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Vie Neuro-Endocrine del cibo
e della fertilità
Perché la tavola non va d'accordo con il letto!
G. Abbaticchio*, A. Moschetta**, O. Todarello***, V. Martino***, C. Carone**** , E. Restini*****, P. Livrea******
N
INTRODUZIONE
elle Società industriali,
consumo eccessivo di alimenti e diminuzione di
dispendio energetico
hanno portato, negli ultimi 50 anni, ad obesità
e, in correlazione, a riduzione di fertilità
in entrambi i sessi. Il problema é di
grande rilevanza se si considerano i dati
WHO (World health organization): nel
2015 l’umanità sarà composta da 2,3 miliardi di soggetti in sovrappeso, di cui
700 milioni francamente obesi.
Ma se consumo eccesivo di cibo e riduzione del dispendio energetico sono in
ogni caso il meccanismo patogenetico
della obesità, altri inconvenienti della
Società industriale diventano fattori etiologici, quali stress e condizionamento
ambientale. Ciò si configura come vero e
proprio stato di malattia in alcuni individui (bulimia nervosa, ansia, depressione) ma probabilmente è presente anche
nella maggioranza degli obesi, che apparentemente soffrono soltanto di aumento dell’appetito.
Tutte queste considerazioni inducono alla
ricerca sempre più puntuale delle vie
neuro-endocrine che connettono dispendio energetico, appetito e funzioni riproduttive con lo scopo di individuare rimedi,
farmacologici o di altro tipo, capaci di ripristinare connessioni ancestrali denaturate.
Il nucleo arcuato (infundibolare nella
specie umana) capta peptidi e proteine
circolanti provenienti dalla periferia del
corpo e filtrate dalla barriera ematoencefalica. Neuroni di questo nucleo producono NPY ed AgRP (Agouti-RelatedProtein), peptidi che inducono sensazione di fame e incremento ponderale; altri
neuroni , nello stesso nucleo, producono
FIGURA. Connessioni del S.N.C., dell’apparato gastro-intestinale, del tessuto adiposo e delle gonadi nel controllo di cibo e sazietà.
peptidi che sortiscono effetto opposto di
sazietà e riduzione del peso corporeo,
POMC (Pro-Opio-Melano-Cortin) e CART
(Cocaine-Amphetamine-related-Transcript). Nel nucleo arcuato, dunque, si
svolgono operazioni di controllo delle
due sensazioni fondamentali, di fame e
sazietà e, in definitiva, operazioni di controllo sullo stock di energia nel tessuto
adiposo.
STIMOLO dell’APPETITO
L’NPY, parte di PP, complesso di polipeptidi pancreatici (NPY, polypeptide YY
(PYY), PP) è coespresso da neuroni del
SNC. I neuroni NPY nel nucleo arcuato
ventro-mediale proiettano fibre verso i
nuclei ipotalamici ventricolare, paraventricolare e laterale. In questi neuroni la sintesi ed il rilascio di NPY sono regolati da leptina ,insulina (inibitori del
rilascio), glucocorticoidi e ghrelina (stimolatori del rilascio). I recettori di NPY
attivano il sistema citoplasmatico G (GProtein) di trasmissione ed il meccanismo conseguente inibisce gli effetti di
melanocortina ed altri anoressigeni.
Nell’ipotalamo l’NPY è uno dei peptidi
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più rappresentati ed è potente fattore
oressigeno.
Gli stessi neuroni che codificano per NPY
producono anche AgRP. Questa proteina
dell’ipotalamo umano ha sequenze aminoacidiche simili a quelle del topo. Nella
cute di questo animale la proteina esercita un effetto paracrino di smorzamento della stimolazione dei melanociti ad
opera delle Melanocortine ,in particolare
b-MSH (b-Melanocyte Stimulating Hormone). Una sovra espressione di AgRP
fa sì che la cute dell’animale sia priva di
pigmento, di colore giallo; ma, quel che
è più, si osserva che questi topi transgenici sono anche obesi, resistenti ad insulina ed iperglicemici. AgRP è unico agonista inverso (o antagonista) dei Rcs
(recettori) per MSH , in particolare i Rc 3
e 4 di a-MSH (a-isomero di MSH), gli
stessi recettori che si ritrovano nel nucleo arcuato dell’ipotalamo il cui blocco
stimola l’appetito così nell’animale come
nell’uomo.
INIBIZIONE dell’APPETITO
Il disegno naturale di questa associazione di effetti, inibitorio dell’appetito e
protettivo della cute, delle Melanocortine, bilanciato da opposto effetto di AgRP,
può inquadrarsi nell’ambito di reazioni
primordiali di difesa (stress) che contemplano un’attivazione del sistema
POMC-ACTH-surrene- MSH-cute e, con
ciò, allarme, fuga, mimetizzazione.
Il gene per POMC è espresso in molti
tessuti, tra cui cute, nucleo arcuato ed
ipofisi. Dopo la sintesi, POMC và incontro
a parziale frammentazione , tessutospecifica, ad opera di specifiche endoproteasi. Nella ipofisi anteriore dei primati la frammentazione porta alla sintesi di ACTH (convertasi 1); nella ipofisi
intermedia di mammiferi inferiori della
scala zoologica POMC subisce una frammentazione tale (convertasi 2) da portare alla sintesi di b-MSH, ormone deputato al controllo del colore di cute e peli;
nell’ipotalamo la degradazione enzimatica di POMC porta a sintetizzare a-MSH,
agonista dei recettori MC4-R, nella cui
attivazione sta il principale controllo di
sazietà, dispendio energetico ed omeostasi glicemica.
Mutazioni di questo recettore sono state
riscontrate nel 6% di adulti con storia di
obesità infantile. È anche stato individuato un difetto di sintesi di POMC con la
conseguenza di una sindrome infantile precoce, caratterizzata, oltre che da
grave obesità, anche da depigmentazio-
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ne (difetto di b-MSH sui Rc MC1-R) di
cute e capelli (“capelli rossi”), insufficienza surrenalica (difetto di ACTH e
quindi di stimolazione dei Rc MC2-R delle
ghiandole surrenaliche. Si ritiene che nell’uomo la Leptina (peptide prodotto nel
tessuto adiposo) attivi in qualche modo ,
nel nucleo arcuato, la conversione di
POMC in MSH.
Un altro importante induttore di sazietà
è il CART coespresso con POMC nei neuroni del nucleo arcuato dei roditori e,
solo apparentemente paradossale, è
coespresso con AgRp ed NPY nei neuroni umani. I neuroni CART sono attivabili
con condizionamenti dell’animale, apprendimento, stimoli sensoriali ed ormonali; questi stimoli attivatori di CART inibiscono l’effetto di NPY; l’mRNA del trascritto si trova ridotto nell’animale sacrificato dopo digiuno protratto, mentre la
somministrazione di antisiero anti-CART
aumenta appetito e peso; così come già
per i neuroni POMC, la Leptina stimola i
neuroni CART.
CONTROLLO della SAZIETÀ
da parte di ORMONI PERIFERICI
Se questi sistemi ipotalamici sono le vie
ultime che portano al controllo dell’appetito, di stimolo o di inibizione, essi sono
tuttavia attivati da segnali ormonali provenienti dall’intestino o dagli organi di
controllo dell’ambiente esterno, vista,
olfatto, udito, recettori cutanei tattili o
termici.
ORMONI PERIFERICI
che STIMOLANO L’APPETITO
La GHRELINA (Growth Hormone Releasing Peptide) è un peptide oressigeno
misurabile in circolo con sistema immunometrico. È principalmente increto dalle
cellule parietali del fondo dello stomaco
ma anche dal piccolo intestino oltre che
da numerose altre cellule tra cui pancreas, polmoni, rene, placenta.
Nell’uomo i livelli circolanti sono prima
elevati mentre poi si riducono drasticamente dopo assunzione di cibo, tanto da
far ipotizzare che la GHRELINA svolga la
funzione di iniziatore del pasto; i livelli
circolanti sono inversamente correlati al
grado di adiposità; sono particolarmente
elevate in situazioni di cachessia e la
somministrazione dell’ormone aumenta
l’assunzione di cibo in umani sia magri
che obesi.
I Recettori di Ghrelina funzionano anch’essi con il tramite del sistema G (GHS-
R1a) e sono presenti nelle stesse aree
ipotalamiche di NPY. In accordo finalistico con la grande importanza della innervazione vagale nello svuotamento dello
stomaco, recettori di ghrelina sono anche
presenti nel nucleo dorsale del vago e nei
nuclei del sistema dopaminergico mesolimbico.
In analogo concerto, mentre favorisce
l’assunzione di nutrienti, la Ghrelina stimola la secrezione ipofisaria di GH, il
principale ormone deputato alla crescita
di connettivo, ossa e muscoli.
Sfuggono alla interpretazione finalistica
numerose altre azioni.
Questi rilievi portano al concetto che la
Ghrelina sia un ormone coinvolto nella
regolazione della omeostasi energetica,
impegnando le vie del nervo vago. La
sindrome di Prader-Willi costituisce un
modello biologico umano che suggella il
concetto: infatti, nei bambini affetti da
questa sindrome, caratterizzata da
obesità ed ipogonadismo, i livelli circolanti di Ghrelina, a dispetto della obesità, sono elevati sia prima che dopo i
pasti. Antagonisti di Ghrelina potrebbero, in un prossimo futuro, essere presidio terapeutico essenziale in molti
aspetti della obesità.
ORMONI PERIFERICI che INIBISCONO l’APPETITO (induttori di sazietà)
Se la Ghrelina è l’unico peptide periferico conosciuto capace di stimolare l’appetito, sono invece numerosi i peptidi periferici capaci di inibirlo (TABELLA).
COLECISTOCHININA (CCK)
La CCK è rapidamente messa in circolo
in risposta al pasto, specialmente grassi
e proteine, raggiungendo picchi dopo 30
minuti dall’inizio del pasto, che si mantengono anche per 5 ore. La iniezione
dell’ormone stimola secrezione pancreatica e contrazione di colecisti ed intestino, riduce volume e durata del pasto. In
circolo ha emivita breve, 1-2 minuti, per
cui ,a voler sortire un effetto anoressigeno, la somministrazione del peptide non
dovrebbe essere effettuata prima di 15’
dall’inizio del pasto.
Sono identificati 2 tipi di Recettori con
sistema G di segnale postmembrana per
CCK-A e B; CCK-A è coinvolto nella induzione della sazietà. Ratti OLETF (OtsukaLong-Evans-Tokushima-Fatty) che non
esprimono CCKA sono iperfagici, obesi
e sviluppano diabete mellito del tipo 2.
Recettori per la CCK sono presenti nell’ipotalamo laterale, nel ponte, nei neuro-
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ni vagali afferenti del midollo laterale,
vie neurali coinvolte oltre che della sazietà, nel controllo di riflessi neurovegetativi e psichici condizionati, della memoria, della gratificazione, dell’ansia.
RUOLO dell’IPOTALAMO nel CONTROLLO di APPETITO e SAZIETÀ
PEPTIDE YY (PYY)
Il PYY è parte del PP (Polipeptide Pancreatico), così come è NPY: dunque due
peptidi con azioni opposte, pur provenendo dalla stessa matrice.
Tuttavia, questo apparente contrasto si
risolve alla luce della generale considerazione che la sintesi naturale di sostanze ad azione opposta favoriscono i meccanismi di contro-regolazione (feed-back), fondamento dell’equilibrio di azioni
e reazioni biologiche.
I Recettori di PYY (Y1-2-3-4-5) attivano
le trascrizioni cellulari con la mediazione
del sistema G e sono presenti nell’ipotalamo.
L’ormone è prodotto nelle cellule intestinali di ileo, colon e retto; aumenta in circolo più tardivamente di CCK, dopo 1-2
ore; aumenta molto di più a seguito di
pasto grasso.
Il PYY esiste in due forme; PYY 3-36 è il
peptide ad attività anoressigena; l’azione si estrinseca su neuroni ipotalamici
con recettori Y2, sia neuroni POMC (effetto anoressigeno) che NPY (effetto opposto di equilibrio).
In concerto con l’azione cerebrale anoressigena, il PYY ritarda lo svuotamento
di stomaco e colecisti, inibisce le secrezioni digestive.
In obesi umani la risposta del peptide al
pasto è ridotta, presentano livelli ematici elevati dopo bypass digiuno-ileale o
gastroplastica, la somministrazione dell’ormone riduce effettivamente l’introito
calorico delle 24 ore.
INCRETINE
Mentre la Ghrelina è secreta dallo stomaco vuoto, le Incretine sono ormoni
prodotti in cellule dell’apparato gastroenterico e riversati in circolo in risposta
alla introduzione di cibo. Le incretine
aumentano la risposta insulinica al glucosio.
Il Pre-Pro-Glucagone è espresso in alcune cellule del Pancreas endocrino, dell’ileo distale e del colon (cellule L dell’intestino), in neuroni della porzione caudale del midollo allungato e nell’ipotalamo. Il pre-pro-ormone, in queste cellule,
per azione di enzimi, và incontro a degradazione che porta alla sintesi di Glu-
cagone, Oxyntomodulina e GLP-1 (Glucagon-Like-Peptide); la sintesi avviene
in risposta alla introduzione di nutrienti.
La Oxyntomodulina trova recettori nel
nucleo del tratto solitario (midollo allungato) e nel nucleo arcuato, inibisce la
secrezione gastrica e pancreatica, ritarda lo svuotamento gastrico, verosimilmente con la mediazione del nervo vago. La somministrazione sottocute nell’uomo riduce i livelli post-prandiali di
Ghrelina, diminuisce appetito e peso;
leptina e adiponectina diminuiscono e
ciò può imputarsi alla riduzione della
massa magra a seguito del trattamento.
Il GLP-1 ha, come l’Oxyntomodulina, effetti di ritardo dello svuotamento gastri-
co, e, con ciò, è anoressigeno. In più, ha
effetti molto importanti nella fisiopatologia del diabete mellito del tipo 2, perché
contemporaneamente esercita stimolo
della secrezione di insulina ed inibizione
della secrezione di glucagone; non v’è
rischio di ipoglicemia perché lo stimolo
sulle cellule b-insulari avviene solo in
presenza di adsorbimento intestinale di
glucosio; aumenta anche la secrezione
di somatostatina (cellule d-insulari),
ormone anch’esso provvisto di effetti inibitori sulla secrezione di Glucagone e di
Ghrelina.
Il GLP-1 ha recettori di azione con sistema post-membrana del tipo G; questi
recettori sono espressi, oltre che nelle
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insule pancreatiche endocrine, anche in
una larga varietà di tessuti e, tra essi,
ancora una volta, nuclei midollari del
vago ed ipotalamo. La somministrazione
sottocute attiva i nuclei del tratto solitario, dell’area postrema, arcuato e paraventricolare, con il risultato di inibizione
dell’appetito.
Queste proprietà del GLP-1 ne hanno reso possibile un utile impiego nella cura
del diabete del tipo 2. In risposta al pasto
la sua secrezione avviene in 2 fasi, precoce (della durata di 10-15 minuti) e tardiva (30-60 minuti). La emivita dell’ormone è molto breve e si può allungarla
con inibitori degli enzimi peptidasici di
degradazione (DPP-IV°); in alternativa,
si possono iniettare sottocute derivati di
sintesi dell’ormone resistenti alla inattivazione enzimatica.
INSULINA
L’Insulina è un altro ormone che inibisce
l’appetito; la cronica deprivazione di effetto cerebrale anoressigeno, come nei
topi knock-out per IRS-2 (Insulin-Receptor-Substrate 2), è tale da portare ad
obesità ed infertilità secondaria all’obesità. I recettori dell’ormone sono diffusamente presenti nel cervello, con maggiore densità nel bulbo olfattorio e nel nucleo arcuato; la presenza di recettori
consente l’ingresso di insulina circolante
attraverso la barriera emato-encefalica,
in modo proporzionale alle quantità circolanti dell’ormone.
ORMONI PERIFERICI con EFFETTI
su OBESITÀ ed INFERTILITÀ
LEPTINA-KISSPEPTINA
Tra i peptidi periferici che inibiscono l’appetito un interesse particolare merita la
Leptina perché per questo peptide è accertata un’azione diretta di controllo anche dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi,
dalla cui funzione dipende la fertilità sia
dell’uomo che della donna.
L’adipochina Leptina (proteina OB) é sintetizzata prevalentemente nel tessuto adiposo sottocutaneo e trova recettori di
azione nell’ipotalamo ventrale; quivi il peptide attiva vie neuroendocrine che portano a dispendio energetico, riduzione
del contenuto lipidico e del numero degli
adipociti.
La sintesi dell’ormone é in stretta correlazione con il volume e numero degli adipociti.
L’ormone non è secreto in risposta ai
pasti. Invece mostra un ritmo circadiano
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di secrezione; si osservano picchi di mezzanotte contemporanei all’azzeramento
di ACTH e cortisolo, pulsi secretori della
durata di 33 minuti, livelli minimi da mezzogiorno a sera.
Queste osservazioni indicano che impulsi
neurali o neuroendocrini possono regolare la secrezione adipocitaria di Leptina.
I recettori (Ob-Rb) di leptina sono espressi in molte aree dell’ipotalamo, tra
cui i nuclei arcuato, paraventricolare e
dorso mediale; varianti brevi del Rc
sarebbero responsabili del passaggio di
leptina circolante attraverso la barriera
emato-encefalica. Legandosi al suo recettore la Leptina avvia una cascata di
segnali che determina una inibizione delle
vie NPY e AgRP e una stimolazione delle
vie POMC e CART. In definitiva, l’azione
ipotalamica della leptina comporta riduzione di appetito e dispendio energetico.
I topi ob/ob , geneticamente obesi per la
presenza di un gene mutato (ob gene),
incapace di esprimere Leptina, sono iperfagici, sviluppano resistenza all’insulina,
iperinsulinismo, diabete e infertilità.
Questa importanza della leptina nel controllo del metabolismo è vieppiù stigmatizzata dalla constatazione che nel topo
geneticamente diabetico (db/db), la mutazione responsabile del diabete (db gene) si associa ad un difetto di Rc per
Leptina.
L’associazione di diabete mellito ed obesità è acquisizione ampiamente consolidata; la etiologia del diabete del tipo II è
diversa ma da alcuni studi risulta che
probabilmente il 3% dei pazienti obesi è
portatore di una mutazione del gene che
esprime il recettore per Leptina.
Quanto alla sua influenza sull’apparato
riproduttivo, c’è da dire che, nella organizzazione che la Natura si è data, la
Leptina, mentre libera dal tessuto adiposo la energia necessaria, attiva la funzione riproduttiva. La Leptina stimola la secrezione ipofisaria di gonadotropine ed
iniezioni dell’ormone inducono pubertà
precoce nel topo. Questa azione di stimolo avviene insieme con un’attivazione
di NO-sintetasi nei neuroni GNRH-secernenti dell’ipotalamo medio-basale e nelle
cellule ipofisarie, a sostegno della situazione opposta, ovvero di una influenza
negativa esercitata da un eccesso di specie reattive dell’ossigeno (ROS), come
nella obesità e nel diabete mellito umano.
Allora i pazienti obesi potrebbero essere
portatori di un difetto di azione leptinica,
specialmente se anche ipogonadici. Nella
maggior parte dei pazienti obesi, si ri-
scontrano livelli circolanti dell’adipochina
significativamente maggiori rispetto ai
soggetti normo-peso. La ipotesi che pazienti obesi possano essere portatori di
mutazioni per i geni db/db (resistenza
del Rc di leptina) od ob/ob (sintesi di
Leptina) è sostenuta dal riscontro obiettivo di tali alterazioni in casi, sia pur rari,
di obesità morbigena. Tuttavia, in molti
altri casi, l’aumento di Leptina potrebbe
semplicemente indicare un meccanismo
di compenso che non riesce a sbloccare
altre cause di adiposità. Quando ci fosse
un difetto di Leptina (ob/ob), oggi misurabile con sistema immunometrico, iniezioni dell’ormone produrrebbero l’effetto
terapeutico di riduzione della massa adiposa con preservazione della massa
magra, che invece non è preservata dalle
diete dimagranti.
Negli ultimi quattro anni è stato scoperto
che la Leptina agisce nell’ipotalamo, favorendo la espressione del gene KISS-1;
questo gene controlla la sintesi di Kisspeptina, un neuropetide con Recettore
GPR54 nelle aree di sintesi di GNRH; la
via peptidergica Leptina-KisspeptinaGNRH starebbe proprio a convogliare le
informazioni che dal tessuto adiposo ,
stock di energia disponibile, giungono al
S.N.C. che controlla la funzione riproduttiva. Contemporaneamente la Kisspeptina
esercita effetti anoressigeni a seguito sia
di attivazione di neuroni POMC (Pro-OpioMelanocortina) che di inibizione di neuroni a NPY (Neuro Peptide Y), oressigeni.
Nell’uomo la somministrazione s.c. di
kisspeptina sortisce un rilascio potente di
gonadotropine che cessa in corso di somministrazione prolungata, per effetto di
desensibilizzazione; FSH, LH e Testosterone aumentano in modo significativo già
dopo 3h dalla infusione per 90’ di una
soluzione di kisspeptina (4 pmol/kg/m’).
ADIPONECTINA
È un ormone secreto da adipociti maturi
ed ha recettori nel S.N.C., in particolare
nel nucleo paraventricolare, area periventricolare, amigdala e area postrema.
L’Adiponectina nel circolo ematico è in
concentrazioni 1000 volte superiori a
quelle di altri ormoni peptidici. La sua
struttura ricorda alcuni componenti del
collagene. Ratti con elevati livelli circolanti di adiponectina hanno una massa
grassa minore rispetto ai controlli, imputabile ad un aumento di ossidazione muscolare degli acidi grassi.
Ma l’Adiponectina diminuisce anche appetito ed obesità di ratti obesi e riduce la
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resistenza ad insulina di questi animali,
diminuendo la glicogenolisi epatica. Nei
pazienti in sovrappeso con diabete del
tipo 2 l’Adiponectina circola in livelli ridotti; il dimagramento a seguito di dieta
ipocalorica comporta un aumento della
frazione ad alto peso molecolare di Adiponectina (che si ritiene essere la frazione attiva); anche i tiazolinedioni pare
che aumentino questa frazione di adiponectina.
TERAPIA dell’OBESITÀ
e della INFERTILITÀ SECONDARIA
Tranne che in casi peculiari, in cui è
possibile identificare in un difetto del sistema Leptina-kisspeptina il movente
etiologico, la infertilità degli obesi è secondaria al grasso in eccesso e curabile
in via sintomatica, ricorrendo a dieta ed
esercizio fisico e/o a terapia gonadotropinica.
Le cure primarie riguardano la obesità.
La obesità potrebbe trovare spiegazione in uno squilibrio dei sistemi centrali
(POMC, NPY, MCH) o periferici del controllo di appetito e sazietà ed essere
quindi curabile con agonisti o antagoni-
sti dei sistemi di cui abbiamo discusso.
Molti dei farmaci impiegati in cure neuro-psichiatriche hanno effetti sull’appetito, agendo verosimilmente sull’uno o
l’altro di quei sistemi. Tuttavia i farmaci attualmente disponibili, per quel che
se ne sa, agiscono in via indiretta, su
vie serotoninergiche e dopaminergiche.
La Dexfenfluramina è stata l’ultima proposta di una risoluzione specifica dell’aumento di appetito, ma è stata recentemente revocata per interferenze
nella sfera psichica (rischio d’induzione
di episodio maniacale in disturbo dell’umore di tipo depressivo) e per altro tipo
di tossicità. Analogo esito avevano avuto altri neuro farmaci.
La introduzione nella cura del diabete
mellito di analoghi di GLP-1 promette di
avere a disposizione, tra non molto, il
risultato di studi controllati. Intanto sono già disponibili gli esiti delle prime
sperimentazioni terapeutiche della Leptina.
Dunque, nell’immediato, gli ormoni
anoressigeni periferici sono più promettenti che non i farmaci ad azione sul
S.N.C. Tuttavia, si sta lavorando alla sintesi degli agonisti di MCR4.
In attesa dei risultati, la cura della obesità contempla, fondamentalmente, educazione ed incoraggiamento a riequilibrare il rapporto tra introito calorico e
dispendio energetico.
A tale scopo, se indispensabile appare il
supporto di endocrinologi e dietologi,
altrettanto importante dovrebbe essere
l’apporto di psicologi e psichiatri, inteso
al recupero di un’ancestralità che vede
il cibo non finalizzato a se stesso ma
alla sopravvivenza ed alla fertilità riproduttiva della specie.
Alcuni interventi chirurgici inizialmente
sviluppati per il trattamento dell’obesità patologica (chirurgia bariatrica) si
sono rivelati capaci di indurre un miglioramento drammatico del diabete di
tipo 2, talora ottenendo persino una
remissione clinica della malattia.
Recenti studi sperimentali e clinici
dimostrano che l’effetto anti-diabetico
della chirurgia gastrointestinale è in
parte indipendente dalla perdita di peso
e verosimilmente è secondario a modificazioni della funzione neuro-endocrina
dell’apparato digerente. La chirurgia metabolica rappresenta quindi non solo
una nuova opzione terapeutica, ma una
opportunità straordinaria per migliorare
la comprensione della fisiopatologia del
diabete e per lo sviluppo di nuovi farmaci e interventi alternativi.
Per l'avvenire, certamente altri farmaci,
agonisti o antagonisti di questa o quell'altra tappa delle vie neurali del cibo,
saranno messi a disposizione dalle nuove acquisizioni della ricerca, alla conoscenza delle quali speriamo qui di aver
fornito utili chiarimenti.
*
Endocrinologo, Libero-Professionista,
Bari, Bitonto, [email protected]
**
Gastroenterologo, Istituto M.Negri Sud,
Università di Bari
***
Psichiatra, Clinica Psichiatrica, Università
di Bari
****
Psicologa, Libero-Professionista, Bari,
[email protected]
*****
Chirurgo, Case di Cura Riunite "La Nuova
Sanità", Casa di Cura "La Madonnina", Bari"
******
Neurologo, Clinica Neurologica, Università
di Bari.
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