Brunei Darussalam

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Brunei Darussalam
Nota Congiunturale
Aprile 2012
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INTRODUZIONE
Con la solida stabilita’ politica, le ampie riserve di petrolio, l’attenta regolamentazione
governativa e le generose misure di welfare, lo stato del Brunei vanta un economia ricca e
un enorme potenziale. Il paese e’ posizionato nella parte nord-est del Borneo, nel cuore
dell’Asia pacifico ed e’ membro dell’ ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-Est
Asiatico).
Il territorio e’ diviso in quattro distretti: Brunei-Muara, Tutong, Belait e Temburong. La
capitale, centro del politico ed economico del paese, e’ Bandar Seri Begawan, nel distretto
di Brunei-Muara. La societa’ del Brunei e’ multirazziale, prevalentemente costituita da
malesiani (67%) e cinesi (11%). La lingua ufficiale e’ il Malese (Behasa Melayu), ma
l’Inglese e’ comunque ampiamente diffuso. Sin dal 1500, l’Islam e’ la religione ufficiale
del paese ma sono praticate anche altre religioni quali Buddismo e Cristianesiamo.
La ricchezza del paese e’ incentrata principalmente sull’esportazione di petrolio e gas
naturale, i cui ricavi ammontano a piu’ della meta’ del PIL. Lo stato del Brunei e’ difatti il
3° produttore di petrolio del Sud-Est asiatico e il 4° produttore di gas liquido naturale
(LNG) del mondo. Alle entrate della produzione interna si aggiugono anche quelle degli
investimenti oltremare. Di conseguenza, il reddito pro-capite e’ alto, circa 49.518 dollari
USA.
Attraverso il Ministero dell’Industria (MIPR), il governo pianifica anche il processo di
diversificazione dell’economia. L’autorita’ di governo e’ consapevole della necessita’ di
rendere la propria economia meno dipendende dal settore energetico nel lungo periodo. La
produzione interna si limita infatti a pochi prodotti e una grande varieta’ di beni viene
importata da Singapore - principale paese fornitore - dal Giappone e dalla Malaysia.
La leadership politica ha tuttavia manifestato preoccupazioni circa una rapida integrazione
nell’economia mondiale e in particolare pesano le ripercussioni sulla coesione sociale
interna. Nonostante cio’, recentemente sono stati fatti alcuni passi in avanti, come dimostra
la presidenza del forum APEC 2000 (Asian Pacific Economic Cooperation).
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Brunei. Indicatori Socio-Economici
Superficie
Popolazione
PIL (prezzi correnti)
5.765 Km2
414.400 (2010)
2011: US$ Mld 15,6 (+ 25,8)
2010: US$ Mld 12,4 (+ 7,7%)
2009: US$ Mld 11,5 (- 23,5%)
2008: US$ Mld 15,1 (+ 10,3%)
di cui:
Settore energetico (petrolio e gas):
70,1%
PIL Pro-capite
2011: US$ 49.518
2010: US$ 48.884
Export
2010: US$ Mld 9,7 (+16,9%)
2009: US$. Mld 8,4 (-30,1%)
Import
2010: US$ Mld 2,7 (-3,7%)
2009: US$. Mld 2,8 (-3,6%))
Inflazione
2010: 2,00%
2009: 1,03%
2008: 2,09%
2010: 2,7%
2009: 3,5%
2008: 3,7%
Disoccupazione
Moneta: Dollaro di Brunei
Br$1 = US$ 0.78 (2011)
Br$1 = € 0.57
(2011)
Fonte: Elaborazione ICE su Dati Economist Intelligent Unit (EIU)
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LA CONGIUNTURA
Anche se la volonta’ di una maggiore democratizzazione e’ stata piu’ volte dichiarata, il
Brunei rimarra’ probabilmente uno stato autoritario anche nei prossimi anni. Il Sultano
Hassanal Bolkiah Mu’izzaddin, rappresenta nella sua persona buona parte del governo e
non ha dato nuove indicazioni circa l’attuazione del suo impegno di allargare la
partecipazione popolare. La scena politica appare infatti statica e monopartitica, col Partito
nazionale per lo sviluppo (Parti Pembangunan) ancora unica forza attiva.
Il Sultano ha dato segnali di apertura nominando Ministro sia un rappresentante della
comunita’ cinese nel 2005, sia una donna nel 2010. La riorganizzazione del governo
all’inizio del 2010 ha inoltre istituzionalizzato il quinquennale rimpasto ministeriale ma i
nomi del Sultano, di suo figlio e di suo fratello ricoprono posizioni chiave. Il Sultano e’
per legge Primo Ministro, Ministro della Difesa e Ministro della Finanza ed i ministeri piu’
importanti sono giudati dai membri della famiglia reale.
Il conservatorismo religioso rimane un puntello fondamentale per la legittimita’ politica
della famiglia reale, la quale detta anche le linee guida del processo di modernizzazione. Il
recente appello del Sultano a leggi penali piu’ vicine ai dogmi della Sharia (legge
islamica) e’ un chiaro esempio di come il regime politico sia tuttora lontano dalla
democrazia liberale.
Il Paese si finanza attraverso le riserve di petrolio, controllate dalla famiglia reale e solo
poche informazioni a riguardo sono rese pubbliche. La ragione dell’assenso della
popolazione al controllo reale delle riserve petrolifere risiede nei generosi benefici che lo
stato e’ in grado di fornire. Difatti, nessuna tassa sul reddito e’ imposta, quindi gli stessi
cittadini non avvertono di finanziare personalmente lo stile di vita della famiglia reale.
Esempi di tali servizi sono l’educazione e il sistema sanitario. La prima e’ gratuita e aperta
a tutti i cittadini e i residenti permanenti. Il secondo invece si finanzia attraverso una tassa
nominale al momento dell’ingresso in ospedale ed e’ considerato uno dei migliori di tutta
l’Asia.
In aggiunta, il settore pubblico riesce a fornire un’adeguata sicurezza sociale e un ampia
tipologia di impieghi alla popolazione, che di conseguenza preferisce essere alle
dipendenze dello stato. Si puo’ ragionevolmente affermare che tutti in Brunei vivono della
ricchezza di petrolio del paese. E, data la probabile contrazione del settore energetico nei
prossimi decenni, lo stato del Brunei sta predisponendo una riconfigurazione dell’intero
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settore pubblico e la privatizzazione di alcuni servizi. Il cambiamento sara’ comunque
graduale. Le piccole e medie imprese (SMEs) sono l’attore principale dello sviluppo
industriale del sultanato e rivestono un enorme potenziale nel processo di diversificazione
dell’economia. A tal fine, il governo distribuisce incentivi e varie forme di assistenza come
i finanziamenti allo sviluppo, gli incentivi agli investimenti, i trasferimenti di tecnologia e
le infrastrutture.
Grazie agli ottimi ricavi del settore energetico, lo stato del Brunei vanta ampie eccedenze
di commercio e di bilancio. Fin dagli anni ’70, lo stato ha investito i crescenti ricavi
dell’esportazione di petrolio e ha mantenuto la spesa pubblica sotto controllo. Il governo e’
stato quindi in grado di creare ingenti riserve di valute straniere e investirle in assets
oltreoceano al fine di garantire il benessere delle future generazioni. Anche se si registra
un deficit di bilancio dal 1988, tali assets continuano a generare tuttora importanti entrate
per l‘economia del paese ed evidenziano la visione strategica della leadership politica.
Data la crescente volatilita’ del prezzo delle fonti energetiche fossili e la relativa
vulnerabilita’ economica del paese, il governo ha iniziato gia’ da tempo un processo di
diversificazione dell’economia nei settori non-energetici. Nonostante le ottime risorse
finanziare della famiglia reale e i consistenti incentivi – essenziali per attrarre gli
investimenti – progressi in tali settori si sono rivelati scarsi o irrilevanti. Un esempio e’
dato dall’impianto di metanolo a Sungai Liang Industrial Park la cui costruzione e’ durata
sei anni. Molti investitori sono inoltre dissuasi dall’aprire attivita’ in loco a causa della
piccola dimensione del mercato.
La tradizionale riluttanza del sultanato di non pubblicare le proprie statistiche persiste nel
2011 come nel 2010. Nessun dato dopo il 2009 e’ stato rilasciato.
La produzione dei settori non-energetici del piccolo stato annovera alcune grandi industrie
della produzione di cemento, abbigliamento – seconda risorsa di esportazione – e
componenti di calcestruzzo prefabbricati. Altre industrie includono materiali per la
costruzione, prodotti elettrici - come cavi – nonche’ centri di assemblaggio, la produzione
di acqua minerale e l’industria tipografica. Il governo punta molto su questi settori e ogni
anno incentiva l’adozione di tecniche di produzione moderne ed efficienti per favorire
l’internazionalizzazione delle imprese nazionali.
Anche l’agricultura riveste un ruolo strategico per il governo. Oltre alla diversificazione
dell’attivita’ economica, uno degli obiettivi del Sultano e’ quello di garantire la sicurezza
alimentare dei suoi cittadini e la creazione di nuovi posti di lavoro come l’esternalita’
positiva. A Marzo 2011, purtroppo, il governo ha dichiarato di non essere riuscito a
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raggiungere la riduzione della dipendenza dalle importazioni di riso. L’obiettivo del 2010 fissato ad una autosufficienza pari al 20% della domanda interna - non e’ stato raggiunto e
solo 1.355 ettari sui 2.360 previsti sono stati dedicati alla cultura del riso. Il governo ha
comunque confermato l’obiettivo del 60% di autosufficienza alimentare entro il 2015.
La famiglia reale e’ anche consapevole del fondamentale supporto del settore dei trasporti
e della comunicazione al riassetto di lungo periodo dell’economia. Il governo mira a
mettere in collegamento i diversi progetti, favorendo cosi’ la partecipazione del settore
privato.
Un altro importante piano di riforma riguarda l’educazione. Nel 2007 e’ infatti iniziato il
“Wawasan Brunei 2035”, piano nazionale per l’educazione conforme ai piu’ alti standards
internazionali. La strategia punta a migliorare la formazione della popolazione locale per il
futuro inserimento nel mondo del lavoro e l’incremento della produttivita’del paese.
Il Brunei incoraggia lo sviluppo del settore privato e degli investimenti - sia locali che
stranieri - nell’economia. Lo stato ha implementato politiche e programmi che assistono e
facilitano le opportunita’ di business e che creano, quindi, un ambiente consono e
favorevole alla nascita di nuove attivita’.
Il Brunei da priorita’ alla stabilita’ e sostenibilita’ del suo ambiente naturale. La strategia
del governo e’ quella di uno sviluppo sostenibile ed ecologicamente bilanciato. Quindi,
tutte le industrie inquinanti sono vietate e l’impatto ambientale e’ uno dei criteri centrali
nella valutazione delle attivita’ industriali del paese.
Grazie all’operato del Ministero dell’Industria che coordina lo sviluppo di tutta l’attivita’
economica e alla semplice legislazione, l’avviamento di una nuova impresa e’ molto facile
in Brunei. Per l’avviamento di un impresa totalmente privata che non necessita
dell’utilizzo di installazioni pubbliche, l’imprenditore ha bisogno solo del permesso del
governo. Mentre, le imprese che necessitano l’utilizzo delle strutture governative o un
certo grado di assistenza devono solo negoziare con il Ministero dell’Industria che avvia i
contatti con le altre agenzie per facilitarne le richieste e il servizio.
Gli incentivi agli investimenti sono disponibili sia per le imprese locali che straniere. La
documentazione per presentare domanda e’ stata ridotta cosi’ come gli incentivi sono stati
ampliati. Questi includono: prodotti e servizi per l’esportazione, ricerca e sviluppo,
transshipment, attivita’ di capital venture e nuove tecnologie.
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Non c’e’ differenza di trattamento tra le imprese straniere e quelle locali. Tuttavia, e’
prevista l’equa proprieta’ per le imprese del settore dei servizi. Mentre nel settore primario
e manufatturiero e’ previsto la proprieta’ locale del 30% solo per quelle imprese che
beneficiano delle installazioni governative.
Il Brunei vanta anche il prelievo fiscale piu’ basso della regione. Il sistema fiscale non
prevede una tassa individuale sul salario, sulle vendite, sulle somme, sulla produzione o
l’esportazione. Solo le aziende pagano la tassa sui flussi in entrata e non e’ nemmeno
prevista una tassa sulla proprieta’ o sulla partnership.
Guidata dalla produzione di petrolio e gas naturale liquido (LNG), l’economia del Brunei
e’ cresciuta del 3% nel 2011. Il consumo privato e’ difatti aumentato del 12%, mentre la
domanda estera – principalemente da Giappone e Rep. di Korea – ha visto un espansione
del 10%.
Nel 2012, il settore energetico continuera’ ad essere il motore dell’intera economia (70,1%
nel 2010) e l’aumento del prezzo mondiale del petrolio sosterra’ la crescita del paese. Il
tasso di crescita reale si e’ attestato intorno a 3% nel 2011 e si prevede un tasso di crescita
simile per il 2012. Non e’ dunque previsto un significativo aumento della produzione di
gas e petrolio e l’obiettivo e’ quello di conservare il piu’ possibile le riserve energetiche. Il
settore non-energetico dovrebbe continuare a registrare, seppur esigui, profitti positivi.
E’ di recente scoperta (Marzo 2011) l’esistenza di un nuovo giacimento di petrolio nelle
acque del Brunei, localita’ Geronggong. Tale riserva, situata a 1.000 metri sotto il livello
del mare dovrebbe ammontare a 100 milioni di barili di greggio. I prossimi due anni
vedranno l’esplorazione di altre due zone d’altura in linea con l’accordo sui confini
marittimi tra il sultanato e la Malaysia. Sebbene il Brunei non voglia vedere le sue riserve
di idrocarburi esaurite rapidamente, l’accordo specifica la cooperazione con il governo
Malesiano per tutte le questioni legate alla produzione dei prossimi 40 anni. Il petrolio
delle nuove zone sara’ con ogni probabilita’ introdotto nella produzione nazionale del
2016 e nel 2017.
La Asian Development Bank (ADB) ha, inoltre, evidenziato come la crisi giapponese
causata dal recente terremoto dovrebbe aumentare la domanda di gas liquido naturale del
Brunei e relativo aumento della bilancia delle partite correnti quest’anno.
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Nonostante la mancanza di informazioni rilasciate dal sultanato, si prevede un
rafforzamento degli investimenti esteri diretti anche per il 2012, connesso con la
costruzione del porto di Palau Muara Besar – che dovrebbe essere completato entro la fine
del 2012, la rete elettrica installata tra Brunei e Malaysia, nonche’ l’ampiamento
dell’aereoporto del Brunei. In particolare, per quanto riguarda il porto, nonostante questo
sia gia’ in competizione con altri transshipment hub come quello di Singapore e quello di
Port Klang in Malaysia, il governo ritiene che questo progetto aumentera’ le opportunita’
commerciali del paese.
In aggiunta, sono stati terminati di recente i lavori per la costruzione della zona pedonale
in riva al mare di Bendar Seri Begawan - con relativo aumento dei ricavi dal turismo - e il
centro congressi di Kuala Belait, una citta’ nel sud-ovest del Brunei.
Gli altri settori in cui il governo concentra la propria attenzione sono l’Information
Technology (IT), i servizi finanziari e le energie rinnovabili.
Lo sviluppo dell’Information Technology e’ promosso dal National IT Council (BIT
Council) e dal Ministro della Comunicazione per favorire la nascita del settore e fissarne le
linee guida. Tale sforzo e’ stato ulteriormente intensificato con l’adozione del National
Development Plan (NDP) 2007-2012 che mira non solo alla fornitura di infrastruttre ICT
di base ma anche a migliorare il suo utilizzo, produrre un’efficace integrazione e spingere
cosi’ l’e-Business.
La creazione del Brunei Financial Centre (BIFC) e’ stata avviata nel Luglio 2000 e punta a
trasformare il sultanato in un Hub finanziario mondiale, soprattuto nel settore del Banking
Islamico, assicurazione e asset management. Lo stato del Brunei e’ un nuovo attore del
ramo finanziario e, pertanto, e’ stata abilmente creata una legislazione leggera per
permettere la nascita di attivita’ flessibili ed efficenti. L’autorita’ (BIFC) costantemente
revisiona la legislazione corrente e opera le necessarie modifiche, al fine di introdurre
pratiche sempre piu’moderne e soddisfare gli stretti standard internazionali.
Al momento, sono anche al vaglio del governo alcuni piani per stimolare la produzione in
agricoltura e nei settori agro-processing. Quest’ultimo, soprattuto il comparto halal –
categoria di prodotti che soddisfa la Sharia (legge islamica) – puo’ creare nuovi posti di
lavoro e potenzialmente anche nuovi visitatori. Rientra in questa strategia la creazione del
marchio “Brunei Halal”, promosso dal Ministro delle Industria in collaborazione con
l’Islamic Religious Council. Attraverso tale marchio, il Brunei punta a diventare uno dei
maggiori attori dell’industria alimentare halal sia a livello di prodotti che di certificazione,
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per soddisfare la domanda della popolazione musulmana nel mondo.
Ad Aprile 2011 sono stati avviati altri due progetti. Il primo e’ la costruzione del parco
agro-technologico del Brunei e la creazione di 9.000 posti di lavoro, ben al di sopra del
reale numero di disoccupati del paese. Il parco include uno spazio di ricerca, una
produzione tecnologicamente all’avanguardia e servizi di promozione del cibo halal. La
prima parte del piano, il cui completamento e’ previsto per l’inizio 2013, si sviluppa su un
area di 50 ettari. Tale area include l’Halal Science Centre, il Food Development Centre e
alcuni hotel per un costo totale di circa $400 milioni di dollari. Il governo e’ il maggior
finanziatore. Il secondo progetto invece consiste nel parco tecnologico Eco-Aquaculture a
Telasi, il cui scopo e’ produrre 5.000 tonnellate di pesce all’anno da esportare
principalmente sui mercati di Cina, Taiwan e Hong Kong.
Data l’alta quantita’ di cibo importato, lo stato del Brunei e’ naturalmente soggetto ad
ampie pressioni inflazionistiche, ma il governo riesce abilmente a contenere l’inflazione.
Questo e’ in parte dovuto alla valuta nazionale, il cui andamento e’ legato alla solida e ben
amministrata economia di Singapore e ai sussidi governativi che limitano l’impatto dei
prezzi dei beni importati. Nel 2008 l’inflazione era infatti del 2% ed il governo e’ riuscito
ad abbassarla fino al 1% nel 2009. Secondo la ADB, si prevede una variazione tra l’1-2%
per il biennio 2011-2012.
Lo stato del Brunei non ha una Banca Centrale. Il Ministero delle Finanze, attraverso il
Tesoro, il Brunei Currency and Monetary Board (BCMB) e l’Agenzia degli Investimenti
(BIA) e la Financial Institutions Division, esercita la maggior parte delle funzioni di una
Banca Centrale.
Il Dollaro del Brunei e’ agganciato al Dollaro di Singapore e le due valute si scambiano
alla pari. Questo ha evitato l’impennata del suo valore e, quindi, la perdita generale di
competitivita’ dell’economia dovuta agli ampi surplus della bilancia partite correnti. Tale
politica di cambio e’ ulteriormente facilitata dalle notevoli riserve di valute straniere (oro
escluso) del paese, per un valore di circa $ 996,7 milioni di dollari USA (2009). Il
governo non ha indicato alcun cambiamento della politica monetaria per i prossimi anni.
Si ricorda che il sistema legale del Brunei e’ basato sulla Common Law britannica e
prevede due gradi di giudizio piu’ la Corte Suprema.
Nonostante le sue piccole dimensioni, il territorio del Brunei gioca un importante ruolo tra
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i paesi ASEAN e intrattiene relazioni significative con numerosi stati, soprattuto quelli
musulmani. Nel 2010 il Brunei e la Malaysia hanno raggiunto un accordo che pone fine
alle dispute sulla sovranita’ delle acque territoriali e prevede inoltre la produzione
congiunta di petrolio in quelle aree. Il Brunei non ha ancora raggiunto un accordo con la
Cina sulla spartizione dei fondali del mare cinese meridionale, ma le due parti sembrano
aperte allo sfruttamento condiviso di tale area.
IL COMMERCIO ESTERO
Il sultanato non pubblica tempestivamente i dati commerciali e gli ultimi dati pubblicati
risalgono al 2010. C’e’ comunque una scarsa probabilita’ che ci siano stati dei
cambiamenti nella struttura del commercio del Brunei.
Nel 2008 le esportazioni sono aumentate del 35,9% raggiungendo un valore di $11,6
miliardi di dollari USA. Queste consistevano prevalentemente in petrolio e gas, la cui
domanda e’ ampiamente determinata da contratti di lungo termine. Nel 2008 le vendite di
petrolio ammontavano al 53% delle esportazioni totali con un valore di $6,1 miliardi di
dollari USA mentre il gas liquido (LNG) – 44% sul totale esportato – 5,1 miliardi di
dollari USA. Le esportazioni dei comparti non-energetici erano costituite principalmete da
abbigliamento e registrarono una contrazione del 31,8%, scendendo fino ad un valore pari
a $ 121 milioni di dollari americani. E’ probabile che le esportazioni di indumenti
continueranno ad avere scarsi rendimenti anche nei prossimi anni, data la concorrenza di
altri paesi produttori a piu’ basso costo e ad altri fattori come l’incremento del costo dei
trasporti marittimi e delle materie prime.
Data la scarsa produzione interna, le importazioni annoverano un’ampia tipologia di
prodotti quali autovetture, macchinari e attrezzature, cibo e altri beni durevoli. Nel 2008 il
loro valore ha raggiunto i $4,2 miliardi di dollari USA(- 25,4%), prevalentemente sotto
forma di macchinari e attrezzature. Per quanto rigurda il 2010, la ADB ha recentemente
dichiarato che le esportazioni di gas e petrolio sono aumentate del 14,1% su base annua nel
periodo Gennaio-Giugno 2010, cosi’ anche leggermente le importazioni. Dato l’alto
prezzo del greggio, il surplus della bilancia partite correnti dovrebbe infatti attestarsi a
quota $5,4 miliardi di dollari USA nel biennio 2011-2012.
Nel 2008, il principale partner commerciale del Brunei erano i paesi ASEAN mentre il
Giappone era il principale cliente (43,2% del export). Nel 2010, la Cina si e’confermata
per il secondo anno consecutivo il principale partner commerciale del sultanato e il legame
commerciale fra questi due paesi continua a crescere. Nel 2009 l’interscambio tra i due
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paesi e’ aumentato del 92,6% ($423 milioni di dollari USA) mentre nel 2010 del 142,8%,
per un valore di poco sopra il miliardo di dollari USA. Per quanto riguarda gli investimenti
esteri diretti, nel 2008 sono diminuiti fino a quota $222 milioni di dollari USA (-13,7%)
mentre nel 2009 sono aumentati e hanno raggiunto quota $325 milioni USA (+46,5%).
Comunque, data la piccola dimensione dell’economia tali fluttuazioni sono prevedibili. Gli
investimenti interni si concretizzano principalmente nel settore minerario – circa il 94%
degli investimenti totali – e il loro andamento riflette il ruolo del gigante Royal
Dutch/Shell nel settore energetico.
BRUNEI: BILANCIA COMMERCIALE
(Br$1 = US$ 0.74)
Esportazioni
Importazioni
Saldo Commerciale
Investimenti Esteri Diretti
2006
2007
2008
2009
2010
8.371
8.505
11.981
8.365
9.715
2.802
5.569
87,84
3.309
5.196
257,6
2.924
9.058
222,2
2.799
5566
325,6
2.685
7.030
625,39
Fonte: Elaborazione ICE su Dati World Bank
Dati in milioni di Dollari USA
L’INTERSCAMBIO CON L’ITALIA
Negli ultimi anni l’Italia e il Brunei hanno osservato un forte calo del loro scambio
commerciale. In particolare, le esportazioni italiane sono passate da un valore di € 11,9
milioni di Euro del 2008 a un piu’ modesto € 2,6 milioni di Euro del 2010. Nonostante il
2008 avesse visto una crescita del 64,1%, gli effetti della crisi si sono fatti subito sentire e
il 2009 e 2010 hanno registrato una diminuzione delle esportazioni italiane rispettivamente
pari al -62,9% e -41,5%. Nel 2011 si e’ registrato un aumento nelle esportazioni del
79,5% e del 33,8% per quanto riguarda le importazioni.
Anche se con fasi altalenanti, le importazioni italiane dal Paese sono molto scarse e
generalemente inferiori al mezzo milione di Euro. Nel 2009 l’Italia ha comprato prodotti
del Brunei per appena € 5.700 mila Euro, segnando cosi’ un crollo del -97,6% rispetto al
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valore del 2008 (€ 237,9 mila Euro). Tuttavia, seguendo il trend della crescita delle
importazioni nel 2010, il 2011 si contraddistingue per un aumento delle importazioni pari a
circa € 135 mila Euro. Gli acquisti italiani consistono
INTERSCAMBIO COMMERCIALE ITALIA-BRUNEI
Esportazioni
Importazioni
Saldo
Commerciale
2006
2007
2008
2009
2010
2011
25.603
146,8
25.456
7.275
52,2
7.223
11.957
237,9
11.719
15.107
106
15.001
8.182
396
7.786
14.685
530
14.156
Fonte: Elaborazione ICE su Dati Istat
Dati in migliaia di Euro
esclusivamente dei comparti Macchinari e Attrezzature nca (€ 84,1 mila Euro) e Prodotti
chimici (€ 15,5 mila Euro).
Negli ultimi anni come nel 2010, il settore dei Macchinari e delle Apparecchiature NCA e’
la fonte principale delle vendite italiane in Brunei. Nonostante la brusca contrazione del
2009 (-64,2%), nel 2010 il comparto ha toccato quota € 1.601 mila euro e lascia ben
sperare per il 2011. Seguono il comparto dei Computer e Prodotti per l’Elettronica e quello
dei Prodotti della lavorazione minerale non metalliferi, rispettivamente scambiati per un
valore pari a € 452,9 e € 289,7 mila Euro nel 2010. Dati alla mano, e’ chiaro come la crisi
globale abbia influito negativamente su tutti i comparti delle esportazioni italiane nel 2009,
registrando una contrazione generale importante che ha comincaito a dare segnali di
ripresa dal 2011.
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ESPORTAZIONI ITALIANE IN BRUNEI
Prodotto
2008
2009
2010
2011
Macchine di
impiego generale
Pietre tagliate,
modellate e finite
Prodotti di
elettronica di
consumo audio e
video
Apparecchiature
per illuminazione
Aeromobili, veicoli
spaziali e relativi
dispositivi
Altre macchine di
impiego generale
Tubi, condotti,
profilati cavi e
relativi accessori in
acciaio
Pietra, sabbia e
argilla
Vetro e prodotti di
vetro
Mobili
Altro
Totale
2.934
4.585
3.227
3.218
149
66
193
2.360
-
533
889
1.542
203
86
220
1.528
18
1.446
112
212
1.062
101
1.013
220
128
306
7
641
-
-
-
777
254
17
69
825
676
...
11.957
1.049
...
15.107
646
...
8.182
1.144
...
14.685
Fonte: Elaborazione ICE su Dati Istat
Dati in migliaia di Euro
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CONCLUSIONI
Il futuro del Brunei dipende dalla processo di diversificazione dell’economia e dalla sua
apertura politica.
Nonostante i notevoli progressi compiuti di recente, il Paese ha bisogno di attrarre gli
investimenti stranieri al fine di consentire quel trasferimento di know-how necessario per la
crescita e il benessere economico.
Il sultano si e’ impegnato ad attuare politiche che favoriscano la competitivita’ del paese
nonche’ a sviluppare infrastrutture e servizi quali trasporti e comunicazioni. Il governo
dovra’ inoltre alleggerire le proprie leggi e regolamentazioni, cosi’ da rendere l’intero
sistema istituzionale piu’ flessibile e conforme allo sviluppo dell’attivita’ economica.
Tuttavia, il motore della crescita e della diversificazione delle economia nei prossimi
decenni sara’ l’attivita’ delle piccole imprese e degli investimenti ad alta tecnologia. Il
governo dovra’ quindi aumentare gli incentivi per la produzione sia nel settore primario –
in particolare per assicurare la sicurezza sociale dei propri cittadini – sia in tutti quei settori
orientati all’esportazione. Il Sultano dovra’ inoltre potenziare il settore del turismo, che
data la ricchezza naturale del paese, puo’ contribuire maggiormente alla crescita del PIL.
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Istituto nazionale per il Commercio Estero
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