IL RUOLO DEL COLORE
Alberto Caruso
Il colore fa parte dei mezzi dell’architettura
come la pietra, il cemento armato e il legno
Bruno Taut, 1926
La critica e la storiografia architettonica ci hanno per
lo più convinto che il bianco sia il colore degli edifici
della modernità. E che al bianco degli intonaci sia poi
succeduto, con l’avanzare della tecnologia edilizia, il
grigio del cemento armato. Chi ha avuto, invece, l’occasione di scoprire la grande complessità e polifonicità
del Movimento Moderno (che chi scrive ritiene ancora una miniera di risorse culturali la cui forza rinnovatrice non è affatto esaurita), ha compreso anche il
rilievo che la questione del colore ha giocato nella sua
evoluzione. La figura di Bruno Taut, da questo punto
di vista, è importante per le opere che ha lasciato in
Germania, e anche per le sue riflessioni.
La visita della Großsiedlung di Berlin-Britz, la sua
opera forse più nota, lascia allibiti i giovani architetti
freschi di studi. Alle spalle del lungo edificio bianco a
ferro di cavallo, che all’ingresso della Siedlung stabilisce la relazione con la Fritz Reuter Allee, le doppie
cortine continue di piccole case gialle e rosse sono
annunciate, sugli angoli delle strade, da una coppia
di case leggermente arretrate colorate di viola-lilla. E
a Magdeburg, nella Siedlung Reform, ogni casa è colorata non solo per settori verticali corrispondenti
alla divisione tra una proprietà e l’altra, ma anche
per settori orizzontali, corrispondenti a diversi livelli
dell’abitazione. E sempre con colori saturi, dal forte
impatto ambientale.
Il colore dell’intonaco era pensato come un elemento
fondamentale del progetto, la sua efficacia era misurata in funzione dell’effetto spaziale ricercato. E la ricerca tecnologica per realizzare un supporto capace
di accogliere un colore saturo e durevole era una questione rilevante nella cultura tecnica del tempo. …Il
colore ha la capacità di diminuire o aumentare le distanze
fra le case: di influenzare le proporzioni degli edifici facendoli apparire più o meno grandi: di metterli in relazione con la
natura o con gli altri elementi. Il colore non può essere escluso dal processo costruttivo: si deve lavorare con esso in maniera logica e conseguente come con qualsiasi altro materiale…
In realtà anche a quel tempo c’erano le mode e c’era
chi imitava malamente le opere di Taut, svalutando le
sua innovazione. Di questo Taut si lamenta in uno
scritto del 1926, nel quale sostiene che l’esito e l’effetto di ogni nuova idea sono governati da una legge per
cui all’inizio l’idea è rifiutata dal grande pubblico
e raccolta da pochi appassionati. Successivamente,
la nuova idea si diffonde e conquista il grande pubbli-
co, ma arriva a questo stadio così diluita che delle sue
qualità principali rimangono solo le caratteristiche
esteriori. La riduzione della sua portata è tale da indurre gli autori dell’innovazione a non riconoscerla e
a dovere sobbarcarsi il carico di tutti i «deragliamenti» che ingiustamente l’opinione pubblica imputa a
loro. Così è avvenuto per l’uso del colore in architettura. Taut racconta che all’inizio della guerra lo ritennero degno di essere arrestato perché aveva costruito
la colonia colorata di Falkenberg, vicino a Berlino.
Poi il colore diventò di moda e …oggi si considera già
un risultato quello di tingere le case con toni da pappagallo.
Il colore è separato dal resto degli strumenti artistici e come
elemento autonomo crea, in fondo, un nuovo kitsch che deve
essere rifiutato con maggior rigore della uniformità precedente perché, rispetto a questa, colpisce l’occhio molto più «rumorosamente» e più fortemente.
Un tema difficile, quindi, al pari delle altre questioni
che nel moderno progetto integrato della costruzione determinano la sua qualità. Nella modernità ticinese il colore non c’è, o, più precisamente, il colore è
quello proprio dei materiali per come si presentano
in natura. Nella prospettiva, tuttavia, delle ricerche e
delle innovazioni tecnologiche in atto, la «natura» dei
materiali diventa un concetto sempre più complesso
e ambiguo. Ai tempi di Taut il colore dell’architettura
era una tinteggiatura dell’intonaco, a base di calce
oppure di silicati alcalini. Oggi i materiali degli involucri, e in generale delle superfici, sono infiniti, e consentono di realizzare le texture più diverse per ottenere gli effetti più originali e spettacolari. Non ci
sono più limiti, si può utilizzare, come ci ricorda Katia Gasparini, il cemento termocromico o quello traslucente,
si possono realizzare facciate liquide e affreschi digitali,
urban screen e mille altre diavolerie, di cui sono piene
le riviste internazionali, e che stanno trasformando
l’architettura in un grande oggetto di comunicazione
e di consumo.
Questo numero di Archi illustra diversi modi di utilizzare il colore nell’architettura, offrendo ai lettori il
materiale necessario per riflettere sulla sua necessità.
Anche la copertina è eccezionalmente colorata, ma
dal prossimo n. 3 tornerà certamente in bianco e nero,
per rappresentare la nostra consapevolezza che il colore non è un orpello da usare per scopi scenografici,
e che opponiamo resistenza al ritorno dell’ornamento, che sia tradizionale o digitale.
43
EDITORIALE IL RUOLO DEL COLORE
Alberto Caruso
Farbe gehört genauso wie Stein, Stahlbeton
und Holz zu den Mitteln der Architektur
Bruno Taut, 1926
Architekturkritiker und -historiker haben uns eingeredet, die
Farbe von Gebäuden der Moderne sei Weiss. Auf das Weiss
des Putzes folgte mit dem Fortschritt der Bautechnik das
Grau von Stahlbeton. Wer sich dagegen mit der grossen
Komplexität und Vielstimmigkeit der Bewegung Neues Bauen auseinandergesetzt hat (die der Autor noch immer für eine
Goldgrube kultureller Ressourcen hält, deren Innovationskraft längst nicht erschöpft ist), weiss auch um die Bedeutung der Farbe für dessen Entwicklung. Der Architekt Bruno
Taut spielt in dieser Hinsicht sowohl aufgrund der in
Deutschland geschaffenen Bauwerke als auch aufgrund seiner theoretischen Überlegungen eine besondere Rolle.
Ein Besuch der Grosssiedlung Berlin-Britz, vermutlich sein
bekanntestes Werk, lässt junge Architekturabsolventen
sprachlos. Hinter der weissen Hufeisensiedlung, die am Eingang der Siedlung die Anbindung an die Fritz-Reuter-Allee
bildet, werden die fortlaufenden Doppelzeilen von kleinen
gelben und roten Häuser an den Strassenecken durch zwei
leicht zurückgesetzte Häuser in Violett- und Lilatönen angekündigt. In der Gartenstadt im Magdeburger Stadtviertel
Reform verläuft die farbliche Gestaltung jedes Hauses nicht
nur vertikal entsprechend den Eigentumsgrenzen unterschiedlich; auch jedes Stockwerk wartet mit einer eigenen
Farbe auf. Die satten Töne haben grosse Strahlkraft.
Die Farbe des Putzes war als grundlegendes Planungselement konzipiert, dessen Wirksamkeit an der gewünschten
räumlichen Wirkung gemessen wurde. Die Suche nach einem für eine satte und dauerhafte Farbe geeigneten Untergrund war ein zentrales Thema der technischen Kultur der
damaligen Zeit. …Farbe kann den Abstand zwischen
den Häusern reduzieren oder erhöhen; sie kann die
Proportionen der Gebäude beeinflussen und sie kleiner oder grösser erscheinen lassen, und sie kann diese mit der Natur oder mit anderen Elementen in Beziehung setzen. Farbe darf nicht aus dem Bauprozess
ausgeschlossen werden. Man muss mit ihr genauso
logisch und konsequent arbeiten wie mit jedem anderen Material…
Allerdings gab es auch damals Moden und Personen, die
Tauts Werke schlecht nachahmten und so den Wert seiner
Innovation schmälerten. Darüber klagte Taut in einer
Schrift aus dem Jahr 1926, in der er darlegt, dass Ergebnis
und Wirkung jeder neuen Idee einer gewissen Gesetzmässigkeit folgen. Zunächst wird die Idee in der Öffentlichkeit abgelehnt und nur von wenigen Anhängern aufgenommen. Daraufhin verbreitet sich die Idee auch im breiten Publikum,
erreicht dieses Stadium jedoch in so verdünnter Form, dass
von ihren Haupteigenschaften nur noch das äussere Erscheinungsbild übrig bleibt. Ihre Tragweite wird derart reduziert,
dass die Autoren der Innovation sie nicht wiedererkennen,
gleichzeitig aber die Last aller Entgleisungen tragen müssen,
die die Öffentlichkeit ihnen zu Unrecht zuschreibt. Genau
dieser Prozess ereignete sich bei der Verwendung von Farbe in
der Architektur. Taut erzählt, dass zu Kriegsanfang die Meinung vorherrschte, er verdiene wegen der von ihm in Berlin
gebauten bunten Gartenstadt Falkenberg eine Haftstrafe.
Später wurde Farbe modern und …heute hält man es
schon für eine Leistung, wenn man Häuser in Papageifarben anmalt. Farbe wird vom Rest der künstlerischen Instrumente getrennt und schafft als Einzelelement im Grunde neuen Kitsch, der noch strenger
abgelehnt werden muss als die vorhergehende Eintönigkeit, da er das Auge «lauter» und stärker trifft.
Ein schwieriges Thema, genau wie die anderen Fragen, die
in der modernen integrierten Planung die Qualität des
Bauwerks ausmachen. In der Moderne des Tessins ist die
Farbe abwesend. Oder besser gesagt gibt es nur die Farben, die die Werkstoffe von nur Natur aus besitzen. Angesichts der aktuellen technischen Forschung und Innovation
wird die «Natur» der Werkstoffe jedoch zu einem immer
schwierigeren und mehrdeutigen Begriff. Zur Zeit von Taut
war die Farbe der Architektur ein Ton des Putzes auf Kalkoder alkalischer Silikatbasis. Heute gibt es unzählige Materialien für Gebäudehüllen und Oberflächen allgemein, mit
denen unterschiedlichste Beschaffenheiten mit originellen
und spektakulären Effekten geschaffen werden können. Der
Fantasie sind dabei keine Grenzen gesetzt. Katia Gasparini
erinnert uns daran, dass thermochromatischer Zement oder Lichtbeton zur Verfügung stehen, genauso wie
Flüssigfassaden und digitale Fresken, Grossbildprojektionen und tausend andere Kunstgriffe, die in internationalen Zeitschriften grosse Resonanz finden und die Architektur in ein grosses Kommunikations- und Gebrauchsobjekt
verwandeln.
Dieses Archi-Heft zeigt unterschiedliche Nutzungen der Farbe
in der Architektur und bietet den Lesern zahlreiche Denkanstösse zum Thema. Auch unser Titelblatt ist aussergewöhnlich bunt. Ab dem Heft Nummer 3 wird es wieder in SchwarzWeiss gestaltet sein und damit unsere Überzeugung reflektieren,
dass Farbe kein Blendwerk für szenografische Zwecke ist.
Wir leisten Widerstand gegen die Rückkehr des Ornaments,
sei es traditionell oder digital.
44
IL RUOLO DEL COLORE
Pietro Zennaro*
Il ruolo del colore
nella costruzione
Colore dell’architettura
Il colore è connaturato con l’architettura. Non può
esistere prodotto di quest’arte privo di colore. Il motivo è semplice. Poiché l’uomo percepisce il suo intorno sinesteticamente, fra i cinque sensi di cui è dotato
vi è la vista, che insieme al suono è un tele-senso (che
non necessita del contatto fisico per attivarsi). I due
sono i primi ad attivarsi nella percezione dell’intorno.
Vedere, per l’uomo, significa discriminare e interpretare un contesto ambientale attraverso colori, forme
e movimento. Ecco spiegata in maniera estremamente sintetica l’affermazione iniziale. Pertanto ogni architettura, avendo poco a che fare con il suono, aspetto fortemente secondario nel progetto di architettura,
non può che essere colorata.
Il mondo del progetto di architettura non si è mai stabilizzato e contiene in sé la necessità della mutazione,
dell’adattamento continuo, pur non disdegnando un
certo grado di resilienza. Evidentemente si tratta di
un mestiere dotato di regole e di variabili spesso indefinibili. Ciò può essere colto analizzando il contenuto
e la quantità di trattati, manuali, scritti che hanno cercato di fissare aspetti ritenuti degni di nota dai rispettivi autori. In analogia vi è la presenza di innumerevoli trattati, manuali, ricettari, scritti sul colore. Anche
questi si perdono nella storia ed iniziano ad apparire
per opera dei primi filosofi. Ogni autore riporta il pensiero del suo tempo, fissandone i principi ritenuti essenziali per il periodo storico. È indubbio che ogni opera
filosofica, d’arte o architettonica è tale solo se rappresenta il proprio tempo. Chi ci ha preceduti ha tentato
di cogliere lo «spirito del proprio tempo», l’hegeliano
Zeitgeist, e di trasferirlo nelle opere, prima attraverso il
pensiero, il progetto, e poi nella realizzazione.
Per poter individuare l’attuale Zeitgeist da trasferire
nel progetto è utile dotarsi di alcuni filtri interpretativi, pena il disorientamento e il depistaggio. In società
come le attuali, dove l’informazione è sovrabbondante e fuorviante (spesso il fine ultimo di se stessa), il
wayfinding non è sicuramente facile, pur sapendo che
nel mestiere del progettista nulla è agevole. Uno dei
modi di districarsi è quello di scegliere adeguati filtri.
Un filtro privilegiato, soprattutto in questa epoca, risulta essere appunto il colore. «Il nostro ambiente è
saturo di colori che, di giorno e di notte, negli spazi
pubblici e in quelli privati, stridendo o sussurrando,
esigono la nostra attenzione. (…) Noi siamo letteralmente immersi in colori carichi di significato, e veniamo programmati con i colori. Essi costituiscono
un aspetto del mondo codificato in cui dobbiamo vivere» (V. Flusser, p. 3).1
Viviamo immersi in luoghi che fanno largo uso del
colore per inviare messaggi. A sua volta l’architettura
ha necessità di comunicare in quanto opera d’arte e
non può evitare di rapportarsi con il colore. D’altronde in natura questo aspetto è necessario: l’assenza di
colore ci priverebbe di una dimensione discriminante di grande efficacia. Va da sé che «certi mestieri richiedono una sottile distinzione dei colori e un lessico
altrettanto raffinato, mentre altri non ne richiedono
alcuno» (R. Arnheim, p. 269).2 Chissà se il progetto contemporaneo di architettura opta per una capacità di selezione cromatica grossolana, oppure se si
addentra in territori più ricercati? Ogni ragionamento intorno al ruolo del colore in architettura può comportare approcci diversi. Nella storia questo tema ha
avuto fasi alterne, ma non ha mai smesso di essere
presente, anche quando si pensava di subordinarlo in
favore della luce, e quindi dei colori acromatici (la
scala dei grigi con le terminazioni bianca e nera). Per i
nostri occhi-cervello-mente colore e luce sono tutt’uno. Non si dovrebbe mai dimenticare che in architettura il colore è sempre stato un aspetto culturale, significante, mai gratuito. Se un certo Newton e i suoi
successori ci hanno dimostrato che il colore è dovuto a
un fenomeno elettromagnetico ondulatorio o corpuscolare poco interessa a chi opera nell’ambito del pensiero e dell’arte, se non in termini esclusivamente strumentali.
Funzione del colore
La radice latina da cui proviene la parola colorare è
coprire, nascondere, celare, mascherare, occultare.
Dovremmo quindi intendere l’atto di applicazione di
un colore su un substrato come azione di rivestimento. Ovviamente il senso di questa operazione e i significati possono essere molteplici.
Approfondire il ruolo del colore nella produzione di
architettura contribuisce a capire meglio quali indicazioni possono essere di una certa utilità per il progettista. Molteplici sono le classificazioni possibili e
quindi le risposte alla domanda che un ideatore si
pone nell’approccio a questo tema. La risposta più
semplice riguarda gli aspetti funzionali. Il colore, nel
senso di coloritura, può svolgere una funzione protettiva. Protegge gli strati superficiali del supporto su
cui si va a depositare. In linea con il Donghi (D. Donghi, p. 299):3 «La tinteggiatura e la coloritura dei muri
dei fabbricati ha per iscopo tanto la conservazione di
essi quanto il miglioramento del loro aspetto».
Alla funzione puramente protettiva, quindi, è sempre
connaturata una funzione estetico-percettiva.
45
IL RUOLO DEL COLORE
Si può intenderlo come confinamento di ciò che è
sgradevole, ma anche tutela di qualcosa di altissimo
valore, sia materiale che metafisico. Saper comunicare la preziosità di qualcosa non è mai stato semplice.
Infatti, il colore serve ad impreziosire, camuffare, far
sparire l’oggetto rivestito così come, se usato senza
criterio, rendere volgare. Operare in termini cromatici sugli edifici è divenuto un mestiere specialistico,
che esula dai gusti personali, prassi che ancora è praticata in buona parte dei manufatti. La scelta del colore in architettura è capace di nascondere e nello stesso tempo privilegiare il contenuto, così come può
essere non-estetico, anti-estetico ed estetico. Ovviamente dipende dal messaggio che il progettista, o il
suo committente, desidera trasmettere e dal tipo di
«pelle» che hanno usato.
Oggi il ruolo del colore nelle architetture non sembra
essere proprio marginale, derivato dalle economie di
fine lavoro, quando tutto l’edificio è stato realizzato e
al termine si decide, secondo i vari gusti dei soggetti
coinvolti nelle decisioni, quale tinta dare alle pareti
dell’opera. Pur resistendo ancora questa prassi si è
pian piano giunti a capire che è meglio che se ne occupi qualcuno dotato di qualche competenza in materia. Difatti la figura del colour consultant sta prendendo sempre più piede.
Già nel 1901 l’architetto tedesco Fritz Schumacher so-
steneva che la «economia estetica globale di un edificio dovrebbe concentrarsi sin dall’inizio sul colore».
Approccio senz’altro interessante, ma di rado praticato anche in progetti che fanno grande uso di pareti
colorate. Il colore delle superfici delle architetture
dipende da alcune scelte: se si desidera manifestare il
colore intrinseco del materiale da costruzione, oppure se si intende rivestirlo mediante uno strato pittorico, oppure se vi è necessità di effettuare una particolare lavorazione superficiale per ottenere un certo
effetto, oppure se si desidera che sia la luce illuminante lo strato visibile a risaltare il limine.
È noto che ogni edificio è rilevato attraverso le sue
superfici. Esse riportano di una geometria, che è «lo
strumento col quale noi delimitiamo, tagliamo, precisiamo, formiamo lo spazio» (L. Quaroni, p. 146).4 La
geometria, così come la dimensione, la struttura superficiale e la posizione nello spazio, condizionano il
colore che si percepisce. Un’architettura connotata
da superfici lisce, persino a specchio, sono rilevate
cromaticamente in maniera diversa rispetto a una
con la superficie ondulata, diamantata, sbozzata ecc.
Si pensi alle pareti bugnate del palazzo dei Diamanti
di Ferrara (Fig. 2). Se la pietra che ne caratterizza la
parete esterna fosse stata perfettamente liscia non sarebbe più quel manufatto architettonico. Anche il colore delle ruvide pareti blu del Forum de la Cultura di
1.
46
IL RUOLO DEL COLORE
Barcellona (Fig. 1) degli architetti Herzog & de Meuron è un originale esempio di espressività parietale.
Tra gli architetti contemporanei la coppia anglo-tedesca Sauerbruch Hutton esemplifica un approccio al
colore che parte dalla concezione iniziale. Ogni loro
edificio si basa su una sorta di idea cromatica pixelata, multicolore, dove le pareti sono trattate per ottenere un risultato complessivo leggibile a distanza
(Fig. 3). Altri architetti adottano composizioni cromatiche sempre originali e mai ripetute come fa Will
Alsop (Fig. 4) o preconfezionate e spesso ripetute, al
di là dei materiali impiegati. È il caso ad esempio del
rosso mattone in alcuni interventi di Renzo Piano,
ma anche la predilezione per il rosso e bianco di Dominique Coulon, o della listratura bicroma di Mario
Botta (Fig. 5).
L’uso del colore ha un rapporto diretto con l’espressività, con il messaggio che il progettista intende trasmettere tramite la sua opera. Si ritorna quindi al discorso che il colore possiede fondamentalmente una
funzione culturale, di rappresentazione della contemporaneità, in accordo e a completamento degli
altri strumenti in dotazione di ogni serio progettista.
Il colore, però, è anche complice di operazioni speculative supportato dalle vernici recentemente immesse
sul mercato, dalle forti saturazioni e dai colori sgargianti, a similitudine di ciò che avviene sugli schermi
televisivi, dei wearable, portable, smart phones/tablets,
computers e su ogni schermo interconnesso. Insomma,
il mondo ipertecnologico nel quale viviamo chiede
espressamente all’architettura di adeguarsi/adattarsi
alle nuove configurazioni elettroniche.
L’architettura, che dovrebbe essere in grado di controllare la qualità di ciò che progetta e realizza sembra essersi lasciata sedurre, grazie all’eccesso di specialismo necessario al controllo dei materiali, delle
tecnologie e soprattutto delle superfici, sopraffatta
da richieste che spesso non le appartengono, ma che
vedono spesso il colore come interfaccia decisiva tra
lo statuto disciplinare e i nuovi modi di vita dei soggetti che la frequentano.
Classificare, organizzare, interpretare
Una classificazione cromatica non manca mai quando si deve operare cromaticamente. Si sa che vi sono
stati moltissimi tentativi di mettere a punto sistemi
cromatici capaci di descrivere il fenomeno, oppure
organizzarlo nello spazio o ancora renderlo utile agli
operatori (Munsell, cie, ral, ncs ecc.). La loro definizione non sembra ancora terminata. A un sistema
cromatico ne subentra sempre un altro che parte da
presupposti o con finalità quasi mai convergenti con
gli altri, seppure in qualche modo intercambiabili.
Tono, luminosità e saturazione o croma (Hue, Lightness, Saturation) sono i dati di partenza che riescono
in qualche modo a mettere d’accordo molti studiosi
nel distinguere un colore da un altro e la tentazione
2.
3.
1. Herzog & de Meuron, Forum de la Cultura di Barcellona 2004.
L’espressività cromatica è data dall’uso implosivo del colore
blu e dall’opacità delle pareti, in net to contrasto con le specchiature delle vetrate. Foto SB Hotels
2. Biagio Rosset ti, palazzo dei Diamanti di Ferrara, 1493-1503.
L’espressività cromatica delle pareti bugnate è data dal materiale
a vista e dalla par ticolare lavorazione. Foto S. Milan
3. Sauerbruch Hut ton, Museo Brandhorst di Monaco, 2009.
L’uso di par tii ceramiche smaltate a colori combinati secondo
un par ticolare accordo distingue la par te inferiore da quella
superiore. Gli accordi usati rendono armonico l’insieme.
Foto A. Lechtape
scientifica di rinchiudere all’interno di una gabbia numerica
il fenomeno è molto forte. Ma v’è da dire che nel momento in
cui vi è necessità di soggettivizzare o interpretare il colore l’operazione diventa fortemente difficoltosa. Vi è un’elevata
probabilità che uno stesso colore sia percepito in maniera diversa da soggetti diversi. Inoltre, la sensazione che ogni colore
produce in colui che lo guarda è ancora più aleatoria, nel
47
4.
senso che si possono ottenere varie sensazioni pur
di fronte a medesime combinazioni cromatiche. Difatti, se analizziamo il colore degli edifici distribuiti
fra il bacino del Mediterraneo e il mare del Nord scopriamo che c’è un graduale passaggio di predilezione per colori chiari, spesso acromatici nei paesi
caldi, per saturarsi quanto più si sale verso paesi dove
l’intensità luminosa è più bassa. Qui la popolazione
fa largo uso del colore. Il nord espone all’esterno il colore, mentre il sud lo introietta, forse perché abbellire
l’esterno implica un investimento economico.
Se fosse vera questa constatazione si avrebbe un sistema di lettura semplice, ma sicuramente errato. Tant’è
che in India, dove non si può dire che vi sia poca luce
o grande disponibilità economica, o nei paesi dell’America latina, le costruzioni sono coloratissime. Quindi, vi è una grande probabilità che il colore, perlomeno in architettura, nell’arte, nell’abbigliamento e in
qualche altro settore, dipenda fortemente dalla cultura dei luoghi, indipendentemente dalle condizioni
climatiche. Queste sicuramente influiscono sul carattere e sul comportamento degli abitanti, ma l’uso del
colore si è formato lungo un filo conduttore millenario, basato sulla cultura e le tradizioni dei luoghi.
Sono dell’opinione che nessuna civiltà contemporanea, riuscirà a cambiare definitivamente questa sorta
di dna cromatico che è inoculato nelle popolazioni.
Presso gli umani il colore è interpretabile e condiviso.
Il colore è un veicolo di messaggi. Andrebbe considerato come un segnale, prodotto dalla natura o dall’artificio, e indirizzato verso qualcuno capace di recepire e interpretare la colorazione. Quando la superficie
è colorata, fra l’osservatore e il suo sistema di decrittazione si instaura un processo di causa-effetto che può
essere di tipo individuale o condiviso. Ognuno di noi
si può creare un proprio codice di lettura dei messaggi cromatici. Questi dipendono dalle propensioni naturali, da fattori ereditari, e dalle esperienze condotte nell’ambiente in cui si è nati e cresciuti. Perché un
messaggio sia adeguatamente compreso è necessario
che più soggetti siano disposti a condividere il linguaggio. Pertanto l’interpretazione condivisa richiede una lingua comune mentre un’interpretazione
individuale può essere solipsistica. Un’interpretazione indotta, invece, proviene da un condizionamento
esterno. Non esiste una reale interpretazione solipsistica, poiché ognuno di noi è il risultato di condizionamenti biologici e ambientali. Si presume che
ogni membro delle società a capitalismo maturo abbia ricevuto un’istruzione di base, che appartenga ad
un gruppo sociale che condivide e impone ai propri
membri certe regole e conoscenze: culturali, sociali,
economiche, religiose ecc. Un soggetto di questo tipo
è stato istruito per capire e interpretare una serie di
messaggi il più possibile univocamente. Il condizionamento imposto da queste società obbliga a leggere
i segnali cromatici in un determinato modo (il nero è
5.
4. William Alsop, Colorium, Of fice Block di Dusseldor f, 2001.
La rigida par tizione del caldding, suddivisa in forme per fet tamente geometriche e regolari è fat ta saltare mediante
l’impiego di altre geometrie dai colori for temente saturi,
primari e complementari (escluso il viola), nonché da bianco,
nero e grigio. Foto A. Premier
5. Mario Bot ta, edificio in via Ciani, Lugano, 1985-90.
Questa opera, come molte altre del medesimo autore, conferisce
un’espressività cromatica basata sull’alternanza orizzontale
o ver ticale del mat tone di diverso colore. La listratura bicroma è
un’antica tecnica di finitura delle pareti esterne che si av vale
della suddivisione a fasce, solitamente, orizzontali di materiali
di colore diverso. Foto E. Cano
48
IL RUOLO DEL COLORE
simbolo del lutto, il vestito bianco della sposa immacolata, il rosso simboleggia l’amore ecc.). Gli edifici
tendono a loro volta a obbedire a determinate usanze, anche cromatiche, identificandosi con la cultura
locale. Le casette tirolesi sono decisamente diverse da
quelle bianche dei paesini greci o del sud spagnolo. A
sua volta ogni gruppo tende all’imitazione, riunendosi attorno a coloro che focalizzano i propri interessi su precisi ambiti ambientali, geografici, sociali, culturali. Ogni localismo distingue questa capacità di
lettura e integrazione in ogni territorio specifico.
La contemporaneità
Come viene oggi intesa, la massificazione è un’interpretazione del mondo interconnesso, dove le informazioni sono omologate e rese disponibili nell’intero
globo. Dal momento in cui la comunicazione planetaria è divenuta alla portata di tutti, o quasi, si è parallelamente resa necessaria una drastica semplificazione e l’adozione di un linguaggio comune, capace di
operare una socializzazione a un livello il più basso
possibile. È nata così una strana lingua, fatta di pochissimi vocaboli (globish=global english), che ha consentito comunicazioni di livello basico, essenzialmente pragmatico. In questa nuova lingua sono banditi i
pensieri complessi. Anche il fattore tempo è stato fortemente ridotto a causa della velocità di interconnessione, l’ipertachia rilevabile nei social network. Così la
comprensione lascia ampi margini di indeterminatezza. In questo tipo di società, dove il linguaggio è
povero e bisogna comunicare velocemente vi è un
solo modo di esprimersi: usando essenzialmente immagini. Si sta quindi vivendo in una sorta di nuovo
medio evo dove l’uso del colore che compare sugli
schermi, sulle pareti degli edifici e su ogni screen è
capace di trasmettere emozioni, diventando fondamentale e necessario.
L’architettura, dovendosi adeguare a queste nuove sfide, ha formalizzato nuove tipologie finalizzate a trasmettere immagini sulle sue pareti. Sono nati così i
media building, la media architettura, l’urban screen, la kinetic architecture, i video wall e così via. Pertanto il colore
ha assunto sempre più il ruolo di interfaccia fra il pensiero progettuale e la comunità che percepisce i segnali delle pareti esterne degli edifici. In un certo senso è
tornata a dare maggiore valore alla comunicazione sociale piuttosto che a quella privata. Le pareti delle architetture, quindi, sono diventate sempre più tecnologiche, dovendo trasmettere il senso di una società che
è in bilico fra tecnologie di punta, smart, che sfruttano
fenomeni elettrici, termici, luminosi, meccanici (pareti
elettrocromiche, foto cromiche, termo cromiche, dinamiche), e la necessità del rispetto per l’ambiente mediante la realizzazione di pareti verdi, in legno, in terra
cruda, da materiali di riciclo, rivestite di pannelli fotovoltaici e così via, secondo il paradigma green. In ogni
caso il colore è sempre testimone delle varie fazioni
che si fronteggiano a suon di soluzioni tecnologiche.
Tutto ciò sta comportando la nascita di nuove figure
di progettisti. L’architettura, trascinata in questa sfida della contemporaneità, sembra aver scelto la strada dell’inusuale, dell’eccezione fine a se stessa. Per
una volta ancora il colore, che riduce la fatica della
lettura, propone nuovi paesaggi, servendosi anche
del lighting, che viaggia in sintonia con il messaggio
più condiviso e comprensibile a livello planetario.
Il colore, di conseguenza, torna ad assumere il suo
ruolo determinante il cui messaggio permane immutato, seppure declinato in diversi modi. Non vi può
essere architettura senza colore.
* professore associato settore scientifico-disciplinare
iuav/Tecnologia dell’architettura.
Note
1. Vilém Flusser, La cultura dei media, Mondadori,
Milano 2004.
2. Rudolf Arnheim, Arte e percezione visiva, Feltrinelli, Milano
ed. 1984.
3. Daniele Donghi, Manuale dell’architetto, vol. I, parte II, cap. IV,
Lavori da decoratore e da tappezziere, Utet Torino 1925, p. 299.
4. Ludovico Quaroni, Progettare un edificio.
Otto lezioni di architettura, Mazzotta, Milano 1977.
Die Rolle von Farbe beim Bau
Es gibt keine Architektur ohne Farbe. Diese historische Gewissheit hat
in der heutigen Gesellschaft eine enorme Bedeutung gewonnen. Wir
leben in einer Welt, in der die Farbe für viele Branchen eine strategische Rolle spielt. Wie können sich Fachleute vor diesem Hintergrund
auf der Suche nach der besten Lösung im Dschungel der Farben zurechtfinden? Genauso wie Architekturprojekte immer komplexer werden
und Leistungen unterschiedlichster Experten erfordern, so ist auch die
Farbe ein Instrument, das nicht mehr ohne Vorbereitung nur nach
dem persönlichen Geschmack ausgewählt werden darf. Zu viele Wechselwirkungen hängen davon ab. Früher war die Farbe eine Schutzschicht an der Gebäudegrenze oder ein ästhetischer Faktor, heute hingegen bildet sie eine Schnittstelle zwischen Planer, Nutzer und
Gesellschaft. Da die Architektur ein Kunstwerk ist, das seine eigene
Zeit widerspiegeln soll, kann sie nicht auf die Auseinandersetzung mit
dem technologischen Fortschritt der flächendeckenden globalen Kommunikation verzichten, bei dem farbige Bildschirme eine wichtige Rolle spielen. Dank den von Lack- und Farbherstellern auf den Markt
gebrachten Produkten sind Gebäude heute farbenfroh gestaltet. Parallel dazu sind neue Ansätze zum Umgang mit Aussenwänden entstanden, die die Bauarten der Medienarchitektur, der urbanen Projektionsfläche, der kinetischen Architektur, der Videowand usw. formell
umsetzen. Es vollzieht sich also ein Übergang von der Farbe sichtbarer, mehr oder weniger traditioneller Materialien, die dann mit Farbschichten verkleidet werden, hin zu Wänden, die sich durch elektrische
und mechanische Signale oder Lichtsignale usw. verändern. Die
früher eher statische Farbe ist nun zu einem dynamischen, instabilen, veränderbaren, sich entwickelnden Element geworden, das dem
Geist unserer Zeit entspricht.
49
IL RUOLO DEL COLORE
Katia Gasparini*
L’involucro contemporaneo
fra ricerca e sperimentazione
Colore, rivestimento, innovazione
Essere consapevoli del ruolo che il colore svolge nella
città e nel paesaggio più in generale significa prendere
coscienza della portata dello stesso e degli effetti percettivi nell’ambiente antropizzato e sull’uomo. Sono
molti gli elementi che compongono la fisionomia urbana, statici e mobili. La mobilità e la velocità, simboli del terzo millennio, identificano le città contemporanee e la loro fruibilità. Per questo la percezione
dell’ambiente circostante si fa sempre più fugace e
caratterizzata dall’istantaneità, teorizzata nell’ultimo
quarto del secolo scorso1 da esimi sociologi, urbanisti
e mass mediologi come Virilio, Foucault, De Kerchove
o architetti come Tschumi, Ito ecc. Le città oggi sono
percorse da mezzi di trasporto veloci dai quali a malapena si percepisce l’ambiente circostante se non per
macchie di colore: tanto più sature e compatte sono e
tanto più sono percepibili nell’istante in cui appaiono.
Per questo le superfici degli edifici sono sempre più
tappezzate da poster e pubblicità a tinte forti, immagini d’impatto, insegne luminose sempre più estese e display interattivi. Molti architetti contemporanei, consapevoli di questa evoluzione in atto, trasferiscono gli
input derivanti dall’osservazione della contemporaneità sulla superficie architettonica, che diventa luogo di
sperimentazione e interazione architettura-ambienteutente. Interazione che si realizza attraverso la pelle
degli edifici e quindi con l’uso del colore, della luce,
dei materiali naturali e artificiali utilizzati come nuovi
sistemi di comunicazione in superficie. Ognuno di
questi architetti emerge per le peculiarità cromatiche
del progetto, come per esempio Sauerbruch Hutton,
conosciuti e riconoscibili per le superfici policromatiche che caratterizzano i loro progetti. Oppure Jean
Nouvel, che grazie a una conoscenza approfondita delle tecnologie e delle potenzialità dei materiali riesce a
ottenere effetti cromatici dematerializzati sulle superfici architettoniche, integrando la costruzione con il
profilo urbano e rispecchiando in pieno le finalità del
progetto. In tutto questo si inseriscono i progetti dello
studio svizzero Herzog&De Meuron, architetti che riescono sapientemente a integrare queste sperimentazioni, le esigenze della committenza e l’identità dei
luoghi attraverso un uso innovativo di tecnologie e materiali tradizionali. Tema centrale in tutti i loro progetti è l’involucro degli edifici, sul quale sperimentano
nuovi approcci progettali e tecnologici utilizzando indifferentemente materiali e tecnologie tradizionali e
innovativi, ma giocando sulla percezione e visibilità delle superfici rispetto il contesto urbano e paesaggistico.
Il colore delle superfici contemporanee non rispecchia più la tecnica costruttiva del manufatto o la natu-
ra del materiale utilizzato, ma lo cela dietro una pelle
di rivestimento caratterizzata da colori artificiali, spesso derivanti dai materiali di ultima generazione, nanostrutturati o dagli smart materials. Le superfici architettoniche contemporanee si caratterizzano per la
visibilità e luminosità fornite dai rivestimenti verniciati con colori saturi (in genere colori primari e complementari), colori cangianti o dicroici, oppure da superfici riflettenti realizzate in acciaio inox. Questo solo a
titolo di esempio. L’evoluzione dell’involucro dell’ultimo decennio è riscontrabile nei rivestimenti luminosi
e digitali, schermi digitali interattivi o proiezioni architetturali (mapping) che realizzano variazioni cromatiche temporanee sulla superficie dell’edificio e
interagiscono percettivamente con la texture originaria del rivestimento. In questo caso si tratta dei colori
tipici delle sorgenti luminose: rosso, verde, blu e bianco (rgb: Red, Green, Blue). In altre situazioni i rivestimenti architettonici giocano con la dinamicità dei
componenti: attraverso l’utilizzo di sistemi cinetici e
materiali artificiali riescono a variare la conformazione superficiale del rivestimento e il suo colore ruotando ogni singolo componente.2
Materiali colorati e materiali da colorare
Nel percorso creativo e progettuale degli architetti
contemporanei è possibile riconoscere almeno tre diversi approcci al progetto dell’involucro architettonico: uno più materico, uno più evanescente e smaterializzato, e un terzo di tipo prettamente sperimentale
afferibile al campo interattivo e digitale. Si tratta
di diversi modi di utilizzare i materiali e le tecnologie,
lavorando sulla texture della superficie architettonica
e sulla percezione dell’architettura rispetto l’ambiente
in cui è inserita e con il quale dialoga.
I materiali utilizzati sono di tipo tradizionale, innovativo e smart. Si tratta di materiali colorati come: vernici
e smalti, o pigmenti e inchiostri. Oppure sono materiali da colorare che fungono da supporto al colore fornito
da quest’ultimi. Ovvero: pellicole adesive, la ceramica
in tutte le sue declinazioni, il vetro, i materiali compositi e ricomposti, i metalli, il legno, il calcestruzzo. L’elenco potrebbe continuare e allo stesso tempo essere
più dettagliato per ogni materiale elencato.
Le vernici, per esempio. Alle vernici di tipo ecologico,
a base acqua, si affiancano ora le vernici smart che
conferiscono alle superfici effetti cangianti, tecnicamente «dicroici», già largamente diffuse dai tempi del
rivestimento in vetro dicroico dei Magazzini Selfridges di UnStudio (Fig. 1). Le vernici sono applicabili ai
più diversi supporti, dall’intonaco al pannello metalli-
50
1.
co, al legno al calcestruzzo o ai tessuti spalmati (pvc).
Quest’ultimi possono quindi essere classificati come
supporti o materiali da colorare.
Interessanti appaiono le ultime sperimentazioni con
le vernici a litrosphere, luminescenti. Queste vernici sembrano essere non tossiche e a basso costo. Litrosphere, così è chiamata la sostanza, non subisce variazioni al calore e può essere stampata, iniettata o dipinta su qualsiasi superficie, rendendo l’equivalente di
una lampadina a incandescenza da 20 W. La società
che ha inventato il materiale, mpk Co, prevede una
prima applicazione su larga scala nel settore della sicurezza. In questo momento il costo di questa luce su
una superficie di plastica di 20×30 cm circa con uno
spessore di 1,25 cm è di circa 0.35 centesimi di dollaro.3 Non si esclude quindi una prossima applicazione
sulle superfici di alcuni manufatti.
Gli inchiostri sono in genere utilizzati per la stampa sulle pellicole adesive, sui teli pubblicitari dei ponteggi,
per la stampa a getto direttamente sulle superfici murarie o vetrate. In questo caso è stato coniato il termine di tatoowall o affresco digitale. L’affresco digitale è
una tecnica di decorazione delle superfici che utilizza
l’inchiostro su diversi tipi di supporto: muro intonacato, calcestruzzo a vista, mattoni faccia-vista fino a una
scabrosità di 7-8 mm. Le superfici possono essere indifferentemente piane o curve ed eventuali ritocchi
possono essere fatti a mano con colori acrilici. La tecnica di applicazione è inodore perché sono utilizzati
materiali a base d’acqua. Sulla superficie da decorare
(verticale o orizzontale) viene steso un aggrappante e
dopo 30 minuti si può procedere all’applicazione della decorazione. Una decorazione di circa 20 metri
quadri può essere definita in 8 ore di lavoro.4
Per la stampa digitale su supporti a base polimerica
(pvc) si usano inchiostri a base solvente perché aderiscono meglio al supporto. Così in molti casi si evita il
processo di laminazione. Infine esistono gli inchiostri
uv, più economici dei solventi perché le radiazioni uv
polimerizzano quasi subito il film d’inchiostro o di
vernice e lo asciugano completamente. L’uso di questi
inchiostri e vernici risponde anche ad esigenze di sostenibilità ambientale perché elimina l’uso di solventi
considerati dannosi (che contengono voc) per l’ambiente e per la salute. La realizzazione dell’immagine
che sarà stampata è un progetto di advertising fatto
con programmi di grafica e impostato per la stampa
secondo parametri di colore in quadricromia (cmyk:
Cyan, Magenta, Yellow, Black). Sono i colori dei quattro inchiostri usati in tipografia e nelle stampanti a
colori.5
Fra i materiali da colorare, le pellicole adesive hanno conosciuto una discreta diffusione in origine per le vetrine
dei negozi e oggi per le carrozzerie delle auto. In realtà la loro potenzialità creativa e i requisiti schermanti
le rendono ampiamente utilizzabili anche sulle superfici vetrate dei grandi edifici. Si tratta di pellicole colorate, microforate per consentire comunque il passaggio della luce verso gli ambienti confinati.
2.
1. UnStudio, Modello del rivestimento dei Magazzini Selfridges,
esposto alla Media Architecture Biennale di Vienna, 2010.
Foto K. Gasparini
2. D. Perrault, Town hall, Innsbruck, det taglio della facciata
in vetro serigrafato del vano scala. Foto K. Gasparini
Le immagini sulle pellicole, come per i teli dei ponteggi sono realizzate con una vernice applicata con i metodi di stampa digitale e i relativi inchiostri.
Oggi le pellicole sono utilizzate sulle superfici vetrate
in vece della serigrafia, quando non si procede con il
metodo di stampa serigrafica per grandi formati. Attualmente i metodi di stampa digitale sono entrati
prepotentemente in architettura, bypassando e sostituendo i tradizionali smalti ceramici con gli inchiostri.
La stampa digitale su vetro è una tecnologia avanzata
che permette di stampare su lastre di vetro, immagini,
foto, disegni e scritte ricevute tramite un supporto digitale, il tutto senza l’utilizzo dei consueti strumenti di
riproduzione e di decorazione come i telai serigrafici
o i rulli di stampa. Si tratta di una stampa ad alta definizione, in esacromia. Questa tipologia di stampa permette di utilizzare contemporaneamente, in un’unica
applicazione, fino a 6 colori permettendo, quindi, di
avere moltissime combinazioni di colori e sfumature.6
Un esempio interessante di involucro serigrafato è nel
progetto di Dominique Perrault in Austria a Innsbruck,
la Town hall, Anichstrasse, Lichtblick Café (Fig. 2), in
cui la superficie in vetro del vano scala è stata decorata
con una grafica in toni di grigio a effetto tridimensionale.7 Le pellicole, adesive o serigrafiche, possono essere quindi applicate su diversi supporti: pannelli in
vetro, policarbonato, metallo ecc.
51
IL RUOLO DEL COLORE
La ceramica, storicamente conosciuta per le sue potenzialità cromatiche, oggi non è più utilizzata solo come
mero rivestimento di facciata, su pareti intonacate. In
genere i componenti ceramici oggi utilizzati per realizzare involucri di padiglioni espositivi o facciate di
edifici sono molto colorati, si tratta di moduli tridimensionali personalizzati in ceramica smaltata. La
ceramica diventa quindi elemento di progetto e utilizzata in componenti tridimensionali che conferiscono
espressività e dinamicità all’involucro. Sauerbruch
Hutton realizzano involucri colorati attraverso uno
studio approfondito delle cromie e utilizzando materiali come ceramica, vetro colorato o rivestito. Nel progetto del Museo Brandhorst a Monaco di Baviera8
hanno realizzato un rivestimento ceramico decorativo
con un sistema di involucro del tipo over-cladding,
suddiviso in layer diversi per tipo di materiale e studio
cromatico. Il layer più esterno, il rivestimento, è formato da 36.000 listelli di ceramica colorati sui tre lati,
con una notevole durabilità rispetto la diminuzione
progressiva della saturazione cromatica. Si tratta di listelli cavi, disposti verticalmente (4x4x110 cm), ancorate internamente al secondo layer che consiste in una
lastra metallica perforata con effetto fonoassorbente e
colorata a due colori realizzando un effetto percettivamente cinetico della superficie architettonica grazie
alla sovrapposizione dei listelli ceramici. Sono stai utilizzati 23 colori diversi per dipingere i listelli, raggruppati in modo da comporre diverse campiture che, a
loro volta, grazie all’accurato assemblaggio di toni,
creano le tre superfici cromatiche che definiscono le
facciate (Fig. 3).
Anche il calcestruzzo, utilizzato da Le Corbusier a Tadao Andao in versione «béton brut» ha riscoperto le
sue potenzialità cromatiche nei progetti di Herzog &
de Meuron e nelle sperimentazioni smart di ultima
generazione. È noto il colore Blue Klein con cui è
stato verniciato lo spritz beton dell’involucro del Forum de la Cultura di Barcellona del 2004. Il blocco
monomaterico sospeso è rivestito da calcestruzzo
spruzzato su un supporto a telaio e rete d’acciaio (Fig.
4). Tale superficie presenta delle brecce, delle fessure
profonde e dei falsi tagli che sono superfici specchiate. Diametralmente opposto negli effetti e nei risultati
è il rivestimento della parte inferiore in acciaio inox
martellinato e goffrato, posato con l’obiettivo di illuminare la parte inferiore attraverso i molteplici effetti
di luce riflessa sulle superfici a specchio.
Sono invece misconosciute ai più le sperimentazioni
per il cemento termocromico che conferiscono una
texture superficiale al rivestimento cementizio di tipo
temporaneo e reversibile: si tratta del Solid Poetry,
che rivela la sua vera natura da bagnato. La superficie
del cemento viene trattata con inchiostri termocromici stampati per serigrafia. Il disegno appare progressivamente solo quando il cemento viene bagnato con
acqua o con vapore ed è il risultato di una reazione
reversibile, per cui scompare appena il cemento asciuga. Le applicazioni, oltre che per le pavimentazioni,
3.
4.
3. Sauerbruch Hut ton, Museo Brandhorst, Monaco di Baviera,
det taglio sulla stratigrafia dell’involucro. Foto A. Premier
4. Herzog & de Meuron, Forum de La Cultura, Barcellona,
det taglio della stratigrafia dell’involucro. Foto K. Gasparini
riguardano le superfici verticali degli ambienti esterni
come giardini e spazi pubblici.9 Fino alle installazioni
con il cemento traslucente,10 una scoperta dei primi anni
2000. Il prodotto, denominato LiTraCon – Lighting
Transmitting Concrete, è costituito dal 96% di calcestruzzo e il 4% di vetro nella forma di fibre ottiche silicee inserite a strati. Le caratteristiche del calcestruzzo
restano pressoché invariate. Il prodotto si presenta sul
mercato in blocchi prefabbricati di diverse dimensioni, montato su teli in acciaio. I pannelli trasmettono
luce se retroilluminati (luce naturale o artificiale).
Come anticipato, quindi, le sperimentazioni e le innovazioni sono innumerevoli e in una fase costante di
work-in-progress, dove la tecnologia chimica, meccanica e elettronica confluiscono nell’ambito edilizio
sconvolgendone le tecniche costruttive e i risultati.
Superfici di luce e colore
L’evoluzione dell’architettura verso una comunicazione più diretta è frutto della confluenza di più fattori
di ordine sociale, culturale e, soprattutto, tecnico avvenuta in epoca ottocentesca. Dai cartelloni pubblicitari cartacei, ovvero dalla cultura tipografica, si passa
nell’arco di qualche decennio alla cultura elettronica,
dopo la scoperta delle sorgenti di luce e la diffusione
52
IL RUOLO DEL COLORE
delle insegne luminose. L’integrazione dei due sistemi
ha condotto in breve tempo alla comunicazione digitale. Fra le tecnologie del colore per l’involucro contemporaneo digitale si possono inserire le tecnologie
elettriche ed elettroniche e le tecnologie digitali. L’utilizzo di tecnologie di provenienza diversa rispetto al
settore edificatorio ha condotto alla realizzazione di
involucri architettonici dinamici dal punto di vista
percettivo e fisico, che realizzano attraverso il movimento dei componenti o la loro sovrapposizione, giochi di colore e luce interagendo con l’ambiente e con
l’utente. Si tratta, in questo caso di media architecture,
media façade e urban screen. Le facciate in questo caso
sono costruite con componenti realizzati da materiali
diversi, di tipo tradizionale o innovativo o luminoso: acciaio, vetro, plastica, legno o sorgenti di luce come i led.
Le facciate realizzate con le nuove tecnologie possono
essere classificate, a seconda della tecnologia utilizzata in: facciate meccaniche, facciate liquide, facciate
luminose, facciate elettroniche. In questa ultima categoria sono annoverabili le facciate digitali, i conosciuti
schermi urbani per la proiezione di immagini ad alta
definizione. Questo tipo di facciate necessiterebbe di
una trattazione specifica, rispetto lo spazio qui disponibile, ma sono comunque degne di citazione perché
per caratteristiche intrinseche ricadono nella categoria delle facciate colorate. È il colore che interagisce
con la luce e con le fonti energetiche, i colori prima
citati del Red-Green-Blue che consentono di realizzare facciate a alta o bassa definizione, secondo la dimensione dei pixel, facciate mono o policromatiche,
facciate specchianti e riflettenti, tridimensionali o
evanescenti e liquide come quelle del Digital Water
Pavillion di Saragozza.
Conclusioni
In conclusione, possiamo affermare che il colore
nell’architettura contemporanea ha subito un’evoluzione esponenziale in termini percettivi, proporzionale all’innovazione tecnologica applicata alle superfici
architettoniche. Il colore dell’architettura contemporanea è cangiante, saturo, optical, riflettente, e così
via. Rispecchia i nuovi materiali di rivestimento derivanti dalle ricerche più avanzate. In questa sede è stato approcciato il tema del colore artificiale,11 quello
derivante da una serie di modificazioni artificiali che
ne hanno fisicamente mutato la colorazione superficiale, oppure mediante una fonte luminosa artificiale
integrata al pacchetto involucro. Come è intuibile, il
tema colore richiede un approccio approfondito e
integrato a studi non solo di tipo tecnologico, ma
ambientali, sperimentali e psicologici, perché un
corretto approccio al progetto colore influisce sulla definizione dei requisiti ambientali afferibili al benessere, sicurezza, salubrità, fruibilità dei luoghi aperti o confinati.
* docente di Tecnologia dell’Architettura
al Politecnico di Milano.
Note
1. K. Gasparini, Design in superficie, FrancoAngeli, Milano
2009; K. Gasparini, Schermi urbani, Wolters Kluwer, Milano
2012; P. Zennaro, Architettura senza, Franco Angeli, Milano
2009.
2. Cfr: K. Gasparini, Schermi Urbani, Wolters Kluwer, Milano
2012.
3. www.genitronsviluppo.com/2007/12/13/litroenergy-elitrosphere-luce-e-risparmio-energetico-per-12-anni
4. www.tatoowall.it
5. K. Gasparini, Colour and lighting technologies for media facade
in Color & Light in Architecture. Conference Proceedings, a cura
di P. Zennaro, Knemesi, Verona 2010.
6. www.vismaravetro.it
7. Progettisti: Dominique Perrault Architecte e rpm
Architekten (Town Hall), Dominique Perrault Architecte
e Rolf Reichert (Anichstrasse). Artisti: Daniel Buren, Peter
Kolger, Prof. Heinz Gappmayr, Isa Gensken (Town Hall).
Progetto: 1997-2005. Fonte: http://www.archinfo.it
8. Cfr: C. Gregoris Sauerbruch&Hutton, the colour’s technology,
in Chromoland. Architectural Color and Light Design, a cura
di P. Zennaro, Knemesi, Verona 2012.
9. Solid Poetry: il cemento termocromico,
in http://www.prog-res.it/blog/2012/04/solid-poetry-ilcemento-termocromico
10. K. Gasparini, Sperimentaioni e nuove applicazioni delle fibre
ottiche nel design e nell’architettura, in Schermi urbani,
Wolters Kluwer, Milano 2012, pp. 199-202
11. Si consiglia la lettura della classificazione impostata da
P. Zennaro in Il colore delle superfici, in Superficie. Percezione
e realizzazione delle superfici architettoniche contemporanee,
a cura di A. Premier, Knemesi, Verona 2012.
Farbe, Verkleidung, Innovation
Das heutige Konzept der Hülle in der Architektur geht über den modernen Begriff eines «praktischen oder funktionalen Elements zur Abdeckung und zum Schutz einer Oberfläche» (Wörterbuch Devoto Oli unter dem Begriff «Hülle») hinaus und versteht darunter das gesamte,
in Funktionsschichten gegliederte äussere Abschlusssystem. Aus diesem
Grund spielt die Verkleidung, das heisst die letzte Schicht der Hülle,
die Wechselwirkungen mit dem Umfeld eingeht, die Architektur beschreibt und die Anforderungen an die Umweltqualität definiert, vor
dem Hintergrund der Farbe, der Wahrnehmung und der Sichtbarkeit
des Bauwerks eine wichtige Rolle für Planung und Technik. Die Farbe
zeitgenössischer Oberflächen ist nicht mehr Ausdruck der Bautechnik
des Gebäudes, sondern verbirgt diese hinter einer Verkleidung mit
künstlichen Farben aus modernsten Materialien mit Nanostruktur sowie intelligenten Werkstoffen. Die heutigen architektonischen Oberflächen zeichnen sich aus durch Sichtbarkeit und Leuchtkraft der
Verkleidungen mit satten und dichroitischen Farben oder durch reflektierende und entmaterialisierte Oberflächen. Die Weiterentwicklung
im vergangenen Jahrzehnt wurde insbesondere durch Leuchtverkleidungen wie urbane Wände und architektonische Projektionsflächen
(Mapping) geprägt, die temporäre chromatische Veränderungen auf
der Oberfläche des Gebäudes hervorrufen und auf der Wahrnehmungsebene mit der Textur der Verkleidung interagieren. In anderen Situationen spielen die architektonischen Verkleidungen mit der Dynamik
der Komponenten. Durch die Verwendung von kinetischen Systemen
und künstlichen Materialien wird die Oberflächengestaltung der Verkleidung und ihre Farbe durch die Rotation jeder einzelnen Komponente verändert.
53
IL RUOLO DEL COLORE
Atelier niv-o
foto Thomas Jantscher
La rinascita di un quartiere
Il nuovo Rôtillon a Losanna
Realizzazione 2003 - 2013
Più di ottant’anni dopo la demolizione «igienista» del
vecchio quartiere dei mulini e delle concerie della
valle del Flon, inizia nel 1994, nel centro di Losanna,
la ricostruzione di questa area urbana ancora non
sfruttata. In seguito a vari tentativi di «tabula rasa», a
partire dalla metà degli anni Trenta, come ad esempio il mercato coperto di Jacques Favarger nel 1939 o
i tre edifici-torre di Pierre Bonnard nel 1957, il servizio di urbanistica della Città di Losanna propone un
piano parziale di destinazione delle aree basato
sull’appezzamento storico. Definisce lo spazio pubblico e permette l’assemblaggio di «pezzi di architettura» nello spirito del Collage City di Colin Rowe. Il risultato è un insieme a scale differenziate e soprattutto
un’urbanizzazione opposta ai tentativi attuali di densificazione come il Selve-Areal a Thun o la Greencity
a Zürich-Manegg. L’interazione tra gli spazi interni
ed esterni, i salti di scala e le relazioni visive incrociate, conferiscono, tanto agli spazi pubblici quanto agli
spazi privati, una sensazione di densità urbana. La
vista di «oggetti urbani di referenza» quali una cattedrale, il ponte della metropolitana o la torre Métropol
permettono di orientare e generano una sensazione
di urbanità nello spirito di Camillo Sitte e dei «Sinnfelder» del filosofo Markus Gabriel in Warum es die
Welt nicht gibt (Ullsteinverlag, 2013).
Vicoli, piazze, passaggi e passerelle collegano il nuovo
quartiere al tessuto urbano circostante. La nuova destinazione dei terreni, che comprende servizi, commerci e ristoranti, così come il piccolo parcheggio sotterraneo, genera movimento, scambi e vita urbana.
Isolato B (2011-2013)
Varie parcelle medioevali, seguendo il fianco del colle dato dalla geometria del corso d’acqua, sono riunite per formare un isolato. L’ingombro predefinito si
ispira alla volumetria dell’allineamento storico delle
case. Inoltre, il volume è attraversato a mezz’altezza
da un passaggio pubblico collegato tramite passerelle. L’irregolarità è il dato di fatto.
La costruzione dell’isolato include tre entità funzionali connesse e indipendenti: un edificio di uffici allungato, una casa di abitazioni elevata e una piccola
villa urbana di tre piani.
Gli appartamenti sono traversanti da nord a sud e si
aprono su vari lati. Le relazioni visive urbane sono varie e le condizioni d’illuminazione sono differenziate.
Le finestre di dimensioni generose compensano l’orizzonte nascosto. Delle aperture, grandi quanto
delle vetrine, prolungano gli spazi di vita verso l’e-
sterno ma lasciano apparire la vita privata dalla strada «… si vedono delle luci in alto, un soffitto, un’ombra, alcuni oggetti» (Colin Rowe, Fred Koetter, Collage
City, The Mit Press, Cambridge 1984, p. 94).
La volumetria complessa del nuovo edificio è stata tematizzata tramite la disposizione di aperture irregolari e la sequenza di colori complementari. In questo
luogo ombreggiato e minerale nel fondo della valle, il
ricorso al colore era evidentemente necessario. In collaborazione con l’esperto Claude Augsburger, è stata
definita e declinata una gamma di colori che segue la
logica ad incastro del volume costruito. La disposizione di questi colori rinforza la volumetria attraverso
l’effetto cromatico e genera l’atmosfera particolare
del nuovo quartiere. Questo insieme interconnesso
trova il suo equilibrio e la scala giusta, in particolare
grazie alla colorazione e le grandi aperture.
îlot B
îlot C
îlot B'
îlot A
L’ ÎLOT B’ DEL NUOVO RÔTILLON A LOSANNA
Committente Fontatrez SA ; Losanna | Architettura Ivo Frei, atelier
niv-o SA ; Losanna | Collaboratore L. Cohen | Ingegneria civile Küng
& associés SA ; Losanna | Geotecnica Karakas & Français SA ; Losanna | Ingegneria rv Chammartin & Spycher SA ; Losanna | Ingegneria
sanitaria CCTB SA ; La Noville | Ingegneria elettrotecnica mab sa;
Morges | Acustica ecoacoustique; Losanna | Colorista Claude
Augsburger; Losanna | Traduzioni Francesco Zanchi; Mendrisio | Fotografia Thomas Jantscher; Colombier | Date progetto 2008-2010, realizzazione 2010-2013
IL RUOLO DEL COLORE
Pianta livello 6
Pianta livello 5
Pianta livello 4
Pianta livello 3
Pianta livello 2
Pianta livello 1
01
5
10
sf=+9.80
(=494.30)
sf=+8.225
(=492.725)
sf=+7.00
(=491.50)
sf=+5.425
(=489.925)
sf=+3.50
(=488.00)
sf=+1.925
(=486.425)
486.30
485.65
Pianta livello 0
Sezione
484.50
sf=±0.00
(=484.50)
482.925
sf=-1.575
(=482.925)
481.525
sf=-2.975
(=481.525)
IL RUOLO DEL COLORE
57
IL RUOLO DEL COLORE
58
IL RUOLO DEL COLORE
Testo e disegni Atelier niv-o
59
IL RUOLO DEL COLORE
Richter Dahl Rocha
& Associés
Alloggi per studenti
Quartiere nord del Politecnico di Losanna
L’edificio Chromoscope fa parte di un nuovo quartiere
sviluppato a nord del campus dell’epfl. Oltre agli alloggi per studenti, lo stabile accoglie un centro commerciale, un albergo, servizi e ristoranti. Il complesso
ospita, inoltre, il nuovo centro convegni (SwissTech
Convention Center) destinato a eventi scientifici e accademici, nonché un parcheggio sotterraneo.
L’impatto della scala dell’edificio è attenuato da una
serie di articolazioni e di variazioni di altezze dei differenti volumi. Solo le ali principali dell’edificio raggiungono gli otto piani di altezza. Le facciate esterne,
rivestite da vetro serigrafato e dotate di persiane in
alluminio anodizzato, sono in dialogo con l’involucro del vicino centro congressi, mentre i vani colorati
delle finestre prefigurano l’ambiente festivo della
corte interna.
Gli appartamenti si dispongono lungo i ballatoi attorno alle corti interne. Degli atrii semi-privati conducono alle camere singole, dotate di bagni individuali.
Tutte le unità sono situate sul perimetro esterno e gli
spazi giorno si rivolgono verso l’interno sulle vie d’accesso. Al sesto livello gli alloggi si distribuiscono attorno alla corte nord, mentre i monolocali, situati nell’ala sud dell’edificio, sono disposti da entrambi i lati
del corridoio interno nord-sud che attraversa l’ala
principale dell’edificio. Per favorire l’interazione sociale tra gli studenti, diverse zone comuni si snodano
lungo questa strada interna. Questi luoghi, di singola
o di doppia altezza, sono chiusi da pannelli di vetro di
colori vivaci. Nei piani sottostanti, i locali commerciali e dei servizi si aprono direttamente sulla piazza
pubblica al secondo livello, mentre l’albergo si sviluppa attorno alla corte sud.
Le facciate interne dei ballatoi che costituiscono il
Chromoscope sono rivestite interamente da pannelli in
fibra di cemento singolarmente dipinti a mano dall’artista Catherine Bolle. Il suo intervento cerca di dare
un carattere distintivo e personale ai corridoi di accesso, concepiti come luoghi d’incontro in un’atmosfera al contempo intima e animata. I pannelli utilizzati sono dei prodotti standard disponibili in una
gamma di colori definiti. La possibilità di restringere
il campo del lavoro artistico a dei materiali di produzione in serie è una tematica ricorrente nella collaborazione dell’ufficio rdr con Catherine Bolle, e
questo progetto particolare ne è una chiara testimonianza. La luce che attraversa i pannelli di vetro colorato, posti a intervalli regolari, produce una varietà
mutevole di effetti luminosi policromi, portando vitalità al cuore dell’edificio.
Foto Fernando Guerra
60
IL RUOLO DEL COLORE
Foto Fernando Guerra
ALLOGGI PER STUDENTI, QUARTIERE NORD EPFL, LES BLÉ VALL AIRES, ECUBLENS
Investitori Credit Suisse Real Estate Fund Hospitality, Credit Suisse Real Estate Fund
Living Plus | Committente EPFL , MEG Ecublens CCR | Architetti Richter Dahl Rocha & Associés; Losanna | Collaboratori J. Richter, I. Dahl Rocha, K. Ross, A. Wintsch, P. Papaux,
N. Adrien, H. Dahl Rocha, M. Petruzzi, A. Barc, M. Mouzo, P. Rossier, M. Branco, M. Sousa,
M. Losana Vela, B. Kansu, C. Gachnang, M. Monti, S. Monney, M. Gribi, L. Berset, P. Marmillod, M. Mouzo, M. Trobisch | Architettura d’interni RDR Design SA ; Losanna | Collaboratori J. Richter, I. Dahl Rocha, C. Dell’Ariccia, A. Baillie, R. Erb, A. Juanbetz, M. Turin |
Impresa generale HRS Real Estate SA ; St-Sulpice | Ingegneri civili Ingeni SA ; Losanna,
Daniel Willi SA ; Montreux | Ingegnere geotecnico Karakas & Français SA ; Losanna | Ingegneri rv RG Riedweg et Gendre SA ; Carouge | Ingegnere sanitario Duchein SA ; Villars-surGlâne | Ingegnere elettricista Betelec SA ; Villars-Ste-Croix | Ingegnere sicurezza Hautle
Anderegg + Partner SA ; Berna | Consulenti facciata BCS SA ; Neuchâtel | Realizzazione
facciata Hevron SA ; Courtételle JU | Consulenti acustica AAB J- Stryjenski et H. Monti
SA; Carouge | Scenografia Scéno Plus; Montréal, SonicDesign Distribution Sàrl; Savigny
| Concezione sistemazione esterna L’Atelier du Paysage Jean-Yves Le Baron Sàrl; Losanna | Artista Chromoscope Catherine Bolle; Losanna | Realizzazione Chromoscope
Eternit; Niederurnen | Fotografia Yves André; Losanna, Olivier Christinat (modello); Losanna, Fernando Guerra; Lisbona | Traduzione Francesco Zanchi; Mendrisio | Date progetto di concorso 2006, realizzazione 2008-2013
61
Pianta ot tavo piano
Pianta sesto piano
0 5
Pianta quar to piano
62
25
50
IL RUOLO DEL COLORE
Sezione
Foto Fernando Guerra
Tipologia secondo la collocazione
Tipologia studio
63
Foto Yves André
Foto Yves André
Foto Yves André
Foto Yves André
IL RUOLO DEL COLORE
64
Foto Yves André
Modello e det tagli degli studi cromatici dei
prospet ti della cor te interna
Foto Yves André
Foto Michel Gribi
Foto modello Olivier Christinat
Foto S tudio
RDR
IL RUOLO DEL COLORE
Testo e disegni Richter Dahl Rocha & Associés
65
IL RUOLO DEL COLORE
Dominique Coulon
& Associés
testo Richard Scof fier
foto Eugeni Pons
Intensità luminose
Scuola Joséphine Baker, La Courneuve
Il complesso scolastico Joséphine-Baker, appena realizzato da Dominique Coulon a La Courneuve, ha la
capacità di inscriversi nel contesto difficile della Cité
des 4000, su un sito marcato dalla memoria dolorosa
della distruzione delle stecche di abitazione Ravel e
Présov. Riesce ugualmente a schiudersi al suo interno,
su un altro paesaggio, un altrove, un’utopia… (…).
Come se la carta venisse a tatuare il territorio. Il gruppo scolastico occupa una parcella trapezoidale definita dalla zona non aedificandi che corrisponde all’ubicazione di uno dei due edifici demoliti. Pur rispettando
il piano e le intenzioni di Bernard Paurd, Coulon sembra considerare questa cicatrice come supporto a un
atto di resilienza (…). Ritorna così, spontaneamente,
al suo lavoro sulle forme in torsione che ricerca di progetto in progetto. La proibizione di costruire volumi
chiusi sul rettangolo che taglia la propria parcella, con
i vincoli di densità e di altezza, gli hanno permesso di
rimettere in causa la separazione richiesta tra la scuola elementare e la scuola materna. In questo modo, la
sua proposta delinea un’organizzazione unitaria. Si
sviluppa con virtuosismo nelle tre dimensioni dello
spazio tra due poli collegati da un sistema di rampe.
Le aule della scuola materna sono rivolte a est, a sbalzo sopra l’entrata, e le aule della scuola elementare
occupano, a ovest, degli spazi aperti su dei giardini
interstiziali. Il cortile dei bambini più grandi s’immette nel blocco riservato a quelli più piccoli, che contiene il refettorio comune, mentre i campi sportivi sono
collocati sulla copertura dell’altro blocco, la cui funzione è di accogliere la biblioteca dei due stabili.
Nonostante la disposizione volumetrica, le sue pieghe
e i suoi ondeggiamenti, l’edificio si mostra come una
forma chiusa con poche aperture. Le aule della scuola
elementare si aprono generosamente solo sui giardini
laterali. Se, all’esterno, domina la verticalità per l’insistenza delle numerose rientranze che scandiscono le
facciate, è paradossalmente l’orizzonte che si afferma
non appena si entra. Come se un universo infinito si
aprisse all’interno di uno spazio rigorosamente delimitato, che accoglie un’eterotopia riservata ai bambini. Un luogo d’iniziazione dove gli alunni sono stacca-
Edificio esistente e dati di proget to
traccia = memoria = non aedificandi
ti dal mondo degli adulti, dove possano prendere la
distanza e lo slancio necessario, per potervisi immergere meglio in futuro. Inoltre sembra essere stata dedicata grande attenzione ai superamenti, alle soglie:
entrare in una scuola; togliersi la giacca e appenderla
al muro prima di attraversare la porta dell’aula per
sedersi davanti al maestro; uscire ridendo o urlando
sotto il porticato per la ricreazione. L’edificio opera in
questo modo, sin dall’ingresso, un raffinato doppio
movimento di avanzamento e di ritiro. Un dispositivo
che richiama le curve e le contro-curve della facciata
della chiesa di San Carlino alle quattro fontane di
Francesco Borromini. Abbozzando un gesto di protezione, il piano superiore sporge per accogliere i
bambini, mentre il piano terreno vetrato rientra e forma uno scavo che sdrammatizza la separazione dai
genitori. I corridoi si deformano e si dilatano davanti
alle porte delle aule e ricevono una quantità abbondante di luce naturale zenitale come se volessero definirsi come zone di decompressione prima dell’entrata in apnea negli spazi di lavoro. Infine, la tettoia
del portico si slancia ben oltre la rampa che sale verso
i terreni sportivi sul tetto. Questo gioco di compressione e dilatazione, che garantisce un’organicità a questa
costruzione in cemento, è accentuato dal colore
arancione. Il colore che ricopre la pavimentazione,
che talvolta deborda sui muri e i soffitti, rende incandescente ogni minimo raggio di sole che batte e ab-
SCUOL A JOSÉPHINE BAKER, L A COURNEUVE, FR ANCIA
Committente Città di La Courneuve | Architettura Dominique Coulon,
Olivier Nicollas, Dominique Coulon & Associés, Architectes; Strasburgo | Collaboratori S. Brebbia, B. Rocchi, A. Eloudyi, F. Haenel | Ingegneria stutturale Philippe Clement, Cécile Plumier, Frédéric Blanc,
Batiserf; Fontaine | Ingegneria meccanica Marc Damant, Annie
Pikard, BET Gilbert Jost; Strasburgo | Controllo costi E3 Economie;
Strasburgo | Paesaggista Bruno Kubler; Strasburgo | Traduzione
Francesco Zanchi; Mendrisio | Fotografia Eugeni Pons; Lloret (E), Olivier
Nicollas
luce naturale + pressione urbana
IL RUOLO DEL COLORE
braccia il tetto accessibile. Questo si offre in tale
modo come una mano aperta di fronte al blu complementare del cielo che si rivela nella sua onnipotenza.
Troppo spesso (…), le scuole sembrano pensate come
degli spazi per adulti ridotti alla scala dei bambini. Le
concatenazioni degli spazi di circolazione e delle sale
sono qui testimoni di un altro rapporto del corpo del
bambino con lo spazio: un rapporto maggiormente
corporeo non essendo ancora mediato dal linguaggio. Le aule, i corridoi e i cortili di ricreazione della
scuola si estendono e dislocano attorno a un corpo
che non può essere assegnato, un corpo in perpetua
trasformazione, un corpo di sensazioni pronto a commuoversi davanti a un raggio di sole e a percepire in
ogni variazione climatica mille opportunità ludiche.
L’utilizzo di prodotti naturali – come il linoleum per i
pavimento o il legno per le carpenterie – così come l’estrema attenzione verso i dettagli, contribuiscono a rendere quest’edificio un luogo quasi lussuoso, largamente
approvato, durante l’inaugurazione, da una popolazione di genitori e di allievi desiderosi di voltare pagina
sulle distruzioni e iscriversi risolutamente nel futuro.
67
IL RUOLO DEL COLORE
Pianta livello 2
Pianta livello 1
02
Pianta piano terra
68
10
20
Sezione
69
IL RUOLO DEL COLORE
70
IL RUOLO DEL COLORE
Foto Olivier Nicollas
L’arancione è un colore caldo che si associa molto
bene con il bianco. I muri arancioni dif fondono sulle
super fici bianche delle tonalità calde o generano
dei riflessi che variano in grado a seconda dell’intensità luminosa. In funzione delle condizioni atmosferiche
e del soleg giamento si possono percepire dif ferenti
tonalità. Il cor tile della scuola elementare situato al
piano superiore è carat terizzato da numerose super fici arancioni. Da questo spazio le viste proposte
inquadrano spesso il cielo blu o grigio, e l’arancione
si associa molto bene con questi colori.
Testo e disegni Dominique Coulon & Associés
71
IL RUOLO DEL COLORE
Elisabeth & Martin
Boesch
foto Mar tin Boesch
Un celeste medio-chiaro
Padiglione da giardino a Berneck
Il padiglione da giardino completa l’edificio esistente
destinato ad abitazione con falegnameria delimitando il giardino rispetto alla strada. Il piccolo fabbricato è costituito da una costruzione in legno posata su
una soletta in calcestruzzo. Il profilo del tetto nasconde la trave a graticcio sopra l’ampia apertura.
Sin dall’inizio il padiglione è stato concepito colorato. Altrettanto dicasi per il rivestimento con scandole
che dà sulla strada, anche se qui l’intensità del colore
è andata scemando nel corso del progetto, fino a diventare un delicato grigio chiaro che, con discrezione, lega in un tutt’uno il piccolo edificio e il chiaro
edificio principale. In un primo momento abbiamo
avuto l’intenzione di lasciare le scandole grezze e rovinate dalle intemperie, ma questo avrebbe isolato il
padiglione dandogli un aspetto rustico. A volte la luce
che si riflette sulla vernice a olio chiara della superficie irregolare delle scandole spaccate a mano conferisce al corpo di fabbrica un delicato bagliore argenteo.
Rispetto alle scandole ruvide, il fronte arretrato sul
giardino e l’intradosso della parte frontale del tetto
sono lisci. La pannellatura è verniciata in un celeste medio-chiaro, leggermente tendente al grigio,
e dall’esterno va all’interno, dove caratterizza pareti e
soffitto. Il celeste si somma secondo la posizione, ossia
se le pareti coincidenti con il tetto sono una, tre o
quattro, apparendo così più o meno intenso. Una tonalità che abbiamo elaborato per altri interni e di
cui conoscevamo l’effetto. I colori del giardino completano la composizione. Piccole irregolarità, quali le
pannellature perforate davanti ai caloriferi, un intarsio di lastre d’ardesia nel disegno di ghiaia del pavimento in calcestruzzo levigato, ma anche gli inserti
nel rivestimento in scandole o le scandole forate nella
parte frontale del tetto riprendono la tradizionale inclinazione per la decorazione.
Quando le porte a vetri scorrevoli incassate nelle pareti sono aperte, ci si ritrova seduti in giardino, ovvero all’aperto ma coperti da pareti e tetto. Se le porte
scorrevoli sono chiuse, l’ambiente diventa una vera e
propria stanza con un suo fulcro interno. Una tenda
consente molteplici variazioni.
72
IL RUOLO DEL COLORE
PADIGLIONE DA GIARDINO, OBERFELDSTR ASSE, BERNECK SG
Architettura Elisabeth & Martin Boesch; Zurigo | Collaboratore Nils
Krämer | Traduzioni Alexandra Geese; Bonn | Fotografia Martin Boesch |
Date 2006-2007
73
IL RUOLO DEL COLORE
0
1
5
Pianta
Sezione trasversale
Sezione longitudinale
Sezione trasversale sui ser vizi
74
IL RUOLO DEL COLORE
Testo e disegni Elisabeth & Mar tin Boesch
75
IL RUOLO DEL COLORE
Moro & Moro
foto Zoe Moro
Lamiere rosse e gialle
Due fabbricati residenziali a Locarno
L’insediamento residenziale in via Nessi integra la qualità urbana del quartiere San Jorio, area privilegiata
della città per l’assenza del traffico cittadino e il paesaggio dominato dal delta della Maggia e dalle montagne del Verbano.
Il progetto era iniziato con un solo edificio posto longitudinalmente a via G.G. Nessi, ma – dopo l’acquisizione della parcella adiacente – è stato inserito il secondo edificio articolato sulla perpendicolare, in
modo da circoscrivere il parco nell’agglomerato. Le
residenze si affacciano così sul prato alberato con le
terrazze, continue facendo coincidere l’orientamento
panoramico con la miglior insolazione a favore del recupero energetico passivo. Gli altri lati rivolti all’esterno sono traforati con aperture contenute chiudibili
con schermature scorrevoli, così da preservare l’intimità delle residenze verso l’edificazione circostante.
Le diverse tipologie abitative offrono uno spazio unitario equipaggiato con un nucleo centrale di servizi
igienici attorno a cui si struttura liberamente la zona
collettiva e individuale. All’esterno, l’edificio è rivestito con un involucro unitario di pannelli metallici traforati, che risponde alle diverse relazioni con l’esterno
– apertura, schermatura, chiusura, ventilazione –,
conferendo all’edificio un aspetto mobile e dinamico.
Il colore dell’involucro stacca il volume abitativo
dallo zoccolo in beton emergente dal suolo, sottolineando l’astrazione monolitica assunta nella sua
pienezza con le ante chiuse. La superficie tridimensionale derivata dall’ondulazione della stiratura delle lamiere produce degli effetti di luminosità
cangiante in dipendenza dell’insolazione facendo lievitare il prisma nei riflessi della luce radente.
La colorazione micacea nelle sfumature complementari rosso - giallo dei due blocchi viene accesa dai raggi solari, con intensità differenziata nell’arco giornaliero e stagionale, alludendo all’escursione cromatica
della fusione dei laminati dell’involucro metallico.
76
IL RUOLO DEL COLORE
INSEDIAMENTO RESIDENZIALE VIA G.G. NESSI A LOCARNO
Committente Immobiliare Mazzoleni Roberto SA ; Muralto | Architettura Moro & Moro; Locarno | Ingegneria civile Geocasa SA ; Muralto |
Ingegneria elettrotecnica Mondini SA Elettrigilà; Tegna | Ingegneria
RSV Gilardi Sandro; Giubiasco | Fisica della costruzione Ifec S A ;
Rivera, EcoControl SA ; Locarno | Fotografia Zoe Moro; Verscio | Date
progetto e realizzazione 2008 – 2014
77
IL RUOLO DEL COLORE
Pianta con appar tamenti da 4.5 locali
Pianta con appar tamenti da 2.5 locali
Sezione
0 2
Pianta piano terra
78
10
20
IL RUOLO DEL COLORE
Sezione di det taglio
79
IL RUOLO DEL COLORE
80
IL RUOLO DEL COLORE
Testo e disegni Moro & Moro
81
IL RUOLO DEL COLORE
Degelo Architekten
foto Ruedi Walti
Tende colorate
Residenza Bonifacius, Basilea
Nel quartiere Matthäus di epoca guglielmina, in uno
spazio vuoto tra due fabbricati, sorge la residenza Bonifacius (dal nome della persona cui è intitolata la
Amerbachstrasse, Bonifacius Amerbach) destinata ad
accogliere persone con disabilità intellettive. L’edificio, inserito in un complesso abitativo a blocco con
corte interna, si trova in una zona particolarmente
tranquilla di Basilea, non lontano dal centro. Oltre
all’integrazione della residenza nel contesto socioculturale della città, il requisito posto dalla committenza
era quello di avere un manufatto autonomo, moderno e perfettamente inserito nell’ambiente circostante.
Con la sua volumetria di clinker nero, contraddistinta dalle tende colorate delle aperture a nastro, il fabbricato di sei piani si pone come trait d’union tra i
due edifici bianchi vicini; non cerca di adattarsi né
all’uno né all’altro, ma si afferma come mediazione
tra i due. La sua colorazione e la modulazione orizzontale ne accentuano l’autonomia. Il fronte è interposto tra due pareti antincendio e, con la sua articolazione orizzontale regolare, rivela un edificio pubblico
accogliente; l’ingresso dorato lascia intuire un interno di pregio. La facciata principale è concepita come
una superficie verticale piana attraversata da una serie di finestre orizzontali mentre il prospetto posteriore si affaccia verso il giardino con le finestre a nastro rientrate.
L’organizzazione della planimetria interna appare
strutturata con chiarezza e luminosità. La scala centrale è l’unica costruzione portante oltre alle pareti
antincendio. Il flusso di movimento circolare intorno
al nucleo centrale su tutti i piani e il collegamento
verticale consentono di orientarsi facilmente. Lo scopo di questa soluzione compositiva è quello di consentire ai residenti massima libertà di movimento, e
quindi indipendenza, pur dovendo mettere in conto
dei rischi calcolabili. Il risultato di un’esigenza programmatica come quella di progettare un’architettura facilmente riconoscibile e priva di ogni barriera
architettonica, appare più determinante che mai nel
caso di un pensionato per disabili.
Il pianterreno è utilizzato per la comunicazione con
il mondo esterno. In un anello intorno al nucleo centrale si trova lo spazio di ritrovo con una grande cucina. Funzionari della municipalità di Basilea sono accolti qui per incontri in cui scambiarsi opinioni e
idee. Gli abitanti della residenza Bonifacius convivono in strutture di stampo familiare articolate in tre
piccoli gruppi abitativi ai piani superiori. Tutte le camere da letto private sono disposte nei quattro angoli
esterni mentre il resto è adibito a spazio comune. La
libera circolazione attraverso soggiorno e corridoio è
il principio portante di questo schema abitativo. In
due casi gli alloggi sono distribuiti su due piani con
una scala che conduce al livello superiore in modo da
favorire la comunicazione e l’interazione. La parete
della scala presenta delle divertenti aperture disposte
in modo quasi casuale.
La definizione essenziale degli ambienti con una varietà ridotta di materiali e colori favorisce la creazione dell’identità personale. Le pareti bianche e i caldi
toni del giallo, usati per il pavimento in grès porcellanato e il parquet di quercia nelle singole stanze, permettono agli utenti sufficiente libertà nella scelta degli arredi. Il corrimano antracite che si snoda intorno
al nucleo si riconosce facilmente grazie ai toni sobri
delle pareti. In aperto contrasto con i delicati colori
naturali dei locali principali e delle camere, le stanze
da bagno sono rivestite con piastrelle grigio-blu e le
tende sono allegre e colorate, diverse in ogni camera.
I colori aiutano i residenti a riconoscere e distinguere
i locali. Il parapetto della scala di accesso principale
in un energico verde maggio ricorda la sua funzione
di accesso verticale, sebbene sia inteso soprattutto
come scultura artistica. La comprensione delle singole parti, nonché la loro sovrapposizione nei punti ottimali, genera un insieme afferrabile e integrato attraverso un’ingegnosa trasparenza delle relazioni. La
casa non può fornire risposte definitive e vincolanti.
Piuttosto, è accentuato il suo carattere sperimentale
che lascia desumere il successo dell’edificio.
82
IL RUOLO DEL COLORE
RESIDENZ A BONIFACIUS, AMERBACHSTR ASSE 37,
BASILE A
C ommit tente A bilia; B asilea | A r c hite t tur a D egelo A rchitekten; Basilea | Ingegneria Schwartz Consulting; Zugo | Direzione lavori Itten+Brechbühl; Basilea | Ingegneria rcvs, elettrotecnica e fisica della costruzione Waldhauser+Hermann;
Münchenstein | Traduzioni Alexandra Geese; Bonn | Fotografia Ruedi Walti, Basilea | Date progetto 2006-2007, realizzazione 2008-2009
83
IL RUOLO DEL COLORE
Pianta secondo e quar to piano
Pianta primo e terzo piano
Pianta piano terreno
84
IL RUOLO DEL COLORE
Facciate sud e nord,
studio cromatico delle tende
Sezione
01
5
10
Testo e disegni Degelo Architek ten
85
IL RUOLO DEL COLORE
Matthias Sauerbruch
Louisa Hutton
traduzione Studio Bozzola
Manifesto incompiuto
sul colore in architettura
Lo studio berlinese Sauerbruch Hutton è noto per l’uso del
colore come strumento progettuale. Archi presenta in questo
numero la traduzione italiana di alcune voci del loro glossario pubblicato nel libro Colour in architecture, Distanz
verlag Berlin 2012 (Cfr. rubrica libri a p. 41). La versione integrale del glossario in francese è stata pubblicata in
Tracés, 11 e 12, 2013.
L A FUNZIONE DEL COLORE Quando l’architetto e
scrittore tedesco Hugo Häring ha coniato il termine
Leistungsform, ha descritto il rapporto di reciproca dipendenza tra forma costruita e scopo. L’esempio che
ha usato è quello del martello: l’esigenza di conficcare i chiodi nel legno o di estrarli ha prodotto una forma archetipica che è letteralmente l’incarnazione del
proprio scopo. Tale forma – spogliata di tutto ciò che
è superfluo – deve essere l’obiettivo di ogni architetto, un traguardo che non consiste semplicemente nel
seguire le indicazioni ricevute ma anche nel creare
una forma che abbia un’autorevolezza naturale. Esiste anche una Leistungsfarbe, cioè un colore che sia
funzionalità in toto e non significato e neppure emozione? I colori sono a volte usati solo per il loro effetto
segnaletico. Il verde e il rosso dei semafori hanno
un’aura ben scarsa, oltre al significato immediato volto alla regolazione del traffico. Ciononostante non
esiste alcun colore in quanto tale che possa essere
spiegato soltanto con la propria funzione, come Leistungsform, e si tratta solo di un’aspirazione quando si
arriva alla complessità delle abitazioni. D’altra parte il
colore ha ovviamente un impatto sulla nostra percezione e può avere un uso funzionale: il colore struttura e organizza lo spazio e può essere accordato proprio come uno strumento. Il colore può veramente
rappresentare uno scopo.
BIANCO Il bianco è esangue, è il pallore della morte.
Il bianco è il colore che riflette maggiormente la luce
solare; sembra quindi appartenere più al cielo che
alla terra. Il bianco rappresenta la purezza, l’innocenza, il candore. Ma il bianco è realmente adatto
all’architettura, alla struttura effimera della permanenza, alla più fisica delle arti, soggetta all’erosione
costante e all’entropia e profondamente immersa nelle
contraddizioni della disordinata vita quotidiana? Il Taj
Mahal – esempio straordinario di come la materia possa diventare leggera – può essere un monumento adatto a rappresentare un amore che trascende la vita, ma
un condominio bianco, un edificio per uffici bianco
o un museo bianco? Non si tratta forse di tentativi
stanchi di infondere una spiritualità immaginaria a
un progetto ordinario, di un cliché di cui si è perso da
molto tempo l’originale? Il bianco viene usato in
modo indiscriminato, è una scelta senza controversie.
Le antiche sculture greche che ammiriamo oggi
come opere d’arte, quando sono state create non erano bianche. La spiritualità dei tempi antichi usava colori brillanti, più vivaci della vita.
BIANCHI A differenza del bianco, i bianchi sono co-
lori e quindi devono essere utilizzati in architettura
con tutta l’intenzionalità, l’immaginazione, la precisione e la cura degli altri colori.
BLU Il blu amplifica lo spazio. Appare inevitabile associarli immediatamente al mare e al cielo. I blu rappresentano la purezza e la serenità. I nostri preferiti sono
quelli di Yves Klein, i blu e i turchesi delle piastrelle
orientali, gli azzurri delle campanule e degli ibischi
che balenano nel crepuscolo e il celeste splendidamente pallido ma inconfondibilmente chiaro dei villaggi
indiani – bianco di calce con una punta di indaco.
GIALLO Il giallo è difficile. Mentre le sfumature
brillanti e pure del rosso e del blu funzionano bene
associate alle tonalità più sporche, la stessa cosa con il
giallo risulta troppo chiassosa. Gli ocra terra e i senape si accompagnano bene con i rossi; il giallo cinese e
quelli brillanti, quasi acidi e solforosi, devono essere
usati con cura; le tonalità dorate accoppiate ai grigi
azzurrognoli francesi funzionano sempre. Finora abbiamo usato i gialli in modo significativo – con abbondanti sfumature diametralmente opposte, i porpora grigiastri – solo per la sede centrale dell’adac su
specifica richiesta del cliente che voleva per la facciata il colore della corporate identity.
NERO Il nero è oscurità. Rappresenta la neutralità,
l’eleganza, l’understatement, ma anche l’autorità e il
potere. Come il bianco, il nero viene usato indiscriminatamente, tanto da diventare una convenzione, un
cliché. Funziona perfettamente da sfondo che consente alla luce e ai colori vivaci di risaltare, ma può sopraffare i toni più tenui. Preferiamo i colori molto
scuri, quasi neri: i blu e i verdi intensi o i grigi scuri
leggermente sfumati che assorbono la luce senza diventare inespressivi – possiedono un’intenzionalità
cromatica che può essere ripresa da altre tonalità.
ROSSO I pigmenti rossi derivati dagli ossidi minerali
naturali sono sempre stati una parte integrante dell’architettura, sin dai tempi in cui l’uomo ha iniziato a costruire case di terra cruda, argilla e mattoni. Queste
sfumature, che vanno dagli ocra giallastri ai rosa e marroni terra fino alle terre d’ombra purpuree, creano un
utile stacco dagli azzurri e dai grigi del cielo. I rossi creano anche un netto contrasto rispetto ai verdi della natura. Sono chiaramente visibili e quindi distinguibili in
86
IL RUOLO DEL COLORE
tutti i climi e le culture come le sfumature proprie dei
manufatti umani. Amiamo i rossi: il borgogna carico
delle case di legno nordiche, l’intenso vermiglio dei
templi giapponesi, i rosa tenui che contraddistinguono
la città di Jaipur o quelli vivaci di Luis Barragán.
VERDE Alcuni sostengono che i verdi, appartenendo
alla tavolozza più intrinseca della natura, non siano
adatti all’architettura che, per tradizione, assumano
il ruolo di suo antagonista. Negli ultimi anni questo
atteggiamento è cambiato. I verdi stanno sempre
più assumendo il ruolo di retorica offerta di pace
verso l’ambiente naturale. In questo contesto ci si immagina di più il verde foresta e quello muschio di Le
Corbusier che non il veronese violento di Rossi o il
verde quasi neon di Stirling, che ha molto più in comune con la chimica che non con la natura.
Finora abbiamo usato i verdi nella piena consapevolezza del loro valore simbolico: nella Stazione di polizia e dei vigili del fuoco di Berlino, il colore della polizia tedesca è stato il punto di partenza, mentre nella
sede dell’Agenzia federale tedesca per l’ambiente e
nella KfW Westarkade i verdi si identificano con la
vegetazione dei parchi circostanti.
Unvollendetes Manifest der Farbe in der Architektur
Als der deutsche Architekt und Autor Hugo Häring den Begriff Leistungsform erfand, versuchte er, das gegenseitige Abhängigkeitsverhältnis zwischen einer gebauten Form und ihrer Funktionalität zu
beschreiben. Als Beispiel wählte er einen Hammer: Die Notwendigkeit,
Nägel in Holz zu schlagen oder sie wieder herauszuziehen, hat zu einer
archetypischen Form geführt, die ihre Funktion buchstäblich verkörpert.
Nach einer solch essenziellen Formensprache sollte man als Architekt
streben – nicht nur, um die Bedürfnisse des Bauherrn bestmöglich zu
erfüllen, sondern auch, um Formen von selbstverständlicher Autorität zu schaffen. Gibt es auch so etwas wie eine Leistungsfarbe, eine
Farbe, die nur einem Zweck dient und keine weitere Bedeutung hat –
Farbe ohne jegliche Emotion? Sicherlich werden Farben auch wegen ihrer Signalwirkung eingesetzt.
Das Rot und das Grün der Verkehrsampel entfalten über ihre Bedeutung im Strassenverkehr hinaus wenig Aura. Dennoch gibt es wohl
keine Farbe, die sich allein über ihre Funktion erklärt, ebenso wie die
Leistungsform eine unerfüllte Hypothese bleibt, sobald man versucht,
dieses Gedankenschema auf die Komplexität bewohnter Räume zu
übertragen. Die Wirkung jedoch, die Farbe ganz offensichtlich auf unsere Wahrnehmung hat, kann man funktional einsetzen: Sie kann den
Raum organisieren und strukturieren. Mit ihr kann man einen Raum
stimmen, wie man ein Instrument stimmen würde.
Da kann Farbe Ungeheures leisten.
La ceramica crea spazi vitali unici !
Una festa per i vostri sensi: piastrelle e mosaici in ceramica disponibili in un’affascinante varietà di colori, forme, materiali e strutture. Richiedete una consulenza!
Aziende che hanno partecipato alla realizzazione dei progetti
Il Chiosetto di Sorengo
p. 33
p. 33
p. 33
Impresa di costruzione G.MARCHESINI SA; Mezzovico
Carpenteria AURELIO PAGNAMENTA SA; Barbengo
Elettricista JERMINI ELETTRICITÀ SA; Bioggio
Metalcostruttore OFFICINE CAMERONI SA; Montagnola
Sanitari e riscaldamento COPA & CO SA; Savosa
Impianto di ventilazione AIRCOND SA; Bioggio
Opere da gessatore e pittore PAOLUCCI SA; Biasca
Opere da falegname CORTESI LUCIANO SA; Muzzano
Opere da lattoniere CORTI SA; Caslano
Pavimentazione MANUTECNICA Sagl; Barbengo
Pavimenti in parquet GIOTTO SA; Manno
Intonaci esterni LAVIN LAVORI D’INTONACO SA; Balerna
Opere da giardiniere BENICCHIO SA; Lamone
Tende da sole SCHENKER SA; Mezzovico
Montascala HERAG SA; Viganello
La rinascita di un quartiere
Costruzioni metalliche ADANI MASSIMO; Crissier
Climatizzazione AEROVENT SA; Crissier
Archeologia ARCHEODUNUM SA; Gollion
Ascensori AS ASCENSEUR SA; Le-Mont-sur-Lausanne
Pulizia e manutenzione BLANC CIE SA; Losanna
Costruzioni metalliche BRANDT SA; Bulle
Cucine BRUNO PIATTI SA; Bussigny-près-Lausanne
Opere di carpenteria BURGY SARL; Denges
Rivestimenti CARLO VERO & FRERES SA; Crissier
Impianto elettrico CIEL; Losanna
Opere da pittore CLEMENT PEINTURE SA; Friborgo
Opere di genio civile CONSORTIUM DENERIAZ-WALO
BERTSCHINGER; Losanna
Porte e serramenti DELTA TUERSYSTEME AG; Lonay
Vetrate DEMENGA G. & FILS SA; Morges
Finestre e tapparelle FAVOROL PAPAUX SA; Crissier
Protezione antincendio FIRE SYSTEM SA; Losanna
Demolizioni FORASOL SA; Lonay
Tecnica del vetro GABELLA VERRES SA; Eclépens
Pavimenti e isolazioni LAIK SA; Forel
Demolizioni e opere di genio civile LMT EXPLOITATION SA; Bioley-Orjulaz
Arredi rist. MATHEY AGENCEMENT; Bioley-Orjulaz
Risc., vent., clima MONNIER SA; Pully
Portoni RECORD AUTOMATISATION DE PORT SA; Lonay
Riscaldamento ROTH ECHAFAUDAGES SA;
Vufflens-la-Ville
Impianti sanitarie SANITEC SA; Renens
Pavimenti in resina SETIMAC SA; Ecublens
Costruzioni metalliche SOTTAS SA; Bulle
Alloggi per studenti
Riciclaggio rifiuti ABL RECY-SERVICES SA; Losanna
Sicurezza del suolo AGS AGENCE GÉNÉRALE DE
SÉCURITÉ Sàrl; Neuchâtel
Impianto elettrico ALPIQ INTECH ROMANDIE SA; Renens
Scavi archeologici ARCHEODUNUM SA; Gollion
Sistemi di chiusura ASSA ABLOY SA; Préverenges
Sistemi di chiusura ERTECO SA; Ecublens
Binari per tende ATELIER SERVICE SA; Losanna
Sistemazione stradale A-Z SA; Bedano
Tecnica multimediale BACK SOUND TECHNIQUES
MULTIMEDIALES SA; Losanna
Scale e ascensori BACO AG; Steffisburg
Opere in muratura BEPAT Sàrl; Losanna
Calcestruzzo armato BERNASCONI F. & Cie SA; Les
Geneveys-sur-Coffrane
Calcestruzzo BERTSCHINGER WALO SA; St.Sulpice
Calcestruzzo lucido DEC DORSAZ SA; Fulluy
Calcestruzzo armato DESAX SA; Ecublens
Riscaldamento mobile BLOCOCHAUFFAGE Sàrl; Vevey
Costruzioni metalliche BMT TRADING Sàrl; Collombey
Opere da elettricista BHULER SA; Monthey
Materiali edili BO BURGENER e OBERLI SA; Tolochenaz
Opere da gessatore LEONARDO BUZZURRO SA; Givisiez
Isolazione G.CACCIAMANO; Echandens
Trattamento acque CANPLAST SA; Villars-Ste-Croix
Resina CARMEDIN MEDINA GmbH; Murgenthal
Pietra naturale e piastrelle CARRELAGES SASSI SA; Friborgo
Servizi immobiliari CITY SERVICES & FINITIONS; Losanna
Porte metalliche CM DISTRIBUTION; Le Mont sur Losanna
Riscaldamento e ventilazione CONSORZIO 2AK
ALPIQ ALVAZZI KLIMA; Orbe
Audiovisivi CONSORZIO AGEDA-TMS; Savigny
Adattamento alla rete esistente CONSORZIO EPFLCCRMARTIN & CO SA, ADV CONSTRUCTIONS SA p.a.
MARTIN & CO SA; Echallens
Struttura metallica CONSORZIO HZ p.a. HEVRON
SA; Courtételle
Demolizioni SOTRAG SA + GUEX SA p.a. SOTRAG SA; Etoy
Sistemi di chiusura CONSTRUCTIONS METALLIQUES
DU PIERRIER Sàrl; Clarens
Rilevatori antincendio CONTROX BRANDSCHUTZ
GmbH; Ecublens
Cucine CUISINE ART SA; Crissier
Opere in muratura DA SILVA CARLOS; Clarens
Prefabbricati metallici DABI SOUDURE Sàrl; Collombey
Arredamento DEBRUNNER ACIFER SA ROMANDIE; Crissier
Opere di genio civile DENERIAZ SA; Losanna
Condotte sanitarie DESPRAZ; Granges-près-Marnand
Isolazione DINC ENTREPRISE SA; Renens
Divisioni DORMA SCHWEIZ AG; Thal
Opere interne da pittore DUCA SA; Cheseaux
Tende tagliafuoco EFFERTZ TORE GmbH; Unterlunkhofen
Muri e giardini prefabbricati ELEMENT SA; Tavel
Installazioni elettriche ETABLISSEMENT TECHNIQUES FRAGNIÈRE SA-ETF; Morges
Porte metalliche EURODOOR AG; Aesch
Pannelli pubblicitari FAHNENCENTER WEINFELDEN GmbH; Weinfelden
Coordinazione FERNANDO MIRANDO
COORDIANTION S.L.; La Coruña (E)
Pavimenti FETAXID AG; Altbüron
Rivestimenti anticendio FIRE SYSTEM SA; Losanna
Centrale di gestione RWA FOCAIR SA; Estavayer-le-Lac
Serrature parcheggio FREITEC GmbH; Kerzers
Carpenteria G.BURGOS Sàrl; Prilly
Apparecchi a corrente forte G+M ELEKTRONIK AG;
Oberbürens
Sale multifunzionali GALA SYSTÈMES; Saint Hubert
Apparecchi termici GEHRIG GROUP SA; Glattbrugg
Impermeabilizzazione GENEUX-DANCET SA; Echandens
Pavimenti GÉTAZ ROMANG SA; Bussigny-près-Lausanne
Porte GILGEN DOOR SYSTEM SA; Gland
Acciaio inox GINOX GROUP SA; Chailly-Montreux
Coordinamento Cvse GREEN ETECH; Colombier
Pannelli elettrici GROUPE E-CONNECT; Matran
Cellule sanitarie DOYAT DIFFUSION SA e HYDRODISENO; Saint-Blaise
Piattaforme elevatrici GTA HANDICAP Sàrl; Losanna
Facciate vetrate HEVRON SA; Courtételle
Isolazione periferica HG COMMERCIAL; Crissier
Moquette HKM SA; Crissier
Parafulmini HOFMANN CAPT PARATONNERES ; Losanna
Strutture INTAF INDUSTRIA Y TALLERES FRANCO
S.L.; Freixeiro-Náron (E)
Pannelli di cantiere INTERNEON Sàrl; Etagnières
Stazione di comando interruttori ISBA AG; Zwingen
Opere da gessatore e pittore JAN CH. et G. Sàrl;
Montherod
Scale JOKER METAL SA; Cheseaux-sur-Lausanne
Isol. acustico LAMBDA TECHNIQUE ISOLATION; Losanna
Opere di genio civile LAURENT MEMBREZ SA; Aclens
Impianti video-conferenza LEMANVISIO SA; Gland
Scale prefabbricate LEVA CORBIÈRES SA; Corbières
Terrazzamenti LMT EXPLOITATION SA; Bioley-Orjulaz
Controsoffitti M+M MONTAGE+MAINTENANCE SA;
Ecublens
Lavori forestali MARC AUDEOUD; Romanel-sur-Lausanne
Lavori speciali MARTI AG BERN; Moosseedorf
Studi sistemazione esterna MATHIS PÉPINIÈRES
SA; Chavannes-près-Renens
Installazioni elettriche provvisorie MAUERHOFER
et ZUBER ENTREPRISES ELECTRIQUES SA; Martigny
Controllo accessi MULTICARD POLYRIGHT SA;
Romanel-sur-Lausanne
Costruzioni in metallo e vetro MULTIVERRES SA; Morges
Pulizia facciate NETTOYAGE EXPRESS Sàrl; Neuchâtel
Illuminazione esterna NEUCO SA; Prilly
Impianti frigoriferi NEWTHERM KÄLTE+KLIMA AG; Forel
Porte NORBA SA; Oron-la-Ville
Pavimenti in piastrelle OLIVEIRA PERES JOSÉ
MANUEL; Losanna
Installazioni provvisorie delle canalizzazioni
PASCHE-SANITAIRE SA; Noville
Moquette PFISTER INTERIOR SERVICES; Suhr
Soffitti a griglia PLAFONDMETAL SA; Le-Mont-sur-Lausanne
Poltrone auditorium POLTRONA FRAU S.P.A; Tolentino (I)
Gestione immobili POM+CONSULTING SA; Losanna
Corrimano R.BORIN Sàrl; Bussigny-près-Lausanne
Illuminotecnica REFLEXION AG; Zurigo
Rivestimenti interni e soffitti acustici in legno
REMUND HOLZBAU AG; Schawarzenburg
Porte antifuoco RIEDER SYSTEM SA; Puidoux
Installazioni sanitarie RIEDO CLIMA AG; Düdingen
Riscaldamento ROTH ECHAFAUDAGES SA; Vufflens-la-Ville
Porte in legno RWD SCHLATTER SA; Vevey
Condotte d’aria SABAG ROSAT SA; Denges
Pilastri prefabbricati SACAC SCHLEUDERBETONWERK SA; Lenzurg
Ascensori e montacarichi SCHINDLER ASCENSEURS
SA Losanna; Bussigny-près-Lausanne
Rilievi SCHOPFER & NIGGLI SA; Losanna
Porte tagliafuoco SCHWERTFEGER TORSYSTEME; Nidau
Analisi idraulica SD INGENIERIE Losanna SA; Losanna
Luci di sicurezza e videosorveglianza SECURITON SA;
Losanna
Pareti divisorie vetrate SEMA-TECH SA; Carouge
Porte in legno SERGATECH Sàrl; Carouge
Impermeabilizzazione SETIMAC SA; Ecublens
Estintori SICLI MATÉRIEL INCENDIE SA; Plans-les-Ouates
Elettrodomestici SIEMENS SUISSE SA; Renens
Cellule solari SOLARONIX SA; Aubonne
Trattamento delle superfici SOLETANCHE SA; Echandens
Impianti solari SOLVATEC SA; Le Landeron
Audiovisivi SONICDESIGNDISTRIBUTION Sàrl; Savigny
Analisi idraulica SORANE SA; Ecublens
Demolizioni SOTRAG SA; Etoy
Facciate SOTTSAS SA; Bulle
Porte metalliche STA SWISS TECHNOLOGIES
ADVANCED SA; Ecublens
Pulizia facciate SWISS CLEAN FACILITY
MANAGEMENT SA; Prilly
Installazioni sale multifunzionali TECNICAS DE
SOFT SA; La Coruña (E)
Pianificazione allestimento cucine TERCIER YVAN
BUREAU DE PLANIFICATION; Châtel-St.-Denis
Studi Orni TRANSVOLT Sàrl; Fleurier
Illuminazione tecnica TULUX LUMIÈRE SA; Cortaillod
Controllo accessi TYCO FIRE & INTEGRATED SOLUTIONS SUISSE SA; Préveranges
Lavori speciali URETEK SCHWEIZ SA; Hergiswil
Riscaldamenti VECTUR SA; Bussigny-près-Lausanne
Impermeabilizzazioni VISTONA SA; Echandens
Gestione dei parcheggi VON BALLMOOS AG; Horgen
Soffitti ribassati e gradini in legno WIDER SA; Losanna
Porte in legno WOOD DESIGN SWISS SA; Lully
Trivellazioni ZMOOS SA; Mathod
Fornitura d’illuminazioni ZUMTOBEL LUMIÈRE SA;
Romanel-sur-Lausanne
Finestre in materiale sintetico ZURBUCHEN SA;
Eclépens-Gare
Intensità luminose
Progetto urbano SEM PLAINE; Saint-Denis (F)
Impresa di costruzione SNRB; Ermont (F)
Opere da falegname, esterno VOLLMER; Melsheim (F)
Opere da gessatore LUSO; Emerainville (F)
Opere da falegname BONNARDEL; Vulaines sur Seine (F)
Finiture ART MANIAC; (F)
Riscaldamento e ventilazione FORET; (F)
Impianti elettrici REZZA; Arnouville-lès-Gonesse (F)
Un celeste medio-chiaro
Impresa di costruzione GSTÖHL AG; Berneck
Opere da falegname HWS HOLZDESIGN; Berneck
Opere in pietra naturale MAX FREI; Widnau
Opere da falegname e cucine MÄTZLER; Berneck
Porte esterne, vetri e facciate MÄTZLER; Berneck
Opere da lattoniere e opere sanitarie FORSTER
HAUSTECHIK AG; Berneck
Opere da pittore SCHMIDHEINY KURT AG; Berneck
Opere da elettricista e illuminazione RHV ELEKTROTECHNIK; Altstätten
Riscaldamento e finestre FEDERER; Berneck
Camini WIRTH & SCHMID AG; Baar
Tende colorate
Scavo SUTTER AG; Basilea
Impresa di costruzione MARTI AG; Basilea
Ponteggi D. SUTTER; Dornach
Costruzioni in legno BAUMANN+PARTNER AG; Riehen
Facciate GLANZMANN EDELVERPUTZE AG; Birsfelden
Facciate BERNARDI + HUBER AG; Basilea
Finestre SCHWALD FENSTER AG; Basilea, KARL BLASER AG; Krauchtahl, FÜNFSCHILLING AG; Binningen
Porte esterne ELKUCH EISENRING AG; Jonschwil,
DORMA SCHWEIZ AG; Thal
Opere da lattoniere TECTON-FLADAG AG; Pratteln
Tetto HUMMEL & MEYER AG; Basilea
Isolamento anticendio AGI AG; Arisdorf
Guarnizioni speciali RASCOR AG; Steinmaur
Protezioni solari GRIESSER STOREN AG; Basilea
Opere da elettricista ELEKTRO KALLENBERGER
AG; Arlesheim, SALCHLI + WILLI AG; Reinach, TYCO
EGERKINGEN; Egerkingen
Riscaldamento ROSENMUND AG; Basilea
Ventilazione BEHREND AG; Basilea, ARIATHERM AG;
Muttenz
Impianti sanitari ROSENMUND AG; Basilea
Protez. antincendio WERNER ISOLIERUNGEN AG; Muttenz
Macchine da lavare MERKER AG; Aesch
Cucine WEIZENKORZ; Basilea
Ascensori OTIS AG; Münchenstein
Opere da gessatore CANONICA + LOTTI AG; Basilea
Metalcostruzione FÜNFSCHILLING AG; Binningen
Porte interne DETTLI + SAHLI AG; Muttenz
Serrature BLASER AG; Basilea
Pavimenti in legno GILBERTO G. VERSARI; Fürigen
Pavimenti CRISTOFOLI AG; Basilea
Pittore DÜRRENBERGER MALER AG; Basilea
Trattamento dell’aria MUNTERS; Basilea, BAUTRO
AG; Lausen
Pulizie GOTTLIEB AG; Basilea
Opere da giardiniere JOS. SCHNEIDER AG; Allschwil
Sicurezza SECURITAS; Basilea
La lista delle aziende è stata fornita dagli studi dei progettisti
Since 1920
STONE IS UNIQUE
HEADQUARTER
Valsecchi SA | Via Vallemaggia 29 - CH - 6600 Locarno (Switzerland)
T. +41 91 7511647 | 7516208 - F. +41 91 7516653
www.swiss-stone-group.com - [email protected]
facebook.com/valsecchisa youtube.com/valsecchisa
Presentiamo i rendering del nuovo headquarter e showroom.
Il progetto che abbiamo voluto intraprendere, rispecchia noi, la nostra tradizione, la
nostra esperienza; valori che ci proiettano direttamente nel futuro, per affrontare
nuove sfide insieme ai nostri clienti.
Deumidificazione a
condensazione
Deumidificazione ad
adsorbimento
Asciugatura del bucato
Prosciugamento per l’edilizia
Troppo umido?
Vi deumidifichiamo il clima.
Un’umidità dell’aria che supera regolarmente il 50 – 60 % di umidità relativa
può causare muffa, ruggine e marciume. Con le nostre prestazioni e i nostri
prodotti creiamo in modo duraturo un clima piacevole. Per eliminare l’umidità
eccessiva nei locali disponiamo, oltre che dell’asciugabucato SECOMAT, di efficienti deumidificatori ad adsorbimento e a condensazione. E tramite il
nostro prosciugamento per l’edilizia acceleriamo sensibilmente i lavori in ogni
cantiere. Siamo volentieri a vostra disposizione per una consulenza.
Krüger + Co. SA ⁄ 6512 Giubiasco ⁄ T 091 735 15 85 ⁄ [email protected] ⁄ www.krueger.ch
deumidificare
riscaldare
raffrescare
risanare
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