I disturbi alimentari, anoressia e bulimia

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I disturbi alimentari, anoressia e bulimia
Il termine "Disturbo alimentare" indica
una vera e propria patologia, la prima causa di morte fra le malattie
psichiatriche!
In Italia i disturbi del comportamento alimentare coinvolgono circa tre
milioni di persone.
E se a pagare il prezzo più alto sono le donne (il 95 % del totale), anoressia e
bulimia non risparmiano nemmeno bambini e uomini adulti. In questi ultimi
decenni i condizionamenti culturali hanno inciso maggiormente sul ruolo
femminile, ma ora anche i maschi si sentono confusi e poco certi del loro
ruolo.
Ma è tra gli adolescenti che si annida il "male": secondo i dati raccolti dalla
Società italiana di pediatria, più del 60% delle ragazzine fra 12 ed 14 anni
nutre il desiderio della magrezza, il 24% si è già sottoposta ad una dieta e il
34 % si è autostilato un regime alimentare senza consultare un medico.
Per questi soggetti essere magri è molto più importante che essere sani.
Essere magro e non mangiare sono simbolo di volontà e successo. Si decide
di mettersi a dieta; all'inizio solo con l'intenzione di modificare il proprio
corpo, ma in seguito questo comportamento rinforza il senso di autocontrollo
e di conseguenza la sensazione del proprio valore.
Regole rigidissime e auto imposizioni devastanti . E' questa la linea comune
fatta di tanti suggerimenti che affollano siti internet, forum e blog dove si
esalta il digiuno forzato e le ragazzine si sostengono a vicenda nella lotta
contro il loro peggior nemico, il cibo.
Tempo fa si leggeva di una ragazzina, che soffrendo di anoressia, aveva
affidato a un blog il suo dolore, esprimendo la volontà di suicidarsi. Ci sono
delle difficoltà di relazione in famiglia e nei rapporti con gli altri che si
accompagnano ad una insoddisfazione nei confronti del proprio aspetto e
delle forme del proprio corpo.
Un concetto che è bene risulti molto chiaro è che le patologie alimentari
sono delle vere e proprie malattie che non si curano solo in famiglia.
Non è sufficiente l'amore e la cura dei genitori per guarire una patologia così
complessa.
Una giusta preoccupazione, ma senza lasciarsi travolgere dagli eventi è il
comportamento più idoneo.
Gli interventi dei genitori devono essere di tipo educativo, ossia possono
intervenire per correggere i comportamenti non accettabili e le cattive
abitudini che sempre si manifestano in queste patologie. Non spetta loro
intervenire sui sintomi.
Questo è compito del terapeuta.
Tali persone sono legati ad una malattia e i malati non possono fare quello
che vogliono, con la pretesa di curarsi da soli. Quindi il contesto in cui
vivono deve mantenersi normale; i genitori devono continuare a far rispettare
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le regole comportamentali che valgono per tutti i membri della famiglia e nel
frattempo il terapeuta lavora sui sintomi.
Fin dai primi giorni, gli scambi affettivi tra madre e figlio avvengono
attraverso la nutrizione.
La mamma si preoccupa che il bambino si attacchi al seno, poi che passi al
biberon e allo svezzamento, ma il rifiuto del cibo è sempre fonte di grande
ansia ed in alcuni casi di vera e propria angoscia.
Quasi tutte le anoressiche e le bulimiche riferiscono di aver condotto
un'infanzia in sovrappeso; e se prima mangiare era un'ossessione a causa
delle insistenze materne, successivamente il non mangiare diventa
un'ossessione a causa delle pressioni dei modelli socioculturali.
Una delle più preoccupanti condizioni dei bimbi moderni è l'obesità. Ed
è molto difficile non ingrassare se ci si affida ad un regime alimentare
fatto di merendine, patatine, salsette e cremine preconfezionati, con il
risultato che a tavola questi bambini non hanno fame.
Si entra in un circolo vizioso che porta ad avere un rapporto con il cibo
estremamente confuso e problematico, ed in più porta ad essere in
sovrappeso.
Ma quando arriva l'adolescenza quel corpo cicciottello non va più bene,
spesso anche i genitori lo criticano, e così.......... Purtroppo!
Resta comunque qualche certezza confortante: bambine alimentate in modo
corretto, difficilmente diventeranno bulimiche o anoressiche.
L'aspetto fondamentale è rappresentato dall'accettare i figli nella loro
individualità, rispettarne la personalità senza aspettarsi da loro la perfezione.
Nella famiglia i figli assorbono i principi ai quali i genitori si conformano,
percepiscono il reale valore della relazione uomo-donna e attraverso il
dialogo si confrontano come persone. Ma le parole da sole non bastano,
quella che dà forza ad una famiglia e ai suoi componenti, è una profonda
sintonia emotiva che permette l'abbattimento delle barriere interiori e l'uno
può rivelarsi all'altro così com'è, sentendosi pienamente accettato.
Per liberarsi dall'ossessione del peso non basta far salire o scendere l'ago
della bilancia. La malattia si combatte su più fronti - corporeo, nutrizionale,
psicologico, spirituale. Mente e corpo sono inscindibili. Per questo la
guarigione passa attraverso un sostanziale cambiamento di vita. Il
cambiamento riguarda le abitudini alimentari e, in maniera altrettanto
significativa, il modo di vedere e giudicare se stessi. Si deve imparare ad
accettare i propri limiti e la realtà con cui ci si deve confrontare
quotidianamente. L'ideale della magrezza non nasce infatti solo dal desiderio
di emulare le modelle o le "veline", piuttosto è il segno di un profondo
disagio psicologico, di una grande insicurezza, della paura di crescere, della
difficoltà di accettarsi, del timore di non sapersi confrontare con gli altri. Per
questo è fondamentale approfondire gli aspetti psicologici della malattia.
Tratto da:www.perdipseosistem.it
Le informazione qui riportate hanno solo il fine di operare una informazione, non
sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici.
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