progetto - Comune di Avola

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SOMMARIO
1.
PREMESSA .......................................................................................................... 4
1.1 Barriere artificiali dissuasive antistrascico e per ripopolamento ..................... 5
1.1.1 Origine e sviluppo ................................................................................. 5
1.1.2 Scopi delle barriere artificiali ............................................................... 5
1.1.3 Struttura delle barriere artificiali ....................................................... 11
2.
PROGETTO “VIVERE IL MARE “ .................................................................. 11
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
2.6
Premessa ........................................................................................................ 11
Grado di innovazione del progetto ................................................................. 12
Aspetti ambientali – biocenosi costiera ......................................................... 13
Descrizione del progetto “VIVERE IL MARE” ....................................... 15
Caratteristiche moduli Tecnoreef  ................................................................. 17
Installazione a mare delle barriere artificiali ................................................ 21
3.
SITUAZIONE DELLO STATO EX ANTE ..................................................... 23
4.
FINALITA’ E INTERESSI GENERALI DEL PROGETTO ......................... 24
5.
LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO ......................................................... 26
6.
IL CONTESTO AMBIENTALE ...................................................................... 29
6.1 Inquadramento dell’area di intervento ......................................................... 29
6.2 Biocenosi costiera .......................................................................................... 30
6.2.1 Repertorio dati:parametri acque .................................................... 30
7.
AZIONI DI MONITORAGGIO ....................................................................... 34
8.
VINCOLI AMBIENTALI ................................................................................. 35
9.
COMPATIBILITÀ AMBIENTALE DEI MATERIALI .................................. 35
2
10. INQUADRAMENTO DELL’AREA NEL CONTESTO ECONOMICO
MARITTIMO
38
11. RISULTATRI ATTESI ..................................................................................... 38
12. CALCOLO DELL’INVESTIMENTO .............................................................. 39
13. GLOSSARIO ...................................................................................................... 41
DOCUMENTAZIONE ALLEGATA:
A. CRONOPROGRAMMA ........................................................................................
B. QUADRO ECONOMICO DETTAGLIATO .......................................................
C. COMPUTO METRICO ......................................................................................
D. PLANIMETRIE – CARTOGRAFIE – ELABORATI GRAFICI .......................
E. PIANI DI MANUTENZIONE DELL’OPERA E DELLE SUE PARTI
F.
PIANI DI SICUREZZA E DI COORDINAMENTO
G. PIANO DI MONTAGGIO E CARICO
H. MANUALE DI GESTIONE AMBIENTALE DEI CANTIERI
3
1. PREMESSA
Il Piano Strategico Nazionale (PSN) (Art. 15 del regolamento del Consiglio sul Fondo
Europeo per la Pesca) riporta testualmente al capitolo 2.6 Tutela e miglioramento
dell’ambiente acquatico:
Obiettivo strategico: recupero degli ecosistemi degradati attraverso azioni di protezione e sviluppo della fauna e
della flora e attività finalizzate ad attività di ricerca e alla formazione professionale.
Il permanere di una profittevole attività di sfruttamento delle risorse ittiche trova nella esistenza di un equilibrio fra
sforzo di pesca e dimensione biologica degli stock un vincolo invalicabile. È un fatto che il rapporto fra le due
variabili si presenta, al contrario, in qualche caso squilibrato e la stessa sostenibilità e perennità delle risorse
possono essere messe in discussione dalla presenza di una capacità di pesca eccessiva e da ritmi di attività non
compatibili con la consistenza biologica degli stock oggetti di sfruttamento.
Peraltro, le risorse ittiche subiscono una serie di effetti negativi prodotti da attività economiche che con l’ambiente
marino hanno un rapporto attraverso il riversamento in esso di elementi inquinanti e, comunque, nocivi in termini
di sostenibilità delle risorse. In aggiunta, per evidenti ragioni di concentrazione degli inquinanti laddove la
profondità delle acque risulta minore, gli effetti negativi risultano tanto maggiori quanto più vicino alla costa
avviene l’attività di sfruttamento. Più che la pesca a carattere industriale, attiva in acque distanti dalla costa, è il
segmento artigianale che opera lungo la fascia costiera che subisce gli effetti dell’inquinamento, ed in particolare sono
le risorse sessili quelle che finora hanno dimostrato la maggiore sensibilità rispetto ad alterazioni ambientali.
Una corretta analisi della situazione ambientale quanto alla interdipendenza tra ambiente e pesca richiede la
modifica dell’approccio tradizionale ed il passaggio dalla visione unidirezionale a quella circolare secondo cui i
processi economici trasformano l’ambiente e da esso vengono condizionati.
Ciò è tanto più vero nel caso di attività economiche come la pesca che risultano fortemente influenzate dalle
condizioni ambientali.
Le priorità strategiche che si intendono perseguire al fine di tutelare e migliorare l’ambiente acquatico possono essere
così sintetizzate:
-recupero degli ecosistemi degradati attraverso una importante azione di protezione e sviluppo della fauna e della
flora;
-introduzione di attrezzature selettive per lo svolgimento delle attività di sfruttamento;
-finanziamento di attività finalizzate allo studio, alla conservazione ed al ripristino degli stock sovra sfruttati,
concorrendo alla tutela della biodiversità;
-ripopolamento controllato e mirato di specie i cui stock risultano sottoposti ad eccessivo prelievo rispetto agli stock il
cui stato di sfruttamento è valutato accettabile;
-formazione professionale, in particolare quanto alla buona pratica di pesca ecocompatibile in applicazione del
Codice FAO di Condotta per una Pesca Responsabile.
In considerazione di quanto sovraesposto, la Comunità Europea costatando, la riduzione del
pescato sia in termini qualitativi che quantitativi nei nostri mari dovuto con certa evidenza alla:
-Distruzione di interi habitat sia riproduttivi che di accrescimento;
-Distruzione di segmenti della catena trofica;
-Perdita della biodiversità;
4
-Perdita di posti di lavori e di professionalità con una fortissima impronta sociale e culturale del
nostro Paese;
-Riduzione dell’attrazione turistica;
per favorire il rilancio del settore della pesca, ha attraverso i FEP 2007/2013 e sta maggiormente
incidendo nei prossimi FEAMP 2014/2020 ad azioni mirate a ridurre l’impatto sul mondo della
pesca di questo problema.
Allo stato la nostra iniziativa si colloca nella possibilità di intervenire sull’ultimo bando dei FEP
2007/2013 Reg. (CE) n. 1198/2006 con l’asse 3.2 “misure intese a preservare e sviluppare la
fauna e la flora acquatiche” oltre a essere propedeutico per interventi analoghi e allo studio anche
nei FEAMP che dovrebbero essere fruibili a partire dal prossimo anno.
1.1. Le barriere artificiali dissuasive antistrascico e per il ripopolamento marino
Le barriere artificiali, da non confondere con gli sbarramenti frangiflutti posti a difesa dei litorali
contro l’erosione marina, sono composte da corpi naturali (pietre, tronchi, ecc…) o artificiali che
vengono calati su fondali marini mobili (sabbiosi, fangosi o sabbio-fangosi) per creare un
elemento di diversificazione dell’habitat originario monotono e costituiscono dei meccanismi bioecologici in grado di aumentare la produzione alieutica di un ecosistema.
1.1.1
Origine e sviluppo
L’origine delle barriere artificiali sembra essere molto antica tanto che alcuni autori riferiscono
della loro esistenza già intorno al 1650. Come spesso accade nel campo della pesca, questi primi
esperimenti portano la firma del Giappone e riguardano semplici costruzioni di pietre
sovrapposte affondate nella baia di Urato nell’isola di Shikoku.
Per quanto riguarda il Mediterraneo è noto da tempo, soprattutto nel bacino centrale (Malta e
Sicilia), l’uso di strutture galleggianti composte da canne (dette per questo “cannizzati” o
“incannizzati”) per attrarre e concentrare pesce in determinate aree.
Le prime barriere artificiali propriamente dette, cioè costituite da strutture deposte sul fondo,
risalgono invece alla fine degli anni ‘60 in Francia e in Italia (Varazze), mentre attualmente i paesi
più attivi nella realizzazione di tali strutture sono l’Italia e la Spagna, anche se molti altri sono già
da anni avviati in analoghe iniziative (Israele, Inghilterra, Portogallo, ecc…).
In Italia, il primo esperimento di barriere artificiali, progettato secondo criteri scientifici su scala
semiprofessionale, è stato realizzato nel 1974 nell’Adriatico centrale (Porto Recanati) dall’Istituto
di Ricerche sulla Pesca Marittima di Ancona; tale barriera era formata da 12 piramidi, ognuna
composta da 14 blocchi cubici di calcestruzzo con lato di 2 m e da alcune vecchie imbarcazioni,
immerse al centro della zona protetta.
A questo primo esperimento pilota hanno poi fatto seguito altre iniziative, tra cui quelle di
Fregene, del Golfo di Castellammare e del Mar Ligure (Golfo Marconi e Loano).
1.1.2
Scopi delle barriere artificiali
Le barriere artificiali sono fra gli interventi da attuare per una migliore gestione della fascia
costiera poiché, essendo realizzate su fondali marini mobili, costituiscono delle azioni che si
integrano con l’habitat marino, determinando effetti positivi a livello biologico, ecologico ed
economico (Fig. 6).
5
L’impiego estensivo di substrati artificiali sommersi, utilizzabili come rifugio dai pesci, dai
molluschi e dai crostacei, fornisce lo strumento principale per il ripopolamento dei fondali poco
produttivifacendo comunque attenzione a non favorire la presenza di predatori come il gronco e
la murena. Tali strutture rappresentano anche una possibile soluzione ai problemi del recupero
ambientale dei fondali degradati da uno sforzo di pesca troppo intenso, da fenomeni di
eutrofizzazione e da un eccessivo apporto detritico.
REALIZZAZIONE DELLA
BARRIERA ARTIFICIALE
INCREMENTO DELLA
PRODUZIONE DI
PESCI
PROTEZIONE DALLO
STRASCICO ILLEGALE
ATTRAZIONE DEI
PESCI
AGGREGAZIONE DEI
PESCI
ACCESSIBILITA’
DELLE RISORSE
VULNERABILITA’
DELLE RISORSE
BIOMASSA
SFRUTTABILE
MIGLIORAMENTO
DELLA PESCA
POSSIBILITA’ DI
CATTURA
RENDIMENTO DELLA
PESCA
6
Fig. 1 Aspetti correlati alla realizzazione di una barriera artificiale.
È ormai riconosciuto che le barriere artificiali consentono all’uomo di influenzare il
comportamento e l’abbondanza degli organismi acquatici. Questo è però un argomento molto
controverso, con parecchie domande ancora prive di risposta. Gran parte delle discussioni che si
generano in tal senso sono rivolte a comprendere se tali strutture, costruite allo scopo di realizzare
oasi di ripopolamento, provochi il raggruppamento della biomassa ittica già esistente
nell’ambiente circostante o la nuova produzione di pesci (Fig. 7). La maggior parte degli studi
effettuati indicano che le barriere migliorano la pesca poiché rendono più accessibili le risorse già
esistenti. Infatti, in seguito all’installazione delle barriere, il primo
effetto risultante è l’attrazione dei pesci verso le strutture artificiali, per via dell’abbondanza di
cibo, rifugi, ecc.... Successivamente attraverso la creazione di catene trofiche stabili, si può parlare
di accrescimento naturale della biomassa sfruttabile ai fini di pesca.
Dati recentissimi ottenuti dopo un quinquennio di monitoraggio di due campi di ripopolamento
interamente realizzati con moduli Tecnoreef, da parte del Prof. Paolo Berni dell’Università di
Pisa Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali hanno permesso di
meglio comprendere l’importanza di azioni di ripopolamento che permettono di trasformare
l’energia primaria, l’energia secondaria e l’energia sussidaria in biomassa attraverso la creazione di
catene trofiche stabili e durature.
Le barriere, oltre ad offrire ai pesci rifugio e protezione, forniscono anche nuove fonti alimentari.
Difatti, è comunemente noto che qualsiasi oggetto venga sommerso in mare, dopo un certo
tempo, sarà ricoperto di organismi viventi, accresciutisi a partire da spore e larve che, una volta
insediate, danno origine rispettivamente ad alghe e ad animali. Questi rappresentano il primo
anello delle catene alimentari.
Infatti, le alghe si accrescono sfruttando i nutrienti contenuti nella colonna d’acqua; molti degli
animali sessili che si impiantano nelle barriere si nutrono filtrando le particelle di natura organica
in sospensione nella colonna d’acqua, riciclando dunque l’energia biochimica da queste contenuta,
per trasformarla in nuova biomassa. Questa prima fase di colonizzazione delle oasi artificiali, da
parte di alghe ed animali bentonici, è seguita dall’arrivo di specie mobili oggetto della pesca (pesci,
crostacei e molluschi), che si cibano o direttamente degli organismi bentonici suddetti, oppure del
materiale organico da essi prodotto e che cade sul fondale marino su cui sono posizionati i moduli
della barriera stessa. In ultima analisi, l’innesco di nuove reti alimentari, consente di riciclare
l’energia esuberante degli ecosistemi litorali, favorendo di conseguenza incrementi di produzione
di specie ittiche. Questo tipo di barriere artificiali, vengono dunque dette “barriere di
produzione”.
7
Fig. 2. Relazioni tra i pesci e le barriere artificiali (Modificata da Arculeo et al., 1988).
Fig. 3. Evoluzione delle barriere artificiali dal 1974 ad oggi (A. Spagnolo & G. Fabi, CNRISMAR, Ancona).
Nei confronti dei pesci, le barriere assumono dunque in un primo momento un prevalente ruolo
di attrazione e concentrazione, per la presenza di tane e rifugi, ma in seguito favoriscono anche
un incremento della produzione, poiché su di esse si rende disponibile nuovo alimento.
Le barriere artificiali sono strutture più complesse degli ambienti naturali circostanti e la loro
collocazione in ampi fondali arenosi rende tali strutture delle vere e proprie “oasi marine”.
Queste, modificando il “monotono” ambiente sabbioso sul quale sono poste, favoriscono
l’incremento della diversità di specie ittiche, attirando anche pesci tipici dei fondali rocciosi. Si è
anche notato che le barriere artificiali realizzate con l’ausilio di calcestruzzo sea-frendly hanno la
capacità di accelerare la colonizzazione della superficie, considerando l’elevato rapporto
massa/superficie si può facilmente comprendere l’azione che svolgono anche in fondali non
sabbiosi.
Queste strutture creano, di fatto, vere e proprie aggregazioni di vita sia vegetale che animale in
grado di richiamare e mantenere importanti popolamenti ittici di interesse commerciale.
I dominatori di una barriera sono i pesci “necto-bentonici”, ovvero quelli che, pur muovendosi
spesso liberamente nella colonna d’acqua, hanno in qualche misura rapporti con il fondale,
soprattutto durante alcune fasi del loro ciclo vitale, come ad esempio nel corso dello sviluppo
(per esempio le fasi giovanili) o durante le fasi di accoppiamento. I pesci necto-bentonici sono
generalmente specie pregiate di substrato duro (saraghi, dentici, orate, spigole, corvine, ombrine,
8
mormore, labridi, occhiate, pagelli, ecc...), la cui presenza nei fondali sabbiosi è episodica prima
dell’installazione della barriera. Essi, insieme ad alcuni crostacei e molluschi, trovano rifugio nelle
oasi di ripopolamento, che forniscono nuovi habitat per la colonizzazione da parte di uova, larve
e giovanili di tali specie, favorendone il reclutamento.
Le strutture sono popolate anche da pesci prettamente “bentonici”, cioè che vivono
costantemente sul fondo, tra i quali quelli tipici dei fondali mobili (fangosi, sabbioso–fangosi) che
normalmente si rinvengono nell’area (sogliole, triglie, ecc...), ma anche specie di substrato duro
che s’insediano nelle cavità dei massi, ad esempio scorfani e gronghi.
Anche i pesci pelagici, viventi cioè esclusivamente nella colonna d’acqua, come ricciole,
lampughe, tonni, sardine, acciughe, cefali, boghe, salpe, suri, alose, ecc..., sono irresistibilmente
attratti dalle barriere artificiali.
La presenza di queste ultime specie si ritiene sia legata al caratteristico fenomeno di up welling
generato dalle piramidi realizzate con piastre Tecnoreef. Infatti la corrente del fondo, ricca di
nutrienti, che attraversa i moduli viene in parte deviata verso la superficie, divenendo di fatto un
importante richiamo per le specie bentoniche che tendono a stabilizzarsi nei pressi delle strutture
anche per lunghi periodi.
Il numero di specie ittiche che vive in una barriera immersa in mare e, di conseguenza, la
“capacità produttiva” di un’oasi di ripopolamento, dipende dalla localizzazione geografica e dalla
profondità, dal volume, dalle caratteristiche e dalla superficie della struttura, dalla complessità e
dall’età della barriera, ed anche dalle comunità di specie ittiche viventi nelle aree circostanti.
Oltre a quelle di produzione che comunque svolgono egregiamente il compito di protezione
dell’habitat, si possono avere anche barriere artificiali di protezione nei confronti di attività a forte
impatto ambientale, come la pesca a strascico illegale. Queste barriere, in particolare, proteggono
le forme giovanili ed i riproduttori di specie demersali in aree costiere (barriere che proteggono le
aree di nursery), habitat indispensabile negli ecosistemi costieri del Mediterraneo, mantenendo
un’elevata diversità di forme viventi, fornendo rifugio, protezione e nutrimento, ai giovanili di
pesci, molluschi e crostacei (si definiscono dunque “aree di nursery”).
Le barriere artificiali di protezione rappresentano semplici ostacoli meccanici per prevenire il
traino delle reti a strascico, consentendo lo sviluppo di un maggior numero di pesci giovanili e
quindi l’incremento della biomassa degli stock ittici pescabili in mare aperto. Tali strutture Es.
Stop/Net Pt4) consentono inoltre di attenuare il conflitto, ormai intenso in parecchie zone
costiere, tra gli operatori della piccola pesca e quelli della pesca a strascico, distanziando le
rispettive aree di pesca.
Esistono, infine, barriere polivalenti, sistemi che combinano le barriere di tipo protettivo con
quelle di tipo produttivo. In sostanza, nelle barriere artificiali polivalenti, il sistema intensivo di
produzione, rifugio ed attrazione è configurato come un’ “oasi pianificata allo scopo di
ripopolamento”; queste oasi sono preservate da un’ampia area di protezione, su cui sono collocate
strutture disegnate in maniera tale da prevenire la pesca a strascico (Fig. 2).
Tutte le tipologie di barriere artificiali rappresentano un valido intervento nella gestione razionale
della fascia costiera, ed in particolare nell’incremento della fauna di interesse commerciale, e sono
un mezzo per il ripopolamento attivo. Ciò è di particolare interesse, in un periodo in cui ci si
rende sempre più conto di come sia molto importante razionalizzare lo sfruttamento delle risorse
ittiche costiere.
Infine, all’interno delle aree protette mediante barriere artificiali è possibile sviluppare iniziative
alternative alla pesca (con una conseguente riduzione dello sforzo di pesca) come la piccola pesca
artigianale, escursioni subacquee, ecc...
9
1.1.3
Struttura delle barriere artificiali
Le barriere artificiali, come accade per tutte le iniziative legate alla pesca, hanno subito nelle varie
parti del mondo uno sviluppo autonomo basato sulle esperienze locali e individuali, per cui la
realizzazione di queste strutture ha previsto l’impiego dei materiali più diversi.
Nei primi esperimenti realizzati su scala artigianale in Giappone venivano usati massi impilati,
tronchi e sacchi di sabbia e solo successivamente materiali artificiali come tubi di ceramica e
vecchie imbarcazioni. Nel sud-est asiatico ancor oggi vengono utilizzati moduli in bambù e fasci
di mangrovie.
Agli inizi degli anni Sessanta la necessità di smaltire scarti vari e limitare i costi ha condotto,
soprattutto negli Stati Uniti, verso l’utilizzazione di materiali come rottami di automobili,
pneumatici, vecchie barche, copertoni, barili di petrolio usati, prodotti derivati dall’edilizia (pezzi
di cemento, tegole, mattoni, ecc…).
Tuttavia queste iniziative, prive di qualsiasi supporto scientifico, si sono rivelate fallimentari,
evidenziando numerosi inconvenienti: molte superfici sono, infatti, risultate inadatte
all’attecchimento di organismi sessili, altre si deterioravano molto facilmente (legno e lamiere),
altre rilasciavano sostanze nocive per gli organismi, come vernici, oli e metalli pesanti.
Tutti questi problemi hanno condotto verso un atteggiamento più scientifico e attento
innanzitutto alle questioni ambientali; attualmente la tendenza è infatti quella di impiegare
materiali realizzati “ad hoc”, più resistenti, non inquinanti e di facile utilizzo.
Il calcestruzzo è oggigiorno il materiale maggiormente utilizzato nel mondo, perché permette di
realizzare moduli di qualsiasi forma, si deteriora lentamente in acqua, fornisce un ottimo supporto
agli organismi sessili (mitili, ostriche ecc.), e se modellato con opportune cavità dà rifugio a molte
specie ittiche ed è abbastanza pesante da contrastare la pesca a strascico.
Fig. 4. Modulo piramidale Tecnoreef. 
10
Fig. 5. Immagine di polpo in tana alla base della struttura Tecnoreef 
nell’AMP delle Cinque Terre (foto Dott. Claudio Valerani, 2006).
2. PROGETTO: “ VIVERE IL MARE ”
2.1 Premessa
L’iniziativa rientra tra quelle promosse e attuate dalla Regione Sicilia attraverso il FEP 2007/2013
- Reg. (CE) n. 1198/2006 - Asse prioritario 3 – Misure d’interesse comune Misura 3.2 - Misure
intese a preservare e sviluppare la fauna e la flora acquatiche (art. 38 Reg. CE n. 1198/2006) che
costituisce un programma di azioni e misure volte a preservare e sviluppare la fauna e la
flora acquatica migliorando, nel contempo, l’ambiente acquatico.
All’interno dell’area d’intervento, verranno poste in opera sul fondale marino, strutture in grado di
realizzare meccanismi tecnico-ecologici e di ingegneria ecologica utili per l’attecchimento di larve
di specie bentoniche ed in grado di fungere da rifugio per le specie stanziali atti ad incrementare la
produzione di biomassa, oltre a garantire con il posizionamento di alcuni stop/net, una valida
azione di contrasto alla pesca a strascico illegale e di conseguenza favorire ed esaltare il naturale
ripopolamento della flora e della fauna marina.
Il presente progetto, il primo per la Provincia di Siracusa sebbene rappresenti quasi il 10% della
piccola pesca Regionale, ha come obiettivo la realizzazione di un’area biologica protetta di
ripopolamento ittico, sito uno specchio d’acqua posto di fronte al Comune di Avola e più
precisamente in una località antistante e compresa tra la spiaggia “lidi di Avola” e la spiaggia
“Pantanello”tra le isobate dei –18 e – 25 metri di profondità circa, comunque entro il limite delle
tre miglia di distanza dalla linea di costa. (Vedasi documentazione tecnica allegata).
11
Il progetto è costituito da Single Reef uniti in gruppi a formare Unit Reef in grado di interagire
fra di loro sino a formare due Complex Reef in grado di garantire un contributo significativo alla
ricostituzione dello stock ittico nell’areale di intervento.
Ogni Unit Reef è costituita da un modulo piramidale da 30 piastre, da cinque moduli da 12
piastre, da 2 moduli da tre piastre oltre che da due Stop/net posti esternamente a protezione. La
posizione di ogni Single Reef è stato oggetto di studio al fine di ottenere la massima resa in
biomassa oltre a tener conto di percorsi per appassionati di subaquea.
Pertanto il progetto prevede di collocare all'interno dell’area marina da proteggere, strutture
ecocompatibili e certificate sia per le qualità dei materiali che per le caratteristiche (art. 38 Reg. CE
n. 1198/2006), secondo la norma UNI EN ISO 14001:2004 per il settore barriere marine, del tipo
modello Tecnoreef già ampliamente sperimentate e adottate in analoghi interventi in diverse
Regioni italiane tra cui ricordiamo per caratteristiche simili di fondali la Regione Liguria in un
tratto di costa del comune di Riomaggiore e più precisamente nell’Area Marina Protetta delle
Cinque terre ( 2009), nel comune di Andorra (2005, 2009 e 2010) e nel Lazio, in due tratti di
costa del Comune di Sabaudia e Terracina, (2007 ).
Le strutture, inoltre, attueranno un effetto di "concentrazione" all'interno delle aree protette, sia
nei confronti delle specie pelagiche "di passo", che delle specie stanziali caratteristiche dei fondali
a substrato duro e garantiranno un deterrente meccanico verso, l’uso di reti da traina.
2.2. Grado d’innovazione del progetto
Il progetto parte dalla considerazione della forte pressione antropica esercitata sulle risorse ittiche
(inquinamento, over-fishing), che da tempo ha indotto la comunità scientifica internazionale alla
ricerca di strategie utili per raggiungere un equilibrio tra la produzione e le attività di prelievo.
Il problema è stato ed è affrontato considerando primariamente gli aspetti di carattere ambientale,
non collegando quindi i fenomeni di depauperamento della fauna ittica a questioni economiche,
quanto piuttosto alle implicazioni che questi hanno sugli equilibri ambientali.
Ovviamente, il tipo di approccio al problema appare diverso, se attuato con attenzione alla
necessità di restituire competitività e produttività alla pesca professionale, ovvero a quella di
ristabilire condizioni di naturalità e di rispetto della biodiversità senza comprometterne la qualità.
In molti casi, le necessità del biologo della pesca e dell’ambientalista coincidono, così come i loro
obiettivi. Si pensi ad esempio al problema dell’inquinamento dei mari dell’ambiente ripopolato,
che vede entrambe le figure professionali concentrate nella ricerca di materiali ( es. cemento sea
frendly, materiali certificati per gli scopi prefissati al fine di avere la certezza modulo per modulo
della qualità dei prodotti impiegati ) in grado di rispettare le esigenze della flora e della fauna
ittica. Si pensi ancora, sempre a titolo di esempio, all’importanza che assumono le praterie di
Posidonia Oceanica sia per quanto attiene agli aspetti ambientali che per quanto concerne la
produzione: è infatti conosciuto che tali aree sono indispensabili aree di riproduzione oltre che di
stazionamento delle specie giovanili in età pre-riproduttiva, habitat privilegiato da numerosissime
specie bentoniche oggetto di forte pressione da parte della pesca professionale.
Una delle metodologie d’intervento indicata quale attuabile e percorribile da parte degli studiosi
dei problemi ambientali e di quelli connessi alle risorse ittiche è la creazione di aree protette,
all’interno delle quali non sia possibile attuare forme di prelievo distruttive.
Questo tipo d’intervento sarà realizzato su aree marine poste entro le tre miglia dalla linea di costa
a 10/30 metri di profondità secondo la cartografia e le caratteristiche quali/quantitative dei mari.
Si tratta quindi della porzione di fascia costiera in cui avviene la gran parte dei fenomeni
riproduttivi ed in cui stazionano gli stadi giovanili in età pre-riproduttiva.
12
Su tali aree esiste, il divieto di condurre attività di pesca che possano produrre un impatto
negativo sugli equilibri biologici e in particolare è vietato attuare la pesca da traino, consentita solo
a profondità maggiore di cinquanta metri e a distanza dalla costa superiore alle tre miglia.
A partire dal 31 maggio 2010 la norma di cui al Regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio del
21 dicembre 2006, relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse
della pesca nel mar Mediterraneo, vieta l’uso di attrezzi trainati entro le tre miglia dalla costa o
all'interno dell'isobata di 50 m quando tale profondità è raggiunta a una distanza inferiore dalla
costa.
Oltre a prelevare specie in età pre-riproduttiva, la pesca a strascico produce il danneggiamento
delle uova che numerose specie di fondo fissano su supporti caratterizzati da fattori “edafici”
opportuni.
Sono inoltre incalcolabili i danni prodotti dalle reti da traino alle praterie di Posidonia.
2.3. Aspetti ambientali dell’area di intervento – Biocenosi costiera
Il fondale su cui saranno allestite le unità reef è costituito da sedimento sabbioso costituito da:
sabbia media (500 ÷ 250 micron, WENTWORTH, 1922) 80% , 15% sabbia fine (250 ÷ 125
micron, WENTWORTH, 1922), 5% ciottoli medio-fini (16÷8mm, W ENTWORTH, 1922).
Nella composizione mineralogica prevale la frazione carbonatica sempre superiore al 50% del
totale, mentre la frazione organica è circa l'1% (corrispondente allo 0,5% di carbonio organico). Il
sedimento nel suo complesso si presenta poco classato, quindi eterometrico, e di provenienza
multipla, riconducibile al mescolamento delle sabbie costiere con una componente fine siltosa.
Tra zone rocciose e sabbia si alternano praterie di Posidonia oceanica a “macchia di leopardo”
Descrizione della fauna e della flora
Le caratteristiche floro-faunistiche in cui è situata l’area interessata dalla realizzazione della
barriera artificiale possono essere sintetizzate nei seguenti punti:
I vegetali sono rappresentati prevalentemente dalle microalghe (fitoplancton), la cui consistenza è
notevolissima. Esse rappresentano l’anello primario della catena alimentare planctonica che
unitamente allo zooplancton, alimentano l’enorme biomassa gli stock di Sardine (Sardina
pilchardus), di Acciughe (Engraulis encrasicolus), di Spratti (Sprattus sprattus) e di numerose altre
specie ittiche appartenenti ad altre famiglie. Altro gruppo animale fortemente privilegiato
dall’ecologia nel tratto d’interesse è quello dei Molluschi filtratori, sospensivori e detritivori. La
quantità di fitoplancton e di zooplancton, l’enorme massa di sospensione e di particolato organico
formano una pioggia di cibo dall’alto verso il basso e dalla costa verso il largo, privilegiano i
Bivalvi filtratori (sifonati ed asifonati, quali Vongole, Mitili, Ostriche, Pettini, ecc.). Se le larve di
questi bivalvi non trovano supporti solidi idonei, non si insediano oppure si insediano su substrati
che facilmente vengono coperti dai sedimenti, determinandone quindi la morte. Le barriere
artificiali riducono il fattore limitante per lo sviluppo di questi organismi, rappresentato della
disponibilità di substrati idonei. Tra i molluschi cefalopodi, assume una notevole importanza la
Seppia (Sepia officinalis) e il Polpo (Octopus vulgaris). Tra le specie demersali risultano quelle che
si nutrono di invertebrati bentonici (Policheti, Anfipodi, Crostacei Decapodi, ecc.). Le specie
ittiche rappresentative e dominanti sono: Triglie di scoglio (Mullus surmuletus), Capponi (Trigla
lucerna), Sogliole (Solea vulgaris), Saraghi (Diplodus spp.), Occhiata (Oblada melanura), Orata
(Sparus aurata), Spigola (Dicentrarchus labrax) e Mormore (Lithognatus mormyrus). Il tratto in
questione risulta un mare altamente produttivo con una accentuata biodiversità. Ciò tuttavia non
toglie il fatto che certi stock siano al limite del sovrasfruttamento. Sulla base degli studi effettuati,
tra le specie ittiche che vengono attratte o si rifugiano presso le barriere compaiono Ombrine
13
(Umbrina cirrosa), Corvine (Sciaena umbra), Mormore (Lithognatus mormyrus), Saraghi
(Diplodus spp.), Orate (Sparus aurata), Boghe (Boops boops), Scorfani (Scorpaena porcus e
Scorpaena scrofa), Gronghi (Conger conger), specie necto-bentoniche e bentoniche che, nella
maggior parte dei casi, hanno un elevato valore commerciale. Queste specie sono presenti nel
tratto di mare in questione ma rientrano fra gli stock al limite di sfruttamento.
F.to 6/7 –Fase di ripopolamento dell’ habitat marino all’interno degli elementi posati
14
Gli studi serviranno a comprendere l’evoluzione di ciascuna popolazione e delle specie
ritenute “specie bersaglio” perché indicatori dell’evoluzione della biocenosi e caratteristiche
dei diversi habitat.
In seguito alla posa delle strutture anti-strascico tipo Stop/Net, si procederà all’immissione nelle
aree protette di strutture di ripopolamento, in grado cioè di favorire il naturale insediamento di
specie ittiche d’interesse alieutico.
Fig 8 / 9 Moduli stop/net
Fig 10 / 11 particolari corpi ripopolanti
2.4. Descrizione del progetto: “VIVERE IL MARE”
15
Il progetto nasce dall’interesse di creare un’area di Tutela Biologica (Oasi marina) nel tratto
di mare sito nel comune di Avola e ha l’ obiettivo di intervenire in un areale povero di vita
acquatica a causa di:
over-fishing;
azione antropica (diretta ed indiretta);
scarsa qualità dei fondali molli;
attività di pesca non sostenibile e non compatibile per tempi mezzi e/o modalità;
che di fatto ha portato alla:
Distruzione di interi habitat sia riproduttivi che di accrescimento;
Distruzione di segmenti della catena trofica;
Perdita della biodiversità;
Perdita di posti di lavori e di professionalità con una fortissima impronta sociale e culturale;
Riduzione dell’attrazione turistica;
Al fine di ripristinare sviluppare e preservare come previsto dalla Commissione Europea della
Pesca la flora e la fauna acquatiche autoctone con conservazione della biodiversità dei luoghi,il
progetto si prevede l’immersione di una barriera marina di ripopolamento in uno specchio
d’acqua prospicente il Comune di Avola e più precisamente di fronte alla località di Avola
Marina ad una profondità compresa tra le isobate dei -20 e -25 metri circa, comunque entro il
limite delle le tre miglia di distanza dalla linea di costa. (Vedasi documentazione tecnica allegata).
Il progetto è costituito da otto Unit Reef (0gni Unirt Reef è una unità funzionale indipendente )
in grado di interagire fra di loro sino a formare un Complex Reef. Quest’ultimo è in grado di dare
un contributo significativo alla ricostituzione dello stocks ittico nell’areale di intervento
Descriviamo sinteticamente i moduli che costituiscono ognuna delle otto Unit Reef:
n.
n.
n.
n.
1
5
3
2
modulo piramidale da 30 piastre;
moduli piramidali da 12 piastre ,
moduli piramidali da tre piastre
moduli Stop/net
La collocazione di ogni singolo reef (modulo) è stato oggetto di studio al fine di ottenere la
massima resa in biomassa oltre a percorsi per appassionati di subaquea.
All'interno dell’area marina da preservare e sviluppare in termini di fauna e flora acquatiche, ,
saranno collocate strutture ecocompatibili e certificate sia per le qualità dei materiali che per le
caratteristiche (art. 38 Reg. CE n. 1198/2006), secondo la norma UNI EN ISO 14001:2004 per il
settore barriere artificiali, del tipo modello Tecnoreef già ampliamente sperimentate e adottate in
analoghi interventi, in diverse Regioni italiane tra cui la Regione Liguria nell’Area Marina Protetta
delle Cinque terre, nel comune di Andorra (2005, 2009 e 2010) ; oltre alla creazione di due
campi di ripopolamento in due tratti di costa del Comune di Sabaudia e del Comune di Terracina,
(2007 ) .
Una caratteristica interessante dei moduli di ripopolamento considerati nel progetto è
rappresentata dall’ effetto di "richiamo e concentrazione " all'interno delle aree protette, sia nei
confronti delle specie pelagiche "di passo", che delle specie stanziali oltre a essere un deterrente
meccanico verso l’uso di reti da traino.
16
Il progetto consiste nel realizzare attraverso stralci operativi, una barriera artificiale chiamata
tecnicamente Complex Reef che risulterà costituita da otto Unit Reef. Ogni Unit Reef, che
rappresenta l’unità operativa, è a sua volta formato da 8 moduli chiamati “Single Reef “ oltre a 2
dissuasori del tipo Stop/net
2.5. Caratteristiche del modulo Tecnoreef
Il modulo di ripopolamento viene semplicemente rappresento dalla piramide realizzata a
seconda delle scelte progettuali con caratteristiche diverse sia in altezza che in superficie. Il
modulo di ripopolamento è ottenuto assemblando delle piastre in calcestruzzo armato sea-frendly
realizzato a base di elementi naturali senza additivi sintetici e di forma ottagonale da cm 120 di
lunghezza. Le piastre vengono assemblate manualmente al fine di costituire dei moduli chiamati
anche Single Reef (elementi piramidali) che permettono la costituzione di strutture stabili
assoggettabili a reef artificiali.
Pertanto, l’elemento base, è costituito da una piastra ottagonale che presenta dei fori a forma di
settore circolare all’interno della struttura stessa; le pareti dei fori sono a loro volta inclinate verso
l’interno.
Gli elementi vengono posati a mare (appoggiati direttamente sul fondale) attraverso l’ausilio di un
pontone. Una caratteristica importante di questo progetto è che i moduli essendo semplicemente
appoggiati sul fondo possono essere facilmente spostati e pertanto risultano strutture mobili e
non fisse.
Le caratteristiche dei materiali dell’elemento base risulteranno le seguenti :
Calcestruzzo Seafriendly (ph=9 o inferiore a 9);
Armatura centrale a croce.
Superficie esterna : grezza
Viteria di collegamento.
Descrizione del Modulo Tecnoreef 
La piastra Tecnoreef o similare rappresenta l’anello di partenza per la realizzazione di strutture di
ripopolamento.
Le piastre o moduli sono costituite di un conglomerato cementizio armato.
17
Ft. 12 Piramide a 12 piastre Tecnoreef
Fig. 13. Schema della struttura ripopolante Tecnoreef 
Ciascuno degli elementi è costituito da calcestruzzo a basso impatto ambientale, tipo seafriendly
ad alta resistenza caratteristica , con Rck > 50 Mpa, privo di additivi miglioratori di resa,
caratterizzato dal possedere, al raggiungimento della resistenza caratteristica richiesta, un PH
vicino a quello dell’ambiente acquatico marino e inferiore a 9 .
La struttura è rinforzata all’interno da un’ armatura a croce costituita da un piatto in acciaio inox
tipo AISI 304L , sezione 5 x 30 mm a forma di croce alla quale sono associati lungo la sezione
longitudinale della croce stessa, dei rinforzi di tondino di ferro da costruzione edile, quali
miglioratori di aderenza;
18
F.to 14 Piastra ottagonale tipo Tecnoreef 
piastre
F.to.15 Particolare del sistema di aggancio tra le
Lungo la linea mediana della circonferenza è disposto a ulteriore rinforzo, un doppio circuito in
acciaio Feb44k .
Le piastre, di forma ottagonale, presentano delle aperture diverse a seconda del modello che si
prende in considerazione .
L’unione delle piastre è ottenuta mediante bulloneria metallica in acciaio inossidabile tipo AISI
304.
Ciascuna piastra modello Tecnoreef ottagonale presenta una dimensione, intesa come distanza tra
due lati paralleli, di 1180 mm ed uno spessore di 60 mm. per la versione definita da “ 120 cm”
sia chiusa che aperta,”.
Fig. 16 Caratteristiche della superficie della piastra Tecnoreef
Le asperità e la non regolarità del calcestruzzo hanno lo scopo di produrre una scabrosità utile
all’attecchimento delle larve degli organismi sessili in tempi particolarmente rapidi rispetto ad una
più regolare rifinitura superficiale.
Ciascuna piastra pesa circa 129 Kg per la versione da “120 cm”.
Caratteristiche tecniche della struttura
19
Il modulo elementare è un manufatto in calcestruzzo armato costituito da una piastra ottagonale
che presenta dei fori a forma diversa all’interno della struttura stessa; le pareti dei fori sono a loro
volta inclinate verso l’interno. Le piastre sono unite tra loro e possono costituire una semplice
piramide, il sistema base, oppure essere assemblate in piramidi più complesse.
Una volta assemblato, sviluppa le seguenti caratteristiche:
Elevata stabilità
con traduzione meccanica continua delle forze sempre verso il fondale. I moduli posti alla base
della struttura scaricano sul fondale la forza che ricevono da un punto qualsiasi della struttura
stessa; le loro pareti inclinate si ancorano sul fondo in modo stabile e definitivo,
capace di resistere alle spinte delle correnti e agli effetti di trascinamento delle reti. Allo stesso
tempo dato che la base della struttura è sempre, in qualsiasi composizione, più ampia del culmine,
la forza scaricata su ogni singola piastra di base non è mai eccessiva, evitando così l’affondamento
della struttura nel fondale.
Correnti
All’esterno delle pareti l’attrito provocato dalla struttura immersa in un flusso di corrente crea
delle turbolenze superficiali, accentuate dalla presenza delle sfaccettature di varia inclinazione sui
profili esterni ed interni. Tali difformità geometriche creano all’interno di ogni singolo elemento
dei flussi circolari continui (sfere d’acqua) che sfogano la loro relativa energia verso l’alto
smorzando di fatto la forza dell’onda.
Luce
La presenza di fori a varie inclinazioni garantisce la presenza della luce solare all’interno della
struttura, anche se in modo vario e diffuso. Tali difformità arricchiscono la varietà di tane ed
anfratti nelle composizioni.
Calcestruzzo sea friendly (ecologico non impattante)
Il calcestruzzo è l’elemento basilare per la produzione del modulo: viene utilizzato calcestruzzo
costituito solo da elementi naturali (sabbia lavata, ghiaia spezzata) e non viene utilizzato alcun
materiale composito o di risulta (pezzi di mattoni, calcinacci, ecc.). Il cemento non viene
additivato ne fluidificato con miglioratori chimici di resa. Non vengono usati disarmanti sintetici
per la sformatura dei prodotti dagli stampi. Non vengono usati additivi effervescenti per cavillare
le superfici, che vengono invece vibrate, lavate e spazzolate meccanicamente.
Microcavità della superficie
20
Il particolare processo produttivo, attuato vibrando con tre diverse frequenze appositi stampi
colmi di calcestruzzo speciale, ed il trattamento meccanico successivo, creano sulla superficie delle
piccole cavità. Queste possono essere nell’ordine del decimo di millimetro come di qualche
centimetro. Ciò permette a molte forme di vita (anche molto piccole come le di corallo) di
attecchire con maggiore facilità.
Ancoraggio tra i pezzi
Le armature che compongono la struttura, gli agganci e la minuteria meccanica di collegamento
tra i vari elementi sono costituiti da acciaio inox AISI 304 ad alta resistenza alla corrosione, perciò
assolutamente inalterabili in acqua di mare.
Non vengono utilizzati acciai diversi con metalli pesanti speciali (vanadio – tungsteno – titanio)
perché la loro reattività chimica modifica localmente sia l’acidità dell’area circostante sia i percorsi
d’elettrolisi delle strutture, creando, di fatto, passaggi di ioni negli elementi metallici che creano
corrosione.
Composizione dei moduli
I moduli base vengono composti tre alla volta in modo semplice e veloce, creando delle piccole
piramidi.
Una volta assemblata in una piramide a tre piastre, la forma ottagonale permette che le piastre si
accoppino con una inclinazione di 60° rispetto al suolo. L’aggancio baricentrico e unico,
conferisce quella flessibilità sufficiente a far si la parte di piastra a contatto con il terreno sia
mobile per inserirsi nel terreno con effetto “ vomere”( effetto di inserimento in profondità).Tale
effetto cessa con il progressivo fissaggio al terreno.
Si crea così un’ unica ragnatela di sostegno in grado di oscillare e flettersi, senza pregiudicare la
stabilità della struttura stessa.
Sopra il primo livello di elementi è semplice sormontare un secondo livello poi un terzo e così via.
Per la posa di queste strutture si può utilizzare qualsiasi tipo di imbarcazione, dal gommone al
pontone, con o senza gru.
Data la tipologia e la compattezza del calcestruzzo e la presenza di strutture in acciaio inox la
durata in servizio di tali strutture supera la normale durata di servizio stabilita dalle normative
ministeriali per i manufatti ad uso marittimo esclusivo.
L’ecocompatibilità risulta evidente non solo dalla descrizione delle strutture e dei materiali ma
dalle certificazioni che ne attestano sia la qualità dei materiali impiegati che la procedura di
produzione come da certificazioni Iso 14001/94 e ISO 14020/94 per il settore barriere marine,
già ampliamente sperimentate e adottate in analoghi interventi, in diverse Regioni
2.6. Installazione a mare dei moduli
L’assemblaggio dei singoli moduli, mediante viti e bulloni, dovrà avvenire in superficie per poi
essere posato successivamente, oppure può essere posato in singole piastre sul fondo per poi
assemblarle, il tutto secondo specifiche procedure lavorative e di sicurezza elaborate dall’impresa
prima dell’inizio dei lavori
Gli elementi a piramide assemblati dovranno garantire la trasmissione continua delle forze sempre
verso il fondale, qualunque sia la direzione e il punto di sollecitazione della forza stessa.
21
Le pareti inclinate saranno poggiate direttamente sul fondo marino e grazie alla disposizione
geometrica tronco – piramidale sarà garantito l’ancoraggio sul fondo stesso in modo stabile e
definitivo, capace di resistere alle spinte delle correnti o agli effetti di trascinamento delle reti.
F.to 17 - Tipologia sistema di posa elementi
Il monitoraggio d’interventi simili, ha dimostrato che le strutture in seguito alla loro posa si sono
stabilizzate mediante un affondamento, di circa 15/ 20 cm, al piede di appoggio causato
dall’accumulo della sabbia derivante dalle correnti di profondità, ciò confermato da una quota
inferiore del fondo marino all’interno dell’elemento piramidale.
Le eventuali turbolenze superficiali create dall’azione delle correnti garantiranno una circolazione
ed un ricambio d’acqua costante a vantaggio dell'apporto di sostanze nutritive e dello sviluppo di
forme di vita stanziali.
L’area interessata dall’intervento sarà tracciata utilizzando una corda in nailon di lunghezza
adeguata.
Per il trasporto di queste strutture potranno essere impiegate imbarcazioni con o senza gru,
secondo la procedura impiegata.
22
F.to 18 - Montaggio elementi
Fg 19 modulo a 12 piastre h 1,70 cm (single reef)
23
3. SITUAZIONE DELLO STATO EX ANTE
Il fondale su cui saranno allestite le unità reef è costituito da sedimento sabbioso costituito da:
sabbia media (500 ÷ 250 micron, WENTWORTH, 1922) 80% , 15% sabbia fine (250 ÷ 125
micron, WENTWORTH, 1922), 5% ciottoli medio-fini (16÷8mm, W ENTWORTH, 1922).
Nella composizione mineralogica prevale la frazione carbonatica sempre superiore al 50% del
totale, mentre la frazione organica è circa l'1% (corrispondente allo 0,5% di carbonio organico). Il
sedimento nel suo complesso si presenta poco classato, quindi eterometrico, e di provenienza
multipla, riconducibile al mescolamento delle sabbie costiere con una componente fine siltosa.
Tra zone rocciose e sabbia si alternano praterie di Posidonia oceanica a “macchia di leopardo”
Descrizione della fauna e della flora
Le caratteristiche floro-faunistiche in cui è situata l’area interessata dalla realizzazione della
barriera artificiale possono essere sintetizzate nei seguenti punti:
I vegetali sono rappresentati prevalentemente dalle microalghe (fitoplancton), la cui consistenza è
notevolissima. Esse rappresentano l’anello primario della catena alimentare planctonica che
unitamente allo zooplancton, alimentano l’enorme biomassa gli stocks di Sardine (Sardina
pilchardus), di Acciughe (Engraulis encrasicolus), di Spratti (Sprattus sprattus) e di numerose altre specie
ittiche appartenenti ad altre famiglie. Altro gruppo animale fortemente privilegiato dall’ecologia
nel tratto d’interesse è quello dei Molluschi filtratori, sospensivori e detritivori. La quantità di
fitoplancton e di zooplancton, l’enorme massa di sospensione e di particolato organico formano
una pioggia di cibo dall’alto verso il basso e dalla costa verso il largo, privilegiano i Bivalvi
filtratori (sifonati ed asifonati, quali Vongole, Mitili, Ostriche, Pettini, ecc.). Se le larve di questi
bivalvi non trovano supporti solidi idonei, non si insediano oppure si insediano su substrati che
facilmente vengono coperti dai sedimenti, determinandone quindi la morte. Le barriere artificiali
riducono il fattore limitante per lo sviluppo di questi organismi, rappresentato della disponibilità
di substrati idonei. Tra i molluschi cefalopodi, assume una notevole importanza la Seppia (Sepia
officinalis) e il Polpo (Octopus vulgaris). Tra le specie demersali risultano quelle che si nutrono di
invertebrati bentonici (Policheti, Anfipodi, Crostacei Decapodi, ecc.). Le specie ittiche
rappresentative e dominanti sono: Triglie di scoglio (Mullus surmuletus), Capponi (Trigla lucerna),
Sogliole (Solea vulgaris), Saraghi (Diplodus spp.), Occhiata (Oblada melanura), Orata (Sparus aurata),
Spigola (Dicentrarchus labrax). Il tratto in questione risulta un mare altamente produttivo con una
accentuata biodiversità. Ciò tuttavia non toglie il fatto che certi stock siano al limite del
sovrasfruttamento. Sulla base degli studi effettuati, tra le specie ittiche che vengono attratte o si
rifugiano presso le barriere compaiono Ombrine (Umbrina cirrosa), Corvine (Sciaena umbra),
Mormore (Lithognatus mormyrus), Saraghi (Diplodus spp.), Orate (Sparus aurata), Boghe (Boops boops),
Scorfani (Scorpaena porcus e Scorpaena scrofa), Gronghi (Conger conger), specie necto-bentoniche e
bentoniche che, nella maggior parte dei casi, hanno un elevato valore commerciale. Queste specie
sono presenti nel tratto di mare in questione ma rientrano fra gli stock al limite di sfruttamento.
4. FINALITA’ E INTERESSE COLLETTIVO DEL PROGETTO
Il progetto nasce dall’interesse di creare un’area di Tutela Biologica (Oasi marina) nel tratto
di mare sito nel comune di Avola e ha l’ obiettivo di intervenire in un areale povero di vita
acquatica a causa di :
24
over-fishing;
azione antropica (diretta ed indiretta);
scarsa qualità dei fondali molli;
attività di pesca non sostenibile e non compatibile per tempi mezzi e/o modalità;
che di fatto ha portato alla:
•
•
•
•
•
distruzione di interi habitat sia riproduttivi che di accrescimento;
distruzione di segmenti della catena trofica;
perdita della biodiversità;
perdita di posti di lavori e di professionalità con una fortissima impronta sociale e
culturale;
riduzione dell’attrazione turistica;
Pertanto, le barriere artificiali possono di buon grado essere annoverate fra gli interventi da
attuare per una migliore gestione della fascia costiera poiché, essendo realizzate su fondali marini
mobili, che, integrandosi con l’habitat marino, determinando effetti positivi a livello biologico,
ecologico ed economico.
Infatti, l’impiego estensivo di substrati artificiali sommersi, all’interno delle tre miglia ed ad una
profondità inferiore ai 50 metri, fornisce lo strumento principale per il ripopolamento dei fondali
poco produttivi altamente compromessi dall’azione della pesca a strascico illegale e dall’azione
antropica dell’uomo.
Inoltre tali strutture rappresentano anche una possibile soluzione ai problemi del recupero
ambientale dei fondali degradati oltre che da uno sforzo di pesca troppo intenso, anche da
fenomeni di eutrofizzazione e da un eccessivo apporto detritico.
Quindi, all’interno dell’area d’ intervento, verranno poste in opera sul fondale marino, strutture in
grado di realizzare meccanismi tecnico-biologici e di ingegneria ecologica utili per l’attecchimento
di uova di specie bentoniche , la protezione delle specie giovanili oltre a sviluppare catene trofiche
stabili.
L’attecchimento e l’accrescimento di catene trofiche stabili permette di trasformare in biomassa,
le varie energie presenti in natura (energia primaria, energia sussidiaria e energia ausiliaria) al fine
di garantire un corretto sviluppo della flora e fauna acquatiche.
Verranno inoltre posizionati, in punti strategici, nei pressi dell’unità produttiva (Unit Reef) alcuni
dissuasori stop/net, che rappresentano una valida azione di contrasto alla pesca a strascico
illegale e di conseguenza favoriscono ed esaltano il naturale ripopolamento della flora e della
fauna marina nell’areale interessato dal progetto.
La risposta è racchiusa nella ricerca di soluzioni eco-compatibili in sintonia con i delicati
equilibri biologici presenti.
•
•
•
ristabilire condizioni di naturalità e di rispetto della biodiversità senza comprometterne la
qualità;
restituire competitività e produttività alla pesca professionale favorendo lo sviluppo di
sistemi di pesca sostenibili
Sviluppo di forme di acquacoltura estensiva, in grado di coniare ambiente professionalità
e qualità attraverso la trasformazione dell’energia racchiusa nell’ambiente in biomassa
di interesse commerciale.
25
Con questo primo progetto di recupero ambientale e di rinaturalizzazione, il Comune di Avola
intende dare impulso al mondo della piccola pesca professionale costiera, al settore della
pesca ricreativa oltre ad attività legate al turismo subacqueo.
Questa iniziativa rappresenta la prima pietra con cui contribuire a realizzare un nuovo
edificio simbolico che accolga altre iniziative che permetteranno di esaltare le caratteristiche
naturali del mare antistante il Comune di Avola. Si prevede infatti, di ricreare biocenosi in grado
di esaltare le caratteristiche ambientali divenendo di fatto dei veri e propri motori di sviluppo
biologici.
Si è visto che le barriere artificiali realizzati con materiali sostenibili ed eco-compatibili (secondo la
norma UNI EN ISO 14001:2004 per il settore barriere marine) come ad esempio il cemento seafrendly, sono in grado di favorire ed accelerare l’attecchimento e i conseguenti sviluppi di
popolamenti bentonici sulle strutture che rappresentano il primo passo per lo sviluppo di catene
trofiche stabili e durature. Questo meccanismo altro non rappresenta che la creazione e lo
sviluppo di veri e propri filtri biologici in grado di trasformare l’energia contenuta nell’ambiente
(energia primaria, energia secondaria e l’energia sussidiaria) in biomassa sia animale che vegetale
con rapidi ed importanti sviluppi sull’aumento degli stock ittici.
Le finalità dell’intervento sono:
•
•
•
•
la tutela e la valorizzazione delle caratteristiche naturali, chimiche, fisiche e della
biodiversità marina e costiera dell’areale interessato;
la promozione dell’educazione ambientale e la diffusione delle conoscenze degli ambienti
marini e costieri dell’area marina protetta, anche attraverso la realizzazione di programmi
didattici e divulgativi da parte dell’Ente Fauna Marina Mediterranea, (E.F.M.M.)
Associazione naturalistica culturale scientifica di ricerca e conservazione
della biodiversità marina
la realizzazione di programmi di studio, monitoraggio e ricerca scientifica nei settori delle
scienze naturali e della tutela ambientale, al fine di assicurare la conoscenza sistematica
dell’area prevista dal progetto;
la promozione dello sviluppo sostenibile dell’area, con particolare riguardo alla
valorizzazione delle attività tradizionali, delle culture locali, del turismo ecocompatibile e
alla fruizione da parte delle categorie socialmente sensibili.
5. LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Il progetto prevede l’immersione di una barriera marina di ripopolamento in uno specchio
d’acqua prospicente il Comune di Avola e più precisamente di fronte alla località di Avola
Marina ad una profondità compresa tra le isobate dei -20 e -25 metri circa, comunque entro il
limite delle le tre miglia di distanza dalla linea di costa ed ad una profondità superiore ai 50 metri.
(Vedasi documentazione tecnica allegata).
Il progetto è costituito da otto Unit Reef (ognuna rappresenta una unità funzionale) in grado di
interagire fra di loro sino a formare un Complex Reef. Quest’ultimo è in grado di dare un
contributo significativo alla ricostituzione dello stocks ittico nell’areale di intervento
Descriviamo sinteticamente i moduli che costituiscono ognuna delle otto Unit Reef:
26
n.
n.
n.
n.
1
5
3
2
modulo piramidale da 30 piastre;
moduli piramidali da 12 piastre ,
moduli piramidali da tre piastre
moduli Stop/net
La collocazione di ogni singolo reef (modulo) è stato oggetto di studio al fine di ottenere la
massima resa in biomassa oltre a percorsi per appassionati di subaquea.
All'interno dell’area marina da preservare e sviluppare in termini di fauna e flora acquatiche, ,
saranno collocate strutture ecocompatibili e certificate sia per le qualità dei materiali che per le
caratteristiche (art. 38 Reg. CE n. 1198/2006), secondo la norma UNI EN ISO 14001:2004 per il
settore barriere artificiali, del tipo modello Tecnoreef già ampliamente sperimentate e adottate in
analoghi interventi, in diverse Regioni italiane.
Ugni unita operativa denominata unit reef è stata numerata da uno a otto come da disegno
esecutivo. Riportiamo schematicamente le coordinate di ogni single reef collocandole all’interno
di ogni unit reef.
P30= PIRAMIDE DA 30 PIASTRE
P3= PIRAMIDE DA 3 PIASTRE
P12= PIRAMIDE DA 12 PIASTRE
UNIT REEF 1:
- P30:
- P3:
- P12:
UNIT REEF 2: -P30:
-P3:
-P12:
UNIT REEF 3:
-P30:
-P3:
-P12:
36 54.3400N 015 09.9700E
36 54.3433 N 015 09.9719 E
36 54.3338 N 015 09.9681 E
36 54.3507 N 015 09.9598 E
36 54.3377 N 015 09.9537 E
36 54.3266 N 015 09.9663 E
36 54.3347 N 015 09.9839 E
36 54.3485 N 015 09.9811 E
36 54.2998 N 015 09.9542 E
36 54.3045 N 015 09.9565 E
36 54.2942 N 015 09.9521 E
36 54.3132 N 015 09.9593 E
36 54.3061 N 015 09.9412 E
36 54.2924 N 015 09.9398 E
36 54.2876 N 015 09.9575 E
36 54.2983 N 015 09.9700 E
36 54.2651 N
36 54.2692 N
36 54.2595 N
36 54.2788 N
36 54.2681 N
36 54.2536 N
36 54.2569 N
36 54.2729 N
015 09.9370 E
015 09.9398 E
015 09.9338 E
015 09.9328 E
015 09.9194 E
015 09.9273 E
015 09.9519 E
015 09.9519 E
27
UNIT REEF 4: -P30:
-P3:
-P12:
UNIREEF 5:
-P30
- P3:
-P12:
UNIT REEF 6:
P30:
-P3:
-P12:
UNIT REEF 7
-P30:
-P3:
-P12:
UNIT REEF 8:
P30:
-P3:
-P12:
STOP/NET:
36 54.2309 N
36 54.2346 N
36 54.2254 N
36 54.2417 N
36 54.2398 N
36 54.2254 N
36 54.2183 N
36 54.2313 N
015 09.9166 E
015 09.9194 E
015 09.9129 E
015 09.9226 E
015 09.9054 E
015 09.9022 E
015 09.9217 E
015 09.9347 E
36 54.1982 N
36 54.2027 N
36 54.1929 N
36 54.2105 N
36 54.1982 N
36 54.1849 N
36 54.1890 N
36 54.2046 N
015 09.8971 E
015 09.9010 E
015 09.8948 E
015 09.8938 E
015 09.8808 E
015 09.8897 E
015 09.9106 E
015 09.9129 E
36 54.1693 N
36 54.1707 N
36 54.1625 N
36 54.1770 N
36 54.1781 N
36 54.1632 N
36 54.1543 N
36 54.1640 N
015 09.8702 E
015 09.8755 E
015 09.8662 E
015 09.8808 E
015 09.8599 E
015 09.8562 E
015 09.8711 E
015 09.8869 E
36 54.1385 N
36 54.1425 N
36 54.1324 N
36 54.1525 N
36 54.1451 N
36 54.1280 N
36 54.1313 N
36 54.1439 N
015 09.8404 E
015 09.8448 E
015 09.8356 E
015 09.8460 E
015 09.8272 E
015 09.8272 E
015 09.8548 E
015 09.8585 E
36 54.1147 N
36 54.1165 N
36 54.1109 N
36 54.1209 N
36 54.1257 N
36 54.1165 N
36 54.1029 N
36 54.1077 N
015 09.7940 E
015 09.8003 E
015 09.7882 E
015 09.8121 E
015 09.7949 E
015 09.7784 E
015 09.7889 E
015 09.8109 E
36 54.3912 N 015 09.9579 E
36 54.3663 N 015 10.0095 E
36 54.3548 N 015 09.9259 E
28
36 54.2984 N
36 54.2799 N
36 54.2345 N
36 54.1996 N
36 54.1803 N
36 54.1276 N
36 54.1298 N
36 54.0756 N
36 54.0704 N
015 09.8876 E
015 10.0083 E
015 09.8551 E
015 09.9647 E
015 09.8040 E
015 09.8964 E
015 09.7222 E
015 09.8170 E
015 09.7334 E
6. CONTESTO AMBIENTALE
6.1. Inquadramento generale
Il comune di Avola risulta ubicato in posizione più o meno mediana tra la città di Siracusa e
l’estremità Sud della costa orientale della Sicilia (Capo Passero), ed il suo territorio è
caratterizzato da una lunga linea di riva, con caratteristiche non omogenee.
A tal uopo è importante conoscere le caratteristiche dell’intera unità fiosografica N.6.
Tale Unità Fisiografica N° 6 si sviluppa da nord verso sud da Punta Castellluccio a Isola delle
Correnti, per una lunghezza totale di Km 178,404 circa e ricade lungo il litorale ionico
meridionale della Sicilia, comprendendo territori appartenenti alla provincia di Siracusa.
L’Unità in esame confina a nord con l’Unità fisiografica n° 5 che si estende dal Porto di
Catania a Punta Castellluccio e a sud con l’Unità n° 7 che da Isola delle Correnti arriva fino
a PuntaBraccetto. Da un punto di vista amministrativo, l’Unità fisiografica ricade
totalmente nella provincia di Siracusa interessando parte dei seguenti territori comunali
rivieraschi: Augusta con il centro abitato e la frazione di Brucoli, Melilli, Priolo Gargallo,
Siracusa con il centro abitato e le frazioni di Ognina e Fontane Bianche, Avola con il suo
centro abitato, Noto con le frazioni marine di Calabernardo e Noto Marina, Pachino con la
frazione di Marzamemi e Portopalo di Capo Passero con il centro abitato.
Nella tabella 1.1 si riporta l’elenco dei comuni ricadenti all’interno dell’ Unità Fisiografica
N.6 ; il numero di residenti in ciascuno dei suddetti comuni si riferisce ai dati ISTAT
della provincia di Siracusa relativi all’anno 2005 mentre i dati relativi all’estensione
dei territori comunali si riferiscono esclusivamente alla lunghezza del tratto di costa di
tali territori, tratto che ricade all’interno dell’area.
Per ogni tratto comunale costiero sono inoltre riportate le lunghezze dei tratti di spiaggia
e costa rocciosa con problemi di erosione con la percentuale relativa.
29
6.2. Biocenosi costiera
Il fondale su cui saranno allestite le unità reef è costituito da sedimento sabbioso costituito da:
sabbia media (500 ÷ 250 micron, WENTWORTH, 1922) 80% , 15% sabbia fine (250 ÷ 125
micron, WENTWORTH, 1922), 5% ciottoli medio-fini (16÷8mm, W ENTWORTH, 1922).
Nella composizione mineralogica prevale la frazione carbonatica sempre superiore al 50% del
totale, mentre la frazione organica è circa l'1% (corrispondente allo 0,5% di carbonio organico). Il
sedimento nel suo complesso si presenta poco classato, quindi eterometrico, e di provenienza
multipla, riconducibile al mescolamento delle sabbie costiere con una componente fine siltosa.
Tra zone rocciose e sabbia si alternano praterie di Posidonia oceanica a “macchia di leopardo”
Descrizione della fauna e della flora
Le caratteristiche floro-faunistiche in cui è situata l’area interessata dalla realizzazione della
barriera artificiale possono essere sintetizzate nei seguenti punti:
I vegetali sono rappresentati prevalentemente dalle microalghe (fitoplancton), la cui consistenza è
notevolissima. Esse rappresentano l’anello primario della catena alimentare planctonica che
unitamente allo zooplancton, alimentano l’enorme biomassa gli stocks di Sardine (Sardina
pilchardus), di Acciughe (Engraulis encrasicolus), di Spratti (Sprattus sprattus) e di numerose altre specie
ittiche appartenenti ad altre famiglie. Altro gruppo animale fortemente privilegiato dall’ecologia
nel tratto d’interesse è quello dei Molluschi filtratori, sospensivori e detritivori. La quantità di
fitoplancton e di zooplancton, l’enorme massa di sospensione e di particolato organico formano
una pioggia di cibo dall’alto verso il basso e dalla costa verso il largo, privilegiano i Bivalvi
filtratori (sifonati ed asifonati, quali Vongole, Mitili, Ostriche, Pettini, ecc.). Se le larve di questi
bivalvi non trovano supporti solidi idonei, non si insediano oppure si insediano su substrati che
facilmente vengono coperti dai sedimenti, determinandone quindi la morte. Le barriere artificiali
riducono il fattore limitante per lo sviluppo di questi organismi, rappresentato della disponibilità
30
di substrati idonei. Tra i molluschi cefalopodi, assume una notevole importanza la Seppia (Sepia
officinalis) e il Polpo (Octopus vulgaris). Tra le specie demersali risultano quelle che si nutrono di
invertebrati bentonici (Policheti, Anfipodi, Crostacei Decapodi, ecc.). Le specie ittiche
rappresentative e dominanti sono: Triglie di scoglio (Mullus surmuletus), Capponi (Trigla lucerna),
Sogliole (Solea vulgaris), Saraghi (Diplodus spp.), Occhiata (Oblada melanura), Orata (Sparus aurata),
Spigola (Dicentrarchus labrax). Il tratto in questione risulta un mare altamente produttivo con una
accentuata biodiversità. Ciò tuttavia non toglie il fatto che certi stock siano al limite del
sovrasfruttamento. Sulla base degli studi effettuati, tra le specie ittiche che vengono attratte o si
rifugiano presso le barriere compaiono Ombrine (Umbrina cirrosa), Corvine (Sciaena umbra),
Mormore (Lithognatus mormyrus), Saraghi (Diplodus spp.), Orate (Sparus aurata), Boghe (Boops boops),
Scorfani (Scorpaena porcus e Scorpaena scrofa), Gronghi (Conger conger), specie necto-bentoniche e
bentoniche che, nella maggior parte dei casi, hanno un elevato valore commerciale. Queste specie
sono presenti nel tratto di mare in questione ma rientrano fra gli stock al limite di sfruttamento.
6.1.1. Repertorio dei dati – Repertorio dati di letteratura caratterizzanti l’area: parametri fisici,
chimici, chimico-fisici, indice TRIX; qualità delle acque
Di seguito sono riportati dati di letteratura dei parametri fisici, chimici, chimico-fisici, indice di
TRIX. In particolare i dati sono stati estratti da: ARPA “Piano di Monitoraggio delle acque
marino costiere ai sensi del D.Lgs. 152/2006: Campagna estiva” e da ARPA “PIANO DI
MONITORAGGIO PER LA PRIMA CARATTERIZZAZIONE DEI CORPI IDRICI
DELLA REGIONE SICILIA”
Il corpo idrico 45 si estende lungo un tratto costiero con caratteristica geomorfologica delle
“pianure alluvionali” , che va da P.ta Milocca a Marina di Noto. Sul corpo idrico insistono il
bacino del Cassibile, oltre ad alcuni dei bacini minori fra il Cassibile e l’Anapo ed ai bacini minori
fra Noto e Cassibile e fra Tellaro e Noto. Il transetto di campionamento è ubicato nelle acque
antistanti il confine tra i territori di competenza dei comuni di Avola e di Noto. I profili verticali
delle principali variabili chimico-fisiche delle stazioni B e C del transetto sono riportati in figura .
31
Figura 106 – Ubicazione delle stazioni di campionamento dei corpi idrici n 44-45-46.
Il corpo idrico 44 si estende lungo il tratto il litorale che va da Ortigia a P.ta Milocca (Figura 106),
comprendendo, oltre alla Baia di Siracusa, la fascia più prossima alla linea di costa dell’Area
Marina Protetta del Plemmirio. La costa è caratterizzata dalla tipologia geomorfologica dei
“terrazzi” , e su di essa insistono il bacino dell’Anapo,che sfocia all’interno della Baia di Augusta, e
alcuni dei bacini minori tra il Cassibile e l’Anapo.
Il transetto di campionamento è localizzato a Capo Murro di Porco, all’interno dell’AMP (Tabella 1
e Figura 106). I profili verticali delle principali variabili chimico-fisiche delle stazioni B e C del
transetto sono riportati in figura 107.
Il corpo idrico 45 si estende lungo un tratto costiero con caratteristica geomorfologica delle
“pianure alluvionali” , che va da P.ta Milocca a Marina di Noto (Figura 106). Sul corpo idrico
insistono il bacino del Cassibile, oltre ad alcuni dei bacini minori fra il Cassibile e l’Anapo ed ai
bacini minori fra Noto e Cassibile e fra Tellaro e Noto.
32
C o r p o id r ic o 4 5
0
Profondità (m)
0
Staz. B
Staz. C
5
10
10
15
15
20
20
25
25
30
30
35
35
40
40
45
45
50
16
17
Staz. B
Staz. C
5
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
50
37,0
28
37,2
37,4
Temperatura (m)
37,8
38,0
38,2
38,4
Salinità (psu)
0
Staz. B
Staz. C
5
Profondità (m)
37,6
0
10
10
15
15
20
20
25
25
30
30
35
35
40
40
45
45
50
Staz. B
Staz. C
5
50
5,5
6,0
6,5
7,0
7,5
8,0
8,5
9,0
9,5
10,0
0,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
-1
Ossigeno (ppm)
Clorofilla-a (!gl )
Figura 108 – Profilo verticale dei principali parametri chimico-fisici e della clorofilla-a nelle stazioni B e C del corpo idrico 45.
166
Transetto Corpo idrico 45 – Calabernardo
Stazione
Data
Orario
45A
45B
28/07/2008
28/07/2008
16:00
16:15
45C
28/07/2008
16:35
Profondità
(m)
Temperatura
(°C)
pH
0,5
1
2
3
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
27,50
27,09
26,52
26,26
26,33
26,04
25,87
25,72
25,59
25,56
25,54
25,52
25,50
25,49
25,49
25,49
25,52
25,53
25,55
25,55
25,56
25,54
25,53
25,53
25,51
25,47
25,10
24,60
23,97
23,49
23,06
22,53
22,24
22,16
22,12
22,00
8,39
8,20
8,21
8,21
8,23
8,23
8,23
8,23
8,23
8,24
8,24
8,24
8,24
8,24
8,24
8,24
8,24
8,24
8,24
8,24
8,24
8,24
8,24
8,24
8,24
8,24
8,25
8,25
8,26
8,26
8,27
8,27
8,28
8,29
8,29
8,29
Salinità Ossigeno Ossigeno
(psu)
(%)
(ppm)
37,70
37,61
37,61
37,60
37,45
37,47
37,52
37,54
37,54
37,53
37,52
37,52
37,53
37,54
37,57
37,60
37,65
37,67
37,69
37,70
37,71
37,73
37,73
37,74
37,74
37,76
37,81
37,89
37,88
37,86
37,88
37,91
37,91
37,93
37,92
37,91
107,60
102,54
101,48
97,23
94,22
94,79
95,45
95,80
96,20
96,45
96,62
96,71
96,64
96,62
96,65
96,84
96,75
96,77
96,68
96,63
96,73
96,96
96,89
96,82
96,89
96,83
98,21
99,83
100,83
102,34
104,15
105,77
107,14
108,92
109,90
110,70
8,80
6,59
6,58
6,33
6,13
6,20
6,26
6,30
6,34
6,36
6,37
6,38
6,38
6,37
6,38
6,39
6,38
6,38
6,37
6,36
6,37
6,39
6,38
6,38
6,38
6,38
6,51
6,67
6,81
6,97
7,15
7,33
7,46
7,60
7,67
7,74
Clorofilla
(!g/l)
0,44
0,09
0,14
0,15
0,00
0,01
0,01
0,01
0,01
0,01
0,04
0,08
0,10
0,10
0,10
0,10
0,10
0,10
0,10
0,10
0,10
0,10
0,10
0,10
0,10
0,10
0,15
0,20
0,16
0,12
0,10
0,10
0,10
0,13
0,17
0,18
282
33
C.I. 45. Abbondanze delle specie fitoplanctoniche
Specie
StazioneA
Stazione B
Il TRIX
(Vollenweider et al.1998)
è un indice già adottato a livello legislativo, che viene calcolato
Cyclotella sp.
200
M
Climacosphaenia moniligeraONITORAGGIO
40
QUALITATIVO
E CLASSIFICAZIONE ACQUE SUPERFICIALI
120
utilizzando
valori di clorofilla-a,
ossigeno, azoto e fosforo secondo la seguente combinazione
Cylindrothecaiclosterium
80
Licmophora flabellata
Licmophora gracilis
lineare:
Navicula spp.
TRANSETTO
LOCALITÀ
Nitzschia longissima
Pleurosigma sp.
Totale (cell/l) diatomee
Alexandrium catenella
MC37
Punta
Alexandrium
sp. Braccetto
Ceratium furca
Ceratium fusus
Gymnodiniales indet.
Ostreopsis ovata
Peridiniales indet.
MC38
Marina
di Ragusa
Prorocentrum
micans
Totale (cell/l) dinoflagellati
Coccolitoforidi indet.
Euglenales indet.
Totale (cell/l) altro fitoplancton
Fitoplancton Totale (cell/l)
560
240
760
40
1920
560
40
80
80
480
STAZIONE
280
TRIX
CLASSE DI
MEDIA ANNUALE
TRIX
1040
MC37A
600
2,5
1
MC37B
2,4
1
40MC37C
2,4
1
64182
134400 -3
In tale relazione: Chla = clorofilla-a
(mg
m ); D%O2 = 2,7
ossigeno disciolto
come deviazione %
1
280
40MC38A
42788
39680
107850
174800
40
40
109850
175880
-3
-3
NO3 + NO2 + NH2,3
assoluta dalla saturazione (100 - O2D%); N =
40MC38B
3 (mg m ); P =1fosforo totale (mg m ).
MC38C
1
Numericamente il valore TRIX40 può variare
da 0 a 10,2,2 andando dalla
oligotrofia (0: acque
MC39A
2,5
1
80
scarsamente produttive tipiche del
mare 40
aperto)
alla ipertrofia
(10: acque
fortemente produttive
MC39
Sampieri
MC39B
2,2
1
MC39C
2,1
1
tipiche di aree costiere eutrofizzate). Tuttavia quasi nella totalità dei casi i valori TRIX variano da 2
a 8. Nella tabella 3 i valori dell’indice TRIX sono stati raggruppati in 4 classi, ognuna
MC40A
2,2
1
corrispondente
MC40
Pozzalload uno specifico stato ambientale.
MC40B
2,1
1
MC40C
2,1
1
Valore
STATO
CLASSE
dell’indice
MC41
Punta Castellazzo AMBIENTALE
TRIX
MC41A
2,3
1
1
2
MC42
3
MC41C
2–4
Elevato
4–5
Buono
Isola di
5 Capo
– 6 Passero Mediocre
4
6–8
MC43
Marzamemi
Scadente
POSSIBILI CONDIZIONI DELLE ACQUE
MC41B
2,2
1
2,3
1
Acque trasparenti,
buona ossigenazione
del fondo
MC42A
2,2
Acque occasionalmente
torbide 1e ipossiche al fondo
MC42B
2,2 al fondo, ecosistema
1
Acque
torbide, ipossiche
bentico sofferente
Acque
molto
torbide,
persistentemente
ipossiche
o
anossiche al fondo,
MC42C
2,2
1
con morìa di organismi bentici, alterazione delle biocenosi, danni
MC43A
2,6la pesca, il turismo
1 e l’acquicoltura
economici per
MC43B
2,5 condizioni delle
1 acque a seconda del valore
Tabella 3 - Valutazione dello stato dell’ambiente marino
costiero e delle
assunto dall’indice TRIX.
MC43C
2,4
1
343
MC44A
2,4
1
Vendicari CAM forniscono un giudizio
MC44Bsulla qualità
2,8 delle acque intesa
1
IMC44
valori dell’indice
anche come rischio
MC44C
TRIX media
annuale Classe
TRIX
igienico - sanitario basata su dati oceanografici
di base.
In2,9particolare
le1divariabili
utilizzate sono:
MC45A
2,8
1
MC45B
2,7
1
MC45C
2,6
1
nitrati (NO3); nitriti (NO2); ammoniaca (NH+4); fosfati (PO3-4); silicati (SiO4); salinità; trasparenza;
MC45
Marina di Avola
clorofilla-a.
Il giudizio di qualità può essere formulato aMC46A
due livelli: il primo
prevede sei
2,3
1 classi di appartenenza,
MC46
Murro di Porco PER LA PRIMA CARATTERIZZAZIONE DEI CORPI IDRICI DELLA REGIONE
ARPA
PIANOCapo
DI MONITORAGGIO
mentre il secondo livello prevede solo tre classi.
MC46C
2,8
1
SICILIA
MC47Agradiente 3,1
1
Le
classiOrtigia
da 1 a 6 corrispondono ad un ideale
di eutrofizzazione,
con la classe 6 che
MC47
MC47C
corrisponde alle acque più arricchite da apporti
terrigeni. 2,9
Le classi pari 1sono quelle che tendono
MC48A
3,0
1
MC48B
3,1
1
MC48C
3,1
1
MC49A
3,2
1
MC49B
2,9
1
MC49C
2,9
1
verso un assetto caratterizzato da una scarsa efficienza produttiva del sistema, mentre quelle dispari,
34
MC48
Marina di Melilli
a parità di assetto trofico, sono quelle che corrispondono ad un sistema ecologicamente più
efficiente.
MC49
Rada di Augusta
12
7. AZIONE DI MONITORAGGIO
Monitoraggio delle strutture e valutazione della evoluzione delle risorse
La creazione di questi areali di ripopolamento richiede uno studio preliminare ed un controllo nel
periodo successivo alla messa in opera delle strutture.
Lo studio preliminare deve fornire il quadro conoscitivo utile sia per la fase di posa in opera delle
strutture che per determinare le condizioni iniziali per i confronti successivi.
Le precedenti esperienze hanno mostrato che identiche strutture, utilizzate in ambienti
diversi, hanno comportamenti diversi in funzione della profondità, del tipo di sedimento e della dinamica
delle acque.
Le diverse comunità biologiche, con la presenza di specie differenti, con stagionalità diverse determinano
conseguenze dell’intervento di protezione, con tempi diversi ed intensità variabili. La diversa situazione
della pesca, sia a strascico seppure illegale, che della piccola pesca costiera legati al territorio ed alle
condizioni socio-economiche comporta un effetto diverso alla realizzazione di oasi marine. Maggiore è
l’attività di pesca a strascico esercitata nell’area prima della protezione, maggiore sarà il beneficio in
termini biologici ed economici.
Per queste considerazioni si prevede che venga effettuato uno studio preliminare e seguiti gli effetti per
un periodo di 5 anni.
Ricerche nei cinque anni successivi alla realizzazione dell’area protetta
Dal punto di vista della ricerca dovranno essere tenute sotto controllo le comunità bentoniche quelle
oggetto di pesca.
Ogni anno, per 5 anni, verranno effettuati: prelievi sull’intera area, con una densità metodologie utilizzate
nello studio preliminare, saranno determinati in quantità e qualità del benthos per essere confrontati con i
precedenti.
La verifica della situazione delle risorse oggetto di pesca all’interno dell’area protetta verrà effettuata con
pescate con lo stesso tramaglio standardizzato di 200 metri, con una cala nelle stesse due aree dello studio
preliminare, ripetuta in due stagioni, per un totale di quattro pescate all’anno.
Fig. 20. Struttura di ripopolamento/anti-strascico appena posizionata a mare
8. VINCOLI AMBIENTALI
L’area non è soggetta a vincoli ambientali. Questo non ci esime da progettare l’intervento e produrre i
manufatti da applicare in piena sintonia con l’ambiente utilizzando tecniche di progettazione e
produzione ecocompatibili e sostenibili.
9. COMPATIBILITA’ AMBIENTALE DEI MATERIALI
I materiali intesi sia come singoli componenti che costituiscono il Tecnoreef che come prodotto finale
unitario risultano ecocompatibile e sviluppati e prodotti in modo sostenibile e certificato.
Fig. 21. Schema della struttura ripopolante Tecnoreef 
Ciascuno degli elementi è costituito da calcestruzzo a basso impatto ambientale, tipo seafriendly ad alta
resistenza caratteristica , con Rck > 50 Mpa, privo di additivi miglioratori di resa, caratterizzato dal
possedere, al raggiungimento della resistenza caratteristica richiesta, un PH vicino a quello dell’ambiente
acquatico marino e inferiore a 9 .
La struttura è rinforzata all’interno da un’ armatura a croce costituita da un piatto in acciaio inox tipo
AISI 304L , sezione 5 x 30 mm a forma di croce alla quale sono associati lungo la sezione longitudinale
della croce stessa, dei rinforzi di tondino di ferro da costruzione edile, quali miglioratori di aderenza;
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F.to 22 Piastra ottagonale tipo Tecnoreef 
F.to.23 Particolare del sistema di aggancio tra le piastre
Lungo la linea mediana della circonferenza è disposto a ulteriore rinforzo, un doppio circuito in acciaio
Feb44k .
Le piastre, di forma ottagonale, presentano delle aperture diverse a seconda del modello che si prende in
considerazione .
L’unione delle piastre è ottenuta mediante bulloneria metallica in acciaio inossidabile tipo AISI 304.
Ciascuna piastra modello Tecnoreef ottagonale presenta una dimensione, intesa come distanza tra due lati
paralleli, di 1180 mm ed uno spessore di 60 mm. per la versione definita da “ 120 cm” sia chiusa che
aperta”.
Fig. 24 Caratteristiche della superficie della piastra Tecnoreef
Le asperità e la non regolarità del calcestruzzo hanno lo scopo di produrre una scabrosità utile
all’attecchimento delle larve degli organismi sessili in tempi particolarmente rapidi rispetto ad una più
regolare rifinitura superficiale.
Ciascuna piastra pesa circa 129 Kg per la versione da “120 cm”.
Caratteristiche tecniche della struttura
Il modulo elementare è un manufatto in calcestruzzo armato costituito da una piastra ottagonale che
presenta dei fori a forma diversa all’interno della struttura stessa; le pareti dei fori sono a loro volta
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inclinate verso l’interno. Le piastre sono unite tra loro e possono costituire una semplice piramide, il
sistema base, oppure essere assemblate in piramidi più complesse.
Una volta assemblato, sviluppa le seguenti caratteristiche:
Elevata stabilità
con traduzione meccanica continua delle forze sempre verso il fondale. I moduli posti alla base della
struttura scaricano sul fondale la forza che ricevono da un punto qualsiasi della struttura stessa; le loro
pareti inclinate si ancorano sul fondo in modo stabile e definitivo,
capace di resistere alle spinte delle correnti e agli effetti di trascinamento delle reti. Allo stesso tempo dato
che la base della struttura è sempre, in qualsiasi composizione, più ampia del culmine, la forza scaricata su
ogni singola piastra di base non è mai eccessiva, evitando così l’affondamento della struttura nel fondale.
Correnti
All’esterno delle pareti l’attrito provocato dalla struttura immersa in un flusso di corrente crea delle
turbolenze superficiali, accentuate dalla presenza delle sfaccettature di varia inclinazione sui profili esterni
ed interni. Tali difformità geometriche creano all’interno di ogni singolo elemento dei flussi circolari
continui (sfere d’acqua) che sfogano la loro relativa energia verso l’alto smorzando di fatto la forza
dell’onda.
Luce
La presenza di fori a varie inclinazioni garantisce la presenza della luce solare all’interno della struttura,
anche se in modo vario e diffuso. Tali difformità arricchiscono la varietà di tane ed anfratti nelle
composizioni.
Calcestruzzo sea friendly (ecologico non impattante)
Il calcestruzzo è l’elemento basilare per la produzione del modulo: viene utilizzato calcestruzzo costituito
solo da elementi naturali (sabbia lavata, ghiaia spezzata) e non viene utilizzato alcun materiale composito
o di risulta (pezzi di mattoni, calcinacci, ecc.). Il cemento non viene additivato ne fluidificato con
miglioratori chimici di resa. Non vengono usati disarmanti sintetici per la sformatura dei prodotti dagli
stampi. Non vengono usati additivi effervescenti per cavillare le superfici, che vengono invece vibrate,
lavate e spazzolate meccanicamente.
Microcavità della superficie
Il particolare processo produttivo, attuato vibrando con tre diverse frequenze appositi stampi colmi di
calcestruzzo speciale, ed il trattamento meccanico successivo, creano sulla superficie delle piccole cavità.
Queste possono essere nell’ordine del decimo di millimetro come di qualche centimetro. Ciò permette a
molte forme di vita (anche molto piccole come le di corallo) di attecchire con maggiore facilità.
Ancoraggio tra i pezzi
Le armature che compongono la struttura, gli agganci e la minuteria meccanica di collegamento tra i vari
elementi sono costituiti da acciaio inox AISI 304 ad alta resistenza alla corrosione, perciò assolutamente
inalterabili in acqua di mare.
Non vengono utilizzati acciai diversi con metalli pesanti speciali (vanadio – tungsteno – titanio) perché la
loro reattività chimica modifica localmente sia l’acidità dell’area circostante sia i percorsi d’elettrolisi delle
strutture, creando, di fatto, passaggi di ioni negli elementi metallici che creano corrosione.
Composizione dei moduli
I moduli base vengono composti tre alla volta in modo semplice e veloce, creando delle piccole piramidi.
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Una volta assemblata in una piramide a tre piastre, la forma ottagonale permette che le piastre si
accoppino con una inclinazione di 60° rispetto al suolo. L’aggancio baricentrico e unico, conferisce quella
flessibilità sufficiente a far si la parte di piastra a contatto con il terreno sia mobile per inserirsi nel terreno
con effetto “ vomere”( effetto di inserimento in profondità).Tale effetto cessa con il progressivo fissaggio
al terreno.
Si crea così un’ unica ragnatela di sostegno in grado di oscillare e flettersi, senza pregiudicare la stabilità
della struttura stessa.
Sopra il primo livello di elementi è semplice sormontare un secondo livello poi un terzo e così via. Per la
posa di queste strutture si può utilizzare qualsiasi tipo di imbarcazione, dal gommone al pontone, con o
senza gru.
Data la tipologia e la compattezza del calcestruzzo e la presenza di strutture in acciaio inox la durata in
servizio di tali strutture supera la normale durata di servizio stabilita dalle normative ministeriali per i
manufatti ad uso marittimo esclusivo.
L’ecocompatibilità risulta evidente non solo dalla descrizione delle strutture e dei materiali ma dalle
certificazioni che ne attestano sia la qualità dei materiali impiegati che la procedura di produzione come
da certificazioni Iso 14001/94 e ISO 14020/94 per il settore barriere marine, già ampliamente
sperimentate e adottate in analoghi interventi, in diverse Regioni
10. INQUADRAMENTO DELL’AREA NEL CONTESTO ECONOMICO MARITTIMO
La marineria locale, appartenente alla marineria di Siracusa, si trova localizzata presso il “porticciolo
piccolo di Avola” (zona Falaride) e consiste di circa 10 imbarcazioni. La maggior parte dei pescatori
esercita pesca artigianale “tipo Tramaglio” ma in taluni periodi effettuano pesca tipo stagionale come
”Circuizione” ed occasionalmente “Ferrettara”. La produzione della pesca è costituita in particolare per
quanto riguarda i molluschi da seppie e polpi, mentre per i crostacei Aragoste e Magnosa. Gli Sparidi
(Saraghi e occasionalmente Orate) rappresentano il primo prodotto della pesca artigianale seguito dalla
cattura di Scorfani e Triglie. Per quanto riguarda i pesci pelagici maggiore rilievo è data dalla pesca
tradizionale alla Lampuga, seguito dalla catture di Pesci pilota, Tonnetti Alletterati, Ricciole e Cefali.
11. RISULTATI ATTESI
L’obiettivo che ci si prefigge è realizzare un primo progetto in grado di ricreare delle oasi marine in cui sia
possibile l’esercizio di due tipiche attività marine: la pesca sostenibile, praticata con strumenti di cattura
compatibili attraverso catture selettive con un calendario di pesca che tenga conto delle necessità
riproduttive delle diverse specie demersali e le attività di pesca ricreativa e subacquee oltre al semplice
divertimento praticando sia le attività fotografiche subacquee e sia la visite guidate alle barriere sommerse
per gruppi di turisti interessati a visitare l’ambiente marino.
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12. CALCOLO DELL’INVESTIMENTO
Nell’area interessata all’intervento ( Complex Reef ) èverranno collocati 8 Unit Reef con disposizione
lineare degli elementi piramidali oltre a 2 moduli antistrascico tipo STOP NET:
Ogni Unit Reef è a sua volta costituita da:
N° 1 piramide da 30 piastre;
N° 5 piramidi da 12 piastre;
N° 2 piramidi da tre piastre;
N° 2 stop/net
Numero complessivo di piastre per unità operativa (Unit Reef): n. 96
Costo singola piastra :
€ 220,00
Incidenza dei tiranti della struttura sulla singola piastra: € 20,00
Incidenza del trasporto sulla singola piastra:
€ 15,00
Incidenza del montaggio sulla singola piastra:
€ 35,00
Incidenza del varo in mare per singola piastra:
€ 70,00
Costo complessivo di acquisto trasporto, montaggio e posa , per singola piastra: € 360,00
Costo complessivo del dissuasore tipo Stop/net fornitura trasporto e posato in mare: € 2.500,00
Costo complessivo dei materiali relativi ai diversi moduli per ogni Unit Reef (fornitura trasporto,
montaggio e posa): € 34.560,00 oltre € 5.000,00 ( StopNet) Euro =
€ 39.560,00 + IVA
Costi tecnici e amministrativi per Unit Reef ( 10%): € 3.956,00 + IVA
Costo del monitoraggio per Unit Reef pari al 10%: € 3.956,00 + IVA
Costo Complessivo di ogni gruppo funzionale (Unit Reef) pari a : 39.560,00 + € 3.956,00 + € 3.956,00
= € 47.472,00 + IVA
Il Costo complessivo dell’intero progetto costituito da 8 gruppi funzionali è:
€ 47.472,00 x 8 Unit reef = 379.776,00 oltre IVA (83.550,72)
Considerando che il progetto potrà essere realizzato attraverso stralci funzionali che dipenderanno dalla
disponibilità finanziaria della Pubblica Amministrazione
Considerando l’importo massimo finanziabile dal bando Regionale il primo stralcio funzionale sarà
formato da 6 Unit Reefconsulting
Il costo complessivo del primo stralcio funzionale costituito da 6 Unit Reef è:
€ 50.848,00 x 6 Unit reef = 284.832,00 oltre IVA (62.663,04)
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Scheda di Progetto “ VIVERE IL MARE”
Soggetto Titolare
Comune di AVOLA
Titolo del Progetto
“VIVERE IL MARE”
Preservare e sviluppare la fauna e la flora
acquatiche autoctone
Obiettivi funzionali alla realizzazione del
progetto
1.Progetto Esecutivo
2.Cantierabilità dell’Area di Progetto
3.Reperimento Fondi
4.Esecuzione dei Lavori
Enti finanziatori
Regione tramite Comunità Europea
Ambito di finanziamento
Comunità Europea Fondi FEP e FEAMP
Tempistica del Progetto
Accoglimento del progetto entro Agosto e
Conferenza di servizi entro settembre
Importo Complessivo del primo i progetto
€ 379.776,00 oltre IVA
Importo primo stralcio di progetto
€ 284.832,00 oltre IVA
Fig.
25. Struttura di ripopolamento/anti-strascico posizionata da tre anni a mare
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13.
GLOSSARIO
Anfipodi: ordine di Crostacei Malacostraci caratterizzati da un corpo lungo pochi millimetri, compresso
lateralmente ed arcuato.
Benthos: il complesso degli organismo acquatici (animali e vegetali) che per un periodo continuato o per
tutta la vita si mantengono in relazione con il fondo marino.
Bivalvi: classe di Molluschi, detti anche Lamellibranchi, dal corpo compresso, simmetrico senza capo
differenziato. La conchiglia è formata da due valve unite dorsalmente da un legamento elastico ed una
cerniera (cozze, ostriche, vongole, ecc...).
Briozoi: phylum di piccoli animali marini che vivono fissi sugli oggetti sommersi o sul fondo, riuniti in
colonie ramificate o laminari.
Carangidi (Carangidae): famiglia di Pesci Teleostei dell’ordine dei Perciformi che includono specie con
taglia e forma molto variabile. Tra i Carangidi del Mediterraneo si annoverano la ricciola, il suro (“sauro”)
e la leccia.
Catena alimentare: complesso di organismi di un ecosistema che dipendono l’uno dall’altro per il
nutrimento.
Cefalopodi: classe di Molluschi marini, provvisti di una serie di appendici muscolose (tentacoli) munite
di ventose, che fanno corona alla bocca, armata di becco corneo. Tra i cefalopodi si annoverano i polpi,
le seppie ed i calamari.
Decapodi: ordine di Crostacei Malacostraci caratterizzati dall’avere cinque paia di arti ambulacrali. Ad
essi appartengono i granchi, i gamberi, le aragoste e le cicale.
Demersali: organismi marini che hanno stretti rapporti con il fondo marino, ma non vivono sempre
direttamente in contatto con tale ambiente.
Ecosistema: è costituito dalle complesse interazioni reciproche fra le specie che vivono insieme in un
ambiente e le interazioni con l’ambiente stesso (inteso come superficie o volume), con tutte le sue
caratteristiche fisiche e chimiche. L’ecosistema è quindi l’insieme della comunità biologica, dell’ambiente
in cui vive e di tutte le relazioni che vi intercorrono.
Eutrofizzazione: arricchimento di nutrienti (azoto e fosforo) nelle acque costiere per cause sia naturali
sia di origine antropica (scarichi urbani, allevamenti, terreni trattati con fertilizzanti). Tale fenomeno
stimola la produzione primaria, fitoplanctonica e fitobentonica, comportando un incremento eccessivo
della biomassa vegetale tale che i consumatori primari non riescono a limitarle innescando danni a catena
per l’ecosistema acquatico, primo fra tutti una notevole diminuzione dell’ossigeno disponibile.
Filtratori (organismi): animali che filtrano l’acqua di mare per catturare le particelle in sospensione e
nutrirsi delle sostanza organica in esse contenuta.
Fotofobi: organismi animali o vegetali amanti della semioscurità o del buio totale.
Gadidi (Gadidae): famiglia di Pesci dell’ordine Gadiformi che comprende numerose specie pregiate per
le loro carni (merluzzo, nasello, musdea).
Gasteropodi: rappresentano la classe più numerosa del phylum dei Molluschi. Sono originariamente
organismi acquatici, prevalentemente marini, erbivori o carnivori, diffusi in ogni regione: litoranea,
pelagica, abissale. Tra essi si annoverano le “lumache di mare” e i murici (“muccuni”).
Habitat: l’insieme delle condizioni ambientali in cui vive una determinata specie animale o vegetale.
Idroidi: ordine di Celenterati Idrozoi, che presentano di regola alternanza di generazione: dai polipi
(solitari o coloniali) si formano, per gemmazione, le meduse che, a loro volta, riproducendosi per via
sessuata, danno origine ai polipi.
Isopodi: ordine di Crostacei Malacostraci Peracaridei. Hanno il corpo compresso dorso ventralmente.
Per la maggior parte marini, vivono nel plancton, nel benthos litorale e profondo, fra gli scogli e le alghe.
Labridi (Labridae): famiglia di Pesci Teleostei Perciformi. Sono pesci necto-bentonici che vivono
principalmente nei bassi fondali costieri con rocce, poche specie nei fondali fangosi. A questa famiglia
appartengono tordi e donzelle
Latterini (Atherinidae): piccoli pesci argentati che formano comunemente grossi banchi nelle acque
litoranee, sotto la superficie. Fra le specie viventi in Mediterraneo si annovera Atherina boyeri (“lattarina”).
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Màzzare: massi da zavorra utilizzati per ancorare le reti.
Mitili: genere di Molluschi Bivalve dell’ordine Anisomiari comprendente specie marine, filtratrici,
costiere, che si fissano alle rocce ed ai legni sommersi mediante il bisso.
Necto-bentonici: organismi in grado di allontanarsi significativamente dal fondo (per lo più pesci e
cefalopodi) con il quale continuano a mantenere dei rapporti.
Nursery (area di): area ricca di nutrimento e con scarsi predatori che viene utilizzata come ambiente
destinato al reclutamento degli esemplari giovanili.
Pelagici (organismi): organismi che comunemente vivono nella colonna d’acqua, senza alcun rapporto
diretto col fondale.
Palangrese o palangaro (“conzo”): attrezzo da pesca formato da una lenza madre (“trave”) di
lunghezza variabile (anche oltre i 2.000 m), a cui sono legati, ad intervalli regolari, pezzi di lenza di
diametro inferiore, detti “braccioli”, ognuno provvisto di amo con esca. Gli ami sono di dimensione
variabile, in base ai pesci che si vogliono pescare. La “trave” può essere mantenuta in superficie
(palangrese di superficie o derivante) oppure calata al fondo (palangrese di fondo o fisso).
Planctonici: organismi che vivono in sospensione nella colonna d’acqua, in balia delle correnti, in quanto
incapaci di opporsi ad esse col proprio movimento attivo. Si spostano dunque passivamente, da un’area
ad un’altra, seguendo il flusso delle correnti.
Policheti: classe di Anellidi marini con il corpo suddiviso in segmenti (metameri). Ogni segmento è
munito di un paio di zampe, ognuna con diverse piccole setole.
Produzione primaria: processo mediante il quale gli organismi vegetali “organicano” la sostanza
inorganica, sono cioè in grado di crearsi il proprio cibo da soli. Tale processo avviene attraverso la
fotosintesi e porta alla formazione di nuova biomassa vegetale.
Scombridi (Scombridae): famiglia di pesci con corpo affusolato e ricoperto da piccole scaglie cicloidi.
Hanno abitudini pelagiche, essendo ottimi nuotatori, e vivono in banchi formati da numerosissimi
individui. Tipici rappresentanti del Mediterraneo sono lo sgombro ed il tonno.
Scorpedini (Scorpenidae): famiglia di pesci Teleostei dell’ordine Scorpeniformi, a cui appartengono
pesci dal corpo robusto e con la testa armata di spine. A questa famiglia appartengono gli scorfani.
Serpulidi: famiglia di Anellidi Policheti sedentari, che vivono in tubi calcarei di varia forma e grandezza.
Vivono attaccati su superfici solide, incrostando anche i gusci di molluschi bivalvi.
Serranidi (Serranidae): famiglia di pesci dal corpo ovale, compresso lateralmente, di taglia varia.
Possiedono bocca generalmente molto grande, rispetto alle dimensioni del corpo. Sono specie
bentoniche o necto-bentoniche, solitarie e carnivore. A questo gruppo appartengono i pesci più svariati,
quali le castagnole, le cernie, le perchie, e gli sciarrani.
Sessili: organismi animali o vegetali bentonici che vivono ancorati al substrato e non sono dotati di
alcuna capacità di spostamento.
Sparidi (Sparidae): famiglia di pesci anche molto diversi tra loro, con corpo generalmente alto e
compresso. Sono specie per lo più necto-bentoniche. Nel Mediterraneo sono rappresentati da una
ventina di specie, molte delle quali, come l’orata, il dentice, il pagello, il pagro, i saraghi hanno notevole
interesse economico, per la carni particolarmente pregiate.
Tremaglio: attrezzo da pesca da posta formato da una serie di pezze di rete, ognuna, lunga circa 50 m,
costituita da tre reti: una mediana a maglia piccola e le altre due esterne invece a maglia molto più larga.
Vagili: organismi bentonici dotato di capacità di movimento e di spostamento.
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