Evangelizzazione e educazione

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Nuova Biblioteca di Scienze Religiose
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A cura di
Andrea BOZZOLO - Roberto CARELLI
EVANGELIZZAZIONE
E
EDUCAZIONE
LAS - ROMA
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In copertina: «Pentecoste» di Arcabas (Jean-Marie Pirot)
© 2011 by LAS - Libreria Ateneo Salesiano
Piazza del­l’Ateneo Salesiano, 1 - 00139 ROMA
Tel. 06 87290626 - Fax 06 87290629 - e-mail: [email protected] - http://las.unisal.it
ISBN 978-88-213-0812-3
–––––––––––
Elaborazione elettronica: LAS  Stampa: Tip. Abilgraph - Via P. Ottoboni 11 - Roma
Sommario
Presentazione (Andrea Bozzolo - Roberto Carelli)...................................................7
Momento storico
Evangelizzazione, educazione e promozione umana. Da Gravissimum educationis a
Evangelii nuntiandi (Giuseppe Biancardi).........................................................19
La nuova evangelizzazione. L’emergere di una categoria pastorale (Pavol Grach).......... 54
Evangelizzazione e educazione. La riflessione della Congregazione Salesiana nel Postconcilio (Sabino Frigato).............................................................................................69
Momento diagnostico
Educazione e complessità sociale (Roberto Bonino)......................................................93
Emergenza educativa e dibattito pedagogico (Giorgio Chiosso).....................................119
La presenza della Chiesa nell’ambito educativo: l’oratorio (Alberto Martelli)................ 136
La presenza della Chiesa nell’ambito educativo: la scuola (Rossano Sala)......................153
Momento euristico
Il Vangelo di Gesù, Cristo e Figlio di Dio, in Mc 3,13-19 e 8,31-33 (Marco Rossetti).173
Verità e libertà nel Nuovo Testamento. Linee orientative per l’educazione (Ernesto Borghi)........................................................................................................................... 189
San Paolo educatore. Una lettura salesiana (Francesco Mosetto)................................216
Lineamenti essenziali della paideia umano-cristiana secondo Clemente Alessandrino (Ferdinando Bergamelli)..............................................................................................241
Educazione e religione nel sistema preventivo di Don Bosco (Aldo Giraudo).................. 270
Momento teorico
Il divorzio tra fede e cultura. Alle origini della questione educativa (Paolo Zini)............. 293
Sull’idea di evangelizzazione (Andrea Bozzolo)...........................................................328
Sull’idea di educazione (Roberto Carelli)......................................................................356
Momento pastorale
Annuncio del Vangelo e forma ecclesiale della testimonianza (Piero Coda).....................399
Evangelizzazione e educazione. Il dibattito pastorale (Luca Bressan)...........................418
Educare alla vita buona del Vangelo. Gli orientamenti pastorali della CEI (Cesare Nosiglia)........................................................................................................................ 433
La tradizione della fede e il riscatto dell’educazione (Pierangelo Sequeri)......................452
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Sommario
Conclusione
Per una pedagogia della fede: la grazia, le sfide, il carisma (Andrea Bozzolo - Roberto
Carelli)..................................................................................................................... 465
Autori.............................................................................................................................483
Indice...............................................................................................................................485
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Presentazione
I saggi raccolti in questo volume presentano i risultati di un lavoro seminariale condotto dai Docenti della Sezione di Torino della Facoltà di Teologia
dell’Università Pontificia Salesiana, con la collaborazione di altri Studiosi ed
Esperti, che in vari modi sono stati coinvolti nello svolgimento della ricerca e
hanno offerto il loro contributo.
L’indagine su un tema così ricco e articolato come il nesso “evangelizzazione e educazione” è stata sollecitata anzitutto dalla congiuntura culturale
e pastorale in cui ci troviamo. Molte voci all’interno della Chiesa e della
società segnalano che l’educazione, che in ogni epoca costituisce uno dei
compiti più impegnativi, conosce oggi difficoltà del tutto particolari, che
inducono a parlare di una vera e propria “emergenza educativa”. Ciò è connesso a due fenomeni strettamente congiunti che pervadono l’Occidente: la
corrosione della tradizione culturale e la crisi della speranza. Se infatti il costume diffuso prosegue l’opera di demolizione della tradizione avviata dalla
modernità, consegna ai giovani una vita senza indirizzo, istituzioni senza
saggezza e un clima civile rassegnato al predominio della logica mercantile e
tecnocratica della vita sociale. Se d’altra parte la società non investe fiduciosamente nelle nuove generazioni, non consente l’appropriazione personale
del senso dell’esistenza e il rinnovamento vitale della cultura ereditata. Lo
svilimento della tradizione e l’indebolirsi della speranza riducono l’orizzonte dell’educazione ad una gestione minimale del presente, con quegli effetti
di disorientamento della coscienza e di disagio psico-sociale che sono sotto
gli occhi di tutti.
In questo scenario la Chiesa intende intervenire con l’apporto della propria sapienza e tradizione educativa, non per interesse confessionale, ma per
amore dell’uomo. Il cristianesimo porta infatti inscritta nelle sue radici più
profonde la capacità di apprezzare e promuovere tutto ciò che è vero, nobile
e giusto: ciò che alimenta e ordina gli affetti, sostiene la giustizia, articola le
età della vita, crea alleanza tra le generazioni, genera rapporti di dedizione e
onora il valore e la dignità dei legami in cui ne va di noi stessi. In questo senso,
mettere in luce il rapporto che sussiste tra il Vangelo e l’atto educativo è parso
un compito importante e necessario: non solo per impostare in modo più
incisivo e pertinente l’azione pastorale, ma anche per contribuire al dibattito
pubblico sul senso e sui compiti di quella forma peculiare di introduzione
all’umano che è l’educazione. La scelta dei Vescovi italiani di improntare al
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Presentazione
tema educativo gli Orientamenti Pastorali per il prossimo decennio ha felicemente confermato l’opportunità dell’indagine avviata.
In secondo luogo, la ricerca ha inteso rispondere a esigenze interne al
cammino di riflessione della Congregazione Salesiana, onorando l’impegno
di pensare in modo aggiornato e approfondito il rapporto tra annuncio del
Vangelo e cura della crescita integrale dei ragazzi e dei giovani. San Giovanni
Bosco ha saputo armonizzare in modo mirabile l’attenzione per l’integralità
dell’annuncio evangelico e la gradualità pedagogica della proposta, esprimendo il proprio impegno a servizio dei giovani nel proposito di formare «onesti
cittadini e buoni cristiani». La tradizione successiva ha ripreso e approfondito la ricchezza di tale ispirazione, traducendola nell’impegno di un servizio
educativo-pastorale che si propone di «evangelizzare educando ed educare
evangelizzando». Il Capitolo Generale 26, svoltosi nella primavera del 2008,
ha segnalato l’esigenza di proseguire la riflessione sul rapporto tra evangelizzazione e educazione, assumendo le nuove sfide che provengono dai cambiamenti culturali in atto. L’indagine che qui presentiamo ha inteso farsi carico
di questa esigenza con l’intenzione di offrire un contributo ad un’opera impegnativa di ripensamento pastorale, che certamente richiede confronti ampi
e pluralità di interventi.
Proprio l’intento di offrire un contributo teologico-pastorale attento alle
sollecitazioni culturali e alle esigenze educative ha portato ad articolare l’itinerario della ricerca in cinque momenti, ciascuno dei quali corrisponde a una
precisa angolatura dell’indagine. Al momento storico è stato assegnato il compito
di ricostruire il modo con cui il Magistero della Chiesa postconciliare e quello
della Congregazione salesiana hanno affrontato il nodo Vangelo-educazione
nei suoi termini più generali, ossia nella duplice esigenza di onorare il primato
della fede e l’attenzione alla cultura, il valore eterno del messaggio evangelico
e le coordinate storiche del suo annuncio. Il momento diagnostico si è poi incaricato di cogliere la percezione attuale della questione educativa in rapporto
al Vangelo, interpellando rispettivamente la prospettiva sociologica, quella
pedagogica e quella pastorale. Al momento euristico è stata affidata la raccolta
delle ricchezze bibliche, patristiche e carismatiche di cui la fede dispone per
rilanciare efficacemente la missione evangelizzatrice in un contesto di sfida
educativa. Segue il momento teorico, che, dopo un’attenta disamina delle radici
remote della questione fede-cultura, si propone di puntualizzare il profilo
essenziale e le implicazioni irrinunciabili dell’evangelizzazione e dell’educazione, in modo da offrire alcuni punti fermi da cui non discostarsi e alcune
indicazioni su cui incamminarsi. Il momento pastorale suggerisce infine alcune
linee per rilanciare il profilo educativo della fede e riscattare il bene comune
Presentazione
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dell’educazione. Il volume si conclude con una sintesi propositiva nell’ottica
di una pedagogia della grazia.
I saggi storici di Giuseppe Biancardi, Pavol Grach e Sabino Frigato sono
notevolmente convergenti. Se al tempo di Paolo VI l’entusiasmo per l’annuncio del Vangelo stentava a coordinarsi con l’istanza della promozione umana,
se la nuova evangelizzazione di Giovanni Paolo II ha faticato a determinare
il suo contenuto di novità, e se ancora con Benedetto XVI la Chiesa deve
affrontare l’insistente tentativo di silenziare il Vangelo, è perché persiste la
difficoltà più generale ad articolare l’unità e la distinzione di religione e civiltà,
di annuncio evangelico e agire educativo. Fenomeni come l’oscillazione fra
tendenze ecclesiali spiritualiste e secolariste, lo scollamento fra contenuti e
metodi dell’azione pastorale, la divaricazione fra azione pastorale e pratica
educativa, sono chiari segni di quanto il nodo della mediazione antropologica
della fede resti ancora irrisolto. Il Magistero ecclesiale si è sempre dimostrato
molto lucido nell’escludere l’alternativa fra Chiesa e mondo, ma ha certamente incontrato maggiori difficoltà ad argomentare positivamente la loro
correlazione. Mentre infatti è chiaro che l’umano e il cristiano non possono
essere né confusi, né separati, né successivi, né divergenti, rimane pur sempre
difficile esprimere criticamente e persuasivamente la giusta unità e distinzione
di grazia e creaturalità. Si potrebbe dire che la Chiesa uscita dal Concilio da
una parte non misurava ancora le dimensioni del solco profondo che la secolarizzazione aveva scavato fra l’umano e il divino, e dall’altra non disponeva
di una teologia realmente capace di far valere il potenziale unificante della
visione cristocentrica del piano di Dio come “creazione in Cristo”.
I contributi del momento diagnostico si caratterizzano per il loro apporto
propositivo. A dispetto della crisi che colpisce tanto l’iniziativa pastorale della
Chiesa quanto l’efficacia delle istituzioni educative, gli Autori si mostrano
unanimemente convinti dell’esistenza di abbondanti risorse in grado di ridare
dignità all’educazione e alla sua ispirazione evangelica. Roberto Bonino, pur
denunciando il tendenziale formalismo delle istituzioni educative e la loro distanza dalle risorse del cuore e della cultura, ritiene tuttavia di poter suggerire
un modello educativo attento alla complessità delle società occidentali. Esso
tiene conto delle dimensioni biopsichiche, economiche, politiche e culturali
che determinano il sistema sociale e configura sei percorsi educativi di grande
concretezza, particolarmente attenti a quel complesso di simboli, miti, riti e
maniere che concorrono a realizzare la mediazione dei valori, fuori di ogni
forma di sterile e inconcludente astrazione, convenzione e formalismo.
Anche Giorgio Chiosso, lucidissimo nel ricostruire la vicenda della pedagogia moderna e nel rivendicare lo scopo anzitutto umanistico e umaniz-
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Presentazione
zante dell’educazione, ritiene del tutto possibile ridare speranza all’impresa
educativa. Superando i limiti degli approcci pedagogici illuministi e attivisti,
comportamentisti e cognitivisti, antiautoritari e spontaneisti, egli mette in
guardia dalle seducenti proposte di ricondurre l’educazione alla cura e ridurre
quest’ultima alla cura di sé. Occorre invece legittimare nuovamente la tensione educativa alla “perfezione” come conseguimento della pienezza umana,
da attuarsi mediante le risorse della prossimità e della partecipazione, della
formazione del carattere e della precisione delle opere, del riconoscimento
delle regole e della condivisione solidale.
Accenti di fondata speranza nelle possibilità educative della comunità cristiana e della sua azione pastorale si trovano nei contributi di Alberto Martelli
e di Rossano Sala, dedicati rispettivamente all’esame dell’impegno ecclesiale
negli ambiti formativi della scuola e dell’oratorio. Martelli vede il potenziale
educativo dell’oratorio, inteso non genericamente come istituzione educativa
o ambiente giovanile, ma come realtà ecclesiale, nel suo essere un luogo felicemente liminale. Già come “luogo”, a fronte dei “non-luoghi” del consumo
e del divertimento, esso rappresenta un’offerta di significati coerenti e propositivi che rendono possibile la relazione e l’azione educativa. Ma il principale
mordente dell’opera oratoriana sta poi nel suo carattere di “limen”, di soglia,
di punto di accesso e di trasparenza: l’oratorio è soglia fra la Chiesa e la società, fra il mondo degli adulti e il mondo giovanile, fra i vicini e i lontani, fra
l’attenzione all’identità e la cura dell’accoglienza. Sala, da parte sua, a fronte
della persistenza del progetto moderno di colonizzazione totale e definitiva
dell’umano, ritiene con buone ragioni che la questione educativa si decida sul
piano della cultura. In questo senso l’impegno cristiano nella scuola, in quanto veicola una visione dell’uomo in cui la religione non costituisce una variabile secondaria e opzionale, rappresenta un fattore irrinunciabile. La qualità
dell’ambiente e delle relazioni, la presenza di momenti espliciti di annuncio
e testimonianza, la serietà della proposta scolastica e delle scelte didattiche
sono poi le dimensioni che concorrono a determinarne l’efficacia.
I saggi della parte euristica sono di diversa natura, ma tutti sostanzialmente improntati a un forte cristocentrismo pedagogico. L’articolo esegetico di
Marco Rossetti evidenzia in maniera molto puntuale, alla luce di due testi
marciani, come il Vangelo coincida con la stessa persona di Gesù. Ne deriva che l’educazione, in senso teologico, trova il proprio fondamento nelle
molteplici relazioni che Gesù ha intessuto e nel carattere sorprendente, non
ricavabile da alcuna sapienza puramente umana, con cui ha dato loro forma
nei modi dell’annuncio, della chiamata, dell’insegnamento e anche del rimprovero. Particolarmente rilevante per il senso dell’educazione secondo il Van-
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gelo è il tema della vocazione: nella parola autorevole con cui Gesù assegna
al chiamato un nome nuovo e imprime alla sua vita una direzione diversa rispetto al suo passato e al suo presente, si fa chiaro che il senso di una vita non
è ricavabile analiticamente dalla vita stessa, ma dalla risposta ad un appello
che ne trascende e ne trasforma tutte le coordinate. In questo senso si lascia
apprezzare il contributo di Francesco Mosetto, che, raccogliendo in ottica
educativa la lezione di san Paolo, mette in evidenza come la sapienza biblica
non si limiti ad offrire un orizzonte di senso generale, ma predisponga percorsi concreti per l’educazione della mente e del cuore, della fede e della vita.
L’interesse e l’attualità dell’articolo di Ernesto Borghi sta nel fatto di aver
individuato e approfondito uno dei temi neotestamentari pedagogicamente
più rilevanti: il legame fra verità e libertà. In una cultura in cui la verità è
negata o ridotta a opinione soggettiva e la libertà è assolutizzata o ridotta
a scelta arbitraria, il modo in cui il Nuovo Testamento articola il loro nesso
rappresenta quanto di più urgente e indispensabile vi sia per rimettere a fuoco
il senso dell’educazione e riattivarne l’efficacia. Né una figura di verità equivocata con l’intransigenza (anche se invocata in nome dell’oggettività), né una
figura di libertà equiparata alla spontaneità (anche se caldeggiata in vista della
promozione del soggetto) risultano in grado di promuovere l’agire educativo.
Del resto, la tradizione cristiana non incoraggia alcuna sorta di separazione fra verità di Dio e libertà dell’uomo: il saggio di Ferdinando Bergamelli
sulla pedagogia di Clemente Alessandrino lo pone bene in evidenza. Come
la dottrina dell’Alessandrino mette in luce, il cristianesimo è autentico umanesimo: in esso l’uomo è philòtheos anzitutto perché Dio è philànthropos. Se
l’uomo eccelle per il dono della ragione e Cristo si manifesta come il Logos
di Dio, allora Gesù è il vero Pedagogo, l’unico che può condurre l’uomo alla
perfezione della sua natura. Senza alternative o contrapposizioni tra ragione
e religione. E difatti a distanza di secoli, il sentire cattolico non ha mutato
parere, come attesta il saggio di Aldo Giraudo offrendo vigorose chiavi interpretative per rileggere il sistema preventivo di don Bosco. Il Santo condivideva pacificamente la convinzione delle migliori intelligenze del cattolicesimo
ottocentesco, secondo le quali la religione è dimensione costitutiva e insostituibile di ogni civiltà. Fra religione e civiltà intercorre una speciale reciprocità:
da una parte la religione si rapporta alla civiltà come fattore umanizzante e
moralizzante, e d’altra parte la finalizzazione ultima della cultura e della civiltà
è la moralità e la pietà, ossia il riconoscimento della singolarità della persona
e del suo destino ultimo.
A fronte dell’evidente convenienza della fede per la maturazione dell’uomo sostenuta dalla cultura cristiana, la civiltà moderna, imponendo un prezzo
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Presentazione
esorbitante sia a credenti che a non credenti, si è impostata invece sul canone
opposto, ossia sull’inevidenza del significato civile della fede. Come osserva
Paolo Zini, il cui saggio dà l’avvio al momento teorico del volume, le radici
remote del disagio educativo vanno individuate nei processi di dissociazione
e autonomizzazione della sfera educativa dalla sfera religiosa. Rileggendo i
passaggi capitali dei filosofi moderni intorno alla religione nei suoi rapporti
con la civiltà, e raccogliendo i migliori bilanci contemporanei sul tema, Zini
mostra analiticamente come l’irrilevanza educativa del Vangelo e l’incompetenza religiosa dell’educazione rimontino sostanzialmente a quattro processi
concentrici e conseguenti, non tanto mirati a negare Dio o a squalificare la
religione, ma a privatizzarne la pratica e a neutralizzarne il rilievo civile. Così
dalla delegittimazione civile della coscienza credente e dall’oscuramento sociale delle pratiche religiose, si passa progressivamente alla secolarizzazione
dell’educazione e alla riduzione della fede a opzione ideologica.
Sullo sfondo di questa disamina intorno alle condizioni di possibilità stesse
dell’educazione, prendono rilievo i due contributi teorici di Andrea Bozzolo
e Roberto Carelli, intesi a puntualizzare la figura essenziale dell’evangelizzazione e dell’educazione. I due saggi vanno letti nella loro reciprocità: l’uno
mostra come l’annuncio del Vangelo non sia estraneo alla sollecitudine educativa, ma sia esso stesso portatore di una peculiare sapienza educativa; l’altro
chiarisce come l’educazione trovi i suoi più solidi fondamenti e i più luminosi
orientamenti nella realtà stessa della rivelazione. Insieme argomentano criticamente l’interiorità e la reciprocità di teologia e pedagogia: poiché Dio si
rivela eleggendo e educando un popolo, evangelizzazione e educazione non
si rapportano estrinsecamente, ma come una polarità interna al dinamismo
della rivelazione.
Fra gli apporti del saggio di Bozzolo, che chiarisce e approfondisce il senso dell’evangelizzazione accostandone la dimensione teologica, antropologica
ed ecclesiologica, risalta soprattutto l’energico richiamo al fatto che l’azione
evangelizzatrice non rimpiazza l’evento della rivelazione, quasi a doverne colmare l’irrimediabile distanza. Dio infatti è presente e operante nel corso della
storia e l’efficacia dell’annuncio evangelico è totalmente subordinata all’attualità dell’energia pasquale con cui il Signore Risorto guida la sua Chiesa. Ciò
significa che l’attenzione pedagogica non è chiamata ad integrare dall’esterno
l’incapacità della traditio ecclesiale di adeguare la forza dell’evento fondatore.
La traditio è vita divina partecipata all’uomo e pedagogia spirituale capace di
accompagnarne la risposta: proprio per questo il rapporto tra educazione e
fede non può essere inteso come se la fede fosse il traguardo da raggiungere
e l’educazione il mezzo per arrivarci. La fede non si limita a indicare un ideale
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da perseguire, ma genera un tessuto di rapporti e una costellazione di pratiche
simboliche che sono esattamente quelle di cui l’uomo ha bisogno per trovare
se stesso. Al centro dell’evangelizzazione va dunque riportato con forza il
nodo della effettiva qualità testimoniale della comunità cristiana.
Il saggio di Carelli propone un abbozzo di fondazione teologica del fatto educativo, cui segue la presentazione di quattro dimensioni che paiono
irrinunciabili per specificare l’originalità dell’agire educativo. Sotto il profilo
teologico, la necessità dell’educazione risiede nell’eccedenza della chiamata
dell’uomo alla vita divina. L’uomo può e deve essere educato, perché la sua
dignità è superiore alle coordinate della sua creaturalità: in tal senso, egli non
può né autofondarsi né autorealizzarsi, ma riceve il compimento della propria
libertà come una grazia, come qualcosa che gli viene conferito e restituito,
qualcosa a cui deve essere adattato e accompagnato. Fra le quattro dimensioni
che specificano il profilo essenziale dell’educazione, Carelli mette fortemente in evidenza, con ragioni tanto teologiche quanto antropologiche, e con
preoccupazione tanto culturale quanto pastorale, il radicamento familiare del
fatto educativo: l’educazione va in tal senso riconosciuta e rivendicata come
lo sviluppo coerente della generazione.
L’ultima sezione, di taglio pastorale, affronta il nodo educativo da punti di
vista sensibilmente differenti. Nella sua diagnosi, Piero Coda afferma che la
crisi di fede del nostro tempo rimanda a una più generale crisi antropologica:
le difficoltà dell’evangelizzazione e dell’educazione hanno radice nel discredito del dispositivo di traditio che presiede tanto la trasmissione della fede che
la tradizione culturale. La coscienza credente può contribuire al superamento di questa crisi sistemica e endemica alla cultura occidentale mediante la
concertazione di un pensiero globalmente “dialogico”, capace di attivare una
feconda circolarità fra le virtualità di un’ontologia trinitaria, le acquisizioni di
un’antropologia relazionale e le risorse di un’ecclesiologia di comunione. Per
la riflessione strettamente teologica, si tratta di frequentare analiticamente e di
sviluppare le implicazioni pedagogiche dell’intima corrispondenza fra la forma dell’evento di Gesù, la forma della fede che lo riconosce come rivelazione
di Dio e la forma testimoniale della missione ecclesiale nel mondo.
Il saggio di Luca Bressan esamina il nodo di evangelizzazione e educazione in quel luogo pastoralmente rivelativo che è il mondo della catechesi. Lo
scontro culturale fra i tre principali paradigmi presenti nella società contemporanea (secolaristico, nichilistico e personalistico) ha determinato il recente
dibattito catechetico come confronto fra il modello della “correlazione” e il
modello “kerygmatico”: il primo più incline a un’ermeneutica della continuità
fra esperienza umana e cristiana, il secondo più schierato a favore della novità
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Presentazione
cristiana come capace di trasformare l’esperienza. Sembra oggi possibile sottrarsi all’alternativa valorizzando il crescente consenso attualmente accordato
al concetto di “identità narrativa”, il quale afferma che l’identità si costituisce
e si elabora sempre nella forma del racconto. Poiché la dimensione narrativa
non qualifica solo l’identità del soggetto, ma è componente costitutiva del
testo biblico, sarebbe possibile congedare definitivamente la consueta problematizzazione del rapporto Vangelo-educazione come distanza fra l’oggettività cristiana e l’esperienza del soggetto.
L’intervento di mons. Cesare Nosiglia è un’ampia e intelligente presentazione dei passaggi più rilevanti degli Orientamenti pastorali della Conferenza Episcopale Italiana per il decennio 2010-2020 sull’educazione. La sfida educativa
di oggi è di notevole portata: si tratta di formare identità solide in una società
liquida. Le difficoltà sono enormi, perché l’eclissi di Dio genera nell’uomo
reazioni opposte: soggetti deboli e signori assoluti, retorica dei valori e insofferenza alle regole, relativismo filosofico e idolatria delle scienze, e soprattutto
quella scissione fra razionalità e affettività che compromette l’unità interiore
delle persone e la qualità delle relazioni. La risposta cristiana sta nella missione
evangelizzatrice, non in quanto è altra cosa rispetto all’azione educativa, ma in
quanto ha in se stessa risorse educative umanizzanti e ragionevoli.
L’ultimo contributo del volume porta la firma di Pierangelo Sequeri, e ha
il doppio merito di focalizzare il punto attualmente più nevralgico dell’educazione e il punto più strategico del suo riscatto. Apprezzabile è già il suggerimento metodologico di individuare un punto di “sforzo” e di “forza” su
cui insistere e sul quale investire le risorse cristiane in maniera non dispersiva:
impegnarsi infatti su tutto il fronte rischierebbe addirittura di alimentare la
vischiosità di un sistema di potere che replica in maniera inedita, appunto
perché globalizzata, la pretesa di ogni sistema omologante, ossia il controllo totale del mondo. La strategia da percorrere consisterebbe anzitutto nel
rilanciare l’alleanza fra la famiglia e lo stato, fra il mondo degli affetti e il
mondo dei diritti, per fronteggiare nel modo più efficace il vero nemico, che è
oggi da individuare nel tentativo del tecno-capitalismo di imporre un “ordine
economico degli affetti”, ossia la pretesa di trattare anche le cose del cuore
secondo i protocolli della libertà di scelta, dell’ottimizzazione del benessere
psico-fisico, dell’incremento delle possibilità di autorealizzazione. La principale risorsa cristiana da mettere in campo è a parere di Sequeri la scuola, che
con il suo impianto riflessivo e disciplinare rappresenta l’unica possibilità,
oltretutto civilmente compatibile, per sottrarre le giovani generazioni al ripiegamento narcisistico su di se stessi e incoraggiarli ad occuparsi integralmente
della realtà.
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Presentazione
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Una ricerca che tenti di suggerire una visione organica e condivisa su un
tema così entusiasmante e complesso, pur nella varietà delle sensibilità e nella
peculiarità degli approcci, non sarebbe stata possibile senza un clima di comunione che, come un dono del Signore e una grazia di san Giovanni Bosco,
si è molte volte respirato negli incontri in cui è maturata la presente pubblicazione. Con viva gratitudine, dobbiamo riconoscere che il tono costruttivo del
confronto, l’atteggiamento condiviso di discernimento spirituale, il desiderio
di servire la Chiesa e i giovani come ci ha insegnato il nostro Fondatore, la
vicinanza e l’incoraggiamento di molti, hanno effettivamente caratterizzato,
insieme alla competenza di ciascun partecipante, i diversi momenti del seminario e le fasi di elaborazione del volume.
I curatori del volume, mentre mettono a disposizione i risultati della ricerca, sentono di dovere render grazie di questo e di molto altro a tanti amici,
e soprattutto a Colui che, come insegna Clemente d’Alessandria, è il divino
Pedagogo.
Andrea Bozzolo - Roberto Carelli
Torino, 8 settembre 2011
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