Giorgia Oliva, VB afm I GOVERNI COLLABORAZIONISTI Le rapide conquiste naziste, nel giro di pochi mesi di combattimenti, posero il problema di come amministrare gli immensi e sterminati territori, caduti sotto i colpi di quella straordinaria macchina bellica che era divenuta, grazie al robusto riarmo voluto da Hitler, la Wehrmacht, forte dell’appoggio di artiglieria, mezzi corazzati ed aviazione, secondo i principi di quella guerra lampo che aveva travolto, con spaventosa potenza, gli eserciti di Polonia, Olanda, Belgio, Lussemburgo e soprattutto Francia; le armate naziste avevano dunque ottenuto, in poche settimane, quei risultati cercati , invano, per ben quattro lunghi anni di sofferenze, nel fango delle trincee, dalle truppe del Kaiser Guglielmo II. Accanto all’annessione diretta al reich, cominciarono a sorgere, per volontà dei vertici nazisti, governi collaborazionisti, con propria identità, proprio esercito, propri confini ma, di fatto, del tutto asserviti alla volontà della grande Germania. Per governo collaborazionista si intende un governo disposto a collaborare con uno Stato straniero da cui ha subito un'invasione militare. Si tratta in genere di governi "fantoccio" ossia subalterni al governo dell'altro Paese che detiene il potere di reprimere il dissenso e indica la linea politica. Il termine collaborazionismo viene abitualmente usato in riferimento alla collaborazione con i nazisti nei territori occupati durante la Seconda guerra mondiale. Esso consiste nell'organizzazione di una struttura di controllo sociale, composta da elementi locali, e si articola secondo uno schema piramidale dotato di una propria burocrazia e regole autonome di funzionamento, e che va da un vertice, civile o militare, fino a una base operativa costituita da elementi inseriti nelle varie classi sociali con funzione spionistica e delatoria, che assicurino il controllo e la repressione dei movimenti eversivi che possono turbare l'ordine pubblico. Nell'esperienza storica europea le vicende più importanti che videro la nascita di stati fantoccio collaborazionisti si ebbero durante la seconda guerra mondiale e si ebbero in: Cina, Repubblica di Nanchino. Italia, Repubblica Sociale Italiana e Regno del Sud. Francia Il collaborazionismo in Europa La politica del NSDAP era, nel complesso, quella di lasciare l'autonomia necessaria alle autorità dei paesi occupati per mantenere l'ordine pubblico, permettendogli di risparmiare truppe d'occupazione che restavano quindi disponibili per il fronte. Quasi tutti i paesi occupati ebbero la loro forma di collaborazionismo: Croazia Bosnia Slovenia Norvegia Slovacchia Belgio In generale le truppe straniere nelle Waffen-SS raccolsero quasi 500 mila aderenti da tutti i Paesi occupati, venendo così a costituire la più grande formazione militare volontaria della storia. Non sono considerabili collaborazionisti i membri minori dell'Asse, come l'Ungheria o la Romania. Tuttavia, entrambi questi paesi divennero collaborazionisti nelle fasi finali del conflitto, seppure su fronti opposti: in Ungheria venne instaurato un regime filo-tedesco e in Romania venne creato un governo filo-sovietico che firmasse la resa incondizionata all'Armata Rossa, offrendo così all'URSS il controllo totale della Romania. I casi più eclatanti di questi stati-satellite, furono la Francia di Vichy, guidata dall’anziano generale Petain, la Repubblica Sociale Italiana di Benito Mussolini e la Norvegia di Vidkun Quisling. Con Governo di Vichy si indica comunemente lo stato che governò la parte meridionale della Francia dopo l'invasione tedesca nella Seconda guerra mondiale, con l'eccezione della zona di Mentone, occupata dall'Italia, e della costa atlantica, governata dalle autorità tedesche. Il nome di Stato francese era contrapposto a quello di Repubblica Francese, ovvero la Terza Repubblica estintasi con l'armistizio del 1940. Ufficialmente indipendente, in realtà era uno stato satellite del Terzo Reich. Philippe Pétain divenne il presidente del consiglio il 16 giugno 1940 ed il successivo 22 giugno firmò a Rethondes l'armistizio con i tedeschi. Il trattato divise la Francia in due parti: quella settentrionale, denominata zone occupée, occupata dall'esercito tedesco, e quella meridionale, chiamata zone libre, amministrata dal neonato governo con sede a Vichy. In Norvegia ci fu Quisling, figlio del genealogista e sacerdote della Chiesa di Norvegia. Il 17 maggio 1933, giorno della Costituzione norvegese, Quisling e l'avvocato Johan Bernhard Hjort formarono il Nasjonal Samling ("Unità Nazionale"), il partito fascista norvegese. Il Nasjonal Samling aveva una connotazione anti-democratica e Quisling era in procinto di diventare il Fører. In alcune occasioni è stato definito lo "Hitler di Norvegia". Quando, il 9 aprile 1940, la Germania invase la Norvegia, Quisling divenne il primo uomo nella storia a proclamare un colpo di Stato durante un programma radiofonico, annunciando l'instaurarsi di un governo ad hoc durante la confusione dell'invasione, nella speranza che i tedeschi lo sostenessero. Lo scenario in cui si svolse questa azione fu la fuga aerea verso nord del re e del governo, e Quisling ebbe il timore che tutto il potere politico potesse finire in mani tedesche, a discapito della popolazione norvegese. Quisling aveva scarso appoggio dalla popolazione e il suo governo durò solamente cinque giorni. La creazione di uno stato italiano fascista guidato da Mussolini fu annunciato dallo stesso il 18 settembre 1943 attraverso Radio Monaco. Il 23 settembre veniva costituito presso l'ambasciata tedesca a Roma il nuovo governo Mussolini in assenza di quest'ultimo ancora in Germania. In questa fase viene usata l'espressione "Stato Fascista Repubblicano d'Italia". Il 27 ottobre Mussolini annuncia «la preparazione della Grande Assemblea Costituente, che getterà le solide fondamenta della Repubblica Sociale Italiana», tuttavia lo Stato non cambia nome. Il 17 novembre il Manifesto di Verona approvato dal PFR delinea la creazione di una «Repubblica Sociale che prenderà il nome definitivo di “Repubblica Sociale Italiana”» a partire dal 1º dicembre 1943. La RSI fu ben presto nota anche come "Repubblica di Salò", dal nome della località sul lago di Garda sede del Ministero della Cultura Popolare con le agenzie di stampa e degli Esteri. La nascita di un governo fascista nell'Italia occupata dai tedeschi era già stata pianificata segretamente dai vertici di Berlino prima della liberazione di Mussolini. La liberazione di Mussolini era stata minuziosamente organizzata dai tedeschi, per diretto ordine di Hitler, e venne realizzata il 12 settembre da truppe scelte guidate da Kurt Student, Harald-Otto Mors e dal maggiore Otto Skorzeny, che dopo aver preso possesso dei luoghi e liberato il prigioniero, lo condusse a Monaco di Baviera. Qui Mussolini discusse della situazione del nord Italia in una serie di colloqui con Hitler dei quali non è giunto alcun verbale. Inizialmente depresso e incerto, Mussolini fu convinto da Hitler, che sembra aver minacciato di ridurre l'Italia "peggio della Polonia", ed accettò di costituire un governo fascista al nord. A novembre fu istituita un'ambasciata della RSI in Germania: fu nominato ambasciatore Filippo Anfuso, che presentò le sue credenziali ad Hitler il giorno 13. Il Reich ricambiò inviando a Salò Rudolf Rahn, già ambasciatore a Roma prima dell'armistizio, che si presentò a Mussolini l'11 dicembre, anniversario della firma del Patto Tripartito. Le sedi degli organi istituzionali, dei ministeri e delle forze armate della RSI vennero distribuite in tutto il nord Italia. Il circondario di Salò, sede di alcuni dei maggiori uffici governativi, non era solo di grande bellezza paesaggistica, ma era anche strategicamente assai importante: oltre alla vicinanza con le fabbriche d'armi e con le industrie siderurgiche, vantava la prossimità a Milano ed alla frontiera tedesca e, oltre ad essere riparato dall'arco alpino, risultava equidistante dalla Francia e dall'Adriatico. Era nel cuore dell'ultima parte dell'Italia ancora in grado di svolgere la produzione e dunque capace di creare merci da poter vendere, ancorché sottoprezzo e soltanto alla Germania. La Repubblica Sociale Italiana ebbe un governo de facto, ovvero un esecutivo che operava in mancanza di una Costituzione, la quale pur essendo stata redatta non venne mai discussa e approvata. Fonti: www.wikipedia.org www.storiaxxisecolo.it