Marinetti a San Sepolcro - Antica Credenza di Sant`Ambrogio

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Marinetti a San Sepolcro
di Paolo Colussi
Manzoniana claustrale e beghinesca è la Piazza di San Sepolcro e i suoi
angoli non commerciali e piuttosto preganti collo scantonare di una tonaca
nera diventano il 23 marzo 1919 bellicosi per gli adolescenti soldatini a fez
nero che vi montano la guardia armati di pugnale
Il salone dell’associazione dei commercianti è burocratico e finanziario con
un neutralismo di stoffe verdoline color di laghi svizzeri o scozzesi e un
annebbiamento di cifre di bilanci dove la praticità ambrosiana si destreggia
senza solennità e alla buona
Con un accavallarsi e pigiarsi di autentici calcari del Carso e del Piave e una
varietà di uniformi sdrucite a gomitate atletiche e zazzere prolungate in fez
convulsi e fiocco nero si entra in circa 200 mal tollerando i simpatizzanti
indecisi anemici delicati schizzinosi che sono fra noi
Filippo Tommaso Marinetti, il poeta fondatore del Futurismo, che aveva
combattuto con Mussolini per l’intervento dell’Italia nella guerra ed aveva
contribuito, dopo la guerra, alla fondazione del gruppo degli Arditi
ospitandoli nella sua casa di corso Venezia, era presente alla famosa
riunione di piazza San Sepolcro durante la quale Mussolini fondò i Fasci di
combattimento, prima espressione politica del Fascismo. La piazza di San
Sepolcro “claustrale e beghinesca”, dominata dall’antica basilica e
dall’Ambrosiana, era turbata quel giorno da un insolito schiamazzare di ex
combattenti che si avviavano verso l’ingresso del palazzo che si trova di
faccia alla chiesa.
Questo palazzo è chiamato la Casa dei Castani dal nome dell’antica
famiglia milanese che l’aveva costruito nel XV secolo. Di quell’antica
costruzione si conserva il portale con due medaglie raffiguranti imperatori
romani sui pennacchi e sull’architrave si può leggere la scritta latina
ELEGANTIAE PUBBLICAE, COMMODITATI PRIVATE e in greco
AGATHE TYCHE (buona ventura). Il resto della facciata è stato rifatto nel
Settecento. All’epoca ospitava l’associazione dei commercianti come
ricorda Marinetti in questa gustosa descrizione della riunione:
Urgendo chiarire per rinvigorire organizzo con Ferruccio Vecchi [fondatore
degli Arditi a Milano] che a lui sia data la presidenza dell’assemblea e
subito all’unanimità egli prende il suo posto di violenza e di ostilità contro
le ovatte diplomatiche le manie oratorie
Furenti quasi tutti rifiutano d’ingoiare l’obbligo di parlare soltanto 5 minuti
Vi rinchiude la sua potente eloquenza meglio degli altri Benito Mussolini
che precisa la necessità di salvare ad ogni costo la grande vittoria di Vittorio
Veneto contro gli alleati sfruttatori e contro i nemici interni non però contro
il popolo che occorre strappare ai suoi cattivi pastori
Nella seduta del mattino inizio una raccolta di denaro per acquistare
indispensabili pistole
...
Nella seduta del pomeriggio perdiamo circa il 30% di intervenuti perché la
disturbante violenza muscolare nostra li allontana e se ne vanno senza
firmare e fra loro alcuni fra i migliori patrioti coraggiosi come De Capitani
D’Arzago
Fra le più diverse e inaspettate riunioni di combattenti mutilati repubblicani
futuristi indipendenti anarcoidi tutti ansiosi di difendere la grande vittoria e
il glorioso esercito italiano e insieme sviluppare coscienti e incoscienti
ambizioni personali di neo-oratori e neo-uomini politici (da La grande
Milano tradizionale e futurista, in F. T. Marinetti, Opere, Milano,
Mondadori 1969, vol. IV, pp. 164-65)
Il tono di Marinetti ci avverte che c’era una certa incompatibilità tra l’ala
rivoluzionaria del movimento e quella più moderata che nel pomeriggio
preferì non partecipare più ai lavori. Il discorso di Mussolini, pubblicato il
giorno successivo dal “Popolo d’Italia”, fu davvero breve e probabilmente
non durò molto più dei cinque minuti concessi ad ogni altro oratore. La
“potente eloquenza” del futuro Duce piacque al poeta per la sua concisione
ed anche perché vi ricorrevano spesso termini cari ai futuristi: azione,
velocità, dinamismo, simultaneità. Disse, per esempio, “combatteremo il
retrogradismo tecnico e spirituale”; “noi conosciamo soltanto la dittatura
della volontà e dell’intelligenza”.
Particolarmente futurista è la conclusione del breve discorso:
“Posta questa bussola al nostro viaggio, la nostra attività dovrà darci
subito la creazione dei Fasci di combattimento. Domani indirizzeremo la
nostra azione simultaneamente in tutti i centri d’Italia. Non siamo degli
statici; siamo dei dinamici e vogliamo prendere il nostro posto che deve
essere sempre all’avanguardia.”
La riunione in seguito fu celebrata in mille modi, ed essere un
“Sansepolcrista” era un segno di grande prestigio durante il regime fascista.
L’intero isolato venne ristrutturato salvando però lo storico palazzo
occupato durante il Ventennio dalla Federazione fascista. Sulla piazza
ancora oggi “claustrale e beghinesca”, l’evento del 23 marzo 1919 è
ricordato dalla Torre Littoria costruita dall’architetto Piero Portaluppi.
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