Borse in calo. Rischio correzione? Ore decisive

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Borse in calo. Rischio correzione? Ore decisive in attesa della Fed
Le dichiarazioni del presidente della Fed Bernake hanno provocato reazioni negative sui mercati, in particolare in
Asia, interessata negli ultimi anni da operazioni di carry trade. In settimana possibile nuovo taglio dei tassi Bce.
Una correzione di breve durata ma di intensa portata (almeno finora!). Possiamo riassumere cosi l’andamento
dei mercati negli ultimi giorni, con i principali indici che hanno corretto in maniera piuttosto intensa, partendo dal
crollo vertiginoso della borsa di Tokyo.
A seguire a ruota libera il mercato nipponico, le borse emergenti ma anche quelle europee e statunitense hanno
risentito dello stop.
Ma cosa ha determinato il ribasso? Chi ha buona memoria ricorda che il giorno antecedente il crollo di quasi 8
punti della borsa giapponese, il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke aveva annunciato di voler
ridurre gli stimoli all’economia americana, seppur sottolineando che i tempi non erano ancora maturi.
La reazione a catena dei mercati ha palesato quanto ormai sostenuto da gran parte degli analisti finanziari, e cioè
che Wall Street viaggia sui massimi assoluti non tanto per l’altalenante andamento dell’economia a stelle e
strisce, quanto per la generosa attività di quantitative easing messa in campo dalla banca centrale dal 2009 ad
oggi.
L’interruzione della stessa potrebbe avere conseguenze assai negative prima sui mercati e poi sulla stessa
economia reale, rischiando un effetto sistemico. La Fed da ormai diversi anni ha fissato i tassi allo 0-0,25% ed è
impensabile che gli stessi rimangono cosi piatti ancora per molto tempo. Inoltre mensilmente i mercati vengono
pompati di 85 miliardi di dollari di nuova liquidità, impiegata nell’acquisto di bond.
Eppure i fondamentali non giustificano l’exit strategy. Questo sia perché l’economia Usa cresce ma non hai
livelli attesi e la disoccupazione è ben al di là del 6,5% annunciato da Bernanke come livello cardine da cui
iniziare a calare il sostegno all’economia. In secondo luogo, non meno importante è il fatto che con un’inflazione
sotto l’1% non c’è nessuna fretta di innalzare il livello dei tassi di interesse.
Per quanto riguarda i mercati europei singolare la decisione del Fmi di tagliare le stime sulla crescita della
Germania, che rappresenta a tutti gli effetti l’asse portante dell’economia del vecchio continente.
Secondo l’istituto economico di Washington l’economia tedesca crescerà nel 2013 dello 0,3% (le precedenti
stime davano un PIL allo 0,6%). Secondo il Fmi il Paese subisce fortemente l’incertezza economica del vecchio
continente, la cui economia nella seconda parte dell’anno dovrebbe ripartire.
Settimana decisiva per i mercati, con le principali banche centrali che si pronunceranno sui tassi e su manovre di
sostegno alle rispettive economie. Focus sulla Bce, dove Mario Draghi potrebbe optare per una nuova sforbiciata.
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