Patogenesi allergia - e

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Patogenesi dell’Allergia
Prof. Silvana Fiorito
Frequenza delle Patologie Allergiche
• Negli ultimi decenni frequenza delle malattie
allergiche in Italia e nel mondo in continuo aumento
• “pandemia” delle allergie.
• Soprattutto nei paesi con uno stile di vita
cosiddetto“occidentale”, cioè Europa, Nord America ed
Australia.
• In alcuni casi la frequenza delle malattie allergiche è
più che raddoppiata negli ultimi 15-20 anni.
Patologie Allergiche
problema sociale
• un concreto problema sanitario e socio-economico
• aumento della prevalenza delle patologie
• aumentati i costi diretti (prevenzione e terapia)
• aumentati i costi indiretti (giornate di assenza dalla scuola o dal
lavoro, etc.)
• aumentati i costi “non misurabili” (limitazioni delle attività
quotidiane e l’impatto sulla qualità della vita).
Atopia
• la tendenza da parte del sistema immunitario di un individuo a
rispondere ad alcuni stimoli esterni (allergeni) con la produzione
preferenziale di anticorpi di tipo IgE.
• Gli allergeni sono costituiti da:
•
•
•
•
•
•
pollini delle piante,
Sostanze presenti sul pelo degli animali, nella polvere degli ambienti domestici,
Veleni di insetti
Farmaci
Molecole chimiche varie
Alimenti
• Nell’individuo sano gli allergeni non inducono alcuna risposta da
parte del sistema immunitario
• Gli anticorpi IgE, che i soggetti atopici producono in eccesso in
conseguenza del contatto con un allergene, svolgono un ruolo
primario nella attivazione delle cellule (mastociti nei tessuti e basofili
nel sangue) responsabili delle manifestazioni allergiche.
Immunoflogosi Allergica
• Fase di Sensibilizzazione:
•
incontro con l'allergene e sintesi delle IgE specifiche.
•
gli atopici possiedono una particolare conformazione, geneticamente
determinata, degli antigeni MHC di classe II presenti sulla superficie
delle APC (cellule presentanti l'antigene);
•
queste molecole, a differenza di quelle presenti sulle APC della
popolazione normale, possiedono una elevata affinità per i più comuni
peptidi allergenici
•
la presentazione di questi peptidi ai TcR (recettori delle T cellule) dei
T-linfociti favorisce una iperproduzione di IgE attraverso una
stimolazione dei linfociti Th a produrre un profilo citochinico (IL-4, IL5,IL-13) che induce nei B linfociti uno «switching» verso la sintesi di
IgE.
Immunoflogosi Allergica
• Fase Immediata:
• il legame dell'allergene alle IgE fissate al recettore
Fc<PI215>RI delle MC provoca la loro degranulazione
con conseguente rilascio di:
• 1) mediatori prevalentemente vasoattivi, responsabili
dell'aumento della permeabilità vasale, dell'edema, della
contrazione della muscolatura liscia;
• 2) mediatori flogistici e chemiotattici delle altre cellule
infiammatorie, che vengono richiamate nella sede di
flogosi ed attivate.
Immunoflogosi Allergica
•
Fase Immediata:
•
il legame dell'allergene ad almeno due molecole di IgE a loro volta
saldamente fissate sui recettori ad alta affinità per le IgE (FcRI) presenti su
mast-cellule (MC) e basofili (BS) provoca:
•
il legame a ponte («bridging») dei recettori,
•
l'attivazione delle suddette cellule
•
il rilascio dei mediatori della immunoflogosi allergica con conseguente
sintomatologia clinica.
•
i mediatori chimici rilasciati dalle MC provocano una reazione di tipo
immediato con aumento della permeabilità capillare e attrazione e
modulazione di molte altre cellule infiammatorie (monociti, neutrofili,
linfociti, piastrine, eosinofili, etc.).
Immunoflogosi Allergica
•
Fase Tardiva:
•
queste cellule, a loro volta attivate, vengono coinvolte nel
mantenimento e cronicizzazione della flogosi allergica
•
avviando così la fase tardiva («late-phase reaction») della
reazione allergica, mediante i propri mediatori infiammatori.
•
intervento attivo delle cellule flogistiche chemo-attratte che
assumono la gestione di successive poussées flogistiche.
•
Fase di Persistenza della flogosi:
•
si verifica in rapporto a successive ripetute stimolazioni
dell'allergene
Allergia
• le manifestazioni cliniche derivano da
interazioni tra:
• Il patrimonio genetico, da cui dipende la condizione di
predisposizione,
• e fattori ambientali, che agiscono come fattori
scatenanti
Atopia e prevenzione primaria delle
allergie
•
Impedire che un individuo diventi allergico
•
È stato dimostrato che vi è una base genetica dell’allergia (Atopia).
•
Si possono identificare alla nascita individui “a rischio” per lo sviluppo futuro
di allergia.
•
un bambino nato da genitori non allergici ha meno del 10% di probabilità di
sviluppare allergia nel corso della vita,
•
il figlio di un genitore allergico ha circa il 40% di probabilità di ereditare la
patologia (soprattutto se ad essere allergica è la madre);
•
Se entrambi i genitori sono allergici ed hanno lo stesso tipo di allergia tale
percentuale sale anche fino all’70%.
•
popolazione “a rischio” per lo sviluppo di allergie
•
Questa popolazione è l’obiettivo principale dei programmi di prevenzione.
Prevenzione primaria
•
Nei paesi con stile di vita “occidentale”, aumento progressivo della prevalenza di
malattie allergiche.
•
la diffusione delle patologie allergiche è significativamente maggiore nelle aree
cittadine, mentre ha interessato solo in maniera limitata le aree di campagna.
•
le differenti condizioni ambientali ed abitudini di vita delle aree industrializzate
(maggiore inquinamento atmosferico, uso estensivo di materiali sintetici, minore
incidenza di patologie infettive, migliori condizioni igieniche, più ampia disponibilità di
farmaci antibiotici) hanno inciso in modo significativo sulla “esplosione” delle
patologie allergiche.
•
significativa riduzione nella prevalenza di asma ed altre patologie allergiche in giovani
adulti residenti in campagna rispetto a quelli abitanti nelle città.
•
la prevalenza delle allergopatie è significativamente ridotta nei bambini che vivono
all’aria aperta in campagna sin dal primo anno di vita.
•
l’effetto protettivo sulle allergie risulta ancora più evidente se l’intera gestazione
avviene in ambienti di campagna piuttosto che in quelli di città.
Il ruolo dell’allattamento al seno nella
prevenzione delle allergie
• è stato dimostrato da diversi studi recenti che:
• in popolazioni pediatriche a rischio per familiarità di
allergopatie
• relazione inversa tra la durata del periodo di allattamento
materno e la prevalenza di allergia.
• i neonati allattati dalla mamma per un periodo più lungo
presentano un rischio significativamente minore di
sviluppare allergia nel corso dei primi anni di vita rispetto
a quelli il cui allattamento ha una durata limitata.
Il ruolo delle infezioni nella prevenzione delle
allergie
•
relazione inversa tra la diffusione delle infezioni batteriche e la
presenza di allergie nella popolazione.
•
“Ipotesi igienica”. L’elemento in grado di conferire una protezione nei
confronti dello sviluppo di allergie sembra essere costituito da particolari
componenti batteriche, le endotossine.
•
Le endotossine, infatti, sarebbero in grado di causare una maggiore
stimolazione della componente del sistema immunitario responsabile della
risposta “corretta” ai patogeni infettivi (risposta di tipo Th1) rispetto a quella
“sbagliata” (Th2), responsabile della allergia.
•
Le migliori condizioni igieniche e l’uso estensivo di farmaci antibiotici con la
conseguente riduzione dei contatti con i microrganismi patogeni
costituirebbero:
•
un importante fattore di rischio per lo sviluppo di allergia in soggetti
geneticamente predisposti.
Il ruolo dell’esposizione agli animali domestici
nella prevenzione delle allergie
• i bambini atopici che sin dalla nascita vivono a stretto contatto con
un gatto presentano un rischio di diventare allergici a questo
animale significativamente minore rispetto ai bambini che vi entrano
in contatto solo nell’infanzia o nell’adolescenza
• l’effetto protettivo risulta tanto più evidente quanto maggiore è il
numero dei gatti residenti in casa.
• l’elevata intensità dello stimolo allergenico, ovvero l’alta
concentrazione di derivati del gatto presente in una casa dove
risiedono uno o più animali, rappresenta un fattore in grado di
indurre una specifica “tolleranza” da parte del sistema immunitario
del neonato.
La prevenzione secondaria delle allergie
• Prevenzione ambientale
•
limitare l’esposizione dei soggetti con patologia già clinicamente manifesta
ai fattori ambientali (allergeni) responsabili delle riacutizzazioni cliniche e
della cronicizzazione dell’allergia.
•
ridurre le concentrazioni di acari della polvere eliminando dagli ambienti
domestici quegli arredi che costituiscono un habitat favorevole per l’acaro
(moquette, divani, poltrone, tendaggi pesanti).
•
Il fumo di sigaretta rappresenta un importante fattore di insorgenza ed
aggravamento delle malattie allergiche. Alcune sostanze contenute nel
fumo di sigaretta stimolano la produzione di importanti molecole che
causano allergia.
il fumo danneggia direttamente le strutture dell’apparato respiratorio
contribuendo così alla riacutizzazione ed all’aggravamento dei sintomi clinici
•
La prevenzione secondaria delle allergie
• I vaccini
• E’ dimostrato da numerose ricerche l’efficacia
preventiva, anche a lungo termine e verso le
complicazioni, della terapia vaccinica: Immunoterapia
Specifica (ITS).
• la ITS in bambini con rinite allergica riduce notevolmente
la frequenza di comparsa dell’asma in età più avanzata
rispetto a quanto accade in bambini non vaccinati.
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