FITOTERAPIA: LE PIANTE MEDICINALI CON

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FITOTERAPIA: LE PIANTE MEDICINALI CON
INDICAZIONI RICONOSCIUTE PER IL TRATTAMENTO
DELLE AFFEZIONI DERMATOLOGICHE
Autore: Dr Marco Valussi, European Herbal & Traditional Medicine Practitioners Association (EHTPA), Associate Researcher,
Unit of Biostatistics, Epidemiology and Public Health, University of Padova
Revisione scientifica: Prof. Maurizio Grandi, immunologo, oncologo clinico, bioetico. Direttore del poliambulatorio specialistico
e scuola di formazione “La Torre”, Torino.
Introduzione
Le monografie che seguono descrivono quei prodotti o estratti di origine vegetale che possono contare su un minimo di
evidenza scientifica per giustificare un loro utilizzo, per applicazione topica o somministrazione orale, in caso di affezioni
dermatologiche. Da una prima ricognizione della letteratura appare evidente che non esistono al momento estratti di piante che
possano vantare una solidità di evidenza tale da consigliare sempre il loro utilizzo, a parte forse il gel di Aloe e l’olio essenziale
di Tea Tree. Esistono però estratti molto promettenti e con sufficiente supporto scientifico da giustificarne l’utilizzo in specifiche
situazioni, quando ad esempio non esistano altri rimedi più efficaci e con lo stesso profilo tossicologico, oppure quando si possa
pensare a un utilizzo a supporto di altre terapie.
Nella prima parte di questo documento sono selezionate 17 piante come sufficientemente supportate dai dati: queste sono
riportate in ordine in evidenza.
Dopo la sezione monografica, viene presentata una tabella riassuntiva degli utilizzi descritti nelle monografie; da questa tabella
si evince che le affezioni che possono più facilmente essere affrontate con l’utilizzo di rimedi a base vegetale sono, in ordine di
rilevanza:
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infiammazioni della pelle e dermatiti (atopiche, da contatto, seborroiche, ecc.);
infezioni della pelle e acne;
prevenzione dei tumori della pelle;
psoriasi;
ustioni e mucositi;
fotoinvecchiamento;
vitiligine.
È disponibile una tabella riassuntiva (vedi Tabella 3). È inoltre disponibile on-lineuna tabella generale sulle piante interessanti in
campo dermatologico, che aggiunge alle 17 piante coperte nella sezione monografica, altre 37 piante che, pur non supportate
da sufficiente evidenza scientifica, hanno una lunga e ampia tradizione di utilizzo, associata a promettenti dati di laboratorio.
Sezione monografica
Glossario
COX: Ciclossigenasi
LOX: Lipossigenasi
ROS: Specie reattive dell’ossigeno
MTC = Medicina Tradizionale Cinese
EF = Estratto Fluido (1:1)
EI = Estratto Idroalcolico o Tintura
ES = Estratto Secco
ESS = Estratto Secco Standardizzato
OE = Olio Essenziale
RCT = Studio Clinico Randomizzato
Come leggere le monografie
Titolo monografia: il nome italiano della droga
Nomenclatura: binomiale latino, famiglia botanica di appartenenza, nome farmaceutico.
Definizione: quando possibile, la definizione da farmacopea della droga.
Composizione chimica: i gruppi chimici più importanti presenti nella pianta e negli estratti.
Clinica: la descrizione degli studi clinici e metanalitici più importanti che supportano le indicazioni terapeutiche.
Indicazioni: le possibili indicazioni d’uso terapeutico ricavate dalla letteratura scientifica e, quando opportuno, tradizionale. A
ogni indicazione viene affidato un valore di significanza clinica, derivante dal numero e dalla qualità dei dati clinici a supporto. Il
valore è indicato da una lettera accompagnata da un segno modificatore (+ o -), e da un colore (vedi Tabella 1).
Posologia: quando necessario, il tipo di estratti disponibili sul mercato, la posologia generica, ricavata da usi tradizionali o da
dati clinici generici, e, quando disponibili, le posologie specifiche per disturbi valutati in studi clinici.
Profilo di sicurezza:
Contenitore di tutti i dati relativi alla sicurezza dell’uso della pianta, che comprendono:
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Effetti collaterali
Cautele
Controindicazioni
Interazioni: le interazioni vengono classificate con un indice a due numeri e un colore associato. Vengono usati due
parametri, la probabilità dell’interazione (il primo numero, determinante per classificare il rischio dell’interazione), e la qualità
dell’evidenza scientifica (il secondo numero, che modula il valore del primo numero) (vedi Tabella 2).
Gravidanza e allattamento
Bambini
Gel di Aloe
Nomenclatura. Aloe vera L.
Sinonimo: Aloe barbadensis (Mill.)
Famiglia: Aloaceae (Liliaceae)
Definizione. In commercio sono reperibili soprattutto Aloe vera e Aloe ferox, la prima come fonte di gel e la seconda come fonte
di droga lassativa. Aloe perryi, pianta ad alto contenuto di acemannano, è molto rara sui mercati europei e americani, tanto che
alcuni autori non la considerano più in uso.
Gel. Gel naturale non diluito ottenuto eliminando gli strati esterni della foglia diAloe vera (NB: l’adulterazione del gel
commerciale con maltodestrine è comune).
Concentrato. Gel di Aloe vera dal quale è stata eliminata l’acqua.
Composizione chimica
Polisaccaridi contenenti mannosio, glucosio e galattosio in differenti proporzioni.
Un glucogalattomannano con una proporzione molare di D-glucosio, D-mannosio e D-galattosio di 2:2:1 e legami interglicosidici
1,4.
Acemannano, costituito da polimeri a catena lunga acetilata di b-1,4-mannano, con un rapporto mannosio:acetilmannosio di
circa 1:1.
Meccanismo d’azione. Attività antinfiammatoria e rigenerante tessutale. I meccanismi proposti sono molteplici: inibizione della
conversione di istidina a istamina nei mastociti a opera del lattato di magnesio (che inibisce la carbossilasi istidinica); inibizione
della COX da parte dei salicilati; inibizione di trombossano B2 e prostaglandina F2a e dei loro effetti; degradazione della
bradichinina in vitro.
Il gel contiene molti composti necessari per il processo di cicatrizzazione, tra i quali le vitamine C ed E e lo zinco, ma opera
soprattutto aumentando l’attività e il turnover di collagene nel tessuto cicatriziale, aumentando il contenuto in collagene del
tessuto granulomatoso e anche il suo livello di cross-linking, con un aumento del collagene di tipo III rispetto al collagene tipo I,
accelerando il processo di contrazione della ferita e rendendo il tessuto cicatriziale più resistente agli stress meccanici.
Potrebbe anche esplicitare attività angiogenica, stimolando la proliferazione delle cellule endoteliali delle arterie e la loro
invasione del collagene, e al tempo stesso regolando l’espressione di enzimi proteolitici per penetrare il collagene.
Clinica. Lesioni cutanee e delle mucose. Nonostante i promettenti studi sperimentali, l’evidenza clinica dell’efficacia
dell’Aloe come antinfiammatorio e vulnerario è ancora insufficiente: una meta-analisi degli studi clinici effettuata nel 1999 ha
infatti mostrato che il gel sembra efficace in caso di herpes genitale e psoriasi, ma non in caso di prevenzione delle ustioni da
radiazione. Una review Cochrane del 2011 sul trattamento sintomatico del lichen planus orale indica che esiste evidenza
debole, basata su due studi clinici di qualità non elevata, che l’Aloe vera possa ridurre il dolore associato al lichen planus orale.
Per quanto debole, questa evidenza è la più solida al momento disponibile, dato che nessun altro rimedio vegetale o farmaco
può vantarne di migliore. Una review Cochrane del 2011 sulla profilassi della mucosite orale in pazienti che ricevono un
trattamento antitumorale (ultimo aggiornamento di una serie di review pubblicate nel 2006, 2007 e 2010) rileva che solo l’Aloe
vera rientra tra le dieci terapie con evidenza statisticamente significativa di efficacia nel prevenire o ridurre la mucosite. Una
review Cochrane del 2005 sui metodi di pulizia delle ferite in caso di ulcere da pressione ha identificato solo tre studi clinici, uno
dei quali nota un miglioramento ridotto ma statisticamente significativo nella guarigione delle ulcere con l’uso di uno spray di
soluzione salina contenente Aloe vera, cloruro d’argento e decil glucoside (comparato con una soluzione salina).
Psoriasi. In uno studio clinico, una crema allo 0,5% di estratto di Aloe, applicata sulla pelle tre volte al giorno per 4 settimane, ha
migliorato in maniera significativa la risoluzione delle placche psoriatiche rispetto al placebo, riducendo anche la
desquamazione, l’eritema e l’infiltrazione.
Posologia. La maggior parte degli studi sul gel di Aloe ha evidenziato come esso sia molto instabile e perda le sue proprietà
terapeutiche velocemente. È quindi consigliabile, quando possibile, coltivare direttamente la pianta e servirsi delle foglie o del
gel da esse ricavato immediatamente. Solo così si sarà certi dell’efficacia del rimedio.
Gel orale: uso generale: capsule 25 mg in 1,185 mg olio di soia, 3-6 capsule al giorno.
Gel topico: uso generale: applicare liberamente come trattamento topico.
Psoriasi, Herpes simplex e ferite: crema allo 0,5% di estratto di Aloe gel applicata 3 volte al giorno.
Profilo di sicurezza. Effetti collaterali di gel e acemannano. Nessuna tossicità evidenziata, se si escludono sporadici casi di
dermatite da contatto e fotodermatiti.
Cautele. Gel. Cautela in gravidanza o se si sta tentando di concepire. Cautela nell’uso topico su ferite postchirurgia.
Controindicazioni. Allergia. Gravidanza senza supervisione professionale.
Gravidanza e allattamento.
Gravidanza. Gel orale: nessun aumento provato della frequenza di malformazioni o altri effetti negativi sul feto nonostante il
consumo da parte di un elevato numero di donne. Dati animali su danni al feto. Non utilizzare senza consulto medico.
Allattamento. Gel orale: nessun dato disponibile
Tè verde
Nomenclatura. Camellia sinensis L. Kuntze
Sinonimi: Thea sinensis L.; T. bohea L.; T. viridis L.; Camellia thea Link; C. theifera Griff.
Famiglia: Theaceae (Ternstroemiaceae).
Composizione chimica
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Alcaloidi xantinici (3-5%): caffeina (2,9-4,2%), teofillina (0,02-0,04%), teobromina (0,15-0,2%).
Polifenoli (30-40%): catechine (10-25%), soprattutto (-)-epicatechina (EC) e derivati esterificati con acido gallico, come
(-) epicatechinagallato (ECG - il composti più attivo e anche più abbondante negli estratti di tè verde), (-)epigallocatechina
(EGC), (-)epigallocatechinagallato (EGCG), poi quantità minori di (+)-catechina, d-catechina e altri derivati della catechina.
Derivati dell’acido caffeico (acidi fenolici - ca. 2%)
Saponine triterpeniche
Varie: aminoacidi (ca. 4%, il principale è la l-theanina, ca. 2%), proteine (ca. 15%), carboidrati (ca. 25%), vitamine
(tracce di C e B), minerali e acidi organici; olio essenziale contenente linalolo.
Meccanismi d’azione. Le due classi di composti più importanti per l’azione sono i polifenoli (8-12% - catechine,
epigallocatechinagallato - EGCG), e la caffeina (2-4%).
Riduce la perossidazione lipidica, la degradazione delle membrane biologiche, agisce come scavenger dei radicali liberi con
riduzione del danno al DNA e aumento dell’attività antiossidante plasmatica e come chelante degli ioni ferro. Protegge (cute
animale o in modelli in vitro) da immunosoppressione e infiammazione cutanea indotte da UVB e il pretrattamento riduce il
numero di cellule lesionate, l’eritema da UV e la tumorigenesi UVB-indotte.
Clinica. Dermatite atopica. Una ricerca clinica preliminare suggerisce che il consumo di 1 litro di tè al giorno in tre dosi migliora
la dermatite atopica resistente al trattamento. Per avvertire i benefici sono necessari dai 7 ai 14 giorni di trattamento.
Fotoprotezione. Applicato alla pelle (fotoprotetta) di soggetti umani (alla dose di 1 mg/cm2) ha impedito la comparsa di eritema
UVB-indotto e associata infiammazione. Dati preliminari indicano che l’assunzione di tè ha un effetto antietà cutaneo, con
prevenzione delle lesioni cutanee causate da radiazioni UV.
Tumori. I molti studi epidemiologici (soprattutto giapponesi) suggeriscono che il tè verde, preso giornalmente, contribuisca a
prevenire i tumori.
Condilomi genitali. Uno specifico unguento con tè verde contenente circa il 15% di kunecatechine elimina completamente i
condilomi genitali esterni e le verruche perianali nel 24-60% dei soggetti dopo 10-16 settimane.
Displasia cervicale. Il tè verde, sia internamente sia a livello topico, sembra in grado di ridurre la displasia cervicale causata
dall’infezione da papilloma virus.
Leucoplachia orale. L’assunzione di tè verde come bevanda sembra in grado di ridurre le dimensioni delle lesioni in pazienti con
leucoplachia orale.
Gengivite. L’ES di tè verde riduce l’accumulo di placca dentale e l’infiammazione delle gengive.
NB: l’efficacia degli estratti di tè verde è certamente legato al fitocomplesso, ma nella maggior parte dei casi il marcatore più
rilevante sono le catechine, soprattutto l’epigallocatechinagallato (EGCG), a parte le attività sul peso corporeo e sul SNC, per i
quali caffeina e teanina sono più importanti.
Forme galeniche e posologia. Estratti standardizzati.
Standard: 25% di catechine totali.
Standard: 80% di polifenoli totali e 55% di epigallocatechine
Standard: 25-95% di polifenoli.
Posologia. Posologia generale. 1-3 g pianta secca/die, in MTC 4-12 g/die. Dosi sufficienti ad apportare 240-320 mg/die di
polifenoli o 200 mg/die di EGCG. In alcuni studi sono stati usati dosaggi sufficienti ad apportare 750-2000 mg/die di polifenoli.
Lesioni genitali da HPV. ES di tè verde 200 mg/die da solo o in combinazione con un unguento topico al tè verde, per 8-12
settimane.
NB: è probabile che dosaggi ridotti possano essere efficaci in caso di assunzione molto prolungata (tè assunto come alimento),
mentre assunzioni più “farmacologiche” e ridotte nel tempo necessitano di dosaggi più elevati, ad esempio 6-10 tazze al giorno
o 0,5-1 grammo di un ESS al 50% di polifenoli (EGCG).
Profilo di sicurezza
Effetti collaterali. Quantità superiori alle 5 tazze di tè al giorno (equivalenti a 300 mg di caffeina) possono portare a effetti
collaterali quali irrequietezza, tremore, aumentata eccitabilità dei riflessi; dosi pari a 1,5 g di caffeina possono indurre irritabilità,
insonnia, palpitazioni, vertigine, vomito, diarrea, perdita di appetito e cefalee.
Cautele. I tannini, se assunti in quantità eccessive, possono causare iperacidità, irritazione gastrica, anoressia, diarrea. Soggetti
con sensibilità gastrica dovrebbero limitare la quantità di tè verde assunta. Dato che l’overdose di caffeina può portare ad
attacchi di ansia, individui soggetti ad attacchi di panico o altri disordini psichiatrici simili dovrebbero evitare l’assunzione di
quantità eccessive di tè verde. Le madri che allattano e che bevono tè possono causare disordini del sonno ai loro bambini.
Gravidanza e allattamento. Il rischio è minimo e non esistono dati specifici negativi. Esistono dei dati relativi al consumo di
caffeina in gravidanza che indicano che 375 mg/die di caffeina aumentano il rischio aborto spontaneo e che 600 mg/die di
caffeina aumentano il rischio di basso peso alla nascita.
Guggul
Nomenclatura. Commiphora mukul (Hook. ex Stocks) Engl.
Famiglia: Burseraceae
Composizione chimica
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Acidi non aromatici (ac. ferulico) e acidi aromatici fenolici e non fenolici con attività antinfiammatoria.
Diterpeni.
Lignani.
Alcoli degli acidi grassi.
Steroidi C21 e C27 detti guggulsteroidi.
Meccanismo d’azione. La frazione steroidea dell’oleo-resina (guggulsteroidi) esercita un’azione antinfiammatoria sia sui modelli
acuti sia su quelli cronici, probabilmente attraverso l’inibizione delle reazioni di ipersensibilità ritardata, bloccando la formazione
di prostaglandine proinfiammatorie. Sembra inoltre in grado di ridurre la secrezione del sebo e di inibire il metabolismo batterico
dei trigliceridi che induce l’acne.
Clinica. Acne nodulocistica. L’assunzione orale di guggul è comparabile (in termini di riduzione dell’infiammazione e delle
ricadute) all’uso di tetraciclina orale nel trattamento dell’acne nodulocistica.
Posologia. Acne nodulocistica: una dose di guggul pari a 25 mg di guggulsteroidi, due volte al giorno.
Profilo di sicurezza. Il guggul sembra sicuro in somministrazione orale se usato in maniera appropriata, fino a 24 settimane (in
alcuni studi fino a 75 settimane).
Effetti collaterali. Possibili eventi avversi sono cefalea, nausea e vomito, diarrea o feci molli, distensione addominale, eruttazioni
e meteorismo. Potrebbe causare reazioni allergiche.
Cautele. Smettere l’assunzione in caso di sospette reazioni allergiche.
Controindicazioni. Nessuna necessaria al momento.
Gravidanza e allattamento. Probabilmente non sicura in gravidanza, non usare. I dati sull’allattamento sono troppo pochi per
valutare i possibili effetti, meglio non usare.
Echinacea radice o infiorescenza
Nomenclatura. Echinacea angustifolia DC; E. purpurea (L.) Moench
Famiglia:Asteraceae
Composizione chimica
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Alchilamidi.
Isobutilamidi.
Poliacetileni.
Derivati dell’acido caffeico, come l’acido cicorico e l’echinacoside.
Polisaccaridi: eteroxilani, arabinogalattani.
Flavonoidi: quercetina, campferolo e isoramnetina.
Tannini.
Olio essenziale.
Clinica. Candidiasi vaginale. L’associazione di un estratto di Echinacea per via orale con una crema antimicotica topica sembra
efficace nel prevenire le infezioni vaginali ricorrenti da Candida.
NB: l’efficacia degli estratti di Echinacea non è legata in maniera lineare ad alcun composto, ma polisaccaridi ed alchilamidi
sono due marcatori significativi.
Posologia. Uso generico. Radice secca: 1-3 g/die contenenti 10-15 mg di alchilammidi.
EF 5% etanolo: 1-5 ml/die.
EI (1:10) 45% etanolo: 15-30 ml/die.
ESS (4:1) ad alchilammidi: 500 -1000 mg/die.
Profilo di sicurezza. Pianta sicura se consumata in maniera appropriata e nelle dosi consigliate.
Effetti collaterali. Gli effetti collaterali più comuni sono quelli gastrointestinali, come nausea, dolore addominale, diarrea e
vomito. Più rare le reazioni allergiche, febbre, pirosi gastrica, stipsi, secchezza delle fauci, formicolio nella cavità orale, ulcere
orali, ecc.
Cautele. Cautela in caso di allergia alle Asteraceae.
Controindicazioni. Pazienti trapiantati in terapia immunosoppressiva.
Gravidanza e allattamento. Gravidanza. Nessun aumento provato della frequenza di malformazioni o altri effetti negativi sul feto
nonostante il consumo da parte di un gran numero di donne. L’utilizzo per 5-7 giorni nel primo trimestre sembra sicuro, anche
se i dati non sono esaustivi. Usare con cautela e con supervisione professionale.
Allattamento. Compatibile con l’allattamento.
Bambini. Compatibile con l’utilizzo nei bambini da 2 a 11 anni, quanto meno a breve termine (10 giorni).
Olio essenziale di Tea Tree
Nomenclatura. Melaleuca alternifolia (Maid. e Bet.) Cheel.
Sinonimo: Melaleuca linariifolia var. alternifolia Maid. e Bet.
Famiglia: Myrtaceae
Composizione chimica
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Terpinen-4-olo
1,8-cineolo
g-terpinene
para-cimene
a-terpineolo
Linalolo
Meccanismo d’azione. Mostra un’attività antibatterica ad ampio spettro, inibisce lieviti quali Candida spp., Schizosaccharomyces
pombe, Debaryomyces hansenii,dermatofitiquali Microsporum spp. e Tricophyton spp. Il terpinen-4-olo è il composto più
importante per quanto riguarda l’attività antimicrobica. Parte dell’efficacia clinica dell’olio dipende dalla sua attività
antinfiammatoria; le porzioni idrosolubili hanno soppresso in maniera significativa la produzione, da parte dei monociti, di
mediatori pro-infiammatori (TNF-a, IL-1b e IL-10 di circa il 50% e PGE2 di circa il 30%) LPS-indotti dopo 40 ore.
Clinica. Una review sistematica degli studi clinici del 2000 ha mostrato che, nonostante non esista ancora un’evidenza
incontrovertibile dell’efficacia dell’OE nel trattamento delle affezioni dermatologiche, l’evidenza della sua utilità in caso di acne e
infezioni micotiche è molto buona.
Acne. Il gel al 5% di Tea Tree ha dimostrato di essere un trattamento topico efficace: riduce in maniera significativa il numero di
lesioni infiammate e non infiammate (comedoni aperti e chiusi) dopo 3 mesi di trattamento giornaliero e con meno effetti
collaterali, prurito, pelle secca e fessurata del trattamento ortodosso, ma con inizio dell’azione più lenta.
Infezioni al piede. Il Tea Tree sembra efficace per le infezioni micotiche del piede. L’olio essenziale in crema al 10% ha
un’attività antimicotica debole, ma un’ottima attività antinfiammatoria e antipruriginosa nel trattamento di pazienti con tinea
pedis. Per il trattamento dell’onicomicosi è però necessario arrivare ad applicazioni quasi pure dell’olio essenziale (70-90%).
Dermatite da contatto. Evidenza preliminare suggerisce che l’olio essenziale applicato puro in caso di dermatite da contatto da
nichel possa ridurre area e intensità dell’arrossamento.
Posologia. Acne. Crema al 5%.
Infezioni al piede. Soluzione al 70-90%.
Dermatite da contatto. Soluzione al 90-100%.
Profilo di sicurezza
Effetti collaterali. Nessun effetto fototossico, sensibilizzante e irritante all’1%, ma esistono scarsi dati sull’utilizzo a percentuali
maggiori.
Cautele. Potenzialmente tossico se ingerito. Non utilizzare dopo 3 anni dalla produzione, per evitare sensibilizzazione da
composti perossidati.
Controindicazioni. Nessuna necessaria in applicazione topica.
Interazioni. Nessuna in caso di applicazione topica.
Gravidanza e allattamento. Nessuna nota in caso di applicazione topica.
Mahonia radice
Nomenclatura. Berberis aquifolium Pursh.
Sinonimi: Berberis fascicularis Sims, Berberis fasciculata Schult. & Schult.f., Mahonia aquifolium (Pursh) Nutt., Mahonia
diversifolia Sweet
Famiglia: Berberidaceae
Composizione chimica
Alcaloidi isochinolinici: berberina, berbamina, oxiacantina e oxiberberina (radice e foglie); canadina, mahonina, idrastinsa,
magnoflorina e jatrorrizina (radice).
Varie: resine, tannini.
Meccanismo d’azione. Antimicrobico. La jatrorrizina e la berberina sembrano possedere una buona attività contro vari
dermatofiti e contro la Candida e berbamina e berberina sono fortemente antibatterici nei confronti diStaphylococcus aureus,
Escherichia coli, Streptococcus viridans, Pseudomonas aeruginosa e Salmonella typhi.
Antinfiammatorio. Ricerca preliminare mostra che la berberina inibisce la crescita dei cheratinociti e riduce la proliferazione
cellulare nella psoriasi. La berberina inibirebbe la produzione di varie citochine proinfiammatorie (IL-1-b, TNF-a) bloccando il
fattore nucleare NF-kB, oltre a inibire selettivamente la COX-2. Essa inibirebbe inoltre l’elastasi e questo effetto inibitorio
potrebbe contribuire all’effetto antinfiammatorio totale. L’EI di Mahonia ha dimostrato una attività antinfiammatoria più elevata
della berberina isolata in modelli sia acuti sia cronici.
Antiossidante. La jatrorrizina e la magnoflorina sembrano possedere attività antiossidante.
Clinica. Psoriasi. L’applicazione topica della Mahonia sembra ridurre i marcatori dell’infiammazione e dell’iperproliferazione dei
cheratinociti tipici della psoriasi. Sembra che l’applicazione di una crema contenente il 10% di EI di Mahonia riduca in maniera
modesta la gravità della psoriasi e migliori la qualità della vita dei pazienti.
Posologia. Psoriasi. Crema al 10% di EI di Mahonia applicata 2-3 volte al giorno
Profilo di sicurezza. Sicura in applicazione topica. Una crema specifica è stata testata per 12 settimane.
Effetti collaterali. A livello topico la mahonia può causare prurito, irritazione e bruciore, e in soggetti sensibili reazioni allergiche.
Cautele. Non sembrano necessarie cautele in caso di uso topico.
Controindicazioni. Nessuna per l’uso topico.
Gravidanza e allattamento. Non sembrano necessarie cautele in caso di uso topico.
Bambini. Non sembrano necessarie cautele in caso di uso topico.
Camomilla infiorescenze
Nomenclatura. Matricaria recutita
Sinonimo: Matricaria chamomilla, Chamomilla recutita
Famiglia: Asteraceae
Composizione chimica
Flavonoidi: quercetina e apigenina.
Olio essenziale: matricina, camazulene, bisabololo, bisabololo ossidi.
Cumarine.
Meccanismo d’azione. La camomilla ha effetti antinfiammatori e antiallergici. Può inibire la COX e la LOX e di conseguenza la
produzione di prostaglandine e leucotrieni proinfiammatori. I composti probabilmente attivi come antinfiammatori e antiallergici
sono matricina e camazulene, bisabololo, apigenina e quercetina.
Quercetina e apigenina possono inibire il rilascio di istamina dai mastociti stimolati. In applicazione locale su modelli animali, la
camomilla ha mostrato effetti antinfiammatori, batteriostatici e facilitatori dei processi di cicatrizzazione e epitelializzazione delle
ulcere.
Clinica. Una soluzione da risciacquo orale contenente camomilla sembra in grado di prevenire o trattare le mucositi indotte da
radiazioni e da alcuni agenti chemioterapici. Un piccolo studio clinico non randomizzato ha mostrato che l’applicazione di
compresse a base di camomilla (6 grammi di camomilla per 150 ml di acqua) per 1 ora due volte al giorno riduce di 5,5 giorni il
tempo necessario alla guarigione delle lesioni cutanee peristomali in pazienti sottoposti a colostomia, con efficacia paragonabile
all’applicazione di cortisone all’1%.
Posologia. Mucosite orale. Sciacqui con 0,5 ml EF di camomilla in 100 ml di acqua, per tre volte al giorno.
Lesioni cutanee peristomali. Compresse con infuso di camomilla (6 grammi di droga secca in 150 ml di acqua bollente)
applicate per 1 ora due volte al giorno.
Cute infiammata. Infusi generici di camomilla, alla dose di 6-10 grammi per 100 ml di acqua bollente.
Profilo di sicurezza. L’applicazione topica è sicura.
Effetti collaterali. In applicazione topica la camomilla può causare reazioni allergiche in soggetti sensibili alle Asteraceae.
Cautele. Cautela in caso di allergia alle Asteraceae.
Controindicazioni. Nessuna per l’applicazione topica.
Interazioni. Nessuna per l’applicazione topica.
Gravidanza e allattamento. Nessun problema in caso di applicazione topica.
Bambini. Nessun problema in caso di applicazione topica
Iperico sommità
Nomenclatura. Hypericum perforatum L.
Sinonimo: Hypericum veronense Schrank; Hypericum noeanum Boiss.
Famiglia: Hypericaceae
Composizione chimica
Naftodiantroni: ipericina, pseudoipericina, isoipericina, emodinantrone.
Flavonoidi: procianidine oligomeriche (bi-, tri- e tetrameri). Polimeri di catechina ed epicatechina; acidi fenolici; flavonoli.
Floroglucinoli e derivati (fino al 3%): iperforina, adiperforina e loro derivativi.
Olio essenziale (0,6-0,35%).
Tannini (6,5-12%).
Cumarine.
Varie: xantoni, colina, carotenoidi, GABA, vit. C, tannini condensati, vari amminoacidi.
Clinica. Cicatrizzazione delle ferite. Un unguento di iperico applicato tre volte al giorno per 16 giorni ha migliorato la
cicatrizzazione delle ferite riducendo anche il tessuto cicatriziale rispetto al placebo.
Posologia. Generale. Droga: 2-5 g/die pari a 1-3 mg ipericina totale/die. EF (1:1): 3-9 ml/die pari a 1-3 mg ipericina totale/die. EI
(1:10): 10-15 ml/die. ESS allo 0,3% ipericina, 2-4,5% iperforina: 900 mg/die
Profilo di sicurezza. Effetti collaterali. L’iperico è sicuro se usato per os a dosi appropriate. È stato usato fino a 8 settimane negli
studi clinici, ma si suppone sicuro fino a un anno di somministrazione. Effetti collaterali più comuni sono quelli gastrointestinali.
Raramente, e solo a dosi massicce, l’estratto di iperico potrebbe aumentare il rischio di reazioni fototossiche e causare
eritroderma.
Cautele. Evitare in caso di fotosensibilità; evitare eccessiva esposizione a raggi UVA se il paziente assume dosi elevate;
cercare un trattamento differente se la terapia non raggiunge gli obiettivi in sei settimane. Smettere la terapia almeno 3 giorni
prima di una anestesia generale.
Controindicazioni. Depressione grave. Allattamento senza supervisione professionale.
Gravidanza e allattamento. Gravidanza. Nessun aumento provato della frequenza di malformazioni o altri effetti negativi sul feto
nonostante il consumo da parte di un numero limitato di donne. Nessuna evidenza di effetti negativi in modelli animali.
Allattamento. Compatibile con l’allattamento ma evitare l’utilizzo se non strettamente necessario
Bambini. Probabilmente sicuro ma i dati in letteratura non sono completi.
Polipodium radice e parti aeree
Nomenclatura. Phlebodium aureum (L.) J. Sm.
Sinonimi: Polypodium leucatomos Poir
Famiglia: Polypodiaceae
Composizione chimica. Composti fenolici: inclusi vari isomeri di acido clorogenico, acido caffeico, acido vanillico, acido 3,4diidrossibenzoico, acido 4- idrossibenzoico, acido ferulico, acido 4-idrossicinnamico (acido p-cumarico) e altri.
Uso popolare. Il polipodium è stato utilizzato per bocca per prevenire le scottature solari, l’eczema, la psoriasi, la vitiligine e i
tumori della pelle.
Meccanismo d’azione. La pianta sembra avere effetti antiossidanti (con inibizione della produzione di ROS indotti da
esposizione a raggi UV); sembra in grado di prevenire la fotodecomposizione delle molecole fotoprotettive endogene (come
l’acido trans-urocanico) e del DNA, di prevenire l’apoptosi e la necrosi mediata dai raggi UVB e da terapia PUVA, il
rimodellamento degradativo della matrice, l’induzione delle eruzioni solari polimorfe, dell’orticaria solare e delle scottature,
probabilmente grazie alla presenza di numerosi polifenoli antiossidanti.
In modelli animali, il pretrattamento topico con estratti di polipodium ha ridotto in maniera significativa il livello di attivazione dei
mastociti e gli infiltrati nei vasi sanguigni rispetto al placebo. Un estratto acquoso delle parti aeree di polipodium mostra attività
immunomodulanti e antinfiammatorie in vitro, tramite inibizione della produzione di leucotriene B4 e PAF e forse tramite la
riduzione della proliferazione dei linfociti e della produzione di citochine infiammatorie come interleuchina--2 (IL--2),
interleuchina--6 (IL--6), fattore di necrosi tumorale-a (TNF--a) e gamma interferone (ma sembra anche aumentare la produzione
della citochina antinfiammatoria IL-10).
Sembra che un estratto acquoso del rizoma inibisca la produzione di IL-2 ma aumenti quella di IL-1a, IL-1b e TNF-a.
In modelli animali, l’estratto di polipodium sembra ritardare la reazione di rigetto verso i trapianti di pelle.
Clinica. L’estratto è antiossidante e protettivo dalla fototossicità da UVB e da terapia PUVA, e contrasta l’induzione delle
eruzioni solari polimorfe, dell’orticaria solare e delle scottature. Aumenta la dose minima di UV necessaria a causare
l’inscurimento dei pigmenti, l’eritema, la fototossicità e la melanogenesi.
Fotolesioni da psoralene -UVA (PUVA). Evidenza clinica preliminare suggerisce l’efficacia di 15 mg/kg di un estratto di
polipodium assunto in due dosi prima di un trattamento PUVA nel ridurre modestamente eritema, edema e segni di lesioni
epidermiche e nel ridurre la iperpigmentazione seguente alla terapia in alcuni pazienti.
Un secondo estratto specifico, assunto prima dell’esposizione al sole, potrebbe ridurre le fotolesioni in persone con pelle
sensibilizzata con psoraleni; queste persone sembrano giovarsi anche dell’applicazione di una lozione contenente il 10, 25 e
50% di estratto di polipodium.
Psoriasi. Evidenza clinica preliminare suggerisce che assumere un estratto acquoso di rizoma di polipodium potrebbe ridurre la
sintomatologia della psoriasi grave.
Scottature. Evidenza clinica preliminare suggerisce l’efficacia di 15 mg/kg di un estratto di polipodium assunto in due dosi prima
di una esposizione solare simulata nel ridurre modestamente eritema acuto e segni di lesioni epidermiche.
Un secondo estratto specifico assunto prima dell’esposizione al sole potrebbe ridurre le fotolesioni. Una lozione contenente il
10, 25 e 50% di estratto di polipodium applicata a livello topico sembra poter ridurre le fotolesioni.
Vitiligine. Evidenza aneddotica suggerisce che uno specifico estratto di rizoma di polipodium alle dosi di 360 mg/die per 5 mesi
può stimolare la repigmentazione in pazienti sofferenti di vitiligine. Evidenza clinica preliminare da un RCT controllato con
placebo mostra che la combinazione di estratto di polipodium e terapia UVB a banda stretta è efficace nel trattamento della
vitiligine.
Dermatite atopica. Uno studio multicentrico di fase IV, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo su 105 pazienti di
età tra i 2 ed i 17 anni con dermatite atopica di moderata gravità ha testato per sei mesi la combinazione di cortisonici topici e
estratto di polipodium per via orale. La combinazione con polipodium non ha ridotto il numero di giorni di utilizzo dei cortisonici
ma ha ridotto i giorni di utilizzo di antistaminici orali e la percentuale di pazienti che li utilizzavano.
Posologia. Prevenzione fotolesioni da PUVA. Estratto: 7,5 mg/kg due volte al giorno prima di trattamento PUVA. Estratto: 240
mg tre volte al giorno.
Lozione contenente il 10%, 25%, o 50% di estratto di polipodium
Prevenzione scottature solari. Estratto: 7,5 mg/kg due volte al giorno prima di trattamento PUVA. Lozione contenente il 10%,
25% o 50% di estratto di polipodium.
Vitiligine. Estratto: 360 mg/die per 5 mesi
Profilo di sicurezza. Probabilmente sicuro quando assunto con modalità appropriate e a breve termine, per bocca o a livello
topico. Un estratto specifico è stato usato per 5 mesi consecutivamente senza effetti collaterali apparenti.
Effetti collaterali. I dati clinici sugli effetti collaterali sono carenti: quanto si può dire è che assunto per via orale l’estratto di
polipodium può causare disturbi o dolori intestinali in alcuni pazienti.
Cautele. Nessuna necessaria secondo i dati disponibili, ma i dati sono carenti, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo in
gravidanza, allattamento e pediatria, vedi Gravidanza e allattamento.
Controindicazioni. Nessuna necessaria secondo i dati disponibili, ma i dati sono carenti, in particolare per quanto riguarda
l’utilizzo in gravidanza, allattamento e pediatria. Alcuni autori sconsigliano l’utilizzo in gravidanza e allattamento.
Interazioni. Nessuna presente secondo i dati disponibili, ma i dati sono carenti.
Gravidanza e allattamento. I dati sono carenti e alcuni autori sconsigliano l’utilizzo in gravidanza e allattamento.
Bambini. I dati sono carenti.
Liquirizia radice
Nomenclatura. Glycyrrhiza glabra L. e Glycyrrhiza uralensis Fisch. ex DC
Famiglia: Fabaceae
Composizione chimica.
Terpenoidi (saponine triterpeniche) 1–24%; in media 2-15%: principalmente acido glicirrizico come mistura di sali di potassio e
di calcio (glicirrizina: GC).
Altre saponine: glicirretolo, glabrolide, acidi licorico e liquiritico, b-amirina.
Flavonoidi (1-2%): flavonoli e isoflavoni (formononetina, glabrina, glabrolo, glabrone, glizarina, glicirolo, glabridina, ecc.) e
derivati, licoflavonolo, licoisoflavoni A e B, licoisoflavanone, licoricone, liquiritina e derivati.
Cumarine.
Olio essenziale.
Altro: amminoacidi, ammine, gomme, ecc.
Clinica. Stomatite aftosa ricorrente. Un RCT su applicazioni locali con idrogel alla liquirizia in caso di stomatiti ulcerose
ricorrenti ha mostrato che il dolore e le dimensioni delle ulcere si sono ridotti in maniera significativa.
Eczema. Una combinazione di liquirizia con altre 9 piante potrebbe ridurre rossore e lesioni cutanee in adulti e bambini
sofferenti di eczema non essudativo, ma altri studi clinici hanno dato esiti negativi.
Posologia. Generico. Radice: 3-12 g/die in decotto. ES: 0,6–2,0 g/die.
Profilo di sicurezza. La liquirizia è genericamente sicura se usata in maniera appropriata e alle dosi consigliate nel breve
termine. L’utilizzo a breve termine aumenta il rischio di effetti avversi come ipertensione e ipokaliemia. L’utilizzo di dosi elevate,
superiori ai 30 g/die, per varie settimane può causare eventi avversi anche gravi e gli stessi eventi avversi possono occorrere
dopo l’utilizzo di dosi superiori a 5 g/die in soggetti con ipertensione, disturbi cardiovascolari o renali o elevato apporto di sale.
Effetti collaterali. Soggetti che consumano più di 30 grammi di liquirizia la giorno (in media 10–45 g/die) per varie settimane o
soggetti con disturbi cardiovascolari, ipertensione o problemi renali che consumino più di 5 grammi di liquirizia al giorno,
possono soffrire di effetti collaterali quali ipertensione, ipokaliemia, alcalosi, debolezza, rabdomiolisi, rari casi di encefalopatia,
blocco del sistema renina/angiotensina/aldosterone e modificazioni elettrocardiografiche (tipiche di un quadro di
iperaldosteronismo primario), che si risolvono dopo pochi giorni-un mese di interruzione dell’assunzione di liquirizia.
Cautele. Non usare per più di 4-6 settimane senza supervisione professionale.
Non consumare più di 15 g/die di liquirizia o più di 600 mg/die di glicirrizina.
In caso di assunzione prolungata e/o a dosi elevate, adottare una dieta ricca in potassio e povera in sodio per scongiurare il
rischio di ipokaliemia.
Particolari cautele in soggetti anziani o con storia di patologie cardiache, epatiche o renali.
Controindicazioni. Soggetti con patologie cardiache attive, in particolare ipertensione. Ipokaliemia. Insufficienza renale grave.
Epatopatie (colestasi, epatite cronica, cirrosi). Obesità grave. Diabete. Uso a lungo termine (più di 4-6 settimane).
Gravidanza e allattamento. Gravidanza. Nessun aumento provato della frequenza di malformazioni o altri effetti negativi sul feto
nonostante il consumo da parte di un elevato numero di donne. Preferibile non utilizzare dosi superiori ai 3 g/die per evitare
aumento di rischio parti prematuri. Vista l’attività mineralcorticoide della liquirizia, essa non dovrebbe essere utilizzata da donne
a rischio di preeclampsia.
Allattamento. Compatibile con l’allattamento.
Avocado frutto
Nomenclatura. Persea americana Mill.
Sinonimi: Laurus persea L., Persea gratissima C.F.Gaertn., Persea leiogynaBlake, Persea persea (L.) Cockerell.
Famiglia: Lauraceae
Composizione chimica
Proteine.
Fibre.
Bassi livelli di zuccheri.
Manganese, fosforo, ferro, potassio. Bassi livelli di sodio.
Vitamina E, vitamina C, b--carotene, tiamina, riboflavina, acido nicotinico e folato.
Lipidi (15--30% nel frutto fresco) principalmente composti da acidi grassi monoinsaturi. Elevate percentuali di acido linoleico.
Uso popolare. A livello topico l’olio di avocado viene usato per lenire e curare la pelle lesionata, per trattare la sclerosi della
pelle, la piorrea e l’artrite. In combinazione con la vitamina B12, l’olio di avocado viene usato in caso di psoriasi. La polpa del
frutto viene applicata come impiastro per accelerare la cicatrizzazione delle ferite e per stimolare la crescita dei capelli.
Meccanismo d’azione. Le frazioni insaponificabili degli olii di avocado e di soia, testati per via orale su cavalli con osteoartrosi
artificialmente indotta, non hanno avuto effetto su segni di dolore e sulla zoppia, ma l’erosione della cartilagine articolare e
l’emorragia sinoviale si sono ridotte in severità e la sintesi di glicosaminoglicani nelle cartilagini articolari è aumentata rispetto al
gruppo placebo. Evidenza sperimentale preliminare mostra che la combinazione delle frazioni insaponificabili di olio di avocado
e di olio di soia può inibire la degradazione della cartilagine e promuovere la riparazione della cartilagine in condrociti
osteoartrosici.
Clinica. Un RCT prospettico ha mostrato che la combinazione di olio di avocado e vitamina B12 in crema riduce i sintomi della
psoriasi a placche dopo 12 settimane di trattamento, con efficacia paragonabile a quella del trattamento a base di calcipotriolo,
ma con una irritazione significativamente minore.
In un RCT pilota, controllato con placebo su 163 pazienti con osteoartrosi delle pelvi, le frazioni insaponificabili degli olii di
avocado e di soia non hanno portato a una modificazione strutturale, ma è possibile che possano ridurre il progredire della
perdita di spazio articolare nel sottogruppo di pazienti con riduzione avanzata dello spazio articolare.
Posologia. Psoriasi. Applicare la crema specifica a base di olio di avocado e vitamina B12 due volte al giorno per 12 settimane.
Profilo di sicurezza. Il frutto è sicuro se consumato in quantità alimentari. La frazione insaponificabile è probabilmente sicura
se consumata a dosi appropriate del frutto. A livello topico questa frazione è stata usata per periodi fino a sei mesi.
Effetti collaterali. La combinazione di avocado e vitamina B12 può causare prurito appena applicata sulla cute, ma questa
sensazione tende a ridursi con l’uso continuato.
Cautela. Nessuna necessaria secondo i dati in letteratura.
Controindicazioni. Nessuna necessaria secondo i dati in letteratura.
Interazioni. Nessuna presente in letteratura.
Gravidanza e allattamento. Data la scarsità di dati, cautela nell’uso di quantità medicinali in gravidanza.
Jojoba cera liquida da semi
Nomenclatura. Simmondsia chinensis (Link) C. Schneider
Sinonimi: Buxus chinensis Link., Simmondsia californica Nutt.
Famiglia: Simmondsiaceae
Composizione chimica. La cera liquida è composta da esteri a catena semplice in posizione 9-10 di acidi grassi monoinsaturi
(principalmente C20:1 e C22:1, ma anche C18:1, C18:2 e C24:1) e alcoli (primariamente eicosanolo (20:1 (9)-OH) e
docosenolo (22:1 (9)-OH). Gli esteri più comuni sono C42 e C40, con quantità minori di C44 e C38.
La cera contiene anche steroli (campe-, stigma-, b-sito-, e isofuco-sterolo), tocoferoli (g-tocoferolo 79,2%, a-tocoferolo 20,3% e
piccole quantità di b-tocoferolo e d-tocoferolo), alcoli terpenici, polifenoli, proteine, minerali.
Uso popolare. Usata per l’acne, la psoriasi, le scottature e la pelle secca e fessurata. Usato anche come tonico per capelli.
Meccanismo d’azione. La cera liquida di jojoba è emolliente, penetra facilmente la pelle e il sebo, contribuendo a
decongestionare i follicoli piliferi e a prevenire l’accumulo di sebo. Accelera inoltre, in vitro, l’azione vulneraria sia dei
cheratinociti sia dei fibroblasti e stimola la sintesi di collagene nei fibroblasti. La cera di jojoba ha mostrato su modelli animali di
avere effetti antinfiammatori e azione sulla prostaglandina E2. I tocoferoli e i composti fenolici sono antiossidanti e l’acido
miristico è antinfiammatorio.
Clinica. Nessun dato rilevante.
Posologia. Percentuali cosmetiche. Creme 5--10%; shampoo e balsami 1-2%; saponi 0,5-3%.
Profilo di sicurezza. Sicura quando usata a livello topico, non sicura se usata per via orale a causa della presenza di acido
erucico, collegato all’insorgenza di fibrosi del miocardio.
Effetti collaterali. Alcuni casi di dermatite da contatto nell’uso di shampoo e balsami contenenti olio di jojoba.
Cautele. Nessuna necessaria.
Controindicazioni. Nessuna nota.
Papaya frutto
Nomenclatura. Carica papaya L.
Sinonimi: Papaya carica Gaertn, Carica peltata Hook. & Arn, Carica posoposa L.
Famiglia: Caricaceae
Composizione chimica.
• Enzimi: b-galattosidasi I, II e III, 1-amino ciclopropan-1-carbossilato (ACC) ossidasi, fenol-D-glucosiltrasferasi. Nel lattice:
papaina, papaia glutamina transferasi, glutaminil peptide ciclotransferasi, chitinasi, chimopapaina, caricaina, glicil
endopeptidasi, papaia peptidasi A e B, a-D-mannosidasi, N-acetil-b-D-glucosaminidasi.
•
Carotenoidi: (13,8 mg/100 g polpa essiccata) b-carotene, criptoxantina, violaxantina, zeaxantina.
•
Monoterpenoidi: 4-terpineolo, linalolo ossido.
•
Acidi organici: acido butanoico.
•
Aminoacidi: triptofano, metionina, lisina.
Uso popolare. Usata per via orale per prevenire e trattare l’invecchiamento della pelle.
Nella medicina tradizionale tropicale il lattice fresco viene applicato su foruncoli e verruche.
Nelle Hawaii usata come rimedio per ferite (lattice applicato alla ferita).
In vari paesi il frutto acerbo viene usato in ospedale come applicazione sulle ulcere croniche della pelle, con effetti apparenti di
pulizia, granulazione e cicatrizzazione. In Gambia la polpa del frutto viene passata ed applicata come bendaggio delle ustioni
pediatriche infette e viene riportato un effetto di granulazione e pulizia delle lesioni.
Meccanismo d’azione. Il frutto e il lattice potrebbero avere attività analgesica, antinfiammatoria ed antiedematosa e alcuni
autori citano attività antiulcerogenica (il lattice e la papaina proteggono da ulcere esogene e riducono le secrezioni gastriche),
vulneraria, antiossidante (scavenging ROS).
Una combinazione di lattice e fluconazolo ha mostrato sinergia nell’azione antimicotica in vitro su Candida albicans. Il lattice
isolato è attivo ma a livelli molto moderati.
Estratti del frutto sono attivi su batteri Gram+, meno attivi su Gram-; il frutto acerbo è inoltre batteriostatico su vari
enteropatogeni, quali Bacillus subtilis, Enterobacter cloacae, Escherichia coli, Salmonella typhi, Staphylococcus aureus,
Proteus vulgaris, Pseudomonas aeruginosa e Klebsiella pneumoniae.
È possibile che l’azione degli enzimi proteolitici, insieme all’attività antimicrobica, spieghi l’utilizzo popolare su piaghe e ustioni.
Posologia. Posologia orale. 2-5 grammi di estratto di papaia (papaina grezza) alcalinizzata con bicarbonato di sodio.
Compresse contenenti 250 mg di papaia polverizzata, 150 mg di succo d’ananas essiccato e polverizzato, 10 mg di papaina: 3
volte al giorno dopo i pasti.
Profilo di sicurezza. Sicura se usata alle dosi comuni alimentari. Probabilmente sicura se usata a dosi medicinali. Non sicura
se usata a dosi eccessive: potenzialmente irritante.
Effetti collaterali. Un caso di dermatite da contatto sistemica dopo l’ingestione di caramelle per la gola che contenevano succo
liofilizzato di papaia riportato in Svizzera, 2 giorni dopo l’ingestione, patch test positivo per il succo di papaia ma mancanza di
ipersensibilità alla papaina. Sono conosciuti casi di allergia occupazionale alla papaina in personale dell’industria che produce
papaina o in raccoglitori del frutto fresco per il contatto con il lattice. In letteratura vi sono casi di irritazione cutanea a causa di
consumo di carne poco cotta ammorbidita con papaina.
Cautele. Persone con allergia alla papaina o al lattice di papaia dovrebbero evitare di consumare papaia.
Controindicazioni. Nessuna indicata, ma cautela in caso di allergia alla papaina o al lattice di papaia.
Gravidanza e allattamento. Sembra che il consumo di elevate quantità del frutto o di frutti acerbi (più ricchi in lattice) in
gravidanza non sia del tutto sicuro, a causa della possibile teratogenicità ed embriotossicità della papaina. Fino a che non
saranno disponibili maggiori dati è preferibile soprassedere.
Non esistono dati sull’allattamento al seno.
Bambini. Nessuna indicazione specifica.
Vite semi e foglie
Nomenclatura. Vitis vinifera L.
Famiglia: Vitaceae
Composizione chimica
Composti fenolici: proantocianidine oligomeriche, proantocianidine, flavonoidi (quercetina, catechina, miricetina, kampferolo),
flavonoli, poliflavan-3-oli.
Stilbeni: resveratrolo e viniferine.
Acidi della frutta.
Tocoferoli.
Acidi grassi essenziali.
Acidi fenilacrilici.
Meccanismo d’azione. Gli estratti di semi e buccia di vite mostrano attività antiossidante (scavenger dei ROS,
antilipoperossidante), antinfiammatoria, anticarcinogenica e protettiva del collagene, con una correlazione significativa con il
contenuto in polifenoli totali e in proantocianidine.
Di particolare rilievo il fatto che l’estratto previene la lipoperossidazione cutanea indotta da UVB e UVC. L’assunzione orale di
estratto ha efficacia nella prevenzione di fotocarcinogenesi UVB-indotta nei topi e previene la trasformazione dei papillomi UVBindotti in carcinomi.
Le procianidine oligomeriche sembrano inibire gli enzimi proteolitici collagenasi, elastasi, ialuronidasi e b-glucoronidasi, tutti
coinvolti nella degradazione delle componenti strutturali della pelle e dei vasi.
Le catechine sembrano in grado di inibire il rilascio, indotto da allergie, di istamina dai mastociti.
Gli estratti di vite contengono anche un polifenolo particolare, il resveratrolo, conosciuto per i suoi effetti antiossidanti e
antinfiammatori (inibizione di COX-1, COX-2 e 5-LOX). Possiede inoltre una attività specifica sui fenomeni di senescenza che
va oltre ai riconosciuti effetti degli antiossidanti: sembrerebbe attivare il gene della sirtuina aumentando fino al 70% la vita media
di vari modelli animali. Tutte queste attività suggeriscono un utilizzo per la prevenzione dei tumori della pelle, la riduzione
dell’immunodepressione e dello stress ossidativo da UVB, in caso di pelle già fotoinvecchiata e per prevenire ulteriori danni.
Posologia. 100-150 mg/die di ES (100:1) standardizzato per il 95% di polifenoli (80-85% di OPC).
Profilo di sicurezza. Gli estratti di buccia d’uva per via orale sono sicuri se usati in quantità normalmente consumate come
alimento e probabilmente sicuri anche se usati in quantità medicinali.
Effetti collaterali. Nessun effetto preoccupante, un consumo eccessivo di uva e derivati può causare diarrea a causa di un
effetto lassativo di tipo osmotico.
Cautele. Nessuna conosciuta al momento. Teoricamente il resveratrolo dovrebbe essere sospeso 2 settimane prima di una
operazione chirurgica, ma il contenuto in un estratto di vite è solitamente così basso da non necessitare di cautele.
Controindicazioni. Nessuna conosciuta al momento.
Gravidanza e allattamento. Dati insufficienti per decidere della sicurezza dell’estratto. Preferibile evitare l’assunzione se non
strettamente necessaria.
Bambini. Nessuna indicazione di nota in letteratura.
Rosa canina cinorrodo (falso frutto)
Nomenclatura. Rosa canina L.
Sinonimi: Rosa lutetiana Leman
Famiglia: Rosaceae
Composizione chimica
Pectina.
Acido citrico.
Acido malico.
Vitamina C: 0,5--1,7% nel cinorrodo fresco, ma una elevata percentuale viene distrutta durante il processo di essiccazione e di
processamento e declina rapidamente durante lo stoccaggio.
Uso popolare. Assunta per bocca la rosa canina viene usata come supplemento naturale di vitamina C e per prevenire o trattare
vari disturbi, tra i quali l’invecchiamento della pelle.
Meccanismo d’azione. La vitamina C è necessaria alla formazione del collagene e ai processi di riparazione tessutale (è un
cofattore enzimatico nella sintesi del collagene) e contribuisce alla sintesi di molti fattori endogeni come carnitina,
noradrenalina, ormoni peptidici, ecc. È anche necessaria per le reazioni di ossidoriduzione, per convertire l’acido folico ad acido
folinico, per la sintesi proteica e dei carboidrati. È un buon antiossidante e antilipoperossidante e un moderato antinfiammatorio.
I glicosidi delle procianidine sembrano essere capaci in vitro, in cellule di melanoma di topo, di ridurre la melanogenesi e
potrebbero essere utili come agente sbiancante della pelle se assunte per via orale.
Clinica. Nessun dato rilevante.
Posologia. 2-2,5 grammi di droga contusa in 150 ml di acqua bollente per 20-25 minuti di infusione.
Profilo di sicurezza. Appare sicura se assunta in quantità e modalità appropriate. Un preparato specifico contenente rosa
canina polverizzata è stato usato senza effetti collaterali alla posologia di 5 grammi al giorno per sei mesi, mentre una polvere di
rosa canina mescolata a succo di mela è stata usata a dosi di 40 grammi al giorno per sei settimane senza effetti avversi.
Effetti collaterali. Gli eventuali effetti avversi sono legati al contenuto in vitamina C e sono estremamente rari e di minima
severità: nausea ed emesi, esofagite e pirosi gastrica, crampi addominali, cefalea, insonnia, diarrea, precipitazione di calcoli di
ossalato, urato e cisteina.
Cautele. Cautela nel consumo di grosse quantità in gravidanza e allattamento.
Controindicazioni. Nessuna necessaria, ma vedi Gravidanza e allattamento.
Interazioni. Le possibili interazioni della rosa canina o dei suoi derivati sono correlate al suo contenuto in vitamina C e sono tutte
quindi puramente teoriche.
Gravidanza e allattamento. Dati insufficienti, preferibile non usare quantità molto superiori a quelle normalmente usate a scopo
alimentare.
Bambini. Nessun dato in letteratura.
Acai frutto (bacca)
Nomenclatura. Euterpe oleracea Mart oppure Euterpe edulis Mart.
Sinonimi: Euterpe badiocarpa Barb. Rodr.
Famiglia: Arecaceae/Palmae
Composizione chimica
Flavonoidi: antocianine, proantocianidine, soprattutto cianidin--3--glucoside, cianidin--3---rutinoside, acido ferulico, epicatechina,
acido p--idrossibenzoico, pelargonidin--3--glucoside e in quantità minori cianidin 3---sambubioside, peonidin 3--glucoside, e
peonidin 3---rutinoside, acido gallico e molti derivati, catechina e acido ellagico.
Acidi grassi: il più abbondante è l’acido oleico, seguito dall’acido palmitico e poi dall’acido linoleico.
Lipidi: 5,9% frutto intero, 12% polpa isolata.
Proteine: 2,4% frutto intero, 4% polpa isolata.
Minerali: calcio, fosforo, ferro.
Altro: vitamina A, tiamina.
Meccanismo d’azione. Le antocianine sono dei potenti antiossidanti in vitro e sono le più probabili responsabili dell’elevata
attività antiossidante della polpa di Acai, essendo presenti in quantità superiori a quelle che caratterizzano frutti come mirtillo,
fragola, mora, lampone, ribes. Un ES disidratato di polpa e buccia di frutto di Acai mostra elevata attività antiossidante sui
radicali superossido e perossido in vitro (superiore a quella di altri frutti). Mostra invece attività moderata contro i radicali
perossinitrito e idrossilico. L’ES sembra inoltre inibire la ciclossigenasi-1 e -2 in vitro.
Clinica. Un RCT incrociato a quattro bracci su 12 soggetti sani ha misurato l’effetto acuto della somministrazione di polpa e
succo chiarificato di Acai comparato a un controllo con polpa di mela e uno con bevanda non antiossidante. Il dosaggio è stato
di 12 ml/kg di peso ponderale, dopo una fase di wash-out e un digiuno notturno. La capacità antiossidante è stata misurata
campionando il plasma (per 12 ore dopo l’assunzione) e le urine (per 24 ore dopo l’assunzione). È risultato che la capacità
antiossidante plasmatica aumenta dopo l’assunzione di Acai (in particolare per la polpa) e di mela mentre la capacità
antiossidante, la generazione di specie ossigeno reattive e la concentrazione di acido urico nelle urine non sono cambiate.
Posologia. Non sono disponibili dati specifici sulla posologia in caso di problemi dermatologici. Quantità compatibili con un uso
alimentare sono sicure.
Profilo di sicurezza. La bacca di Acai appare sicura. In alcuni studi clinici è stata somministrata per periodi fino a un mese.
Effetti collaterali. Nessuno conosciuto.
Cautele. Nessuna necessaria secondo i dati in letteratura. Non essendo stata testata formalmente in donne incinte, si consiglia
cautela per questo utilizzo.
Controindicazioni. Nessuna necessaria secondo i dati in letteratura. Non essendo stata testata formalmente in donne incinte, si
consiglia cautela per questo utilizzo.
Interazioni. Nessuna conosciuta.
Gravidanza e allattamento. Non essendo stata testata formalmente in donne incinte, si consiglia cautela per questo utilizzo.
Bambini. Nessuna precauzione necessaria.
Acerola frutto
Nomenclatura. Malpighia glabra L.
Sinonimi: Malpighia punicifolia L.
Famiglia: Malpighiaceae
Composizione chimica
Vitamine: vitamina C (contenuto molto elevato 1-5%), vitamina A, tiamina (0,02 mg/100 g), riboflavina (0,07 mg/100 g), niacina,
piridossina (8,7 mg/100 g).
Proteine: 0,21-0,80%.
Grassi: 0,23-0,80%.
Carboidrati: 3,6-7,80%.
Minerali: ferro (0,24 mg/100 g), calcio (11,7 mg/100 g), fosforo (17,1 mg/100 g).
Carotenoidi.
Flavonoidi.
Uso popolare senza sostegno scientifico: trattamento o prevenzione delle piaghe da decubito, delle emorragie retiniche, delle
carie dentali, delle infezioni gengivali.
Meccanismo d’azione. La vitamina C è un antiossidante e rigenera la vitamina E ossidata. È inoltre un coenzima essenziale
per le normali funzioni metaboliche, per la formazione del collagene e la rigenerazione tessutale. È inoltre coinvolta nel
metabolismo della tirosina, nella conversione del folato, nel metabolismo dei carboidrati, nella sintesi dei lipidi e delle proteine,
nel metabolismo del ferro, nella resistenza alle infezioni e nella respirazione cellulare.
Clinica. Uno studio farmacologico su esseri umani ha mostrato che la vitamina C contenuta nel succo di acerola è più
biodisponibile e rimane più a lungo in circolo della vitamina C isolata. L’attività antiossidante dell’estratto e della polpa di acerola
e della vitamina C in essa contenuta possono teoricamente contribuire alla salute del derma in caso di patologie, lesioni, ulcere
da decubito, disturbi legati a un carico ossidativo elevato, fotoinvecchiamento della pelle. Vi è evidenza teorica, legata alla
presenza di vitamina C, per un’utilità in caso di cancro della pelle non melanoma.
Posologia. Non sono disponibili dati specifici sulla posologia in caso di problemi dermatologici.
Profilo di sicurezza. L’acerola appare sicura.
Effetti collaterali. Assunta per bocca, la vitamina C contenuta nell’acerola potrebbe causare nausea, crampi addominali,
stanchezza, insonnia e sonnolenza. Dosi superiori a 1 grammo di vitamina C potrebbero causare diarrea.
Cautele. Gotta: la vitamina C nell’acerola potrebbe aumentare i livelli di acidi urici.
Nefrolitiasi: la vitamina C nell’acerola (a dosi molto elevate) potrebbe causare precipitazione di calcoli di urato, cistina e
ossalato.
Data l’assenza di dati, cautela in caso di gravidanza.
Controindicazioni. Nessuna, ma data l’assenza di dati, cautela in caso di gravidanza.
Interazioni. Le possibili interazioni dell’acerola frutto o dei suoi derivati sono correlate al suo contenuto in vitamina C e sono
tutte quindi puramente teoriche.
Gravidanza e allattamento. Data l’assenza di dati, cautela in caso di gravidanza.
Bambini. Nessuna indicazione necessaria al momento.
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