Natale del Signore Pontificale del giorno

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Natale del Signore
Pontificale del giorno
Carissimi fratelli e sorelle
sono contento di essere qui a celebrare questo primo natale in Alessandria. Il natale è una
festa veramente grande, una festa che fa sobbalzare il cuore di gioia. “Una voce! Le tue sentinelle
alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion” (Is 52,
8).
Cari fratelli e sorelle, il nostro modo di celebrare il natale non è uno sguardo all’indietro,
altrimenti saremmo dei nostalgici e ci sarebbe poco da stare allegri; il nostro celebrare il natale è
anche un guardare indietro alla nostra storia, ma per volgere lo sguardo in avanti, e davanti c’è il
Signore Gesù che viene. Noi vediamo con gli occhi il ritorno del Signore a Sion.
Cari fratelli e sorelle abbiamo scampato la fine del mondo che secondo il calendario Maya
doveva avvenire il 21 dicembre di quest’anno; quel giorno ho detto ai miei fedeli: “Siate certi che
oggi è l’unico giorno nel quale siamo sicuri che il mondo non finirà, perché il Signore Gesù ha detto
che nessuno conosce quel momento; del domani non abbiamo più certezze, ma oggi è l’unico
giorno nel quale sappiamo che certamente il mondo non finirà”.
Quando parliamo della venuta del Signore, tra noi cattolici, purtroppo, serpeggia un pochino
di disagio e lo affrontiamo con atteggiamenti scaramantici; eppure preghiamo: “Venga il tuo
regno”, ma, allo stesso tempo, dentro di noi pensiamo: “Con calma non c’è bisogno che il Signore
venga subito”; noi abbiamo questa visione un po’ deformata del fatto che il ritorno del Signore sia
un evento luttuoso, mentre invece è la certezza sulla quale è fondato il nostro camminare nell’oggi..
Che cosa vogliamo mettere alla fine della storia, noi che andremo verso le tenebre o il trionfo del
Signore Gesù? Ma questo trionfo non può che essere un momento bello, sarà certamente una rovina
per i peccatori, per chi non crede o per chi si oppone a lui; per questi sarà sì una rovina e una
sciagura. Ma per chi crede nel Signore, il suo ritorno sarà un momento estremamente bello, poiché
“egli è irradiazione della gloria del Padre e impronta della sua sostanza” diceva la lettera agli Ebrei
(1,3). Gesù viene dal Padre e viene per riportare tutte le cose al Padre, viene per portarci in
paradiso.
Cari fratelli e sorelle, la vita è bella, amo la vita come tutti voi e, come tutti, ho una istintiva
repulsione per la morte. Però vi devo dire che, onestamente, mi pare che la vita eterna in paradiso
sia un po’ meglio; questo lo possiamo capire di fronte alle tante sciagure, miserie e dolori
dell’umanità. Passare per la porta della morte ci è scomodo, non ci piace e qui siamo tutti
d’accordo, ma la vita eterna è qualcosa di bello.
Leggevo l’altro giorno su Facebook (ogni tanto si leggono cose carine anche su Facebook)
di un dialogo tra due fratelli gemelli nel grembo della madre. Uno dei quali non vede l’ora di uscire
fuori dal grembo materno e mentre l’altro dice: “Ma no, di là non c’è niente, nessuno è mai tornato
a dirci che c’è qualcosa di bello”. Un bellissimo dialogo basato sul doppio senso tra questa vita
come grembo di una vita nuova e una vita nell’utero come grembo della nostra vita.
Cari fratelli e sorelle, il Natale è la venuta di Dio nel mondo, ma Dio non è venuto nel
mondo semplicemente perché noi potessimo vivere un po’ meglio. Dio è venuto nel mondo per
dirci: “Venite nel regno dei cieli, mettetevi in cammino, marciate, alzatevi, andiamo”.
Il mondo non accoglie Gesù facilmente perché parla di cose che non vediamo, e questo dà
fastidio; ci piace parlare delle cose che vediamo perché ci danno sicurezza. Però la vita è fatta di
tantissime cose che non vediamo e la prima di tutte è l’anima, non la vediamo eppure l’abbiamo. Se
non avessimo l’anima saremmo solo materia, se fossimo solo materia saremmo deterministici cioè
non avremmo libertà. Ma noi abbiamo la libertà, perciò non siamo solo materia e abbiamo un’anima
che non vediamo; esiste ma non la vediamo come non possiamo vedere tante cose spirituali. Gesù ci
chiama ad una realtà che non è ridotta alla sola materia. Noi possiamo accoglierlo o non accoglierlo,
possiamo accogliere questa chiamata e questo sguardo sul mondo o non accoglierlo. Consideriamo
però un fatto certo: le persone che hanno guardato il mondo con uno sguardo soprannaturale hanno
mediamente vissuto molto meglio di coloro che l’hanno guardato con il solo sguardo materiale.
Possiamo fare migliaia di esempi. Pensiamo ai santi, Giovanni Paolo II, Madre Teresa di Calcutta,
don Bosco, don Orione, il beato Pier Giorgio Frassati, un giovane torinese, la beata Teresa Michel
che alcuni di voi hanno conosciuto, pensiamo a queste persone e riflettiamo su come hanno vissuto.
Che bella vita che hanno fatto. Che bella vita che hanno costruito questi santi e sante.
Ecco cari fratelli e sorelle, vivere secondo Gesù ci fa vivere molto meglio; se noi
accogliamo Gesù abbiamo il potere di diventare figli di Dio; questo ormai non ci dice più nulla e
quando commentiamo questa affermazione molte volte diciamo delle sciocchezze. Ma quando
Giovanni dice: “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo
siamo realmente” sta dicendo una cosa molto più forte; e questa figliolanza ci viene data in virtù del
battesimo. E San Giovanni parla di questo tema con un trasporto fortissimo, perché per lui, essere
figlio di Dio, significa abitare nella sua casa, essere suo figlio; significa che Dio vuole condividere
con me la sua ricchezza, la mia anima si arricchisce della sua presenza e posso sperimentare
l’amore.
Potreste farmi una obiezione: non sperimentiamo e non sentiamo questa forza dentro il
nostro cuore. A chi fa questa obiezione io dico: hai accolto Gesù soltanto con la testa e in modo
celebrale, o l’hai accolto veramente fidandoti di lui? Perché se non ti fidi e non ti butti non
sperimenterai mai la presenza di Dio in te a meno che lui non decida di buttarti giù da cavallo come
con San Paolo, ma con te Dio è veramente un signore e non si impone. Il dono dello Spirito Santo
potrebbe essere paragonato ad una persona che incontrandola per strada mi saluta dicendo:
“Eccellenza che piacere vederti, sono anni che penso a te, adesso sei diventato Vescovo, che grande
grazia; io speravo tanto di incontrarti per manifestarti la mia riconoscenza, e ti devo fare un regalo”.
Mi chiedo chi possa essere costui, ma lui continua: “Mi hai fatto cambiare la vita e ti devo fare un
regalo, per favore accettalo”. Tira fuori dalla tasca un libretto degli assegni, scarabocchia qualcosa e
mi mette nelle mani l’assegno. “È una grazia di Dio che ti abbia incontrato e adesso devo ritornare
negli Stati Uniti, ma veramente pensavo a te”. E così mi saluta e se ne va’. Io prendo l’assegno, lo
guardo, vedo che c’è scritto cinque milioni di Euro.
Questo esempio lo facevo quando ero parroco in un paese di campagna dove andavi in banca
e la cassiera ti conosceva bene perché anche lei era del paese. Immaginate la scena: arrivi in banca
mentre dubbioso ti domandi se è vero o falso, dove è il trucco; ti sembra impossibile un simile
grande dono. E nel dubbio puoi anche non trovare il coraggio di incassare l’assegno convincendoti
che tutto questo non è possibile.
Cari fratelli e sorelle, la nostra storia con Dio è proprio questa: Gesù è venuto nel mondo per
donarci lo Spirito Santo e, questi, è colui che ci ha dato il potere di diventare figli di Dio. Lo Spirito
di Dio ci è stato donato nel momento culminante della vita di Cristo; “Chinato il capo consegnò lo
Spirito” (19, 30), scrive Giovanni alludendo proprio al dono dello Spirito Santo. Se noi teniamo il
dono dello Spirito Santo in tasca ripiegato come un assegno non incassato, non serve a nulla; se non
ho il coraggio di far uso del dono dello Spirito sono uguale, identico a prima.
Cari fratelli e sorelle, la nostra storia ha una direzione e un senso, provate ad usare il dono
dello Spirito Santo; chissà alcuni di voi, probabilmente, non lo pregano mai: che disastro, che
perdita, è il dono più grande che abbiamo, è il modo con cui Gesù ha voluto lasciare la sua presenza
dicendo: “Io me ne vado, ma vi do lo Spirito Santo; io ero presso di voi, ma lo Spirito Santo sarà
dentro di voi”.
Cari fratelli, Gesù è venuto nel mondo non semplicemente per farci fare la nostra festicciola
oggi: albero di natale, regalini, il pranzo, tutta la famiglia riunita. Questo è molto bello, ma non è
per questo che Gesù è venuto nel mondo; è venuto per qualcosa di molto più importante: farci figli
di Dio, e ci ha dato il dono dello Spirito Santo perché il nostro mondo va incontro al ritorno di
Gesù, un ritorno bello e glorioso in cui le cose, finalmente, saranno con il loro senso e con il loro
ordine e non con il disordine che abbiamo ora. Costruiamo questo ordine già ora che siamo figli di
Dio, e costruiamolo non con le nostre forze ma con la potenza che Dio ci ha dato, il dono dello
Spirito, e questa è la vita cristiana.
Siamo nell’anno della fede e allora è il momento di credere a tutto questo; se non ci
proviamo almeno nell’anno della fede, dove andremo a parare. Provateci, provate a dialogare con
lui, provate a dare del tempo alla vostra vita spirituale perché questo è il credere: credo che ho
un’anima anche se non la vedo, me ne prendo cura almeno quanto prendo cura il corpo. Provateci
cari fratelli e sorelle e vi troverete a vivere veramente un buon natale anzi un santo natale.
Che la Vergine Maria ci aiuti a camminare nella vita della fede come lei ha fatto, fidandosi
di Dio, e ci aiuti adesso ad accogliere il Signore Gesù che viene nel sacramento dell’eucaristia
perché sia il nostro tesoro, la nostra forza e la nostra pace.
Sia lodato Gesù Cristo.
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