04.4.Romanticismo (musica)

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Romanticismo (musica)
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INTRODUZIONE
Romanticismo (musica) Influenza esercitata sulla musica dal movimento romantico a partire dagli ultimi
decenni del Settecento fino all'inizio del XX secolo.
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FORME E TEMI DI ISPIRAZIONE
In ambito musicale, il romanticismo si pone come reazione al classicismo di autori come Franz Joseph
Haydn o Wolfgang Amadeus Mozart. Esso corrisponde allo sviluppo dell'orchestra, a un ampio uso della
musica a programma e alla valorizzazione virtuosistica di uno strumento solista. I generi romantici per
eccellenza sono la sinfonia e l'opera, rivisitate e ampliate secondo le nuove tendenze dell'epoca.
L'evento storico più significativo di quest'epoca, che permeò di sé ogni forma della vita sociale e
culturale, ivi compresa l'espressione musicale, fu la Rivoluzione francese. La valorizzazione dell'individuo,
che appariva in filigrana in ognuno dei temi presenti nella letteratura dell'epoca (figura dell'eroe, ruolo
della natura, libertà ecc.), ebbe un peso significativo anche nella musica. In Francia, un effetto immediato
si avvertì sull'opera. In luogo delle trame dell'opera barocca, in genere tratte dall'antichità classica, il
materiale per i soggetti venne attinto dagli eventi di cui si componeva l'attualità. In accordo con il credo
rivoluzionario, i cerimoniali parigini prendevano forma di vaste odi corali in musica, spesso all'aperto, in
lode all'uomo e ai valori imperniati sul motto liberté, egalité et fraternité.
Il compositore che meglio tradusse il nuovo spirito dei tempi fu Ludwig van Beethoven, anche se la critica
più recente tende piuttosto a considerarlo come l’ultimo grande esponente del classicismo musicale. La
sua opera Fidelio (prima versione 1805) è in tal senso significativa; ma è soprattutto nella musica
sinfonica di Beethoven che riecheggia l'anelito tipicamente romantico verso l'infinito e la fiducia nella
capacità dell'individuo di superare ogni ostacolo. Le sinfonie beethoveniane portano a questa forma una
dimensione che nel Settecento le era ignota: nei primi movimenti la forma sonata viene forzata fino ai
limiti estremi, mentre l'introduzione del coro (nella Nona sinfonia) sembra quasi inaugurare un nuovo
genere.
Oltre al mito dell'individuo, la musica dell'epoca assorbe anche un altro topos della letteratura romantica,
quello del sublime spettacolo della natura. Numerose sono le opere romantiche in cui le forze della natura
(tempeste, valanghe, incendi) giocano un ruolo di rilievo all'interno della trama, a dimostrazione di come
l'essere umano sia in balia di forze irrazionali ed esterne a lui. Esemplare al proposito l'opera Il franco
cacciatore (1821) di Carl Maria von Weber. Il tema romantico della natura come specchio dell'animo
umano trova la sua espressione più alta nella Sinfonia Pastorale di Beethoven (1808) e nei Lieder di
Franz Schubert. Fu anche grazie all'intensità drammatica di Robert Schumann che trovarono espressione i
maggiori temi romantici (amore, patria, la pena del distacco ecc.)
Eroismo romantico e virtuosismo dei singoli strumenti sembravano esemplarmente riassumersi in alcuni
grandi musicisti dell'epoca. Tra questi emergono le figure di Niccolò Paganini, la cui abilità esecutiva
costituiva un elemento di seduzione, acuito dal fascino quasi satanico del suo fisico allampanato; di Franz
Liszt, che divenne il più grande virtuoso di pianoforte del suo tempo; e di Fryderyk Chopin, il quale
esplorò la poesia della tecnica pianistica nei suoi studi, la poeticità delle danze nei valzer, nelle polonaise
e nelle mazurke e l'atmosfera carica di pathos nelle ballate e nei preludi.
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ROMANTICISMO E IDENTITÀ NAZIONALE
Accanto al rafforzarsi delle identità individuali, il Romanticismo vide il consolidarsi di quelle nazionali. Se
pianisti compositori come Liszt e Chopin seppero trasformare danze ungheresi e polacche in numeri
virtuosistici da concerto, fu l'opera a offrire la più completa espressione artistica dell'individualità di una
nazione con l'uso di una specifica lingua e musica popolare, e con il ricorso a vicende storiche, miti e
leggende nazionali.
Dall'Italia, il paese che aveva dato i natali al genere, le tecniche e gli esempi si diffusero in tutta Europa,
dove furono accolti e poi rigettati a favore di metodi autoctoni. In Germania Il franco cacciatore fu
salutato come la prima grande opera romantica tedesca, e il suo successo europeo non solo inaugurò una
tendenza che avrebbe condotto sino a Wagner, ma incoraggiò anche l'operato di musicisti di altri paesi.
L'opera russa raggiunse la sua piena maturità con le opere di Michail Glinka, che funsero da modello per i
musicisti successivi. L'Ungheria trovò la sua voce operistica in Ferenc Erkel ( Hunyadi László, 1844), la
Polonia in Stanislaw Moniusko (Halka, 1848), mentre il primo grande compositore ceco fu Bedřich
Smetana.
Il melodramma romantico assunse diverse forme nei due paesi che già possedevano una vigorosa
tradizione operistica: l'Italia e la Francia. La disposizione di arie, duetti e cori nelle opere di Gioacchino
Rossini divennero una vera e propria matrice per l'opera romantica italiana. Vincenzo Bellini e Gaetano
Donizetti utilizzarono questa sorta di "codice rossiniano" per dar vita alle loro composizioni: Bellini con
lunghe, languide melodie che influenzarono tra gli altri Chopin; Donizetti con opere la cui originale
orchestrazione si poneva come una sorta di risposta al romanticismo dell'Europa settentrionale. L'arte
nazionale italiana si identificò ben presto con la lotta per l'indipendenza, e il Risorgimento trovò il suo
massimo emblema in Giuseppe Verdi. Il ricchissimo repertorio delle composizioni verdiane include due
capolavori della tragedia e della commedia, Otello (1887) e Falstaff (1893).
La Francia della Restaurazione rispose all'opera rivoluzionaria, che aveva introdotto l'afflato romantico
nell'arte, con il grand-opéra: un genere consono ai gusti del nuovo ceto borghese. I principali autori
rappresentati all'Opéra di Parigi furono Daniel Auber (La muette de Portici, 1828), Jacques Halévy (La
juive, 1835) e soprattutto Giacomo Meyerbeer (Les Huguenots, 1836). Le loro opere presentavano
messinscene sontuose, trame profondamente sentimentali e scenari trasfigurati di una mitica (e perlopiù
immaginaria) età della cavalleria medievale, di lotte per l'indipendenza, paesi esotici o passioni infelici
ambientate sullo sfondo di lotte dinastiche.
Comune a tutte queste diverse tradizioni operistiche era la maggiore importanza assunta dall'orchestra. Il
timbro strumentale divenne una parte più significativa dell'espressione musicale.
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L'INFLUENZA DI BEETHOVEN
La Nona sinfonia di Beethoven presentava innovazioni che i compositori della generazione successiva non
potevano ignorare. Alcuni di loro cercarono di adattare gli stilemi romantici alla forma sinfonica: Felix
Mendelssohn-Bartholdy introdusse le atmosfere di evasione ed esotismo evocate dai temi del viaggio
nelle sinfonie Scozzese (n. 3, 1843) e Italiana (n. 4, 1833), mentre Robert Schumann descrisse nelle sue
sinfonie il piacere del susseguirsi delle stagioni e il paesaggio renano. Entrambi questi autori si limitarono,
tuttavia, a modificare gli stilemi della forma sinfonica, senza scardinarne la struttura fondamentale. Altri,
invece, sentirono l'esigenza di muoversi in una direzione completamente diversa. Per Hector Berlioz la
risposta a questa esigenza fu la drammatizzazione della sinfonia, con l'utilizzo di idee esterne alla musica
al fine di modellare una forma individuale (è tipico del Romanticismno il considerare ogni realizzazione
artistica una forma unica e irripetibile).
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IL RUOLO DI WAGNER
Richard Wagner lavorò a lungo per la realizzazione di quell'"opera d'arte totale" grazie alla quale le arti si
sarebbero finalmente e autenticamente unificate in una sintesi di poesia, musica e dramma, con
un'orchestra nascosta che articolava e sviluppava il dramma psicologico che si andava svolgendo sulla
scena. Questo ideale venne realizzato dopo grandi difficoltà con l'apertura del Festspielhaus di Bayreuth
nel 1876. La prima opera in cui Wagner trovò la sua ispirazione più autentica fu Il vascello fantasma (o
L'olandese volante, 1843), in cui ancora si avvertono i segni dell'opera romantica, ma con una potenza
che questa non aveva mai raggiunto. Dopo Tannhäuser (1845) e Lohengrin (1850), si dedicò alla vasta
tetralogia L'anello del Nibelungo (1851-1874). In quegli stessi anni compose anche Tristano e Isotta
(1857-1859), in cui riappare il tema romantico della dialettica tra amore e morte, e I maestri cantori di
Norimberga (1868), che ricompone romanticamente il passato della Germania nel contesto di una storia
d'amore. L'ultima sua opera, Parsifal (1882), utilizza la metafora del cristianesimo per raffigurare un
ordine religioso ideale che rischia di andare distrutto.
Wagner può essere a ragione considerato il musicista più rappresentativo del Romanticismo musicale.
Attingendo all'intera storia della musica romantica, egli seppe creare un linguaggio compositivo di
incomparabile sottigliezza, vastità intellettuale e intensità emotiva. Da allora, quasi nessun compositore
poté ignorare l'operato di Wagner, anche quando il rapporto con le sue opere prese la forma di accesa
reazione. Le quattro sinfonie di Johannes Brahms, considerate ai tempi come l'antitesi wagneriana, fanno
uso di una forma che sviluppa le variazioni tematiche wagneriane; le composizioni di Joseph Anton
Bruckner risentono fortemente dell'influenza wagneriana.
Forse la forma più indipendente di Romanticismo musicale si ebbe in Russia, dove Pëtr Ilic Čajkovskij
(fortemente antiwagneriano) drammatizzava nelle sue sinfonie il senso di un fato personale. Il
nazionalismo russo trovò la sua rappresentazione più emblematica in Boris Godunov di Modest Musorgskij
(1869), versione tipicamente russa dell'eroe romantico dominato dalla sete di assoluto. Il perdurare
dell'influsso di Glinka è confermato dalle opere epiche e fiabesche di Nikolaj Rimskij-Korsakov.
Anche la Francia subì la potente influenza di Wagner, benché l'opera francese avesse già trovato una sua
voce caratteristica nei lavori di Jules Massenet, Charles Gounod e Camille Saint-Saëns. D'altro lato, la
Carmen (1875) di Georges Bizet introduceva nel genere una luminosità e un'immediatezza che nulla
toglieva all'intensità della passione. Anche Claude Debussy, ostile a Wagner come critico e teorico,
attesta un'innegabile influenza wagneriana nel suo Pelléas et Mélisande (1902).
Il lascito del Romanticismo musicale è complesso quanto le sue origini. Movimenti quali l'impressionismo,
l'espressionismo e il verismo sono tutti in qualche modo debitori degli ideali romantici. Una vena di
romanticismo sopravvive nell'opera di Igor Stravinskij; mentre un'adesione meno nascosta si può
riconoscere nelle opere di altri compositori del Novecento come Leóš Janáček e Béla Bartók.
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