BANDO 2008 Roberta Muraro, “Dinamica migratoria in Valsugana secondo un’ottica un’otti ca comparativa (XIX(XIXXX secolo)”, rel. Casimira Grandi, Facoltà di Sociologia, corso di laurea in sociologia (triennale), aa. 2007/2008 Prendendo come riferimento principale la Valsugana e la sua popolazione, l’intento dell’elaborato è quello di comparare due fenomeni solo apparentemente opposti: quello dell’emigrazione, circoscritto alla fine del XIX secolo, e quello della recente immigrazione, concretizzatasi soprattutto a partire dagli ultimi anni del XX secolo. La trattazione prende avvio dall’analisi del contesto socio-economico in cui si trovava il Trentino nella seconda metà dell’Ottocento, soprattutto dal punto di vista demografico e del rapporto fra indici di antropizzazione del territorio e superficie coltivabile. Vengono esposti i principali problemi dell’economia trentina del tempo, legati soprattutto alla sproporzione fra terreni coltivabili e pressione demografica, ed alla quasi inesistenza di un tessuto produttivo di carattere industriale o protoindustriale, che ne fecero per molti anni, fino allo scoppio del cosiddetto boom industriale, una regione caratterizzata da un’economia di sussistenza. Inizialmente l’emigrazione viene inquadrata dall’autrice come un fenomeno legato prevalentemente a cambiamenti importanti nella demografia del Trentino di fine Ottocento, che vide un progressivo aumento della natalità ed una contemporanea diminuzione della mortalità. L’emigrazione pertanto, viene interpretata come “valvola di sfogo” in un contesto in cui, a parità di prospettive di lavoro, sia in campo agricolo che industriale, la popolazione stava gradualmente aumentando, causando un significativo aggravamento della sproporzione fra offerta e domanda di lavoro. Successivamente, viene rilevata la consuetudine all’emigrazione propria di gran parte della popolazione trentina, legata alla cosiddetta “cultura della mobilità”, ampiamente esposta in gran parte della bibliografia prodotta sul tema. Si passa poi all’analisi più specifica del caso della Valsugana, individuandone le peculiarità geografiche ed economiche che ne fecero uno dei bacini di emigrazione più importanti di tutto il Trentino. Vengono analizzati i casi di emigrazione specializzata ed interna all’Impero austroungarico, nella fattispecie verso il Vorarlberg, regione che, grosso modo a partire dalla metà dell’800, ricorse in gran parte a manodopera trentina per sviluppare il proprio settore tessile e per la costruzione delle proprie infrastrutture. Un particolare riferimento viene fatto all’emigrazione femminile, sia verso questa regione dell’Impero austro-ungarico, che verso il confinante lombardo-veneto, e specializzata soprattutto nelle attività di filatura e tessitura, e nei lavori domestici. Interessante è il riferimento alle conseguenze sociali che la partenza di donne giovani, spesso nubili, ebbero sul tradizionalista e conservatore contesto trentino del tempo. Si accenna inoltre all’unico caso di emigrazione organizzata dall’Impero austro-ungarico, proprio dalla Valsugana, verso la Bosnia-Erzegovina, regione dalla collocazione strategica, vista la sua vicinanza con l’Impero ottomano. Nell’ultima parte dell’elaborato, una volta esposte alcune riflessioni generali sul fenomeno migratorio, inizia l’interessante raffronto fra la ottocentesca percezione degli immigrati trentini da parte degli abitanti del Vorarlberg, e quella attuale degli immigrati extracomunitari e non, da parte degli abitanti della Valsugana. La zona geografica presa in considerazione quindi, viene vista nel suo passaggio da terra di forte emigrazione, a meta di rilevanti e recenti flussi immigratori. Da rilevare il cospicuo apporto di dati statistici, completi e recenti, relativi all’andamento demografico della provincia di Trento in generale e della Valsugana in particolare, soprattutto in relazione ai flussi immigratori. Leonardo Vinciguerra, “Emigrazione trentina trentina in Sudamerica: 18701870- 1900”, rel. Giuliana Andreotti, facoltà di lettere e filosofia, Università di Trento, Trento, corso di Laurea in Scienze Scienze storiche (triennale), (triennale) , aa. 2007/2008 Il tema centrale della tesi è l’analisi dei flussi migratori partiti dal Trentino durante quella che, per ragioni quantitative, viene comunemente definita la prima grande ondata emigratoria in partenza dall’Europa. Nella trattazione, vengono chiaramente delimitati non solo l’arco cronologico di riferimento, all’incirca l’ultimo trentennio del XIX secolo, ma anche le aree di destinazione, nella fattispecie Brasile ed Argentina. L’elaborato prende avvio dall’esposizione delle principali caratteristiche della situazione economica che caratterizzava il Trentino a partire dalla seconda metà dell’800. Una volta analizzato il fenomeno migratorio dal Trentino, descritto nei più diffusi casi di emigrazione periodico-stagionale e di mestiere, come aspetto ricorrente della sua storia, si passa all’ esposizione delle ragioni socio-economiche che portarono l’emigrazione, da periodica e temporanea, a diventare gradualmente sempre più definitiva. Viene infatti analizzato l’insieme di quei fattori, considerati di “crisi”, legati a mutamenti sia politici ed economici, che ambientali, che, progressivamente, resero la scelta migratoria sempre più permanente e di “emergenza”. In seguito vengono analizzate le politiche immigratorie adottate da Brasile e Argentina, che, con obiettivi parzialmente diversi, tra la fine dell’800 ed i primi anni del ‘900 mirarono ad attrarre soprattutto presso le proprie fazendas, colonie, fattorie ma anche presso i principali agglomerati urbani, popolazione europea. Parallelamente, e considerato il periodo storico preso in considerazione, si accenna alla quasi totale inesistenza di politiche emigratorie messe in atto dall’Impero Asburgico, a differenza delle misure di regolamentazione prese invece dal Regno d’Italia. Sulla base dei pochi dati disponibili, forniti quasi esclusivamente dalla Statistica dell’emigrazione americana avvenuta nel Trentino dal 1870 in poi compilata da un Curato di Campagna, di don Lorenzo Guetti, si cerca quindi di rendere un’idea, seppur molto approssimativa, e circoscritta ad un ristretto spazio temporale, del numero di Trentini che emigrarono verso il Sudamerica. In particolare, vengono analizzate le caratteristiche salienti dell’emigrazione verso il Brasile e l’Argentina. Per entrambe le destinazioni, vengono descritte le zone geografiche, distinte per conformazione e per caratteristiche, dove i trentini si concentrarono maggiormente, oltre che, a grandi linee, le principali attività lavorative cui questi si dedicarono. Marco Giovanella, Giovanell a, “Dal Trentino al Cile. Un’esperienza di colonizzazione agricola agricola nei primi anni Cinquanta”, Università: Università degli Studi di Padova, Padova , rel. Gabriella Chiaramonti, Chiaramonti, Facoltà: Facoltà: lettere e filosofia filosofia, ilosofia , corso di laurea in storia storia (triennale), (triennale) , aa. 2006/2007 Il lavoro analizza l’emigrazione verso il Cile organizzata all’inizio degli anni Cinquanta dalla neonata Regione Autonoma Trentino Alto Adige, su prevalente iniziativa dell’allora Presidente del Consiglio italiano Alcide de Gasperi. La trattazione è suddivisa in tre parti, di cui la prima è volta ad esaminare la situazione economica dei luoghi di partenza e di arrivo del flusso migratorio organizzato, e cioè Trentino e Cile, nel contesto del secondo dopoguerra; la seconda e la terza parte si propongono di descrivere i progetti di colonizzazione, da realizzare rispettivamente a La Vega Sur de La Serena nel 1951, ed a San Manuel, San Ramón, Santa Inés, Mirador e Rinconada nel 1952. La prima parte della tesi traccia uno spaccato abbastanza approfondito della situazione economica vissuta dal Trentino nel secondo dopoguerra, evidenziandone la marginalità e le difficoltà strutturali e congiunturali che ne condizionarono la ripresa, dal difficile rapporto tra pressione demografica e disponibilità di terreni coltivabili, alla quasi inesistenza di un vero tessuto produttivo industriale. Da queste premesse si passa ad analizzare i problemi causati dal conflitto mondiale che, in Trentino, andarono ad incidere ulteriormente su una situazione già di per sé critica, aggravando problemi ormai costitutivi come quello della disoccupazione. Parallelamente, viene esposta la condizione economica del paese cui vennero destinate le famiglie in partenza dal Trentino, e cioè il Cile, analizzando, a grandi linee, gli interventi in campo socio-economico dei governi succedutisi a partire dai primi anni Venti del ‘900, fino ad arrivare all’elezione di Gabriel Gonzalez Videla, che, assieme ad Alcide de Gasperi, avrebbe dato forma al progetto di colonizzazione di diverse zone della provincia cilena di Coquimbo ad opera di un centinaio circa di famiglie trentine. La seconda parte della tesi si propone di analizzare il progetto di colonizzazione agricola a La Vega Sur de La Serena, avviato nel 1951, finanziato dai fondi dell’ERP che vennero gestiti dall’ICLE (Istituto di Credito per il Lavoro Italiano all’Estero). Si fa quindi accenno alla missione tecnica mandata dall’ICLE sui territori, di proprietà della Caja de Colonización cilena, che successivamente verranno destinati alla colonizzazione da parte delle famiglie trentine, ed ai criteri attraverso i quali vennero selezionati i vari nuclei familiari che intrapresero il viaggio verso la provincia cilena di Coquimbo. Dopo aver descritto brevemente il viaggio per nave che condusse le famiglie trentine selezionate alle future zone di residenza, sulla base essenzialmente del racconto di una ex emigrata, intervistata dall’autore, e da articoli apparsi sul quotidiano “l’Adige” nei giorni immediatamente precedenti e successivi la partenza degli emigrati, vengono delineate le condizioni di vita reali che gli emigrati trentini si trovarono ad affrontare. Lo stesso principio di analisi della preparazione del progetto di colonizzazione, della partenza dei coloni, e della realtà da loro incontrata al momento dell’arrivo in terra cilena, viene applicato al terzo ed ultimo capitolo, che affronta il secondo flusso emigratorio organizzato, diretto verso le colonie di San Manuel, San Ramón e Santa Inés, Mirador e Rinconada. BANDO 2009 Fabio Bertolissi, “Aldeno: storia dell'emigrazione dal Trentino alla Bosnia e all'Agro pontino attraverso gli archivi, le fotografie, fotografie, i racconti (1870(1870- 2008)”, rel. Glauco Sanga, Sanga , Università Cà Foscari Venezia , a.a. 20082008- 2009 La tesi, esito del percorso di laurea specialistica, inizia con l'analisi del progetto austriaco di colonizzazione dei territori della Bosnia Erzegovina, posti sotto protettorato in base agli accordi di Berlino del 1878, sulla base del quale si trasferirono nell'area balcanica flussi migratori prevalentemente stagionali, di composizione cristiana, attirati dalle grandi opere che l'Austria aveva avviato in quelle terre occupate. Si passa quindi ad un inquadramento storicogeografico del paese di Aldeno e del contesto trentino nel quale si concretizzò l'emigrazione da Aldeno verso la Bosnia. I cinque capitoli successivi contengono il risultato della ricerca documentaria-archivistica che Bertolissi ha svolto prevalentemente nell'Archivio Comunale ed in quello Parrocchiale di Aldeno. Le fonti ricercate vengono utilizzate per ricostruire la politica imperiale in materia di emigrazione in un periodo storico molto importante, e cioè quello del cosiddetto “mito americano”, riconducibile agli anni Settanta del XIX secolo, ma anche, e soprattutto, le caratteristiche del progetto di colonizzazione austriaca della Bosnia Erzegovina. Le fonti relative a tale progetto sono state ricercate nell'Archivio di Stato di Trento, successivamente trascritte e tradotte dal tedesco quando necessario. I materiali reperiti nell'Archivio Comunale di Aldeno e nell'Archivio di Stato di Trento vengono quindi comparati evidenziando le posizioni da una parte dei funzionari locali e nazionali e dall'altra dei futuri emigranti. Il quinto capitolo analizza il periodo nel quale vi furono le partenze delle famiglie aldenesi per la Bosnia, suddivise in due spedizioni avvenute tra il settembre e l'ottobre 1883 e le diverse destinazioni delle circa sessanta famiglie. Il sesto ed il settimo capitolo ricostruiscono i cinquantasette anni della Colonia tirolese di Mahovljani, sopravvissuta alla dissoluzione dell'Impero austro-ungarico e dalla quale, nel 1940 partì una seconda migrazione questa volta verso l'Italia, in particolare verso l'Agro pontino. Anche in questo caso il riferimento principale sono le fonti contenute nell'Archivio Comunale di Aldeno, integrate però da testimonianze orali di protagonisti di questa seconda emigrazione raccolte a Trento, in Bosnia e nel Lazio. Come appendice del lavoro, sono presenti le trascrizioni dei documenti utilizzati delle interviste realizzate. Giulia Lorandi, “L'emigrazione trentina in Brasile”, Brasile”, rel. Luca Jourdan, facoltà di Lettere e filosofia,, corso filosofia corso di laurea in Scienze antropologiche (laurea triennale), triennale) , Università degli Studi di Bologna, a. a .a. 20072007- 2008 La tesi è suddivisa in quattro parti. Nella prima vengono analizzate le condizioni economiche e storiche, sia nazionali che relative al territorio trentino, che generarono i flussi migratori dell'ultimo quarto dell'800. Si distingue tra varie tipologie di emigrazione stagionale ed il caso dell'emigrazione transoceanica, in particolare diretta verso il Brasile. A questo proposito si dedica un'attenzione particolare alla vicenda della spedizione organizzata dall'agente di emigrazione Pietro Tabacchi. Nella seconda parte della tesi vengono analizzate le condizioni economiche e storiche del paese di ricezione dei flussi migratori presi in considerazione, ossia il Brasile. Si distinguono le caratteristiche delle diverse strutture economico-sociali presenti sul territorio brasiliano nelle quali molti trentini si insediarono al loro arrivo, prevalentemente le colonie imperiali e le cosiddette fazendas. Si parla anche della vita nelle grandi città brasiliane e, soprattutto, del lavoro dei trentini nella costruzione delle ferrovie, attività nella quale quest'ultimi si distinsero soprattutto all'interno dell'Impero austro-ungarico (i famosi aisemponeri). La terza e la quarta parte della tesi hanno carattere più propriamente antropologico, e analizzano la permanenza, l'evoluzione o la perdita dei costumi e delle tradizioni che i trentini portarono con sé. Vengono presi in considerazione tratti identitari come il dialetto e la religione, nonché lo sviluppo e le caratteristiche dei rapporti con la terra d'origine. Si analizza l'operato della Provincia Autonoma di Trento nell'ambito del mantenimento dei rapporti con le comunità di emigrati in Brasile, così come il ruolo dell'Associazione Trentini nel mondo. BANDO 2010 Irene Dorigotti, Dorigotti, “Dal Trentino all’Australia: una pratica di s torytelling” torytelling”, rel. Zelda Alice Franceschi, Franceschi, facoltà facoltà di Lettere e filosofia, corso di laurea in scienze antropologiche (laurea triennale), Università degli Studi di Bologna, a . a. 2009/2010 La tesi, attraverso la rilevazione di audio interviste ad emigrati trentini in Australia, ed a loro discendenti di seconda e terza generazione, mira a comprendere i meccanismi attraverso i quali la memoria delle origini trentine viene conservata, modificata e trasmessa. L’obiettivo principale della tesi è quello di analizzare l’identità degli emigrati trentini e le modalità con cui quest’ultima si è rapportata ad un contesto sociale ed economico così diverso da quello di origine, come è quello australiano. L’oggetto centrale dell’elaborato sono quindi le storie di vita degli emigrati trentini incontrati durante la permanenza in Australia dell'autrice, raccontate attraverso il metodo dell’antropologia visuale. La prima parte dell’elaborato analizza la storia dell’immigrazione in Australia, distinguendo tra le caratteristiche dell’emigrazione europea in generale e di quella italiana in particolare. Una seconda parte riassume velocemente le principali fasi e cause dell’emigrazione trentina, sia stagionale che di massa, verso le principali mete europee e transoceaniche. Successivamente si affronta il tema più specifico dell’emigrazione trentina verso l’Australia, a partire dalla fine dell’Ottocento fino alla considerazione dei flussi del secondo dopoguerra. Si passa quindi all’esposizione della metodologia di ricerca utilizzata, per l’appunto quella dell’antropologia visiva, della sua storia, delle sue caratteristiche e dei risultati di questo particolare e recente tipo di disciplina. Successivamente, attraverso la storia della loro teorizzazione e dei dibattiti antropologici e storici che le hanno caratterizzate, si analizzano le peculiarità delle cosiddette “storie di vita” come tipologie di rappresentazione ed autorappresentazione del vissuto di una persona. La seconda parte della tesi inizia con riportare spezzoni delle videointerviste realizzate dalla laureanda, le quali sono precedute da una breve descrizione biografica per ciascuna persona intervistata. L’ultima parte dell’elaborato, sulla base dell’analisi delle testimonianze raccolte, traccia alcune conclusioni di carattere prettamente antropologico e sociologico relativamente al tema dell’identità dell’emigrato come figura sospesa tra il suo passato, le sue radici, il suo presente ed il suo futuro in terra straniera. Un approfondimento riguarda poi la condizione dei discendenti degli emigrati che si trovano a costruire la relazione con la terra in cui sono nati rapportandosi sempre ai racconti sulla terra d’origine forniti dai genitori o antenati originari di altri luoghi, in questo caso il Trentino. Silvia Fattore, Fattore, “Tra Tesino Tesino e Russia. Venditori di stampe e migranti trentini da Nicola I alla rivoluzione bolscevica”, bolscevica”, rel. Niccolò Panciola, Panciola, facoltà facoltà di Lettere e filosofia, corso di laurea in scienze storiche (laurea triennale), triennale), Università degli Studi di Trento, Trento, a .a. 2009/2010 La tesi analizza un aspetto spesso trascurato dell'emigrazione trentina, e cioè quello del commercio ambulante, che vide negli abitanti del Tesino i suoi principali protagonisti. In particolare, l'elaborato analizza i fenomeni migratori dal Tesino alla Russia, tra la seconda metà del'800 e l'avvento della rivoluzione bolscevica. La tesi mira a ricostruire la vita di quel centinaio di persone circa che nel periodo storico preso in considerazione, lasciarono il Trentino e l'Impero Asburgico alla volta di quello zarista. Il fulcro della tesi consiste nel tentativo di ricostruire le vicende personali e lavorative delle principali famiglie di tesini emigrati in Russia. Ada Francesca Rizzoli, Rizzoli, “La visualizzazione delle emozioni: il caso degli emigranti trentini trentini a La Serena”, Serena”, rel. Marco Lombardi, Lombardi, facoltà facoltà di Lettere e filosofia, filosofia , corso corso di laurea in Linguaggi dei Media (laurea triennale), triennale), Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a . a. 2004/2005 La tesi inizia con la trattazione da un punto di vista sociologico dei concetti sociologici di emigrazione e di integrazione, analizzandone le diverse tipologie. Nella seconda parte la tesi entra nel vivo del tema prescelto e cioè l'emigrazione trentina organizzata in Cile, nella zona di La Serena. Si inizia con la trattazione della condizione socio-economica del Trentino del secondo dopoguerra, analizzando anche gli aspetti politici legati alla nascita della Regione autonoma ed all'attivazione del piano di emigrazione finanziato con parte dei fondi provenienti dal cosiddetto Piano Marshall. In maniera speculare la tesi passa poi ad analizzare il paese di destinazione dei contingenti di emigranti, il Cile, ed in particolare i territori di La Serena e Las Vegas. Sempre all'interno di questo secondo capitolo si espongono i principali aspetti costitutivi delle relazioni e degli accordi tra i governi di Italia e Cile che portarono all'emigrazione organizzata verso quest'ultimo. A questo punto viene introdotta l'esperienza dei protagonisti della prima emigrazione, quella del 1951, attraverso lo stralcio di alcune interviste realizzate dall'autrice. Successivamente si passa alla trattazione della seconda emigrazione, che ebbe luogo nel 1952, sulla base prevalentemente delle esperienze dirette di alcuni emigranti intervistati. Il capitolo è corredato dall'utilizzo di fonti a stampa dell'epoca ben selezionate ed analizzate. Si tratta infatti di articoli apparsi sia sulla stampa trentina che nazionale e cilena. Il terzo capitolo affronta invece le caratteristiche della sociologia visuale attraverso l'analisi del rapporto tra fotografia e sociologia e, di conseguenza, dell'importanza delle immagini nella sociologia visuale. Un'interessante appendice prende in considerazione il lavoro di uno dei fotoreporter contemporanei più famoso, Sebastiao Salgado. Gli ultimi due capitoli approfondiscono la storia del fotoreportage a partire dalla nascita della fotografia passando per quella del reportage sociale. Chiara Baldi, Baldi , “People of Trentino origins; travelling travelli ng in search of their identity”, identity”, rel. Elena Dai Prà, Prà , facoltà facoltà di Lettere e filosofia, corso corso di laurea in Scienze linguistiche per le imprese, la comunicazione internazionale e il turismo (laurea triennale), Università U niversità degli studi di Trento, Trento, a.a. 2009/2010 La tesi (redatta in lingua inglese) presenta in modo dettagliato una proposta decisamente innovativa che, che secondo l'autrice, potrebbe contribuire a rendere il sistema turistico trentino più competitivo nei mercati nazionale ed internazionale. In particolare, la tesi principale si basa sulla potenzialità positive presenti nella creazione ti un tipo di offerta turistica rivolta a persone di origine trentina che vivono all'estero. Il primo capitolo dunque, di carattere introduttivo, si concentra sul fenomeno dell'emigrazione dal Trentino e sulle tracce indelebili che quest'ultima ha lasciato sul territorio e nel presente. In particolare si passano in rassegna i principali significati del termine “emigrazione” e delle cause che generarono quella dal Trentino. Segue una descrizione dell'emigrazione storica dal Trentino sulla base della distinzione dei diversi flussi migratori insieme alla trattazione del ruolo della Chiesa e dello Stato all'interno di questo particolare fenomeno sociale. Infine, vengono presentate le principali destinazioni verso le quali si diressero i flussi migratori provenienti dal Trentino, evidenziandone le caratteristiche e le specificità. Il secondo capitolo punta a fornire una visione attuale e contemporanea del fenomeno migratorio, descrivendo alcuni interessanti aspetti della vita degli emigrati trentini all'estero e del loro rapporto con le loro radici. Si analizza il ruolo svolto dalla Provincia Autonoma attraverso l'Ufficio emigrazione (oggi Servizio emigrazione) e l’attività delle due associazioni dedicate all'emigrazione, l'Associazione Trentini nel Mondo e l'Unione delle Famiglie trentine all'estero nell'offrire agli emigrati la possibilità di mantenere e di coltivare il rapporto con la terra d'origine. Il capitolo successivo punta a presentare una breve analisi delle principali caratteristiche dell'offerta turistica presente oggi in Tentino. I capitoli successivi presentano la metodologia attraverso la quale l'autrice ha ideato un questionario trilingue rivolto ad emigrati trentini ed a loro discendenti volto alla creazione di una sorta di “profilo turistico” del trentino che vive all'estero ed è interessato a conoscere la propria terra d'origine ed a riscoprire la propria identità. BANDO 2011 Valentina Bazzoli, “Historias de emigración en el archivo de la escritura popular. El epistolario de Alfredo Bortolotti (1903(1903- 1985)”, rel. Jorge Pina Canals, facoltà di Lettere e filosofia, corso di laurea in Mediazione linguistica e comunicazione letteraria (laurea triennale), Università degli studi di Trento, a.a. 2009/2010 2009/2010 La tesi prende in esame l’epistolario appartenuto ad Alfredo Bortolotti, emigrante originario di Drena, conservato presso il nostro ASP. Al fine di comparare l’esperienza migratoria del Bortolotti, vengono presi in considerazione anche altri fondi appartenenti all’ASP, e cioè gli epistolari di Francesco Pasolli, Giuseppe Negri, Francesco Giovannini ed Enrico Bortolotti (padre di Alfredo), tutti, come Alfredo, emigrati in America Latina. Il primo capitolo dell’elaborato analizza l’Archivio della Scrittura Popolare, ovvero la sua origine, le sue caratteristiche generali e particolari, le sue finalità nonché i testi di cui si compone. Nel secondo capitolo si descrive più nel dettaglio la storia personale di Alfredo Bortolotti, emigrato da Drena negli anni ’20 del Novecento verso il Perù. In questo capitolo si mette a confronto ciò che accomuna e ciò che invece distingue l’epistolario dell’emigrante preso in considerazione dalla tesi dagli altri epistolari dei sopraccitati Pasolli, Negri, Giovannini e Bortolotti. La domanda principale che si pone l’autrice della tesi è quella di cercare di capire le ragioni che portarono il Bortolotti a prendere la decisione di emigrare. Verso la fine del capitolo vengono evidenziati per categorie i principali errori morfologici ed ortografici rilevati nell’epistolario del Bortolotti Alfredo, cercando poi di spiegarne l’origine come conseguenza dell’interferenza della lingua spagnola con quella d’origine dell’emigrante. Il terzo ed ultimo capitolo evidenzia il valore e l’importanza dello strumento preso in esame dalla tesi, e cioè un particolare tipo di documento scritto come è quello dell’epistolario, per delineare alcune caratteristiche dell’esperienza migratoria in generale. Secondo l’autrice la scrittura personale, quando presente, si rivela quindi un mezzo fondamentale per una migliore e più approfondita comprensione dei fenomeni migratori, oltre che un’interessante modalità di approccio, più intima e se vogliamo “emotiva” a questi temi. Veronica Pancheri, “Dal Trentino Trentino all’Argentina racconti di vite emigrate”, emigrate”, rel. Emanuela Bozzini, facoltà di Sociologia, corso di laurea in Sociologia e ricerca sociale (laurea specialistica), Università degli studi di Trento, a.a. 2009/2010 La tesi, a partire dalla rilevazione e dalla conseguente analisi di 21 racconti di vita, analizza alcuni casi di emigrazione verso l’Argentina, in particolare verso le città di Buenos Aires e di San Nicolas de los Arroyos. Gli intervistati sono emigranti che hanno lasciato il Trentino tra il 1947 ed il 1951, periodo considerato dagli studiosi uno di quelli in cui l’affluenza verso il paese latinoamericano fu più intensa. La città di Buenos Aires viene presa in esame in quanto capitale del paese e meta finale della maggior parte degli emigranti trentini ed italiani date le sue dimensioni e le conseguenti probabilità di trovare lavoro e nuove prospettive di vita. L’insediamento di San Nicolàs de los Arroyos invece ha una storia diversa in quanto l’emigrazione verso questo luogo è legata alla storia della ditta S.C.A.C. (Società Cementi Armati Centrifugati), ditta che aprì i battenti a Mori nel 1920 e che nel giro di qualche si espanse aprendo nuove filiali, una delle quali, appunto, a San Nicolàs de los Arroyos. Nel primo capitolo si analizza il tema della mobilità, dal punto di vista sia delle motivazioni che spinsero i trentini a partire che a scegliere l’Argentina come meta della loro emigrazione, utilizzando lo schema interpretativo classico dei cosiddetti fattori espulsivi e di attrazione. Si analizza poi il tema della durata dell’esperienza migratoria, a seconda che fosse temporanea o definitiva e che coinvolgesse l’individuo o l’intero suo nucleo familiare. Il secondo capitolo affronta due temi importanti e peraltro ricorrenti nelle esperienze migratorie di tutte le epoche, e cioè il tema del lavoro e della costruzione della casa, intesi dal punto di vista dell’inserimento sociale e anche da quelli del senso di appartenenza e del raggiungimento degli obiettivi previsti dal progetto migratorio. Il terzo capitolo analizza il tema della conservazione e della ridefinizione dell’identità “di partenza” degli emigranti in relazione ai processi di integrazione nel nuovo contesto sociale e di mantenimento dei rapporti con la terra d’origine. Nel quarto capitolo, utilizzando come nel resto della tesi stralci delle interviste, si espongono alcune riflessioni, seguite nel quinto capitolo da un approfondimento circa la metodologia utilizzata nella rilevazione delle testimonianze. Giorgia Chistè, “Una famiglia fami glia trentina in Brasile: ritratti, lettere e pagine di diario”, rel. Pietro Brunello, Facoltà di Lettere e filosofia, corso di laurea in Storia (laurea triennale), Università degli studi di Venezia, a.a. 2009/2010 La tesi, attraverso l’utilizzo di lettere e pagine di diario si propone di abbozzare una sorta di ricostruzione dell’esperienza migratoria di una famiglia trentina emigrata in Brasile, nel più ampio contesto della Grande emigrazione di fine Ottocento verso il Sudamerica. L’approccio utilizzato è quello, evidentemente, della storia sociale che si concretizza ed esplicita proprio nelle lettere e nelle pagine di diario scritte dagli emigranti in prima persona. Il diario e l’epistolario di famiglia analizzati dall’autrice sono quelli della famiglia Giovannini, conservati presso il nostro ASP. La tesi inizia con una introduzione storico-economica sul Trentino di fine ‘800 e sulle ragioni principali che spinsero alla partenza migliaia di trentini. Vengono delineati anche i caratteri attrattivi dell’America Latina in generale e del Brasile in particolare soffermandosi sulle caratteristiche tipiche ricorrenti dell’italiano in terra brasiliana. Nel secondo capitolo si ricostruisce la famiglia Giovannini attraverso l’analisi del libro di famiglia a partire dalla spiegazione delle caratteristiche e delle specificità generali del particolare tipo di documento utilizzato. Il terzo capitolo invece analizza le lettere cercando di riassumere alcune peculiarità nella stesura utilizzando le chiavi interpretative del linguaggio, dei temi trattati, e dei ritratti fotografici allegati. Il quarto capitolo riporta le trascrizioni sia delle lettere che del diario di famiglia. Sara Corradi, “Una comunità italiana nella Transcarpazia. I costruttori della ferrovia nell’Ottocento cento e i loro discendenti”, rel. Gyorgy Domokos, Facoltà di Lettere, corso di nell’Otto laurea in Storia della cultura, Università cattolica di Pazmany Peter (Ungheria), a.a. 2010/2011 La tesi indaga la presenza di comunità di italiani, emigrati a partire dalla seconda metà dell’800, nella regione della Transcarpazia, ovvero una zona dell’attuale Ucraina di popolazione prevalentemente ungherese. L’interesse dell’autrice, ungherese, nasce dalle sue lontane origini italiane e trentine. Dalle ricerche effettuate dall’autrice risulta che gli italiani emigrati in quella zona e in quel periodo erano quasi tutti originari dell’Italia settentrionale, molti dell’attuale Trentino, e che si dedicarono prevalentemente a lavori di carpenteria, più precisamente alla costruzione di strade ed infrastrutture di quello che allora era l’Impero Austro-Ungarico. La rilevazione dei dati utilizzati nella tesi è stata compiuta sia in loco, cioè nella Rutenia Subcarpatica (denominazione attuale della Transcarpazia), sia nella provincia di Trento. Per quanto riguarda la Transcarpazia, sono state effettuate interviste a discendenti di operai italiani nel paesino di Terebesfejérpatak (Ucraina) ed esaminati scritti contemporanei l’emigrazione, apparsi sulla stampa locale, riguardanti la costruzione delle infrastrutture (prevalentemente strade e ferrovie) da parte di operai italiani. L’autrice cerca anche di rilevare la presenza di italiani che ancora oggi vivono nei paesi che tuttora si trovano vicino alla ferrovia che unisce Maramarossziget (Romania) a Korosmezo (Russia), nella costruzione della quale lavorarono molti italiani, attraverso la descrizione anche del tipo di vita che questi ultimi condussero all’epoca e che conducono oggi i loro discendenti. A titolo esemplificativo, si cerca infine di stilare una statistica della presenza di italiani nel paese di Rahò. BANDO 2012 Chiara Bertolini, “L’emigrazione italiana nella repubblica federale tedesca. Il caso trentino”, rel. Fiorenza Tarozzi, Facoltà di Lingue e letterature straniere, corso di laurea in specialistica),, Università degli studi di Lingua e cultura italiane per stranieri (laurea specialistica) Bologna, a.a. 2010/2011 La tesi prende in esame il flusso emigratorio dal Trentino alla Repubblica Federale tedesca originatosi nel secondo dopoguerra. La motivazione principale che ha spinto l’autrice ad analizzare questo particolare fenomeno è la consapevolezza che si tratti di un aspetto (l’emigrazione europea del secondo dopoguerra ed in particolare dal Nord dell’Italia) abbastanza trascurato dalla storiografia sia nazionale che locale ma anche lontano dalla percezione di chi in Trentino continua a vivere. Il lavoro si suddivide in un primo capitolo che analizza in maniera completa seppur riassuntiva le principali cause dell’emigrazione dall’Italia in una prospettiva che comprende anche l’emigrazione cosiddetta “storica”. Si passa successivamente all’analisi delle condizioni socio economiche e politiche del secondo dopoguerra che innescarono nel continente Europeo quell’equilibrio tra fattori di “espulsione” e fattori di “attrazione” che diedero origine alla seconda ondata migratoria, legata indissolubilmente alla ricostruzione postbellica ed alla graduale creazione del Mercato Comune Europeo. Il secondo capitolo esamina le diverse esigenze di Italia e Germania che nel secondo dopoguerra portarono alla creazione di rapporti politici e diplomatici finalizzati alla firma dell’accordo bilaterale del 20 dicembre 1955 volto a favorire l’emigrazione dal primo al secondo paese in questione. Successivamente si analizzano le conseguenze pratiche della firma dei Trattati di Roma del 25 marzo 1957 che consentirono una ancor più libera circolazione all’interno dei confini europei e quindi una maggiore facilità di spostamento per gli emigranti italiani diretti ormai prevalentemente verso mete europee. L’analisi dei flussi migratori verso la Repubblica Federale Tedesca, iniziata nel secondo capitolo, si sviluppa compiutamente in quello successivo che ne analizza la diversa provenienza regionale e poi in particolare la componente di origine trentina. In questo capitolo vengono prese in considerazione anche il ruolo e le caratteristiche dell’associazionismo della comunità trentina residente nell’attuale Germania, come fattore di aggregazione e di conservazione di tratti identitari. Il quarto ed ultimo capitolo rielabora le informazioni raccolte dall’autrice attraverso la rilevazione di interviste ad emigrati e le sistematizza in sette nuclei tematici (la partenza, il primo impatto, il lavoro, l’abitazione, il tempo libero, la famiglia, il ritorno). Sulla base di tali informazioni nelle conclusioni si sostiene che, in linea generale, i trentini emigrati in Germania, rispetto agli emigrati provenienti in particolare dall’Italia meridionale, sono stati facilitati dalla vicinanza culturale e talvolta linguistica tra la Germania ed il Trentino, cosa che nella gran parte dei casi ha favorito i processi di ambientamento e di integrazione. Lo dimostra il fatto che la maggior parte degli emigrati trentini ha deciso di rimanere in Germania e considera positiva la propria esperienza migratoria. Segue una appendice di documentazione sia privata che ufficiale. Martina Mattedi, “Memoria e identità: fonti per la storia dell’emigrazione trentina in Brasile”, rel. Silvano Groff, Facoltà di Lettere Lettere e filosofia, Corso di laurea in Conservazione e gestione dei beni culturali (magistrale), Università degli studi di Trento, a.a. 2011/2012 Il lavoro inizia con l’analisi delle principali cause dell’emigrazione trentina che alla fine del XIX scelse tra le sue mete principali il Brasile, accostando da una parte i fattori sia strutturali (come la cronica sproporzione tra popolazione e terra coltivabile) che straordinari che causarono la dipartita dal Trentino di circa 30.000 persone nell’arco di pochi decenni, e dall’altra i fattori anche in questo caso sia costitutivi che contingenti (come nel caso delle politiche favorenti l’immigrazione europea adottate da molti stati brasiliani in quegli anni) che attrassero questi flussi verso il Brasile. La meta utilizzata a titolo esemplificativo è lo stato di Santa Catarina, nel sud del paese. Dopo questa necessaria introduzione storica, corredata da dati statistici e quantitativi e supportata da una completa bibliografia, si passa all’argomento della tesi con un’analisi più tecnica sulla tipologia delle fonti per lo studio del fenomeno in questione. La prima di queste prese in esame riguarda i quotidiani (sia trentini che brasiliani) sia come portatori di informazioni che come luogo di dibattito sulla opportunità o meno di sostenere il fenomeno migratorio. Successivamente si descrivono le tipologie di fonti presenti in particolare nello stato di Santa Catarina, distinguendo anche qui tra fonti giornalistiche, fonti archivistiche, istituzionali e fonti bibliografiche. Tre le fonti per la storiografia della colonizzazione trentina a Santa Catarina si riportano le lettere e gli epistolari degli emigrati. L’analisi prosegue nell’analisi delle fonti archivistiche presenti in Trentino, rifacendosi in particolare all’opera di Vincenzo Adorno “Guida alle fonti sull’emigrazione conservate presso l’Archivio Storico del Comune di Trento: Fondo Ordinamento Austriaco (1815-1918)”, e delle iniziative promosse dalla Provincia Autonoma di Trento per sostenere il reperimento delle fonti necessarie alla ricostruzione delle storie migratorie degli odierni discendenti di emigranti trentini. Si passa infine all’analisi degli archivi e delle istituzioni brasiliane (pubbliche e private) presenti nello stato di Santa Catarina e delle principali tipologie di fonti lì conservate. Il terzo capitolo riguarda invece le iniziative di conservazione del patrimonio culturale degli emigrati trentini incardinate prevalentemente nell’attività ricreativa e culturale della rete dei Circoli trentini dell’Associazione trentini nel mondo ed in quelle di interscambio promosse dalla Provincia Autonoma di Trento. Sulla base della constatazione della lacunosità delle fonti documentarie per la storia dell’emigrazione trentina in Brasile, nonostante questo flusso rientri tra quelli maggiormente studiati dalla storiografia locale, nel quarto capitolo si propone la creazione di un archivio digitale consultabile on-line in grado di raccogliere e di mettere a disposizione in maniera più sistematica fonti diverse per tipologia e provenienza offrendo in questo modo uno strumento utile a ricercatori ed appassionati. Elisa Bertoldi, “L’emigrazione trentina negli Stati Uniti d’America (1870(1870- 1930)”, rel. Aldino Monti, Facoltà di Lingue e letterature straniere, Corso di laurea in Lingue e letterature straniere (triennale), Università degli studi di Bologna, a.a. 2011/2012 Il lavoro inizia con la descrizione sintetica delle cause dell’emigrazione dal Trentino alla fine dell’800 basandosi prevalentemente sullo studio condotto dalla dott.ssa Guadagnini “Emigrazione trentina negli Stati uniti: il caso di Hazleton e Solvay”, che a sua volta si rifà alla principale bibliografia locale edita in materia. Vengono esposte le principali cause del flusso migratorio verso il Nuovo Continente in generale e della scelta di molti trentini per gli Stati Uniti invece che per i paesi del sud del continente. Si analizzano successivamente le fasi della partenza degli emigranti, con una breve esposizione delle questioni burocratiche che questi dovevano affrontare e dei preparativi del viaggio fino all’arrivo nelle mete prescelte. Si cerca quindi di offrire un prospetto statistico e quantitativo della presenza trentina negli Stati Uniti, rifacendosi come fonte primaria alla famosa statistica compilata nel 1911 da don Guetti ed a dati desunti dal lavoro dell’Ufficio per la mediazione del lavoro di Rovereto. Si citano altre fonti documentarie, come le guide emesse dall’ufficio stesso e quelle citate dal lavoro di Piasente “Inseguendo il sogno. L’emigrazione trentina nel Nord California”. L’ultima parte dell’elaborato espone le attività promosse attualmente soprattutto dalla PA.T. in materia di mantenimento dei rapporti con i discendenti di emigrati trentini negli Stati Uniti (in particolare il progetto degli interscambi giovanili). Alice Odorizzi, “Un’isola trentina fra le colline della Bosnia. Studio sul valsuganotto a Stivor”, rel. Patrizia Cordin, Facoltà di Lettere e filosofia, Corso di laurea in Lettere (triennale), Università degli studi di Trento, a.a. 2011/2012 La tesi trae il proprio spunto iniziale dal lavoro della giornalista Sandra Frizzera “Štivor. Odissea della speranza”. Il primo capitolo inquadra dal punto di vista storico-economico il Trentino del XIX secolo, le cause endogene e contingenti l’emigrazione e successivamente le sue principali tipologie (stagionale, transoceanica, legata alla costruzione delle infrastrutture). Successivamente si analizza il particolare progetto di colonizzazione della Bosnia Erzegovina con coloni cattolici provenienti dal Trentino, da parte dell’Impero Austro-Ungarico che con il Congresso di Berlino del 1878 vide posta sotto la propria amministrazione il paese balcanico. Alla fine del primo capitolo si racconta l’emigrazione del gruppo di abitanti provenienti dalle zone di Roncegno, Ospedaletto, Scurelle, Novaledo e Borgo che su invito diretto dell’Imperatore fondarono in Bosnia il villaggio di Štivor, villaggio che, sulla base delle informazioni riportate dall’autrice, dopo quasi un secolo di isolamento e mancanza di contatti con il Trentino, venne fortunosamente riscoperto solo nel 1972 dalla giornalista Sandra Frizzera. Il secondo capitolo entra nel merito del tema vero e proprio dell’elaborato, e cioè le differenze e le similitudini tra il valsuganotto parlato in Valsugana e quello utilizzato a Štivor, attraverso l’analisi delle principali caratteristiche morfologiche fonetiche e lessiclali del dialetto parlato in Trentino e delle condizioni storiche ed economiche che ne condizionarono l’evoluzione in un’ottica di comparazione con quello parlato a Štivor negli anni Settanta del XX secolo. Anche in questo caso si analizzano le condizioni storiche e socio-linguistiche che hanno consentito a tale dialetto di rimanere sostanzialmente identico a quello parlato in Valsugana circa un secolo prima. Il terzo capitolo esamina invece le caratteristiche socio-linguistiche presenti nell’attuale comunità stivoriana in particolar modo in relazione alle guerre bacaniche degli anni Novanta che hanno segnato uno spartiacque fondamentale non solo in termini politici ma anche, come riporta l’autrice, riguardo le conseguenze che si sono registrate nell’utilizzo del dialetto valsuganotto. Il lavoro si conclude con l’intervista allo storico maestro elementare della comunità stivoriana, Ferdinand Osti, testimonianza che si somma alle altre due sulle quali si incardina il lavoro (una a Maria Viola, emigrata a Štivor, ed una alla giornalista Sandra Frizzera), che ribadisce il ruolo che l’isolamento nel quale si trovò per decenni la comunità di Štivor ebbe nel consentirle di mantenere sostanzialmente intatte tradizioni e lingua d’origine fino a che il progressivo incontro e scambio culturale e linguistico con la popolazione locale, serbo-croata, all’inizio degli anni Quaranta del Novecento, non ha portato ad un’inevitabile uscita da quelle stesse condizioni di isolamento. Maria Caterina Ghobert, “Le comunità trentine in Bosnia Erzegovina”, rel. Sofia Zani, Facoltà di Lettere e filosofia, Corso di laurea in mediazione linguistica e culturale cultural e (triennale), Università degli studi di Padova, a.a. 2011/2012 Il lavoro analizza nel dettaglio la partenza di flussi organizzati di emigranti trentini verso diverse zone della Bosnia e dell’Erzegovina alla fine dell’Ottocento, come conseguenza del passaggio del paese balcanico sotto il controllo dell’Impero Austro-Ungarico che ne volle fare luogo di colonizzazione per ostacolare l’avanzata dell’Impero turco ottomano. Il primo capitolo inquadra storicamente il contesto di arrivo del contingente di emigranti, dunque la Bosnia della fine del XIX secolo ed il suo passaggio da dominio ottomano a protettorato austriaco attraverso le rivolte contadine del 1875 e del 1876, la guerra russo turca ed il Congresso di Berlino del 1878. Vengono descritti precisamente tutti i passaggi storico-politici che faranno della Bosnia un paese di forte interesse strategico per l’Austria-Ungheria e dove nel giro di pochi anni, con l’attentato all’erede al trono d’Austria come simbolo estremo di un forte risentimento e malcontento in seguito alla definitiva annessione della Bosnia Erzegovina all’Impero d’Asburgo, si giungerà alla scoppio della prima guerra mondiale. Parallelamente viene descritta dettagliatamente anche la situazione storica ed economica della zona di partenza, e cioè il Trentino della fine del XIX. Dopo una esaustiva introduzione politica si passa alla descrizione delle principali motivazioni economiche sia contingenti che strutturali che generarono in Trentino il fenomeno migratorio, inizialmente con le caratteristiche prevalenti della periodicità e della stagionalità fino a configurare la cosiddetta prima ondata migratoria, tra la fine dell’800 e lo scoppio del prrima guerra mondiale. Nel secondo capitolo si racconta la nascita dei progetti di colonizzazione in Bosnia Erzegovina da parte dell’Austra-Ungheria e della straordinaria adesione che questi ebbero in Trentino. Vengono ricostruiti i vari progetti di colonizzazione agricola confluiti poi in sei spedizioni “ufficiali” alle quali si stima che, in maniera organizzata o spontanea, presero parte circa mille persone tra il 1883 ed il 1884. Si descrivono nel dettaglio, con approfondimenti sia sui luoghi di partenza che su quelli di arrivo, la spedizione partita da Nave San Rocco alla volta di Konjic, in Erzegovina, quella partita dal Primiero per la cittadina di Tuzla, il caso della Tiroler Colonie Mahovljani verso la quale partirono i cittadini di Aldeno, e la storia particolare, per quanto poco documentata, della creazione del villaggio di Štivor da parte di abitanti della Valsugana. L’ultimo capitolo è dedicato a quest’ultimo caso, con informazioni circa la specifica situazione di Štivor, nei termini dell’isolamento nel quale la comunità rimase per quasi cento anni, della sua fortuita scoperta da parte della giornalista Sandra Frizzera nel 1972, e della situazione attuale per quanto riguarda i legami con il Trentino e la conservazione dei tratti identitari e culturali trasmessi ai propri discendenti dai primi emigranti. Luana Perotto, “Il fenomeno della doppia cittadinanza: citt adinanza: il caso dei discendenti degli immigrati trentini nel Rio Grande do Sul – Brasile”, rel. Gabriele Pollini, Facoltà di Sociologia, Corso di laurea in Sociologia e ricerca sociale (laurea magistrale), Università degli studi di Trento, a.a. 2011/2012 Il lavoro, dal chiaro taglio sociologico, inizia con un’introduzione storica sulle circostanze economiche e politiche che alla fine del XIX secolo spinsero migliaia di trentini ad emigrare alla volta, prevalentemente, del Sudamerica. In particolare si descrive il flusso diretto verso il Brasile, ancora più in particolare verso lo stato di Rio Grande do Sul, parallelamente alle politiche immigratorie stabilite dall’allora governo del paese latinoamericano. Specifico riferimento viene fatto alle partenze conseguenti il famoso Contratto Caetano Pinto ed alla altrettanto nota “spedizione Tabacchi”. Il secondo capitolo, di carattere giuridico, espone le caratteristiche della stato giuridico di cittadinanza sia nell’ordinamento brasiliano che in quello italiano. Viene poi analizzata nel dettaglio la legge italiana 14/12/2000 con la quale si permetteva temporaneamente ai discendenti di emigrati trentini partiti prima del 1918 e quindi con passaporto austriaco, la richiesta di cittadinanza italiana. Il terzo capitolo affronta più in particolare il caso dell’immigrazione trentina nello stato di Rio Grande do Sul, con un interessante approfondimento filosofico e sociologico sul tema della nascita e della costruzione del sentimento di appartenenza nazionale degli immigrati trentini ed italiani in generale. Su questa linea interpretativa si analizzano poi i fattori di identificazione collettiva degli immigrati portando come esempi la confessione religiosa e la creazione delle istituzioni scolastiche da parte delle comunità degli immigrati, senza dimenticare l’inevitabile processo di integrazione con la cultura e la lingua locale cui queste presero parte e che diedero vita alla costruzione di un’identità mista “italo-rio-grandense” che portò con sé anche il suo opposto, e cioè il maggior attaccamento alle tradizioni culturali e linguistiche dei propri antenati. L’analisi dei meccanismi generali e poi particolari che portarono alla elaborazione di una memoria condivisa circa le proprie origini nazionali ed “identitarie” da parte della comunità trentina all’interno di quella italiana nello stato di Rio Grande do Sul diventa premessa per la comprensione dei motivi alla base della richiesta di cittadinanza italiana che molti discendenti di emigrati trentini fecero in seguito alla promulgazione della legge 14/12/2000. Il quarto capitolo, dopo l’esposizione della metodologia di raccolta ed interpretazione dei dati, riporta l’analisi delle interviste realizzate ai discendenti di emigrati trentini residenti in Rio Grande do Sul che fecero domanda per il riconoscimento della cittadinanza italiana secondo la legge di cui sopra. Sulla base della suddivisione delle motivazioni in tre gruppi (“emotivo”, “facilità” e “scoperta”) la tesi si conclude con la disquisizione sui meccanismi che nel territorio preso in considerazione hanno portato allo sviluppo di un senso di appartenenza alla sfera culturale e linguistica italiana da parte di persone nate e cresciute in Brasile ma dalle origini trentine e quindi italiane. Lorenza Trentinaglia, “Les “Les hommes des images: un parcours de vie et un projet culturel”, rel. Jean Paul Dufiet, Facoltà di Lettere e filosofia, Corso di laurea in Scienze linguistiche per le imprese, la comunicazione internazionale ed il turismo (laurea specialistica), Università Universit à degli studi di Trento, a.a. 2010/2011 La tesi, redatta interamente in lingua francese, tratta con un approccio sostanzialmente antropologico e di critica artistica, il caso particolare di un’emigrazione che potremmo definire “di mestiere” caratteristica del Tesino, e cioè quella dei venditori ambulanti di stampe. La prima parte del lavoro analizza il contesto antropologico e culturale del Trentino a partire dal XVIII secolo, esponendo le principali cause dell’emigrazione e della scelta da parte di molti abitanti della zona di intraprendere l’attività di colporteurs. La seconda parte del lavoro si incentra sul progetto di creazione del Museo delle Stampe, di futura apertura a Pieve Tesino, a partire dall’analisi dell’esperienza che i venditori tesini fecero in particolare in Francia, dalla critica artistica delle stampe e di un inedito fondo documentario in lingua francese conservato nell’archivio storico del comune di Pieve Tesino.