XIX Domenica del Tempo Ordinario Antifona d`ingresso Sii fedele

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XIX Domenica del Tempo Ordinario
Antifona d'ingresso
Sii fedele, Signore, alla tua alleanza,
non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
Sorgi, Signore, difendi la tua causa,
non dimenticare le suppliche di coloro che t’invocano. (Sal 74,20.19.22.23)
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che ci dai il privilegio di chiamarti Padre,
fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi,
perché possiamo entrare
nell’eredità che ci hai promesso.
Oppure:
Arda nei nostri cuori, o Padre,
la stessa fede che spinse Abramo
a vivere sulla terra come pellegrino,
e non si spenga la nostra lampada,
perché vigilanti nell’attesa della tua ora
siamo introdotti da te nella patria eterna.
PRIMA LETTURA (Sap 18,6-9)
Come punisti gli avversari, così glorificasti noi, chiamandoci a te.
Dal libro della Sapienza
La notte [della liberazione] fu preannunciata ai nostri padri,
perché avessero coraggio,
sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà.
Il tuo popolo infatti era in attesa
della salvezza dei giusti, della rovina dei nemici.
Difatti come punisti gli avversari,
così glorificasti noi, chiamandoci a te.
I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
di condividere allo stesso modo successi e pericoli,
intonando subito le sacre lodi dei padri.
SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Beato il popolo scelto dal Signore.
Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità. Rit:
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
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per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. Rit:
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo. Rit:
SECONDA LETTURA (Eb 11,1-2.8-19)
Aspettava la città il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i
nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e
partì senza sapere dove andava.
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende,
come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città
dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché
ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già
segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che
si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono
solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di
essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la
possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per
questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì
il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli
pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come
simbolo.
Canto al Vangelo (Mt 24,42-44)
Alleluia, alleluia.
Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.
Alleluia.
VANGELO (Lc 12,32-48)
Anche voi tenetevi pronti.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro
nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il
vostro cuore.
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Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il
loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le
vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o
prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe
scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio
dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo
della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone,
arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i
servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui
non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano
gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà,
riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di
percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Preghiera sulle offerte
Accogli con bontà, Signore, questi doni
che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa,
e con la tua potenza trasformali per noi
in sacramento di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona di comunione
Gerusalemme, loda il Signore,
egli ti sazia con fiore di frumento. (Sal 147,12.14)
Oppure:
“Siate sempre pronti: simili a coloro che aspettano il padrone
quando torna dalle nozze”. (Lc 12,35-36)
Preghiera dopo la comunione
La partecipazione a questi sacramenti
salvi il tuo popolo, Signore,
e lo confermi nella luce della tua verità.
Lectio
Il tema proposto in questa domenica del tempo ordinario ricorda che il Signore è sempre
“colui che viene” e che noi, di conseguenza, dobbiamo sviluppare un corretto e continuo senso
dell’attesa. C’è una parola di consolazione che apre il vangelo odierno e che solo Luca ci tramanda.
Ad una comunità che vive nel mondo come una minoranza senza potenza giunge questa
assicurazione: “Non temere, piccolo gregge”. Nessun senso di smarrimento perché i cristiani hanno
un Padre verso il quale Gesù ha già educato i discepoli ad indirizzarsi con fiducia. Il Padre fa dono
del suo regno che è la comunione con Lui, realizzata in Cristo. Dono presente ma ancora da
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completare, richiede la vigile collaborazione dei discepoli chiamati a essere parte viva e
responsabile di tale regno.
Il senso della vita come attesa e speranza è evidenziato dalla prima lettura che fa riferimento
all’esperienza degli israeliti che escono dall’Egitto. Escono di notte per iniziare un viaggio difficile
e incerto avendo come guida e come sole una colonna di fuoco. Come comportarsi nel tempo
dell’attesa? Il testo della Sapienza risponde: offrendo sacrifici in segreto, partecipando insieme ai
beni e ai pericoli con piena solidarietà di popolo, intonando i canti di lode dei padri per non
dimenticare le realizzazioni divine di salvezza ed essere fortificati nella speranza.
v. 32:
Si riferisce al popolo di Israele. Il termine poimnion designa già un piccolo gregge.
Aggiungendovi mikron (piccolo), Luca lo rende ancora più piccolo. Questo versetto conclude il
testo riguardante la provvidenza e apre il testo di oggi in ordine all’elemosina e in ordine al tenersi
pronti. La condizione per la quale non temere (questo è un tema molto caro ai profeti, soprattutto
Amos e Osea) è quella di essere “piccoli piccoli”. Ciò che ci permette di non temere, di non avere
timore è proprio questa condizione di piccolezza. Questo vuol dire rivivere in noi il mistero del
Signore Gesù, vuol dire rivivere in noi il mistero del più piccolo tra i piccoli. Non temere da una
parte vuol dire riconoscere la nostra condizione di piccolezza, dall’altra riconoscere che ciò che
siamo lo siamo per il Signore. Difficilmente noi leghiamo il non temere alla piccolezza, questa è la
condizione che il vangelo ci indica e sulla quale davvero dobbiamo stare molto attenti. Il timore è
proprio non dei più piccoli, il timore è proprio dei grandi. È il non avere niente da perdere, in questo
senso.
v. 37:
La cosa importante di questo vangelo è che viene accostato l’annuncio della venuta del
Signore e quindi la sua attesa con il discorso del servizio. Al v. 37 si fa riferimento a un padrone che
serve. Il servizio contraddistingue coloro che attendono la venuta del Signore. Il servizio dice che
noi siamo in attesa di qualcuno. Il servizio dice inoltre la fedeltà a colui che attendiamo. Questo
vangelo apre il servizio a una dimensione che non è la dimensione che noi viviamo solitamente.
Quando il servizio lo viviamo come prestazione, una volta svolto questo servizio noi passiamo a un
altro servizio. Quando il servizio è rappresentato da cose da fare, quando si considerano i poveri
come dei contenitori di prestazioni, allora si tiene più conto del bisogno, che è importante ma non è
tutto. Dobbiamo servire nella consapevolezza che saremo chiamati ad attendere così il Signore. Il
servizio è la condizione permanente nella quale e per la quale noi attendiamo il Signore. Questo
testo dà al servizio una apertura escatologica. Il vangelo dice: servire è attesa. In vista di cosa? In
vista del servizio per eccellenza. E qual è il servizio per eccellenza? Il servizio per eccellenza è la
seconda parte del versetto 37: “si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”.
Servire vuol dire questo. Quasi a dire che poi la condizione definitiva sarà un servizio reso da Dio a
noi. Non una condizione da cui fuggire, ma una condizione eterna. È “la” condizione. Segno di
questo è il diaconato. La presenza di diaconi all’interno di una comunità cristiana dice innanzitutto
come la condizione di servizio sia una condizione permanente; dice come la condizione del servizio
apre la comunità cristiana al ritorno del Signore; dice anche come la condizione del servizio sia
essenzialmente la condizione presente in Dio. Naturalmente si tratta di vedere il rapporto tra questo
modo di intendere il servizio e ad esempio il volontariato.
L’accento è posto sul fatto che i domestici sono “subito” al loro posto quando il padrone
torna. Dall’atteggiamento di sorpresa del padrone, che si vede atteso, ne consegue che non solo
Gesù si paragona a lui, ma è egli stesso questo padrone. Infatti i servi pronti ad accoglierlo non
ricevono una qualche ricompensa, ma il loro signore stesso si dà a loro, dal momento che si mette a
servire i propri servi. È la stessa immagine che Gesù offrì ai suoi discepoli la notte precedente la sua
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morte. Di conseguenza il Regno di Dio con tutta la sua potenza sopraggiunge per i discepoli di Gesù
in modo tale che egli stesso, quando viene la sua ora, si mette a disposizione di coloro che lo
attendono. Chi appartiene a Gesù si può attendere tutto da lui.
v. 38:
Il v. 39 mette in guardia da illusorie previsioni e da una preparazione “all’ultimo minuto”:
come è imprevedibile la venuta di un ladro, così non è programmabile la venuta del Signore. In
termini positivi il tempo indeterminato è dato all’uomo perché sappia esprimere con continuità il
suo amore al padrone, operando bene e rispondendo alla fiducia accordatagli.
v. 42:
Il termine “amministratore” è tradotto anche con “distributore”, “dispensatore”. Il vocabolo
esprime bene qual è la funzione di coloro che sono preposti dal padrone a questa funzione. La loro
fedeltà e il loro amore si manifesteranno nella misura in cui sapranno trattare gli altri secondo la
volontà e lo spirito del padrone stesso.
L’amministratore è fedele e saggio nel momento in cui, posto a capo della servitù,
distribuisce a tempo debito la razione di cibo. Qui c’è tutto il mistero dell’Eucaristia. Eucaristia che
è intesa così: distribuire in tempo opportuno la razione di cibo. La saggezza sta nel distribuire e
questo è un criterio che contrasta con il mondo. La fedeltà consiste nel distribuire perché ciò che
l’amministratore fa non è altro che distribuire i beni del suo padrone; l’amministratore è fedele
distribuendo, perché i beni del suo padrone sono evidentemente destinati alla distribuzione. In
fondo Gesù è insieme amministratore e bene del Padre, è amministratore e cibo. La sua fedeltà e la
sua saggezza nell’Eucaristia consistono in questo: dare se stesso in cibo.
Non è facile nel servizio ai poveri essere così saggi e fedeli da dare in tempo debito la
razione di cibo; a ciascuno il suo. E questo vuol dire che tu devi conoscere le persone, che tu le devi
amare, che devi essere per loro motivo per cui il cibo che dai non sia per loro offesa ma sia la loro
razione, che sia conforme alle loro esigenze e alle loro necessità.
v. 46:
Su un tale servo incombe un terribile giudizio: egli sarà trattato come se non avesse mai
avuto nulla a che fare con Gesù benché sia stato al suo servizio. La traduzione letterale del testo
infatti è: “lo separerà e porrà la sua parte con chi non ha fede”.
Appendice
Sorvegliate la vostra vita. Le vostre lampade non si spengano, e non si sciolgano i vostri
fianchi, ma siate pronti. Non sapete l’ora in cui il nostro Signore viene. Riunitevi spesso cercando
ciò che conviene alle vostre anime; non vi gioverà tutto il tempo della vostra fede, se non sarete
perfetti in ultimo (Didachè, 16, 1-3).
Non basta aiutare i poveri. Bisogna aiutarli con generosità e senza rammarico. E non basta
aiutarli senza rammarico. Bisogna aiutarli con gioia e con letizia. Quando si aiutano i poveri devono
esserci queste due condizioni: generosità e contentezza. Perché vi lamentate nel dare qualcosa ai
poveri? Perché vi mostrate di malumore nell’esercitare la misericordia? Vedendovi in quello stato, i
poveri preferirebbero rinunciare al vostro dono. Se date con atteggiamento burbero, non siete
misericordiosi, ma duri e disumani … Se date con gioia, anche se date poco date molto. Se date a
malincuore, anche se date molto trasformate quel molto in poco (Giovanni Crisostomo, Sulla
Lettera ai Romani 21, 1ss).
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Oggi è molto decisivo il fatto che noi cristiani abbiamo o non abbiamo la forza sufficiente
per testimoniare al mondo che non siamo sognatori e viandanti delle nuvole, che noi non siamo
indifferenti all’andamento delle cose, che la nostra fede in effetti non è l’oppio che ci rende contenti
in mezzo a un mondo ingiusto. E invece che noi, proprio perché pensiamo alle cose dell’alto, tanto
più duramente e coscientemente protestiamo su questa terra. Protestiamo con le parole e con le
azioni, per cercare a qualsiasi prezzo di portare aventi la situazione. È mai possibile infatti che il
cristianesimo, iniziato in modo così rivoluzionario, ora sia per sempre conservatore? Che ogni
nuovo movimento debba aprirsi la strada sempre senza la Chiesa, che la Chiesa intuisca sempre con
un minimo di venti anni di ritardo ciò che è effettivamente accaduto? Se davvero è così, non
dobbiamo meravigliarci che anche per la nostra Chiesa torni il tempo in cui sarà richiesto il sangue
dei martiri (D. Bonhoeffer, Predica su Col 3 pp. 152-3).
Ci può essere autentico servizio solo nella gioia, nello slancio, nell’amore, addirittura nella
passione. Altrimenti sarà assai di breve durata: si finirà per servire come schiavi, nella dura
necessità di vivere, e non come servi, nella grandezza e nella libertà di Dio. Bisogna essere afferrati
dal Padre per non scadere nel servizio dei nostri fratelli, altrimenti rischiamo di organizzare il nostro
piccolo servizio a nostra misura. Ora, il vero servizio non è a misura d’uomo. In questo essere
attirati dal Padre c’è un elemento determinante, c’è quella disposizione abituale del cuore che si
chiama preghiera. Forse si potrà anche cercare un altro vocabolo per l’uomo di oggi, ma la realtà è
sempre quella: la preghiera è adorazione e rimane il servizio per eccellenza. Ciò che dice Gesù è più
che un’immagine: chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Nella preghiera in verità noi siamo
a tavola, alla tavola del Padre, ed è lui che ci serve (J. Corbon, Omelie).
Il primo tema alla nostra attenzione è, inevitabilmente, quello della giustizia (Lc 12,47-48).
Per prima cosa, con i criteri della nostra giustizia cosiddetta retributiva, Dio sembra usare due pesi e
due misure, mentre in realtà il suo criterio è assolutamente univoco, ma forse è possibile solo a chi
conosce il cuore dell’uomo: è la proporzionalità tra le azioni compiute e ciò che per grazia
conosciamo di Dio e della sua legge. La seconda considerazione viene dai versi della Sapienza dove
si narra come una “legge divina” sia in realtà decisa da uomini; questo ci fa pensare che forse anche
una legislazione umana potrebbe cercare di avvicinarsi ai criteri di equità e personalizzazione del
giudizio che adotta Dio. Per questi uomini di Israele che vivono profondamente il culto di Dio è
chiaro, tuttavia, che questa legge porta con sé le promesse del Signore, ma anche una forte dose di
rischio, di esposizione personale e comunitaria. Un altro tema, emergente da san Paolo, è quello
della patria, letteralmente “la terra dei padri”. Se, dunque, Dio ha fatto viaggiare Israele tante volte e
per tanti anni, è stato anche per far comprendere come pure la terra promessa donata a loro non
potesse considerarsi un punto di arrivo, un posto in cui fermarsi del tutto. Gesù, colui che “non ha
dove posare il capo”, porta questo concetto alle estreme conseguenze: la patria non è in sé un
valore, sicuramente non un valore cristiano, in quanto non può rispondere compiutamente alle
domande di appartenenza o di identità. Questo tarlo si insinua poi nei nostri concetti di “proprietà” e
di “frontiera” (Gruppo OPG).
Passi biblici paralleli
v. 33:
Sir 6,31: Te ne rivestirai come di una veste di gloria, te ne cingerai come di una corona magnifica.
Mt 6,19-21: Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri
scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e
dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
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Lc 12,22b-23: “Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che
mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del
vestito.
1Pt 5,5b: Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia
agli umili.
v. 34:
Sal 149,4: L’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa.
Sap 6,10a: Chi custodisce santamente le cose sante sarà santificato
Mt 5,3: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Gv 10,27-28a: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro
la vita eterna e non andranno mai perdute
Sal 130,6: L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora.
Ct,1,4: Attirami dietro a te, corriamo! M’introduca il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo
per te, ricorderemo le tue tenerezze più del vino. A ragione ti amano!
Mt 25,10: Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano
pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
Lc 2,37b-38: Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e
preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a
quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Lc 21,36: Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che
deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo”.
Rm 5,3-4: E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la
tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza.
Rm 13,12: La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e
indossiamo le armi della luce.
Fil 3,13b-14: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al
premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.
1Pt 1,13: Perciò, dopo aver preparato la vostra mente all’azione, siate vigilanti, fissate ogni
speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà.
1Pt 4,7.10: La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla
preghiera. Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni
amministratori di una multiforme grazia di Dio.
2Pt 3,11-12a: Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi,
nella santità della condotta e nella pietà, attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio.
v. 37:
Sal 112,9: Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre, la sua potenza
s’innalza nella gloria.
Tb 4,7.9-10: Dei tuoi beni fa’ elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si
leverà da te lo sguardo di Dio Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, poiché
l’elemosina libera dalla morte e salva dall’andare tra le tenebre.
Lc 22,28-29a: Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi
un regno.
Gv 13,4-5: si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi
versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio
di cui si era cinto.
Gv 17,26: E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale
mi hai amato sia in essi e io in loro”.
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Ef 6,14 -16a: State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della
giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete
sempre in mano lo scudo della fede.
Ap 3,3: Ricorda dunque come hai accolto la parola, osservala e ravvediti, perché se non sarai
vigilante, verrò come un ladro senza che tu sappia in quale ora io verrò da te.
v. 40:
Sir 2,1.6a: Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione. Affidati a lui ed egli
ti aiuterà;
Ger 20,11a: Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori
cadranno e non potranno prevalere;
Ez 3,16-17: Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: “Figlio
dell’uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola,
tu dovrai avvertirli da parte mia.
Mt 18,9: E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te
entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.
Lc 18,8b: l’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?
Ef 5,15-16: Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da
uomini saggi; profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi.
2Tm 4,7-8: Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora
mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e
non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.
1Pt 5,8-9a: Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro,
cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede
vv. 43-44:
Ger 23,4: Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più
temere né sgomentarsi; di esse non ne mancherà neppure una”. Oracolo del Signore.
Mt 25,21: Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò
autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
1Cor,4,1: Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio.
2Tm,2,15: Sforzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un
lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità.
1Pt 5,2-4: Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri
secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi
affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la
corona della gloria che non appassisce.
v. 48:
Mt 25,40: Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a
uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
Lc 6,38: Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel
grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio”.
2Tm 1,13-14: Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che
sono in Cristo Gesù. Custodisci il buon deposito con l’aiuto dello Spirito santo che abita in noi.
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