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Friedrich Wilhelm Nietzsche
Filosofo tedesco
DATA DI NASCITA
Martedì 15 ottobre 1844
LUOGO DI NASCITA
Röcken, Germania
SEGNO ZODIACALE
Bilancia
DATA DI MORTE
Sabato 25 agosto 1900 (a 55 anni)
LUOGO DI MORTE
Weimar, Germania
CAUSA
Polmonite
“QUELLI CHE BALLAVANO
ERANO VISTI COME PAZZI
DA QUELLI CHE NON SENTIVANO
LA MUSICA”
Prof.ssa Lucia Lupia- Liceo Artistico – KR – a.s. 2016/17
E’ l’interprete più acuto della crisi della civiltà occidentale tra gli ultimi decenni dell’800 e gli inizi del 900.
Riprende le intuizioni di Schopenhauer, cogliendo i segnali di incertezza e precarietà dell’uomo nell’epoca della
scienza e della tecnica.
Si formò nel corso degli anni 60 e 70 dell’800, in un contesto culturale dominato dal positivismo e dal
socialismo nel suo stadio iniziale.
Tutti questi fenomeni vennero considerati da lui in termini negativi dal momento che avrebbero portato gli
uomini alla perdita della loro identità, riducendoli a “gregge”.
Viene ricordato come una figura singolare, eccentrica e paradossale e sin da piccolo dimostra un grande
interesse per la musica e la letteratura. Importante per la sua formazione è la scoperta dell’opera di Schopenhauer
“Il mondo come volontà e rappresentazione”, in cui si imbatte per caso nella bottega di un vecchio antiquario: è
incerto se acquistarla, ma il suo istinto lo spinge a farlo. Lo legge con avidità e ne viene conquistato: in questo libro,
trova la più alta celebrazione dell’arte come via di salvezza dell’infelicità della vita e in particolare , l’interpretazione
della musica come “espressione del mondo”, “linguaggio universale”, “essenza di tutte le cose”.
Dopo essersi laureato in filologia, a soli 25 anni , viene chiamato ad insegnare in Svizzera: gli anni
dell’insegnamento rappresentano per lui una fase tutto sommato felice. A causa però di alcuni problemi di salute,
decide di dimettersi e inizia a viaggiare in cerca di un luogo in cui possa trovare un po’ di pace.
Nel frattempo però continua a studiare e a scrivere anche se la sua solitudine si acuisce sempre di più. A soli
45 anni si verifica il crollo psichico: morirà nel 1900.
La sua produzione è suddivisa in tre fasi:
1. La fase filologico-romantica, che trova la sua massima espressione in “La nascita della tragedia”: all’interno di
questa fase si avverte l’ammirazione di N per Schopenhauer e soprattutto per il grande musicista tedesco
Wagner.
2. La fase illuministico-critica, di cui ricordiamo “La gaia scienza”, dove N approfondisce la sua critica nei
confronti dei valori della sua epoca. In particolare, all’interno di questa opera N mostra di apprezzare la
scienza, ma come una conoscenza che opera per trasformare la realtà.
3. La fase dell’”eterno ritorno”e della “volontà di potenza”, che trova la sua massima espressione in “Così parlò
Zarathustra”: fa riferimento alla figura di Zarathustra, un profeta persiano vissuto tra il 1000 e il 600 a.C.
Questo libro si rivolge a coloro che saranno capaci di andare “oltre” l’uomo vecchio, reso schiavo dalle
regole della morale e della fede.
LE FASI DELLA FILOSOFIA DI NIETZSCHE
Le fasi della sua filosofia sono tre:
1. La prima fase è simboleggiata dal cammello ( l’animale in grado di sopportare i grandi pesi), ed è la fase di
colui che è fedele alla tradizione e ne accetta la religione e la morale
2. La seconda fase è simboleggiata dal leone (l’animale autonomo per eccellenza) ed indica l’epoca dello spirito
libero, in cui la fedeltà alla tradizione inizia a venire meno: è la fase del nichilismo in l’uomo annienta tutti i
valori e dichiara la “morte di Dio”
3. La terza fase e simboleggiata dal fanciullo ( cioè l’individuo che non è stato ancora condizionato
dall’educazione e dalla civiltà) che rappresenta colui che inaugura l’epoca di un inizio nuovo.
Prof.ssa Lucia Lupia- Liceo Artistico – KR – a.s. 2016/17
LA FEDELTA’ ALLA TRADIZIONE: IL CAMMELLO
Ricoeur ha chiamato Nietzsche, insieme a Freud e Marx, i filosofi del sospetto, perché hanno messo in discussione
le certezze condivise dalla maggior parte delle persone.
La sua ricerca prende le mosse dalla critica al presente: per questo motivo cerca di mettere in discussione i
miti e le dottrine su cui si fonda la civiltà occidentale e il tipo di uomo che essa ha prodotto.
La prima fase della sua filosofia è caratterizzata dall’interesse per il mondo greco: egli però si allontana dalle
interpretazioni tradizionali che consideravano il mondo greco come una dimensione idilliaca,e lo vede invece come il
risultato di due principi contrapposti (cioè due istinti fondamentali):
 l’apollineo, che è il principio dell’ordine e della misura;
 il dionisiaco, che è il principio del caos , della gioia e della sensualità.
Questi due principi si trovano fusi insieme nelle tragedie greche; con Euripide però la tragedia inizia il suo
declino, dal momento che inizia ad affermarsi il predominio dello spirito apollineo su quello dionisiaco; muore così la
tragedia e nasce la filosofia. Per lui, Socrate è alla base della decadenza della cultura occidentale, dal momento che
con la filosofia socratica viene esaltato il pensiero e svalutata la vita concreta e i suoi valori.
La seconda fase del suo pensiero simboleggiata dal leone, ( che rappresenta lo spirito libero che si affranca dalla
tradizione) è quella in cui afferma che l’uomo può emanciparsi dalla menzogna e dalle false credenze solo adottando
il metodo della scienza.
L’AVVENTO DEL NICHILISMO: IL LEONE
La seconda fase della filosofia è simboleggiata dal leone, che rappresenta lo spirito libero che si libera dalla
tradizione. E’ necessario adottare il metodo della scienza per smascherare le false credenze. In questa prospettiva,
l’idea di Dio è la nostra menzogna più grande, si tratta cioè di una grande bugia che però ha avuto
un’importantissima funzione storica e cioè rassicurare gli uomini, sostenerli nello sforzo di sopportare la dura
condizione umana.
Secondo lui è giunto il momento di fare a meno di Dio e di tutte le concezioni metafisiche, tra cui l’illusione che
oltre questo mondo ci sia un altro mondo.
Nell’epoca moderna, infatti, queste dottrine rappresentano solo delle favole.
“Dio è morto” e con lui sono crollati tutti i valori assoluti: in ciò consiste il nichilismo.
(NICHILISMO→ dal latino, nulla. Indica la condizione dell’uomo moderno che ha assistito al crollo di tutti i valori e
delle credenze metafisiche, conseguente alla “morte di Dio”; l’uomo di fronte a questo vuoto prova lo sgomento del
nulla e la nostalgia di un punto di riferimento).
La morte di Dio comporta l’avvento di una dimensione difficile da sostenere, dal momento in cui l’uomo deve
assumersi le proprie responsabilità.
Accanto alla critica della metafisica, egli critica anche la morale, che viene definita come uno strumento di potere di
cui alcuni uomini si servono per sottomettere gli altri: agli uomini forti per sottomettere i deboli, ma anche agli
uomini più deboli per sottomettere i più forti.
Egli opera una distinzione fra la morale degli schiavi e quella dei signori.
La morale degli schiavi, che predica l’umiltà, la fratellanza e la democrazia ed è la morale degli uomini mediocri e
incapaci contro gli uomini forti (morale cristiana).
Prof.ssa Lucia Lupia- Liceo Artistico – KR – a.s. 2016/17
La morale dei signori, tipica del mondo classico, esaltava invece i valori della forza e della gioia: questa morale, è
stata cancellata dall’avvento della religione cristiana, che al guerriero sostituisce la figura del sacerdote: il
guerriero amava le virtù del corpo e il sacerdote le virtù dello spirito.
Il suo attacco non è rivolto contro la figura di Cristo ma contro la Chiesa e i suoi rappresentanti, che hanno
svalutato il corpo rispetto allo spirito e hanno proposto un tipo di morale ascetica, antivitale e decadente.
L’UOMO NUOVO E IL SUPERAMENTO DEL NICHILISMO: IL FANCIULLO
La terza fase della sua filosofia è simboleggiata dal fanciullo. In questa fase, egli afferma che solo l’oltreuomo (o
super-uomo) è capace di sopportare le conseguenze della “morte di Dio”.
Ma chi è l’oltreuomo? Non è un uomo di razza superiore. E’ un uomo nuovo, in grado di sopportare le
conseguenze della morte di Dio. E’ un essere libero che trova all’interno di se stesso le risorse per condurre la
propria vita. E’ un uomo che si è liberato dai condizionamenti esterni ed ha detto sì alla vita.
L’oltreuomo è colui che è capace di sopportare anche quello che N indica come il peso più grande e cioè l’idea
dell’eterno ritorno dell’uguale, vale a dire l’idea che la storia sia un grande circolo, in cui tutti i fatti e gli
avvenimenti sono destinati a ripetersi e a ritornare eternamente.
Tale dottrina del tempo (concezione ciclica del tempo) è contrapposta a quella lineare della tradizione cristiana,
secondo la quale invece la storia è una catena di momenti irripetibili orientati verso un fine ultraterreno.
Ciò che differenzia la concezione lineare del tempo da quella ciclica è appunto la diversa prospettiva della felicità: in
quella lineare, il senso della vita è rimandato al futuro (l’aldilà ultraterreno nella religione cristiana) e dunque
l’attimo e il presente sono svuotati di significato; nella concezione ciclica invece, ogni istante contiene in sé il proprio
valore e il proprio fine.
Un altro importante concetto della sua filosofia è quello della volontà di potenza: con questo concetto vuole
indicare l’essenza stessa della vita, rappresentata appunto come impulso a crescere e a volere sempre di più.
Potenza quindi è da intendere nel senso che gli uomini non si accontentano di sopravvivere in modo più o meno
passivo, ma tendono per natura a migliorare se stessi.
La volontà di potenza, si identifica con l’arte, che costituisce la forma suprema della vita: egli, sosteneva, infatti ,
che la musica fosse l’unico antidoto alla decadenza culturale; con l’arte torna la figura dell’artista come colui che
meglio incarna l’ideale dell’oltre uomo.
Prof.ssa Lucia Lupia- Liceo Artistico – KR – a.s. 2016/17
CHE COS’E’ LA TEORIA DELL’ETERNO RITORNO DELL’UGUALE?
E’ l’idea che nega il procedere del tempo in modo lineare (concezione cristiana) verso un fine, per affermarne
invece la pienezza di ogni suo attimo: questa idea porta l’uomo a dire si alla vita così com’è, in eterna ripetizione.
E’ la dottrina secondo cui tutta la realtà e gli eventi del mondo sono destinati a ritornare identicamente infinite
volte.
Credere in questa teoria significa ritenere infatti che il senso dell’essere non stia fuori dall’essere, ma nell’essere
stesso, significa vivere la vita e ogni attimo in essa.
CHI E’ DIO PER NIETZSCHE?
Dio è la “nostra menzogna più grande”. Dio rappresenta infatti la personificazione delle varie certezze metafisiche,
morali e religiose elaborate dall’umanità per dare un senso ed un ordine al caos della vita e del mondo.
Dio si configura dunque come il simbolo di ogni prospettiva oltre-mondana e anti-vitale, che ponga il senso
dell’essere fuori.
SPIEGA IL SIGNIFICATO DELL’ESPRESSIONE “MORTE DI DIO” PER NIETZSCHE
Nell'opera "La gaia scienza", la morte di Dio per mano degli uomini viene annunciata da un folle che, oltre ad
avvisare l'umanità della morte di Dio, la spinge a creare l'Oltreuomo (o superuomo, come inizialmente tradotto)
per riempire il vuoto creatosi. Sono stati gli stessi uomini, infatti, ad uccidere Dio, ovvero le certezze che finora
avevano mantenuto gli uomini prima del caos dell'età moderna.
Morte di Dio è l’espressione mediante cui N allude al venir meno di tutte le certezze assolute che hanno sorretto
gli uomini attraverso i millenni, affinchè potessero trovare stabili punti di riferimento capaci di esorcizzare lo
sgomento provocato dal flusso caotico delle cose.
L’accettazione della morte di Dio rappresenta il presupposto necessario della transizione dall’uomo al superuomo.
CHI E’ L’OLTRE-UOMO?
E’ l’uomo che si fa capace di costruire un’esistenza colma di vita e di senso, attimo per attimo. E’ la figura della
nuova umanità e dell’affermazione della vita, in fedeltà alla terra e allo spirito dionisiaco.
Il super uomo è colui che sa accettare la vita, rifiutare la morale tradizionale , “reggere” la morte di Dio, collocarsi
nella prospettiva dell’eterno ritorno e porsi come volontà di potenza.
Quali tipi di morali si sono presentate nella storia?
La morale dei signori è quel tipo di morale (storicamente incarnato dalle aristocrazie del mondo classico) che
sgorga da un sentimento di pienezza o di potenza e che si esprime nei valori vitali della forza, della salute, della
fierezza e della gioia.
La morale degli schiavi è quel tipo di morale che sgorga da un sentimento di debolezza e di risentimento e che
risulta improntata ai valori anti-vitali dell’umiltà, del disinteresse e della pietà. Espressione emblematica di tale
morale è il cristianesimo.
In Dio è dichiarata l’inimicizia alla vita, alla natura, alla volontà di vivere!».
Qual è il sentimento che anima la morale dei deboli?
E’ il Risentimento, cioè uno stato d’animo che impotente a creare nuovi valori e ad affermarsi sulle sofferenze
della vita, “dice di no” alla vita stessa asservendosi alla morale degli schiavi, odiando ciò che non può essere o non
può avere. E’ l’odio impotente dei deboli verso i forti ossia verso ciò che essi non sono e che
segretamente vorrebbero essere.
Prof.ssa Lucia Lupia- Liceo Artistico – KR – a.s. 2016/17
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