CPAP: tra compliance, aderenza e valori predittivi La scelta d

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CPAP: tra compliance, aderenza e valori predittivi
La scelta d'elezione per il trattamento della Sindrome delle Apnee Ostruttive notturne è
generalmente la CPAP (continuous positive airway pressure) a prescindere da quello che sarà
la soluzione finale della patologia ostruttiva.
Garantire infatti una continuità respiratoria durante la notte, è necessario in quei casi dove BMI
(indice di massa corporea) e AHI (Indice di gravità delle apnee/ipopnee notturne) costituiscano
in associazione un rischio per il paziente.
Studi dimostrano quanto l'efficacia della terapia ventilatoria con CPAP sia direttamente
proporzionale alla aderenza e alla compliance del paziente che la subisce. Tuttavia non può
essere trascurato un dato purtroppo ricorrente che va ad interferire con aderenza e compliance
della CPAP sui pazienti con OSAS.
Premettendo che in letteratura internazionale (PubMed - MEDLINE) esistono pochissimi studi
sulle complicanze psicologiche di pazienti affetti da OSAS e stringendo il campo sull'impatto
psicologico alla terapia ventilatoria il numero di studi si riduce a circa a un paio di lavori, pongo
l'attenzione su uno studio sezionale condotto in Medioriente.
Questo ha dimostrato l'insorgenza di sindrome ansiosa e depressione nei soggetti con OSAS in
una popolazione di 178 adulti del medio oriente che sviluppavano in conseguenza della
malattia tali sintomi (53,9% ansia, 46,1% depressione).
I sintomi tendevano ad aumentare o rimanere stabili nell'approccio alla terapia ventilatoria
soprattutto se non supportati da personale specializzato. Si è concluso che un supporto
psicologico al paziente riduceva l’impatto della terapia ventilatoria con miglioramento dei
sintomi a medio-lungo termine.
Da ciò si deduce che indagare sui valori predittivi di scarsa aderenza del paziente alla CPAP ed
ottenere un setup (titolazione) ottimale, di per se fungono si da motivatore ad una corretta
compliace, ma non basta. Studi di screening dimostrano che il trattamento ventilatorio
rappresenta uno scoglio difficile emotivamente da superare per il paziente che tende a
prediligere il trattamento chirurgico come risoluzione totale del problema.
Tuttavia dati dimostrano che non sempre la chirurgia come trattamento immediato e
soprattutto se non guidato da una valutazione attenta atta ad individuare il sito dell'ostruzione
(Sleep-endoscopy) risulta efficace e risolutore, ma talvolta è addirittura peggiorativo della
malattia.
È inoltre non da trascurare che non sempre il paziente si trova nelle condizioni cliniche per
affrontare un intervento chirurgico, pertanto la terapia ventilatoria CPAP a lungo termine in
caso di OSAS acquista una valenza fondamentale.
Appare dunque centrale la figura del Care-Giver al quale non basta un'adeguata conoscenza
sull'uso dell'apparecchiatura, ma necessita di formazione professionale che vada a tener conto
dei molteplici aspetti clinici e psicologici del paziente.
In tal senso, come effettivamente avviene per le ben più note BCU (Breast Care Unit), l'OCU
(OSAS Care Unit) o meglio SCU (Sleep Care Units), che potrebbe essere un'ipotesi per una
sana ed efficace assistenza al paziente con Sindrome delle Apnee Ostruttive e non solo,
potrebbe prevedere una unità multidisciplinare composta da diversi specialisti che
rappresentino la soluzione concreta ai diversi aspetti della patologia OSAS, come per tutti i
disturbi del sonno, al cui interno possa essere prevista la figura di un "Case Manager del
sonno".
Composta da equipe multidisciplinari, Pneumologo, Neurologo specialista del sonno, Psicologo,
l'Otorinolaringoiatra, l'Odontoiatra/maxillo facciale, il Tecnico di Neurofisiopatologia specialista
del sonno ed altre figure professionali, la SCU potrebbe porsi come soluzione alla carenza di
strutture che si occupino non solo di diagnosi, ma di tutto l'aspetto dei disturbi del sonno, dalla
prevenzione,diagnosi alla cura, anche in relazione ai dati epidemiologici che evidenziano un
dato di circa 1,6 milioni di pazienti affetti da OSAS in Italia, ai quali attualmente risponde un
centro ogni diecimila persone.
Il razionale a sostegno di questo assetto organizzativo è derivato dalle evidenze scientifiche
che hanno dimostrato che i servizi multidisciplinari forniscono una assistenza clinica di migliore
qualità e che i centri specialistici hanno maggiore probabilità di erogare trattamenti
scientificamente aggiornati con esiti migliori.
A questa impostazione di struttura multifunzionale corrisponde una impostazione di approccio
al paziente e alla patologia che riflette, sia nella organizzazione delle prestazioni erogate che
nella modalità di assunzione delle decisioni cliniche-assistenziali.
Il paziente non si ritrova perciò ad essere solo in questo percorso, ma accompagnato da
specialisti che lavorano per lui e con lui, tutti in collaborazione tra loro.
Il termine Sleep Care Unit si vuole riferire dunque ad una Unità multifunzionale strutturata
secondo l'impostazione di clinica specializzata multiprofessionale, dotata di tutte le strutture e i
professionisti che concorrono all'assistenza ai pazienti affetti da disturbi del sonno in tutte le
fasi e sfaccettature delle diverse patologie.
Molto ancora si ritiene di dover fare per rendere un'assistenza adeguata al paziente che
sviluppa una patologia che di per se non è comparabile ad altre ben più gravi, ma che hanno
un impatto sociale elevatissimo che corrisponde non solo in termini sociali, ma anche
economici per lo stato.
In conclusione si può di certo affermare che una sana assistenza sotto tutti i punti di vista al
paziente con OSAS che deve comunque affrontare un periodo medio-lungo di terapia
ventilatoria, riduce i costi sanitari e sociali e ciò non può non avvenire se non con una corretta
collaborazione tra medici, tecnici e psicologi.
Paolo Matrigiani
BIBLIOGRAFIA
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