magia e filosofia naturale - Calamandrei Corso Ct+Et, Prof. N

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MAGIA E FILOSOFIA NATURALE
Nel Rinascimento lo studio del mondo naturale non appare più come una pericolosa e fuorviante
distrazione per l’uomo poiché si tratta di un uomo che ha acquisito la consapevolezza che la sua missione
nel mondo si realizzerà proprio nel mondo naturale: la natura è regnum hominis e per questo l’uomo deve
imparare a servirsene e a conoscerla per trarne il maggior profitto.
La magia si fondava su due presupposti, il primo era l’esistenza di forze simili all’uomo che animavano
la natura, il secondo era la possibilità per l’uomo di assoggettare queste forze. Introdotta dal testo di
Cornelio Agrippa “De occulta philosophia” la magia del Rinascimento ineriva tre ordini di riferimento,
uno inferiore o naturale, uno mediano e soprannaturale e uno superiore e angelico, che portava direttamente
a Dio. Era basilare per gli alchimisti e i maghi del Rinascimento mantenere una fede profonda e radicata,
essendo la natura espressione di Dio se non Dio stesso. Il merito della magia, largamente diffusa in Europa
e in Italia, fu l’aver introdotto il metodo sperimentale, anche se corrotto da frequenti influenze animistiche.
Il mondo rinascimentale delle scienze occulte è rappresentato da una fitta serie di maghi.
Cornelio Agrippa di Nettesheim: nacque a Colonia
nel 1486 e morì a Grenola nel 1535. Nella sua opera
fondamentale, Filosofia occulta, egli ammette
l'esistenza di tre mondi:
1) il mondo degli elementi 2) il mondo celeste 3) il
mondo intelligibile
Questi tre mondi sono collegati tra loro in modo tale
che la virtù del mondo superiore fluisca sino agli
ultimi gradi del mondo inferiore, disperdendo via via i
suoi raggi. Il tramite di questo influsso è lo spirito
attraverso il quale l'anima del mondo opera in tutte le
parti dell'universo visibile. L'uomo è situato nel punto
centrale dei tre mondi e raccoglie in se come
microcosmo tutto ciò che è disseminato nelle cose.
Questa situazione gli consente di conoscere la forza
spirituale che tiene avvinto il mondo e di servirsene
per operare azioni miracolose. Nasce così la magia,
che è la scienza più alta perchè è quella che asservisce
all'uomo tutte le potenze nascoste della natura. La
scienza e l'arte dei maghi si rivolgono a tutti e tre i
mondi: c'è quindi una magia naturale, una magia
celeste e una magia religiosa o cerimoniale. La magia
naturale insegna a servirsi delle cose corporee per
effettuare azioni miracolose; la magia celeste si avvale
delle formule dell'astronomia e degli influssi degli
astri per operare miracoli; infine la magia religiosa o
cerimoniale per lo stesso fine mette a partito le
sostanze celesti e i demoni. Negli ultimi anni della sua
vita Agrippa accentuò il carattere mistico della sua
speculazione e condannò la scienza ritenendola una
vera e propria peste dell'anima additando nella fede la
sola via di salvezza. Ma in realtà rimase sempre fedele
alla magia difendendone l'utilizzo per la sapienza.
Teofrasto Paracelso: fu una delle più famose figure
di maghi. Egli nacque il 10 novembre 1493 ad
Einsiedeln in Svizzera, fu medico, chirurgo e
riformatore della medicina in senso magico. Morì a
Salisvurgo nel 1541. Secondo Teofrasto l'uomo è stato
creato per conoscere le azioni miracolose di Dio. Il
suo compito è quello è perciò la ricerca. Ma la ricerca
deve connettere insieme l'esperienza e la scienza per
giungere ad una conoscenza vera e sicura. La ricerca
intesa come unità di teoria ed esperimento costituirà la
nuova scienza. Questa ricerca ha in Teofrasto un
carattere magico. Il principio che deve guidarla è la
corrispondenza tra il macrocosmo e il microcosmo. Se
vogliamo conoscere l'uomo, cioè il microcosmo,
dobbiamo rivolgerci al macrocosmo, cioè al mondo.
La medicina che ha lo scopo di conoscere l'uomo per
conservargli la salute e liberarlo dalle malattie deve
fondarsi su tutte le scienze che studiano sulla natura
dell'universo. Questa è la riforma della medicina che
Teofrasto tentò e che gli procurò l'odio dei colleghi
medici ma anche di operare miracolose guarigioni. La
medicina si fonda su quattro colonne che sono: 1) la
teologia 2) la filosofia 3) l'astronomia 4) l’alchimia
Tutte queste scienze hanno carattere magico. La
teologia serve al medico per utilizzare l’influsso
divino da cui tutto dipende; l’astrologia gli serve per
utilizzare gli influssi celesti dai quali dipendono le
malattie e le rispettive cure; l’alchimia gli serve per
conoscere la quintessenza delle cose ed applicarla alla
guarigione. Il mago con la forza della sua fede e della
sua immaginazione esercita sullo spirito degli uomini
o della natura un influsso che suscita potenze
sconosciute e nascoste e giunge così a fare cose
ritenute impossibili. Dal fiat divino è nata la materia
originaria costituita da tre principi materiali, il solfo, il
sale e il mercurio. Questi principi sono le specie
primigenie della materia e da essi sono costituiti i
quattro elementi del mondo e in generale ogni corpo
della natura. La forza che muove gli elementi è
l’Archeus, lo spirito animatore. La quintessenza è uno
dei quattro elementi che domina la costituzione delle
cose e ne esprime la natura fondamentale. In essa sono
riposti gli arcani, cioè la forza operante di un minerale,
di una pietra preziosa o di una pianta; e di essa
pertanto la medicina deve servirsi per operare le
guarigioni.
Astrologia, alchimia e arti magiche1
Anche il pensiero scientifico fu caratterizzato dall'influsso
del Neoplatonismo, che fu determinante nell'anticipare
quella visione di armonia dell'universo che ritroviamo nella
rivoluzione scientifica attuata da Copernico, Keplero e
Galilei. Secondo la concezione neoplatonica, infatti,
l'universo è retto da un ordine armonico che si irradia in
ogni sua parte ed è strutturato perciò in maniera
concentrica. Non si tratta di un universo statico, ma in
movimento: in esso prevale un equilibrio dinamico,
simboleggiato dal cerchio e dalla sfera, viste come le figure
più perfette in quanto espressione di massima sintesi tra
forze centrifughe e centripete. A fondamento dell'ordine
geometrico del cosmo è posto Dio, il quale lo governa
attraverso un atto d'amore. Non è dunque una visione
meccanica del mondo, bensì una concezione organica e
unitaria in cui le leggi che regolano l'universo ricevono
anima e vita dall'amore divino.
Secondo
l'astrologia
rinascimentale
esiste
di
conseguenza una corrispondenza tra le strutture della
mente umana e le strutture reali dell'universo, ovvero
tra la nostra ragione soggettiva e la ragione oggettivata
nella natura, in quanto generate dalla stessa intelligenza
creatrice. Questo sarà il presupposto fondamentale di tutti i
successivi sviluppi scientifici e tecnologici, espressamente
formulato da Galilei con la celebre affermazione che il
libro della natura è scritto in linguaggio matematico.
La fiducia nell'astrologia, scaturita da una tale idea di
corrispondenza tra fenomeni celesti e fenomeni terreni, si
inserì tra l'altro nella tipica ottica rinascimentale volta ai
fini pratici di azione nel mondo. Gli oroscopi infatti
avevano il fine di leggere le circostanze in cui un'azione
aveva la probabilità maggiore di riuscire: essi erano dunque
al servizio di un uomo che guarda al futuro e intende
intervenire attivamente nel corso degli eventi per mutarli.
Nell'ambito dell'astrologia riprese vigore anche una
disciplina emblematica di questo periodo, cioè l'alchimia,
favorita dal fatto che una delle tante opere riscoperte
durante il Rinascimento fu il Corpus Hermeticum di
Ermete Trismegisto che Cosimo de' Medici fece tradurre
da Marsilio Ficino intorno al 1460. Forte era comunque
l'influenza di scritti e autori arabi, i quali, facendo da
mediatori, avevano consentito la ripresa di contatto con la
tradizione alchemica greca già dal basso Medioevo.
A differenza della prassi demonologica collegata con la
credenza cristiana in spiriti buoni e cattivi, l'alchimia si
proponeva di intervenire sulle sole forze naturali,
facendo così da apripista alla chimica moderna. Essa si
basava infatti sulla magia bianca che, diversamente dalla
magia nera, consisteva nello studio empirico delle sostanze
elementari e in esperimenti scientifici su di esse.
L'alchimista ne cercava le proprietà lavorando all'incirca
come un chimico, catalogandole, operando miscugli,
servendosi di fornelli ed alambicchi che saranno poi gli
strumenti principali utilizzati dalla chimica come la
intendiamo oggi. Operando in quest'ambito Paracelso
(1493-1541) diede ad esempio un notevole impulso alla
farmacologia.
1
Da Wikipedia
Scopo principale degli alchimisti era la ricerca della pietra
filosofale, dalla quale si sarebbero potute trarre tre
proprietà fondamentali: un elisir in grado di conferire
l'Immortalità e di dare la panacea universale per qualsiasi
malattia; l'"onniscienza" ovvero la consapevolezza del
passato e del futuro, del bene e del male (simile alle qualità
del frutto biblico dell'albero della Conoscenza); la
possibilità infine di trasmutare i metalli in oro, la meno
importante delle tre ma quella più ricercata dagli avidi e
che ha colpito maggiormente l'immaginario popolare. Da
questa deriva l'enorme potere di arricchimento detenuto
dall'alchimista, che egli tuttavia era tenuto a usare per scopi
strettamente umanitari, dovendo egli sviluppare un senso
morale parallelo all'elaborazione della pietra e che
costituiva anzi una conditio sine qua non per la riuscita
finale del suo operare. La pietra filosofale non era tuttavia
l'oggetto di semplici leggende o di visioni utopiche: l'oro
infatti veniva utilizzato come catalizzatore nelle reazioni
chimiche, ed era da sempre apprezzato essendo l'unico
metallo conosciuto che restasse inalterabile nel tempo. La
scienza contemporanea poi riuscirà effettivamente a
trasformare in oro alcuni metalli, agendo a livello delle
forze nucleari.
La trasmutazione dei metalli in oro si inserisce
nell'ottica evoluzionista tipica dei filosofi neoplatonici:
essi pensavano infatti che tutta la creazione, corrottasi a
causa del biblico peccato originale, tendesse a ritornare
verso la perfezione originaria. Come l'uomo tende verso la
divinizzazione, così i metalli mutavano verso l'oro, la
forma più nobile della loro specie. Si cercava in un certo
senso di risolvere la materia nello spirito; e
contemporaneamente si operava anche all'inverso, facendo
compiere a ritroso il cammino della natura, fino a poter
ricostruire, ad esempio, una pianta dalle sue ceneri, o
fabbricare sinteticamente l'uomo (l'homunculus), al di fuori
delle vie naturali.
Insieme all'alchimia ricevettero grande impulso numerosi
altri mestieri e discipline, come la chiromanzia, la
numerologia, la matematica, la medicina, l'anatomia. Una
caratteristica dei ricercatori rinascimentali era infatti la loro
poliedricità: essi cioè erano soliti svolgere più attività
diverse contemporaneamente, secondo l'ideale dell'uomo
universale, incarnato ad esempio da Leonardo da Vinci
(1452-1519), da molti considerato il primo scienziato in
senso moderno.
Nell'ambito della matematica e della geometria ricordiamo
in particolare il tentativo di quadratura del cerchio da parte
di Cusano, o la soluzione delle equazioni cubiche da parte
di Tartaglia e il suo celebre Triangolo. La matematica era
allora una materia affine alla numerologia, la quale si
proponeva di interpretare la realtà in chiave simbolica ed
ermetica ricollegandosi a dottrine neopitagoriche,
esoteriche e cabbalistiche, ma anche la teologia, la filosofia
e tutte le scienze venivano collegate tra loro, nel tentativo
di coniugarle e di renderle parte di un unicum. L'ideale dei
filosofi rinascimentali consisteva in definitiva nella
ricerca di un sapere unitario, organico, coerente, che
fungesse da raccordo di tutte le discipline e le conoscenze
dello scibile umano, e soddisfacesse il bisogno di
ricondurre e ritrovare la molteplicità nell'unità, la
diversità nell'identità, la varietà nella totalità.
Sarà il sogno anche degli idealisti romantici.
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