Prof. Dott. BANDELLO

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La salute degli occhi a tavola: prevenire le malattie oculari
Prof. Francesco Bandello
Istituto Scientifico San Raffaele
Il progressivo aumento dell’età media della popolazione ha portato a un drastico cambiamento
nella prevalenza delle più comuni malattie oculari: le malattie infettive e i disordini refrattivi
hanno lasciato spazio a patologie croniche degenerative che influenzano in modo irreversibile e
invalidante la qualità di vita dei singoli pazienti.
In questo quadro, oltre allo sviluppo di moderne ed efficaci strategie terapeutiche, la prevenzione,
sia primaria sia secondaria, riveste un’importanza sempre crescente: spesso la prevenzione inizia a
partire dalle nostre scelte alimentari e dai cibi che decidiamo di portare sulla nostra tavola. Infatti,
un corretto apporto di nutrienti alimentari, parallelamente a un sano stile di vita, alla protezione
dai raggi solari, e all’astensione dal fumo sono capaci di prevenire o rallentare lo sviluppo di quelle
che oggi sono più frequenti cause di calo della vista della nostra società: cataratta, degenerazione
maculare legata all’età (DMLE) e glaucoma.
La ricerca scientifica ha identificato una serie di nutrienti che hanno dimostrato di avere proprietà
benefiche per gli occhi: anti ossidanti, luteina, zeaxantina, acidi grassi omega 3, sali minerali, betacarotene, vitamine C, D ed E.
L’occhio umano è costantemente sottoposto a una forte quota di stress ossidativo, originato dalla
esposizione alla luce solare (fotoossidazione), con conseguente accumulo di radicali liberi e specie
reattive dell’ossigeno a livello del cristallino e della retina. Queste molecole sono fortemente
instabili e dannose per diverse strutture oculari, e sono state implicate nella fisiopatologia della
cataratta e della degenerazione maculare senile, prevalentemente di tipo atrofico. Il più
importante meccanismo di prevenzione dallo stress ossidativo a livello sistemico è costituito da
sostanze spazzino (scavenger) come le vitamine C ed E, contenute in oli vegetali, agrumi e frutta
secca (soprattutto noci, nocciole e mandorle), e da enzimi antiossidanti, come la glutationeperossidasi e la superossidodismutasi, che per la loro sintesi hanno bisogno di un sufficiente
apporto di minerali fondamentali, fra cui selenio, rame, manganese e soprattutto zinco (di cui
sono ricchi fagioli e cipolle).
A livello oculare, una quota di radiazioni luminose è assorbita da molecole pigmentate della
famiglia dei carotenoidi, quali zeaxantina e luteina, la cui più alta concentrazione si trova dove
converge la più alta quota di raggi solari, cioè a livello della macula. Alcuni studi clinici hanno
dimostrato livelli plasmatici e retinici più bassi di caroteinoidi in pazienti affetti da DMLE; inoltre, il
consumo di alimenti ricchi di queste sostanze, fra cui spinaci, insalata verde, porri e piselli, sarebbe
in grado di ridurre la perdita visiva legata a tale patologia.
Per il corretto mantenimento della funzione visiva, accanto a un efficiente smaltimento dei
prodotti di scarto, è necessaria anche una pronta rigenerazione dei fotorecettori, deputati a
trasformare le radiazioni luminose in stimoli nervosi per il cervello. In questo processo, è
indispensabile la presenza di vitamina A e di acidi grassi polinsaturi (omega 3). La vitamina A, che si
trova in alte concentrazioni in alimenti giallo-arancio, ricchi di beta-carotene, fra cui ananas,
arance, carote, limoni, mais, melone, papaya e peperoni gialli, è il precursore inattivo dei
fotopigmenti contenuti nei coni e bastoncelli; essa inoltre, sottoforma di acido retinoico, è
fondamentale per una corretta produzione del film lacrimale e per il benessere dell’epitelio
congiuntivale. Gli occhi infatti sono validi indicatori della carenza di vitamina A: uno dei primi
sintomi è la cecità notturna e l’incapacità degli occhi di adattarsi al buio, seguito da secchezza
oculare (xeroftalmia)e, nei casi più gravi, degenerazione del tessuto corneale (cheratomalacia).
Gli acidi grassi poliinsaturi, generalmente contenuti in pesce, oli vegetali e verdure a foglia larga
(tra cui insalata, spinaci, cavolfiore e cavolini di Bruxelles) hanno proprietà anti-angiogenetiche,
anti-infiammatorie e neuro-protettive, sono importanti nella regolazione della permeabilità dei
vasi e del colesterolo plasmatico, e partecipano alla costituzione della membrana lipidica delle
cellule nervose. Alte concentrazioni di omega 3, sono risultate protettive non solo per le patologie
cardiovascolari, ma anche per quelle retiniche, essendo la concentrazione di questi lipidi
particolamente alta a questo livello. Infine, vi sono evidenze che anche i flavonoidi, di cui sono
ricchi mirtilli, fragole e cioccolato, recano giovamento alla vista proteggendo l’integrità dei capillari
congiuntivali e retinici.
Alla luce di questi dati, numerosi studi scientifici hanno validato l’utilizzo di integratori alimentari
in diverse patologie retiniche, in cui non sia stata ancora trovata una terapia risolutiva. Fra i più
famosi vi sono gli studi AREDS e AREDS2: ciascuno di esso è stato effettuato e coordinato in diversi
centri americani, arruolando migliaia di partecipanti volontari, che sono stati seguiti e monitorati
per almeno cinque anni. Il primo ha dimostrato che l’assunzione di un’integrazione quotidiana di
dosi prestabilite di vitamina C, vitamina E, beta-carotene, ossido di zinco e rame è in grado di
ridurre del 20% la quota di perdita visiva nei soggetti con forme intermedie o avanzate di DMLE e
del 25% il rischio di progressione verso forme più severe di malattia. Lo studio AREDS2 è stato
progettato per studiare gli effetti delle modifiche apportate alla formulazione originale del multivitaminico AREDS, introducendo luteina, zeaxantina e omega-3. Dallo studio è emerso che, mentre
omega-3 non hanno avuto conseguenze sugli effetti della formulazione, luteina e zeaxantina
insieme sembravano essere una sicura ed efficace alternativa al beta-carotene, che nei fumatori
era stato associato ad un aumento del rischio di cancro al polmone.
Concludendo, una dieta varia e ricca di nutrienti essenziali, unitamente all’eliminazione dei
principali fattori di rischio, è fondamentale nella salvaguardia della vista e nella prevenzione della
cecità. Tuttavia, nei paesi sviluppati, se da un lato la grande disponibilità di cibo ha sconfitto la
malnutrizione da carenza di nutrienti, dall’altro ha favorito la diffusione di cibo ad alto contenuto
calorico e povero in macronutrienti, con conseguente incremento del tasso di obesità, diabete
mellito e malattie cardiovascolari, che secondariamente hanno un impatto negativo sulla vista, e
che oggi rappresentano una delle principali cause indirette di cecità nel nostro continente.
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