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Questo libro è di
Alla magnolia
che profuma le mie notti
Illustrazioni: Mattia Ottolini
Progetto grafico: Simonetta Zuddas
www.giunti.it
© 2012 Giunti Editore S.p.A.
Via Bolognese, 165 - 50139 Firenze, Italia
Via Dante, 4 - 20121 Milano, Italia
Prima edizione: ottobre 2012
Ristampa
Anno
2015 2014 2013 2012
5 4 3 2 1 0
Stampato presso Giunti Industrie Grafiche S.p.A.
Stabilimento di Prato, azienda certificata PEFC™
Moony Witcher
Nina e il Numero Aureo
La cosa più lontana dalla nostra esperienza
è ciò che è misterioso.
È l’emozione fondamentale accanto
alla culla della vera arte e della vera scienza.
Chi non lo conosce e non è più in grado
di meravigliarsi, e non prova più stupore,
è come morto, una candela spenta da un soffio.
Albert Einstein
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Capitolo Primo
“Pulvis Umbrae”
Una fitta pioggia scrosciava dal cielo scuro della notte. Si
udiva soltanto il rumore delle gocce schizzate sugli antichi
palazzi veneziani pregni di angoscianti presagi. Piazza San
Marco, il campanile e le cupole dorate dell’imponente Basilica
erano lucide d’acqua così come i corpi pietrificati dei malefici
nemici dell’Alchimia della Luce, che si ergevano davanti a
Palazzo Ducale. Quattro statue e un vaso marmorizzato se
ne stavano immobili sotto le intemperie di metà settembre:
apparentemente innocue, da oltre due mesi simboleggiavano
la fine della diabolica Magia del Buio.
L’alba era ancora lontana e due figure di oscuri personaggi,
uno alto, snello e di età avanzata, l’altro molto più giovane,
basso e mingherlino, attraversarono la piazza approfittando
del silenzio umido e desertico che abbracciava Venezia. Coperti da mantelli inzuppati si fermarono a dieci passi dai corpi
di pietra, s’inchinarono in segno di rispetto e poi, alzando le
braccia verso l’alto, pronunciarono al vento due parole insidiose:
“Pulvis Umbrae”
A quel punto mossero le mani in avanti e con rapidi gesti
fecero esplodere nell’aria una sottilissima polvere argentea
che scintillò tra le minuscole gocce di pioggia.
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NINA e il Numero Aureo
I granelli magici volteggiarono fino a raggiungere gli aloni
di luce emanati dai lampioni rosa che illuminavano la piazza.
La polvere si depositò sulle statue del Male penetrando nei
pori della pietra fino a raggiungere i corpi freddi e assopiti da
un sonno eterno, simile alla morte.
Lo straordinario fenomeno avvenne davanti agli occhi gelidi e inermi della statua più famosa che imperava lassù, sulla
colonna di marmo: il Leone Alato. Il felino, mito e simbolo
di Venezia, protagonista di altre avventure alchemiche, non
aveva più linfa vitale.
La potente magia praticata dai due misteriosi personaggi
aveva beffato in pochi secondi il destino dettato dal Bene.
Un’insana sventura si stava dunque per compiere.
I pensieri dei bambini e la libertà di Xorax, la Sesta Luna,
il pianeta salvato dalla giovane alchimista Nina De Nobili e
dai suoi quattro fedelissimi amici, sarebbero stati minacciati
nuovamente.
In quell’istante, mentre la polvere argentea si scioglieva
con la pioggia sulle odiose statue, dall’altra parte del canale,
nell’Isola della Giudecca, precisamente a Villa Espasia, il sonno della bambina della Sesta Luna s’interruppe bruscamente.
Un brivido scosse la schiena di Nina che si svegliò di soprassalto. Spalancò gli occhi azzurri fissando i tendaggi turchesi del letto a baldacchino illuminato dalla lampada rimasta
accesa sul tavolo della sua cameretta.
Una risata satanica le echeggiò nelle orecchie facendola
fremere come una foglia. Ma non c’era nessuno davanti a lei!
La risata svanì in un attimo, lasciando solo il rumore della
pioggia che picchiava sui vetri della grande finestra bizantina.
Nina alzò il capo dal cuscino mettendosi seduta, scosse la
testa e i lunghi capelli castani le sferzarono il volto assonnato.
Platone, il suo amatissimo gatto rosso, rotolò giù da letto per
CAP . 1
- “Pulvis
Umbrae”
lo scossone finendo davanti al muso di Adone che se ne stava
spaparanzato sul morbido tappeto persiano. Il grosso alano
sollevò le palpebre infastidito, sbadigliò emettendo un lieve
guaíto e con la solita aria paziente diede un’occhiata al gatto
grattandosi le orecchie.
«Le tre! Sono le tre di notte!» esclamò Nina guardando
la sveglia che ticchettava sul comodino accanto alla sfera di
cristallo.
Incredula per essersi svegliata in malo modo proprio a
quell’ora, riprese il grosso libro di storia dell’alchimia che
aveva appoggiato tra le lenzuola prima di prender sonno. Subito notò una cosa inquietante: la voglia di fragola a forma di
stella sul palmo della sua mano destra si era scolorita. Non
era diventata nera, e dunque non c’era alcun pericolo. Però
quella stella rossa, ereditata dall’adorato nonno di origine russa, professor Misha, e segno di appartenenza alchemica, era
ora rosa pallido.
“Per tutte le cioccolate del mondo! Che succede? Come
mai la mia stella sta cambiando? Forse quella risata satanica
che mi ha svegliato era di…” non terminò il pensiero perché
il cuore incominciò a battere forte dentro il suo petto.
Un nome, uno soltanto le venne da pronunciare sottovoce:
Conte Karkon Ca’ D’Oro.
«Impossibile! Quel verme è pietrificato! Così come Visciolo, il suo servo gobbo e guercio. No, nessuno di loro può tornare a infangare il mondo. Neppure i due maledetti bambini
androidi, Alvise e Barbessa hanno più vita, oramai sono statue
innocue. Per non parlare del perfido monaco senza ombra e
senza volto: la Voce della Persuasione che tanto mi ha fatto
dannare nei sogni è rinchiusa in un vaso anch’esso pietrificato
in Piazza San Marco. Ho solo avuto un incubo…sarà colpa
della torta al cioccolato che mi ha preparato Ljuba. Ieri a cena
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NINA e il Numero Aureo
ne ho mangiate ben tre fette!» disse sfregando la stella che
rimaneva rosa pallido.
Eppure il cuore le continuava a tamburellare e il respiro si
faceva sempre più ansioso. Quella risata satanica rappresentava un segnale da non sottovalutare. Nina scese dal letto e,
accucciandosi sul tappeto accanto ad Adone e Platone, cercò
di calmarsi. Ripensò alle vittorie contro Karkon e al faticoso
ritrovamento dei quattro Arcani. Aveva vissuto tantissime avventure assieme al suo coraggioso Cesco, che era più di un
amico e per il quale provava un sincero sentimento.
Sorrise accarezzando il pelo fulvo del gatto che già ronfava
a pancia all’aria. Poi, con un gesto istintivo, afferrò il suo inseparabile Taldom Lux, lo scettro d’oro con la testa del Gughi,
il magico uccello della Sesta Luna. Sentì la forza alchemica
salirle fino alle tempie. Accarezzò gli occhi rosa di Goasil del
Gughi e un tumulto di pensieri le si sprigionarono in testa.
Come in un flash rivide i volti di Fiore, Roxy e Dodo. Amici
veri che avevano rischiato la vita per portare a termine la
difficoltosa conquista della libertà dei pensieri dei bambini.
Xorax era salva anche grazie a loro, che adesso erano a tutti
gli effetti giovani alchimisti.
Eppure la felicità che fino a pochi minuti prima rendeva i
suoi sonni sereni adesso sembrava svanita. Sebbene la stella
non fosse diventata nera, Nina avvertiva il pericolo incombente: un’insidia stava arrivando, come una falce mortale. La
giovane alchimista fu tentata di correre nella camera dei suoi
genitori per farsi abbracciare, ma rimase accucciata stringendo il Taldom. Riguardò la mano: la voglia di fragola era
sempre scolorita.
«Non posso temere ciò che non c’è più. Karkon è finito!»
ripeté con convinzione. Ma il dubbio le rodeva l’anima, per
cui si alzò in piedi, prese la sfera di cristallo che era accanto
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- “Pulvis
Umbrae”
alla sveglia, la mise nella tasca del pigiama, poi infilando le
ciabattine azzurre uscì dalla camera lasciando cane e gatto,
già addormentati.
Camminò in punta di piedi, non voleva certo svegliare i
suoi genitori e neppure Ljuba, detta Meringa per via delle sue
forme abbondanti. La buona tata russa infatti ronfava beata
al piano di sotto.
«Dolce Meringa, non è stata la tua torta a farmi venire gli
incubi. E scoprirò la verità» sussurrò scendendo la grande
scala a chiocciola di marmo blu che portava al lussuoso atrio
di Villa Espasia. Il maestoso lampadario era ovviamente spento e l’ampio ingresso era illuminato soltanto da un grande
candelabro d’argento che brillava su un antico mobile indiano.
Al suo passaggio le candele si mossero come in una danza
e la sua ombra si stagliò morbidamente sulla porta semichiusa della Sala del Doge. Con una lieve spinta Nina fu dentro
e accese la lampada verde sulla scrivania. Si guardò intorno
respirando l’odore antico dei libri che riempivano le pareti
fino al soffitto affrescato. Con decisione si diresse verso l’ingresso del laboratorio alchemico, incastrò la sfera di cristallo
dentro la piccola conca sopra la porta ed entrò senza indugi.
Il profumo speziato delle sostanze alchemiche l’accolse
come in un abbraccio mentre il fuoco del caminetto scoppiettava allegro e nel pentolone bolliva, come sempre, la polvere
di zaffiro e oro. L’orologio con quattro quadranti segnava le
3, 15 minuti e 8 secondi del 16 settembre.
Nina spostò una bacinella colma di Crocotio Particularis,
una speciale miscellanea di piume di pappagallo e calce, mettendola accanto alla Piramide Dragon: «Devo assolutamente
ricordarmi di dire a Cesco di portarla via, oramai il Crocotio
Particularis è pronto e gli servirà per restaurare i mattoni
sgretolati di Palazzo Ca’ D’Oro» disse spazientita.
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NINA e il Numero Aureo
Poi girò lo sguardo, non vedeva l’ora di interpellare il Systema Magicum Universi, il grosso libro magico appoggiato
sul lungo tavolo degli esperimenti.
Con ansia sollevò la pesante copertina dorata e immerse
la mano con la stella sul foglio liquido:
«Libro, ho avuto un incubo e la mia stella è diventata rosa.
Sento un pericolo ma non capisco cosa sta succedendo. Mi
aiuti?».
Il Systema Magicum Universi rispose scricchiolando, le
parole apparvero luminose e galleggianti sulla pagina fatta
d’acqua alchemica.
Grande è la preoccupazione,
non sarà facile la soluzione.
Con calma devi agire
per poter intervenire.
L’aiuto ti darò
ma di futuro non parlerò.
Rosa la stella è diventata
per un’oscura magia non ancora svelata
I quattro Arcani funzionano perfettamente
però il Male è tornato improvvisamente.
Il Libro si chiuse esalando una piccola nuvola bianca.
Nina rimase immobile. Sentì il sangue gelare.
«Allora è vero! Il Male è tornato! Ma come è successo? Chi
può minacciare l’Alchimia della Luce se Karkon è pietrificato
da più di due mesi?» sbottò girandosi verso gli scaffali colmi
di ampolle e alambicchi. Riprese tra le mani il Taccuino Nero
del nonno per riguardare gli appunti e le formule che conosceva già a memoria. Sebbene il Systema Magicum Universi le
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- “Pulvis
Umbrae”
avesse detto che gli Arcani erano intatti, le venne da piangere
al solo pensiero che l’Atanor (il fuoco eterno), l’Hauà (l’aria),
l’Humus (la terra) e la Shandà (l’acqua) fossero stati rubati
di nuovo da qualche maledetto alchimista del Buio spuntato
da chissà dove.
«No… non posso neppure immaginare che le rondini non
portino più su Xorax i pensieri dei bambini della Terra! Sarebbe una tragedia! Una vera apocalisse!» disse stringendo i denti.
Il crepitio del fuoco attirò la sua attenzione, le fiamme del
caminetto aumentarono di colpo e dal pentolone schizzò fuori
una lettera incandescente. Il foglio, annerito e contornato da
faville, rimase sospeso davanti al naso della ragazzina.
Poche righe scritte in rosso solcarono il foglio rovente:
Xorax - Mirabilis Fantasio
Sala Azzurra dei Gran Consulti
Moja Ninotchka,
ti scrivo con urgenza per comunicarti
che l’esimio Filo Morgante e la saggia Jolia
arriveranno a Villa Espasia in serata.
Accoglili con onore.
Saprai presto il perché della loro presenza.
Non posso dirti null’altro.
È in corso un importante consiglio nella Sala dei
Gran Consulti e la riunione durerà a lungo.
Un grave allarme preoccupa Eterea e tutti noi.
Non temere nulla. Ti voglio bene e qualsiasi cosa
succeda io sarò sempre accanto a te.
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NINA e il Numero Aureo
Il foglio svanì in un’unica fiammata violacea.
Era la prima volta che il professor Michajl Mesinskij spediva una lettera in quel modo e Nina ne rimase sorpresa. Sapere
che tutti i maghi e gli alchimisti della Sesta Luna erano riuniti
nel Mirabilis Fantasio la turbò ancor di più.
Si sedette sullo sgabello accanto al tavolo e ripeté un paio
di volte i nomi scritti dal nonno: «Filo Morgante e Jolia. Li ho
già sentiti nominare ma non ricordo chi sono e cosa hanno
fatto! Ma soprattutto sono curiosa di sapere perché vengono
qui da me».
Assorta nei suoi pensieri riguardò la stella, che era ancora
rosa.
“Se Eterea, la Grande Madre Alchimista, è preoccupata
significa che la situazione è grave. Gravissima!” pensò sfiorando il Taldom Lux.
«Xorax mi manca. Ho nostalgia della bellezza di quel pianeta così bello, ricco di armonia e pace. Mi mancano i suoi
magici animali: il Gughi, lo Sbacchio, Ondula, Tintinno e Quaschio. Ci andrò molto presto. Lo sento. Lo so!» mormorò spalancando gli occhi che brillarono come le stelle dell’Universo
Alchemico.
Per un attimo fu tentata di aprire la botola e scendere giù,
nel segretissimo laboratorio sotto la laguna: l’Acqueo Profundis era un luogo magico dove sentirsi sicuri, il posto da
cui partire e volare sulla Sesta Luna. Ma non era il momento
giusto per affrontare quel viaggio visto che il nonno, Eterea
e tutti gli altri maghi erano riuniti nel Mirabilis Fantasio. Corrugò la fronte immaginando che nell’Acqueo Profundis Max
10-p1 e Andora stavano dormendo beati: ignoravano che ben
presto sarebbero stati coinvolti in una nuova sfida contro il
Male. Il simpatico robot dalle orecchie a campana, avuto in
eredità da nonno Misha, e la calva androide, clone di zia An-
CAP . 1
- “Pulvis
Umbrae”
dora, si sarebbero spaventati a morte vedendola arrivare nel
cuore della notte.
Nina avrebbe dovuto informarli di ciò che stava succedendo, però decise di lasciarli in pace, almeno per un po’. Di loro
si fidava ciecamente, sebbene l’androide Andora fosse stata
per un lungo periodo una feroce alleata di Karkon.
«Max mi aiuterà, ne sono certa, e Andora lo stesso. Sono
innamoratissimi e lei non potrà certo diventare nuovamente
mia nemica. No, no… non voglio pensare che Karkon ritorni a
comandare sul Male e riporti l’odio che è stato cancellato con
tanta fatica. È impossibile!» esclamò alzando la voce.
La rabbia e la paura la agitarono a tal punto che le gote le
diventarono rosse come il fuoco. Fece per rialzarsi dallo sgabello quando, con la coda dell’occhio, vide muoversi qualcosa
in fondo al tavolo degli esperimenti.
«In piena notte vieni qui, e mi svegli facendo un gran fracasso!» borbottò Sallia Nana sgranchendosi le quattro fragili
zampette. La ciotola, miracolosamente sopravvissuta alle mille peripezie del Quarto Arcano, si avvicinò a Nina attendendo
una risposta. D’altra parte le faceva piacere parlare con qualcuno perché i suoi amici, gli oggetti parlanti Vintabro Verde,
Quandomio Flurissante e Tarto Giallo, erano stati distrutti
durante le avventure vissute ad Atlantide.
«Sallia, mi spiace averti svegliato. Ma sta accadendo qualcosa di grave e io non so ancora come devo agire» rispose
Nina accarezzando la ciotola.
«Siamo in pericolo? Allora non c’è tempo da perdere, bisogna scappare… scappare…» urlò Sallia, già spaventata al
solo pensiero di dover affrontare nuovi guai.
Nina sospirò guardando le pareti del laboratorio coperte
da disegni, numeri e scritte che il nonno Michajl Mesinskij le
aveva lasciato. Rilesse per l’ennesima volta le parole che da
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NINA e il Numero Aureo
sempre guidavano le sue azioni alchemiche: “Il tempo serve
ma non esiste”.
«Mia cara ciotola, non si può fermare la vita che scorre.
Se il Male è tornato lo affronterò. Anzi, lo affronteremo tutti
insieme. Il tempo non conta. Non c’è. Esiste solo il sempre
che s’intreccia di Bene e Male. Capisci?» la bambina della
Sesta Luna guardò Sallia con tenerezza.
«Non capisco nulla di quello che dici. Ma mi fido… so che
non vorresti mai farmi correre dei rischi inutili» rispose la
ciotola dondolando sulle zampette.
L’orologio segnava oramai le 4, 55 minuti e 3 secondi.
Nina sbadigliò vistosamente: «Con l’ansia che ho non riuscirei proprio a dormire, vado a prepararmi qualcosa di caldo.
Torno subito» salutò la ciotola parlante.
Appena fu uscita dal laboratorio, si accorse che a destra,
nel primo scaffale della libreria della Sala del Doge, una luce
bluastra avvolgeva un piccolo libro dalla copertina azzurra. Si
avvicinò e lo prese. Il libro continuò a brillare come se fosse
fatto di luce. Girò la copertina e vide che era… vuoto! Non c’erano pagine: sembrava una scatola senza fondo. Solo il bagliore
azzurro che emanava la copertina continuò ad illuminare i
suoi grandi occhi mentre un sottile filo di fumo si levava verso
il soffitto. Una voce profonda e calma si sparse nella stanza:
«Quieta il tuo cuore. Stiamo per giungere. Noi siamo ‘umbrae’
e saremo al tuo fianco per portar aiuto e sapienza. Sappiamo
che hai amici coraggiosi, giovani alchimisti dall’animo puro.
Insieme, con la luce che illumina il Bene, sfideremo chi vuol
cancellar l’armonia e la pace».
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- “Pulvis
Umbrae”
Nina rimase con il libro lucente in mano e con il naso
all’insù cercò di capire se nella stanza ci fosse davvero qualcuno o se la voce fosse un effetto magico. Era una voce antica, che parlava in modo elegante e con un tono assai desueto. Quando sentì un particolare calore alle sue mani, Nina
riguardò il libro e vide che lentamente si stava trasformando:
immerso nel fumo e in una luce azzurrina divenne uno stelo
d’oro lungo circa venti centimetri, con alla base due riccioli
d’argento. Nina, incredula, se lo ritrovò tra le mani, mentre
un scintillio di brillantini blu si spargeva per tutta la Sala del
Doge, prima di lasciarla nuovamente nella penombra. La luce
della sola lampada verde della scrivania rischiarò le altissime
librerie e gli occhi stupefatti della bambina della Sesta Luna.
«Chi sono le Umbrae? E cos’è questo oggetto?» sbiascicò
sconvolta.
Girò e rigirò tra le mani lo stelo d’oro con i riccioli senza capire a cosa servisse. Si sentiva spaesata: in poco più di un’ora
erano accaduti troppi eventi misteriosi. Tenace, orgogliosa e
con la rabbia che le rodeva l’anima, decise di cercare il libro
che potesse spiegarle il significato di quella strana parola,
“umbrae”. Magari avrebbe trovato anche un disegno che le
chiarisse l’uso dell’oggetto misterioso.
«Ci vorrebbe Fiore, lei sa sempre trovare la giusta soluzione. Mi sa che ‘umbrae’ è latino… e io non lo conosco molto
bene. Ma lo stelo con i riccioli proprio non so a cosa serva…»
mormorò confusa.
Guardò con voracità le migliaia di volumi che riempivano
le pareti e ricordò che nel secondo scaffale il nonno teneva
alcuni dizionari. E infatti… ecco quello di latino; sfogliandolo
potè finalmente capire:
«Fantasmi!» esclamò spaventata. «‘Umbrae’ significa proprio fantasmi! Ma allora…»
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NINA e il Numero Aureo
Nina ripose il dizionario e rimase immobile: la voce proveniente dal libro azzurro annunciava l’arrivo di due spettri!
«Il nonno mi ha detto che Jolia e Filo Morgante arrivano
stasera e dunque… saranno loro i due fantasmi?» si chiese
perplessa.
Seduta accanto alla scrivania, rimase a fissare l’oggetto
sconosciuto.
«Certo! Nel libro degli Alchidisegni che mi diede quel traditore di José troverò la soluzione» esclamò ripensando all’insegnante spagnolo, che aveva preferito la magia oscura di
Karkon alla saggezza dell’Alchimia della Luce. «La tua morte
mi ha lacerato il cuore. Mi spiace averti perso… potevi essere
ancora accanto a me» mormorò ripensando all’atroce fine di
José. La rabbia però prese il sopravvento.
Nina non poteva pensare al passato. Ora voleva assolutamente capire cosa stava accadendo e soprattutto a cosa
servisse quell’oggetto con i riccioli d’argento. «Sì, sì, nel libro degli Alchidisegni troverò la risposta alla mia domanda»
ripeté convinta.
La felice intuizione non bastò a rasserenarla: il palmo della
mano destra era sempre rosa, la stella sbiadita annunciava
davvero un cambio del destino. L’Alchimia della Luce era di
nuovo in pericolo e mai come in quel momento sentì di onorare il Giuramento imposto da Eterea. Si ricordava molto bene il
punto 9: ‘Lottare sempre contro il male e l’Alchimia del Buio’.
“Gli alchimisti di Xorax sono tutti buoni e saggi. Filo Morgante e Jolia vengono per aiutarmi. Il fatto che siano fantasmi
non significa che sono cattivi e certo il nonno non mi manderebbe mai esseri malvagi!” pensò, mentre le si socchiudevano
gli occhi per la stanchezza.
Cercava con tutte le forze di ricordare chi fossero quei due
nomi, ma l’unica cosa che le venne in mente fu l’Alma Magna,
CAP . 1
- “Pulvis
Umbrae”
la voluminosa enciclopedia di Xorax, dove erano citati tutti gli
alchimisti che nei secoli avevano portato il Bene sulla Terra.
«Sì, adesso rammento» sussurrò alzandosi in piedi e impugnando il Taldom. «Nell’Alma Magna sono citate anche le vite
e le avventure di Filo Morgante e Jolia. Ne sono sicurissima!
Però esiste solo una copia dell’enciclopedia e si trova nel Mirabilis Fantasio, dove io non posso entrare! Solo gli alchimisti
che hanno abbandonato la vita qui su la Terra hanno accesso
a quel meraviglioso palazzo di luce!»
Disorientata, ma con il coraggio che le esplodeva nel cuore, la bambina della Sesta Luna non aveva intenzione di arrendersi alla minaccia del Male e capì che bisognava aspettare l’arrivo dei due fantasmi per sapere cosa stava davvero
accadendo. La risata satanica che l’aveva svegliata e la lettera
del nonno dovevano pur avere una spiegazione! Era pronta a
entrare nel laboratorio per prendere il libro degli Alchidisegni
e cercare l’uso dello stelo con i riccioli d’argento, quando si
accorse che qualcuno aveva acceso la luce del grande lampadario dell’ingresso. Mise nella tasca dei pantaloni lo strano
oggetto, controllò di avere anche la sfera di cristallo e tenne
in mano solo il Taldom. Uscì dalla Sala del Doge e vide Ljuba
con i bigodini in testa, avvolta nella sua vestaglia giallina.
«Moja djevocka, mia cara ragazza, che fai alzata a quest’ora? Sono appena le sei del mattino!» esordì la dolce Meringa
sbadigliando.
Nina sorrise e per non turbarla disse: «Ho voglia di un
latte caldo».
La tata russa scosse la testa facendo dondolare i bigodini:
«Te lo preparo subito. D’altra parte ho un bel da fare in cucina
oggi, ci sono una ventina di pentole in rame da lucidare, per
questo mi sono svegliata all’alba. Ricordi vero che giorno è
oggi?» e così dicendo se ne andò ciabattando verso i fornelli.
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NINA e il Numero Aureo
«Oggi? È il 16 settembre… e allora?» domandò curiosa.
«È l’anniversario di matrimonio dei tuoi genitori. Vera e
Giacomo si sono sposati 13 anni fa! E io voglio preparare un
pranzo con i fiocchi!» la voce squillante di Meringa echeggiò
per tutta la casa.
«Per tutte le cioccolate del mondo! Anniversario? Non me
lo ricordavo affatto!» Nina fu presa alla sprovvista.
Dalla scala a chiocciola scesero abbaiando e miagolando
Adone e Platone, già pronti per una succulenta colazione. Il
baccano provocato dai due animali svegliò anche i genitori
di Nina, che uscirono dalla camera da letto e si affacciarono
sulla scala. «Che succede?» chiese Giacomo stropicciandosi
gli occhi.
«Nulla babbo, io e Ljuba andiamo in cucina. Abbiamo molto da fare e voi sapete benissimo perché… Tornate a dormire» rispose sorridendo la ragazzina.
«Mia cara, ma ti sei alzata per questo?» chiese Vera, intenerita dal comportamento della figlia.
«Certo! È il vostro anniversario di matrimonio! Ve lo siete dimenticati?» ripeté Nina che non voleva deludere i suoi
genitori.
Giacomo e Vera si abbracciarono emozionati: «Abbiamo
proprio una cucciola affettuosa».
Lo squillo del campanello rimbombò d’improvviso.
«Chi sarà a quest’ora?» Nina corse ad aprire. Pensò potessero essere Morgante e Jolia, anche se il nonno aveva scritto
che sarebbero arrivati in serata. Infatti era il postino, anche
lui assonnato: «Telegramma urgente Per i signori Vera e Giacomo De Nobili».
Nina vide dal timbro che arrivava dalla Spagna, precisamente da Madrid:
«È per voi, sicuramente è di zia Andora e zia Carmen»
CAP . 1
- “Pulvis
Umbrae”
g­ ridò ai genitori, che scesero le scale in fretta, temendo brutte
notizie.
«Lo leggo io?» si offrì la bambina della Sesta Luna, che
fremeva per conoscere il contenuto di quel telegramma mattutino.
«No, meglio di no. Ci penso io» rispose Giacomo prendendoglielo dalle mani.
Il volto di Vera si fece scuro, ma quando vide gli occhi di
Giacomo illuminarsi di una luce gioiosa si quietò.
«Crociera!» esclamò il padre di Nina.
«Ma cosa dici?» disse allibita la moglie.
Giacomo mostrò il telegramma:
tica
i per fantas
Due bigliett
aggi
Agenzia di vi
crociera all’
STOP!
di Venezia.
“Marco Polo”
. STOP!
anniversario
Festeggiate
to. STOP!
canza merita
Un mese di va
ario. STOP!
Buon annivers
zia Andora
Zia Carmen e
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NINA e il Numero Aureo
«Che magnifico regalo!» esultò Nina.
Vera rimase a bocca aperta: «Una crociera tutta per noi?
Ma… è pazzesco!».
«Sì, è la prima volta che ci possiamo concedere un viaggio così lungo. Un mese di vacanza!» aggiunse Giacomo con
euforia.
Ma Vera guardò subito Nina: «No… no… un mese lontani
da te! Ti avevamo promesso che non saremmo più andati via
lasciandoti sola. Siamo stati a Mosca per troppo tempo e…».
La ragazzina abbassò lo sguardo: «Quando eravate a Mosca, a lavorare al Ferk, sapevo che mi eravate vicini lo stesso.
Io sono felice per voi. Vi meritate un periodo di relax. Non
potete certo rinunciare ad un’occasione del genere! E poi è
brutto se rifiutate il regalo delle zie. Vi pare?».
Giacomo s’incupì: «Ma non è giusto lasciarti qui, anche se
non dovrebbero più esserci pericoli. Vero?».
Nina si morse le labbra: non poteva svelare i suoi timori.
Raccontare che aveva sentito una risata satanica e che le
aveva ricordato il maledetto Karkon significava far rimanere
a casa i suoi genitori e mandare all’aria la bella crociera.
«Sì… sì, sono tranquillissima. Adesso è tutto calmo. Con
i miei amici dobbiamo portare a termine un sacco di lavori:
Palazzo Ca’ D’Oro, la sistemazione dell’Isola Clemente… Credetemi, potete partire senza angosciarvi. Io starò benissimo
con Ljuba» rispose abbracciando la mamma.
Vera si accorse che dalla tasca del pigiama della figlia
spuntava un ricciolo d’argento: «Cos’è?» chiese sospettosa.
Nina si tese come una corda di violino e, mostrando il
Taldom, rispose con fermezza: «Che domande fai, mamma!
Sai bene che uso oggetti particolari. E non posso svelare
nulla… Lo sapete tutti e due. Anche voi avete dei segreti:
le ricerche sulla vita extraterrestre che facevate al Ferk, per
CAP . 1
- “Pulvis
Umbrae”
esempio. Vi prego, non chiedetemi niente, abbiate fiducia
in me».
Giacomo diventò serissimo e, accarezzando i capelli della
figlia, disse: «Certo, capiamo. Così come tuo nonno manteneva i suoi misteri, tu fai lo stesso. Ma sei ancora una bambina.
Hai appena 11 anni e…».
Nina indietreggiò: «Non fatemi questo. Vi prego. Non posso davvero parlare di certe cose. È per il bene di tutti. Non
angustiatevi. Sono serena» e spingendo dentro la tasca il ricciolo d’argento se ne andò in cucina da Ljuba.
I genitori si guardarono preoccupati: partire significava
lasciare Nina in balia di chissà quali eventi.
«Caro, dobbiamo rinunciare alla vacanza. Telefonerò alle
zie e le ringrazierò spiegando i motivi del nostro rifiuto» Vera
parlò con tristezza.
Giacomo si chiuse la cintura della vestaglia e prendendo
le mani della moglie scosse la testa: «Hai ragione, anche se
dobbiamo renderci conto che nostra figlia è come tuo padre.
Per la tutta la vita ci troveremo davanti a scelte difficili. O
vuoi forse impedire a Nina di proseguire nel suo cammino?».
Gli occhi di Vera si riempirono di lacrime: «Sì, sì, capisco.
Però non riesco a lasciarla sola ancora una volta. Lo è stata
per tanti anni e ora che siamo finalmente riuniti voglio vederla
ogni minuto e starle vicino».
«Nostra figlia è più forte di quanto pensiamo. E lo ha dimostrato tantissime volte» cercò di persuaderla Giacomo, con
un bacio. Insieme andarono a sedersi nelle comode poltrone
della Sala degli Aranci, la preferita della principessa spagnola
Espasia, compianta sorella di Carmen e Andora nonché nonna
adorata di Nina.
Un leggero profumo di violetta emanato da tessuti e arazzi
accolse il loro ingresso. Vera guardò il quadro che ritraeva
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NINA e il Numero Aureo
sua madre: «Era bellissima e Nina le assomiglia molto. Ha
ereditato il suo fascino spagnolo e la saggezza russa di mio
padre Misha. È giusto che segua il destino e spero che abbia
una vita luminosa» disse asciugandosi le lacrime.
Ljuba arrivò con un vassoio colmo di biscotti e caffè: «Colazione pronta per gli sposi in festa!».
Dietro di lei Nina portava una grande torta di crema e mele: «Iniziamo la mattinata con dolcezza. Voglio vedervi felici.
È il vostro anniversario!».
Vera e Giacomo si quietarono nel vederla così allegra e cacciarono i mille dubbi che agitavano i loro cuori. Nina recitava
benissimo la parte della ragazzina spensierata, ma dentro di
lei si muovevano venti e fulmini.
Presto sarebbe tornata nel suo laboratorio alchemico per
scoprire la natura di quell’oggetto con i riccioli d’argento. Se
da un lato era dispiaciuta per la partenza dei suoi genitori,
dall’altro nulla le avrebbe impedito di colpire ancora il Male
che si stava svelando in tutto il suo mistero.
Alle 8 in punto i genitori erano già pronti per andare all’Agenzia di viaggio “Marco Polo” e ritirare i biglietti. Prima di
uscire, Vera volle telefonare alle zie a Madrid, le quali, nonostante l’insistenza, non svelarono la meta della crociera.
«È una sorpresa! Visiterete posti incantevoli» cinguettò
Carmen con la sua solita allegria.
Anche Andora non spiegò alcun dettaglio della vacanza,
ma chiese di parlare con Nina.
«Mia muñeca, non combinare guai e stai attenta. E magari io e Carmen potremmo decidere di farti un’improvvisata!
Così in assenza dei tuoi genitori ti consoleresti almeno con
i nostri manicaretti spagnoli» disse la zia, che tanto aveva
sofferto a causa di Karkon e della sua copia, il clone Andora.
CAP . 1
- “Pulvis
Umbrae”
Quella storia era oramai sepolta e nella memoria della zia
c’era spazio solo a nuovi ricordi.
«Non farò nulla di male. E smettetela di preoccuparvi per
me. Sto bene e non sarò sola. C’è Ljuba e i miei amici sapranno coccolarmi. Capito?» rispose Nina in tono scherzoso, ma
con risolutezza.
I genitori, terminata la telefonata, uscirono dicendo che
sarebbero rientrati entro mezzogiorno.
Nina si vestì in un baleno, infilò una t-shirt arancione e la
sua salopette preferita dalle mille tasche. Seguita da Adone e
Platone, schizzò nel laboratorio lasciando Meringa indaffarata
tra piatti e pentole.
Appena fu davanti al tavolo degli esperimenti appoggiò lo
stelo d’oro con i riccioli d’argento e, preso dagli scaffali il libro
Alchidisegni, lo sfogliò con calma.
Sallia Nana zampettò verso di lei: «Allora, che fai? Cos’é
questo oggetto?» chiese sempre più curiosa.
«Ancora non lo so. Ora stai buona, devo concentrarmi»
rispose chinando la testa sul libro. «Dunque, a pagina 20 c’è
la figura di un bastone con teste di drago, invece a pagina 50
ci sono una sfilza di formule con piccoli disegni di ciondoli e
anelli, ma… ecco, a pagina 123 c’è un disegno che assomiglia
molto a questo oggetto» borbottò concentrata.
La figura era tracciata a china color seppia e di fianco una
sola parola era scritta con l’alfabeto della Sesta Luna:
Nina riguardò l’oggetto e il disegno mentre Sallia Nana si
avvicinava zampettando: «Cosa stai guardando?» chiese la
ciotola.
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NINA e il Numero Aureo
Nina le diede una carezza, non rispose e decise di interpellare il Systema Magicum Universi.
Pose la mano con la stella sul foglio liquido e fece la sua
domanda: «Libro, cosa significa Clavis Musivum?».
Un piccolo fulmine scaturì dalla pagina acquosa colpendo
il soffitto e rimbalzando sull’orologio che segnava le 8, 10
minuti e 6 secondi. Il Libro diede la sua secca risposta:
È nel lontano passato
il suo significato.
Solo Eterea può spiegare
il segreto da svelare.
Ma una cosa ti consiglio:
immergi l’oggetto nel Bomiglio.
«Bomiglio? E cos’è?» chiese sorpresa.
Il Systema Magicum Universi subito intervenne:
Un tubo troverai tra le ampolle
di vetro, leggero e molle.
Quello è il Bomiglio,
di color vermiglio.
Maneggialo con cura
altrimenti la magia non dura
Versa otto gocce di Spatrachina
e due granelli di Ropina.
A quel punto immergi l’oggetto
e solo allora sarà perfetto.
Eterea poi ti dirà
tutta la sacra verità.
CAP . 1
- “Pulvis
Umbrae”
Il Libro si chiuse e Nina rimase a rimirare l’oggetto, provando a immaginare a cosa servisse e come mai fosse così
misterioso il suo uso.
Sallia Nana indietreggiò per paura che fosse pericoloso e,
intimorita, rimase accanto a una candela spenta. La bambina
della Sesta Luna guardò le mensole e, tra alambicchi e ampolle, effettivamente trovò un tubicino di vetro rosso vermiglio
con una sola estremità aperta: era il Bomiglio. Appena lo afferrò si rese conto che era molle, si storceva e si piegava solo
sfiorandolo. In qualche modo riuscì a tenerlo diritto e con
destrezza prese la bottiglietta di Spatrachina, un liquido verdastro composto da rame sciolto e saliva di rospo. Ne versò subito otto gocce e il tubo diventò più solido e il vetro vermiglio
apparve rigido. A quel punto aprì la scatola ovale contenente
i granelli gialli di Ropina, un vero concentrato di zolfo.
«Ne metto solo due» disse con estrema attenzione.
I granelli si sciolsero come zucchero e il liquido diventò di
un colore tra il rosso e l’arancio.
Nina afferrò lo stelo e lo immerse nel tubo di vetro colmo
di Spatrachina e Ropina.
“Ecco fatto! Ora la Clavis Musivum è dentro il Bomiglio!”
pensò soddisfatta.
Ma l’oggetto non subì nessun cambiamento, tant’è che Nina pensò di aver sbagliato le dosi della formula. Eppure aveva
seguito alla perfezione le indicazioni del Libro!
Il trillo del cellulare la distrasse.
«Pronto, Nina, sei sveglia?» la voce squillante di Cesco
quasi l’assordò.
«Sono sveglia dalle 3! È successo qualcosa di grave. Avvisa
anche Fiore, Dodo e Roxy. Venite da me, sono nel laboratorio
alchemico» rispose serissima e chiuse la comunicazione senza
lasciare il tempo a Cesco di dire altro.
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NINA e il Numero Aureo
Si sedette sullo sgabello fissando lo strano oggetto che
luccicava nella sostanza rossastra. Ricordò la risata satanica
e la minaccia che annunciava l’onda nera del Male. Si mordicchiò le labbra: “Karkon non può tornare! Eterea mi spiegherà
cosa sta accadendo”.
Sallia Nana si fece risentire: «Non essere triste. Ora arriveranno i tuoi amici e vedrai che tutto si sistemerà. Mi prometti
una cosa?».
«Dimmi» Nina allungò la mano destra e accarezzò la piccola ciotola affettuosa.
«Giura che mi proteggerai sempre» disse Sallia Nana dondolando sulle zampette.
«Certo. Sempre. Come potrei stare senza di te?» la confortò la bambina della Sesta Luna accennando un sorriso.
La ciotola si diede una scossa come per farsi coraggio:
«Sai… quell’oggetto strano che hai messo dentro il tubo di
vetro non l’ho mai visto prima, però il suo nome, Clavis Musivum, mi dice qualcosa…».
Nina alzò la testa sbigottita: «In che senso? E da chi l’hai
sentito?».
«Non vorrei sbagliare ma una volta ho sentito il grande
serpente parlare proprio di Clavis Musivum con il Conte Karkon Ca’ D’Oro».
Nina era sconvolta:
«Vuoi dire che Loris Sibilo Loredan, il precedente sindaco
di Venezia, quel farabutto che si trasformava in Serpente Piumato conosceva questo oggetto?» domandò avvicinandosi alla
ciotola, che timidamente dondolò ancora una volta.
«Sì… eravamo nell’Isola Clemente, nella casa di onice nera, e Sibilo Loredan parlava con il Conte, ma non ricordo
altro» la vocina di Sallia si fece sottile.
Nina si alzò dallo sgabello, il solo pensiero del defunto
CAP . 1
- “Pulvis
Umbrae”
e malefico ex sindaco di Venezia, il Serpente Piumato amico indefesso di Karkon, la fece rabbrividire. Se la ciotola
diceva la verità allora lo stelo d’oro aveva a che fare con il
Conte! Eppure negli Appunti di Karkon Ca’ D’Oro non ce
n’era traccia, nemmeno il nome! Improvvisamente sentì
bussare alla porta. In fretta incastrò la sfera nella conca
e aprì.
«Che c’è di tanto urgente?» Cesco entrò spavaldamente
seguito da Roxy, Fiore e Dodo. I ragazzini avevano i vestiti
bagnati dalla pioggia che scendeva ancora copiosa.
Nina aprì la mano destra e la mostrò: «È rosa, vedete?
La mia stella è rosa e non rossa! Anche se non è diventata
nera vuole dire che sta accadendo qualcosa di gravissimo. Il
Male è tornato tra noi. Credetemi!» spiegò con voce spezzata
dall’emozione.
Tutti la guardavano allibiti, ma nessuno ebbe il coraggio
di parlare.
«Se vi dicessi che la Sesta Luna è nuovamente in pericolo come reagireste?» continuò guardando dritto negli occhi
Cesco.
«Ancora?» esclamarono increduli in coro gli altri, appoggiati al tavolo degli esperimenti.
Fiore mise l’ombrello a cuori rossi accanto alla piramide
Dragon e attese di sapere la verità, mentre Dodo stringeva il
suo Taldom pregando che non accadesse nulla, Roxy masticava un chewing-gum nervosamente e Cesco si lamentava del
temporale, asciugandosi gli occhiali con un lembo della felpa.
Nina tirò un sospiro e raccontò cosa era successo durante
la notte e della sua paura che Karkon fosse in qualche modo
ancora vivo e attivo.
«Karkon! Il Conte è tornato?» gridarono allarmati i quattro
giovani alchimisti.
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NINA e il Numero Aureo
«Non ne sono sicura, ma lasciate che vi spieghi» continuò
Nina accarezzando Platone. Al gatto si arricciarono i baffi al
solo sentire il nome del mago del Male!
Quando la bambina della Sesta Luna annunciò l’arrivo di
Filo Morgante e Jolia, Fiore strabuzzò gli occhi: «Due fantasmi
alchimisti? E vengono da Xorax?».
«Esatto, ed è un fatto straordinario perché nessuno degli alchimisti della Sesta Luna può più tornare sulla Terra.
Quando muoiono gridano la Frase Finale, diventano di luce
e si trasferiscono su Xorax. Per sempre» Nina era davvero
preoccupata.
«Non sapevo che potessero diventare fantasmi!» aggiunse
Roxy, con una strana espressione sul volto.
«Già, nemmeno io. Mio nonno non ha spiegato molto nella
lettera. Sta di fatto che verranno qui» sottolineò Nina.
«E che vengono a fare?» esclamò Cesco.
«Spero che ci aiuteranno. Ma di loro so ben poco. Inoltre
dobbiamo scoprire a cosa serve questo!» Nina mostrò lo stelo
nel tubo di vetro colmo di liquido aranciato.
«Si chiama Clavis Musivum. L’ho immerso nel Bomiglio
e…» Nina fu interrotta bruscamente da Roxy, che si tolse
l’impermeabile e mise le mani ai fianchi.
«Nessun problema. Scopriremo a cosa serve e risolveremo
tutto come sempre. Ora anche noi abbiamo il Taldom Lux.
Siamo alchimisti e non ci fa paura affrontare nuovamente
l’oscura Alchimia del Buio» precisò l’amica.
Spavalda, coraggiosa e peperina, l’amica dai riccioli biondi
sembrava non aver alcun timore.
Chi invece iniziò a tremare fu Dodo: «Ve…ve…veramente
io ho pa..pa…pa..ura anche se ho il Tal..dom» farfugliò finendo a pochi centimetri dal pentolone che bolliva.
«Non fare il fifone! I fantasmi ci fanno un baffo!» esclamò
CAP . 1
- “Pulvis
Umbrae”
Cesco, che voleva fare il super coraggioso anche se in fondo
aveva anche lui un po’ di paura.
«Clavis Musivum…» ripeté Fiore facendosi pensierosa
«ma… significa Chiave del Mosaico. È latino!».
«Ecco, brava! Così come è latino ‘umbrae’! Fantasmi! Era
scritto nel biglietto fuoriuscito dal libro di luce azzurra» esordì Nina.
Cesco si grattò in testa: «Dunque, facciamo un po’ d’ordine: tu sei stata svegliata da una risata satanica che ti ricorda
quella di Karkon» cominciò indicando Nina. «Poi hai ricevuto
la lettera del professor Misha, il messaggio dei due alchimisti
fantasmi, e infine è spuntata la Chiave del Mosaico. Non ci
capisco nulla… bisogna contattare subito Eterea. È impossibile che Karkon e i suoi seguaci siano ancora in grado di
nuocere!».
«Impossibile!» ripeterono tutti e cinque.
Dal fondo del tavolo si levò una vocina: «No… non è impossibile. Anche il Systema Magicum Universi ha detto che il
Male è tornato» precisò la timida Sallia Nana. Platone miagolò
rizzando il pelo e Adone ringhiò come se avesse visto il diavolo!
Solo la Grande Madre Alchimista avrebbe potuto sciogliere ogni nodo e ogni dubbio. Nina concordava con Cesco, ma
per poter chiamare Eterea era necessario che l’importante
riunione in corso al Mirabilis Fantasio terminasse.
«Sallia Nana dice di aver già sentito parlare di quest’oggetto. E indovinate da chi?» Nina storse la bocca in una smorfia
di disgusto.
«Karkon?» provò Cesco.
«Sì. Da Karkon e LSL! Capite? Insomma, qui le cose non
quadrano. Loris Sibilo Loredan è morto sepolto, il Conte e i
suoi adepti sono pietrificati, eppure sembra che l’Alchimia
del Buio sia tornata a torturarci!» la bambina della Sesta Luna
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picchiò un pugno sul tavolo degli esperimenti facendo traballare la povera ciotola parlante.
Dodo alzò timidamente il Taldom: «Scu..scusate ma perché non an..an..andiamo a vedere le sta..sta..tue dei nostri nemici? Solo così ca…ca…capi…remo se Karkon è vi..vi..vivo».
«Bravo Dodo! Hai ragione!» Cesco gli diede una pacca sulla
spalla complimentandosi.
Nina si girò verso il Libro parlante: «Prima devo scoprire
a cosa serve la Chiave del Mosaico. Potrebbe esserci utile».
Roxy si rimise l’impermeabile: «Allora tu resta qui nel laboratorio, mentre io e Fiore andiamo in piazza San Marco a
verificare le condizioni delle statue».
«E noi?» chiesero Cesco e Dodo.
«Credo sia opportuno che andiate a Palazzo Ca’ D’Oro. Se
davvero Karkon, Visciolo, Alvise e Barbessa e la perfida Voce
della Persuasione sono riusciti a liberarsi, forse sono tornati
nel loro rifugio. E dato che state restaurando il palazzo potete aver maggior occhio per notare se è cambiato qualcosa
da ieri».
Nina annuì e indicò la bacinella colma di Crocotio Particularis perché i due ragazzi la portassero a palazzo: serviva ad
aggiustare i mattoni sgretolati. Cesco e Dodo la coprirono con
del nylon cercando di non rovesciare la preziosa sostanza alchemica. Roxy aveva avuto un’ottima idea e tutti erano pronti ad affrontare qualsiasi evenienza malefica: «State attenti.
Usate il Taldom in caso di necessità. Non possiamo allarmare
i veneziani con magie e lotte alchemiche. La prudenza è importante» raccomandò Nina seria.
I quattro amici fecero per uscire. Solo Cesco si rivolse verso
Nina, che stava per interpellare il Systema Magicum Universi:
«Ce la faremo anche questa volta» le disse. «Non voglio che tu
corra dei rischi» e terminò lanciandole uno sguardo dolcissimo.
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- “Pulvis
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La bambina della Sesta Luna si girò di spalle e sul suo volto
apparve un rossore: «Anch’io ci tengo a te. Lo sai».
Cesco le accarezzò i capelli: «Ti voglio bene, io ti…» non
riuscì a dire altro, tossì e, tenendo la bacinella di Crocotio
Particularis, se ne andò con il cuore che batteva come un
tamburo.
La pioggia cadeva copiosa e i quattro giovani alchimisti
attraversarono il parco di Villa Espasia tra raffiche di vento
e polvere. Uscirono dal cancello, salirono sul piccolo ponte
in ferro che attraversava il canale e raggiunsero Calle della
Croce. Passarono accanto alla fontanella che spuzzava acqua
a scatti. Nessuno di loro si preoccupò per la presenza di due
figure intabarrate, impettite sotto una tettoia, al riparo dalla
pioggia. Una alta e l’altra più bassa, i loro volti erano celati
dai cappucci attaccati ai mantelli inzuppati che li avvolgevano
sino ai piedi. Cesco e Roxy diedero un’occhiata veloce, ma
non si soffermarono a guardare quei due sconosciuti. Troppe
ansie si agitavano nella loro mente: l’idea che il Conte Karkon
fosse tornato offuscava ogni altro pensiero.
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