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annuncio pubblicitario
CLASSE TERZA R
Anno scolastico 2006/07
Il nostro lavoro sui manifesti
Quest’anno, durante l’ora di compresenza tra Educazione Artistica e Lettere,
abbiamo trattato l’argomento “pubblicità”.
Tutto è iniziato con lo studio della storia della pubblicità: dove e quando è nata, per
quali scopi, in quali forme; poi abbiamo proseguito con l’analisi dei vari generi
pubblicitari (comico, dimostrativo, basato su storie a puntate o su scene di vita
quotidiana, con “testimonial” famoso, ecc.), per arrivare a capire cosa sia, oggi,
un’agenzia di pubblicità: da chi è condotta, come lavora, come agisce,
condizionando i gusti e le scelte degli acquirenti, cioè NOI.
Abbiamo anche scoperto che esiste un “Codice di autodisciplina” che stabilisce le
regole che ogni messaggio pubblicitario deve rispettare (ad esempio, lo sapevate
che “la pubblicità deve essere onesta, veritiera, corretta”?…Sarà sempre così?…).
Il professore di Ed. Artistica ci ha poi mostrato come un particolare tipo di
pubblicità - quella attraverso i manifesti - si sia affermata nel tempo, in particolare
quando ancora non esisteva la televisione.
Se si voleva arrivare a lanciare un prodotto su larga scala o anche convincere un
pubblico molto vasto in merito a questioni politiche, sociali, culturali ecc., si
ricorreva alla propaganda attraverso i manifesti.
Sono stati utilizzati per pubblicizzare eventi culturali, come, ad esempio, la Mostra
di Venezia fin dalle sue origini; per persuadere popoli interi della legittimità di una
guerra (…avete presente “lo zio Sam”?), oltre che per far conoscere prodotti
commerciali di ogni genere: dal “Punt e Mes” della Martini e Rossi, ai jeans
Wampum …”Chi mi ama, mi segua”.
Abbiamo scoperto che grandi nomi si sono occupati della creazione di manifesti
pubblicitari: architetti, designer famosi, pittori, da Toulouse-Lautrec a Dudovich, da
Boccasile a Grosz.
A poco a poco, abbiamo anche capito che un manifesto - qualunque prodotto o idea
pubblicizzi - non nasce se non attraverso uno studio accurato e minuzioso del
messaggio che vuole trasmettere, della parte grafica, dell’uso dei colori, del corpo e
della collocazione del testo, dell’efficacia delle immagini.
Occorre avere un’idea assolutamente precisa su che cosa si vuole comunicare,
inoltre l’osservatore deve essere “guidato” da un elemento maggiormente visibile
rispetto agli altri, il testo scritto (lo “slogan”) deve colpire, rimanere impresso nella
mente di chi lo legge: deve essere, insomma, breve e incisivo.
Alla fine di tutto questo percorso di studio teorico, è arrivata l’idea (leggi: …l’ordine
(!)) del Prof. :
“Ed ora sarete VOI a creare un manifesto”.
L’idea, però, ci piaceva: ci siamo divisi in gruppetti di tre ed ognuno ha scelto il
proprio argomento.
Si è stabilito, fin dall’inizio, di puntare sulla “Pubblicità - Progresso”, cioè quella
ideata non allo scopo di vendere qualcosa, ma per sensibilizzare l’opinione pubblica
su opinioni sbagliate, o su comportamenti da correggere, o su fenomeni sociali sui
quali è necessario intervenire.
Dopo lunghe discussioni, i temi da noi scelti sono stati i seguenti:
-
l’educazione stradale (per chi, presto, guiderà un motorino…)
-
la diffusione del fenomeno del bullismo tra noi ragazzi (piccoli prepotenti
crescono…)
-
la presenza, nella scuola, di gruppi etnici diversi (quanti bei colori!)
-
la presenza di compagni diversamente abili (ma amici spesso più in gamba di
noi…)
-
l’importanza dell’istruzione (bisogna ammetterlo: è così)
-
l’eccesso di televisione nella nostra vita (soprattutto quella “…scema”)
-
il rispetto degli spazi e delle strutture della scuola (…avete presente il nostro
giardino, in certi periodi?).
Bene: una volta decisi i temi da affrontare, non restava che metterci all’opera.
E noi, tutti felici e contenti, ci siamo armati di matita e…più o meno in un’ora,
avevamo bell’e fatto il nostro manifesto!
Le ire del Prof. si sono abbattute su di noi: ci ha detto che non avevamo capito
niente.
“ UN MANIFESTO RICHIEDE UN PROGETTO SERIO!!!”
Ovviamente, aveva ragione lui.
Tutto da rifare. Anzi, da iniziare.
Ci siamo perciò messi a cercare informazioni sul nostro argomento, abbiamo
trovato articoli su riviste e giornali, abbiamo selezionato materiali utili, abbiamo
analizzato messaggi-progresso esistenti, abbiamo intervistato alcuni compagni, ci
siamo scambiati opinioni.
Dopo di che abbiamo ripreso in mano la matita e attivato il cervello, questa volta,
per impostare i primi bozzetti.
Non è stato facile: ognuno, all’interno di ciascun gruppo, lanciava un’idea: dopo,
era necessario mettere le varie proposte a confronto, decidere quale fosse la
migliore, quale da scartare del tutto, quale da utilizzare parzialmente.
Chi sapeva disegnare, si è dato da fare, creando bozzetti diversi, a seconda di ciò
che il gruppo proponeva. Molti sono stati eliminati, o perché non riuscivano a
rendere l’idea, o perché qualche elemento risultava poco efficace, o perché il
messaggio non sarebbe risultato chiaro.
In contemporanea, lavoravamo alla creazione del testo scritto: tutti lì a spremerci il
cervello per cercare di essere sintetici, immediati, chiari.
Ma non sempre trovi la parola giusta, la formula efficace; ogni tanto hai in testa un
concetto che gira, gira, ma non trova forma e non sai come renderlo.
Puntavamo soprattutto a ideare qualcosa che potesse emozionare, coinvolgere,
rendere partecipi; volevamo “far capire” senza però spiegare tutto, per costringere
l’osservatore a rileggere con cura, a soffermarsi, a pensare, per trovare il senso dei
testi e dei disegni. Bastava, però, il minimo errore per rendere il tutto inefficace o
per far perdere d’interesse l’intero manifesto.
Per noi, del tutto inesperti, era un compito davvero arduo.
Vi mostriamo alcuni dei nostri tentativi, i bozzetti falliti; vi risparmiamo gli slogan…
un po’ strampalati che, ogni tanto, ci venivano in mente e che, man mano, i
Professori scartavano senza pietà.
A dire il vero, abbiamo anche chiacchierato e riso tanto, in questa nostra fase
…“creativa”!!
Alla fine, anche il Prof. di Artistica sembrava soddisfatto ed ha tirato fuori la
bacchetta magica: un fantastico programma di grafica informatica, che ha
trasformato i nostri disegni in immagini computerizzate.
Abbiamo lavorato ancora, con il suo aiuto, alla struttura grafica di ogni manifesto,
scegliendo le inquadrature, la posizione del messaggio scritto, i caratteri tipografici,
i colori ecc.
Insomma, come direbbero i pubblicitari di professione, ci siamo occupati di
“format”, di “bodycopy”, di “headline”, di “payoff” e…(sentite quanti paroloni
abbiamo imparato?).
Alla fine di tutto, un’altra sorpresa: una tipografia avrebbe stampato i nostri
manifesti e… dobbiamo ammettere che, ai nostri occhi, sono molto belli!
Ora ci aspettiamo che qualcuno li guardi, li analizzi, ci dica le proprie impressioni e,
magari, esprima anche qualche critica.
I ragazzi della Terza R
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