Intervento

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Un ambulatorio per stranieri a Trieste
Tiziana Cimolino , Maurizio Pagan
SIMG - TRIESTE
La presenza costante e sempre in aumento di immigrati extracomunitari
nella nostra città ha rappresentato, dal punto di vista sanitario, un problema che
necessitava di una risposta adeguata da parte dell’Azienda Sanitaria. Nonostante
l’impegno profuso da numerosi operatori, gli interventi si sono rivelati troppo
spesso insufficienti e scarsamente coordinati creando disagi tra il personale
sanitario e a ancor più per gli extracomunitari.
Per uno straniero l’accesso alle strutture sanitarie pubbliche, sebbene
garantito dalla legge, risulta spesso ostacolato dalla difficoltà di comunicazione
legata alla lingua. Un altro muro é rappresentato dalle differenze culturali e di
tradizione che possono influire negativamente sulla qualità della prestazione e sulla
continuità della cura.
Nell’ottica del superamento di queste problematiche e dopo un confronto
con operatori attivi presso altre aree del paese, un gruppo di lavoro formato da
medici di medicina generale e operatori del volontariato sociale attivi nell’ambito
dell’accoglienza, in collaborazione con l’Azienda Sanitaria ha organizzato un
ambulatorio Pubblico per Stranieri. Il progetto prevede una struttura che possa
essere facilmente fruibile e più adeguata alle esigenze sanitarie sopra rappresentate.
Il tutto nel massimo rispetto delle differenze culturali e religiose in considerazione
del fatto che queste rappresentano spesso una “diversità” difficile da comprendere.
Struttura e risorse umane
L’ambulatorio viene situato in via Nordio n. 15 - distretto n. 2. dell’Azienda
Sanitaria Triestina.
L’orario di apertura é, lunedì , mercoledì e venerdì, dalle ore 14.00 alle ore
15.00.
E’ prevista la presenza di un medico (di medicina generale convenzionato
con l’Azienda Sanitaria o libero professionista), un infermiere professionale (in
servizio presso il distretto), un mediatore culturale (proveniente dalle associazioni).
La presenza di quest’ultima figura é essenziale per instaurare una
comunicazione positiva tra il medico ed il paziente straniero. Va sottolineato come
il lavoro di mediatore culturale non si limita alla sola traduzione, ma risulta
necessario per favorire l’incontro tra gli operatori e i diversi utenti nel rispetto della
cultura e della religione di questi ultimi.
L’ambulatorio ha iniziato a funzionare nel mese di luglio di quest’anno,
periodo che vedeva un forte e crescente afflusso di persone provenienti dall’area
balcanica,
in questa prima fase si è preferita la presenza di soggetti con
approfondita conoscenza (linguistica e culturale ) di quest’area. E’ stata poi
organizzata una struttura di operatori culturali preparati anche su altre aree
interessate a fenomeni migratori, al fine di garantire la copertura delle diverse
esigenze che potrebbero verificarsi. In tale contesto é stato previsto il
coinvolgimento di associazioni di volontariato o cooperative che operano nel
settore “ dell’interculturalità “.
Metodi
L’accesso all’ambulatorio é consentito gratuitamente a tutti gli stranieri, sia
iscritti al sistema sanitario nazionale che non iscritti o irregolari.
Viene rispettato l’anonimato e, come previsto dalla legge, non c’è
segnalazione all’autorità salvo il caso in cui sia obbligatorio un referto.
I dati personali dei pazienti vengono raccolti su registri per un eventuale
utilizzo con metodologie statistiche. Questo al fine di fornire indicazioni utili ad
eventuali strategie sanitarie di prevenzione e cura.
I dati riguardano:
1. La tipologia dell’accesso
 visita
 ricetta
 medicazione
 invio allo specialista
2. Dati personali del paziente
 nome (facoltativo)
 età
 paese di provenienza
 eventuale iscrizione al SSN
3. Motivo della consultazione
 malattia acuta
 monitoraggio malattia cronica
 intervento di profilassi
4. Qualità della comunicazione
 buona
 sufficiente
 scarsa
5. Tipo di percorso sanitario consigliato
Informazione e reti
Per permettere realmente l’accesso alla struttura, è risultato necessario
procedere ad una informazione capillare sul territorio. Gli strumenti sono:
*
pieghevoli plurilingue da distribuire in tutte le strutture di accoglienza
pubbliche e private (mense, centri diurni e notturni, centri servizi, pronto soccorso),
posti frequentati da extracomunitari nonché i presidi di controllo di polizia.
*
informazione tramite i mass media locali.
E’ altresì importante che l’ambulatorio sia in grado di fornire informazioni
sui servizi riguardanti i diversi aspetti dell’accoglienza presenti nella nostra città. A
tal fine sono necessari contatti costanti tra queste realtà e l’ambulatorio al fine di
predisporre del materiale informativo adeguato e costantemente aggiornato a
disposizione degli utenti del servizio.
Continuazione dei percorsi sanitari
Il paziente che necessita di un approfondimento diagnostico viene inviato
dall’ambulatorio a dei servizi specialistici del territorio con dei percorsi già
programmati in precedenza.
L’appuntamento viene stabilito direttamente in ambulatorio per alcune
specialità, mentre l’infermiera in servizio al distretto di mattina, faciliterà il
percorso sanitario del paziente accompagnandolo al centro di prenotazione.
Nei centri di accoglienza, inoltre è necessaria la presenza settimanale di
un’assistente sanitaria per lavorare all’interno della struttura
in stretta
collaborazione con l’ambulatorio distrettuale.
La nostra esperienza ci suggerisce di utilizzare questo tipo di figura sanitaria
onde evitare la medicalizzazione dei problemi sociali ed agire già preventivamente
all’interno della struttura di accoglienza.
Le visite settimanali avrebbero lo scopo di dare continuità alle cure mediche
prescritte dall’ambulatorio, prevenzione delle malattie contagioso diffusive e
l’individuazione dei fattori di rischio ( depressione, alcolismo, esclusione sociale,
malnutrizione, ritardo di crescita).
Esperienza di lavoro dal 14/7 al 10/9/99
Nel periodo preso in esame, il gruppo di lavoro (formato da 1 infermiere, 1
mediatore culturale e 12 medici in turno) ha svolto 78 visite in 23 giornate di
lavoro. Il gruppo di pazienti si suddivide in 59 maschi e 19 femmine. di età media
tra i 20 e i 30 anni. Lo status di questi era: 18 con regolare tessera sanitaria, 45
irregolari senza alcun tipo di tessera e 15 con tessera di permesso umanitario (STP).
Durante il primo periodo di lavoro abbiamo avuto una forte presenza in
ambulatorio di profughi del Kossovo e degli altri paesi balcanici. Trieste ha
rappresentato in questo periodo un punto di transito per queste persone. Oltre a fare
attività in ambulatorio, i medici hanno eseguito
continue visite ai centri di
accoglienza , che proprio per il grande afflusso, si trovavano in condizioni sanitarie
critiche.
Suddividendo i pazienti in base all’area di provenienza, la situazione é stata
la seguente: Asia
14 , Bosnia 2 , Kossovo
48
, Serbia 7, Africa 3 ,
Albania 2, altri 2 (vedi grafico 1).
I pazienti hanno presentato le patologie indicate nel sottostante schema:
malattie
app. respiratorio: 8
app. digerente : 10
neurologiche: 7
oculistiche: 4
dermatologiche: 7
otorinilaringoiatriche:7
ortopediche: 9
uro-ginecologiche: 7
odontostomatologiche:18
sist. endocrino: 1
Nel periodo di riferimento sono state inoltre richieste 24 consulenze
specialistiche e 2 invii al pronto soccorso.
Situazione attuale
In questo momento la situazione nella nostra città si é stabilizzata e gli
stranieri che accedono nell’ambulatorio provengono da più vari paesi. Rimane
comunque alta la percentuale degli immigrati balcanici, nonostane la cessazione del
periodo considerato di emergenza, che aveva visto un alto numero di persone con
permesso di soggiorno umanitario. Va comunque rilevato un aumento significativo
del numero degli irregolari.
L’esperienza maturata sino ad oggi, oltre agli aspetti concreti sopra
delineati, ha permesso l’affermarsi della funzione di rete dell’ambulatorio
nell’ambito di un programma di intervento di salute e di assistenza, coordinato nella
nostra provincia dall’Azienda Sanitaria, con i medici di medicina generale e dai
Comuni con le associazioni di volontariato.
Dott.ssa Tiziana Cimolino
Dott. Maurizio Pagan
SIMG Trieste
Trieste, 7 novembre 1999
Grafico 1
Aree di provenienza
50
asia
bosnia
40
kosovo
30
serbia
africa
20
albania
10
altri
0
14-7 10-9-1999
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