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CAPITOLO TREDICESIMO
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LA SECONDA GUERRA MONDIALE
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SOMMARIO: 1. La Germania nazista all’assalto dell’Europa. - 2. Vicende e protagonisti del secondo conflitto mondiale. - 3. La caduta del fascismo e la Resistenza in
Italia. - 4. La disfatta hitleriana e gli attacchi atomici contro il Giappone. - 5. Lo
sterminio degli ebrei.
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1. LA GERMANIA NAZISTA ALL’ASSALTO DELL’EUROPA
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Causa principale della seconda guerra mondiale sono le mire di Hitler,
deciso a riconquistare l’egemonia in Europa e ad espandere il Terzo Reich.
Anche il dissidio tra Giappone e Stati Uniti per la supremazia nel Pacifico e
gli attriti dell’Italia con le democrazie europee giocano un ruolo importante.
Il conflitto scoppia solo una settimana dopo che i ministri degli Esteri
russo e tedesco, Molotov e Ribbentrop, avevano firmato un patto di non
aggressione.
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Norvegia
Lettonia
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gallo
Porto
Lituania
Danzica
U.R.S.S.
Reich
Olanda
Belgio
Reich Tedesco
Lussemburgo
Francia
Boemia
e Moravia
Austria
Svizzera
Polonia
Slovacchia
Ungheria
Romania
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Estonia
Danimarca
Gran
Bretagna
Oceano
Atlantico
Finlandia
Mar
Baltico
Mare
del Nord
Irlanda
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Svezia
Iugoslavia
Spagna
Italia
Bulgaria
Albania
Mar
Mediterraneo
Grecia
L’Europa alla vigilia della guerra
Turchia
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Capitolo Tredicesimo
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2. VICENDE E PROTAGONISTI DEL SECONDO CONFLITTO
MONDIALE
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A) Gli effetti della guerra lampo
La guerra è innescata dalle pretese che Hitler avanza sulla Polonia: la
cessione di Danzica e di una striscia di territorio polacco per congiungere i
territori della Prussia occidentale con quella orientale.
Il 1° settembre 1939 le truppe tedesche invadono la Polonia. Il 3 settembre Francia e Gran Bretagna dichiarano guerra alla Germania, mentre lo
stesso giorno Mussolini annuncia la non belligeranza dell’Italia.
La conquista della Polonia è rapidissima, in quanto la Germania mette
in atto operazioni congiunte di aviazione e divisioni corazzate, la cosiddetta
«guerra lampo» (blitzkrieg): in meno di un mese la Polonia è occupata.
Nel frattempo i russi, in base al Patto Molotov-Ribbentrop, occupano la
zona est del paese, mentre Francia e Gran Bretagna non intervengono.
Le armi tacciono ancora sul fronte occidentale allorquando, il 30 novembre, l’URSS attacca la Finlandia e la Germania dichiara guerra alla
Danimarca e alla Norvegia. Nella primavera del 1940, Hitler controlla
già buona parte dell’Europa centro-settentrionale, mentre l’Unione Sovietica procede anche all’occupazione delle repubbliche baltiche (Estonia,
Lettonia e Lituania).
Il 10 maggio 1940 Hitler decide di attaccare la Francia e, nel giro di
poche settimane, l’operazione ottiene il successo sperato.
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Il piano tedesco prevedeva l’invasione di Belgio, Lussemburgo e Olanda, per attrarre le truppe
anglo-francesi a nord, e il contemporaneo sfondamento delle linee francesi nei pressi di Sedan, per
chiudere le forze alleate in una tenaglia. La strategia tedesca di tagliare in due le forze avversarie ebbe
successo e solo una momentanea sospensione dell’offensiva terrestre permise agli alleati la ritirata
verso l’Inghilterra via mare dal porto di Dunkerque, sotto il pesante bombardamento nemico.
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Il 14 giugno 1940 i tedeschi entrano a Parigi. L’allora presidente del
consiglio, Philippe Pétain, firma l’armistizio che stabilisce la nuova sede
del governo a Vichy (cittadina termale nel sud della Francia) e lascia la
parte settentrionale del paese sotto l’occupazione tedesca.
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La repubblica di Vichy diventa uno stato-satellite della Germania. Il regime hitleriano,
infatti, può avvantaggiarsi del collaborazionismo di Pétain, il quale, a sua volta, approfitta
della situazione venutasi a determinare per promulgare una nuova Costituzione che ripristina
le tradizioni dell’ancien régime: culto dell’autorità, difesa della religione e della famiglia,
esaltazione della piccola proprietà.
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La Gran Bretagna rimane l’unico paese che ancora combatte contro la
Germania e il primo ministro Winston Churchill non mostra alcuna intenzione di scendere a compromessi con il nemico.
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Nel luglio del 1940 Hitler dà quindi inizio all’operazione «Leone marino» per l’invasione dell’Inghilterra.
Prima di poter sbarcare sull’isola occorre che la Germania acquisisca il controllo del canale della Manica. Ma la superiorità della flotta britannica su quella tedesca è indiscussa. Per
questa ragione, per fiaccare la resistenza inglese, lo sbarco viene preceduto da pesanti bombardamenti sui porti, sugli aeroporti e sulle città del sud. Comincia così un lungo confronto tra
l’aviazione tedesca, la Luftwaffe, e quella inglese, la Royal Air Force (RAF). La sfida è vinta da
quest’ultima che, nel giro di tre mesi, è in grado di contrattaccare in territorio tedesco.
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B) L’ingresso dell’Italia nel conflitto
Il 10 giugno 1940, credendo che la guerra stia per finire, Mussolini annuncia l’intervento italiano a fianco della Germania nazista, ma l’Italia è
del tutto impreparata al conflitto.
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L’offensiva delle Alpi, sferrata contro i francesi ormai sconfitti, si rivela un fallimento
(5.000 tra morti e feriti) e l’armistizio chiesto dalla Francia apporta solo lievi rettifiche ai
confini.
Esito analogo ha l’attacco delle truppe italiane in Libia contro l’Egitto. Nel dicembre
1940, gli inglesi conquistano parte del territorio libico, costringendo Mussolini a chiedere
aiuto a Hitler. I reparti tedeschi, guidati dal generale Erwin Rommel, riescono a mandar via
gli inglesi.
Il 28 ottobre 1940, l’esercito italiano, partendo dall’Albania (conquistata nel 1939), attacca la Grecia, ma deve presto ripiegare sulle posizioni di partenza.
Nel 1941, l’Italia perde poi i suoi possedimenti in Africa orientale: anche in questo caso il
fallimento italiano apre la strada all’intervento nazista, resosi necessario per supplire alle carenze del più debole alleato.
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L’impreparazione dell’esercito italiano al conflitto non era cosa di cui il duce non fosse perfettamente consapevole anche se un rapporto del 13 maggio chiariva lo stato delle «fabbricazioni
di guerra». Mancavano materie prime, le munizioni sarebbero bastate solo per 60 giorni, i
fucili erano pochi e di vecchio modello, i carri armati pochi e non lontanamente paragonabili
per corazzatura e bocche da fuoco a quelli messi in campo dai tedeschi e dagli inglesi. Perfino
la marina militare, che pure era stata potenziata, non poteva essere impiegata con efficacia
perché mancava il supporto di una forza aerea adeguata.
Nonostante ciò, Mussolini, dopo lunghe incertezze, decise di intervenire.
Renzo De Felice, nella sua biografia del duce, ricostruisce le ragioni che lo portarono ad accettare una scommessa così rischiosa dopo che, l’anno prima, quando Hitler aprì le ostilità, aveva
dichiarato la non belligeranza dell’Italia. La decisione, sostiene De Felice, derivò da un complesso di fattori attinenti sì alla psicologia del personaggio, ma anche ad un’erronea interpreta-
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zione della situazione contingente. Quando il fronte era stato spostato in Francia, infatti, Mussolini aveva creduto che l’ottimismo tedesco sugli esiti della guerra, e sulla rapidità con la
quale si sarebbe conclusa, fosse mal riposto: la Francia non avrebbe ceduto così facilmente e
gli Stati Uniti non avrebbero mai permesso la conquista di quella che sarebbe stata una preziosa testa di ponte per l’accesso in Europa quando avessero deciso di impegnarsi nel conflitto a
fianco di Gran Bretagna e Francia.
Nel 1940, però, le previsioni di Mussolini si stavano rivelando errate, in quanto la Francia stava
cedendo rapidamente, ma gli Stati Uniti non erano intervenuti e la Gran Bretagna non era
chiaramente in grado di difendere da sola l’alleato continentale.
Per non essere tagliata fuori dagli accordi di pace, l’Italia doveva entrare in gioco ora, quando
la conclusione della guerra sembrava abbastanza vicina, ma la vittoria non era ancora così
certa da rendere moralmente spregevole qualsiasi intervento a fianco della Germania.
Date queste premesse, diventa evidente la ragione per la quale l’impreparazione militare dell’Italia passò in secondo piano e divenne importante solo entrare nel gioco con la necessaria
tempestività. Un gioco d’azzardo che gli italiani, però, avrebbero pagato a caro prezzo.
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C) Il tripartito e l’invasione dell’URSS
Il 27 settembre 1940, Germania, Italia e Giappone sottoscrivono a Berlino il Patto tripartito, con cui fissano le rispettive sfere d’influenza in
Europa e in Asia, riconoscendosi reciprocamente il diritto di creare un «nuovo
ordine» nei propri continenti. Inoltre, si garantiscono reciproca assistenza
economica e militare nel caso in cui dovessero subire l’attacco di qualche
potenza rimasta fino ad allora neutrale, con un preciso quanto sottinteso
riferimento agli Stati Uniti.
Intanto, non avendo più rivali in Europa, Hitler dà inizio all’operazione
Barbarossa con la quale mira a conquistare «spazio vitale» a est a spese
dell’ex alleato URSS, commettendo un errore strategico — la divisione in
due fronti — che si dimostrò in seguito fatale.
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L’attacco inizia il 22 giugno 1940, e anche in questo caso le prime settimane sono caratterizzate dalla rapida avanzata delle truppe tedesche e italiane (Mussolini si era affrettato a dichiarare guerra all’URSS inviando un corpo di spedizione) che a metà settembre si erano già
spinte per 800 km in territorio sovietico.
Nonostante la rapida avanzata iniziale, però, il successo di Hitler è ben lontano dall’essere
completo. Infatti, le truppe tedesche raggiunsero Mosca solo a dicembre, quando ormai era
iniziato il grande inverno russo. Non solo: nei territori già conquistati i sovietici avevano organizzato forze di resistenza e colpivano con azioni di guerriglia, mettendo in grave difficoltà gli
invasori. La guerra alle forze nazifascite si era trasformata per il popolo russo in una guerra
nazionale e patriottica. Già nel corso di quel primo inverno le truppe tedesche subirono pesanti
perdite, mentre le speranze di concludere rapidamente l’operazione Barbarossa si rivelarono
infondate.
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D) L’ascesa di Roosevelt e la Carta atlantica
Già dal 1941, con la rielezione alla Casa Bianca di Franklin Delano
Roosevelt, gli USA si pongono a fianco della Gran Bretagna nella lotta contro il nazismo, fornendo supporto finanziario e mettendo a disposizione il
loro enorme apparato industriale ai nemici del nazismo.
La politica di perseguimento della pace e di difesa della libertà diviene
impegno solenne con la firma, apposta da Roosevelt e Churchill il 14 agosto
1941, della cosiddetta Carta atlantica, un documento in otto punti che fissa le linee su cui costruire le democrazie nel mondo nel rispetto dei principi
di sovranità popolare e di autodeterminazione dei popoli, basandosi sulla
libertà del commercio e sulla cooperazione internazionale fondata sulla rinuncia all’uso della forza.
Il vero e proprio intervento diretto degli USA nella guerra è determinato
dall’aggressione subìta il 7 dicembre 1941 dalla flotta americana ancorata a
Pearl Harbor, nelle Hawaii, da parte del Giappone.
Subito dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti contro il Giappone, anche Germania e Italia dichiarano guerra agli USA.
Nei primi mesi del 1942, l’esercito nipponico conquista la Malesia, la
Birmania e l’Indonesia, ma tra maggio e giugno gli americani contrattaccano e ottengono due vittorie molto importanti nelle battaglie del mar dei
Coralli e delle isole Midway. Nel 1943, i giapponesi si sono ormai ridotti a
difendere le posizioni raggiunte all’inizio della guerra.
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E) Gli eventi del ’42 e l’inversione di tendenza del conflitto
Anche in Europa il 1942 segna l’inizio di un’inversione di tendenza nelle sorti del conflitto. L’esercito britannico, impegnato in Nordafrica, sconfigge a El Alamein, in Egitto, il contingente italo-tedesco, che è costretto
alla resa perché chiuso tra due fuochi, dopo lo sbarco di truppe alleate in
Marocco e in Algeria.
Sul fronte russo la Germania a luglio scaglia un’altra offensiva a oriente
per conquistare l’Ucraina, ma, dopo una rapida avanzata, le forze naziste
vengono fermate alle porte di Stalingrado. Comincia un terribile e sanguinosissimo assedio che finirà solo nel gennaio successivo con la resa tedesca.
Nel gennaio del 1942 i capi di Stato dei paesi alleati (Gran Bretagna,
Stati Uniti, Unione Sovietica), il Commonwealth e i rappresentanti delle
nazioni occupate, si incontrano a Washington, dove sottoscrivono il Patto
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delle Nazioni Unite, con cui si impegnano a rispettare la Carta atlantica e
a combattere il nazifascismo.
Nonostante alcuni contrasti tra Stalin e gli angloamericani, viene deciso
di aprire un secondo fronte in Europa meridionale: lo sbarco sarebbe avvenuto in Italia. Si decide così di sferrare un attacco congiunto che vede gli
angloamericani agire in Italia e l’Armata Rossa in Germania.
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La campagna d’Italia comincia il 11 giugno 1943 con la conquista di Pantelleria. La Sicilia è conquistata in luglio, con il sostegno della popolazione locale.
3. LA CADUTA DEL FASCISMO E LA RESISTENZA IN ITALIA
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A) La deposizione del duce e l’armistizio dell’8 settembre
In Italia il consenso al regime fascista e la popolarità di Mussolini erano
già diminuiti con l’inizio della guerra, e addirittura nel 1943 gli ambienti
politici, il monarca e le stesse gerarchie fasciste pensavano ad uno sganciamento dalla Germania e ad un armistizio con gli Alleati.
Il 24 luglio 1943 viene convocato il Gran Consiglio del fascismo con
un ordine del giorno che, chiedendo «l’immediato ripristino di tutte le funzioni statali», di fatto spogliava Mussolini dei poteri di cui si era investito
nel corso degli anni e chiedeva al re di assumere l’iniziativa. Mussolini, non
più alla guida dell’esecutivo, venne arrestato il giorno dopo.
Vittorio Emanuele III nominò capo del governo il maresciallo Pietro
Badoglio, che si affrettò ad eliminare le strutture principali del regime. Tuttavia, poiché numerose forze tedesche erano presenti sul territorio italiano,
preferì rassicurare la Germania sul fatto che l’Italia avrebbe continuato la
guerra.
In realtà, il 3 settembre 1943 viene firmato l’armistizio tra Italia e alleati, che però viene annuciato solo cinque giorni dopo, l’8 settembre.
All’annuncio il re e Badoglio fuggono a Brindisi sotto la protezione
degli angloamericani, abbandonando la parte centro-settentrionale dell’Italia
sotto l’occupazione germanica. Le truppe italiane, prive di direttive, non
riescono a opporsi ai tedeschi: 600.000 militari italiani allo sbando e senza
ordini precisi sono fatti prigionieri e deportati in Germania.
L’esercito tedesco si attesta lungo una linea compresa tra Gaeta e la foce
del Sangro (linea Gustav) e da tali posizioni riesce a bloccare l’avanzata
dei nuovi alleati.
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B) La nascita della Repubblica Sociale e la Resistenza
Liberato dai tedeschi il 12 settembre, Mussolini dà vita, nell’Italia settentrionale ancora occupata dai tedeschi, alla Repubblica Sociale Italiana,
con capitale Salò (23 settembre). Diventa subito chiaro che la repubblica
sociale è solo uno «Stato fantoccio» in mano ai tedeschi nella loro lotta
contro le formazioni partigiane che si andavano costituendo.
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Il movimento partigiano non era stato particolarmente consistente fino alla primavera del
1944, quando la repubblica di Salò impose la leva militare. Fu in quella occasione che il numero dei partigiani crebbe in modo significativo.
Per coordinare le azioni di resistenza si costituì il Comitato di liberazione nazionale
(CLN) formato dai rappresentati dei partiti che il fascismo aveva messo fuori legge. I partiti
erano però divisi sull’atteggiamento da tenere nei confronti del governo di Badoglio. Socialisti, comunisti e Partito d’Azione erano, infatti, contrari alla collaborazione con la monarchia,
troppo a lungo compromessa con il regime fascista. Al suo rientro in Italia il dirigente comunista Palmiro Togliatti (che era stato in esilio in Russia per quasi venti anni) fa la proposta di un
governo di unità nazionale. Da parte sua il re si impegna a cedere la corona al figlio Umberto,
e Badoglio a rimettere il suo mandato, quando Roma sia stata liberata.
Il problema dell’assetto istituzionale dell’Italia, repubblica o monarchia, sarebbe stato demandato — a guerra conclusa — ad un’assemblea costituente, da eleggersi a suffragio universale.
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Soltanto nel 1945 la Resistenza, anche grazie all’offensiva alleata, riuscirà a liberare l’Italia definitivamente dall’occupazione tedesca.
Il 25 aprile, il CLN dà l’ordine dell’insurrezione generale. Mussolini,
arrestato a Dongo (località in prossimità delle Alpi) mentre cerca di fuggire
in Svizzera, viene giustiziato il 28 aprile e il suo cadavere esposto in Piazzale Loreto a Milano.
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4. LA DISFATTA HITLERIANA E GLI ATTACCHI ATOMICI CONTRO IL GIAPPONE
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Mentre gli angloamericani sono impegnati in Italia, l’Armata Rossa, tra
il 1943 e il 1944, comincia la sua inarrestabile avanzata che si conclude, nel
1945, con la conquista di Berlino (20 aprile). L’offensiva costa alla Russia
un grosso sacrificio di vite umane, ma serve ad accrescere il suo prestigio,
sicché, quando nel dicembre del 1943 Stalin incontra Roosevelt e Churchill
alla Conferenza di Teheran, riesce ad ottenere l’impegno, per allentare la
pressione del Reich, di uno sbarco alleato sulle coste francesi.
Il 6 giugno 1944, noto come il «D Day», gli alleati sbarcano in Normandia dando avvio all’operazione «Overlord». Alla fine di luglio, pur con gra-
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vissime perdite, infrangono le difese tedesche e il 25 agosto i reparti del
generale De Gaulle entrano a Parigi, già liberata dai partigiani.
Alla fine del 1944, la Germania è virtualmente sconfitta: l’esercito tedesco è stremato e in piena crisi, i suoi alleati si sono arresi o hanno cambiato
schieramento, il territorio del Reich è soggetto a continui bombardamenti.
Hitler è deciso a non arrendersi anche perché s’illude di poter cambiare
l’esito della guerra con nuove «armi segrete» o grazie a un’eventuale rottura
tra le democrazie occidentali e l’URSS. In realtà, l’alleanza tra Stati capitalisti e paesi socialisti è consolidata dalla conferenza di Mosca prima e da
quella di Jalta poi.
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Nell’ottobre del 1944, infatti, Stalin e Churchill si incontrano a Mosca e decidono che,
dopo la guerra, l’Europa orientale sarebbe stata divisa in diverse sfere d’influenza in modo da
attribuire la Romania e la Bulgaria alla sfera d’influenza dell’URSS e la Grecia alla Gran
Bretagna, conservando una situazione di equilibrio in Ungheria e in Iugoslavia.
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Successivamente, nel febbraio del 1945, Churchill, Stalin e Roosevelt si incontrano a
Jalta, in Crimea, per accordarsi sulla sistemazione politico-territoriale del mondo dopo la
vittoria, prevedendo quanto segue:
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— smilitarizzazione e denazificazione della Germania, con successiva divisione del territorio
tedesco in quattro zone di influenza (una sarebbe toccata anche alla Francia);
— accordo sulle frontiere polacche tra Germania e URSS;
— diritto dei popoli a libere elezioni;
— costituzione dell’ONU;
— impegno dell’URSS a dichiarare guerra al Giappone entro tre mesi.
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Attaccati su due fronti, i tedeschi non riescono ad opporre alcuna resistenza, tanto che il 28 aprile 1945 i russi conquistano Berlino.
Hitler — che il 20 luglio 1944 (operazione Walkiria) era miracolosamente scampato ad un attentato organizzato da un gruppo di ufficiali guidati
dal colonnello von Stauffenberg — si dà la morte (30 aprile 1945). Il 7
maggio la Germania capitola.
La guerra continua solo nel Pacifico, dove i giapponesi, malgrado siano
stati duramente sconfitti dagli americani nella battaglia dell’isola di Okinawa (iniziata nell’aprile 1945), rifiutano tenacemente la resa.
Vengono organizzati reparti speciali di aviatori kamikaze, che a bordo di
aerei carichi di esplosivo si lanciano contro obiettivi navali nemici. Ma il
destino dell’Impero del Sol Levante, comunque, è già segnato.
Il presidente statunitense Harry Truman dà l’ordine di usare la nuova
arma totale: la bomba atomica. Il 6 agosto 1945 un bombardiere ameri-
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cano (detto Enola guy) sgancia il primo ordigno nucleare su Hiroshima
e l’operazione viene ripetuta il 9 agosto su Nagasaki.
Le due città sono completamente distrutte e la contaminazione tocca
tutti i sopravvissuti, provocando terribili effetti anche sui loro discendenti.
Il 15 agosto, l’imperatore Hirohito offre la resa senza condizioni, firmando, il 2 settembre 1945, l’armistizio che segna la fine della seconda
guerra mondiale.
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5. LO STERMINIO DEGLI EBREI
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Con l’estendersi del dominio tedesco in Europa, la campagna antisemita
si era fatta sempre più pressante. Sia in Germania sia nei territori occupati
peggiorano le condizioni di vita degli ebrei, sottoposti a violenze, spoliazione, segregazione da parte dei nazisti.
Anche se si erano già avuti massacri di numerosi ebrei è solo con il 1942
che si concretizza il diabolico progetto di metodico e scientifico sterminio
di tutta la popolazione di origine ebraica.
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Hitler ordina ai suoi uomini di fiducia, in particolare Göring e Himmler, di procedere con
la cosiddetta «soluzione finale». Si fanno sistematiche le deportazioni in massa degli ebrei nei
campi di concentramento dove si compie l’olocausto. Soprattutto il campo di Auschwitz-Birkenau diventa, grazie alle sue infrastrutture, un’efficacissima macchina di morte: centinaia di
migliaia di uomini, donne e bambini muoiono all’interno delle camere a gas o a causa dei
maltrattamenti subiti, mentre i più robusti sono costretti ai lavori forzati. Gli ebrei sono inoltre
sottoposti a esperimenti definiti dalle SS «scientifici» come l’esposizione a esplosioni, il congelamento, le fratture ossee in successione e l’assunzione di vaccini per lo studio delle malattie
infettive.Questi efferrati crimini sono successivamente stati definiti «crimini contro l’umanità» e dichiarati imprescrivibili per la loro grande atrocità.
L’ossessione per la purezza della razza ariana porta alla morte nei campi di concentramento non solo gli ebrei, ma anche zingari, detenuti politici, omosessuali e malati di mente.
In Italia la «soluzione finale» inizia ad essere applicata quando viene proclamata la Repubblica Sociale Italiana: la deportazione più massiccia avviene a Roma il 16 ottobre 1943,
quando vengono rastrellate e deportate ad Auschwitz 1259 persone.
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Lussemburgo
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Francia
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Belgio
Ungheria
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Iugoslavia
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Turchia
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Glossario
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Olocausto: con il termine «olocausto» si indica il genocidio degli ebrei attuato dal regime
nazista in Germania e in Europa nel corso della seconda guerra mondiale. Siccome la parola fa riferimento propriamente a quello che, nelle antiche religioni greca ed ebraica, era il
rito consistente nel sacrificio di una vittima mediante combustione completa, negli ultimi
anni si è diffusa la tendenza a sostituirla con il vocabolo ebraico shoah («catastrofe»).
Cronologia
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1939: Patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop (23 agosto)
Invasione tedesca della Polonia (1° settembre)
Francia e Inghilterra dichiarano guerra alla Germania (3 settembre)
Mussolini dichiara la non-belligeranza dell’Italia
(3 settembre)
L’URSS invade la parte orientale della Polonia e attacca la Finlandia (novembre)
1940: L’URSS occupa le repubbliche baltiche
L’Italia entra in guerra a fianco della Germania (10 maggio)
Fallimento delle truppe italiane sulle Alpi contro la Francia e in Libia contro l’Egitto
La Germania invade la Francia (10 maggio)
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1945:
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1943:
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1942:
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1941:
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Fine della III repubblica in Francia e nascita del governo collaborazionista di Vichy
(giugno)
Invasione tedesca della Russia (22 giugno)
Battaglia di Inghilterra (luglio)
Patto tripartito tra Germania, Italia e Giappone (27 settembre)
L’Italia attacca la Grecia (ottobre)
Intervento tedesco nei Balacani (6 aprile)
Sconfitta della Grecia (20 aprile)
Roosevelt e Churchill firmano la Carta atlantica (14 agosto)
Attacco giapponese a Pearl Harbor (7 dicembre)
Entrata in guerra degli USA
L’Italia dichiara guerra agli USA congiuntamente alla Germania
Patto delle Nazioni Unite (gennaio)
I giapponesi occupano la Birmania, Indonesia e Malesia
Battaglia del Mar dei coralli (maggio)
Battaglia di Midway (giugno)
Inizia la «soluzione finale»
Avanzata tedesca in Africa settentrionale
L’esercito italo-tedesco è sconfitto da quello britannico ad El Alamein (novembre)
Assedio tedesco di Stalingrado (novembre)
I tedeschi si arrendono a Stalingrado (gennaio)
Sbarco degli anglo-americani in Sicilia (12 giugno)
Arresto di Mussolini (25 luglio) e formazione del governo Badoglio
L’Italia firma l’armistizio con gli Alleati (8 settembre)
Formazione del Comitato di liberazione nazionale (CLN)
Mussolini viene liberato dai tedeschi (12 settembre)
Proclamazione della Repubblica sociale di Salò (23 settembre)
Rastrellamento del ghetto di Roma (16 ottobre)
Conferenza di Teheran tra Roosevelt, Churchill e Stalin
Sbarco alleato in Normandia (D-Day: 6 giugno)
Fallito attentato contro Hitler (20 luglio)
Liberazione di Parigi (25 agosto)
Conferenza di Jalta (febbraio)
Battaglia di Okinawa
Muore Roosevelt e H. S. Truman è presidente degli Stati Uniti (aprile)
Liberazione dell’Italia (25 aprile)
Mussolini viene giustiziato (28 aprile)
L’Armata Rossa conquista Berlino (28 aprile)
Suicidio di Hitler (30 aprile)
Resa della Germania (7 maggio)
Bombardamento atomico su Hiroshima (6 agosto)
Bombardamento atomico su Nagasaki (9 agosto)
Resa incondizionata del Giappone (2 settembre) e fine della seconda guerra mondiale
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