Analisi del pof

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Analisi del POF
LA SCUOLA ALLO SPECCHIO: L’ANALISI DI 1000 PIANI DELL’OFFERTA FORMATIVA (Tavola 1)
Aspetti qualificanti
Tendenza a cercare integrazione e organicità tra i
diversi progetti proposti
Presenza di analisi territoriali ricche e articolate.
Ampliamento dell’offerta formativa.
Primi tentativi di attivare processi vatutativi e
autovalutativi.
Si inizia a prefigurare una articolazione funzionale
del collegio docenti.
Il POF è pensato come una “carta d”identità”
dell’istituto.
Criticità
Documenti ancora strumentalmente incompiuti, in
quanto: dalla scuola.
- assemblaggio di autonome progettazioni;
- approfondimenti di singoli progetti.
I POF accolgono richieste del territorio o
propongono interventi nei confronti del
territorio, non integrano le attività.
Scarsi interventi di riorganizzazione curricolare e
di integrazione tra attività curricolare
e attività extracurricolari.
Scarsa attenzione al risultato.
Permane la separazione tra gruppi ristretti di
insegnanti e il resto del corpo docente
e non docente.
Quasi totale assenza di studenti e genitori.
I documenti analizzati appaiono sostanzialmente
autoreferenti, pensati da docenti
per i docenti, relegando di fatto gli studenti, i
genitori e gli altri soggetti del territorio
a un ruolo passivo.
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Il rapporto CENSIS-2000 sintetizza gli esiti del “monitoraggio qualitativo” in una tavo-la qui riprodotta a
inizio pagina. I dati sono corredati da un articolato com-mento,
che, fra l’altro, propone:“Come sintetizzato nella tavola 1, i POFanalizzati ripropongono in sostanza i
puntidi forza e di debolezza già evidenziati nel-l’anno scolastico passato, delineando il pro-filo di una
scuola sicuramente vitale ma an-cora incerta sul proprio assetto futuro, alla ricerca di un ‘provvisorio
compromesso tra ciò che la Scuola dovrebbe fare e ciò che la specifica scuola prova realmente a fare’.
“Una conseguenza di questo tacito compro-messo è individuabile nella difficoltà con la quale l’agito
delle singole scuole o di un de-terminato livello scolastico riesce a diffon-dersi, come buona prassi,
nell’intero sistema scolastico, permanendo viceversa una sorta di specializzazione progettuale “Nel
complesso, è possibile comunque rin-tracciare nei POF una concreta e sentita esi-genza di
razionalizzazione ed integrazione delle diverse proposte progettuali di cui si compone l’offerta scolastica, ma è ancora evidente come ci si trovi di fronte ad un as-semblaggio di autonome progettazioni,
piuttosto che ad una riflessione profonda e sovraordinante della mission scolastica”.
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La prosa, tutt’altro che trasparente, sem-bra denunciare un certo imbarazzo del commentatore ad
approfondire quello che la tavola mostra per altro in modo inequi-vocabile. In apertura e in chiusura, la
tavo-la dice che i POF sono “documenti ancora strutturalmente incompiuti” e “sostanzial-mente
autoreferenti, pensati da docenti per i docenti, relegando di fatto studenti, geni-tori e gli altri soggetti del
territorio ad un ruolo passivo”. Altre osservazioni presenti nella colonna di destra articolano e precisano, ma non aggiungono valutazioni che non siano riconducibili all’incompiutezza strutturale e
all’autoreferenzialità. Se i POF sono la carta d’identità delle scuo-le, dobbiamo ritenere che le
caratteristiche dei documenti rispecchino il volto delle istituzioni? E dunque che le scuole italiane siano
in prevalenza strutturate in modo inadeguato e tendano a dimostrarsi autore-ferenti? La scoperta di
questi difetti equi-varrebbe a quella dell’acqua calda, non fos-se altro perché la scuola è parte di una
pub-blica amministrazione che è notoriamente oggetto di interventi di riforma strutturale. Ma non sembra
accettabile che queste ma-gagne siano portate alla luce proprio dall’a-nalisi dei POF, strumenti pensati
e realizza-ti per affermare e sostenere l’autonomia di-dattica, organizzativa, di ricerca, sperimen-tazione
e sviluppo.
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magari possegga anche le caratter
Fonte: elaborazione CENSIS su dati MPI “Monipof 2000”, rapporto nazionale di sintesi.
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