Controllo Neuroendocrino 5 - Nutrizione

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Grande Disponibilità di Risorse
Alti Valori
Incentivanti
Surplus Energetico
Meccanismi
Omeostatici
Deboli
Dieta Ipercalorica
Scarsa Attività
Bassi Consumi
Bilancio Energetico
Meccanismi
Omeostatici
Forti
Dieta Ipocalorica
Elevata Attività
Alti Consumi
Deficit Energetico
Bassi Valori
Incentivanti
Scarsità di Risorse
Le Catecolamine
Adrenalina e Noradrenalina
partecipano al controllo del peso corporeo sia
centralmente che in periferia
attraverso la regolazione dell'assunzione di cibo
e del dispendio energetico.
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Noradrenalina
Effetto oressante
non agisce stimolando direttamente l'appetito
inibitore dei neuroni anoressigeni dei nuclei
paraventricolari dell’ipotalamo.
Adrenalina
azione anoressante
Comportamento Alimentare e Umore:
la Serotonina
Negli esseri umani, lo stato emotivo e l’umore
sono regolati dall’equilibrio di un certo numero
di neurotrasmettitori, tra i quali i più importanti
sono la dopamina, la serotonina e le endorfine.
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Dopa
e
-endorfine
influenzano
il
comportamento alimentare modulando la
regolazione dell’introito calorico attraverso la
regolazioni dell’edonia.
Anche la serotonina è coinvolta nella
regolazione di fame e sazietà con un potente
effetto anoressante
questa comunanza di neurotrasmettitori porta
ad una stretta correlazione tra umore e cibo.
La serotonina, o 5-idrossi-triptamina, (5-HT)
agisce su diversi sottotipi recettoriali
espressi in particolare nel sistema limbico e
nell'ipotalamo
stimola la secrezione di adrenalina,
ruolo nel controllo del comportamento
regolazione centrale dell'assunzione di cibo
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Fase
Cefalica
Vista e
odore del
cibo
Pasto
Cibo e Umore
Fin dall’antichità il cibo, e le bevande, sono
stati collegati a sentimenti di felicità,
soddisfazione, a vigore fisico e mentale, al
sollievo dalla depressione, dall’ansia e dai
sentimenti di inadeguatezza, in pratica gli è
stata sempre riconosciuta una forte influenza
sull’umore.
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In alcuni casi, come per esempio per la caffeina
o per le bevande alcoliche, tali effetti sono
dovuti a sostanze psicoattive presenti negli
alimenti (caffeina ed alcool nei casi specifici),
ma in realtà la maggior parte degli effetti del
cibo sull’umore sono da imputarsi ai nutrienti.
Un pasto ricco di carboidrati o l’assunzione
diretta di zucchero (glucosio, saccarosio),
associati ad un basso consumo di proteine,
determina, nell’organismo, un aumento della
sintesi di serotonina responsabile di una decisa
azione antidepressiva e rilassante.
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La secrezione ipotalamica della serotonina è,
quindi, selettivamente stimolata dai carboidrati,
andando a costituire un controllo a feed-back
sul consumo di glucidi.
Inoltre gli zuccheri attivano, il sistema endorfinico che oltre alla sua azione analgesica
ha anche un’influenza positiva sullo stato
d’animo.
Gli effetti positivi sull’umore determinati
dall’ingestione di zuccheri semplici sono
immediati e di breve durata.
Ciò può portare,
carboidrati, definita
ad
un'assuefazione
ai
“craving da carboidrati”
che obbliga a farne un uso sempre più cospicuo
per ottenere lo stesso effetto positivo
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La secrezione di serotonina non è legata solo
all’assunzione di certi alimenti ma è mossa
anche, ad esempio, dall’attività aerobica, come
la corsa, il nuoto o l’andare in bicicletta;
dall’esposizione
alla
luce
solare;
dall’innamoramento; dalla meditazione; etc.
Una persona che produca regolarmente una
buona quantità di serotonina, per esempio
dedicandosi quotidianamente ad un po’ attività
fisica, corre meno rischi di entrare in fase di
craving da carboidrati, mentre persone inattive,
con umore alterno, in condizioni di stress,
depressione o comunque di poca soddisfazione,
sono a rischio di ‘downregulation’ e quindi di
craving.
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È chiaro che la complessa rete neuronale finora
descritta è in realtà incorporata in un sistema
ancora più grande che permette di adattare e
coordinare le esigenze endogene, metaboliche,
edonistiche ed emozionali alle richieste ed alle
necessità ambientali, in un’interazione che ha
come scopo ultimo la sopravvivenza e la
prosecuzione della specie.
Nell’uomo i gusti e le abitudini alimentari
vengono appresi e ricordati fin dall’infanzia, ma
continuano ad essere modificabili per tutta la
vita soprattutto nel caso di esperienze fuori
dall’ordinario in senso positivo o negativo.
Un numero sempre crescente di studi
suggerisce che le rappresentazioni cognitive
legate agli alimenti vengono generate nella
corteccia orbitofrontale, un'area della corteccia
prefrontale che riceve convergenti informazioni
da tutti i sistemi
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Pertanto, tali rappresentazioni possiedono un
insieme di attributi sensoriali, come forma,
colore, gusto e sapore, strettamente correlati a
fattori ambientali come tempo, posizione
spaziale e temporale, contesto sociale, costi, e
la stessa aspettativa di ricompensa
La corteccia orbitofrontale inoltre è in stretto
contatto con altre aree corticali, in particolare
con il cingolo anteriore, la corteccia temporale
mediale a livello dell’area peririnale ed
entorinale, nonché con le formazione
dell'ippocampo e l'amigdala.
Si deve tener presente che in natura è
necessaria una forte spinta motivazionale per
lasciare la sicurezza di un riparo, di una tana o
di una grotta e andare alla ricerca di sostanze
nutritive in un ambiente ricco di pericolosi
predatori.
Il sistema delle emozioni si è evoluto come
meccanismo per rafforzare i benefici e
reprimere
stimoli
e
comportamenti
potenzialmente dannosi.
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In questo modo si è evoluta l’associazione tra
emozioni positive e alimenti, come ad esempio
la percezione del gusto dolce di alcuni frutti,
proprio per aumentare la spinta motivazionale
alla ricerca e all’assunzione di cibo.
Non solo, ma i sentimenti di soddisfazione e di
benessere generati dall’atto del mangiare hanno
come risultato anche quello di rafforzare la
motivazione ad impegnarsi in comportamenti
nuovi.
Il valore incentivante di un particolare alimento
è integrato con caratteristiche memorizzate
nelle rappresentazioni corticali.
La visione moderna del sistema di controllo del
comportamento alimentare prevede una stretta
integrazione tra aree cerebrali sensoriali,
cognitive, edonistiche e omeostatiche.
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In realtà tutti questi aspetti si sono evoluti e
cooperano per il mantenimento dell’omeostasi.
I segnali ormonali legati alla regolazione di
fame e sazietà, non sono limitati a raggiungere
aree cerebrali ristrette come l’ipotalamo ed il
mesencefalo, ma agiscono su ampie porzioni
dell’encefalo.
La leptina e l’orexina sono in grado di
modulare sensibilmente la risposta agli stimoli
legati al cibo agendo anche in aree non
ipotalamiche
Le nuove evidenze sperimentali hanno così
portato
all’ampliamento
della
visione
tradizionale dei circuiti neurali che regolano
l'omeostasi energetica per includervi i
meccanismi
neurali
di
apprendimento,
memoria, ricompensa, attenzione, processo
decisionale, umore ed emotività.
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Alla luce di questi dati risulta chiaro che una
distinzione
tra
fame
“metabolica”
o
“fisiologica” e fame “edonistica” o “nervosa” è
decisamente fuorviante.
La stretta interazione tra sistemi metabolico,
mesolimbico e corticolimbico e la modulazione
tra essi e le funzioni cerebrali superiori come
l’apprendimento e la memoria portano alla
semplice conclusione che tutti insieme servono
ad un solo scopo: mantenere un ottimale
“millieu” interno in armonia con l’ambiente
esterno .
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