Lo Stato fascista 29/11/1922-25/07/1943

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Corso di laurea in Culture moderne comparate
a.a. 2014-2015
Storia contemporanea
modulo 2
Lo Stato fascista
29/11/1922-25/07/1943
Periodizzazione
1922-1924
La fase statutaria
1925-1936
La costruzione della Monarchia
fascista
1937-1943
La crisi dello Stato fascista
La fase statutaria
1922-1924
Primo governo Mussolini
- Governo di coalizione sostenuto da ampia
maggioranza [la Camera dei deputati è quella uscita
dalle elezioni del ‘21]
Il governo ha chiesto e ottenuto la fiducia, con 306
voti favorevoli (fra cui i liberali Bonomi, Giolitti,
Orlando, Salandra; i popolari De Gasperi, Gronchi) e
116 contrari
- Ministeri affidati a:
liberali
fascisti [Giustizia, Finanze, Interno, Esteri]
nazionalisti
popolari
comandanti forze armata (Diaz, Thaon di Revel)
1922-1924: governo e legislatura
Legislatura XXVI [eletta nel 1921; PNF
rappresentato con 35 deputati; Nazionalista con
10]:
- Mussolini è presidente del Consiglio dei Ministri;
- il governo ottiene i pieni poteri dalla Camera;
- riforma elettorale [Legge Acerbo];
- importante riforma scolastica [Gentile];
La Legislatura si chiude con lo scioglimento della
Camera e le elezioni politiche regolate dalla nuova
legge elettorale.
Pieni poteri (3/12/22)
Relazione di maggioranza: Salandra;
Relazione di minoranza: Matteotti
Legge 3/12/22:
«il Governo del Re ha, fino al 31 dicembre 1923, facoltà
di emanare disposizioni aventi vigore di legge».
Durata dei pieni poteri: 1 anno
Mandato:
- riordino del sistema tributario;
- risanamento del bilancio;
- snellimento dell’amministrazione.
.
Riorganizzazione del PNF (1922-23)
Obiettivo:
normalizzare e consolidare il PNF
- istituzione del Gran Consiglio del Fascismo,
organo direttivo del partito che deve svolgere
anche funzioni di collegamento fra partito e
governo (gennaio 23)
- espansione del PNF con l’assorbimento del
Partito nazionalista (marzo 23)
- accorpamento delle squadre in una Milizia
volontaria per la sicurezza nazionale .
Riforma elettorale 1923
Legge 18/11/1923, n. 2444 [estensore Giacomo Acerbo]
Approvata:
- alla Camera con 223 voti favorevoli (fascisti, popolari,
liberali) e 123 contrari (socialisti, comunisti);
- al Senato con 165 favorevoli e 41 contrari.
Istituisce un collegio unico nazionale plurinominale;
I seggi sono attribuiti con sistema misto:
2/3 [356/535] vanno automaticamente al partito di
maggioranza relativa che abbia ricevuto almeno il 25% dei
voti;
1/3 è distribuito con criterio proporzionale alle liste di
minoranza.
Voti
Lista
Altri
Seggi
Lista
Altri
Elezioni 6 aprile 1924
Presentato un LISTONE MUSSOLINI, cui partecipò
anche la destra liberale;
Giolitti e i liberali costituzionali si presentarono
separatamente.
Il Listone ricevette un buon numero di suffragi (62%).
Ebbe 375 seggi, 356 grazie al premio di maggioranza e
i restanti 19 con una lista civetta che partecipò alla
spartizione della quota riservata alle minoranze.
Le opposizioni, con il 35% dei voti ebbero 160 seggi.
La crisi post-elettorale
- La nuova Camera è chiamata a procedere
alla convalida dei voti;
- il deputato PSU Giacomo Matteotti
denuncia diffuse e varie illegalità nella
gestione delle elezioni
(cfr. discorso 30 maggio 1924)
La crisi dopo l’assassinio Matteotti / a
7 giugno – La Camera vota la fiducia al governo Mussolini (361/107)
10 giugno – Matteotti, che dovrebbe recarsi alla seduta della camera
a Montecitorio, scompare
13 giugno _ Mussolini si impegna ad aprire le indagini. I deputati di
opposizione costituiscono un comitato antifascista.
14 giugno – dimissioni del sottosegretario agli interni Aldo Finzi e del
capo ufficio stampa della Presidenza del Consiglio Cesare Rossi
17 giugno – Mussolini cede il ministero dell’interno a Luigi Federzoni
18 giugno – Arresto del segretario amministrativo del PNF Giovanni
Marinelli, nel quadro delle indagini sulla scomparsa di Matteotti
25 giugno – Camera e Senato confermano la fiducia al governo
Mussolini. Successivamente il presidente della Camera Alfredo
Rocco aggiorna l’assemblea a tempo indeterminato
27 giugno – I gruppi di opposizione si riuniscono in una sala a
Montecitorio e dichiarano di astenersi dai lavori parlamentari fino
al ripristino della legalità costituzionale (“Aventino” / un gesto già
compiuto da Zanardelli e da Giolitti contro il ministro Pelloux nel
1898).
La crisi dopo l’assassinio Matteotti / b
8 luglio – Il Consiglio dei Ministri approva un decreto immediatamente
esecutivo di restrizione della libertà di stampa
4 agosto – Un regio decreto inquadra la MVSN nei corpi militari dello Stato
16 agosto – Il cadavere di Matteotti è rinvenuto in un bosco fuori Roma
12 settembre – Il deputato fascista Armando casalini è ucciso dal militante
comunista Giovanni Corvi
4 ottobre – Nel partito liberale, riunito in Congresso a Livorno, si afferma una
maggioranza ostile all’alleanza con il fascismo
8 novembre Si costituisce l’Unione nazionale delle forze liberali
12 novembre – La Camera riprende le sedute. I deputati aventiniani non
intervengono, a eccezione dei comunisti
15 novembre – Giolitti dichiara alla Camera di passare all’opposizione
15 e 22 novembre – La Camera esprime a maggioranza approvazione della
politica interna ed estera di Mussolini
27 dicembre – Sulla stampa d’opposizione si argomenta la responsabilità di
Mussolini riguardo al delitto Matteotti
31 dicembre – Campagna repressiva contro la stampa e i militanti dei partiti
antifascisti
3 gennaio 1925 – DISCORSO di Mussolini alla Camera sul delitto Matteotti.
http://storia.camera.it/cronologia/leg-regno-XXVII
Epurazione della Camera
1926
I deputati aventiniani sono dichiarati decaduti;
I deputati comunisti, che sono usciti
dall’’Aventino’ dalla fine del ‘24, sono espulsi
dalla Camera
La “fascistizzazione” del Regno
d’Italia
1925-1936
Apertura di una effimera fase costituente (19241925)
Stabilizzata la Camera, Mussolini si appresta a riformare gli assetti istituzionali
per rafforzare il ruolo del governo.
Prestando ascolto alle richieste provenienti da settori della base del partito
forma 2 commissioni per le riforme costituzionali:
1) una Commissione dei 15 (5 senatori, 5 deputati, 5 studiosi), organo
temporaneo del PNF e presieduta da Giovanni Gentile, che lavora negli
ultimi mesi del ‘24; ne diventa leader Santi Romano; esprime posizioni
moderate, di sostanziale rispetto dello Statuto e del sistema
rappresentativo vigente. Mussolini non è soddisfatto dei risultati;
2) dopo la vicenda Matteotti è istituita per decreto del presidente del
Consiglio una Commissione dei 18, o dei “Soloni”, che include i membri
della precedente; riconferma la forma della Monarchia costituzionale e
propone di ripristinare il dettato originario dello Statuto, con qualche lieve
modifica.
Mussolini la giudica troppo conservatrice.
Fallita l’opera delle Commissioni Mussolini decide di soprassedere alla
collegialità dei lavori di revisione costituzionale.
Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / a
Il governo prepara per proprio conto le leggi di
riforma. Rilevante è il ruolo del guardasigilli
Alfredo Rocco e del ministro dell’interno Luigi
Federzoni;
- le riforme costituzionali sono realizzate in
forza di LEGGI ORDINARIE – lo Statuto del
resto non prevede alcuna procedura;
- la responsabilità costituzionale è assunta
in questo caso dal re tramite la sanzione
regia.
Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / b
Le cosiddette leggi fascistissime sono un
complesso di norme (leggi e decreti) che danno
forma istituzionale allo Stato autoritario sotto il
profilo:
1) del rapporto fra i massimi organi dello Stato;
2) dei rapporti fra Stato e cittadini.
Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / c
La legge 24 dicembre 1925 n. 2263
- costituzionalizza il Governo come organo
- istituisce la figura apicale del CAPO DEL GOVERNO
[il titolo completo è “capo del Governo primo ministro
segretario di Stato”], che sostituisce il presidente del Consiglio
dei ministri
- ridimensiona il ruolo del re come titolare del potere esecutivo
- subordina i ministri al primo ministro
- attribuisce al capo del governo il controllo preventivo
dell’agenda delle Camere.
Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / d
Legge 24 dicembre 1925 n. 2263
Art. 1 – “Il potere esecutivo è esercitato dal re per mezzo del suo Governo … Il
Primo Ministro è Capo del Governo”;
Art. 2 – “Il Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato è nominato e
revocato dal Re ed è responsabile verso il Re dell'indirizzo generale politico
del Governo.
“I Ministri Segretari di Stato sono nominati e revocati dal Re, su proposta del
Capo del Governo Primo Ministro. Essi sono responsabili verso il Re e verso il
Capo del Governo di tutti gli atti e i provvedimenti dei loro Ministeri. I
Sottosegretari di Stato sono nominati e revocati dal Re, su proposta del Capo
del Governo di concerto col Ministro competente”.
Art. 3 – “Il Capo del Governo Primo Ministro dirige e coordina l'opera dei
Ministri, decide sulle divergenze che possono sorgere tra di essi, convoca il
Consiglio dei Ministri e lo presiede”.
Art. 4 – “Con regio decreto può essere affidata al Capo del Governo la
direzione di uno o più Ministeri. In tal caso con suo decreto egli può delegare
al Sottosegretario di Stato parte delle attribuzioni del Ministro”.
Art. 6 – “Nessun oggetto può essere messo all'ordine del giorno di una delle
due Camere, senza l’adesione del Capo del Governo …”.
…
• Art. 6 – “Nessun oggetto può
essere messo all'ordine del
giorno di una delle due Camere,
senza l’adesione del Capo del
Governo …”.
Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / e
- L. 20 novembre 1925 n. 2029 restringe il diritto di associazione,
sottopone le associazioni al controllo della polizia, adotta misure
repressive più severe;
- L. 24 dicembre 1925 n. 2300 dà facoltà al governo di dispensare dal
servizio funzionari, impiegati e agenti pubblici;
- L. 31 dicembre 1925, n. 2307, sulla STAMPA: sottopone i giornali al
controllo del prefetto, che deve approvare la scelta dle direttore;
- L. 31 gennaio 1926 n. 100 attribuisce al potere esecutivo facoltà di
emanare norme giuridiche, restringendo la riserva di legge,
estendendo la facoltà di normare per decreto e rendendo più agevole
la decretazione d’urgenza;
- L. 3 aprile 1926 n. 563 disciplina i rapporti di lavoro, vieta lo sciopero e
riserva il diritto di stipulare contratti di lavoro ai soli sindacati fascisti;
- L. 2 luglio 1926 n. 1131 istituisce il ministero delle Corporazioni.
→
Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / f
- La Legge 3 settembre 1926 n. 1910 abolisce tutte le cariche
elettive nelle amministrazioni locali e estende il sistema
podestarile [podestà di nomina governativa o regia] a tutti i
COMUNI;
- Decreto 6 novembre 1926 n. 1848 abolisce tutti i partiti e
dichiara decaduti i deputati “aventiniani” ;
- Testo Unico 6 novembre 1926 riforma le norme di pubblica
sicurezza in senso repressivo; introduce il confino di polizia
contro i dissidenti;
- L. 25 novembre 1926 n. 2008 istituisce un TRIBUNALE
SPECIALE PER LA DIFESA DELLO STATO, composto da membri
della milizia e da militari, e reintroduce la pena di morte.
- dicembre 1926: adozione del calendario fascista.
Legge elettorale 17 maggio 1928
Epurazione delle liste elettorali: reintrodotti requisiti o di
censo [100 lire annue di imposta diretta], o di appartenenza
a categorie di cittadini integrati a vario titolo nello Stato
fascista [l’elettorato diminuisce del 21%].
Non è più prevista l’elezione dei rappresentanti, ma un voto
popolare plebiscitario per l’adozione o la bocciatura di una
lista di 400 deputati indicati dal Gran Consiglio del Fascismo,
su elenchi formati dalle confederazioni corporative nazionali,
dalle associazioni culturali o dal Gran Consiglio stesso.
La legge è votata alla Camera con 216 voti favorevoli e 15
contrari, al Senato con 161 voti favorevoli e 46 contrari.
I plebisciti registreranno altissima frequenza alle urne: 90%
[dopo la scrematura del 20% meno integrato].
Il Gran Consiglio del Fascismo diventa organo
costituzionale (1929)
Legge 9 dicembre 1928 n. 2693
Regio decreto 11 aprile 1929
Legge 14 dicembre 1929 n. 2099
Il supremo organo del partito unico, ormai inteso come
proiezione della Nazione tout court, diventa organo dello Stato.
Esso dà pareri obbligatori ma non vincolanti su tutti gli oggetti di
Stato (funzione consultiva); forma una lista di possibili successori
al capo del governo in carica, interferendo con la regia
prerogativa (funzione ‘costituzionale’); redige la lista unica
elettorale (funzione politica).
Il GCF è presieduto dal capo del governo, che lo convoca e ne
fissa l’odg; è composto da membri di diritto a vita o per la durata
di specifiche funzioni, e da membri nominati dal capo del
governo per un triennio.
Il fascio è incluso nel sigillo dello Stato.
Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / f
- La Legge 3 settembre 1926 n. 1910 abolisce tutte le cariche
elettive nelle amministrazioni locali e estende il sistema
podestarile [podestà di nomina governativa o regia] a tutti i
COMUNI;
- Decreto 6 novembre 1926 n. 1848 abolisce tutti i partiti e
dichiara decaduti i deputati “aventiniani” ;
- Testo Unico 6 novembre 1926 riforma le norme di pubblica
sicurezza in senso repressivo; introduce il confino di polizia
contro i dissidenti;
- L. 25 novembre 1926 n. 2008 istituisce un TRIBUNALE
SPECIALE PER LA DIFESA DELLO STATO, composto da membri
della milizia e da militari, e reintroduce la pena di morte.
- dicembre 1926: adozione del calendario fascista.
La piena riconciliazione dello Stato italiano
con la Chiesa (1929)
Patti lateranensi (11 febbraio 1929)
a) Concordato (relazioni Stato-Chiesa sul territorio italiano)
b) Trattato (relazioni di diritto internazionale fra i due Stati
sovrani, Regno d’Italia e Città del Vaticano)
[http://cronologia.leonardo.it/storia/a1929n.htm]
Codificazione
Codice penale (guardasigilli Alfredo Rocco), formato su legge–delega 4
dicembre 1925, n. 2260 per la riforma del Codice Zanardelli; promulgato
con RD 19 ottobre 1930 n. 1398;
ancora in vigore, con abrogazione delle parti non compatibili con la
Costituzione repubblicana e conseguenti integrazioni;
Codice civile, promulgato con RD 16 marzo 1942 n. 262;
ancora in vigore, riformato il diritto di famiglia nel 1975 e il diritto
societario successivamente.
Importante lavoro di ammodernamento svolto dalle sentenze della Corte
costituzionale.
Codice di procedura civile, ancora in vigore;
Codice di procedura penale, abrogato e rifatto interamente nel 1988.
Governo dell’economia
-
-
-
-
dal liberismo dei primi anni Venti all’interventismo statale
degli anni Trenta;
valorizzazione del ruolo dei tecnocrati (es. Alberto
Beneduce, presidente dell’IRI, e Domenico Menichella,
governatore della Banca d’Italia);
creazione di enti di amministrazione dei finanziamenti statali
all’economia:
a) IMI (Istituto Mobiliare italiano) 1931
b) IRI (Istituto per la ricostruzione industriale (1933)
Esecuzione di lavori pubblici tramite l’istituzione di enti (per
es. di bonifica)
trasformazione di aziende strategiche in enti a
partecipazione mista specializzati(AGIP, ANIC; SNAM);
sviluppo del sistema previdenziale e assistenziale nella sfera
lavorativa;
riordino delle Corporazioni, (L. 5 febbraio 1934 n. 164)
Politica coloniale
Impresa d’Etiopia (1935), che lava l’onta degli
insuccessi della tarda età crispina →
→ proclamazione dell’Impero (9 maggio 1936)
→ attribuzione a Mussolini del titolo di “duce
del fascismo” (27 ottobre 1937)
La crisi della Monarchia fascista
1936-1943
Liquidazione del sistema rappresentativo elettivo
La Legge 19 gennaio 1939 n. 129 chiude
anticipatamente la XXIX legislatura e dispone la
soppressione della Camera dei deputati.
La rappresentanza politica è data da:
- Senato (conservato per non urtare il Re)
- Camera dei Fasci e delle Corporazioni (che si forma
automaticamente includendo membri delle maggiori
istituzioni politico-sindacali)
→ il regime si libera di ogni dissenso in Parlamento,
ma si priva anche di una base rappresentativa che gli
esprimesse consenso in forma istituzionale.
Crescente repressione del dissenso
sul piano culturale e politico
- chiusura di riviste dopo 1935
- tacitazione fisica (fratelli Rosselli 1937,
Gramsci 1937)o morale (Croce) di
alcune voci dissenzienti autorevoli
Politiche antisemite (dal 1936)
Manifestazione di volontà discriminatoria dal 1936 / che sarà
formalizzata con una Dichiarazione sulla razza del Gran
Consiglio (6 ottobre 38)
Persecuzione di singoli ebrei
Leggi razziali 1938:
- espulsione degli ebrei stranieri
- arianizzazione della scuola
- ripristino dell’antico divieto di possedere beni
immobili o aziende
- limitazione della capacità giuridica sotto altri profili
(senza revoca della cittadinanza) e dei diritti politici
1940 inizia l’internamento degli ebrei stranieri nei campi
Tensioni all’interno del PNF
Mussolini è sempre più insofferente del
protagonismo dei gerarchi;
Convoca sempre più raramente il Gran Consiglio (8
sedute l’anno nei primi anni Trenta, 3 sedute
l’anno negli ultimi sette anni di vita del regime)
→ vengono a crearsi le premesse per lo sviluppo di
una fronda interna
“Logoramento della diarchia” (Martucci)
Mussolini insofferente della supremazia del re, desideroso
di legittimarsi autonomamente → vuole superare la
diarchia;
il Re non gradisce l’interferenza del Gran Consiglio nella
materia successoria prevista dalla legge del 1928;
Mussolini geloso del ruolo del re come capo delle forze
armate, desidera assicurarsi a sua volta un ruolo di
comando militare →
Nel 1938 si istituisce il grado di Primo Maresciallo
dell’Impero, attribuito sia al re sia al duce, che vengono
pertanto equiparati
→ questo raffredda ulteriormente il re
Peggioramento delle relazioni interne al Gran Consiglio del
Fascismo
- Gran Consiglio scavalcato sempre più spesso,
convocazioni diradate
- Si crea un gruppo di insoddisfatti, di
luogotenenti emarginati nel corso del tempo
(Federzoni, Grandi), pronti a fare fronda
contro Mussolini, magari rinserrandosi attorno
al re
L’intervento nel secondo conflitto mondiale
- La dichiarazione di non belligeranza viene superata il
10 giugno 1940 con la dichiarazione di guerra alla
Francia [nella decisione non sono coinvolti né la
Camera né il Gran Consiglio];
- le forze armate acquistano rilievo e autonomia; esse
si stringono attorno al re, prospettando un
avvicendamento al governo, nella forma eventuale di
una dittatura militare;
- la cattiva prova militare italiana indebolisce però
Mussolini;
- lo sbarco anglo-americano in Sicilia il 9 luglio 1943 fa
precipitare gli eventi.
L’ordine del giorno Grandi: antefatti (1)
Dino Grandi, presidente della Camera dei Fasci e delle
Corporazioni e guardasigilli da poco destituito, racconta di avere
così maturato la decisione di proporre al Gran Consiglio la
liquidazione di Mussolini, dopo lo sbarco anglo-americano:
“Ero disperato, ma in pari tempo deciso a giocare tutto per
tutto. Tornare a Roma, fare un ultimo, definitivo sforzo per
ottenere la convocazione del Gran Consiglio quale organo
supremo del regime. Giocare a carte scoperte sia col duce,
tentare la rivolta del Gran Consiglio contro la dittatura, mettere
in mora la stessa Corona costringendola ad uscire da uno stato
di esitazione e di dubbi che metteva in pericolo l’esistenza
stessa della monarchia”.
[Il mio paese. Ricordi autobiografici, a cura di R. De Felice,
Bologna 1985, p. 631]
L’ordine del giorno Grandi: antefatti (1)
Grandi dichiara di avere ricevuto qualche tempo prima un
implicito invito dal Re stesso.
In un incontro risalente al 4 giugno 1943, il sovrano
"uscendo da un ermetico silenzio durato quattro anni, mi
confidò che la grande crisi stava avvicinandosi e che si
riteneva un Sovrano costituzionale, considerando il Gran
Consiglio come un surrogato del Parlamento reso
inoperante e prigioniero della dittatura”.
(p. 264)
Il Gran Consiglio come gli Stati Generali francesi del 1789?
L’ordine del giorno Grandi: antefatti (2)
Il 20 luglio Grandi apprende dal segretario generale del PNF
Scorza che il duce ha convocato il Gran Consiglio per la sera
del 24 luglio.
Si accorda con altri membri del GC. Ottiene udienza da
Mussolini il 17. Gli comunica l’odg che intende proporre al
Gran Consiglio, che il duce conosce già.
Il 24 G si reca in seduta con due bombe a mano, temendo
un’intrusione dei nazisti. “Sapevo … che qualche migliaio di
agenti di Himmler, bene armati, si trovavano a Roma,
mimetizzati fra la popolazione” (634).
Prima di entrare invia una lettera al sovrano, nella quale,
“come presidente dell’assemblea legislativa” e come soldato
lo supplica “di non abbandonare la patria … il Re soltanto
può ancora salvare la patria” (635).
L’ultima seduta del Gran Consiglio del Fascismo
24 luglio 1943
Il Gran Consiglio è convocato da Mussolini alle 17
(l’ultima convocazione risaliva alla fine del 1939);
Grandi parla per un’ora e presenta la sua mozione.
Intervengono a sostegno Giuseppe Bottai, Alfredo De
Marsico, Luigi Federzoni, Alberto De Stefani, Galeazzo
Ciano.
Si dichiarano contrari Carlo Scorza, Roberto Farinacci
e altri.
La riunione dura 10 ore.
Il duce mette ai voti l’odg Grandi per primo, ritenendo
che vada in minoranza.
Ordine del giorno proposto da Dino Grandi
Seduta del Gran Consiglio del Fascismo
24 luglio 1943
Il Gran Consiglio, riunendosi in questi giorni di supremo cimento, volge innanzi tutto il
suo pensiero agli eroici combattenti d'ogni arma, che fianco a fianco con la fiera gente
di Sicilia, in cui più alta risplende l'univoca fede del popolo italiano, rinnovano le nobili
tradizioni di estremo valore e l'indomito spirito di sacrificio delle nostre gloriose Forze
armate;
Esaminata la situazione interna ed internazionale e la condotta politica e militare della
guerra, proclama il dovere sacro per tutti gli italiani di difendere ad ogni costo l'unità,
l'indipendenza, la libertà della Patria, i frutti dei sacrifici e degli sforzi di quattro
generazioni dal Risorgimento ad oggi, la vita e l'avvenire del popolo italiano;
Afferma la necessità dell'unione morale e materiale di tutti gli italiani in quest'ora
grave e decisiva per i destini della nazione;
Dichiara che a tale scopo è necessario l'immediato ripristino di tutte le funzioni statali
attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni
i compiti e le responsabilità stabilite dalle nostre leggi statali e costituzionali;
Invita il Capo del Governo a pregare la Maestà del Re, verso la quale si rivolge fedele e
fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinché egli voglia, per l'onore e per la salvezza
della Patria, assumere, - con l'effettivo comando delle forze armate di terra, di mare e
dell'aria, secondo l'articolo 5 dello Statuto del Regno, - quella suprema iniziativa di
decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuiscono e che sono sempre state, in tutta
la storia nazionale, il retaggio glorioso della nostra Augusta Dinastia di Savoia.
[in Dino Grandi, Il mio paese, a cura di R. De Felice, Bologna, Il Mulino, 1985, p. 637]
24 e 25 luglio 1943
L’odg Grandi Ottenne 19 voti favorevoli, 8 contrari, 1 astenuto.
Dopo quella votazione il duce sciolse la seduta, dichiarando
aperta “la crisi del regime” [Grandi, Il mio paese, p. 636].
Il giorno successivo, 25 luglio, si recò dal re, che era già stato
informato da Grandi e aveva una copia della deliberazione del
Gran Consiglio con le firme dei 19.
Mussolini cercò di minimizzare la rilevanza di quel voto,
argomentando che quell’organo aveva solo funzione consultiva.
Il re revocò il mandato a Mussolini, comunicandogli la sua
sostituzione con un militare, il maresciallo Pietro Badoglio.
All’uscita dalla residenza reale Mussolini fu caricato su
un’ambulanza con il pretesto di ragioni di sicurezza, poi tenuto
in arresto in caserma e infine confinato.
Giacomo
Matteotti
(Fratta Polesine, 22
maggio 1885 – Roma,
10 giugno 1924)
Piero
Gobetti
(Torino, 19 giugno
1901 – Parigi, 15
febbraio 1926)
Antonio Gramsci
(Ales, 22 gennaio 1891 –
Roma, 27 aprile 1937)
Benedetto Croce
(Pescasseroli, 25 febbraio 1866 – Napoli, 20 novembre 1952)
Alfredo Rocco
(Napoli 9 settembre 1875 –
Roma 28 agosto 1935)
Dino Grandi
(Mordano, 4 giugno 1895 –
Bologna, 21 maggio 1988)
Bibliografia essenziale (1)
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Morcelliana, 1963
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1965
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Mondadori]
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ed. 2000)
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fascismo, Bologna, Il Mulino, 1984
Guido Melis, Amministrazione nuova e burocrazie tradizionali nell'Italia
giolittiana e fascista, Sassari 1984
Pier Giorgio Zunino, L’ideologia del fascismo. Miti, credenze e valori della
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[sintesi]
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1991
Emilio Gentile, La via italiana al totalitarismo. Il partito e lo Stato nel regime
fascista, Roma, NIS, 1995 [Carocci 2008]
Salvatore Lupo, Fascismo e nazismo, in Storia contemporanea, Roma, Donzelli,
1998, pp. 363-385 [sintesi]
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