Sezione V

annuncio pubblicitario
Corso di Laurea in Comunicazione
Università di Pisa
Corso di
LINGUISTICA GENERALE
a.a. 2005-2006
Prof. Giovanna Marotta
1
Sezione III
Sociolinguistica
2
Nozioni fondamentali:
1)
Assi della variazione linguistica:
-
2)
diacronia
diatopia
diastratia
diafasia
diamesia
Variazione: la consapevolezza della variabilità nella lingua e nel suo uso è
fondamentale in ogni analisi di tipo socioling.
Una lingua è vista dal sociolinguista come una somma di varietà, mentre è
vista dal linguista teorico come un sistema omogeneo e strutturato,
tendelzialmente privo di varetà interna. visione ideale ed astratta.
3)
Diasistema = termine coniato da Weinreich 1954, in riferim. alla
fonologia per interpretare le differenziazioni di tipo dialettale;
nozione di stampo strutturalista. Indica l’insieme delle varietà di una lingua,
e per questo è comparabile alla nozione più moderna di repertorio, ma al tempo
stesso indica un sistema di livello superiore, che comprende i vari sottosistemi, di
cui condivide alcuni tratti, ma non tutti, tipicamente non quelli tipici dei vari
sottosistemi.
Es. l’opposizione tra /e/ aperta e chiusa non appartiene al diasistema italiano, ma
solo ad alcune varietà.
4)
Comunità linguistica: non astratta e omogenea, come vorrebbero gli
struturalisti o i generativisti (cfr. ‘finzione dell’omogeneità’), ma concreta e
disomogenea.
Comunità linguistica è una comunità di parlanti che esprimono sentimenti di
appartenenza ad una stessa comunità sociale.
Comunità linguistica come somma di reti sociali (cfr. social network; cfr.
ultra)
5)
Repertorio: insieme delle risorse linguistiche a disposizione di una
comunità linguistica. Anche comunità monolingui non sono omogenee e
monolitiche al loro interno.
6)
Idioletto = limite inferiore del repertorio, vale a dire la varietà del singolo
parlante, che è tuttavia non monolitica ed esente da variazione essa stessa;
cfr. le interferenze con gli assi della variazione diafasica e diamesica: lo
stesso individuo parla diversamente a seconda del contesto situazionale.
3
7)
Prestigio: valutazione sociale positiva riconosciuta ad una varietà di lingua.
Il contrario è lo stigma. Vari possono essere gli elementi che contribuiscono
ad assegnare prestigio ad es. una classe sociale, o un gruppo professionale.
Ad es., è considerato prestigioso in italiano saper usare il congiuntivo, per
cui anche i soggetti che non lo possiedono nella loro competenza grammaticale
perché provenienti da regioni che non l’impiegano, tendono ad usarlo, magari a
sproposito (cfr. ipercorettismo, tipico dei soggetti che intendono ‘innalzare il
livello della loro lingua inseguendo un modello di maggior prestigio).
Es. la sibilante intervocalica: ormai sonorizzata by default anche in Toscana
e al Sud, perché il modello di prestigio linguistico è ormai cosrituito dalle varietà
del Nord più che da quelle toscane.
E’ invece stigmatizzato il rafforzamento delle consonanti, specie di <gi> e
<bi>.
8)
Competenza comunicativa: non esiste solo un ‘sapere logico-deduttivo, à
la Chomsky, ma anche un ‘saper fare’ e un ‘come fare’ cioè ‘un saper
parlare’, scegliendo di volta in volta il lessico e la sintassi adeguate alla
circostanza.
La competenza necessaria ad un individuo per essere parte di una comunità
sociale consiste non solo nel saper produrre frasi grammaticalmente ben
formate, ma anche nel saper scegliere le frasi e la prosodia adeguate alle
situazioni.
Competenza: è di vario tipo:
-
lessicale
fonologica
morfologica
sintattica
pragmatica (adeguare i messaggi linguistici alle diverse situazioni)
paralinguistica (elementi fonici che accompagnano la produzione verbale)
cinesica (gesti e movimenti del viso e del corpo che accompagnano il
parlato)
- prossemica (posture, atteggiamenti spaziali, distanze interpersonali).
Chomsky ha dovuto riconoscere già a partire dagli anni ’80 una competenza
pragmatica, che però non viene considerata linguistica a tutti gli effetti,
appartenendo piuttosto alla performance che non alla competence in senso
stretto.
4
PARAMETRI DELLA VARIAZIONE SOCIOLINGUISTICA
- Dominio (cfr. Fishman): classe di situazioni (termine tecnico che traduce il
più generico ‘contesto situazionale’)
- Strato sociale o fascia sociale; cfr. variazione diastratica.
- Sesso: diverso da genere: il primo – sex - è il sesso biologico, mentre il
‘genere’ (gender) è il sesso socio-culturale, cioè l’insieme degli elementi
che costituiscono un modello sociale della distinzione tra i sessi.
Di norma, le donne sono più standard e conservative degli uomini; cfr.
dialettologia: sono soggetti più degni di fede, anche perché per molto tempo non
si allontanavano dal paese, quindi minori interferenze con altri dialetti o con la
lingua nazionale.
- Età: i giovani sono innovativi anche nel comportam linguistico;
prediligono elementi linguistici substandard e di minor prestigio, mentre
nell’età adulta avviene il contrario.
- Stile o registro del parlato maggiore o minore accuratezza
(stile formale-informale; lettura vs parlato)
- Velocità di elocuzione; strettamente relato con lo stile, ma non sempre da
esso dipendente; cfr. caratteristiche indivisuali.
- Etnìa (cfr. Afro-American English).
5
Nozioni teoriche e storiche
Sociolinguistica = branca della linguistica tesa a studiare l’interferenza tra
società e lingua.
Coulmas (2001: 563): ‘Sociolinguistics is the empirical study of how language is
used in society’.
Coulmas (2001: ibidem): ‘Sociolinguistics is concerned with “real-life” language
issues in social context’.
Si tratta pertanto di un settore intrinsecamente interdisciplinare; un tipo di
linguistica che ‘guarda verso l’esterno’ della lingua e dei parlanti; una linguistica
pertanto ‘soft’, dicono alcuni, più ‘internamente orientati’ (strutturalisti e
generativisti, su questo punto concordi).
Sociolinguistica è una disciplina giovane: come tale, cioè riconosciuta come una
specifica branca delle scienze del lggio, data a partire dalla metà del secolo
scorso.
Però: il riconoscimento della variazione linguistica (della l. in generale e delle ll
particolari) sia nel tempo che nello spazio appartiene da sempre allo studio del
lggio.
Il carattere sistemico di tale variazione era da tempo noto.
DIALETTOLOGIA : questionari; ma non interviste ‘faccia a faccia’.
Sociolinguistica trova nella dialettologia una delle sue radici storiche.
SOCIOLINGUISTICA
|
disciplina ling.
|
MACROSOCIOLINGUISTICA
(Fishman)
versus
vs.
SOCIOLOGIA DEL LGGIO
|
disciplina sociologica
|
MICROSOCIOLINGUISTICA
(Labov)
Repertorio: insieme delle varietà di una lingua che il parlante di una comunità
linguistica ha a disposizione.
rapporto stretto, sul piano concettuale ed operativo, con la nozione
strutturalistica di diasistema.
MA: diasistema: insieme di sistemi linguistici
repertorio: insieme di varietà
a parte linguae
a parte locutoris.
6
Modelli di analisi sociolinguistica
1) MODELLO QUANTITATIVO
LABOV, W., attivo già negli anni Settanta e Ottanta, ancora vivente.
Figura centrale nell’ambito del dibattito teorico tra fautori e non del
generativismo:
la sociolinguistica laboviana fu vista ed è tuttora vista come baluardo contro la
grammatica generativa.
a)
teoria e analisi laboviane sono corpus-based e data-based: mentre la
prospettiva chomskiana è centrata sulla lingua (o meglio sulla grammatica), nella
prospettiva laboviana sono i parlanti ad essere al centro dello studio.
opposizione tra visione razionalistica astratta della lingua e visione storica
ancorata alla realtà sociale della comunità linguistica.
NB: Contrasto tra LINGUA vs. COMUNITA’ LINGUISTICA.
b)
Critica feroce della nozione di ‘parlante ideale’:
Critica feroce al concetto di competenza:
data una qualsiasi lingua naturale x, non esiste una competenza linguistica uguale
per tutti i parlanti di qlla l.; e qs è tanto più vero quanto più è differenziato il
quadro sociale della comunità linguistica in oggetto.
Cfr. tra tribù di aborigeni abitanti in Australia e società occidentali moderne.
MA: nemmeno in civiltà cosiddette ‘primitive’ esiste una competenza linguistica
del tutto omogenea; basti pensare alle figure religiose che svolgono un
ruolo importante all’interno della società e che, proprio per qs, hanno un
loro proprio ‘modo di parlare’;
OPPURE: alle differenze linguistiche che specie in civiltà arcaiche marcano la
differenza di genere.
MERITO di LABOV: aver collocato al centro dell’indagine i parlanti nella loro
dimensione sociale e interazionale; i parlanti, e non il parlante.
c)
Competenza vs esecuzione: sociolinguistica opera sulla performance
e E-Lg, cioè external language, non I-Lg per Chomsky.
NB Apertura chomskiana recente (minimalismo) nei cfr. della performance,
specialmente nei suoi aspetti pragmatici.
7
5)
carattere di DISCRETEZZA tipico dell’analisi linguistica
razionalmente –scientificamente ? – fondata.
NB critica della discretezza delle categorie anche nella teoria dei prototipi.
In analisi socioling., il criterio di categoricità è sostituito da qllo di quantità: la
ferquenza di une fenomeno o di una variante è importante, più che riconoscere
l’occorrenza sistematica e categorica, appunto, di un certo processo.
Cfr. introduz. di ‘regole variabili’ da parte di Labov in fonologia.
Categorie linguistiche, in quanto tali, sono discrete
prospettive
strutturali – sia generativiste che strutturaliste o relazionali – mirano alla
riduzione ed al contenimento della variabilità;
viceversa, prospettive più data-driven e data-based rimangono per così dire più
ancorate al dato linguistico nella sua concreteza e dunque alla fenomenologia,
assai variegata, della produzione linguistica.
NB nozione di continuum: se assunto, ha da essere gradatum, pena la
proliferazione eccessiva delle varianti, con conseguente perdita di pertinenza
linguistica.
La sfida, tanto nel generativismo che nella sociolinguistica è riuscire a
selezionare e a tener distinta la pertinenza dalla non pertinenza.
Introduzione di criteri quantitativi e statistici.
Attenzione per la variazione fonetica in particolare;
ES.
1)
l’analisi relativa alla centralizzazione vocalica nell’isola di
Martha’s Vineyard nel Massachussets (USA).
2)
l’analisi relativa alla presenza o assenza di [r] in Coda sillabica nella
città di New York:
RP English: /r/ realizzata come approssimante [] solo in posiz. intervocalica,
altrimenti cade ed allunga la voc. Preced.:
American English: come inglese, ma a partire dalla metà del secolo scorso, si
osserva la tendenza a pronunciare l’approssimante anche in contesto precons.
tratto innovativo dei ceti medio-alti.
8
2)
MODELLO QUALITATIVO
Teoria delle RETI SOCIALI, elaborata in sociologia e poi applicata e
sviluppata in linguistica.
SOCIOLOGIA: RETE SOCIALE: insieme strutturato di relazioni sociali
che gli individui intrattengono tra di loro.
Asserzione quasi tautologica. MA le relaz. tra gli umani non sono tutte uguali,
alcune sono più intense, più dense di altre; alcune sono del tutto superficiali.
DIFFERENZA
- modelli status-based: il comportamento sociale e ling. dei sogg. umani è
spiegato sulla base di variabili sociologiche e di attributi che dipendono dal
ceto sociale del’individuo (= Labov);
- modelli solidarity-based: al centro dell’analisi è posta l’attività relazionale
dell’individuo, come essere sociale e parlante.
Nei modelli del secondo tipo, gli interrogativi pertinenti sono:
- come si instaurano i rapporti tra sezioni diverse di una stessa comunità
linguistica?
- come si sviluppano?
- come varia la lingua attraverso le relazioni sociali di diverso tipo che i
parlanti gestiscono nella loro vita?
Negli anni Settanta del Novecento, due erano i nuclei di ricerca essenziali nel
dominio delle ‘reti sociali’:
1)
Scuola britannica = Manchester: Barnes, Bott, Mitchell, sulla scìa del
pensiero antropologico di stampo struttuiralista e funzionalista (Malinowski,
Firth) definiz. del concetto di rete sociale; microsociolinguistica.
2)
Scuola americana = Harvard: Granovetter)
macrosociolinguistica;
potenziamento dell’impianto metodologico e pesante introduzione di
armamentario matematico e statistico tecnicismo americano.
Ess. di rete ego-centrata e relazionale (cfr. FOTOCOPIA).
9
PROPRIETA’ dei legami tra membri della rete:
- proprietà interazionali: molteplicità, direzionalità, intensità; definiscono il
contenuto del legame;
- proprietà morfologiche o strutturali: dimensione, densità, centralità,
presenza di cluster: si riferiscono al modo in cui sono interconnessi i
legami tra di loro.
Tra le diverse proprietà delle reti sociali, una delle più imp., forse qlla che può
ritenersi costitutiva della nozione stesa di rete sociale è la DENSITA’, misurabile
attraverso una semplice formula matematica:
100 Na %
D = ---------------N
Na = numero effettivo dei legami
N = n. dei legami possibili.
Alta densità = gruppo o comunità coesa; indicatore del controllo normativo
operato sui comportam. sociali, ivi compresa la lingua.
Bassa densità = gruppo scarsam. coeso, con legami non stretti, ma larghi tra gli
individui.
APPLICAZIONE DELLE RETI SOCIALI IN SOCIOLINGUISTICA
L’analisi di Gumperz può dirsi per molti aspetti simile a qlla basata sulle reti,
anche se ante litteram.
MA è a Leslie Milroy che si deve la prima vera e propria sistematica
applicazione delle reti sociali in sociolinguistica:
MILROY, L. 1980: indagine socioling., in alcuni quartieri di Belfast (Irlanda del
Nord); la Milroy riuscì ad inserirsi nella rete sociale della working class di
Belfast, e a raccogliere una grande quantità di dati sia ling., che sociali.
Teoria: i dati ling. vennero correlati con un indice di appartenenza alla comunità
locale del quartiere, qs indice era elaborato sulla base dei parametri di
molteplicità dei legami e della densità di rete.
scala di forza della rete sociale (network strength scale)
10
IPOTESI: ad una maggiore integrazione di un individuo in una rete sociale (che
sarà in qs caso densa), corrisponde un maggior conformismo alle regole del
gruppo sociale medesimo, che si traduce in un atteggiamento fortemento
conservativo dei tratti vernacolari tipici del gruppo.
- reti dense (close-knit), con legami forti, tendono ad essere conservative
- reti non dense (loose-knit), con legami deboli, tendono ad essere vettori di
innovazione linguistica.
Reti dense = contesti comunicativi focused (Le Page & Tabouret-Keller 1985)
Reti non dense = contesti comunicativi diffused.
NB: il quartiere ed il gruppo di soggetti che vi abitano è assunto come un oggetto
sociale omogeneo; diversa la situazione di contesto di immigrazione, ad es.
Milroy & Milroy (1985):
Studio su due variabili sociolinguistiche d’ordine fonologico, che hanno diverso
status:
1) innalzamento di //; produz. di [] invece di [a] o [ae], tipici dello
scozzese; es. wet [wat], went [want].
2) posteriorizzazione di /a/; es farm [‘f:m], cab [‘kb], carrot [‘krt].
Entrambi i fenomeni sono comuni allo scozzese, e sono da attribuirsi all’influsso
scottish nella parlata della comunità di Belfast indagata.
innalzamento è fenomeno percepito dalla comunità come dotato di
prestigio ling. e sociale; ne sono promotrici le donne dei ceti operai che
vivono nel centro della città, ma ne sono attuatrici le donne dei ceti medi,
che abitano nei quartieri occidentali di Belfast,
posteriorizzazione di /a/ è invece fenomeno stigmatizzato; ma poiché se
ne fanno vettori gli uomini giovani del ceto operario abitanti nei quartieri
della zona orientale di Belfast, quella considerata socialmente ‘aristocratica’
nell’ambito dlela classe operaia della città, si diffonde verso il centro urbano
(abitato da operai a minore reddito economico) e verso ovest, zona della
middle class.
11
Bibliografia (essenziale) di sociolinguistica
Andersen, E.W. (1982), “Determining the Linguistic Attributes of Language Attrition”, in
Lambert R.&Freed B. (eds.), The Loss of Language Skills, Rowley (MA), Newbury
House, pp. 83-118.
Berruto, G. (1987), Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Roma, NIS.
Berruto, G. (1995), Fondamenti di sociolinguistica, Roma-Bari, Laterza.
Chambers, J.K. (1995), Sociolinguistic Theory. Linguistic Variation and its Social
Significance, Oxford (UK), Blackwell.
Chambers, J.K., Trudgill, P. & Schilling-Estes, N. (2002), (eds.), The Handbook of Language
Variation and Change, Oxford (UK), Blackwell.
Cini, M. & Regis R. (2002), (a cura di), Atti del Convegno Internazionale “Che cosa ne pensa
oggi Chiaffredo Roux? Percorsi della dialettologia percettiva all’alba del nuovo
millennio”, Alessandria, Edizioni dell’Orso.
Coulmas, F. (1998), (ed.), Handbook of Sociolinguistics, Oxford (UK)-Malden (MA),
Blackwell.
Coulmas, F. (1998), “Introduction”, in Id. (ed.), Handbook of Sociolinguistics, Oxford (UK)Malden (MA), Blackwell, pp. 1-11.
Coulmas, F. (2001), “Sociolinguistics”, in Aronoff, M. & J. Rees-Miller (eds.), Handbook of
Linguistics, Oxford, Blackwell, pp. 563-581.
Fishman, J.A. (1975), La sociologia del linguaggio, Roma, Officina.
Galli de’ Paratesi, N. (1984), Lingua toscana in bocca ambrosiana. Tendenze verso l’italiano
standard: un’inchiesta sociolinguistica, Bologna, il Mulino.
Giglioli, P.P. (1973) (cur.), Linguaggio e società, Bologna, il Mulino.
Giglioli, P.P. & Fele, G. (2002) (curr.), Linguaggio e contesto sociale, Bologna, il Mulino.
Hudson, R.A. (1980), Sociolinguistica, Bologna, il Mulino.
Iannàccaro, G. (2002), Il dialetto percepito, Alessandria, Edizioni dell’Orso.
Labov, W. (1963), “The Social Motivation of a Sound Change”, Word 19, pp. 273-309; trad. it.
in “La motivazione sociale di un mutamento fonetico”, in Introduzione alla
sociolinguistica, a cura di S. Giannini e S. Scaglione, Roma 2003, Carocci, pp. 45-89.
Labov, W. (1966), The Social Stratification of English in New York City, Center for Applied
Linguistics, New York.
Labov, W. (1972a), Sociolinguistic Patterns, Philadelphia, Univ. of Pennsylvania Press &
Oxford, Blackwell.
Labov, W. (1972b), Language in the Inner City, Philadelphia, Univ. of Pennsylvania Press &
Oxford, Blackwell.
Labov, W. (1977), Il continuo e il discreto nel linguaggio, Bologna, il Muino.
Le Page, R.B. & Tabouret Keller, A. (1985), Acts of identity, Cambridge (UK), CUP.
Milroy, L. (1980), Language and Social Networks, Oxford, Blackwell.
Milroy, L. (2002), “Social Networks”, in Chambers, J.K. et al. (eds.), The Handbook of
Language Variation and Change, Oxford (UK), Blackwell, pp. 549-572.
Milroy, J. & Milroy, L. (1985), “Linguistic Change, Social Network and Speaker Innovation”,
Journal of Linguistics 21, pp. 339-384; trad. it. “Il mutamento linguistico, la rete sociale e
l’innovazione del parlante”, in Introduzione alla sociolinguistica, a cura di S. Giannini e
S. Scaglione, Roma 2003, Carocci, pp. 91-149.
Scaglione, S. (2000), Attrition, Milano, Franco Angeli.
Tabouret-Keller, A. (1997), “Language and Identity”, in Coulmas, F. (ed.), Handbook of
Sociolinguistics, Oxford, Blackwell, pp. 315-326.
Tempesta, I., (2000), Varietà della lingua e rete sociale, Milano, F. Angeli.
Trudgill, P. (1974), Sociolinguistics: An Introduction, Harmondsworth, Penguin.
Trudgill, P. (1990), The Dialects of England, Blackwell, Oxford.
12
13
Scarica