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COMUNITA’ TERAPEUTICA S.ANSANO
“CASA DI FRANCESCO E CHIARA”
Introduzione
Negli ultimi anni è emersa una maggiore attenzione ai problemi dell’adolescenza, per merito di studi teorici e
di ricerche epidemiologiche. Tuttavia in Italia la carenza di strutture specifiche e adeguate per il trattamento
dell'adolescente con problemi psichici e comportamentali ha spesso ritardato o reso inadeguati interventi
terapeutici efficaci. Com'è noto, infatti, la programmazione sanitaria italiana è stata particolarmente carente
in tale settore, delegando di fatto la funzione di cura ad enti socio-assistenziali che non sempre consentono
valutazioni adeguate ai reali bisogni di cura.
La frammentazione dell’offerta e l’assenza di un reale coordinamento fra i Servizi sanitari, comporta una
perdita dell’elaborazione complessiva, atteggiamenti di delega da un settore all’altro e un divario fra le
metodologie d’intervento ed i processi di intervento (Rossi, 1986): “i Servizi, agendo separatamente fra di
loro, mostrano lo stesso stile di funzionamento intrapsichico con il quale l’adolescente agisce, tenta di
espellere o di organizzare le parti di sé”.
Ancora oggi, l’adolescenza nel Servizio pubblico rappresenta una zona di confine molto critica fra la
neuropsichiatria infantile e la psichiatria degli adulti, spesso vittima dell’ideologia della maturazione o della
crisi di passaggio che favorisce un pericoloso atteggiamento d’attesa.
Al tempo stesso, nonostante che oggi una serie di normative nazionali concernenti la Tutela della Salute
Mentale in età evolutiva preveda per la fascia minorile adolescenziale, un complesso variegato di interventi,
tra cui il trattamento all'interno di Comunità Terapeutiche, in Toscana si riscontra ancora, per questa
tipologia di strutture, una copertura inadeguata a fronteggiare questa problematica. Inoltre, la mancanza di
strutture intermedie costituisce una frequente premessa per la richiesta di ricovero in spazi ospedalieri non
specializzati.
Nelle linee di indirizzo triennale si specifica la necessità di forme di cura multispecialistiche ed integrate a
fronte di richieste che rimangono spesso confinate al contesto del medico generico o del singolo psichiatra.
Da ciò la scelta strategica di implementare nella rete sanitaria “comunità terapeutiche”:
- come luoghi di accoglienza per minori;
- come luogo privilegiato per la cura della diffusa e variegata domanda riguardo al malessere, al
disagio psicologico e al disturbo psichico, che inizia a manifestarsi o è già conclamato, in cui poter
sperimentare forme di tutela della salute mentale a compendio della mera somministrazione di
farmaci;
- come luogo in cui poter attuare progetti multidisciplinari, integrati, individualizzati e capaci di
garantire continuità riabilitativa, in stretta sinergia con le risorse del territorio, secondo una logica
alternativa all’istituzionalizzazione e alla segregazione;
- come luogo in cui poter agire forme d’intervento particolarmente attente alle caratteristiche umane,
culturali e spirituali della persona, con lo scopo di accogliere e tutelare la dignità, l’unicità e la
complessità dell’essere umano;
- come luogo vigile e attivo sui problemi e le esigenze del sistema di appartenenza del paziente: per
aiutare le famiglie a sostenere le responsabilità che gravano su di loro, per orientarli ai fini del
percorso terapeutico riabilitativo del paziente e per evitare la compromissione dello stato di salute
degli altri componenti della famiglia;
Gli studi di Laufer (1999) ci hanno fatto comprendere le dinamiche dei crolli evolutivi dell’adolescenza e
indicano che un trattamento idoneo costituisce un’occasione decisiva in questo periodo della vita, che è
caratterizzato dalla plasticità e dalla possibilità di cambiamenti. Laufer indica che gli aspetti patologici risolti
in questa fase della vita hanno minori possibilità di ripresentarsi in epoche successive. Il presupposto della
prevenzione primaria è rappresentato dalla possibilità di riconoscere precocemente i fattori che
predispongono alla vulnerabilità e al disturbo psichico e, allo stesso tempo, dal poter valorizzare i fattori
protettivi che favoriscono l’evoluzione della personalità, in grado di promuovere le capacità potenziali
dell’adolescente. Le variazioni dalla normalità, il modo in cui sono vissute le inquietudini, le condotte a
rischio di un adolescente ed i suoi meccanismi di difesa sono importanti conoscenze per un’esatta
valutazione delle possibilità evolutive del giovane e della sua crisi. Il modo di affrontare la tensione
provocata dagli stati di conflitto interni ed esterni e la determinazione di criteri più specifici per la
valutazione dei sintomi riesce a prevenire nuove condizioni patologiche e a indicare rimedi ai disagi del
mondo giovanile.
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Risulta quindi evidente la necessità di intervenire attraverso un approccio integrato, poiché i trattamenti
effettuati in tale ottica mirano a ridurre i conflitti tra i curanti, a eliminare le difficoltà dei pazienti di dover
seguire diversi programmi terapeutici e di ricevere messaggi potenzialmente contrastanti e a rimuovere
barriere di vario genere (anche di tipo finanziario) per accedere al trattamento e permanere nello stesso
(Minkoff 1989).
Presentazione della Comunità Terapeutica: “Casa di Francesco e Chiara”
La “Casa di Francesco e Chiara” situata a S.Ansano (Vinci) è una Comunità Terapeutica di tipo sanitario di
prossima apertura (l’inaugurazione avverrà il 3 ottobre 2008). La Struttura è in grado di prendere in carico
24h su 24, 9 utenti di età compresa tra gli 11 e i 18 anni con patologie psichiatriche e disagio psichico, per la
cui cura si rende necessario l'allontanamento dall'ambiente d'origine, in modo da favorire il processo di
cambiamento. Gli ospiti sono ricoverati in regime residenziale e beneficiano di un progetto terapeutico
individualizzato, rivalutato costantemente nel tempo di permanenza.
La Comunità è gestita attraverso una Convenzione tra la ASL 11 di Empoli, Prato e Pistoia ed il Consorzio
ASTIR di Prato che coordina l’operato di tre cooperative: Cooperativa La Ginestra, Cooperativa Il Chicco di
Senape e Cooperativa La Tenda di Elia (quest’ultima, di tipo B per favorire lo sviluppo di sbocchi formativi
e sociolavorativi). La residenza è stata messa a disposizione dalla Curia di Vinci.
La finalità degli inserimenti, tutti provenienti dai Servizi di Salute Mentale e perciò gratuiti, consiste nel
restituire al paziente quelle abilità e quelle competenze che, in vario grado, la psicopatologia ha appiattito o
perduto.
La modalità e lo strumento elettivo con cui l’équipe opera è il lavoro di gruppo, strutturato attraverso sia
un’ampia e diversificata offerta di attività a carattere riabilitativo, sia attraverso la personalizzazione dei
singoli progetti. Sono coinvolte nel lavoro diverse professionalità che generalmente connotano il lavoro di
Comunità Terapeutica: neuropsichiatri, psicologi e psicoterapeuti, educatori, infermieri, assistenti sociosanitari, tecnici esperti del settore produttivo e animatori, oltre a cuochi e personale di pulizia.
L’equipe multidisciplinare lavora a stretto contatto con i referenti dei tre DSM attraverso periodiche
verifiche sui progetti individuali in modo da salvaguardare il principio d’integrazione, che costituisce, come
già introdotto, un fattore fondamentale per un gruppo di pazienti con le caratteristiche citate.
L'accesso avviene attraverso la presentazione del caso da parte dell'Ente inviante, a seguito di una precisa
valutazione psicodiagnostica, che tenga conto della psicopatologia del minore e di un inquadramento delle
dinamiche familiari.
Alla richiesta di inserimento fanno seguito incontri con gli operatori referenti del caso, allo scopo di valutare
l'idoneità del paziente, definire i tempi e le modalità dell'inserimento, calibrate sulle specifiche caratteristiche
del ragazzo e della sua famiglia, nonché precisare i rapporti e le relative competenze, fra il Servizio
residenziale ed i Servizi territoriali. Il periodo di permanenza medio in Comunità, risulterà variabile, in
funzione degli obiettivi individuali specifici (concordati da un Comitato Scientifico), tra i 12 ed i 18 mesi.
Sono previsti dal modello di presa in carico integrata incontri di verifica sistematici con i referenti dei servizi
in modo che il paziente, la famiglia e l'Ente inviante siano consapevoli di un lavoro che si attua in funzione
di un rientro a casa o in un altro contesto esistenziale.
La riabilitazione costituisce una delle attività centrali del servizio. Si rivolge essenzialmente ad utenti che per
la loro patologia hanno necessità di un intervento terapeutico integrato che preveda oltre al rapporto con lo
psichiatra anche quello con altri operatori all’interno di un gruppo dove vengono privilegiati gli
aspetti di confronto, collaborazione, espressione di sé. Sono state inoltre predisposti protocolli terapeutici
ricavati dai modelli di intervento di più efficace riscontro, nell’ambito della letteratura scientifica, nel
trattamento delle singole patologie (Best Practice); il processo di riabilitazione prevede anche una serie di
interventi volti ad identificare e prevenire o ridurre le cause della disabilità attraverso:
- l’utilizzo delle proprie doti e capacità per acquisire fiducia e stima di sé;
- lo sviluppo di interazioni con la realtà circostante (scuola, contesto sociale e ricreativo, ecc…).
All’interno della Struttura saranno predisposti laboratori centrati sul verbale e l’immaginario (scrittura,
musica, lettura), sull’ immagine, sulla manipolazione dell’oggetto (decoupage, restauro), sul “come se”
(teatro), sul corpo (calcio, pallavolo). Ogni attività sarà calibrata in ogni caso sugli interessi ed i vantaggi del
piccolo gruppo, che offre maggiori possibilità di esprimere i bisogni individuali utilizzando l’operatore,
presente con funzioni di facilitatore e di sostegno.
Il progetto terapeutico è individuale, verificato e ridefinito costantemente e si fa carico della psicopatologia
affrontandola attraverso esperienze alternative e riparatorie, basate fondamentalmente sulle componenti
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relazionali, emozionali, affettive e cognitive per il recupero della capacità di elaborare mentalmente i
significati attribuiti dal soggetto a sé stesso, agli altri, alla realtà.
Il primo obiettivo, assunto nel momento della nascita di una relazione terapeutico/educativa consiste nel
rispondere collettivamente e costantemente a bisogni e necessità considerate inderogabili, ma rimasti
disattesi a lungo.
Si tende a procurare ai pazienti una dimensione di nutrimento affettivo/esistenziale caratterizzata dall'assenza
di pesanti frustrazioni e dal soddisfacimento dei bisogni a vari livelli, a partire da quelli più antichi e primari.
La gestione della vita quotidiana non rappresenta un'organizzazione schematica di attività preordinate, ma
piuttosto l'esito di obiettivi, motivazioni, fantasie e bisogni di autoaffermazione individuati nel minore.
La dimensione progettuale costituisce uno dei fondamenti dell'intervento terapeutico riabilitativo nei termini
di una sistematica ricerca dei significati da attribuire alle esperienze dei pazienti, di relazioni interpersonali e
modalità congruent con cui proporle, affinché possano essere favorevoli ai processi di evoluzione.
L'elaborazione del progetto terapeutico individuale risulta frutto di una presa in carico globale che mira al
più alto livello di integrazione fra tutti gli operatori ed i reparti di intervento che gravitano intorno all’utente,
coinvolgendo quanto più possibile la famiglia, altrettanto interessata alle dinamiche di cui spesso gli stessi
adolescenti sono almeno in parte espressione.
Attraverso una costante valutazione ed accoglienza/trattamento del nucleo famigliare e del ragazzo si
prevede di realizzare un rientro nel contesto di origine, oppure individuare soluzioni differenti che
rispondano a bisogni più evolutivi a vantaggio dei singoli pazienti.
La dimissione dalla Comunità viene formulata valutando, sia l'evoluzione del quadro clinico del paziente, sia
il miglioramento delle funzioni genitoriali ed è anche subordinata al compimento della maggiore età.
L'obiettivo principale è quello di permettere al paziente un graduale e progressivo disinvestimento da un
ambito di cura fortemente caratterizzato da valenze terapeutiche di vita e di tutela, che renda possibile:
Il rientro nella famiglia d'origine, qualora ci fossero le condizioni favorevoli
Il passaggio in altra struttura di tipo socio assistenziale o appartenente al servizio psichiatrico
Il raggiungimento di una vita autonoma
La metodologia sottesa al lavoro svolto si basa sulla convinzione che il progetto di intervento con il minore
ricoverato in Comunità, con la sua famiglia e l'Ente Inviante è un progetto fra soggetti corresponsabili, con
competenze specifiche.
CONCLUSIONI ED ASPETTI INNOVATIVI
La Comunità Terapeutica di S. Ansano costituirà un contesto di cura per le sofferenze psichiche di
adolescenti e preadolescenti tendenzialmente gravi, anche se in fase non acuta, nella quale l'attenzione
individuale al soggetto e al suo percorso terapeutico si realizza attraverso numerosi 'mediatori' ambientali e
gruppali. L'ottica psicodinamica si articola dunque con quella psicosociale per costruire un modello
d'intervento che integra diversi strumenti: il gruppo dei pazienti e il gruppo dei curanti in collaborazione con
le famiglie e la rete sociale, costituiscono nel loro insieme un dispositivo di cura, senza privilegiare un
aspetto della vita comunitaria nei confronti di un altro.
Questo modo di intendere la comunità, attraverso la condivisione della quotidianità, risponde soprattutto al
bisogno di quei pazienti psicotici che non possono fruire di un approccio terapeutico ambulatoriale anche a
causa delle difficoltà del contesto in cui vivono. In particolare la Comunità di S.Ansano si propone sul
territorio dell’Area Vasta con le seguenti caratteristiche peculiari:
Si tratta della prima sperimentazione in Toscana sul modello di Comunità Terapeutica per minori
affetti da patologia psichiatrica
L’esistenza di questo polo costituisce una premessa di prevenzione per lo sviluppo di patologie
mentali in via di acutizzazione/cronicizzazione con risvolti positivi anche per il contenimento dei
costi
La patologia mentale nei minori rappresenta una problematica crescente che trova la Comunità
Scientifica ancora impreparata ad affrontare questa sfida
La costituzione di un Comitato Scientifico che prevederà al suo interno le figure operanti all’interno
della Comunità, dei Servizi invianti ed occasionalmente di altri professionisti specializzati, potrà
sviluppare nel tempo un contributo in termini di analisi del problema e di diffusione di buone
pratiche
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