LE CAPACITA' MOTORIE O FISICHE Proff. R. Biella e C. Valenti Le capacità motorie che il corpo umano può esprimere possono essere suddivise in : CAPACITA' CONDIZIONALI determinate, prevalentemente, da processi energetici o adattamenti anatomico-funzionali CAPACITA' COORDINATIVE determinate, prevalentemente, da processi che controllano e regolano il movimento. L'insieme delle capacità coordinative determinano la capacità motoria denominata "DESTREZZA". Sono da ritenersi capacità condizionali: forza resistenza velocità mobilità capacità coordinative: capacità di controllo motorio capacità di adattamento e trasformazione capacità di apprendimento motorio RESISTENZA La RESISTENZA è la capacità di protrarre un lavoro nel tempo, facendo fronte all'insorgere della fatica. A seconda della durata dello sforzo protratto nel tempo possiamo definire tre tipi di resistenza: 1. Resistenza di breve durata (sino a 2 min.) 2. Resistenza di media durata (dai 2 min. agli 8 min.) 3. Resistenza di lunga durata (oltre gli 8 min.) Questi tipi di resistenza sono caratterizzati dalla diverse possibilità di rifornimento energetico ai muscoli (vedi dispensa sulla contrazione muscolare e i meccanismi di produzione energetica), per cui si può definire la resistenza anche in base all'intervento di tali meccanismi Resistenza anaerobica alattacida (sforzo massimale sino a 20 secondi) Resistenza anaerobica lattacida (sforzo massimale sino a 40-100 sec.) Resistenza aerobica (sforzo massimale oltre i 4-5 min.). E' evidente che per talune attività si utilizzano più di un tipo di resistenza come ad esempio in una corsa massimale di 5 minuti occorre sia resistenza anaerobica lattacida che quella aerobica. Lo stesso se lo sforzo consiste nel fare tanti scatti ma con un tempo di recupero ridotto (es. calcio). Esiste una resistenza generale o organica o endourance intesa come resistenza di base utile in tutte le discipline sportive o attività motorie ed una resistenza specifica (alla forza, alla velocità, localizzata.) intesa come capacità di sostenere un carico determinato relativo ad una attività particolare (es. quella delle braccia per un free climber). La resistenza è influenzata da 3 fattori: - biologici cap. di rifornirsi di ossigeno e di inviarlo ai muscoli. funzionamento della respirazione efficienza del sistema cardio-circolatorio capacità di risintetizzare ADP in ATP utilizzando tutti i meccanismi di produzione energetica (vedi dispensa "il muscolo e meccanismi di produzione energetica") - tecnici inutili) abilità e coordinazione nell'esecuzione del gesto (efficienza per evitare dispersioni corretta automatizzazione del movimento adeguato ritmo esecutivo - psicologici interesse per l'attività, motivazione incoraggiamento, stimoli esterni convinzione, tenacia, perseveranza L'aumento della resistenza organica è sicuramente auspicabile, poichè condiziona la possibilità di svolgere grosse quantità di allenamento specifico in tutte le attività motorie e sportive. Gli elementi costitutivi di un allenamento di resistenza sono: - l'intensità del lavoro - la durata del lavoro - la durata delle pause di recupero - il numero delle ripetizioni. La combinazione dei vari elementi e il valore degli stessi offrono la possibilità di realizzare metodi diversi di allenamento. I metodi di allenamento più diffusi sono: 1corsa di durata o "marathon training" : consiste nel correre a ritmo lento per un tempo sempre più lungo ininterrottamente. 2 lavoro continuo a ritmo variato o Fartlek : questa metodica rappresenta la logica intensificazione della precedente. Consiste infatti sempre di un lavoro di durata, cioè senza pause, ma sulla corsa lenta di base si inseriscono brevi momenti di maggiore impegno accelerando l'andatura per poi tornare di nuovo alla corsa di base, in modo che le pulsazioni possano ritornare a 120/130. E' un lavoro che si effettua soprattutto in ambiente naturale (prati, boschi, spiaggia). 3allenamento intervallato o " intervall training" : è una delle metodiche più seguite e applicate dagli atleti mezzofondisti. E' un allenamento basato su un lavoro intervallato da ben definite pause di recupero. Durante lo sforzo le pulsazioni non dovranno superare le 180, il recupero sarà basato sempre sulle pulsazioni, che dovranno tornare 120/130. Gli effetti dell'intervall training saranno : - aumento del volume cardiaco e della forza del cuore - aumento della circolazione sanguigna. 4prove ripetute a ritmi di gara : è una forma di allenamento indirizzata ad incrementare una resistenza specifica. L'obiettivo di questo allenamento è infatti la ricerca e l'automatizzazione del ritmo ottimale di corsa per ottenere il massimo risultato nella gara. Consiste nell'esecuzione di frazioni di gara a velocità stabilita in funzione del tempo che l'atleta si è prefissato di realizzare in gara. LA FORZA La forza è la capacità di spostare o sollevare pesi elevati. Bisogna ricordare comunque che il risultato di un esercizio che richiede forza è sempre condizionato da altre qualità quali la coordinazione, l'equilibrio, la velocità. Un muscolo può diventare più forte perché in genere ha una scorta di potenza che non viene sfruttata, poiché la vita sedentaria impegna in lavori fisici molto blandi. Si può infatti affermare che la forza di un uomo può essere raddoppiata con un adeguato allenamento. In termini più precisi, il muscolo, che è composto da tante fibre muscolari, non le utilizza tutte, ma solo una parte. E' solo un allenamento appropriato che potrà rendere eccitabili cioè funzionali alcune delle fibre "mute" o atrofiche, non funzionali. I fattori da cui dipende la forza sono: - nervosi: la frequenza di scarica degli impulsi nervosi inviati dal cervello determina l'eccitazione di parte o di tutte le fibre muscolari. Più fibre sono attive maggiore è la forza del muscolo. Negli scatti d'ira la forza aumenta notevolmente da cui si evince che una certa componente volitiva può influenzare la forza. Non a caso la mancanza di "forza di volontà" si accompagna ad uno stato di debolezza fisica. - genetici: la forza fisica è influenzata dalla % in fibre veloci del soggetto poiché tali fibre hanno una maggiore forza di quelle lente. Sembra che ciò sia predeterminato geneticamente. - propriamente muscolari: più il muscolo è sviluppato (ipertrofia) maggiore forza può esprimere poiché la forza e proporzionale alla sezione fisiologica del muscolo stesso. - Ormonali: in condizioni emotive vi è la secrezione di neurormoni da parte dell'ipofisi (ghiandola situata alla base del cervello) che possono modificare lo stato di eccitabilità delle fibre muscolari. - Coordinativi: con movimenti coordinati che sfruttano l'azione di più gruppi muscolari, le inerzie e gli slanci, applicando forze a tempi opportuni, è possibile spostare o sollevare notevoli masse. Es. nel sollevamento pesi l'azione coordinata tra l'estensione delle gambe e la tirata di braccia; nel salto in alto lo slancio contemporaneo degli arti liberi durante la spinta dell’arto di stacco. Il risultato di un allenamento per la forza è abbastanza veloce ed evidente, come è evidente il risultato del non lavoro. Un braccio o una gamba dopo una frattura, per cui è stato necessario un periodo di immobilizzazione, perdono velocemente il loro tono muscolare, la loro forza e la loro massa. La misura del possibile aumento della forza dipende: 1- dalla costituzione del soggetto: i longilinei, cioè quei soggetti che hanno le gambe più lunghe del busto, ottengono risultati inferiori, a parità di allenamento, rispetto ai brevilinei; 2-dall'età: la forza aumenta dalla nascita in poi, ma solo dai 25 ai 30 anni i maschi potranno raggiungere il massimo, mentre le femmine lo raggiungono tra i 16 e i 18; 3-dal sesso: le femmine possiedono un minor grado di forza rispetto ai maschi. Allenare la forza vuol dire aumentare i carichi e aumentare le ripetizioni dei movimenti. Ma attenzione: quali sono i carichi giusti ? E quante le ripetizioni? Per stabilire questo è necessario stabilire che tipo di forza vogliamo andare ad allenare. Esistono vari tipi di forza : - massimale, quando si applicano tensioni muscolari elevatissime e in genere con uno spostamento lento (es. tiro alla fune, croce agli anelli); - veloce, quando le tensioni muscolari sono abbastanza elevate ma con uno spostamento veloce; l'unione di forza e velocità si dice anche potenza (es. getto del peso, partenza dai blocchi) - resistente quando la tensione muscolare applicata non è elevatissima ma protratta nel tempo (es. mountain bike) Ognuna di queste ha un metodo specifico di allenamento, che dipende dall’obiettivo che vogliamo raggiungere. Ogni metodo si differenzia da un altro per: carico (kg sollevati) numero delle ripetizioni e di serie modalità di esecuzione (veloce, lenta, isometrica, eccentrica) Le modalità per aumentare il carico di lavoro possono essere così sintetizzate: 1) aumento dei pesi da sollevare; 2) aumento del carico totale di chili sollevati (n° di serie x n° delle ripetizioni x peso); 3) aumento della velocità di esecuzione; 4) riduzione dei tempi di recupero (entro certi limiti). Le metodiche di incremento della forza sono molteplici. Se si vuole raggiungere l’obiettivo dell’irrobustimento ci si può affidare a questi semplici tipi di esercizi: esercizi a corpo libero contro resistenze naturali (carico naturale) Sono esercizi ostacolati dalla semplice forza di gravità del proprio peso corporeo o da attriti, per cui sono salti , balzi , saltelli, piegamenti sulle braccia, corsa in salita, su sabbia , acqua. Esercizi ai grandi attrezzi Esercizi al quadro svedese, alle pertiche , alle spalliere, sono esercizi di arrampicata e traslocazione che impegnano le braccia nel sostenere il proprio peso Esercizi con piccoli attrezzi Esercizi in cui si utilizzano piccoli sovraccarichi es. manubri, bilancieri, bastoni di ferro, cavigliere, polsiere, palle mediche. Esercizi di opposizione e resistenza Sono esercizi di solito fatti a coppie, per cui la resistenza che il compagno oppone all’altro può essere dosata, controllata oppure massima, in questo caso gli esercizi diventano competizione. Vi sono inoltre delle metodiche utilizzate come potenziamento nella preparazione sportiva di atleti evoluti che sono: IL "BODY BUILDING" IL "POWER TRAINING" LA PESISTICA CLASSICA IL SISTEMA ISOMETRICO- ISOMETRIA IL SISTEMA PLIOMETRICO - PLIOMETRIA. Body building significa ‘’costruzione del corpo, e si prefigge di dare all’atleta un corpo ipertrofico.” Si compone infatti di una cinquantina di esercizi che interessano tutti i distretti muscolari più importanti, Si scelgono 10 – 12 esercizi per seduta di allenamento, da eseguire per 8 – 10 massime ripetizioni. È con tale numero di massime ripetizioni che il muscolo realizza il più rapido incremento della massa muscolare. Con il progredire dell’allenamento sono possibili fino a 3-5 serie. Il carico usato è quello del 60 – 80% del massimale, tra un esercizio e l’altro si recupera per 3 – 5 minuti. Si ricorda che prima di arrivare ad allenamenti di questo tipo occorre tener conto di questi due principi 1. imparare prima la corretta esecuzione del movimento con carichi leggeri; a tale scopo le moderne macchine di muscolazione permettono non solo l'isolamento di singoli gruppi muscolari ma anche una certa protezione delle articolazioni, dei tendini, dei muscoli stessi e della colonna vertebrale. L'utilizzo dei manubri, e dei bilancieri soprattutto, deve tener conto di questo principio poiché a carichi elevati sono attrezzi pericolosi. 2. Aumentare gradualmente il peso per consentire al tessuto muscolare gli adattamenti necessari (qualche settimana) prima di avviare la metodica scelta in funzione dei propri scopi. Le fibre del muscolo infatti possono esprimere tensioni ben superiori alla resistenza meccanica del tessuto cartilagineo e connettivo (tendini e fasce). Si ricorda inoltre che tutta l'attività di forza porta ad un accorciamento del muscolo a riposo e per cui si perde di mobilità. Con opportuni esercizi compensatori svolti anche dopo l'allenamento di forza si può limitare notevolmente la perdita di estensibilità. Power training cioè l’allenamento di potenza, è un metodo che si usa per realizzare la forza veloce. Si usano carichi leggeri pari al 30 – 60% del massimale , che devono essere spostati con la massima velocità possibile. Sono sempre 10 – 12 esercizi, ripetuti ciascuno 8 – 10 volte per un massimo di 3 serie, con riposo tra un esercizio e l'altro. Il rischio di stiramenti muscolari in questo tipo di allenamento aumenta. La Pesistica classica è un allenamento tipico del sollevamento pesi, utilizza carichi molto elevati, dall’80 al 95 % del massimale. Il sistema piramidale è il sistema più conosciuto e prende il nome dallo schema delle massime ripetizioni, che variano in rapporto al carico da sollevare: 4 ripetizioni con carico dell’80% 3 ‘’ ‘’ ‘’ del 85% 2 ‘’ ‘’ ‘’ del 90% 1 ‘’ ‘’ ‘’ del 95% Il recupero tra le serie di ripetizioni deve essere 3 - 5 minuti. La seduta di allenamento si compone di almeno 5 esercizi (piramidi ) e tra una e l’altra piramide il recupero deve essere di almeno 10 minuti. Il sistema isometrico – isometria è una forma di esercitazione un po’ strana , in quanto non c’è movimento, ma solo massimo sforzo da parte dell’atleta nel tentativo di spostare qualcosa di inamovibile (es. muro, ringhiera). E’ il metodo più rapido per l’incremento della forza, perché le tensioni sono sempre massimali La seduta di allenamento si compone di 5 – 6 esercizi di tre ripetizioni, ad ogni ripetizione l’altra mantiene la contrazione per 2 – 3 secondi e recupera tra l’una e l’altra 1 minuto. Il recupero fra un esercizio e l’altro dovrà essere di 3 minuti e tra le eventuali serie di 10 – 15 minuti. Il sistema pliometrico – pliometria dal greco pleo =maggiore e metron = misura. E’ una esercitazione che tiene conto dell’elasticità del muscolo, infatti la contrazione muscolare avviene dopo aver stirato il muscolo stesso. Es. salto in basso con successivo e immediato salto verso l’alto, esercizi multibalzo. Il rischio di stiramenti muscolari e infiammazioni tendinee in questo metodo è molto elevato. Spesso, specie dopo le prime esercitazioni, si hanno dolori muscolari il giorno dopo (anche 2) che durano 2-3 giorni. Riposo, massaggi e ed esercizi blandi volti a una riattivazione della circolazione aumentano il recupero funzionale più rapidamente. La seduta di allenamento si compone di 3 –4 esercizi di 8 – 10 ripetizioni. Il recupero tra un esercizio e l’altro deve essere di almeno 10 minuti. In tutte le metodiche il recupero deve sempre essere attivo cioè si eseguono esercizi in scioltezza, allungamento muscolare, esercizi defaticanti, ecc. VELOCITA' “E' la capacità che permette di realizzare un movimento o spostare il proprio corpo nel minor tempo possibile.” Nella velocità intesa come capacità di spostare il proprio corpo nel più breve tempo possibile (es. 100 metri dell'atletica leggera) possiamo distinguere le seguenti componenti: - - VELOCITA' DI REAZIONE CAPACITA' DI ACELERAZIONE VELOCITA' MASSIMA (lanciata) La VELOCITA' DI REAZIONE indica il tempo che intercorre tra il momento in cui viene dato un segnale e il momento in cui inizia il movimento di risposta. E' quella che comunemente si chiama " prontezza di riflessi". Esiste un tempo di reazione SEMPLICE e un tempo di reazione DISCRIMINANTE O COMPLESSO Il primo prevede che ad un segnale stabilito ci sia una risposta già conosciuta (es. allo sparo dello starter segue la partenza dai blocchi); il secondo invece prevede che ad un segnale non sempre identico segua una risposta che si debba adeguare alla circostanza specifica (es. una parata, la ricezione di una schiacciata). Proprio perché il tempo di reazione è pressoché influenzato esclusivamente dalla velocità di conduzione dello stimolo nervoso, questa capacità è meno “fisico-muscolare” delle altre. La CAPACITA' DI ACCELERAZIONE e la capacità di raggiungere la massima velocità nel più breve tempo possibile. Essa è fortemente influenzata dalla potenza muscolare e cioè dalla forza veloce. La VELOCITA' MASSIMA è la capacità di percorrere una certa distanza nel minor tempo possibile ( v=s/t ). Nella corsa è data dal prodotto v = f x a , dove f è la frequenza dei passi e a l'ampiezza (distanza tra due appoggi consecutivi). Passi veloci danno un impressione di velocità ma sono corti. Passi lunghi al contrario potrebbero rallentare l'azione. È il giusto rapporto tra ampiezza e frequenza che da la miglior velocità del soggetto. La frequenza dei passi è più un fattore nervoso che dipende dalla coordinazione dei movimenti e dalla conduzione degli impulsi nervosi. La frequenza dei movimenti è infatti più difficilmente allenabile. Molto più allenabile è l'ampiezza del passo che dipende dalla mobilità delle anche e dalla forza veloce (in parte dipendente dalla % di fibre veloci ma anche dall'allenamento specifico). Infatti soggetti poco allenati distinguono la loro scarsa velocità da un passo estremamente corto più che per la lentezza dei movimenti. La velocità massima dipende anche da un certo grado di rilassamento intersegmentario in quanto le contrazioni generalizzate e parassite dei muscoli antagonisti ai movimenti (tipici degli sforzi massimali in soggetti poco allenati) fa perdere la fluidità del gesto e quindi efficacia cioè velocità. La velocità di esecuzione aciclica (un singolo movimento) è invece l'esecuzione di un solo gesto, es. la schiacciata della pallavolo, il servizio nel tennis, il calcio ad un pallone. LA MOBILITA’ ARTICOLARE E' la capacità che permette al corpo di eseguire movimenti con la massima ampiezza consentita dalle articolazioni. E' bene non oltrepassare il limite fisiologico di ciascuna articolazione, perché i benefici si potrebbero trasformare in problemi ai legamenti, tendini o capsula articolare. La mobilità si perde con l'inattività, l'immobilizzazione e l'ipertrofia muscolare non compensata (es. body building) o se l'articolazione non viene sfruttata al massimo. La mobilità dipende da: 1. Dall'estensibilità dei muscoli che stanno a cavallo dell'articolazione 2. Dalla forma dei capi articolari dell'articolazione 3. Dall'elasticità dei legamenti e della capsula articolare. STRUTTURA DI UNA ARTICOLAZIONE (vedi dispensa cenni di anatomia e fisiologia) - Capi articolari - Cartilagini - Capsula articolare, sinovia e liquido sinoviale - Legamenti - Menischi (opzionali) Le principali metodiche di mobilizzazione sono: MOBILIZZAZIONE ATTIVA è il muscolo che agisce su quella articolazione che compie l’ escursione articolare. MOBILIZZAZIONE PASSIVA la forza necessaria per eseguire il movimento è esercitata da un compagno, dal peso corporeo o parte di esso o da uso degli arti sup. per mobilizzare quelli inf. e viceversa. MOBILIZZAZIONE STATICA quando si mantiene una certa postura (stretching classico) per un certo tempo MOBILIZZAZIONE DINAMICA quando l’escursione articolare si compie con il movimento (es. slanci dell’arto inferiore, circonduzioni delle braccia, molleggi etc) MOBILIZZAZIONE MISTA quando si possono combinare metodi diversi. Es. attiva in fase iniziale e passiva in fase finale negli slanci degli arti inferiori. Statico-attiva quando mantenendo una postura di stretching cerchiamo anche di contrarre i muscoli stirati. Una metodica statico-passiva è lo STRETCHING CLASSICO che oltre a migliorare il grado di mobilità e inducendo il rilassamento dei muscoli, conferisce anche un ottimo grado di estensibilità, rendendo meno soggetti a stiramenti e strappi. E' una metodica molto semplice: si assume la posizione fino a provare una sensazione di stiramento (evitando il dolore vero e proprio) e la si mantiene per 20” minimo, massimo per 1 minuto. Lo stretching classico è sconsigliato prima di una prestazione sportiva in quanto induce una diminuzione della forza del muscolo. Molto meglio una metodica di tipo dinamica attiva più simile all’effettivo lavoro muscolare durante la prestazione. Lo streetching classico è consigliato: al mattino appena alzati per rendere subito il corpo sciolto nei movimenti alla sera prima di coricarsi in quanto induce il rilassamento e quindi il sonno dopo una seduta di allenamento specie se di forza o molto faticosa. I muscoli affaticati infatti tendono a irrigidirsi non favorendo la microcircolazione sanguigna e quindi impedendo la rigenerazione del muscolo. Lo stretching, favorendo il rilassamento muscolare, mantiene aperti i vasi sanguigni (compressi dallo stato di rigidità muscolare da affaticamento), che portano sostanze nutritive di ricostruzione e allontanando cataboliti (acido lattico, proteine lise etc). LE CAPACITA' COORDINATIVE DESTREZZA Possiamo definire la destrezza come la capacità di compiere movimenti complessi. Possiamo distinguere tre capacità coordinative generali: 1. La capacita di controllo motorio 2. La capacità di apprendimento motorio 3. La capacità di adattamento motorio La capacità di controllo motorio detta coordinazione motoria è' la capacità che permette di "comandare" il corpo facendogli eseguire movimenti "voluti" in modo corretto, usando i muscoli con il giusto grado di forza e nella giusta successione. La sensibilità delle informazioni che provengono dal corpo (articolazioni, muscoli, pelle, equilibrio) dette sensazioni cinestesiche, determinano in grande misura questa capacità. Qualsiasi esercizio o lavoro motorio richiede un minimo di coordinazione (anche il solo controllo posturale in un esercizio di stretching, nel camminare, nello stare seduto correttamente ad esempio), quantunque si dice che la capacità di controllo interviene negli esercizi più complessi. La capacità di apprendimento motorio è la capacità di padroneggiare rapidamente un gesto nuovo. La ricchezza e varietà delle esperienze motorie acquisite dall'individuo determina questa sua capacità. La capacità di adattamento motorio è la capacità di adattare a situazioni nuove gesti già conosciuti. La variabilità delle acquisizioni precedenti determinerà la plasticità e quindi l'adattabilità degli schemi motori di cui è padrone l'individuo. Un esempio piuttosto frequente di rigidità è il pallavolista che ha fatto sempre e unicamente questo sport che non è in grado di fare il salto in alto staccando con un piede ma salta sempre staccando con entrambi i piedi come nella schiacciata di pallavolo. In questo caso lo schema motorio del saltare è stato acquisito in modo unico (sempre nello stesso modo) e quindi poco adattabile a situazioni diverse. Le capacità coordinative speciali sono: COORDINAZIONE DINAMICA GENERALE COORDINAZIONE OCULO-MUSCOLARE PERCEZIONE SPAZIO-TEMPORALE CAPACITA' DI RITMO EQUILIBRIO POSTURALE EQUILIBRIO DINAMICO ELEVAZIONE E CONTROLLO DEL CORPO IN VOLO ARMONIA MOTORIA COORDINAZIONE DINAMICA GENERALE E’ una capacità che si basa soprattutto sugli spostamenti (salti, traslocazioni) e si può distinguere in: ASSOCIATA: le parti del corpo si muovono sullo stesso piano direzione ritmo e contribuiscono tutte ad un solo scopo (es. saltare, lanciare, volteggiare, arrampicarsi ecc) DISSOCIATA: le parti del corpo si muovono su piani diversi con direzioni diverse con ritmo diverso per realizzare scopi diversi (es. kata del Karate, giocoliere, combattimento con più armi bianche ecc) COORDINAZIONE OCULO MUSCOLARE E’ la capacità che permette di stabilire un rapporto tra corpo e oggetto e si divide in OCCHIO/MANO OCCHIO/PIEDE ORGANIZZAZIONE TEMPORALE, SPAZIO–TEMPORALE E SPAZIALE (DI ORIENTAMENTO) E' la percezione che permette di avere un'idea precisa della lunghezza, della distanza da percorrere, della velocità necessaria per eseguire correttamente un movimento, valutando il tempo che si ha a disposizione e di muoversi in relazione ad un oggetto, ai compagni in uno spazio limitato. Devo essere in grado di valutare: distanza direzione velocità propria e degli oggetti/compagni/avversari propria posizione in funzione dei compagni e degli oggetti lo scorrere del tempo durata momento giusto (tempismo-timing) cioè la capacità di iniziare od arrestare un movimento (o parte di esso) al momento giusto. Es. quando inarcare la schiena nel salto in alto. ritmo il modo di organizzare nel tempo la successione dei movimenti, determinandone durata, velocità , pause, e intensità EQUILIBRIO E' la capacità che permette di mantenere una posizione stabile del corpo qualunque essa sia, da fermi o in movimento Distinguiamo : EQUILIBRIO STATICO EQUILIBRIO DINAMICO Il baricentro (2,5cm. al di sotto dell'ombelico e a metà tra addome e dorso) deve ricadere all'interno della base d'appoggio, inoltre più il baricentro è basso più l'equilibrio è stabile ed ecco il perché dell'importanza del piegamento delle gambe negli sport in cui l'equilibrio e importante (calcio. pallacanestro, pallavolo, tennis). Possiamo distinguere un equilibrio: stabile (sospensione alla spalliera o sbarra o scala orizzontale) instabile (posizione eretta, verticale, orizzontale prona) indifferente (proni o supini a terra) Per migliorare l'equilibrio devo essenzialmente ridurre la base d'appoggio, alzarla, renderla instabile, togliere l'informazione visive. Il senso dell’equilibrio deriva dalle informazioni che giungono dal vestibolo e labirinto posto nell’orecchio interno che ci fornisce sensazioni relative alla posizione della testa (e quindi di tutto il corpo) rispetto alla verticale gravitazionale (sensore statico) e alla variazione di velocità (accelerazione – sensore dinamico). Sono le sensazioni responsabili della “caduta nel vuoto” delle montagne russe e del mal di mare dovuto al rollio della nave (specie quando il mare è mosso). Nella capacità di equilibrio distinguiamo anche: EQUILIBRIO POSTURALE (statico) E’ la capacità che permette di mantenere i vari segmenti corporei (testa, spalle, tronco, bacino, ginocchia, piedi) in posizione corretta (ben allineati) tale da prevenire l’insorgenza di paramorfismi e dismorfismi alla colonna vertebrale. Necessario anche quando eseguiamo una verticale o una orizzontale prona. CONTROLLO DEL CORPO IN VOLO (dinamico) E' la capacità che permette di mantenere il corpo nel modo desiderato durante un movimento molto dinamico e in assenza di contato al suolo. Es. cadendo in piedi dopo un volteggio al cavallo, arrivando in stazione eretta e ferma dopo una rondata. ARMONIA MOTORIA E’ la capacità che permette di eseguire movimenti, con apparente facilità, senza tentennamenti, movimenti inutili e dispersivi. Esteriormente pare che l’atleta svolga qualsiasi esercizio o attività senza sforzo apparente, con sicurezza e naturale fluidità, eleganza, scioltezza.