Diapositiva 1 - Istituto Comprensivo Castiglione 1

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• AUTISMO e A.B.A.
(Analisi del Comportamento Applicata)
• A SCUOLA :Alcune
strategie di intervento

ABA è l’acronimo di Applied Behavior Analysis
(tradotto in italiano con Analisi
Comportamentale Applicata)
 E’
una scienza che si occupa del comportamento
umano attraverso l’ applicazione dei principi
della disciplina fondata da Skinner: l’analisi del
comportamento.
funzione dell’A.B.A. è quella di
descrivere
queste
interazioni,
spiegare
come
avvengono
prevederne le
caratteristiche
e la probabilità
di comparsa
nel futuro
influenzarne
la forma, la
frequenza,la
funzione
L’attenzione dell’ABA è rivolta a tutti i
comportamenti
questo la rende adatta ad essere
applicata a qualsiasi ambito di intervento
e non, come comunemente si pensa, solo all’autismo.
popolarità dell’ABA come intervento per
l’autismo emerge intorno agli anni ’70 con la
pubblicazione dei primi studi che dimostravano la
possibilità di insegnare comportamenti che per i
bambini autistici erano considerati fino a quel
momento “non-insegnabili”.
 La
 Obiettivo:
incrementare repertori comportamentali
socialmente significativi e ridurre quelli
problematici
attraverso
tecniche
validate
scientificamente
Linee guida ministero della salute, 2011 :
“ Tra i programmi intensivi
comportamentali il modello più studiato è
l’analisi comportamentale applicata
(Applied behaviour intervention, ABA): gli
studi sostengono una sua efficacia nel
migliorare le abilità intellettive (QI), il
linguaggio e i comportamenti adattativi nei
bambini con disturbi dello spettro autistico.
Le prove a disposizione, anche se non
definitive, consentono di consigliare
l’utilizzo del modello ABA nel trattamento
dei bambini con disturbi dello spettro
autistico.”
•
•
•
•
•
•
Un insieme di procedure
Una cura
Comportamentismo
Applicabile solo a comportamenti problema
Un intervento che trasforma le persone in
robot o scimmiette
Non si applica solo ai topi
tutto ciò che facciamo o diciamo e che può
essere osservabile e quantificabile.
É importante descrivere esattamente il
comportamento e non usare etichette
riassuntive.
• Fraintendimenti (ognuno ha un suo vocabolario)
…Lucia è agitata…
• Si perdono informazioni preziose (in certi
momenti cambia il comportamento? diminuisce?
aumenta?
..mi sembra migliorato …)
• Si può rischiare di spostare il focus dell'attenzione
dall'osservazione del comportamento al giudizio
sulla persona (è timido, è capriccioso, è cattivo, ...)
Etichette sommarie:
Definizioni Operazionali
Marco non é
socievole.
A ricreazione, Marco
tende a stare da una
parte guardandosi le
mani. Se qualcuno
prova a conversare con
lui, risponde a
monoparole e non
reciproca con una
domanda.
 Paolo
scrive correttamente i verbi in inglese
 Marta è una bimba svogliata
 Luigi è un ragazzo timido
 Veronica corre tutti i giorni per 30 minuti
 Cinzia è simpatica
 Davide è un bimbo distruttivo
 Marco sfarfalla le mani quando è davanti alla
televisione
 Luca è affettuoso con i compagni
DA ETICHETTE … A DEFINIZIONI
OPERAZIONALI
STATO EMOTIVO
COMPORTAMENTO
COMPORTAMENTO
FELICE
SORRIDE
SALTELLA
AFFETTUOSO
PRENDE LA MANO
ARRABBIATO
LANCIA OGGETTI
ABBRACCIA
SI TOGLIE LE SCARPE
Si può dire che l'analisi del comportamento,
applicando il metodo scientifico, rende più
efficaci e più efficienti le pratiche educative
che vengono normalmente utilizzate dagli
adulti per la crescita dei bambini … e di
interazione tra adulti
Gli stessi meccanismi di apprendimento sono
peraltro quelli che, in modo talvolta casuale,
guidano l'interazione di un individuo in tutto
l'arco della sua vita con l'ambiente naturale e
sociale che lo circonda (CONTESTO).
La gran parte di ciò che facciamo e pensiamo è
determinata da avvenimenti e stimoli che hanno
luogo prima (ANTECEDENTI)
e dopo (CONSEGUENZE) il nostro comportamento
Ogni relazione stimolo-organismo ha luogo in un contesto,
che si caratterizza come l’insieme di eventi tipici di
quella particolare situazione.
Il contesto influenza le interazioni modificando la forza, la
valenza e le caratteristiche delle funzioni dello stimolo e
della risposta che sono implicate in quella relazione.
Tenere in considerazione il CONTESTO ci consente di NON
categorizzare gli stimoli con valenza positiva o
negativa,gradevoli o sgradevoli, appetibili o avversivi.
qualsiasi evento può non essere appetibile o avversivo,
ma diventarlo in un determinato contesto.
Supponiamo di fare una doccia con acqua a
temperatura a 28c°...
La valenza di questo stimolo sul nostro organismo, e
quindi la conseguente interazione, sarà ….
positiva o negativa????
 Il
cibo preferito da un soggetto non lo è
certamente quando è sazio o se ha appena
vomitato …
 Una
relazione sociale o affettiva assume valenza e
forza diversa se il soggetto si trova in uno stato di
abbandono ..
 Piange
… si è rotto una gamba
è morto il criceto
Ha vinto alla lotteria
DEFINIZIONI NON OPERAZIONALI
Imparare il concetto di
numero
Prendersi cura della propria
persona
Aumentare
l’attenzione
Aumentare la
consapevolezza
emozionale
DEFINIZIONI OPERAZIONALI
Sapere nominare i numeri dal 1 al
12 scritti su 12 cartoncini
presentati in ordine casuale
-Spazzolarsi i capelli al mattino
- Lavarsi i denti dopo i pasti
- lavarsi le mani dopo le attività
Stare seduto per almeno 10 minuti
, eseguendo le operazioni scritte
sul quaderno
Sapere riconoscere su diverse
fotografie l’emozione di rabbia,
paura, felicità, stupore
Un’etichetta non può essere misurata.
Non misuriamo “l’ansia” la “timidezza”.
Un comportamento si può dire ben descritto se può
essere misurato
La misurazione è il pilastro della filosofia
Evidence based
I parametri più tipici di un comportamento sono:
1. Frequenza
2. Durata
3. Intensità
8
7
6
5
4
3
2
1
0
Topografia di un
comportamento:
forma che il
comportamento
assume
La funzione di un
comportamento:
la
relazione che esiste tra il
comportamento e
le conseguenze
ambientali che
produce.
Comportamenti possono essere
topograficamente identici ma avere funzioni
diverse, o essere topograficamente diversi
ed avere la stessa funzione
 Stessa
forma
diversa funzione
 Stessa
funzione
diversa topografia
Vuole che la
Fuga
maestra
si
sieda vicino
Tirarsi i capelli
Non
vuole
fare
lezione
Vuole che
l’insegnan
te si sieda
vicino
Vuole la
merenda
Buttarsi a
terra
strillare
Mordere
24
Diversa FORMA
ANTECEDENTE
Durante la
spiegazione in
classe
In sezione
l’educatore segue
un bambino mentre
fa un lavoro
COMPORTAMENTO
Luca si butta per
terra
CONSEGUENZA
L’insegnante si interrompe e lo
fa sedere
Luca si morde una
mano
L’ educatore dice” aspetta, ora
arrivo”
A ricreazione i
bambini giocano a
palla
Luca si mette a
piangere
I compagni gli chiedono se vuole
giocare
In fila per andare in
mensa
Luca pizzica il
compagno
L’insegnante dice “smettila! Ora
vengo “
Luca non mangia
L’educatore imbocca
anche Luca
A pranzo,
l’educatore sta
imboccando
Marias
… e la
funzione ?
ATTENZIONE
ATTENZIONE
ATTENZIONE
ATTENZIONE
ATTENZIONE
… e la
funzione ?
Stessa FORMA
ANTECEDENTE
COMPORTAMENTO
CONSEGUENZA
Durante la ricreazione,
in classe , da solo..
Luca si morde una
mano
La maestra lo chiama ripetutamente
…. lui continua
Durante un compito in
classe
Luca si morde una
mano
L’insegnante : “Luca, cosa vuoi? “
A ricreazione dei
bambini mangiano le
patatine
Luca si morde una
mano
I compagni gli offrono una patatina
In classe :” Luca prendi
il quaderno”
Luca si morde una
mano
L’educatrice lascia stare il compito e
propone un gioco
A pranzo,
Si distribuisce il dolce
Luca si morde una
mano
L’educatore salta la coda dei bambini e
gli dà subito la torta
autostimolazione
attenzione
Accesso al
tangibile
Evitamento, fuga
Accesso al
tangibile
La funzione di un comportamento è
sempre legittima
Non sempre lo è il comportamento
Il comportamento che noi chiamiamo
“problema” è la strategia migliore che
il
soggetto ha elaborato per affrontare
una data situazione
 Ognuno
di noi mantiene o perde comportamenti
nella misura in cui questi sono percepiti come
FUNZIONALI O NON FUNZIONALI
 In
questo processo di mantenimento o perdita di
un comportamento un importante ruolo è
costituito dalla
STORIA di quel COMPORTAMENTO
Un comportamento si mantiene dalle conseguenze
ambientali che incontra
LE FUNZIONI DEL
COMPORTAMENTO:
Accesso tangibile
 Fuga, Evitamento
 Attenzione
 Autostimolazione

ANTECEDENTE
A
COMPORTAMENTO
B
CONSEGUENZA
C
A: i genitori stanno parlando tra di loro
B: Marco inizia a urlare
C: i genitori smettono di parlare e la mamma si
avvicina a Marco per calmarlo
Gli antecedenti ci permettono di sapere quando e
quale tipo di comportamento verrà emesso,
quindi cambiando l’antecedente possiamo
cambiare il comportamento
A- l’insegnante dice “ prendi la penna”
B- il bambino si butta per terra
C- la maestra prende un gioco
Si definiscono in base all’effetto che hanno sul
comportamento e non a priori.
Rinforzo: un evento che segue il comportamento e
incrementa la probabilità che si ripeta in circostanze
simili
Punizione: un evento che segue il comportamento e
diminuisce la possibilità che si ripeta.
SI RINFORZA O PUNISCE IL COMPORTAMENTO
E NON IL SOGGETTO.
 Il
termine punizione NON è NEGATIVO, non
ha una connotazione etica o morale
 Punizione
NON va confusa con “violenza”!
 Pur
essendo contrari alle pene corporali si
può applicare una punizione.
 La
punizione insegna a una persona cosa NON
fare, non che cosa fare …
 L’uso
della punizione può elicitare
aggressività
 Persone e stimoli associati alla punizione
possono anch’essi diventare stimoli punitivi
condizionali che evocheranno in seguito
risposte di fuga o evitamento
 L’uso della punizione NON insegna nessun
comportamento nuovo o alternativo a quello
punito
 L’individuo potrebbe copiare il
comportamento punitivo
 L’effetto per chi punisce è talmente alto che
potrebbe portare ad un uso eccessivo della
punizione
Qualsiasi EVENTO che avviene subito dopo il
comportamento e che produce un aumento
(nella frequenza, nell’intensità, nella
quantità) nel tempo, del comportamento
stesso.
E’ la conseguenza al comportamento
Le procedure di rinforzamento sono artificiali,
viziano le persone, abituandole a fare
qualcosa solo in cambio di un premio, e
finiscono per trasformare una situazione
didattica in una specie di ricatto cronico
Il rinforzamento
avviene “in natura”
Spesso rinforziamo le persone
in modo inconsapevole
Non possiamo non
rinforzare
I rinforzatori sono infiniti
ottenimento di uno stimolo gradevole
(ricevere attenzione, un oggetto tangibile)
rimozione stimolo avversivo (un compito, una
situazione sgradevole)
- Chiudere la finestra in una giornata fredda
– Sconto
– Togliersi scarpe strette
– Spegnere la musica troppo alta
Vantaggi del rinforzo :
• Viene
utilizzato per AUMENTARE la futura
probabilità di comparsa di un comportamento
•Può essere utilizzato per produrre NUOVI
comportamenti
•Può essere utilizzato per modellare
comportamenti già esistenti ( topografia,
frequenza, durata..)
La maggior parte dei rinforzi può essere
classificata in 5 categorie:
1.
2.
3.
4.
5.
Edibili  alimenti
Dinamici  attività
Manipolativi giochi
Possesso  oggetti
Sociali  approvazione, contatto ecc…
►
È efficace anche se viene utilizzato
inconsapevolmente.
►
Anche il prestare attenzione durante un
comportamento è un rinforzo .
►
Molti comportamenti indesiderati sono dovuti
all’attenzione sociale che suscitano da parte di
familiari, insegnanti ed operatori.
Valutazione delle preferenze
Pairing
Il controllo educativo
Comunicazione
.. I RINFORZI VANNO PIANIFICATI !!
•Per tutti i tipi di rinforzi ci deve essere un
bilanciamento tra lo sforzo richiesto e il rinforzo che
segue (costo della risposta)
• E’ consigliato diversificare i rinforzi in base a quello
che chiediamo di fare:
Rinforzo molto grosso per un esercizio o un’attività
che per il bambino risulta essere molto impegnativa.
Come stabilire quali possono
essere i rinforzi per un bambino?
 Domandare



a lui, ai familiari, insegnanti …
Osservare il bambino
Provare rinforzi nuovi e individuare quelli
che hanno ottenuto maggiore successo
Utilizzare strumenti strutturati
Valutazione delle preferenze
Pairing
Il controllo educativo
Comunicazione
Associazione di uno stimolo neutro con un
rinforzatore
Attraverso questa associazione lo stimolo neutro
acquisirà le caratteristiche rinforzanti.
Lo stimolo neutro può essere
Quando un bambino vede costantemente le persone
abbinate alla consegna di rinforzi, le persone stesse
divengono rinforzanti per il bambino
il bambino inizierà a ricercare la persona e non
soltanto il rinforzo che consegna
Valutazione delle preferenze
Pairing
Il controllo educativo (Accettazione NO,
Transizioni,Riconsegna rinforzatore,
Aspettare)
Comunicazione
 Rispondere
adeguatamente alle istruzioni
“siediti seduto” e “vai a giocare” o “alzati”
(rispettare i ritmi di lavoro dettati dall’adulto)
 Rimanere
seduto il tempo necessario per
svolgere un’attività
•Prestare attenzione al materiale e
alle attività
•Prestare attenzione alla richiesta
dell’altro
•Rispondere adeguatamente alle
richieste
Valutazione delle preferenze
Pairing
Il controllo educativo
Comunicazione
 Esprimere
i nostri bisogni ed esigenze
 Condividere
 Sviluppare
informazioni
vicinanza sociale al fine di
mantenere le relazioni
 Vocale:
 Non
parlare
vocale: indicare, fare gesti, segni,
scrivere, scambio di immagini
L'intenzione comunicativa è indicativa del
desiderio del bambino di comunicare.
A sua volta, il desiderio di comunicare è legato
inestricabilmente allo sviluppo dei rapporti
sociali, una area di difficoltà significativa per i
bambini autistici.
Poiché questi bambini sono spesso ignari di
questo, o possono essere non interessati ad
altri, il desiderio comunicativo o
l'intenzione sono di frequente assenti.
Non capiscono che possono usare la
comunicazione per ottenere qualcosa, o
convincere qualcuno a fare qualcosa per
loro.
Tentano di ottenere i loro bisogni e desideri da
soli in tutti i modi possibili e possono esibire
frustrazione se non ci riescono.
Esiste una stretta correlazione tra capacità
comunicative ed emissione di comportamenti
problema: individui con ritardi evolutivi
tendono a sviluppare richieste problematiche.
Per prevenire quest’ultime è necessario
insegnare la modalità comunicativa corretta,
sia per soggetti che parlano che no.
Giovanna 20 anni,sa
pronunciare molte
parole, sa dire il suo
nome e fa richieste
ripetitive e
stereotipate sui cani.
E’ a casa con la
mamma, ha sete e
continua a fare versi,
la mamma non la
capisce..
Silvia, 15 mesi,
indica alla mamma
il biberon vuoto sul
tavolo. La mamma
sorridendo lo
riempie d’acqua e
lo consegna a Silvia
che felice beve.
Insegnamo ai bambini a reagire
appropriatamente agli stimoli verbali prodotti
dagli altri (ruolo di listener) ma anche a
comportarsi
verbalmente come speaker, influenzando il
comportamento degli altri ottenendo rinforzi
dall’ambiente.
FARE RICHIESTE: MAND
È
la prima forma di comportamento verbale
acquisita dai bambini
 Permette al bambino di ottenere ciò che
vuole e di farsi capire quando il desiderio è
cambiato
 Insegna un comportamento sostitutivo ai
comportamenti problema
 Le denominazione in bambini con autismo
non si trasforma automaticamente in
richieste
I bambini autistici non sono motivati dagli
elementi che motivano i bambini tipici.
dobbiamo valutare in maniera regolare che cosa
sta motivando al bambino con "le valutazioni di
rinforzo“
CREIAMO OCCASIONI !!!
 Occasioni per chiedere alimenti o gli oggetti;
 Occasioni per fare le scelte fra le alternative;
 Occasioni per protestare le azioni o rifiutare gli
oggetti;
 Occasioni per chiedere di terminare un'attività;
 Occasioni o necessità di chiedere assistenza.
Scegliere il sistema di comunicazione
adeguato alle competenze vocali del
bambino:
Vocale:
quando il bambino ripete le parole
Con segno o con immagini:
quando il
bambino non è in grado di usare il
linguaggio parlato o non è comprensibile
Quando è utile compensare parzialmente o
totalmente gravi difficoltà nell’emissione del
linguaggio parlato?
È
presente linguaggio?
È
comprensibile anche da estranei?
È
presente intenzionalità comunicativa?
 Vengono
utilizzate frasi?
PECS
SEGNI
PAROLA
SCRITTURA
VOCA
Viene dato per aiutare il bambino a rispondere
con successo alla nostra istruzione
Per eseguire correttamente un compito, imparare
regole, autonomie, giochi, seguire un’indicazione
semplice o complessa, in una fase iniziale è
necessario proporre aiuti o stimoli indiziari
supplementari.
Tecnica dell’aiuto :
► all’inizio
per far comprendere la nostra istruzione,
per prevenire l’errore, come correzione di una
risposta errata.
► Il
processo deve essere rapido e veloce affinchè la
frustrazione del bambino sia ridotta.
► L’aiuto
dovrebbe arrivare allo stesso tempo della
nostra istruzione (non far passare più di 3 secondi)
► Se il compito è nuovo, aiutare sempre il bambino
subito dopo aver dato l’istruzione.
► Cercare
► Sfumare
di evitare suggerimenti ed aiuti involontari
l’aiuto in maniera progressiva e graduale
(FADING)

Visivi: Gli aiuti visivi sono tutti strumenti che possono facilitare la
comprensione delle regole,della scansione del tempo, l’utilizzo corretto
degli spazi, l’acquisizione delle autonomie.

Fisici: Perché non venga a mancare la motivazione e l’apprendimento
sia un’esperienza di successo e non di frustrazione, è spesso necessario
iniziare ad insegnare un’attività supportando il bambino con un aiuto
fisico che poi verrà sfumato

Imitativi: Consistono nel modellare la risposta corretta. L’insegnante o
il pari diventa il modello

Gestuali: Gli aiuti gestuali sono per es. l’indicare o guardare in una
certa direzione.

Verbali: Consistono nel suggerire al bambino la risposta esatta in modo
che possa essere ripetuta


Si inizia con il pairing (associazione stimolo-stimolo)
Si parte dalla valutazione delle aree di forza del
bambino

Iniziamo a porre piccole richieste inframmezzate da
attività ludiche più divertenti

Compiti più semplici vengono alternati ad attività
più complesse, aumentando gradatamente il ritmo
del lavoro

Si deve tenere alta la motivazione dello studente

Si deve lavorare in un’atmosfera di successo e di
piacere nel “saper fare” (vincere facile !!)

L’inserimento dei bambini autistici a scuola è molto difficile per le
caratteristiche stesse della patologia: difficoltà sociali, di
comunicazione, disturbi sensoriali, interessi rigidi.

L’interazione sociale nel gruppo per il bambino autistico non è un
comportamento naturale e può essere fonte di disagio espresso con
comportamenti problema e/o atteggiamenti di ritiro.

Chiedere ad un bambino autistico di partecipare alle attività
proposte alla classe senza strutturarle pensando di fare integrazione
è fondamentalmente sbagliato.
L’APPRENDIMENTO DEI BAMBINI
(ipotesi Lovaas)
SVILUPPO TIPICO
AUTISMO
I bambini imparano dal
loro ambiente naturale ogni
giorno, in ogni occasione e
in ogni momento della vita
quotidiana, senza che sia
necessario strutturare le
varie situazioni di
apprendimento.
I bambini imparano poco
o nulla dal loro ambiente
naturale e hanno bisogno
che le situazioni di
apprendimento vengano
strutturate dall’adulto
1. ACCOGLIERE
2. INDIVIDUALIZZARE
3. STRUTTURARE
4. CONDIVIDERE
Significa creare lo spazio mentale, organizzativo e
fisico per conoscersi
Spazio mentale
• essere curiosi di conoscere il bambino con autismo:
le sue modalità originali fuori dalle solite regole
L’autismo va spiegato:
• agli adulti (informazione per tutto il personale della
scuola)
• ai coetanei (rispettare le differenze, capire cosa ci
accomuna)
Individualizzare non coincide con diversificare
• Spesso basta individualizzare strategie, mezzi e
strumenti,per consentire all’alunno di seguire un
percorso identico a quello dei compagni
•Individuare le priorità su cui lavorare
ambiente leggibile e facilitante
 non snaturato, ma “ecologico”: aiutare
soggetto ad affrontare la varietà di situazioni
che la realtà offre

ben strutturato, cioè l’insegnante deve:
– aver ben chiaro obiettivo che persegue
– definire bene modi, tempi, strumenti di
lavoro prima di iniziare
Spazio organizzativo
Importanza di un gruppo di lavoro nella scuola per:
• valutare bisogni del bambino, famiglia e scuola
• condividere con realismo punti di forza e criticità
• costruire e strutturare percorso
Spazio fisico
•
•
•
•
scegliere la classe in cui inserire l’alunno
posizionamento degli arredi
eventuale “spazio neutro”
ambienti non privi né sovraccarichi di stimoli
INSEGNANTE SOSTEGNO
INSEGNANTE GRUPPO CLASSE
ASSISTENTE AD PERSONAM
COLLABORATORI SCOLASTICI
FAMIGLIA
ALTRI BAMBINI
….
• Scegliere pochi obiettivi per ogni area, coerenti tra loro, in
base a:
– livello di sviluppo delle competenze del bambino
– abilità emergenti
– interessi mostrati
– esigenze concrete del contesto di vita
– età (lavorare su competenze utili per stare con i coetanei)
Per ogni obiettivo, non lavorare contemporaneamente su:
• competenza (azioni in sequenza da fare)
• qualità dell’acquisizione (generalizzazione,
contestualizzazione, iniziativa)
 INDIVIDUALIZZATO
dalla valutazione al programma di lavoro
 GLOBALE
considerare tutte le aree di sviluppo
 CONTESTUALE
inserito nel contesto di vita e legato alle
esperienze dei coetanei (es. nella scuola
infanzia)
 CONDIVISO
con la famiglia e le istituzioni educative quindi
trasversale ai vari ambienti di vita.
1. Cose alla sua portata, necessarie, utili
2. Poche cose ma messe in pratica (fattibili)
3. Quando una persona sa fare una cosa, va messa
in condizioni di farla davvero
1.
Aumentare le abilità del
bambino
2. Ridurre/estinguere i
comportamenti problema
Capacità visuo-spaziali;
 Attenzione focalizzata;
 Pensiero “visivo”;
 Memoria meccanica
 Motricità fine e globale;
 Abilità potenziali pre-lettura e lettura;
 Ripetitività, adesione a routines;
 Talenti particolari e circoscritti.

Quali abilità insegnare ?
1. Reciprocità sociale: Interazione (con i coetanei;
con gli insegnanti)
2. Comunicazione(linguaggio, gestualità,
intenzione a comunicare)
3. Gioco : Attività ludico-didattica/apprendimento
4. Autonomie
Collaborazione con l’adulto:
Si lavora per aumentare la collaborazione del bambino
alle richieste dell’insegnante (assessment preferenze –
pairing )
Sguardo:
per aumentare i tempi e la frequenza del contatto
oculare adulto - bambino
Risposta al nome:
insegnare a orientarsi quando si viene chiamati per
nome
Creare occasioni di
interazione
CON
COETANEI
CON
ADULTI
I compagni rappresentano una formidabile
risorsa per la realizzazione di aspetti
fondamentali del progetto educativo,
soprattutto nell’area della socialità e della
comunicazione.
 Permettono inoltre di
generalizzare in contesti naturali
abilità apprese in attività
individualizzate.
 Strategie di base sono il
tutoraggio e
la sensibilizzazione.
il gruppo funziona da regolatore delle
emozioni, dei comportamenti e dello
scambio sociale
 fornisce un insieme di richieste indirette
motivanti per l’alunno

N.B.: è importante rispettare le istanze di ogni
alunno,anche quelle dei compagni che non
riescono ad entrare in contatto con il
bambino autistico
Pianificare i percorsi di integrazione con i
compagni:
creare incontro reale e stabile
 stimolare interessi comuni
 creare momenti di incontro ad hoc con l’alunno,
all’inizio strutturati, poi più spontanei
 calendario di affiancamento, di accoglienza, di
compagnia a ricreazione (rotazione programmata,
all’inizio “artificiosa”, diventa spesso poi naturale)

• stare in sezione
• osservare le attività del gruppo
• eseguire semplici richieste in rapporto 1:1 con
l’insegnante
• accettare la presenza di coetanei osservatori
durante il lavoro con l’insegnante
• partecipare a giochi in rapporto 1:2
• condividere quanto appreso nel gruppo
allargato
• rimanere in classe, valutando la miglior
posizione del banco
• costruire insieme le regole principali dello
stare in classe (strategie visive?)
• solo se necessario, aula di sostegno (che non
diventi pretesto per sfuggire da alcune
attività-persone-situazioni)
• usare giochi di ruolo e simulazioni, teatrini,
storie sociali che aiutano tutti ad apprendere
competenze sociali
• attività cooperative con i compagni
• condivisione di schemi e riassunti
• leadership distribuita su compiti utili a tutti
(gesso, appello, verifiche da distribuire...)
• Lavorare con le storie sociali
• Raccontare storie sociali che prevedono
imprevisti (es. voglio viaggiare in treno, ma il
treno è in ritardo o è stato soppresso...)
Quali abilità insegnare ?
1. Reciprocità sociale : Interazione (con i
coetanei; con gli insegnanti)
2. Comunicazione(linguaggio, gestualità,
intenzione a comunicare)
3. Gioco : Attività ludico-didattica/apprendimento
4. Autonomie
Comunicazione espressiva (speaker)
si lavora per insegnare a fare richieste verbali
corrette, finalizzate a ottenere i giocattoli e le
attività che il bambino preferisce. L’autismo
comporta difficoltà nella capacità di
comunicazione sia espressiva che ricettiva. In
questo caso si cerca di correggere il modo
sbagliato di comunicare , sostituendolo con una
richiesta verbale per ottenere qualcosa.
Listener
importante lavorare su alcune istruzioni, come
“guarda”, “siediti”, “vieni”, aiutando con diverse
tipologie di aiuto(prompt).
Quali abilità insegnare ?
1. Reciprocità sociale : Interazione (con i
coetanei; con gli insegnanti)
2. Comunicazione(linguaggio, gestualità,
intenzione a comunicare)
3. Gioco : Attività ludico-didattica/apprendimento
4. Autonomie
E’ strettamente connesso alle abilità di
reciprocità sociali..
 Da gioco solitario
 A condivisione di materiale e spazio
 Fino a gioco condiviso
Organizzare training specifici sul gioco
Strutturare e semplificare giochi
Allenare
Sperimentarsi con coetanei
Quali abilità insegnare ?
1. Reciprocità sociale : Interazione (con i
coetanei; con gli insegnanti)
2. Comunicazione(linguaggio, gestualità,
intenzione a comunicare)
3. Gioco : Attività ludico-didattica/apprendimento
4. Autonomie
Autonomia personale: apprendimento di abilità di
autonomia tramite la ripetizione delle routine.
La ripetizione quotidiana delle routine principali:
entrata, pranzo, sonno, cambio e uscita danno la
possibilità di interiorizzare i tempi in cui è
organizzata la giornata e di acquisire maggiori
autonomie personali ad esempio: mangiare da
solo, addormentarsi da solo, autoconsolarsi,
iniziare l’uso del vasino, stare per un tempo
prolungato lontano dai genitori.
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