Breve commento all`articolo di C - Società Italiana di Patologia Aviare

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Breve commento del Prof. A. Fioretti
all’articolo di C. Benfatti “I veri polli siamo noi” tatto da Nexus ed Italiana nr.59
L’articolo affronta in modo critico un argomento scottante e complesso e, come avviene spesso,
contiene importanti e scomode verità accanto ad affrettate ed approssimative affermazioni.
In particolare senza dubbio la ricostruzione delle varie emergenze sanitarie mediatiche (Antrace,
Vaiolo, Sars, etc.) è assai condivisibile, soprattutto alla luce della totale rimozione dei problemi che
hanno tenuto banco per mesi e dei quali oggi si fatica persino a ricordare la genesi.
Il discorso riguardante l’Influenza aviare nasce indubbiamente da un quanto meno sospetto
interessamento giornalistico ad un tema avvincente sul piano scientifico, ma assolutamente noto a
pochi addetti ai lavori. Non si deve, infatti, dimenticare che, in tempi non sospetti il Corriere della
Sera pubblicava in prima pagina un eloquente articolo di Gianni Riotta dal titolo “Il virus H5N1 va
alla guerra” (18 agosto 2005); nella trattazione si menzionava l’eccezionale interesse mostrato dal
Presidente Bush rispetto agli scenari prospettati in una ricostruzione della pandemia del 1918 scritta
da John Berry in “The great influenza”.
In realtà la storia dei contatti fra virus influenzali aviari ed uomo è lunga ed ha riguardato in larga
misura sporadici ed eccezionali passaggi, tali da far classificare ancora (anche alla luce dei recenti
dati asiatici) l’uomo quale ospite aberrante di questo virus. Anche i virus H7 aviari si sono
dimostrati capaci di infettare uomini in circostanze particolari e con effetti poco significativi, come
avvenne in Olanda nell’ultima epidemia influenzale del pollame (2003). Tuttavia vi sono alcune
affermazioni contenute nell’articolo che non possono venir definite corrette, ad esempio non si tiene
conto che un recente ed autorevole studio sul virus che causò la terribile spagnola ha stabilito la sua
diretta origine aviare, avvalorando così la tesi che vuole come un improvviso adattamento di un
agente patogeno in una popolazione per salto di specie, produca effetti gravi (ma la condizione
necessaria resta la capacità di diffusione interumana).
Inoltre la questione della vaccinazione antinfluenzale umana con il preparato stagionale è quanto
meno molto sospetta, le uniche giustificazioni di una qualche razionalità scientifica a sostegno di
una tanto deprecabile campagna di disinformazione sono l’evitare la cosiddetta “coinfezione” fra un
virus umano ed un ipotetico aviare che passi all’uomo. La coesistenza di questi virus potrebbe
generare una mutante teoricamente in grado di provocare una pandemia. E’ invece completamente
da rigettare la possibilità che un presunto virus aviare possa ricombinarsi con un ceppo vaccinale
umano in quanto a mia conoscenza i vaccini impiegati in umana sono degli inattivati e/o a subunità.
Molto approssimativo è anche il giudizio, ripreso da notizie Legambiente, sull’avicoltura intensiva,
espresso nell’ultima parte del pezzo.
Tuttavia rimane interessante riflettere su quanto alcuni ricercatori di Stoccolma hanno ipotizzato
analizzando oltre 80.000 questionari somministrati alla popolazione vietnamita, ovvero che siano in
realtà molti di più gli uomini infettati da H5N1, ma che la gran parte guarisca senza dover ricorrere
a cure ospedaliere, pertanto il valore di mortalità del 53% degli infetti scenderebbe ad un più
modesto 5%. In altri termini il nostro nemico è forse meno cattivo di quanto lo si dipinga e si sta
diffondendo in Asia da molto tempo (secondo alcuni sin dal 1997).
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