Sommario - Edizioni Magi

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Sommario
Alleanza
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Gianluigi Monniello
ARTICOLI ORIGINALI
ALLEANZA E ASTINENZA NELLA PSICOANALISI
DELL’ADOLESCENTE
15
Cinzia Lucantoni
ALLEANZA TERAPEUTICA E SUE VICISSITUDINI
NELLA FORMAZIONE
37
Giovanna Montinari
IN CARROZZA! L’ALLEANZA NEI PRIMI INCONTRI
55
Anna Piccioli
ALLEANZA TERAPEUTICA NELLA FASE AVANZATA
DELLA TERAPIA
69
Cristiano Curto, Giorgio Fugazza
QUANDO LA TERAPEUTA È INCINTA.
ALLEANZA E ASTINENZA CON PAZIENTI ADOLESCENTI
83
Manuela Baldasso, Giovanna D’Antonio
ARTICOLO DEL MAESTRO
NEUTRALITÀ, ASTINENZA E ALLEANZA TERAPEUTICA
101
William Meissner
7
APPORTI CLINICI
L’INCONTRO CON L’ADOLESCENTE TRA INFANTILE
E PUBERTARIO
129
Gianluigi Monniello
ALLEANZA TERAPEUTICA CON UN ADOLESCENTE DIFFICILE 151
Alessandra Porrini
ALLEARSI CON I GENITORI.
DAL CONTENERE AL SIGNIFICARE
165
Stefano Amati, Marcello Contarino
Rubriche
SCRIVERE PER FORMARSI
ALLEANZA E ASTINENZA ALLA PROVA DEI DUBBI
SULL’IDENTITÀ DI GENERE
175
Lucia Orazi
LA BIBLIOTECA DI AeP
IN PRIMO PIANO
La Tradizione Psicoanalitica Britannica Indipendente
193
Maria Antonietta Fenu
RECENSIONI
Baldini T., Ragazzi al limite. Seminari per conoscerli e aiutarli
Lucia Monterosa
205
Perry B. Bach, Setting the stage for work with adolescents
Adolescent Psychiatry
208
Tiziana Catta
Allan N. Schore, I disturbi del Sé. La disregolazione degli affetti
Lauro Quadrana
8
212
Alleanza
Gianluigi Monniello
La scelta di questo argomento potrebbe destare una certa sorpresa
nei lettori attenti di AeP. La storia del concetto di alleanza in psicoanalisi, cioè «legare il paziente alla cura e alla persona del medico» (Freud
1913) rimanda, infatti, alla teoria della psicopatologia e fa tradizionalmente riferimento alla forza delle pulsioni e del conflitto e agli scopi del
trattamento. Si configura cioè come la condizione necessaria per il processo analitico che l’analista è chiamato, coscientemente, a costruire e
a offrire al paziente; come un ambiente di fiducia che permette di mobilitare la parte sana del paziente in vista di un reciproco interesse,
scongiurare l’interruzione da un lato e il prevalere della coazione a ripetere dall’altro. In realtà sappiamo come, piuttosto, la psicoanalisi
dell’adolescenza abbia contribuito a porre al centro della sua specificità la teoria dello sviluppo, quindi la vulnerabilità narcisistica e i funzionamenti non nevrotici. Nell’adolescente la costruttiva e maturativa
conflittualità dell’edipo è, almeno per un certo tempo, in secondo piano rispetto alle sue poste in gioco più irrinunciabili, cioè la soggettualizzazione e la soggettivazione. Inoltre non può non sorprendere il ritorno di un termine così connotato con il linguaggio delle grandi strategie
militari, linguaggio dal quale, almeno in molti, vorremmo tenerci lontani. Infine, come non riconoscere che l’esplicito invito a lavorare per
costruire l’alleanza sollecita la reificazione, cioè l’incapacità di distinguere tra i propri schemi e il fenomeno che tali schemi rappresentano,
degli eventuali suggerimenti nella mente dello psicoanalista.
Perché allora riprendere e far lavorare il termine alleanza, perché
collocarlo al centro della riflessione tra chi lavora psicoanaliticamente
con l’adolescente? Forse soprattutto per proporre una riconsiderazione del concetto di alleanza in vista di un suo arricchimento o di un suo
superamento.
Riguardo al suo arricchimento, una prima via muove dalla netta distinzione di tale concetto da quello che potremmo definire di complian-
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AeP Adolescenza e Psicoanalisi
Alleanza. n. 1, maggio 2012
ce al trattamento e riflette sugli apporti forniti inconsciamente dall’analista alla vita psichica del paziente e sul coinvolgimento inconscio
del paziente interessato a riprendere, grazie all’offerta del setting analitico, il suo percorso di sviluppo. Molta letteratura psicoanalitica parla oggi di co-pensiero, co-costruzione, in riferimento alla vicinanza
profonda e necessaria degli apparati psichici dell’analista e del paziente. È la dimensione della terza topica (Cahn 2010), così come è
stata proposta da Raymond Cahn, e di cui abbiamo varie volte parlano su AeP. Secondo tale modello la psiche dell’altro si rende necessaria per promuovere il processo di soggettivazione, offrendo un apparato psichico che appartiene alla coppia, un luogo di scambi in un
processo inter-identificatorio, trans-soggettuale, così da permettere
l’uso di uno spazio transizionale, che può essere in seguito introiettato, delineando lo spazio intrapsichico nei pazienti adolescenti. D’altra
parte la psicoanalisi dell’adolescenza ci ha abituato alla negoziazione
creativa, all’essere oggetto soggettualizzante e alla riattualizzazione,
nell’incontro clinico, degli impedimenti originari alla nascita del soggetto e dell’oggetto. L’ipotesi è che il concetto di alleanza riguarderebbe l’eventualità di una rimessa in moto dei processi di sviluppo fino a
quel momento impediti o bloccati. Quanto intendo sottolineare è l’interesse per il lavoro di legame che progressivamente si tesse fra adolescente, referente adeguato e ambiente esterno. Si tratta di raccogliere nelle situazioni di incontro con l’adolescente, le sue sensazioni, i
suoi vissuti, le sue raffigurazioni, l’insieme delle sue potenzialità creative e collocarle in un’area condivisa, così che l’attività rappresentativa prenda forma e stabilità.
Un’altra via di arricchimento del concetto di alleanza riguarda la
sua utilità in quanto possibile indice di efficacia del lavoro analitico.
La presenza di un costante e fiducioso investimento sulla persona dell’analista, la rimessa in gioco dei processi d’identificazione, la possibilità di contare sull’ascolto partecipe dell’altro e della sua competenza
emotiva non possono che costituire validi fattori terapeutici.
Il superamento di questo concetto può riguardare, invece, l’utilizzo del negativo. Il poter cioè riconoscere come la resistenza al trattamento sia l’espressione di un tentativo di non arrendersi all’oggetto,
di non cedere alla compiacenza ma andare alla ricerca di momenti di
autentica iniziativa personale. La possibilità cioè, da parte del paziente, di sospendere la colonizzazione di sé da parte dell’altro e avviare e
mantenere i propri processi di differenziazione. Si tratta allora di saper attendere che si sviluppi l’interesse dell’adolescente per la propria
vita psichica che necessita, quale unico possibile nutrimento, della
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Alleanza
Gianluigi Monniello
capacità affettiva di costruzione dello psicoanalista e del suo sicuro
convincimento nelle potenzialità creative dell’adolescente. Si tratta,
infine, di considerare con cura e dedizione le molteplici alleanze preliminari che hanno bisogno di svilupparsi con tutti coloro che vivono
accanto all’adolescente in difficoltà, quando manca la sua disponibilità a mettersi in gioco e va aggirato il suo rifiuto di farsi aiutare. In
tal caso infatti il termine alleanza riguarderebbe, piuttosto, ciò che
precede l’inizio del trattamento.
Bibliografia
CAHN R. (2010). Una terza topica per l’adolescenza? AeP Adolescenza e Psicoanalisi, V, 1, 19-35.
FREUD S. (1913). Inizio del trattamento. In: OSF. Vol. 7. Torino: Boringhieri.
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