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Guida al colloquio del nuovo Esame di stato
© Edizioni Bruno Mondadori 1999
P 5. LE AVANGUARDIE
Con il termine avanguardia (dal francese avant-garde, che designa originariamente il
drappello dei soldati che precedono in avanscoperta il corpo dell’esercito) si definisce
ogni movimento artistico e letterario che tenda programmaticamente (ovvero,
attraverso manifesti, enunciazioni teoriche, proclami collettivi, riviste e convegni) alla
ricerca di nuove forme espressive, diverse o antitetiche rispetto a quelle della
tradizione. L’avanguardia punta al rinnovamento del linguaggio artistico per
promuovere la trasformazione dei princìpi etici e conoscitivi accettati e difesi dalla
cultura ufficiale. Le avanguardie intendono scardinare il gusto artistico consolidato, e
favorirne l’evoluzione sul piano formale e su quello ideologico. Le cosiddette
avanguardie storiche, i grandi movimenti che segnano il transito dall’arte moderna,
romantica e decadente, a quella contemporanea, si affermano nei primi decenni del
Novecento, quando nascono correnti artistiche e letterarie che mirano a obiettivi
comuni: abbandonare la tradizione, inventare inedite soluzioni comunicative, produrre
nuova conoscenza. Tra le avanguardie storiche, è possibile distinguere vari filoni,
ognuno dei quali, a partire dal proprio paese d’origine, si diffonde internazionalmente:
il cubismo (Francia), il futurismo (Italia) e il cubofuturismo (Russia), l’imagismo
(Gran Bretagna e Stati Uniti), il dadaismo (Svizzera e Francia), il surrealismo
(Francia), l’astrattismo (Germania e Russia).
LA STORIA
L’Europa tra sviluppo industriale, guerre e totalitarismi
Le avanguardie storiche sono un fenomeno culturale che insieme rispecchia e interpreta
le condizioni maturate in Europa nei primi decenni del Novecento. L’Europa, tra il 1905
e il 1937, attraversa un periodo scandito da fenomeni ed eventi di capitale importanza. Il
primo decennio del XX secolo, in particolare, è caratterizzato da un processo di
espansione e sviluppo del capitalismo industriale che conduce a due conseguenze: la
crescita della rivalità economica e commerciale tra le grandi potenze, la diffusione di
sentimenti nazionalistici che incitano ciascuno Stato all’affermazione sugli altri. In
questo contesto profonde inquietudini sono generate dal conflitto tra i ceti sociali e dal
tramonto delle illusioni progressiste patrocinate dalla cultura positivista.
La Prima guerra mondiale, tra il 1914 e il 1918, segna una svolta nella storia europea,
sconvolta, oltre che dalle distruzioni provocate dal conflitto, dalla ventata rivoluzionaria
che dalla Russia si estende a tutto il continente: la Rivoluzione russa, tra il febbraio e
l’ottobre del 1917, abbatte l’impero e conduce all’instaurazione del regime comunista
sovietico; su questo esempio, la mobilitazione delle forze socialiste e comuniste porta
rapidamente al crollo dell’impero tedesco e di quello austro-ungarico, così che la
carta geopolitica dell’Europa viene profondamente rimodellata.
Dopo la fine del conflitto, in un quadro generale di instabilità dettato dagli effetti della
grave crisi economica in corso, ogni nazione europea vede crescere schieramenti politici
e sociali contrapposti: da un lato le forze comuniste e socialiste rivoluzionarie, dall’altro
i gruppi conservatori e nazionalisti. L’affermazione di questi ultimi, nei paesi più colpiti
dalla crisi postbellica, produce il rovesciamento dei sistemi liberali e democratici e
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l’affermazione di regimi autoritari: il fascismo di Mussolini in Italia (tra il 1922, anno
della marcia su Roma, e il 1925-26, data della approvazione delle “leggi fascistissime”);
il nazismo di Hitler in Germania (1933), il governo corporativo di Dollfuss in Austria
(1933).
La Guerra civile di Spagna (1936-1939), combattuta fra le forze fasciste del generale
Franco (sostenute da Mussolini e Hitler) e il Fronte popolare repubblicano (formato
da radicali, socialisti e comunisti), si conclude dopo tre anni di lotte e massacri (fra i
quali, il bombardamento della città di Guernica da parte dell’aviazione tedesca) con la
vittoria di Franco, che impone un regime dittatoriale. La fine del conflitto è un successo
per i partiti totalitari; nel 1939 i patti stretti da Hitler con l’Italia e la Russia conducono
alla Seconda guerra mondiale.
LA LETTERATURA
Le avanguardie in Europa: surrealismo, imagismo, cubofuturismo
Lo scrittore europeo che più e meglio di altri interpreta la stagione avanguardistica del
primo Novecento è il poeta francese Guillaume Apollinaire (1880-1918). I suoi esordi
avvengono all’interno della cultura decadente e simbolista, quindi, entrato in contatto
con il cubismo e il futurismo, egli cerca di tradurre sul piano poetico i traguardi
raggiunti dagli amici pittori: nasce il bisogno di costruire una poesia nuova, diversa
rispetto a quanto già realizzato dai modelli di fine Ottocento, ed equivalente alle
costruzioni spaziali e cromatiche di Pablo Picasso.
I singoli testi, alla maniera dei dipinti di Picasso e Braque, assumono un aspetto
pulviscolare: con il superamento della fredda razionalità, essi esprimono l’impulso
creativo della vita istintiva, il bisogno di assoluto. In tal maniera le poesie, come i
quadri dell’avanguardia cubista, diventano il luogo in cui l’autore fa convergere la
pluralità dei punti di vista possibili su un medesimo oggetto, su un medesimo tema.
 Vedi, in particolare, le raccolte di Apollinaire Alcools (1913) e Calligrammi (1918). Apollinaire
giunge a inventare una nuova maniera di scrivere: sbriciola le parole, annulla la sintassi, fa di
ciascuna immagine un frammento perfetto ed estatico, giustappone e incastra fra loro versi scritti
in epoche differenti, come fossero le tessere di un mosaico.
Fra le correnti dell’avanguardia storica successive all’esperienza cubista, il surrealismo
è quella che in maniera più diretta incide sui progressi della ricerca letteraria,
affiancando alla critica dei valori dell’arte ufficiale la proposta di una nuova cultura,
fondata sul primato della fantasia, del sogno e dell’immaginazione quali privilegiati
strumenti di conoscenza. Ne deriva, a livello letterario, lo scardinamento delle forme
abituali, logiche e razionali, della scrittura.
I due maggiori interpreti del surrealismo, in campo poetico, sono Louis Aragon
(1897-1982) e Paul Eluard (1895-1952), che esprimono una comune aspirazione al
cambiamento, sia nel campo estetico sia in quello civile e politico. Portando a forma
esasperata le istanze della poetica surrealista, essi usano il testo letterario per esprimere
il proprio anelito alla ribellione e alla libertà dello spirito.
Negli Stati Uniti e in Inghilterra le istanze di rinnovamento sono interpretate nell’ambito
della letteratura dall’imagismo. Si tratta di un movimento letterario sviluppatosi tra
Inghilterra e Stati Uniti negli anni intorno alla Prima guerra mondiale. La poetica
imagista tende a una scrittura oggettiva, geometrica e stilizzata, la quale, svincolata
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dalle regole della metrica tradizionale, poggi su immagini nette, dure e precise, dal
significato simbolico. Di simili idee Ezra Pound (1885-1972) fornisce emblematiche
applicazioni nelle poesie scritte tra il 1908 e il 1920, le quali, fra l’altro, esercitano
grande influenza sul maggiore poeta anglosassone del Novecento, Thomas Stearns Eliot
(1888-1965), che dal movimento imagista ricava spunti fondamentali. Pound e Eliot,
all’unisono, formulano una proposta poetica d’avanguardia che pare assai differente, se
non antitetica, rispetto alle linee approfondite dagli scrittori francesi legati al cubismo e
al surrealismo: gli “imagisti”, infatti, perseguono una poesia di taglio raziocinante e
intellettuale, né fantastica né soggettiva, la quale sappia condensare in immagini
allegoriche messaggi complessi.
 Vedi in particolare la raccolta Antologia dei poeti imagisti (1914), dove sono raccolti testi
esemplari di vari autori, fra i quali Ezra Pound, William Carlos Williams (1883-1963) e Amy
Lowell (1874-1925).
In Russia, dalla volontà di rinnovamento dei poeti Nikolaj Gumilèv (1886-1921) e
Sergej Gorodeckij (1884-1967), nasce nel 1912 il movimento acmeista, che trae il suo
nome dall’obiettivo di raggiungere nei versi l’“acme” dell’oggetto rappresentato, cioè la
sua essenza più vera, ritraendolo attraverso una scrittura che persegue un’architettura
razionale del testo e una scelta lessicale puntuale e precisa.
A contatto con il movimento acmeista fanno le loro prime esperienze due tra i più
importanti poeti russi del Novecento, Anna Achmatova (1889-1966) e Osip
Mandel’stam (1891-1938). Ancora più dirompente dell’acmeismo, sulla scena letteraria
russa, è l’incontro tra la poesia e la pittura cubista e futurista, da cui deriva la volontà di
potenziare l’energia creativa ed evocativa che le parole producono quando sono
liberamente accostate fra loro. Vladimir Majakovskij (1893-1930) rappresenta il più
interessante sviluppo del cubofuturismo nella poesia russa.
Nel 1913 Majakovskij collabora alla pubblicazione del manifesto dell’avanguardia
cubofuturista, intitolato, provocatoriamente, Schiaffo al gusto corrente. Con la
Rivoluzione russa del 1917, i progetti artistici e letterari del cubofuturismo si
intrecciano a ragioni di tipo politico: Majakovskij è in prima linea sia come grafico
pubblicitario addetto alla realizzazione dei manifesti di propaganda sia come poeta (La
guerra e l’universo, 1917). Nel corso degli anni venti egli si scontra, però, con le rigide
posizioni culturali assunte dai dirigenti fedeli a Stalin, che esaltano “l’arte proletaria”
condannando ogni ricerca formale, soprattutto se avanguardistica. Majakovskij subisce
violente accuse di antisovietismo, sotto il peso delle quali, nel 1930, arriva al suicidio.
 Vedi in particolare di Majakovskij Io (1913) e La nuvola in calzoni (1915), opere nelle quali
egli cerca di dare seguito alle indicazioni teoriche del manifesto del cubofuturismo non solo
ricorrendo a un lessico nuovo rispetto a quello della tradizione, ma dissolvendo la versificazione in
immagini fantasiose e in arditi giochi linguistici.
L’avanguardia in Italia: il futurismo tra letteratura, arte e costume
Nella stagione delle avanguardie storiche, il movimento che più coinvolge gli artisti e
gli scrittori italiani è il futurismo, che prende avvio con il primo manifesto firmato nel
1909 da Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944). L’avanguardia futurista si riconosce,
sin dal principio, intorno a un insieme di sentimenti forti, estranei al mondo artistico e
letterario tradizionale; essi vengono consapevolmente assunti per definire i contenuti e
le forme espressive della rivoluzione estetica che s’intende affermare sulla scena del XX
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secolo: sono l’amore per il pericolo, il desiderio di rischiare, l’ambizione di dare voce
all’energia individuale e agli istinti interiori.
Su queste basi si vuole fondare una nuova arte, che non solo celebri il coraggio, la
violenza e la temerarietà, ma diventi coraggiosa, violenta e temeraria essa stessa. Il
futurismo ambisce ad affermarsi come evento estetico globale; in quest’ottica al primo
del 1909 segue una lunga serie di manifesti (il Manifesto tecnico della letteratura
futurista, 1910; il Manifesto della pittura futurista, 1910; il Manifesto dei musicisti
futuristi, 1910; il Manifesto del teatro futurista sintetico, 1915) che dettano le
coordinate del movimento sui più vari versanti della cultura e dell’esistenza sociale,
spaziando dalla letteratura alla politica, dalla danza al teatro, dal cinema alla
matematica, dalla pittura alla moda, dal design industriale alla cucina.
Sul piano propriamente letterario, gli autori futuristi scompaginano e dissolvono
l’impianto consueto della scrittura poetica; inseguono un’espressione verbale libera dai
vincoli della grammatica, della sintassi e della metrica, capace di ritrarre con assoluta
fedeltà il continuo e inesausto fluire del mondo. Lo stesso Marinetti, nel Manifesto della
letteratura futurista del 1910, fissa i mezzi espressivi adeguati a comunicare anche
visivamente la dinamicità delle sensazioni, del movimento, della materia; propone lo
scardinamento della sintassi, l’abolizione della punteggiatura, le parole in libertà, la
disposizione dei caratteri della stampa in forme suggestive e inusitate.
 Vedi, a questo proposito, la prima antologia dei Poeti futuristi (1912) che raccoglie, in rigoroso
ordine alfabetico, i testi di tredici autori. Oltre a Marinetti gli scrittori di maggiore rilievo sono
Luciano Folgore (1888-1966), Paolo Buzzi (1874-1956) e soprattutto Corrado Govoni
(1884-1965) e Aldo Palazzeschi (1885-1974).
In tutte le arti il futurismo promuove un radicale rinnovamento formale: il Manifesto dei
pittori futuristi, pubblicato nel 1910, evidenzia la necessità di introdurre la dimensione
della “velocità”, moderna per eccellenza, nella produzione e nella raffigurazione
artistica; si vuole sperimentare un nuovo linguaggio, sotto le insegne del “dinamismo”,
che trasferisca sul dipinto l’emozione del movimento.
 Vedi, a questo proposito, l’opera pittorica di Giacomo Balla (1871-1958) e di Umberto Boccioni
(1882-1916), i due maggiori pittori di ispirazione futurista. La loro poetica è dominata dall’impossibilità
di offrire una descrizione statica della realtà. Nelle opere di Balla e Boccioni le figure della vita
quotidiana sono inserite in un vortice di colori e di immagini che ne esaltano velocità e dinamismo, come
testimoniano i quadri La città che sale (1910) di Boccioni e Dinamismo di un cane al guinzaglio (1912)
di Balla.
Il Manifesto dell’architettura futurista (1912), che porta anche la firma di Antonio
Sant’Elia, uno dei protagonisti della nuova tradizione architettonica italiana di inizio
secolo, ambisce a disegnare l’ideale della città futurista secondo le necessità delle
moderne metropoli. Il Manifesto dei musicisti futuristi dell’ottobre 1910, e il Manifesto
dei drammaturghi futuristi del gennaio 1911, sono un’ulteriore testimonianza della
volontà generosa di Marinetti e dei suoi seguaci di procedere al rinnovamento di ogni
settore e ambito della cultura, senza temere di scontrarsi con i gusti dominanti presso i
lettori e gli spettatori del proprio tempo.
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L’ARTE
Le origini e la cronologia delle avanguardie
Nella seconda metà del XIX secolo, la linea di ricerca peculiare delle avanguardie
storiche viene anticipata, se pure in modo spesso confuso, da varie correnti che nascono
con la crisi del romanticismo e della società borghese: la scapigliatura italiana e, nell’età
del decadentismo, il simbolismo dei poeti e dei pittori francesi, l’espressionismo di
Munch e Van Gogh. Cronologicamente, occorre fissare i punti di riferimento che
circoscrivono la stagione delle avanguardie storiche: come momento d’avvio, valgono
gli anni tra il 1905 e il 1910, quando, in Francia, in Germania e in Italia, il cubismo,
l’astrattismo e il futurismo muovono i primi passi; una tale epoca di tumultuoso
rinnovamento si esaurisce progressivamente nel corso degli anni trenta, quando iniziano
in Germania le persecuzioni naziste contro gli artisti d’avanguardia, definiti da Hitler
“degenerati”. Emblematicamente, nel 1937, alla vigilia della Seconda guerra mondiale,
mentre Picasso dipinge Guernica per denunciare gli orrori della guerra civile spagnola,
le opere delle avanguardie vengono tolte dai musei tedeschi.
Storia e geografia dell’avanguardia storica
Le avanguardie storiche perseguono il simultaneo rinnovamento di ogni genere e forma
della comunicazione artistica (dalla pittura alla poesia, dalla musica al teatro,
dall’architettura alla scultura). Occorre rilevare che, se pure i migliori e più precoci
risultati vengono ottenuti spesso a livello grafico e plastico, tuttavia quasi ogni
movimento o corrente, tramite la collaborazione fra scrittori, artisti e musicisti, elabora
manifesti teorici dove sono fissati principi e idee di validità generale. Una mappa delle
avanguardie storiche, che individui le tappe di sviluppo delle correnti e i movimenti
artistici di maggiore rilievo, appare assai articolata:
1905, Germania (Dresda): fondazione del movimento d’avanguardia Die Brücke (Il
ponte), costituito per lo più da giovani pittori e architetti tedeschi, alla ricerca di forme
artistiche capaci di esprimere, senza inutili orpelli, ora i lati violenti e tragici, ora i lati
ingenui, spontanei e vitali della condizione umana; i maggiori rappresentanti del
movimento sono: Ernest Ludwig Kirchner (1880-1938), Emil Nolde (1867-1956) e Karl
Schmidt-Rottluff (1884-1976).
1909, Francia (Parigi): prima esposizione dei pittori cubisti Pablo Picasso (1881-1973) e
Georges Braque (1882-1963), che inaugurano una nuova maniera, analitica e mentale,
di concepire la rappresentazione pittorica: l’oggetto viene dipinto non come appare nella
realtà esteriore, ma come viene percepito dalla coscienza interiore del soggetto, tramite
procedimenti di analisi e di sintesi.
1909, Francia (Parigi): Filippo Tommaso Marinetti pubblica il primo Manifesto del
futurismo, al quale seguono, negli anni successivi, il Manifesto tecnico della letteratura
futurista (1910); il Manifesto della pittura futurista (1910); il Manifesto dei musicisti
futuristi (1910); il Manifesto del teatro futurista sintetico (1915), dove i temi ispiratori
del movimento: l’aggressività, il dinamismo, la temerarietà, la frenesia, sono applicati
alla tecnica di ogni arte.
1911, Germania (Monaco): fondazione del movimento d’avanguardia Der blaue Reiter
(Il cavaliere azzurro), ispirato dai pittori Vasilij Kandinskij (1866-1944), Franz Marc
(1880-1916) e Paul Klee (1879-1940), i quali abbandonano progressivamente ogni
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traccia di realismo, puntando in direzione dell’astratto, per tradurre in colori e forme
sulla tela i contenuti della vita interiore, spirituale e fantastica.
1916, Svizzera (Zurigo): fondazione del movimento dadaista che, per volontà dei suoi
maggiori ispiratori, Tristan Tzara (1896-1963), Jean Arp (1887-1966), Marcel Duchamp
(1887-1968), Francis Picabia (1879-1953), elegge l’aggressività, l’ironia, il nonsense, la
provocazione a criteri guida dell’operare artistico al fine di esprimere la casualità,
l’immoralità e la banalità (il nonsenso) che dominano nel mondo moderno.
1917, Olanda (Leida): fondazione del movimento De Stijl (Lo stile) da parte di un
gruppo di artisti tra i quali spiccano l’architetto Theo van Doesburg (1883-1931) e il
pittore Piet Mondrian (1872-1944), accomunati dalla ricerca di una “nuova arte
plastica”, neoplasticismo, liberata dai vincoli della tradizione e capace di ridurre la
realtà alle sue coordinate più pure (linee verticali e orizzontali, blocchi di colore
scanditi), come rivelazioni di verità assolute.
1924, Francia (Parigi): pubblicazione del primo manifesto del surrealismo steso da
André Breton (1896-1966) per favorire la riflessione intorno alle coordinate estetiche ed
esistenziali del nuovo movimento, che vuole impiegare l’arte per comunicare e indagare
l’assurdità, l’irrazionalità, l’ambiguità della vita umana. I maggiori interpreti del
surrealismo, sulla scena europea, sono i pittori Max Ernst (1891-1976), Salvator Dalì
(1904-1989), René Magritte (1898-1967) e Juan Mirò (1893-1983).
Il rinnovamento in campo musicale: la Scuola di Vienna
Come i pittori, anche i maggiori musicisti di quest’epoca si prefiggono di realizzare
opere di rarefatta purezza e di impianto rivoluzionario, con le quali portare alla luce ed
esprimere le sollecitazioni più profonde che percorrono e sommuovono la vita psichica.
In questa direzione si muovono le esperienze di un gruppo di compositori austriaci
raccolti sotto il nome della Scuola di Vienna: tra di essi spiccano Alban Berg
(1885-1935), Anton Webern (1883-1945) e soprattutto Arnold Schönberg (1874-1951),
il cui Pierrot lunaire (1912) è considerato il manifesto del gruppo.
Schönberg rifiuta la tradizionale musica tonale, fondata sull’organizzazione gerarchica e
armonica dei gruppi di note, e quindi sul prevalere di una nota sulle altre che le ruotano
attorno; suggerisce di battere la strada di un’espressione musicale emancipata da ogni
regola, ma capace di dar conto dell’interiorità spesso angosciata o torbida del
compositore. Per realizzare questo obiettivo il musicista non esita a sostituire le sette
note convenzionali con “dodici note non imparentate tra loro”, da lui stesso individuate
e definite, e a scrivere composizioni “dodecafoniche”, non più riconducibili
all’organizzazione dei suoni peculiare della musica tradizionale.
Anche fuori della Scuola di Vienna, per altro, si diffonde una ricerca musicale che si
prefigge di rinnovare le regole della partitura affinché la musica possa offrire spazio
all’espressione di particolari sensazioni individuali: il musicista russo Aleksandr
Skrjabin (1871-1915), per esempio, individua tra i suoni e i colori relazioni di qualità
mistica ed esoterica, e cerca di sintetizzarle in un grande poema, Prometeo (Poema del
fuoco), composto tra il 1908 e il 1910.
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