rassegna sintetica delle cause infettive di aborto nella

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RASSEGNA SINTETICA DELLE CAUSE INFETTIVE
DI ABORTO NELLA BUFALA MEDITERRANEA
REVIEW OF THE INFECTIOUS CAUSES OF ABORTION IN MEDITERRANEAN BUFFALO
G. GALIERO, A. MARTUCCIELLO
Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, Sezione Diagnostica di Salerno-Centro di Referenza Nazionale sull’igiene
e le tecnologie dell’allevamento e delle produzioni bufaline
Batteri e virus possono causare aborto nella bufala.
In questa rassegna vengono descritti i principali agenti infettivi causa di aborto nella bufala mediterranea e le tecniche microbiologiche per la diagnosi. Gli agenti abortigeni sono: Brucella spp., Arcanobacterium pyogenes, Chlamydophila spp.,
Coxiella burnetii, Bacillus licheniformis, E. coli, Leptospira spp., Bubaline Herpes Virus-1 (BuHV-1), Bovine Viral Diarrea Virus.
Summary
Bacteria and viruses can cause abortion in buffaloes.
In this review are described the abortigenic infectious agents of the mediterranean buffalo cows and the microbiological
methods for the diagnosis. The abortigenic agents are: Brucella spp., Arcanobacterium pyogenes, Chlamydophila spp., Coxiella burnetii, Bacillus licheniformis, E. coli, Leptospira spp., Bubaline Herpes Virus-1 (BuHV-1), Bovine Viral Diarrea Virus.
INTRODUZIONE
In riferimento all’allevamento del bufalo, si sono susseguite numerose ricerche tese alla scoperta e alla conoscenza dei patogeni responsabili di infertilità, morte embrionale ed aborto. Considerando le notevoli trasformazioni che
le più recenti tecniche di allevamento e riproduzione stanno apportando nel settore bufalino e l’applicazione del
piano di profilassi obbligatorio contro la brucellosi, vengono identificate nuove e meno conosciute cause di infertilità o interruzione della gravidanza su base infettiva.
In questa breve rassegna vengono descritti quelli che noi
riteniamo siano i principali agenti eziologici causa di aborto
infettivo nella bufala, nonché le tecniche diagnostiche utilizzate presso Centro di Referenza Nazionale sull’igiene e le tecnologie dell’allevamento e delle produzioni bufaline.
L’interruzione della gravidanza nei ruminanti viene definita ovulare, embrionale o fetale (Del Piero, 2003). Nella
specie bufalina le conoscenze sulle possibili cause infettive
sono ancora limitate a poche segnalazioni nel caso di aborto precoce (Neglia et al., 2004; Campanile et al., 2005),
mentre l’aborto fetale può essere causato da vari agenti
eziologici (Fig. 1).
Per quanto riguarda le lesioni anatomopatologiche macroscopiche, pochi agenti sono in grado di determinare
quadri patognomonici, anzi determinate lesioni a carico degli organi fetali di bufalo sono comuni a più microrganismi.
Le possibilità di emettere una diagnosi corretta, sono
decisamente più elevate se il feto viene conferito al labora-
torio integro e nel più breve tempo. Quando possibile, occorre inviare anche la relativa placenta. Questo perché l’agente abortigeno potrebbe essersi limitato a determinare
placentite (Foto 1). In questo caso la placenta risulta positiva ma gli organi fetali negativi. L’allantocorion placentare
è molto importante per emettere diagnosi.
Gli accertamenti diagnostici quindi devono essere condotti a partire dai cotiledoni e dai seguenti organi del feto: contenuto abomasale (Foto 2), fegato, rene, milza, polmone,
cuore, timo, cervello, liqudi toracici (Foto 3) ed addominali.
BATTERI
Brucella spp.
Arcanobacterium pyogenes
Chlamydophila abortus
Coxiella burnetii
Bacillus licheniformis
E. coli e sue tossine
Leptospira spp.
Batteri vari
VIRUS
Bubaline Herpes Virus-1 (BuHV-1)
Bovine Viral Diarrea Virus
FIGURA 1 - Agenti eziologici causa di aborto fetale.
ALTRE SPECIE
Riassunto
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Rassegna sintetica delle cause infettive di aborto nella bufala mediterranea
FOTO 1 - Placenta coriale di bufala. Corionite placentare ed emorragie
diffuse.
FOTO 2 - Feto bufalino, prelievo del contenuto dell’abomaso per indagini microbiologiche.
FOTO 3 - Feto bufalino, versamento sieroematico non specifico in cavità
toracica.
BRUCELLOSI
La brucellosi bufalina in italia è causata da Brucella
abortus e, sempre con maggiore frequenza, da Brucella melitensis. I focolai di brucellosi verificatisi nell’ultimo triennio negli allevamenti bufalini italiani sono stati sostenuti
da Brucella abortus biotipi 1, 3 e 6 e da Brucella melitensis
biotipo 3 (Martucciello e Galiero, 2005). Inoltre, anche il
ceppo vaccinale Brucella abortus RB 51 talvolta si può rendere responsabile di aborto se il vaccino vivo attenuato
viene utilizzato in bufale gravide (Ciuchini et al., 2005).
La capacità delle brucelle di resistere nell’ambiente
esterno, rende difficoltoso il risanamento dell’azienda.
Gli animali contraggono l’infezione per via orale, attraverso alimenti o acqua contaminati, più raramente per via
genitale, mucosale e transcutanea.
L’aborto, generalmente tardivo, si manifesta tra il sesto e
nono mese di gravidanza, ed è spesso accompagnato da ritenzione placentare. Quando l’infezione avviene nell’ultimo periodo della gravidanza, si assiste a parti prematuri e
mortalità neonatale. I vitelli sopravvissuti possono rimanere infetti e presentare aborto nel corso della prima gravidanza dando avvio ad un ritorno ciclico dell’infezione.
La diagnosi microbiologica si basa sull’esame batteriologico dei cotiledoni e dei principali organi fetali. Le tecniche di biologia molecolare abbreviano i tempi di risposta,
ma talvolta difettano di sensibilità, pertanto non sono ancora in grado di sostituire, per ora, completamente le metodiche tradizionali. Nelle aree dove la malattia è endemica il risanamento potrebbe essere favorito dall’utilizzo del
vaccino RB 51 la cui sperimentazione in campo, condotta
in Italia e finanziata dal Ministero della Salute e dalla Regione Campania, sembra dare riscontri favorevoli in termini di immunogenicità dei bufali vaccinati (Ciuchini et al.,
2005; Martucciello et al., 2005).
CLAMIDIOSI
Le clamidie sono membri della famiglia delle Chlamydiaceae, un gruppo di batteri intracellulari obbligati. Il loro ciclo di sviluppo comprende due forme, i corpi elementari infettanti e i corpi reticolari non infettanti. I primi sono piccoli, metabolicamente inerti e penetrano nella cellula ospite
per endocitosi. I corpi reticolari sono metabolicamente attivi e replicano per scissione binaria entro un endosoma. In
base all’analisi dell’RNA ribosomiale si riconoscono due generi: Chlamydophila spp. e Chlamydia spp. Alcune delle
specie che causano chlamydiosi sono zoonotiche: Chlamydophila abortus, Chlamydophila psittaci, Chlamydophila felis,
Chlamydophila pneumoniae, altre non lo sono: Chlamydophila caviae, Chlamydophila pecorum, Chlamydia suis, Chlamydia muridarum, Chlamydia trachomatis.
I ruminanti possono essere infettati principalmente da due
specie: Chlamydophila abortus e Chlamydophila pecorum.
Chlamydophila abortus è particolarmente conosciuto come causa di aborto nei piccoli ruminanti (Del Piero, 2003).
Questo patogeno risulta essere tra le maggiori cause di
aborto anche nella bufala (Galiero et al., 2001). L’aborto avviene nella seconda metà della gravidanza. Il feto può presentare petecchie emorragiche sul miocardio (Foto 4) ed un
contenuto abomasale denso e mucoso di colore paglierino
(Foto 5). Nei casi di positività da noi osservati, non sono
state mai rilevate lesioni placentari macroscopiche.
La diagnosi viene eseguita mediante test immunocromatografico, isolamento su tessuto colture o PCR.
Chlamydophila abortus può causare aborti epizootici.
Chlamydophila pecorum è conosciuta da anni come l’agen-
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da Arcanobacterium pyogenes è decisamente molto frequente, anche se non sono stati osservati episodi a carattere epidemico. Solitamente l’interruzione della gravidanza si verifica nell’ultima fase della gestazione. A tale evento può seguire ritenzione di placenta, endometrite, metrite. Nella
bufala il microrganismo può rendersi responsabile anche di
mastite, onfalite, polmonite e setticemia.
La diagnosi si effettua mediante esame batteriologico degli organi, Arcanobacterium pyogenes si sviluppa in 24-48
ore, formando colonie emolitiche su agar addizionato con
emazie di montone al 5%. La definitiva identificazione microbica avviene attraverso l’utilizzo del sistema biochimico
di identificazione automatizzato Microlog 2 (Biolog).
FOTO 4 - Cuore feto bufalino, petecchie emorragiche sul miocardio.
FOTO 5 - Contenuto abomasale denso, colloso e di colore paglierino in
corso di Clamidiosi.
te eziologico dell’encefalomielite (c.d. male feruto) del vitello
bufalino (Galiero et al., 1998; Magnino et al., 2000). Recenti
studi sembrerebbero collocare anche questa specie tra i patogeni abortigeni nella bufala mediterranea (Greco et al., 2006).
ARCANOBACTERIUM PYOGENES
Arcanobacterium pyogenes, precedentemente definito Actinomyces pyogenes è un batterio Gram positivo, coccobacillare, immobile e non sporigeno, che può svilupparsi in
condizioni di anerobiosi parziale o totale, oppure in presenza di ossigeno atmosferico. Normalmente presente nella
mucosa orofaringea dei ruminanti, può rendersi responsabile di lesioni purulente, polmoniti e aborto (Del Piero,
2003). La via d’infezione può essere discendente ematogena o ascendente vaginale. Nella bufala l’aborto sostenuto
Batterio Gram positivo, sporigeno, della famiglia delle
Bacillaceae, cui appartengono germi associati ad aborto nei
bovini, suini ed ovini e ad episodi di tossinfezione alimentare e di setticemia nell’uomo. Il Bacillus licheniformis dopo le prime segnalazioni in aziende bufaline campane (Galiero e De Carlo, 1998), rientra tra i patogeni isolati con
una certa costanza da feti bufalini. Si tratta di un aborto
tardivo diffuso principalmente nei mesi invernali (Del Piero, 2003). A giudicare dal notevole numero di casi che si
possono verificare in ogni allevamento dal momento in cui
sopraggiunge l’infezione, si deduce che la specie bufalina
sia tra quelle maggiormente sensibili. L’infezione è generalmente contratta attraverso il consumo di alimenti inquinati dal batterio o dalle sue spore.
Essendo un organismo ubiquitario, ha significato diagnostico solo se isolato in coltura pura dai tessuti fetali.
La diagnosi si effettua mediante esame batteriologico
degli organi, Bacillus licheniformis si sviluppa sui terreni di
coltura formando caratteristiche colonie opache e rugose
(Quinn et al., 1994). Anche in questo caso l’identificazione
microbica viene ultimata attraverso il sistema biochimico
di identificazione automatizzato Microlog 2 (Biolog).
COLIBACILLOSI
E. coli è un bacillo Gram-negativo, asporigeno, aerobio
facoltativo, mobile per flagelli peritrichi, o immobile. La
struttura antigenica comprende i lipopolisaccaridi della parete cellulare (antigene O), i polisaccaridi della capsula (antigene K) e le proteine flagellari e finbriali (rispettivamente
antigeni H e F). Sebbene siano stati tipizzati circa 50.000
sierotipi, solo un ristretto numero di ceppi è in grado di indurre malattia. L’azione patogena è legata alla capacità del
clone di produrre fattori c.d. di virulenza, i quali possono
essere strutturali (flagelli, capsula, lipopolisaccaridi, adesine) o secreti (tossine citotossiche e citotoniche, emolisine).
Negli allevamenti bufalini sono presenti una grande varietà di differenti sierotipi di E. coli, molti dei quali risultano
patogeni per il neonato come E. coli enterotossiemici ed enteroemorragici produttori di tossine termostabili, verocitotossine e fattore citotossico necrotizzante (Galiero, 1998).
La bufala è un importante reservoir di E. coli verocitotossici
e del sierotipo O157 in particolare (Galiero et al., 2005).
E. coli sporadicamente, si rende responsabile anche di
ALTRE SPECIE
BACILLUS LICHENIFORMIS
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Rassegna sintetica delle cause infettive di aborto nella bufala mediterranea
aborto. Ad oggi, non esistono certezze se a provocare l’interruzione della gravidanza concorra il batterio con i suoi
antigeni o piuttosto l’azione citolitica delle sue tossine. La
diagnosi può essere eseguita ricorrendo all’esame batteriologico degli organi fetali. E. coli si sviluppa su terreno
MacConkey agar fermentando il lattosio con produzione
di colonie rosso-rosa. L’eventuale attività emolitica può essere valutata su agar sangue. La PCR è un valido supporto
per la ricerca delle sequenze geniche codificanti specifici
fattori di virulenza o tossine.
LEPTOSPIROSI
I microrganismi appartenenti a questo genere sono batteri mobili, elicoidali con la parte terminale del corpo batterico a forma di uncino. Sebbene citochimicamente
Gram-negativi, essi non si colorano bene con i convenzionali coloranti batterici e vengono normalmente visti attraverso microscopio in campo oscuro. Le leptospire venivano differenziate attraverso reazioni sierologiche in due
specie: L. interrogans e L. biflexa. Oggi vengono classificate attraverso omologie del DNA e, all’interno di ciascuna
specie, vengono riconosciuti diversi sierotipi sulla base
delle reazioni sierologiche.
Le leptospire sopravvivono in natura negli stagni, nelle
acque superficiali e nei terreni umidi. Esse possono albergare in animali e uomini, causando patologie a carico dell’apparato urinario e genitale o gravi forme sistemiche. Gli animali reservoir albergano il microrganismo nei tubuli renali o
nei tratti genitali. Nella bovina è da tempo ben noto il ruolo
patogeno sostenuto da Leptospira hardjo la quale determina
aborti, natimortalità ed agalassia (Quinn et al., 2002).
Gli studi sierologici e gli sporadici isolamenti descritti
in letteratura fanno propendere per una diffusa presenza
di diversi sierotipi di Leptospira spp. anche negli allevamenti bufalini (Andreani et al., 1974; Farina ed Andreani,
1982; Autorino et al., 1991). Recenti indagini condotte dal
nostro Centro di referenza in collaborazione con l’Istituto
Superiore di Sanità, hanno consentito di evidenziare il genoma batterico in diversi reni fetali bufalini. Tali prime segnalazioni ancorché parziali, lascerebbero intravedere un
possibile ruolo di Leptospira spp. nel determinare interruzione della gravidanza anche nella bufala. L’identificazione
degli organismi a livello coriale placentare e fetale e la loro
correlazione con le lesioni microscopiche, potranno chiarire in futuro il ruolo di Leptospira spp. negli aborti bufalini.
ALTRI BATTERI MENO COMUNI
Nel corso delle indagini batteriologiche condotte su feti
bufalini abortiti vengono isolati diversi altri batteri quali
Pasteurella spp., Pseudomonas aeruginosa, Staphilococcus
spp. e Streptococcus spp., ma il loro effettivo ruolo patogeno non è ancora ben chiaro, trattandosi di segnalazioni
sporadiche in corso di focolai non epidemici. Per quanto
riguarda Salmonella spp., Campylobacter spp., e Listeria
spp., nonostante siano annoverati tra i batteri causa di
aborto nella bovina e nei piccoli ruminanti, non si segnalano quale causa di interruzione della gravidanza nella bufala stando alle risultanze analitiche negative condotte pres-
so il nostro Centro su 300 feti e 60 placente provenienti da
90 differenti aziende bufaline ubicate nel centro-sud Italia.
HERPES VIRUS
Questi virus a DNA appartengono alla famiglia delle
Herpesviridae che conta più di cento membri. Pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi, compreso l’uomo, sono suscettibili all’infezione da herpesvirus. Lo spettro d’ospite è
generalmente limitato. Nella bufala è diffuso un virus erpetico specie-specifico classificato con BuHV-1. A differenza del virus dell’IBR nella bovina, il ruolo patogeno del
virus erpetico bufalino non è stato ancora dimostrato. Filogeneticamente è più prossimo al Bovine Herpes Virus-5
(BoHV-5) che è causa di encefalite nel bovino (De Carlo
et al., 2003). Pertanto, in base alle attuali conoscenze, non
è possibile sostenere che BuHV-1 si rende responsabile di
interruzione della gravidanza nella bufala.
BuHV-1 è sospettato, di contro, di essere alla base delle
reazioni crociate con il virus dell’IBR quando si utilizza
Bovine Herpes Virus-1 (BoHV-1) o sue parti (glicoproteine) come antigene nelle prove sierologiche.
PESTIVIRUS DELLA DIARREA VIRALE
DEL BOVINO/MALATTIA DELLE MUCOSE
I Pestivirus, dotati di RNA monocatenario, appartengono alla famiglia delle Flaviviridae. All’interno del genere
pestivirus vengono riconosciute quattro specie: border disease virus (BDV), bovine viral diarrhoea virus (BVDV-1,
BVDV-2), classical swine fever virus (CSFV). Tradizionalmente i pestivirus prendono il nome dalla specie ospite e
dalla malattia che causano.
Studi sieroepidemiologici dimostrerebbero che all’interno della popolazione bufalina italiana, potrebbe esservi
una certa circolazione virale (Cavirani et al., 1995).
A tutt’oggi però non esiste alcuna segnalazione che dimostri
che anche nella bufala siano presenti e agiscano gli stessi virus
isolati nel bovino, attraverso i complessi meccanismi patogenetici da tempo dimostrati per questa specie (Ames, 2005).
Indagini condotte presso il nostro Centro di Referenza,
hanno consentito di individuare un solo feto positivo su
180 analizzati nei confronti del virus BVD mediante un test Elisa ricerca antigeni NS2-3 ed Erns. Le ulteriori indagini, condotte utilizzando tecniche biomolecolari, hanno
consentito di confermare la presenza di BVDV nella milza
del feto classificandolo come BVDV tipo I (Martucciello
et al., 2006). I dati sin qui disponibili, comunque non sono
sufficienti per attribuire a tale virus uno specifico ruolo
patogeno nel bufalo.
Parole chiave
Bufalo, aborto, batteri, virus.
Key words
Buffalo, abortion, bacteria, viruses.
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L’innovazione
nella disidratazione
Il primo reidratante
per vitelli
in forma liquida,
appositamente
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nel latte tiepido
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