pECH - Marco Affronte

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PECH
2014-2016: DUE ANNI IN
COMMISSIONE PESCA
Due anni sono passati da quando ho iniziato il mio mandato presso il Parlamento Europeo come membro della
Commissione Pesca. Il mio lavoro per la tutela del mare, e dell’ambiente in generale, si esprime a diversi
livelli, compreso il lavoro nell’altra Commissione in cui sono titolare, la Commissione Ambiente. Lotta ai
cambiamenti climatici, economia circolare, tutela della biodiversità e degli habitat vanno di pari passo con la
linea politica seguita in Pesca: essenzialmente, l’implementazione completa, rapida e efficace della Politica
Comune della Pesca, che contiene già in sé tutti gli elementi della sostenibilità:ambientale, sociale e
economica. Tutela dell'ambiente marino e della sua biodiversità e massima attenzione alla pesca
artigianale sono dunque i punti di riferimento della mia azione.
Un mio impegno preciso e costante è poi rivolto alla tutela del Mare Mediterraneo, i cui ecosistemi e stock
ittici risentono dell’impatto della pesca eccessiva e di altri fattori come il riscaldamento globale,
l’inquinamento, la ricerca di idrocarburi, la degradazione degli ambienti soprattutto costieri.
Marco Affronte
LA SITUAZIONE
93%
MARE NOSTRUM
LE SPECIE
SOVRAPESCATE
STANDO AI DATI DELLA
COMMISSIONE EUROPEA
IL MAR
MEDITERRANEO
LE IMBARCAZIONI
CLASSIFICABILI
COME "PESCA
ARTIGIANALE"
80%
Secondo i dati della Commissione Europea, il 93% degli stock ittici del Mediterraneo che sono stati
valutati è sfruttato oltre i limiti del Massimo Rendimento Sostenibile: significa che peschiamo molto più
velocemente di quanto impieghino le specie a riprodursi. La situazione degli stock è di grande sofferenza
e, oltre alla pesca, questi stessi pesci sono sottoposti ad ulteriori shock ambientali: cambiamenti
climatici, inquinamento, traffico navale, ricerca di idrocarburi in mare, degradazione degli ambienti,
acidificazione delle acque. Gli effetti sulla fauna marina sono facilmente comprensibili e conclamati, ma
trovano anche continue conferme scientifiche.
Tutto ciò si innesta su una situazione di grave crisi economica e occupazionale del settore pesca che, in
Mediterraneo, è soprattutto rappresentata dalla piccola pesca: infatti, l’80% delle imbarcazioni da
pesca europee in Mediterraneo, sono classificabili come pesca artigianale o di piccola scala, cioè
inferiori ai 12 m, secondo la definizione della Commissione Europea. Ma questa definizione è
assolutamente inadeguata e non entra nel merito delle tecniche utilizzate, degli impatti ambientali e
dei paramenti socio-economici. La verità è che in Mediterraneo non esiste UNA piccola pesca, ma tante,
diverse, tipologie di piccola pesca. Includerle e schiacciarle in norme e regolamenti generali, estesi e
spesso pensati per la pesca industriale, crea grosse difficoltà.
Come se non bastasse, le risorse ittiche del Mediterraneo sono condivise con Paesi terzi, in particolare
del nord Africa, i quali solitamente pescano con regole differenti, diciamo pure meno stringenti,
rispetto a quelle imposte dall’Unione Europea. Spesso, inoltre, ci sono problematiche legate ai confini e
ai relativi conflitti che possono crearsi nelle zone limitrofe, con sequestri di imbarcazioni e incidenti
diplomatici.
L'AZIONE
Cambio di rotta? - Finalmente la Commissione Europea sembra
essersi interessata al Mediterraneo. Prima lo ha fatto con un
seminario di alto livello, tenutosi a Catania il 9-10 febbraio, cui
abbiamo partecipato, e poi con la campagna MedFish4Ever,
lanciata lo scorso aprile. Provvedimenti veri e propri però non ne
sono stati presi, al momento. Uno dei nostri compiti è quello di
coinvolgere e fare esprimere il Parlamento Europeo, e in
particolare la Commissione Pesca, in questa battaglia per il
Mediterraneo, con diverse azioni.
LA
NOSTRA
AZIONE
Incontri, confronti, contatti con territorio e stakeholders Abbiamo partecipato a diversi convegni e incontri, in qualità di
relatori: ricordiamo quello già citato di Catania cui si
aggiungono, tra gli altri, Termoli, Ancona e Venezia. Abbiamo
incontrato direttamente i pescatori, per esempio in Sicilia,
Puglia, Calabria, Veneto, Emilia-Romagna e Marche.
L’evento Fish War - A giugno 2015 abbiamo organizzato, a
Bruxelles, un evento con oggetto le questioni territoriali della
pesca, con i Paesi del nord Africa, la cosiddetta “guerra del
pesce”. Abbiamo avuto come relatori rappresentanti delle
autorità libiche e tunisine, del CGPM (Commissione Generale per
la Pesca nel Mediterraneo), e del Distretto di Mazara del Vallo.
E’ stata una prima occasione di sedersi a un tavolo condiviso e
mostrare quanto meno una dichiarazione di intenti.
Data Collection Framework - Siamo relatori della proposta legislativa sulla raccolta dei dati scientifici per
la pesca in tutta l’Unione. Ogni nuova politica della pesca si basa su dati scientifici completi, accurati e
affidabili: la gestione della pesca non può più prescindere da solide basi scientifiche. Per questo il nuovo
Data Framework è un provvedimento molto atteso e di grande importanza. Recentemente è stato votato in
Commissione Pesca, dove è passato all’unanimità, ed e in fase di trattativa con Commissione UE e Consiglio.
L’hearing - Il 19 aprile 2016 si è tenuto, in Commissione Pesca, un hearing dal titolo “Mediterranean Sea:
state of the fishing stock and strategies to adopt”. L’audizione era stata proposta e richiesta da noi alla
Commissione. Vi hanno partecipato, come relatori, scienziati e ricercatori, le associazioni di categoria, il
Medac (Consiglio Consultivo Regionale per il Mediterraneo) e la Commissione Europea.
Il Rapporto di Iniziativa - Infine, abbiamo richiesto ed ottenuto che la Commissione Pesca proponesse un
proprio Rapporto di Iniziativa sul Mediterraneo, dal titolo “The status of fish stocks and the socio-economic
situation of the fishing sector in the Mediterranean”. Il Rapporto è stato approvato e ci è stato infine
assegnato come relatori principali. Sarà pronta una prima bozza subito dopo l’estate, dopodiché è nostra
intenzione aprirlo ai contributi esterni degli stakeholders.
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VONGOLE - Abbiamo affrontato il problema a vari
livelli confrontandoci sia a livello nazionale che di
Commissione Europea. Abbiamo incontrato decine di
volte i vongolari, e unilateralmente membri della
Commissione Europea e della Rappresentanza,
chiedendo attenzione continua al problema e un
approccio di tipo scientifico. Abbiamo chiesto uno
studio scientifico specifico del Parlamento Europeo, in
parallelo con quello condotto dal Ministero. IL PUNTO:
salvo imprevisti da gennaio 2017, per tre anni, si
potranno pescare vongole con taglia superiore a 22
mm (e non più 25mm). Questa fase, che noi insistiamo
sia sperimentale, deve servire a valutare l'incidenza di
tale provvedimento sullo stock e sull'economia
indotta.
ACCORDI DI PESCA - Uno strumento importante della
politica comune della pesca è quello dei Fisheries
partnership agreement, accordi che la UE stipula per
poter pescare in acque di Paesi Terzi.
Sono stato relatore dell’accordo con la Norvegia, e in
generale abbiamo abbiamo monitorato che questi
accordi rispettino i principi di sostenibilità sia
ambientale che sociale. L'accordo UE-Marocco, per
fare un esempio, non ha mai fatto chiarezza sul fatto
che il popolo Saharawi sia stato tagliato fuori
economicamente, nonostante si parli delle loro acque
territoriali, delle quali il Marocco ha deciso
unilateralmente di disporre. Abbiamo chiesto e
continueremo a farlo, più trasparenza negli accordi: la
trattative vengono condotte dalla Commissione
Europea senza nessun coinvolgimento del Parlamento
Europeo.
DEEP SEA - Dopo tre anni di trattative è stato chiuso
l’accordo sul dossier “Acque profonde”, Deep Sea.
RISULTATI: QUOTA 800 Sotto gli 800 metri non si
potrà svolgere alcuna pesca a strascico in acque
Europee. Tale limite passa a 400 metri nel caso di aree
con ecosistemi particolarmente sensibili. Tali quote
non valgono per lo Spazio Atlantico del Nord Est, una
zona di mare internazionale nella quale le
imbarcazioni, soprattutto francesi, spagnole e
portoghesi, vanno a pescare.
CONTROLLI Il 20% delle navi che pescano avranno a
bordo degli OSSERVATORI. Sono tecnici addestrati che
rileveranno i dati dell’attività al fine di configurare
migliori politiche di gestione degli stock per il futuro.
Tali controlli si applicano alle navi di ogni dimensione.
TUTELA AMBIENTALE Rispetto alla permissivissima
legislazione precedente la nuova regolamentazione è
un grande passo in avanti.
MARCOAFFRONTE
@
RETI DERIVANTI - La Commissione UE propose una
messa al bando totale di tutte le reti derivanti nella
acque europee. Se da un lato tale proposta poteva
essere molto allettante per fermare le gigantesche reti
usate spesso illegalmente, dall'altro lato sarebbe
stato un dramma per la piccola pesca artigianale che
usa piccole reti – in spesso selettive e dunque
sostenibili – per una pesca locale. Il bando totale
avrebbe colpito duramente migliaia di famiglie,
specialmente in Spagna e in Italia. Abbiamo lavorato
per mesi per cercare di inserire nel dossier i
presupposti per una necessaria analisi delle grande
varietà delle reti utilizzate, e dei loro impatti, in modo
da colpire quelle veramente dannose e salvare invece
il lavoro dei pescatori artigianali. IL PUNTO: la
proposta della Commissione è stata, infine, respinta
dalla commissione PECH. Il tema reti derivanti verrà
inserito in una nuova normativa più ampia, sulle
misure tecniche, sulla quali inizierà la procedura di
codecisione a breve.
LE NOSTRE
BATTAGLIE
BALTIC MAP - Abbiamo affrontato il primo dei piani
pluriennali previsti dalla PCP: quello del Mar Baltico.
Il piano è stato elaborato per pescare in maniera
sostenibile Aringa, Spratto e Merluzzo. Sono tre specie
che interagiscono fra loro in un rapporto predapredatore, per cui è molto importante valutare che al
calare dell'una ci potrebbe essere un aumento
dell'altra, e viceversa. Abbiamo lavorato
intensamente perché fosse rispettato appieno il
concetto di Massimo Rendimento Sostenibile (il
numero massimo di catture perché lo stock si
riproduca efficacemente) che dovrà applicarsi anche ai
prossimi Piani Pluriennali. Che riguarderanno anche
diverse aree del Mar Mediterraneo. IL PUNTO:
Abbiamo posto le basi perché anche nei prossimi piani
di pesca si valutino l'iterazione fra le specie e si tenga
sempre in considerazione i limiti del Massimo
Rendimento Sostenibile, che garantiscono stock che si
mantengano in buono stato nel tempo.
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