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DUE INCONTRI CON LA SPIRITUALITÀ INDIANA
Chiesa dei Battù – Pecetto torinese, Piazzale Roma
17 novembre, ore 20.45
19 novembre, ore 20.45
In apertura del festival due incontri fanno da cardine ideale a tutta la manifestazione, illustrandone i
presupposti culturali. Entrambi si terranno presso la Chiesa dei Battù di Pecetto Torinese e saranno
moderati dallo storico delle religioni Stefano Piano:
“Verso un'esistenza più felice” con il Lama Ghesce Dondup Tsering - 17 novembre, ore 20.45
Partendo dalla celebre frase del Buddha: “Io insegno una sola cosa: la sofferenza e la fine della
sofferenza”, il lama tibetano e lo storico delle religioni conversano sulla consapevolezza, attitudine
necessaria per raggiungere la liberazione, e un’esistenza più felice.
“La dignità di ogni cosa: il pensiero di Raimon Pannikar” con la monaca hindu Hamsananda
Giri - 19 novembre, ore 20.45
Lo storico delle religioni e la monaca induista conversano sul tema dell’ecosofia, l’attitudine
radicale a fare affidamento sulla saggezza del cosmo teorizzata dal filosofo Raimon Panikkar (1918
– 2010) filosofo, teologo, sacerdote e scrittore spagnolo di cultura indiana e catalana.
Concluderà l'incontro la monaca hindu Atmananda Giri con la danza che ha eseguito di fronte a
Panikkar.
Consapevolezza ed Ecosofia
saranno un tema ricorrente in tutti gli appuntamenti del fitto
calendario di quest'anno, strettamente connessi fra loro, entrambi mutuati dalla spiritualità indiana.
Per consapevolezza si intende la pratica dell'attenzione o presenza mentale, uno dei concetti
fondamentali del pensiero buddista come fondamento o stimolo di tutto ciò che è salutare e
benefico, sulla strada per il raggiungimento di una leggerezza dello spirito che si avvicina alla
felicità. Per ecosofia, si intende l’attitudine radicale a prestare ascolto, a fare affidamento sulla
saggezza del cosmo, in contrasto con lo spirito del nostro tempo che crede nelle proprie capacità di
risanare il pianeta. È presupposto culturale e filosofico dell'ecologia che da sola rischia di ridursi a
un semplice approccio tecnico ai problemi ambientali. E in quanto riflessione più profonda, rende
possibile quel radicale mutamento culturale necessario per generare un futuro nuovo per noi e per il
pianeta.
Stefano Piano è stato dal 1997 Professore Ordinario di Indologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università di Torino, dove svolge la sua attività di ricerca nel Dipartimento di Orientalistica, del quale
è stato Direttore dal 2001 al 2004.
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Ghesce Dondup Tsering è nato nel 1971 in una famiglia di contadini a Tawang nell´Arunachal Pradesh,
una zona dell´Himalaya indiana vicino al confine con il Tibet. Decimo figlio di una famiglia di umili origini,
a 15 anni fu accolto nel monastero di Sera-je, uno dei grandi monasteri buddisti del sud dell’India. Dopo tre
anni iniziò un percorso di studi molto impegnativo, che duró 16 anni, fino all’esame finale di Ghesce
Lharampa, sostenuto e superato nel 2002. Completò gli studi frequentando per un anno il collegio tantrico
Gyumed. Nel 2009 è arrivato in Italia come Lama residente presso il Centro Kushi Ling di Arco, in
provincia di Trento, e insegna anche in altri centri italiani.
Svamini Hamsananda Giri, monaca induista, vive dal 1987 nel Monastero Gitananda Ashram (Altare,
Savona) dove ha conseguito la sua formazione religiosa e i suoi studi compiendo anche lunghi periodi di
studio in India. E’ vicepresidente e ministro di culto dell’Unione Induista Italiana. Già direttrice della
rivista “Sri Vidya” e “Induismo nel mondo”, collabora con la casa editrice Laksmi.
Svamini Atmananda Giri, danzatrice di Bharata Natyam e Kuchipudi, vive nel Monastero Gitananda
Ashram. Ha iniziato molto giovane lo studio del Bharata Natyam, seguendo un metodo tradizionale, con
insegnanti dell’Accademia Kalakshetra di Chennai, e del Kuchipudi presso la Kuchipudi Art Academy.
Collabora nell’insegnamento dello stile Kuchipudi presso la Scuola internazionale “Rudra” (Losanna)
fondata da Maurice Bejart. Pur essendo diventata monaca, le è stato concesso di continuare a danzare,
vivendo la danza come preghiera.
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