La Visita Cardiologica

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La Visita Cardiologica
La visita cardiologica è il primo contatto o il proseguimento di un processo diagnostico o
terapeutico e rappresenta la base imprescindibile per la diagnosi e la cura di un problema
cardiologico. Il malato viene interrogato dal medico e successivamente visitato. La visita
cardiologica viene solitamente completata dall’esecuzione dell’elettrocardiogramma.
La visita cardiologica è fondamentale per la diagnosi e la cura delle principali patologie cardiache
tra cui l’ipertensione arteriosa, la cardiopatia ischemica, lo scompenso cardiocircolatorio, le
cardiomiopatie, malattie della valvole cardiache.
La visita cardiologica post-angioplastica
Il paziente che ha subito un’angioplastica con impianto di stent, va incontro a tempi di recupero
sempre più brevi, grazie ai progressi della cardiologia interventistica.
Ma è bene mantenere con costanza le terapie indicate dal cardiologo per evitare una “ricaduta”.
L'impianto di stent ripristina infatti la pervietà delle arterie e contribuisce a mantenerle aperte ma
tale trattamento non è in grado di arrestare il processo aterosclerotico e non costituisce una cura per
la coronaropatia. Il modo migliore per mantenere nel tempo i risultati ottenuti con un impianto di
stent consiste nel confrontarsi periodicamente con il proprio cardiologo per adottare uno stile di
vita sano per il cuore. Simili accorgimenti possono infatti aiutare a prevenire o a rallentare la
progressione della coronaropatia.
La cardiologia preventiva
La cardiologia preventiva è il “tagliando” periodico, per capire quanto elevato è il rischio di
ammalarsi nei prossimi anni di malattie del cuore e della circolazione e consente un uso attento ,
mirato e personalizzato delle misure terapeutiche.
La visita cardiologica in tal senso è rivolta a tutti coloro che desiderano conoscere per decidere
come mantenere al meglio lo stato di salute oppure desiderano migliorare il profilo delle proprie
cure se sono in trattamento e che non si accontentano delle informazioni fornite da una visita
tradizionale.
Avere un cuore sano oltre ad essere una condizione indispensabile per vivere a lungo è anche una
condizione determinante per una buona qualità della vita a qualsiasi età.
In realtà, specialmente in un uomo o una donna che hanno superato i 40 anni è consigliato
sottoporsi ad una visita cardiologica ed analizzare il profilo di rischio cardiovascolare.
Il profilo di rischio cardiovascolare (cioè la probabilità di avere un evento acuto cardiaco entro
alcuni anni) si valuta misurando alcuni parametri specifici, tra cui il colesterolo, la glicemia,
l’abitudine al fumo e la eventuale presenza di malattie cardiovascolari concomitanti o ipertensione.
L’ ipertensione arteriosa
L’ipertensione arteriosa non è una malattia di per sé ma aumenta il rischio di essere colpito da ictus cerebrale, infarto di
cuore, insufficienza renale ed altre malattie. D’altro canto, il ricorso alle cure oggi disponibili permette di eliminare
pressoché completamente questo rischio “aggiuntivo”.
Quando si parla di ipertensione arteriosa?
Il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari cresce con l’aumentare dei valori pressori. Secondo il consenso degli
esperti, si ritiene che il rischio cardiovascolare aumenti al punto di giustificare un intervento terapeutico, anche
farmacologico, in presenza di valori di pressione pari o superiori a 140 mm Hg per quanto riguarda la pressione sistolica
(la “massima”) e/o pari o superiori a 90 mm Hg per quanto riguarda la pressione diastolica (la “minima”). Valori pressori
compresi tra 140/90 e 160/100 sono definiti ipertensione arteriosa di grado 1, tra 160/100 e 180/110 si parla di
ipertensione arteriosa di grado 2 e, oltre i valori di 180/110, si parla di ipertensione arteriosa di grado 3.
Tabella 1: Classificazione dell’ipertensione suggerita dall’OMS/ISH, basata sui livelli della pressione arteriosa
nei soggetti adulti di età uguale o superiore a 18 anni.
Pressione arteriosa in mm Hg
Categoria
Sistolica
Diastolica
Ottimale
< 120
< 80
Normale
< 130
< 85
Normale – alta
130 – 139
85 – 89
Ipertensione di Grado 1 borderline
140 – 149
90 – 94
Ipertensione di Grado 1 lieve
150 – 159
95 – 99
Ipertensione di Grado 2 moderata
160 – 179
100 – 109
Ipertensione di Grado 3 grave
≥180
≥110
Ipertensione sistolica isolata borderline
140 – 149
< 90
Ipertensione sistolica isolata
≥150
< 90
N.B.: Quando la pressione sistolica e diastolica di un paziente rientrano in categorie differenti la classificazione va fatta in
base alla categoria maggiore.
La cardiopatia ischemica
La cardiopatia ischemica o coronarica è una malattia in cui, a seguito di una progressiva
ostruzione del flusso di sangue nelle arterie coronarie, viene a mancare un adeguato rifornimento di
ossigeno ad una parte del cuore. Il processo che porta alla chiusura delle coronarie è l’aterosclerosi,
ossia la formazione di placche ricche di lipidi all’interno delle arterie coronarie che ostacolano il
passaggio di sangue.
L’ischemia può avvenire in presenza di un aumento della richiesta miocardica di ossigeno (angina
pectoris) o di una riduzione del flusso coronarico (infarto del miocardio). In ogni caso si viene a
creare uno squilibrio tra il fabbisogno e la disponibilità di ossigeno e sostanze nutritive. Tale deficit
può essere transitorio o permanente ed è in quest’ultimo caso che si verificano i danni più gravi.
La sintomatologia della cardiopatia ischemica ha elementi comuni nelle differenti forme di
presentazione, angina ed infarto: entrambi si manifestano con dolori al torace simili ad una
sensazione di peso; possono essere irradiati al collo, alle spalle e agli arti superiori e talora sono
accompagnati da sudorazione fredda e svenimenti. I dolori dell’angina durano solo alcuni minuti,
mentre quelli dell’infarto durano assai di più e possono non passare con i farmaci che solitamente
risolvono i sintomi dell’angina.
I fattori di rischio che predispongono all’insorgenza di questa malattia, e che possono essere ridotti
con uno stile di vita adeguato, sono i valori di colesterolo superiori alla norma, l’ipertensione
arteriosa, il fumo di sigaretta, il diabete, lo stress e la vita sedentaria. Anche la familiarità, il
progredire dell’età e il sesso maschile sono considerati importanti fattori di rischio, ma questi,
naturalmente, non sono suscettibili di modificazioni.
Un problema cardiovascolare o un evento cardiaco acuto colpisce la persona nella sua interezza: un
infarto mette a dura prova l’equilibrio psichico del paziente, che dopo l’evento può non sentirsi più
lo stesso. Il paziente dovrà reintegrarsi nella famiglia e nella società, vedendo però modificate
quelle che erano le sue certezze e i suoi ruoli con i familiari, con i figli, con gli amici e i colleghi.
Ecco alcune domande che frequentemente i pazienti si pongono:

A casa i miei valori pressori sono sempre nella norma, dal medico però generalmente sono
più alti. Perché?
Probabilmente, ciò è dovuto al cosiddetto “effetto del camice bianco“, attribuibile alla tensione che
deriva dal fatto di essere dal medico. Anche se non è consapevole di essere agitato e non si sente
stressato, questa tensione interna basta a causare un aumento di breve durata della pressione.

Quando bisogna considerarsi ipertesi?
Valori ritenuti normali sono quelli al di sotto di 140/90 mmHg, qualora si rilevano valori superiori a
questi dobbiamo ritenere di essere “ipertesi”. Ovviamente non è sufficiente basarsi su una sola
misurazione, ma se più misurazioni nell’arco temporale di alcuni giorni risultano alterate è il caso di
rivolgersi ad un cardiologo per un più preciso inquadramento della situazione clinica generale e
delle eventuali cause sottostanti.

Una volta iniziata la terapia per l’ ipertensione è per sempre?
Il più delle volte la pressione alta va curata per tutto il resto della vita, in rari casi la cura è
temporanea, ma questo non è prevedibile nel momento in cui si inizia. La terapia va verificata nel
tempo, spesso necessita di variazioni, a volte aumento, a volte riduzione dei dosaggi, a volte
cambiamenti della molecola o degli orari di assunzione.

Chi soffre di ipertensione arteriosa deve limitare l'attività sessuale?
Chi è iperteso deve semplicemente curarsi in modo che la pressione si mantenga su valori ottimali e
seguire uno stile di vita che prevenga malattie cardiovascolari. Alcuni farmaci che si usano
nell’ipertensione possono dare qualche problema a livello sessuale: in questo caso va consultato il
proprio cardiologo che può cambiare i farmaci con altri altrettanto efficaci
.
 Con un’alimentazione equilibrata si può controllare l’ipertensione?
Grazie ad un’alimentazione equilibrata è possibile che pressione si abbassi. Tuttavia è difficile che
i suoi pressori si normalizzino completamente. Infatti, sulla pressione arteriosa influiscono anche
altri fattori, come l’età, la predisposizione ereditaria, l’attività fisica, lo stress.

Che cos’è la fibrillazione atriale
È tra le aritmie più frequenti specie nelle persone anziane. È caratterizzata da una contrazione degli
atri scoordinata ed irregolare tanto che gli atri riducono di molto la loro capacità di contrarsi. Può
essere diagnosticata con un elettrocardiogramma.
E’
risolvibile
con
vari
farmaci,
o
con
la
cardioversione
elettrica.
Può anche cronicizzarsi ma l’importante è mantenere una frequenza cardiaca poco elevata con
farmaci antiaritmici e prevenire la formazione di coaguli (trombi, emboli) con farmaci
anticoagulanti.

Chi soffre di diabete dovrebbe sottoporsi ad una visita cardiologica ?
Chi ha il diabete ha un rischio maggiore di sviluppare eventi cardiovascolari maggiori (infarto al
miocardio, ictus, scompenso cardiaco). Tutto ciò è dovuto alla rapida progressione della malattia
aterosclerotica a livello dei vasi, in particolare quelli correlati a cervello, retina, coronarie e reni,
tutti organi sensibili allo stato iperglicemico, cioè a valori elevati della glicemia. Pertanto pazienti
con diabete mellito dovrebbero sottoporsi periodicamente ad una visita cardiologica. La
prevenzione primaria in cardiologia è un elemento cruciale per evitare l’occorrenza degli eventi
cardiovascolari maggiori e la prevenzione secondaria per evitare una nuova incidenze di eventi e
per rallentare la progressione naturale della malattia aterosclerotica.

Che cos’e’ la coronarografia e l’angioplastica ?
Per coronarografia si intende la visualizzazione mediante i raggi x delle arterie coronarie, grazie
all’iniezione al loro interno di mezzo di contrasto. Per raggiungere le coronarie, è necessario
inserire piccoli cateteri in genere nell'arteria femorale (situata all'inguine) o nell'arteria radiale.
L'angioplastica consiste nel dilatare i restringimenti delle coronarie mediante cateteri a palloncino.
In base a criteri clinici e anatomici viene deciso se posizionare uno o più stent.
La probabilità di successo è di circa il 95%. I rischi sono contenuti: la mortalità è attualmente dello
0.2-1.5%. Esiste un rischio, seppure estremamente raro, di dover ricorrere all'intervento di by-pass
in urgenza oppure, che si verifichi un infarto miocardico.

Che cos'è lo Stent Medicato?
Lo stent è un piccolo tubicino di metallo traforato, con parete sottile, montato su un palloncino che,
gonfiandosi, lo apre e lo rilascia nell'arteria che fornisce sostegno strutturale al vaso, mentre il
farmaco, che viene rilasciato in dosi programmate nel corso del tempo, permette di prevenire la
restenosi e contribuisce a mantenere aperta l'arteria, riducendo i rischi di una nuova malattia nella
sede dell'impianto. L'utilizzo dello stent medicato è valutato caso per caso ed è generalmente
associato ad una terapia antiaggregante stabilita dal cardiologo curante.

Dopo l’ angioplastica si puo’ tornare a lavorare?
E’ possibile riprendere la propria attività lavorativa dopo aver osservato un limitato periodo di
convalescenza.

Dopo un angiopastica si può viaggiare in aereo?
Si. E’ tuttavia più prudente evitare viaggi lunghi nella prima
Prima di effettuare un viaggio in aereo ricordati di parlarne con il proprio cardiologo.

settimana.
Chi ha subito un intervento di angioplastica può soggiornare in montagna e svolgere attività
fisica?
Prima di svolgere una attività fisica moderata tra 1500-2500 metri è meglio aspettare il controllo a
sei mesi e parlarne con il proprio cardiologo. Al disotto dei 1500 non ci sono particolari problemi
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